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Autore: Cara_Sconosciuta    27/06/2013    2 recensioni
I figli del vento sono nati per correre, ma qualcuno ha preso questo loro grande talento e ora lo sfrutta per trarne denaro.
I figli del vento sognano solo amore e libertà, libertà e amore e niente di più.
E gli Altri, sciocchi e superficiali, sono davvero sicuri di poter mettere in gabbia la tempesta?
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti. Questa volta voglio scrivere qualcosa di molto personale... convivere con un levriero è una cosa che ti cambia la vita. Grazie al mio Parsifal io ho deciso cosa fare nella mia, di vita. Per cui, ora che lui non c'è più, a causa della stupidità dell'uomo, voglio regalare a lui e a tutti i suoi simili questo piccolo racconto. Perché la verità raggiunga anche chi non ci ha mai pensato.

Ciao, Parsifal, cavallino mio, ti amo.

Elisa.

Lui Corre

Capita, alle volte, di nascere figli del vento.

Per la maggior parte di noi questa è la più grande delle maledizioni.


Ieri hanno impiccato Kendra.

Sospettavamo da tempo che lo facessero a quelli di noi che li deludono, ma ieri ne abbiamo avuto la conferma.

Ileana è arrivata da noi e i suoi occhi scuri portavano morte. Aveva il fiatone. A noi non succede.

Ileana è la più fortunata, qui.

È diversa.

È bianca.

Vive con il Padrone e può entrare e uscire con lui quando vuole.

Il Padrone l'ha portata con sé, quando lui e gli altri hanno impiccato Kendra.

L'ha costretta a guardare.

Ileana dice che lui non sapeva quanto lei stesse soffrendo.

Io penso che lo difenda solo perché ha paura di finire come noi.

E penso anche che se Ileana parlasse la lingua del Padrone, gli sparirebbe finalmente quel ghigno dalla faccia al sapere che cosa la sua adorata pensa di lui.


Kendra, quindi, è morta.

Mi piaceva, stava nella cella accanto alla mia.

Scura, molto scura, quasi nera, con degli occhi che erano uno spettacolo, dolci come il miele e con lo stesso colore dell'ambra.

Lei non era nata qui, come me. Ce l'avevano portata da piccola, quando i suoi occhi erano grigi e ciechi.

L'hanno portata qui con suo fratello, Cassius.

Cassius è sparito a ottobre e lei continuava a dire che l'avevano ammazzato perché si era fatto male e non poteva correre più.

Non le credevamo.

Non volevamo crederle.

E ora l'hanno impiccata.

Eppure correva, Kendra, correva senza fermarsi mai.

Ci facevano i soldi, con lei.

Il Padrone è strano, a volte.


Leo una volta li ha visti, gli impiccati.

Una volta che è uscito per una gara importante.

Ha detto che stavano lì, appesi ai bordi delle strade, come macabri aquiloni senza più vento a farli volare.

Gli occhi vuoti, il corpo abbandonato sul marciapiede.

Così vicini a toccare il suolo, eppure abbastanza in alto da non arrivarci.

Una morte beffarda, ideata dal più crudele dei mostri.

Leo non l'hanno ammazzato.

Dopo aver visto gli impiccati, ha deciso che non lo avrebbero ridotto così.

Dopo aver visto gli impiccati, Leo ha deciso di morire e non ha più toccato nemmeno un boccone di cibo.

Ci ha detto, la bocca arsa dalla troppa sete, di fare come lui, che era l'unica via di fuga.

Noi non abbiamo avuto il coraggio di farlo.

Noi credevamo che la cosa giusta fosse accontentare il Padrone, e fargli vincere tanti soldi.

Noi credevamo.

Ma poi Kendra è morta.


Stanotte Ileana ha dormito con noi.

Il Padrone ha provato a portarla via con sé, ma lei si è ribellata.

Allora lui le ha dato un calcio e ha chiuso la porta, imprecando in quella sua lingua cattiva, che fa paura solo a sentirla da lontano.

Ileana dice che non vuole più tornare dal Padrone, a costo di essere impiccata anche lei.

Ci ha raccontato tante cose, Ileana, questa notte.

La più bella riguarda il periodo in cui era piccola, in Russia.

La Russia è un posto lontano, dove i figli del vento sono quasi tutti come lei, bianchi e alti, e dove fa sempre freddo.

Della Russia Ileana si ricorda soprattutto una cosa: la chiamano neve e so che cade dal cielo anche qui, ovunque sia, qui, ma noi non l'abbiamo mai vista da vicino. Non l'abbiamo mai toccata.

Lei invece ci giocava, con la neve, in quel paese lontano, in mezzo a tutti quei suoi fratelli bianchi e alti.

Ha detto che se riesce a scappare, se riusciamo tutti a scappare, ci porta con lei in Russia, dove c'è la neve con cui si gioca. Ci porterà in Russia, ha detto, a costo di arrivarci tutti quanti correndo.


Non ci siamo andati in Russia.

Era quasi mattina quando gli Altri sono venuti a prenderci.

Hanno scassinato la serratura, o forse avevano una chiave.

Forse hanno ucciso il Padrone, ma temo che non lo saprò mai.

Non ci hanno portati via tutti, solo quelli che riuscivano a stare nel loro furgone, ma hanno promesso agli altri di tornare, hanno promesso che non li avrebbero lasciati morire.

Ileana e io stavamo vicini, sul furgone.

Lei mi ha chiesto dove ci stessero portando.

Dove andiamo, Angus?” Mi ha chiesto.

In una nuova prigione.”

Forse è in Russia. Forse c'è la neve.”

Forse.” Ho risposto.

Forse, ho detto a me stesso.


Non sono in Russia.

Non so dove sia Ileana, ma spero davvero che sia tornata al suo paese.

Dopo aver girovagato tanto, sempre rinchiusi in celle, ma trattati bene, questa volta, ci hanno separati e io sono stato portato in una prigione diversa.

Non so nemmeno se lo sia, una prigione, a dire la verità.

Non ci sono sbarre, qui, ma una grande distesa verde che sembra essere stata creata per me.

Liolà, una giovinetta che vive con me, mi ha detto che si chiama erba e che possiamo farci tutto quello che ci pare.

Liolà non è una figlia del vento, e se le racconto quello che ho visto non ci crede, ma ha tutta la simpatia dei ragazzini che ancora devono crescere.

Ci sono anche degli Altri con noi.

Parlano una lingua simile a quella del Padrone, ma i suoi suoni sono molto più dolci.

Mi chiamano sempre e vorrebbero accarezzarmi come fanno con Liolà, ma non glielo permetto.

Non per ora.

Non sono abituato a dire per sempre: nella vecchia prigione non c'era il tempo per farlo.

Ma la cosa più bella, qui, è lo spazio.

Tanto spazio tutto per me, dove posso correre senza inseguire una lepre di stracci, dove nessuno mi urla addosso né mi frusta, dove corro solo per il piacere di farlo.


Perché è questo, Ileana, amica mia, ciò per cui noi siamo nati.

Leggeri e scattanti, creati per correre in libertà e donare amore a chi per primo lo dona a noi.

Gli Altri usano chiamarmi levriero.

Per quanto mi riguarda, sarò sempre e solo un figlio del vento.



   
 
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