The Seventh:Winter
PART 7: Holdin'
Chapt 20:
There's an Endless Story
"Roads? Where we're
going, we don't need roads."
"Siediti
qui" mormoro accompagnando Loki sul bordo della vasca da bagno.
"Siedi
tu, mi sembri messa peggio" Alzo la testa per guardarmi allo specchio: In
effetti non ho mai avuto un aspetto tanto orribile; i miei capelli sono corti e
arruffati, appiccicati dal sudore e coperti di polvere. Ho la tempia destra
gonfia e livida, il sangue dal taglio scende incrostato lungo lo zigomo, la
guancia ed il collo.
I
lividi e le abrasioni non si contano, gli strappi nella tuta nemmeno ed il
fianco sinistro ustionato brucia da morire. Per non parlare delle mani:
quarantasei dollari di ricostruzione unghie buttati al vento.
"Hai
ragione"Ammetto sedendomi sul bordo della vasca, di fianco a lui, quasi
spostandolo con un colpo d'anca e rischiando di farlo scivolare giù dal bordo.
Non riesco neppure a mettermi a ridere da quanto, improvvisamente, mi sento
stanca. Restiamo così, per qualche
minuto, entrambi in silenzio con lo sguardo perso a terra, tra le piastrelle
azzurre e gli specchietti - stickers a forma di animale con cui io e Nat
abbiamo ornato il bagno dopo una sessione di bricolage alcolico.
È
Loki a rompere per primo il silenzio: "Così questi sono i tuoi
appartamenti".
"Appartamento,
uno solo. Neppure tanto grande, ma luminoso. Mio e di Nat, con Barton come
occupante abusivo"
"E
una sola stanza da bagno?" Annuisco "Deplorevole"
"Già.
Ma gli affitti sono molto cari a Manhattan"
"Davvero?
Non l'avrei mai detto: troppo trafficata e troppo soggetta a scorribande di
personaggi poco raccomandabili, quali uomini in tute di metallo e alieni
belligeranti, per essere considerata una città appetibile."
Non
posso trattenermi dal ridere. È una battuta stupida, niente di che, ne ho
sentite di migliori da lui; ma è quello che mi serve. Inizio a ridere, e di
gusto.
Rido
a dispetto del dolore al fianco ustionato. Rido anche se non ho più capelli e
sono coperta di sangue, fango e chissà che altra merda dalla testa ai piedi. Rido nonostante Loki sia bandito da
Asgard, senza più una casa e allo sbaraglio.
E la
cosa assurda è che sta ridendo anche lui. Ride e avvicina il viso al mio.
Ridiamo perché sì, e chissenefrega.
Per
un attimo, un attimo solo voglio godermi la vittoria, e voglio farlo con lui.
Si
ritrae per un istante quando il bacio preme sul taglio nel labbro inferiore,
che riprende a sanguinare. Certo, siamo zozzi da far schifo e pure feriti,
forse è il caso di fare dell'altro che pomiciare. Recupero un kleenex dalla
postazione trucco e lo tampono delicatamente. Poi faccio scorrere l'acqua nella
vasca ed inizio a togliermi i brandelli della tuta che ho addosso. Trovo il
disinfettante, squittisco con le lacrime agli occhi mentre lo passo sulle
ferite - Loki non fa una piega quando disinfetto le sue - e scivolo nell'acqua
calda invitandolo a seguirmi.
Si
spoglia e prende posto nella vasca con me, appoggiando la schiena al mio petto
e abbandonando la testa sulla mia spalla con i muscoli che perdono a poco a
poco la tensione. Il respiro si fa più calmo, così come il battito del cuore
sotto le mie dita. Chiude gli occhi e dopo qualche minuto mi accorgo che si è
addormentato, sfinito.
Quasi
due metri di semidio infilato in una vasca da bagno di un metro e mezzo. È
quasi tenero.
Ne approfitterò per fargli uno shampoo.
Clint
si sveglia quasi di soprassalto e porta subito una mano al volto per togliersi
la maschera dell'ossigeno e gettarla di lato. Rinuncia ad alzarsi quando una la
pressione di una mano sul petto lo fa stendere di nuovo: Natasha ha i capelli
ancora umidi, legati dietro alla nuca, gli occhi stanchi e gonfi, un livido
sulla mandibola ed braccio al collo: "Non c'è fretta, stai calmo."
"Dove
siamo?"
"Base
Manhattan, reparto infermeria. Ti
hanno dovuto ricucire la gamba, avevi un bel taglio profondo, e farti una
trasfusione di sangue. Ti senti meglio?"
"Un
po' stordito."
"Probabilmente
hai un po’ di febbre" Natasha appoggia il dorso della mano libera sulla
fronte e Clint socchiude gli occhi: è fresca, sulla sua pelle i piccoli calli
nelle dita sono un tocco famigliare e rasserenante.
"E
tu?"
Alza
il braccio fasciato: "Polso slogato e due dita fratturate, una costola
incrinata ed un bernoccolo grosso come l'Himalaya. Ho avuto di peggio."
"Gli
altri?"
“Thor
è un po’ ammaccato e ha una spalla bucata, ma ha preferito le cure di Asgard ed
è rimasto su là, che con il casino che c’è è suo dovere restarci. Banner è
stremato ma tutto sommato sta bene, Cap ha uno strappo muscolare in un gluteo;
dovevi vedere la scena: paramedici ambosessi che litigavano per applicargli la
pomata al Ketoprofene, c’era più gente ad assistere alla sua risonanza
magnetica che alla finale del Superbowl. Insomma, quello messo peggio è Stark,
che ha fatto un commento sui capelli di Lady Sif dopo essersi tolto l'armatura.
Una ginocchiata nei testicoli davvero esemplare: Cap è quasi svenuto per empatia
e l'Hulk si è messo a piangere. Povera Pepper."
"Povero
Stark, piuttosto!"
"Se
l'è andata a cercare."
"Nessuno
si merita un calcio nei coglioni da Xena! È in rianimazione, adesso?"
"Tranquillo,
è già tornato alla Stark Tower con la coda e una borsa del ghiaccio tra le
gambe.”
Clint
annuisce e muove il collo per stiracchiarsi i muscoli: "Ed Addison?"
"Le
ho telefonato prima. È a casa."
"...sola?"
Il
modo lei piega la testa in avanti e distoglie lo sguardo è una risposta
abbastanza eloquente. Clint impreca forte: "E tu la lasci fare?"
"È
adulta e vaccinata"
"Ed
in compagnia di uno dei nostri peggiori nemici! Sinceramente, Natasha, non
capisco cosa ti fermi dal correre a casa e fargli saltare la testa a quel
-"
"Non
sono così ipocrita da negare di essere stata considerata diversamente: Un
mostro che uccide una bambina innocente, un'assassina implacabile, un pericolo
per la pubblica sicurezza che non si fa remore ad incendiare un ospedale e a
lanciare bombe tra i civili inermi. Non ero questo, nel radar dello S.H.I.E.L.D.?"
"Tu
sei diversa".
"Siamo
tutti diversi " mormora "Ora"
"Se
tornassi indietro non rifaresti tutto quello"
"Assolutamente.
Ma, vedendo come è andata a finire, sono abbastanza sicura che le scelte di
Loki sarebbero ben diverse".
Clint
si arrende, lascia cadere la testa sul cuscino e si massaggia il viso con una
mano: "Ed ora cosa dovremmo fare? Far finta che nulla sia accaduto, magari
dargli anche una pacca sulla spalla ed invitarlo a guardare - che ne so - Spartacus con noi?"
"Non
dire stronzate, Barton" Si è seduta sul bordo del letto e lo fissa con la
fronte corrugata: "Semplicemente, lasceremo che le cose seguano il loro
corso. E quando si molleranno - presto o tardi succederà - io e Hill porteremo
Adie ad annegare i suoi dispiaceri nell'alcool in un qualche locale di SoHo
mentre tu e gli altri organizzerete un toga party da Stark per festeggiare
l'evento".
"Tanta
birra e partita di Call of Duty live
Avengers Action?”
Natasha
alza le spalle: "Sentivo Pepper dire che vorrebbe rinnovare l’arredamento
della villa a Malibù. Quindi perché no?"
"Sai
che, messa così, non è neppure tanto brutta come prospettiva?"
Al di
là del vetro il sole lancia un ultimo raggio aranciato prima di scivolare
dietro al tetto di fronte. Le dita di Jane tamburellano sul davanzale, non ha
detto una parola da quando è arrivata la comunicazione radio ad Hill che la
battaglia di Asgard è stata vinta e le condizioni dei Vendicatori tornati. Ha
atteso notizie su Thor, e quando è stato confermato che si trovava ancora su
Asgard - sano e salvo - Jane si è chiusa in un silenzio meditativo.
L'infermiera
entra con un medico per visitare Darcy e chiede cortesemente di uscire dalla
stanza.
Nel
corridoio ci sono soltanto loro.
Maria
Hill è una persona estremamente selettiva sulla scelta a chi rivolgere una
parola confidenziale. Anche se, alla fine, la dottoressa Foster non le è
completamente estranea - gira una foto di Las Vegas in le alza la zip del
vestito di Elvis con i denti- considerarla un'amica le è piuttosto difficile e
non sa esattamente cosa dire davanti alla sua espressione delusa e pensierosa;
eppure è anche imbarazzante sedere fianco a fianco in silenzio. Dovrebbero
gioire, che sono tornati tutti e tutti più o meno interi: Sarebbe stato più
facile se Jane fosse saltata in piedi starnazzando come una cheerleader
ordinando da bere per tutti che il conto l'avrebbe saldato il suo futuro
suocero.
Fissando
una macchia d'umidità sul controsoffitto vaglia le ipotesi con cui spezzare il
silenzio: non è un asso nelle relazioni interpersonali - era un soldato, non
una spia! - e le uniche due cose che le vengono in mente sono di chiederle il
numero di Darcy e di che misura sono gli anfibi che indossa.
"Caffè?"
Oh, meno male che Jane l'ha anticipata; sembra addirittura essersi ripresa un
po'. Non può far altro che accettare.
"Dici
che Asgard sarà ridotta in macerie?" Jane fissa il fondo del suo caffè
come se potesse leggerci una previsione e lei non può che alzare le spalle:
"Il danneggiamento di un'area urbana dipende molto dalla struttura degli
edifici, dalla lottizzazione e dalla densità demografia, oltre che dalla
presenza o meno di vie di fuga per veivoli nemici abbattuti."
La
bocca di Jane si storce in una smorfia: "Uhm. Allora non credo che se la
caveranno solo con una riasfaltatina della via principale. Anche se pare ci
siano abituati, a queste cose. Eh già. Sono abituati ad essere sempre sull'orlo
della guerra, in bilico tra un attacco alieno ed un litigio familiare, ed
entrambe le eventualità creano gli stessi danni."
"Se
rifletti è praticamente quello che succede nella vita di tutti i giorni, anche
qui" Risponde gettando il bicchiere ormai vuoto senza controllare il fondo
- lei le risposte le estrapola dalle persone con le buone o con le cattive, non
dai rimasugli del caffè - per poi infilare un paio di monete nella macchinetta
delle merendine e picchiettare l'indice sul vetro indecisa su cosa prendere:
"elevato al loro livello, ovviamente."
"Che
è ben più alto del nostro."
Seleziona
un pacchetto di barrette al caramello e le raccoglie nel bocchettone:
"Beh, sì"
"Fuori
dalla nostra portata."
"Non
è detto. Credo dipenda molto dalle capacità personali e al valore che si reputa
giusto dare. Se ne vale davvero la pena..."
"Appunto.
Ne vale la pena?" Jane si sfrega gli occhi e sospira: "Questa è
decisamente una bella domanda".
"Tony?"
La
luce tremula del caminetto illumina appena il salotto. Pepper si guarda attorno
e quando sente un mugolio provenire dall'angolo più buio, quello in prossimità
della chaise longue, si avvicina alla parete per cercare l'interruttore della
luce.
"No.
Per favore." L'espressione di Pepper si fa preoccupata e Tony si affretta
a tranquillizzarla: "Sto bene, non sono sfigurato né altro. Solo che vedo
ancora a pallini e mi fa male la luce troppo intensa. Succede sempre quando
ricevo forti traumi scrotali".
"Oh"
Non sembra essersi particolarmente tranquillizzata, ma almeno ha una
spiegazione logica e lei fa molto affidamento alle spiegazioni logiche, quando
ci sono. Si avvicina e si siede per terra, le gambe lunghe incrociate sul
tappeto bianco, e cerca con la mano la guancia di Tony. La trova e l'accarezza,
sorride quando le bacia il palmo: c'è, è
lì. Sa di bagnoschiuma al muschio bianco e di dopobarba: se è stato in
grado di farsi una doccia ed aggiustarsi il pizzetto significa che è in buono
stato fisico, e questo basta. Le deve
bastare, almeno "È la mossa segreta e fatale del nemico? Calci nelle palle?"
scherza, strappandogli uno sbuffo.
"Farai
meno la spiritosa stanotte, quando per sedurmi tutta la collezione di Victoria's Secret sarà inutile."
"Di
solito quando fai il difficile mi infilo il completo da Ironette e tutto passa"
"Tesoro,
questa volta non ci riusciresti nemmeno vestita da C-3PO."
Pepper
ritira la mano: "Direi che è il caso di preoccuparsi, se inizi ad avere
gli stessi gusti della tua armatura".
Tony
si puntella sui gomiti e si mette faticosamente a sedere, borbotta qualcosa sul
fatto che il ghiaccio si sia ormai sciolto e getta via un sacchetto. Poi la
prende per mano e la guida a sedersi a fianco: "Eri preoccupata?" Lei
annuisce "Come sempre?"
"Quando
cambi dimensione lo sono un po' più"
"Ti
ci abituerai?"
Dopo
un istante di silenzio la vede sospirare e scuotere la testa: "Mi
dispiace"
"E
perché? Sono io che devo chiederti scusa. Sei una donna fantastica, la persona
più in gamba che io conosca, e per colpa mia sei costretta a fare la
principessina che attende nella torre il ritorno del prode cavaliere in
armatura. Letteralmente."
Pepper
si lascia sfuggire uno sbuffo divertito: "Sono la Principessina CEO della
Torre..."
"...hai
il 12%."
"Sino
al 18 Maggio. Poi avrò il 50%."
"Stai
già entrando nel ruolo della moglie. Uff, dovevo prevederlo. Comunque:"
L'ultima volta che Tony era serio in
quel modo lei si è ritrovata un diamante all'anulare sinistro: "Quello che
voglio dire è che è un ruolo che non ti si addice."
No. No. Non è il discorso che vuole sentire
per nessuna ragione al mondo. Deglutisce e prende un bel respiro per cercare di
mantenere la calma "Non è il mio solo ruolo qua dentro, Signor Stark. Non
sono solo la tua principessina che
scruta malinconicamente l’orizzonte. Devo ammettere che vivo con l'ansia di non
vederti tornare, ma se è questo il prezzo da pagare per stare con te lo
accetto. Comunque."
"Hai
paura di restare senza di me?"
"Certo
che ne ho! Ho paura di vivere senza di te, ma in un modo o nell'altro! Ma non è
questo che mi può fermare. Starei male, mi sentirei morire, mi mancheresti in
ogni singolo secondo di tutta la mia vita. Sarebbe una cosa che mi
distruggerebbe, ma non mi ucciderebbe.
Non mi fermerei, mai."
"È
quello che mi aspettavo dicessi, sai?" Tony ha le mani tra le sue e le
stringe forte: "Non ti avrei chiesto di diventare mia moglie se fossi un
briciolo diversa da come sei. Ed è per questo" Tony fa una pausa, prende
un bel respiro, scrolla la tesa come per togliersi un pensiero fastidioso:
"Che voglio il pacchetto completo."
"...cosa?"
"Sì,
il pacchetto completo. Io, tu e...
oddio. Io, te e hai capito cos'altro
intendo."
"Cielo,
Tony, dimmi che non stai programmando di portare tutti i ragazzi a vivere nella Tower come hai detto quella volta che ti
sei scolato un Irish Coffee con doppia aspirina..."
"Ma
certo che no!" Tony piega la testa di lato: "Beh, sì, a dire il vero.
Ma affronteremo questo argomento a tempo debito. Voglio dire-"
"Tony...
sei sicuro di non aver preso anche qualche colpo in testa? Perché sino alla
scorsa settimana-"
"Ascoltami:
odio l'idea di lasciare un orfano - seppur ricco e infinitamente intelligente -
al mondo, ma anche nel caso io non tornassi avrebbe una madre speciale, la
migliore possibile: in grado di difenderlo e di impedirgli di fare cazzate, ma
anche di ridere con lui ed insegnargli ad usare una mazza da baseball, che sia
per colpire una palla o il cranio farcito di uno scienziato posseduto. Sarebbe
comunque felice. E non perché ci sono o non ci sono io. Ma perché ci saresti tu, comunque." Ora Pepper ha un nodo in gola ed
un sorriso che non può essere trattenuto "Io darò il meglio, te lo giuro.
Farò in modo di essere un genitore esemplare,
in tutte le declinazioni che questa definizione comporta. Voglio il pacchetto completo, Pep. Tu lo vuoi
ancora?"
"Sarei
una madre molto impegnata..."
"Beh,
non c'è problema! Prenderò un calco dei tuoi seni e farò costruire due tette
artificiali, poi mi infilerò una parrucca e quando tu non potrai allattarlo lo
farò io" Pepper scoppia a ridere. Una risata forte, di gusto, che le esce
dal cuore e le illumina il viso. "Che c'è? L'ho visto fare in un film!
Però per il parto ci pensi te vero?" Tony la bacia e lei scivola lungo la
chaise longue attirandolo a sé. "Però tesoro non è che possiamo fare
un'altra sera? Perché io avrei un piccolo problema idraulico..."
Le
tende sono aperte e la luce entra fastidiosa ferendomi gli occhi. Anche
voltandomi non riesco ad evitarla.
Odio svegliarmi con il sole diretto.
Che
poi, se il sole è diretto significa che non è esattamente prima mattina.
Piuttosto primo pomeriggio.
Devo andare alla base, oggi?
No.
Per contratto sono esente dal presentarmi all'appello prima di ventiquattrore
da una battaglia intergalattica.
Sì, perché c'è stata una battaglia intergalattica. Ho
l'acido lattico sin nelle gengive.
Che
poi, quand'è che son venuta a letto? Non ricordo neppure tanto bene come si è
svolta la serata. Mi scosto una ciocca di capelli fastidiosamente incagliata
nella canotta e mi gratto la testa.
Dunque:
Io e Loki - alla faccia del sonno pesante, sta addirittura russando - abbiamo
fatto il bagno. Niente sesso, eravamo a pezzi: tanto shampoo, balsamo, olio di
argan e bagnoschiuma. Cose che rientrerebbero sotto la definizione di coccole,
se il suo prodigarsi in carezze e carinerie nei miei confronti non fosse stato
solo per distrarmi mentre stregava il rasoio elettrico di Clint. Poi abbiamo
mangiato due porzioni dei cannelloni surgelati e sono quasi certa di non essere
neppure riuscita a scaldarli tanto bene nel microonde.
Dato
che non ricordo tanto altro - mannaggia a
questi capelli, quando non li passo con la piastra svolazzano da tutte le parti
- probabilmente devo essermi addormentata con la faccia dentro il piatto.
Altra
ciocca davanti alla faccia. La getto dietro alla testa con un gesto rabbioso.
Odio quando sembra che abbiano vita propria.
No. Aspetta.
I capelli.
Allungo
il collo verso lo specchio.
"LokiLokiLokiLOKI!"
Lo scrollo e risponde con un gemito, prima di voltarsi dall'altro lato ed
affondare la faccia tra i cuscini. Continuo a scuoterlo finché non ottengo un
singhiozzo come risposta: "Guardami, guardami!"
Apre
gli occhi di un millimetro: "Fatto" brontola riaffondando la faccia
nei cuscini.
"No,
non hai capito. GUARDA ME E I MIEI CAPELLI."
Riapre
un occhio. Lo richiude. "Fatto"
Mi
afferro le ciocche e glielo agito sul viso: "Sono lunghi!"
Sbadiglia,
si puntella sui gomiti, si alza, ringhia, ricade prono, sbuffa e geme: "Ti
lamentavi in modo insopportabile ieri
sera. Il solo pensiero di svegliarmi stamattina e sopportare un tale strazio mi
faceva rivoltare lo stomaco."
Resto
a bocca aperta: "Me li hai allungati tu?"
Apre
le mani e mi lancia uno sguardo eloquente: "E chi altri?"
"Non
ci credo."
"Fai
pure."
"No
è un modo di dire" Mi alzo e mi ammiro allo specchio: Sfiorano la vita,
così folti e fluenti che quando muovo la testa si riempiono di riflessi
ondulati come nelle pubblicità:
"Non so davvero come ringraziarti."
"Lasciandomi
dormire?"
"Toglimi
una curiosità."
"Devo?"
"Se
sai allungare i capelli... perché non l'hai fatto con Sif quando l’hai
rapata?"
Loki
si volta supino e si strofina la faccia, semiseduto tra i cuscini e la testiera
del letto: ha gli occhi ancora gonfi e chiusi, ma il suo solito sorrisetto stronzo trionfa sulle labbra sottili.
Ed
improvvisamente i muscoli non mi fanno più tanto male. Gattono sulle lenzuola,
lui che si stropiccia gli occhi con una mano e con l’altra muove l’indice a
fare ‘no no’.
Continuo
a muovermi felina sino a raggiungere il suo viso. Sotto il lenzuolo le mie dita
trovano la pelle di Loki. Senza nessun vestito, pronto all’uso.
Sorride
contro la mia bocca, ruota sul fianco e mi ritrovo bloccata tra lui ed il
materasso.
Decisamente pronto all’uso.
“Oh,
buongiorno Steve!” La voce di Beth, nonostante lo sguardo radioso, tradisce una
punta di sarcasmo: “Temevo di aver perso un ottimo cliente, è da qualche giorno
che non ti fai vivo”.
Steve
abbozza un sorriso di rimando ed uno sguardo colpevole, avvicinandosi al
bancone dove la ragazza sta passando il lavasciuga con eccessiva, nervosa
insistenza, mentre dietro a lui Bruce e Jane si dirigono direttamente verso la
vetrinetta dei dolci con un accenno di saluto: “Ti chiedo scusa, sono stato
fuori città per lavoro e…”
“...e
ti sei fatto male. Zoppichi vistosamente, strappo muscolare?” Steve annuisce e
poi fa un cenno noncurante con la mano, come se fosse una sciocchezza: “Mi
raccomando, mettici molto ghiaccio. Dovresti farlo vedere da uno specialista.”
“Oh,
è già stato visto. Da più di una persona, a dire il vero.”
“Come
hai fatto, se posso chiedere?”
Davanti
alla titubanza del Capitano interviene Banner: “Giocando a football"
suggerisce con un sorriso complice: "Una partitella tra amici. Voleva fare
il superuomo e saltare il riscaldamento ma… beh, anche lui ha una certa età,
no?” Steve gli lancia un’occhiata di ringraziamento, Beth annuisce e sorride
dolce: “Dovresti davvero prestare attenzione, è un attimo farsi male, di solito
i movimenti più banali provocano dolori fortissimi. Mio zio Bill, per esempio,
resta sempre bloccato con il collo quando si volta per controllare che le
mucche non stiano scappando dal recinto.” Banner e Jane annuiscono, le
sopracciglia alzate e l’aria fintamente interessata e un po' interdetta, poi
tornano a concentrarsi sui dolci. La cameriera fa segno a Steve di avvicinarsi:
“Ma non stava con la ragazzina castana che mi ha dato il tuo numero?”
“Ragazzina?
Intendi Addison? Oh, no. Addison ha… come dire, altri gusti.”
“Oh!”
“No,
non quei gusti. Purtroppo no, visto il soggetto a cui è interessata.”
“Oh.
Capisco.”
“E…
comunque neppure loro due stanno insieme. Sono solo…” Banner dice qualcosa
sulla torta ai mirtilli e Jane ride. “…colleghi.”
“C’è
molta intesa tra loro, per essere solo colleghi.”
Jane
sta spiegando qualcosa che contiene le parole 'particelle postulate', 'gravitoni'
e 'spettroscopio' e Banner,
dall'espressione folgorata, aggiunge all'elenco anche una 'eccitazione collisionale' che a Steve suona piuttosto ambigua: “In
effetti… Ma comunque no. Lei sta con… con un uhm, un percussionista.”
“Oh,
davvero? Di un gruppo rock?”
"Beh,
fa molto rumore...” Ora Jane espone entusiasta una teoria sul mezzo interstellare indicando la fetta
di cheesecake nella vetrina come perfetto
esempio di struttura particellare denso stratificata. Lo sguardo di Bruce
brilla.
“Puoi
scusarmi un attimo? Vado ad evitare la terza guerra cosmica..."
“Che?"
Il
cielo pomeridiano è decisamente nuvoloso. Probabilmente pioverà, anche se il
vento è meno freddo dei giorni scorsi.
New
York ha ricominciato a ripopolarsi, dalla Tv accesa del salotto il telecronista
della NBC rassicura che ci sarà la festa di Capodanno a Times Square, nello
sfondo il gran daffare organizzativo degli operai che sgomberano le strade
dalla neve, montano il palco e le attrezzature.
Nel
vedermi con la ciotola piena di pezzetti di succulenta carne cruda Morrigan
gracchia di approvazione dal suo trespolo, prima di tuffare il becco ed
ingozzarsi con gusto senza darmi il tempo di sistemare la ciotola "Accidenti,
quanto siamo affamati, eh?" le dico lisciandole le piume con le dita.
"Credo
sia ora di andare" Loki è comparso dal bagno nel completo nero elegante
che è la sua tenuta midgardiana e mi fissa indeciso dalla soglia della porta, i
graffi sul viso quasi scomparsi ed i capelli pettinati accuratamente
all'indietro "I tuoi coinquilini avranno intenzione di tornare, non
apprezzerebbero trovarmi qui."
Annuisco,
e chiedendogli di attendere un attimo vado in camera e ritorno con un
pacchettino grigio. Quando glielo porgo mi restituisce un'occhiata sorpresa,
prima di prenderlo ed aprirlo con cautela.
La
sciarpa verde e oro di Hermés è piegata con cura nella scatola di cartoncino,
Loki la solleva con delicatezza srotolandola morbidamente, gli occhi di un
verde acceso e brillante: quella che ha sulle spalle svanisce nel nero del
cappotto. "L'ho vista qualche tempo fa in una vetrina, ho pensato fosse
sufficientemente elegante per te" spiego. Abbozza un sorriso, è evidente
che gli piace da come saggia la seta passandola tra le dita prima di
infilarsela al collo. Mi avvicino e gliela aggiusto tra il risvolto della
camicia ed il bordo della giacca, annodandogliela morbidamente: "Puoi
portarla in tanti modi. Metterla doppia e fare il nodo a cappio oppure arrotolarla
o anche semplicemente sulle spalle" spiego: "L'importante è che non
la stringi troppo, va portata allentata."
Annuisce
appena e porta le mani sulle mie a fermarle sul petto. Si china per baciarmi e
sussurra un grazie: "Anche se
nel posto in cui andrò l'eleganza non sarà necessaria".
"Tu
sei elegante anche quando non vuoi esserlo" ammetto strappandogli una
risatina.
"Questa
è adulazione, GreyRaven. Deduco che tu stia cercando di motivarmi a
restare."
Scuoto
la testa: "Non ti fermerò e non ti intralcerò. L'ultima volta che l'ho
fatto ho innescato una catena di eventi decisamente negativa."
"Appunto,
sono lieto abbia imparato la lezione: farsi i fatti propri è importante".
"Ma
se tu volessi restare non ti butterei fuori casa, ecco."
"Lo
farebbe la tua amica"
"Naah.
Ti gonfierebbe di botte."
"Diciamo
che ci proverebbe" Lo abbraccio e Loki ricambia la stretta, un bacio sulla
guancia ed il respiro tiepido sulla pelle del collo a riempirmi di brividi:
"Anch'io ho un dono per te" Si scioglie dall'abbraccio e lascia
scivolare le mani lungo le mie braccia arretrando di un paio di passi. Gli è
ritornato il sorrisetto sornione: "Ma non te lo darò ora".
"Al
nostro prossimo incontro, allora?"
"Vuoi
che ti prometta il mio ritorno?"
"Ssssht"
Gli appoggio un dito sulle labbra "Non è necessario. Sono convinta che ci
rivedremo, un giorno o l'altro, per un motivo o l'altro. Spero solo che saranno
momenti piacevoli come questi che abbiamo appena trascorso."
Sorride
e mi bacia di nuovo: lo saranno. È
una muta promessa e questa la accetto e la terrò ben presente. Chiudo gli occhi
e stampare nella memoria la pressione delle sue labbra sottili, il suo tepore,
il profumo della sua pelle e la consistenza del suo abbraccio.
Li
riapro solo quando non avverto più la sua presenza nella stanza.
C’è
silenzio, neppure Morrigan gracchia più.
"...
quindi la metrica del wormhole era semplicemente..."
"...ma
l'incertezza della teoria si basa sulla possibilità che i wormhole di Lorentz
siano.."
"Ragazzi!
Allora io vado perché..."
"Esatto!
E se uno spaziotempo di Minowski ..."
"...
un supposto wormhole formato da un buco nero risulterebbe sormontabile, ma in
una sola direzione, potendo contenere un wormhole di Schwarzschild!"
"...
ho un appuntamento con Beth, finalmente, e la porterò a cena a..."
"...
i neutrini presenti nella materia esotica però..."
"...che
compenserebbero il decadimento dei muoni che..."
"ALLORA,
CIAO!"
Bruce
e Jane si voltano di scatto, occhi sgranati ed espressione ma sei ancora qui, tu?
"Buona
serata!" salutano all'unisono, prima di rituffarsi tra neutrini, protoni,
gusci di materie esotiche e nomi stranieri di buchi neri. Steve sospira, alza
le spalle e sospira un teso "non mancherò" prima di avviarsi verso
l'ascensore.
"È
davvero estremamente affascinante"
conclude Bruce appoggiandosi contro il tavolo il mobile bar della Lounge.
Jane
asserisce soddisfatta. È tutto il giorno che discutono di calcoli e teorie, che
spiega sperimentazioni e formulano ipotesi. È quasi incredibile come si possa
essere a proprio agio con una persona nonostante la si conosca da così poco. E
così in sintonia, soprattutto: erano arrivati a finire l'uno le frasi
dell'altro in un solo, brevissimo pomeriggio di discussione.
Prima
di rendersene realmente conto, Jane si scopre a domandarsi come possa essere
passare la propria vita al fianco di un uomo con cui condividere lo stesso,
smisurato interesse.
Qualcuno
con cui non essere mai a corto di argomenti, o con cui parlare liberamente di
una scoperta o di uno studio senza dover rispiegare il Big Bang ogni volta.
Qualcuno che quando si espone una teoria è capace di discuterla, approvarla o
criticarla.
Qualcuno
che capisce di non doverti importunare quando sei concentrata sul tuo lavoro e
che non chieda, per passare insieme la vita, di lasciare tutto e seguirlo in
un'altra dimensione sacrificando non solo lavoro ed affetti, ma la cosa più
preziosa ed importante: sé stessi.
Bruce
gira attorno al bancone, riempie il bollitore d'acqua ed inserisce la spina
nella presa: "Tisana?"
"Sì,
grazie." Ecco, anche il silenzio è leggero: quando Thor non parla è perché
la sua mente è pervasa dall'angoscia o dalla tristezza; Banner invece ha l'aria
incredibilmente serena, mentre recupera due tazze ed apre la confezione di
tisane. Jane si avvicina al bancone ed appoggia i gomiti, studiando le bustine
colorate: "Uhm, non saprei quale scegliere. Quale mi consigli?"
"Dipende
dai gusti e dalle proprietà. La mia preferita è con Malva e Verbena: è
estremamente rilassante. Questa al Tarassaco invece è disintossicante: in
genere la faccio bere di nascosto a Stark quando si presenta in laboratorio
dopo una sbronza. Menta e Calendula tonificano, invece."
Sceglie
una bustina a caso e se la porta davanti agli occhi: "...E al
finocchio?"
"È
drenante. Ma ad occhio e croce non ne hai molto bisogno".
"Oh!"
Jane sente le guance riscaldarsi. "Siamo passati ai complimenti, dottor
Banner?"
Anche
lui è arrossito: "Una semplice constatazione, dottoressa Foster"
"Quando
abbiamo ricominciato a darci del lei?"
"Uhm...
appena dopo la mia constatazione. Credo sia stato una reazione automatica per
mantenere una certa distanza".
"Dovremmo?"
Non si è quasi resa conto di averlo chiesto. È stata una cosa irrazionalmente
spontanea. Dovrebbe abbozzare un sorriso, sdrammatizzare con una battuta, e
scegliere la sua bustina di tisana.
Spera
almeno che sia Bruce a farlo, visto che lei sembra paralizzata. Ma lui schiude
appena le labbra per rispondere, resta un secondo indeciso, e poi semplicemente
appoggia le mani sul bancone e si piega per avvicinare il viso al suo.
Jane
si sorprende a fare lo stesso.
E poi
una cascata colorata colpisce fragorosamente il terrazzino della Lounge.
Thor
abbozza un sorriso, mentre la voce di J.A.R.V.I.S. saluta il suo ritorno e la
lastra di vetro d'entrata scorre: "Perdona il ritardo, Jane, ma la mia
presenza era indispensabile". L'abbraccia e la solleva, scambiando il suo
sgomento confuso e colpevole per inaspettata sorpresa: "Non volevo
angustiarti".
"Non...
non fa niente".
Banner
dissimula l’imbarazzo versando l'acqua calda nella tazza e mettendo in
infusione la bustina di Malva e Verbena.
"No,
non è vero che non importa. So quanto possa essere gravoso per te, e mi
dispiace di non non poter sottrarmi miei doveri quanto vorrei. Ma sono tornato.
Te l'ho promesso che sarei tornato sempre da te, no?"
Malva
e Verbena non sono mai abbastanza. Meglio aggiungere una seconda bustina.
Banner prende la tazza, saluta con un cenno e prende la via della porta. Quando
sente Thor sussurrare: "Io tornerò sempre da te, Jane" seguito dal
silenzio di un bacio, torna indietro e si prende tutto il bollitore. Avrà
bisogno di tanta Malva e Verbena.
Tre
mandate, la porta che si apre ed i tacchi di Natasha sul pavimento del salotto.
La incontro appena fuori dal corridoio: "Hey".
"Hey,
accidenti, bei capelli!" saluta.
"Coiffeur Loki, chez toi à l'apres midi. Non
preoccuparti, se n'è andato"
Alza
le maniche del piumino beige e spegne i Morsi di Vipera: "Allora di questi
non ce ne sarà bisogno."
"Clint?"
"Sta
meglio, lo dimetteranno domani. Dovrà stare con la gamba ferma per un po',
quindi per qualche giorno sarà un simpatico complemento d'arredo casalingo,
tipo il plaid sul divano." Spiega con leggerezza. Si avvicina a Morrigan e
la saluta, grattandole il dorso: "E tu?"
"Qualche
dolorino sparso qua e là, ma niente di che. Il peggio è passato"
"...e
sospetto anche quale sia stata la cura" aggiunge con un sorrisetto
sornione. "Spero che almeno ti sia grato per quello che hai fatto per lui.
Hai avuto un bel coraggio - e una certa dose di stupidità - per mostrare così
apertamente il tuo appoggio".
Alzo
le spalle, non so che dire e non ho idea se sospetto che questo sai l'inizio di
una ramanzina. Ma invece di continuare e rincarare la dose, Natasha resta in
silenzio, negli occhi la stanchezza serena di chi ha accettato e deposto le
armi: "Idee per la cena?"
"Mario's ha riaperto. Ci facciamo portare
due pizze?"
"Volentieri."
Smette di grattare Morrigan e si stiracchia le spalle: "E come vi siete
lasciati?"
"Che
ognuno prende la sua strada. Ma ad essere sincera, non ho idea se questo sia
stato un addio o meno: Cioè, le parole non sono state d'addio ma con Loki non
si può mai dire. E' tutta un'incognita, e a me va benissimo così: dico sempre
che la routine smorza la passione" Recupero il cellulare e cerco in
rubrica il numero di Mario's:
"Per me una con pepperoni, doppio formaggio e bacon. Tu?" Alzo gli
occhi solo per trovarmi i suoi ad un centimetro: "Ci soffrirai da
morire" sibila.
So a
cosa si stia riferendo, ma dissimulo con un sorriso tirato ed un: "In
genere la digerisco senza problemi".
"Ma
se c'è qualcuno qua dentro che può comprendere la possibilità di un affetto per
un essere considerato spregevole, folle ed irrecuperabile, quella sono io.
Sarebbe ipocrita da parte mia farti una ramanzina infinita o provare ad
ostacolarti: non lo farò. Solo che quando ti spezzerà il cuore, giuro su ciò
che ho più caro - cioè la tua testa e quella di Clint - che lo prenderò a calci
finché non sputerà gli asgardiani testicoli dal naso".
"Tecnicamente
Loki non è asgardiano."
"Giusto.
Lo prenderò a calci finché non sputerà i criotesticoli jotun dal naso".
"Molto
meglio. Dicevamo: la tua pizza?"
"Formaggio,
Salsiccia, peperone piccante, carciofi, cipolla e funghi."
Certo che si capisce quando Nat dorme sola la notte. Sto per comporre il numero ma lei mi ferma, lo sguardo
minacciosamente serio: "E che questa sia l'ultima volta".
L'ultima volta di cosa? Che prendo pubblicamente le difese
di Loki? Che lo porto a casa? Che non faccio trovare la cena pronta?
"Non
possiamo più permetterci un'abbuffata simile. Pepper ci ucciderà se non saremo
damigelle perfettamente in forma."
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E siamo all’ultimo capitolo!
Che, pensate sia finita? C’è ancora
l’Epilogo! Un altro piccolo sforzo!
Questo capitolo era una panoramica di tutti
i personaggi nelle ore successive alla Battaglia di Asgard… ma c’è ancora un
matrimonio in ballo!
Quindi, rimando i ringraziamenti finali a
Lunedì 1° Luglio.
Sappiate solo che sono estremamente grata a
tutti. Adie può essere considerata una MarySue senza arte né parte, una piaga
nel chiulo, ma è la mia ‘bimba’ e sono contenta che, quando la lascio uscire,
incontri tanti compagni di giochi.
E come dicevo un po’ di tempo fa sul mio
profilo FB, TS non è solo la storia d’ammmmoreh tra Loki ed un OC, ma è anche
una storia di amicizia, la storia di un lavoro di squadra, e la storia di
diverse introspezioni personali e di svariate coppie.
Vedere che è stata così apprezzata mi ha
fatto un piacere immenso.
Vi lascio come sempre il mio ASK, casomai
qualcuno avesse qualche curiosità, domanda o solo per fare quattro chiacchiere:
http://ask.fm/EvilCassyBuenacidos
Grazie, Grazie, Grazie.
Vostra,
EC
PS:
Titolo tratto da ‘Underneath Your Clothes’ di Shakira e citazione
iniziale di ‘Ritorno al Futuro parte I’