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Autore: DearDiary    27/06/2013    3 recensioni
Damon ha perduto la parte migliore di lui.
Elena si limita ad esistere.
Katherine per la prima volta non ha un piano.
Stefan lascia impronte insanguinate dietro di sé.
[ambientata nella terza stagione]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Katherine Pierce, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TRE

“Frozen”
(Katherine)

Lo fissi impietrita, senza sapere cosa dire.
Ed è davvero un dono di pochi lasciarti senza parole.
Eppure eccoti lì.
Con la tua consueta espressione sprezzante,
le braccia incrociate sul petto ti fanno sembrare sicura come sempre,
ma dentro stai vacillando come rarissime volte ti è capitato.
Poche persone hanno questo potere su di te.
E lui è uno di loro.

Promettilo.”
Cerchi tracce di menzogna in quell'unica parola.
Sei abituata ad ingannare chiunque,
ragion per cui ti aspetti che anche gli altri facciano lo stesso con te.
Ma non ci sono complotti dietro quella supplica, nessuna bugia, nessuna macchinazione.
Solo disperazione.

Perchè dovrei farlo?”
E' naturale che tu lo chieda. Per quale motivo dovresti fare una cosa simile?
Fare una promessa a lui. Fare una promessa in generale.
Accovacciato a terra, stravolto, con gli occhi pieni di disgusto verso sé stesso,
Stefan trova, chissà come, la forza per sorridere.
Un sorriso appena abbozzato, esausto, ma sincero.

Per lo stesso motivo per cui ora sei qui.”
E di nuovo, rimani senza parole.



Giurami che non mi darai motivo per pentirmene e ti aiuterò!”

Il messaggio di Damon mi fece sorridere. Sapevo che avrebbe ceduto. A dir la verità, credevo avrebbe impiegato più tempo.
Riconoscere di essere in un vicolo cieco, di non avere appigli, che io fossi la sua unica speranza per riportare Stefan a casa … erano per lui dei traguardi molto impervi da superare. Era divertente vederlo così disperato, una volta tanto.

Non te ne pentirai.”

Gli risposi soltanto.
Damon mi stava un po' deludendo, ad essere sincere. Nemmeno si era accorto che ero ancora appostata fuori casa sua. Era così che voleva difendere la sua preziosa Elena?
Chiunque sarebbe potuto entrare indisturbato. Damon era troppo distratto da tutto per mantenersi vigile. Ed Elena risultava essere una preda piuttosto facile.
Per circa la settima volta, mi venne voglia di andarmene sul serio e lasciarli lì come due amebi in lutto. Elena ci sarebbe diventata vecchia in quella casa. Immagine tutt'altro che spiacevole, dovevo ammetterlo. Chissà se Damon l'avrebbe guardata con gli stessi occhi? Mi sarebbe davvero piaciuto scoprirlo.
Ero stanca di quel compito ingrato.
Klaus era lontano chissà dove, si era finalmente scordato di me, mi aveva lasciata andare, e io mi trovavo comunque imprigionata in quella dannata e noiosissima cittadina. Anche nutrirsi era un grande problema dato che quasi l'intera popolazione assumeva verbena senza nemmeno saperlo. Mai avrei seguito la dieta alla Stefan. Forse solo se mi fossi trovata ad un passo dall'essicazione, non prima.
Almeno l'ospedale era salvo. Era l'unico luogo in cui poter trovare sangue non contaminato dalla verbena.

Mi dovrai favori fino al giorno del giudizio universale, Stefan. Pensai sbuffando, appoggiandomi con la schiena al tronco dell'albero su cui ero appollaiata.

Ancora non mi capacitavo di come fossi finita in quella situazione tanto assurda. Ridotta a fare da balia. Io.
Fare da balia ad un vampiro pivello con l'ego grande quanto un transatlantico, e una ragazzina umana attira-disgrazie. Dovevo essere pazza.
Damon forse avrebbe vissuto qualche secolo o due, un briciolo d'istinto di sopravvivenza forse ancora l'aveva. Ma Elena... dovetti come sempre soffocare una risata nel pensare a lei. Era già tanto che avesse raggiunto i 18 anni. Anzi, non ci avrei scommesso nemmeno su quello, dato che doveva ancora compierli.
Nemmeno m'importava che sopravvivesse, poi. M'irritava, non sopportavo la sua moralità, quell'aria da perfettina che sfoggiava ovunque, il suo modo di vestire e, più di tutto, odiavo il suo essere tanto preziosa per chiunque. Lo era stata anche per i suoi nemici. Insopportabile.
E ora, per un stupida promessa che mi ero ritrovata a fare per chissà quale assurda ragione, mi ritrovavo a doverla considerare io stessa preziosa. E tutto ciò mi stava letteralmente mandando in bestia.
Non c'era un senso in tutto ciò che stavo facendo. Stefan mi doveva essere grato già solo per aver portato la cura per il morso di licantropo a suo fratello. Non aveva alcun diritto di chiedermi altri favori. Non avevo più alcun dovere verso di lui. Ero libera! Dopo secoli ero finalmente libera. E per cosa? Per ritrovarmi di nuovo immischiata in una situazione scomoda come questa.
Non sarei dovuta tornare da lui quella notte, quando Klaus mi aveva liberata ed ero andata a salvare il culo a Damon. Tutto ciò a cui avevo assistito poche ore prima di quel momento, quando Klaus aveva infierito così brutalmente su Stefan davanti ai miei occhi, doveva avermi bruciato del tutto il cervello. Ed ero tornata da lui, a cercare di farlo scappare. A cercare di prendermelo, non lo nego. Se fosse fuggito, avrebbe dovuto farlo per sempre, proprio come avevo fatto io per centinaia di anni. Essendo tanto abile nell'arte della fuga, sarei stata un'ottima maestra per lui.
E poi lo ammetto, dopo la stucchevole scenetta fra Damon ed Elena su quel letto, avevo pensato di avere qualche diritto sul minore dei fratelli. Odiavo gli sprechi.
Ora però, mi stavo pentendo come non mai di essere tornata da lui. Mi aveva incastrato, e lo aveva fatto con arte, nel suo perfetto stile. Stefan era sempre stato bravo con le parole, fin da quando era umano. Non parlava mai a caso, come suo fratello. Lui sapeva pungerti nel vivo, era capace di farti sentire uno schifo, colpevole, con poche semplici parole.
E chi meglio di me poteva affermarlo? L'avevo amato per davvero, in fondo. Ora, non ne ero più tanto sicura. E' complicato amare qualcuno che ti odia e che muore dietro alla tua esatta copia!
Con Stefan era difficile anche giocare. Non cedeva mai, non riuscivo ad ingannarlo. Forse perchè l'avevo già fatto per troppo tempo quando era umano, mi conosceva. Con Damon era tutto più divertente. Lui crollava sempre, riuscivo sempre a prenderlo in giro come volevo.
Fu proprio mentre i miei pensieri erano rivolti a lui, che uno svolazzare improvviso mi riportò alla realtà. Mi voltai. Appollaiato sul ramo, assieme a me, c'era un corvo. Mi fissava con quei suoi due occhietti neri e gracchiò in maniera piuttosto minacciosa.
Scoppiai a ridere. Alla fine si era accorto della mia presenza! Meglio tardi che mai...
“Cercati un altro ramo su cui nidificare, questo è mio.” sbottai, prendendomi gioco di lui.
Cosa pensava di fare tramutato in corvo?
Continuò a fissarmi e quasi mi sembrò di sentire la sua voce e immaginare le sue domande.
“Non guardarmi così! E' un paese libero e se voglio dormire su un albero come un naufrago su un'isola deserta, posso farlo. Così come tu sei libero di andare a mangiare vermi, svolazzare per il cielo, fare nidi sui cornicioni e defecare in testa ai passanti come qualsiasi rispettabile volatile.”
Lui non si mosse, né reagì in alcun modo. Era uno di quei momenti in cui nemmeno lui era divertente. Sbuffai contrariata.
Sapevo cosa volesse. Sapere che ci facevo lì, naturalmente. Dubbio legittimo, ma dare spiegazioni era fuori discussione. Uno, non mi avrebbe mai creduto. E due, non mi andava di farlo.
“Capisco che quella piaga di Elena ti annoi a morte, ma spiacente di doverti dire che se rimani così in versione piumata, non possiamo proprio divertirci come vorrei.” lo stuzzicai, piegando le labbra in un sorriso pieno di malizia. “La notte è ancora lunga, Damon. La dolce Elena dorme e fa sogni sul tuo fratellino. Perchè non distrarsi un po'?”
Mi fissò ancora pochi istanti, poi aprì le ali e volò giù dall'albero. Tempo di toccare terra ed era di nuovo lui.
“O scendi o sradico l'albero, a te la scelta.”
Dritto al punto, come sempre. Sospirai irritata, senza alcuna voglia di sfidarlo o tenergli testa, così saltai giù, trovandomi esattamente di fronte a lui.
“Sì, sei decisamente più carino adesso.”
“Perchè sei rimasta?” Domandò subito, serio e sulla difensiva.
"Non ho un posto dove andare.” tagliai corto, senza trovare una scusa più decente.
Damon non parve convinto. Alzò gli occhi al cielo, giunto già ai limiti della sua limitatissima pazienza.
"Ti do un suggerimento. E' un luogo caldo, lontano e molto accogliente, ti piacerà un sacco. Si chiama Inferno. Vacci e non tornare più!”
M'imbrociai, fingendomi offesa, cosa che scatenò ancora di più la sua evidente irritazione. “E il nostro patto?”
“Non c'è più nessun patto.” Esclamò con un sorriso carico di rabbia a stento trattenuta. “Non finchè agisci alle mie spalle! Ma in fondo lo fai da sempre, quindi stiamo solo perdendo tempo. Ci penso io a mio fratello, tu vattene da qui!”
“Sei fortunato, sai?” gli feci notare, incrociando le braccia sul petto. “Tuo fratello è disperso chissà dove, con Klaus, e ci è finito per salvare te. L'avere il tempo per fare lo schizzinoso con la sola persona che può aiutarti a ritrovarlo è davvero una gran fortuna.”
Non rispose. Tornò a fissarmi in assoluto silenzio, proprio come il corvo di poco prima. “Ma a questo punto immagino che tu abbia un piano ben preciso per trovarlo. Qualcosa di così efficace e sicuro al cento per cento, da potermi liquidare in questa maniera. Buon per te!”
Allungai un braccio verso di lui e gli diedi una pacca sulla spalla, come per congratularmi. Lui rimase immobile, fissandomi con astio.
Lo superai e iniziai ad allontanarmi. Iniziai a contare mentalmente i secondi. Arrivata a tre, Damon mi chiamò. Sorrisi trionfante e mi voltai verso di lui.
“So che vuoi trovare Stefan tanto quanto me. Non rendere le cose così difficili!”
Soffocai un risata. Immaginai che quelle parole dovevano essergli costate molto. Non mi aveva mai perdonato la mia netta preferenza per Stefan.
“Tu non sai proprio niente, Damon.” lo informai, pacatamente. “Le cose non sono difficili. Sei tu a renderle tali. Non fare domande a me, io non ne farò a te, è semplice. Quando deciderai che questa condizione è accettabile, sai dove trovarmi. Nel frattempo, spera solo che Klaus non infierisca ancora su Stefan...” mi fermai un attimo.
Ero seria stavolta, non c'erano tracce di ironia in me. Volevo che Damon capisse che indugiare in questo modo, non avrebbe arrecato danni a lui, ad Elena o a me. Ma a Stefan.
“Potremmo perderlo davvero. Forse è già troppo tardi.”
Mi congedai con un cenno del capo e me ne andai, lasciandolo lì dov'era, con i suoi dubbi e il suo orgoglio da combattere.
Damon ed io eravamo molto simili in questo, ed era un gran vantaggio. Sapevo esattamente come manovrarlo, dove andarlo a colpire per fargli fare ciò che volevo. Probabilmente era per questo che mi ero sempre e solo divertita e basta con lui. Eravamo uguali, e non avevo un ego tanto imponente da riuscire ad amare qualcuno identico a me. Con Stefan era diverso...
Cancellai qui pensieri quando mi resi conto che stavo di fatto abbandonando la mia missione, la promessa fatta proprio a Stefan.
Doveva importarmi davvero?

Assicurati che gli succeda niente.

Le sue parole mi vorticavano ancora in testa. Più le sentivo, più mi chiedevo come potessi essere stata tanto folle da accettare,

Fai in modo che loro siano al sicuro, che Klaus rispetti i patti.

Dubitare della parola di Klaus era più che legittimo, potevo capirlo. Ma come poteva fidarsi di me? Quello non riuscivo davvero a capirlo. In quanto a bugie, non ero tanto diversa da Klaus o da qualunque altro bugiardo. Che Stefan avesse riposto così tanta fiducia in me, mi confondeva del tutto.
Ma in fondo, lui era sempre stato il fratello che mi sorprendeva. Non dovevo stupirmi, così.
Mi accorsi che ormai era quasi l'alba. E realizzai pure di essere nelle vicinanze della casa di Elena. Sospirai e la raggiunsi.
Qualcosa m'impediva di fuggire. Qualcosa che detestavo con tutte le mie forze, mi stava tenendo ancorata a quella maledetta città.
Oh, Stefan me l'avrebbe pagata eccome. Se fossimo mai riusciti a riportarlo indietro, gli avrei fatto rimpiagere la prigionia con Klaus.
Mi appollaiai di nuovo su un ramo, poco lontano da casa Gilbert che stava dall'altra parte della strada. Mi guardai intorno sperando che nessun corvaccio invadente mi avesse seguita e cercai di rilassarmi. Operazione davvero impossibile.
La piccola Gilbert si fece viva un paio d'ore più tardi. Sembrava un fantasma. Era pallida, con profonde occhiaie e un'espressione da condannata a morte davvero esagerata. Avanzò come un'automa fino alla sua porta, l'aprì ed entrò.
Non si fece più vedere. Rimasi in ascolto dei suoi movimenti ma non ci fu nulla di eclatante. Persino tenerla d'occhio era noioso. Continuavo a chiedermi cosa Stefan e Damon ci trovassero in lei. Poi mi risposi da sola.
Era uguale a me!
Da quel poco che riuscivo ad udire, era rimasta tutto il giorno sdraiata a letto. Il cigolio del materasso era piuttosto fastidioso, così come i suoi singhiozzi trattenuti a stento. Era piuttosto patetica, era innegabile! Sperava davvero che Stefan sarebbe magicamente riapparso, rimanendo a frignare a letto? Che stupida.
E Stefan si era preoccupato di obbligarmi a tenere in vita quell'esserino tanto inutile. Dannazione a lui e dannazione a me!
Si fece sera e io ero davvero al limite della sopportazione. Non ne potevo più. La situazione stava diventando insostenibile. Osservare una pianta sbocciare sarebbe stato più avvincente!
Decisi di prendermi una pausa. Elena non sarebbe certo morta se mi fossi allontanata per dieci minuti. O forse sì... conoscendo la sua rinomata fortuna, poteva anche accadere. Ma a ben pensarci, Stefan mi aveva detto di tenerla al sicuro da eventuali vigliaccherie di Klaus. Se lei fosse caduta per le scale spaccandosi l'osso del collo, io non avrei potuto farci nulla. Non faceva parte del patto!
Appurato ciò, decisi di fare un salto all'ospedale. Stavo decisamente morendo di fame, tanto da iniziare a gradire l'odore della mia noiosissima doppelganger. Il patto non la proteggeva da me, ma immaginai che Stefan avesse sottointeso questo particolare, per mia sfortuna.
Feci per scendere dall'albero, ma proprio in quel momento, accadde qualcosa nella stanza di Elena. La sentii parlare. Pronunciò il nome di Stefan.
Per un istante pensai che stesse semplicemente parlando nel sonno, oppure invocando il suo nome durante uno dei suoi piagnistei, ma facendo più attenzione mi resi conto del velo di ansia nella sua voce. Acuii la vista e mi accorsi che era dalla finestra e fissava verso la mia direzione.
Non poteva avermi visto. Le fronde degli alberi mi nascondevano perfettamente. Forse era semplicemente uscita di senno.
Poi dei passi a pochi metri dal mio nascondiglio sospeso, mi obbligarono a mettermi all'erta. Dosai anche il respiro e cercai d'individuare la nuova presenza che sentivo avvicinarsi.
Lo sgomento fu tale che alla fine smisi di respirare del tutto.

Stefan!

Cosa stava facendo? Perchè era lì?
Così vanificava i miei sforzi. Non mi ero abbassata a tanto affinché lui rovinasse tutto solo perchè non era capace di stare lontano da quella ragazzina umana. Se Klaus si fosse accorto della sua fuga, avrebbe reagito eccome. E Damon ed Elena sarebbero stati i primi a pagarne le conseguenze. Non che a me importasse... ma avevo perso tempo prezioso in questa stupida missione, quindi preferivo che quei due restassero vivi.
Saltai giù dall'albero e stavo per fiondarmi verso di lui, ma Elena si era già precipitata in strada. Ecco chi aveva attirato la sua attenzione mentre era alla finestra.
Rimasi immobile dov'ero. Stefan non si accorse di me, sembrava molto provato. E assetato, cosa che mi fece tenere i sensi ben all'erta.
Alzai gli occhi al cielo davanti alle loro smancerie. Ci mancava solo quel vomitevole spettacolino per concludere quella giornata già di per sé pessima.
Elena non aveva idea di cosa fosse accaduto a Stefan. Non era più lo stesso vampiro controllato di prima. Adesso era pericoloso per lei, per qualunque umano. Klaus l'aveva ricondotto in una strada che difficilmente sarebbe riuscito ad abbandonare un'altra volta.
Elena era avvinghiata a lui e non si accorse dei suoi occhi. Si erano fatti improvvisamente rossi, i suoi muscoli rigidi e pronti all'attacco. Stefan adesso non c'era più. Al suo posto c'era il mostro che Klaus aveva creato.
Forse ero pazza sul serio, ma intervenni. Nell'esatto istante in cui mi mossi, Elena realizzò cosa stesse accadendo. Rimase inchiodata dov'era, fissando Stefan più con stupore che con paura. Sì... era pazza tanto quanto me.
Lui scattò verso il suo collo, lei urlò e io lo scagliai a qualche metro di distanza. Elena cadde a terra, mentre io avanzai di qualche passo verso di Stefan, ancora a terra.
“Ti ha dato di volta il cervello?” iniziai ad accusarlo. “Non erano questi i patti!”
Non mi ascoltò nemmeno, aveva totalmente perso contatto con la realtà. Per un momento pensai che fosse manovrato da qualcuno. O … soggiogato!
Dio, quasi mi sembrò di sentire il “click” della lampadina che si accendeva nella mia testa. Ecco cosa mi aveva realmente fatto promettere.
Era stato soggiogato a liberarsi di loro. Forse Klaus aveva scoperto che Elena era viva e vegeta e aveva scelto il metodo più crudele per vendicarsi. Farla uccidere allo stesso Stefan. Vendetta e punizione in un colpo solo!
E lui doveva averlo immaginato, doveva averlo capito. O forse era stato soggiogato mentre io non c'ero, quando avevo portato la cura a Damon.
Stefan mi aveva fatto promettere di proteggerli da sé stesso, solo ora me ne rendevo davvero conto. Era la lui la minaccia, non direttamente Klaus. Rimasi del tutto spiazzata, ma non persi la calma.
Ero in ogni caso più forte di lui. Infatti quando provò ad attaccarmi, ci misi poco a prenderlo alle spalle e rompergli l'osso del collo. Il corpo si afflosciò a terra in quella temporanea morte che avrebbe concesso ad Elena di scappare. Qualcosa mi diceva che convincerla ad andare via e lasciare Stefan lì sarebbe stato particolarmente difficile.
Non mi curai di lei, non mi voltai a vedere come se la stesse spassando. Infilai la mano nella tasca posteriore dei miei jeans e afferrai il cellulare. Selezionai il numero di Damon e avviai la chiamata.
Ci mise meno del previsto a rispondere.
“E' il caso che tu venga da Elena.”
Silenzio. Un ringhio appena percettibile che mi fece sorridere.
“Lei sta bene grazie alla sottoscritta. Credo sia mezza sotto shock ma è viva. Non posso dire altrettando del tuo dolce fratellino. E' qui ai miei piedi... ma non nel modo in cui vorrei. E' più cadavere del solito.”
Ancora silenzio. Poi finalmente una reazione. “Arrivo.”
Chiuse la chiamata così, senza chiedere altro. 
“E' sempre un piacere parlare con te.” aggiunsi, parlando al vuoto.

***

Ho il sentore che questa storia sia finita nel dimenticatoio ormai ! Tutta colpa mia naturalmente.
L'ispirazione è venuta a mancare, la terza stagione è iniziata, ha proseguito e la mia ispirazione non tornava. Poi gli avvenimenti sul telefilm mi hanno fatto perdere la voglia di continuare a scrivere. Mi hanno fatto letteralmente perdere fra le mie stesse idee xD ... ecco spiegato il perchè della interruzione brusca di questa storia.
Ora ho ritrovato la voglia e FORSE anche l'ispirazione. Quindi SPERO che non accada più.
Ricordo che qui, ciò che è accaduto sulla terza e sulla quarta stagione non esiste u.u ... e mi rendo conto che sarà complicato non pensarci e non lasciarsi un pochino influenzare, ma ce la metterò tutta xD

Spero di non essere andata troppo OOC con Katherine. Come ho detto negli altri capitoli, è la mia "bestia nera". Faccio una gran fatica a muoverla, quindi spero di averla resa in maniera decente .

Il titolo del capitolo è preso da una bellissma canzone dei Within Temptation (che sono pure il mio gruppo preferito u.u), il cui testo mi ricorda molto il rapporto di Katherine con Stefan.
Ricordo ancora che qui tratterrò TUTTE le ship che coinvolgono i quattro personaggi della storia. Ci sarà Stelena, Delena, Kathefan e Kathemon. Almeno accontento una bella fetta di gente, credo °-°

A presto!

DearDiary



   
 
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