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Autore: Lui_LucyHP    27/06/2013    2 recensioni
Da qualche anno è nata la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ma non tutti i Fondatori sono contenti degli studenti che vi sono ammessi. Salazar Serpeverde, contrario alla presenza di Sanguesporco e Mezzosangue, pensa a come poter liberare la scuola da loro anche dopo la sua morte.
Dal testo:
«Vieni, mia cara» sibilò e dall'oscurità che lo circondava, un enorme serpente verde scuro cominciò a strisciare verso di lui. «Tu sarai la creatura che libererà la scuola dalla feccia che gli altri Fondatori hanno accolto; obbedirai a me e a tutta la mia discendenza».
[Seconda classificata al contest 'Rowling, mi chiedevo solamente...' di Moonspell, giudicato da Rosedust]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Salazar Serpeverde, Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Nickname Forum: Lui_LucyHP
Nickname Efp: Lui_LucyHP
Titolo della storia: Un rubinetto che non lava le mani
Domanda scelta: Domanda C – Nascita della Camera dei Segreti
Rating: Verde
Introduzione: Da qualche anno è nata la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ma non tutti i Fondatori sono contenti degli studenti che vi sono ammessi. Salazar Serpeverde, contrario alla presenza di Sanguesporco e Mezzosangue, pensa a come poter liberare la scuola da loro anche dopo la sua morte.
Dal testo:
«Vieni, mia cara» sibilò e dall'oscurità che lo circondava, un enorme serpente verde scuro cominciò a strisciare verso di lui. «Tu sarai la creatura che libererà la scuola dalla feccia che gli altri Fondatori hanno accolto; obbedirai a me e a tutta la mia discendenza».
NdA: Ho scelto proprio la Camera dei Segreti perché alla domanda riguardante la sua creazione stavo già lavorando per una mia Long futura. Ho cercato di evitare di scrivere cose che potevano riferirsi troppo alla Long, anche per rendere la storia il più comprensibile possibile. I due figli di Salazar Serpeverde che compaiono nella storia sono inventati da me.

 

 

***

 

Il calice colpì il muro di pietra e cadde sul pavimento, spandendo il suo contenuto tutto attorno. Salazar Serpeverde, in piedi poco lontano, si girò a guardare gli altri tre commensali, che erano ammutoliti.
«Non intendo assolutamente cedere, Godric. Non questa volta» sibilò guardando l'unico altro uomo seduto al tavolo. «Ho tollerato fin troppo la presenza di quegli... studenti in questa scuola; insegnare loro di persona è troppo!»
«Oh, siate ragionevole, Salazar» disse Grifondoro, cercando di mantenere un tono cordiale. «Questi discorsi non hanno alcun senso!»
«Ho detto no, Godric! Possano tutti i serpenti rivoltarmisi contro se insegnerò la nostra Arte anche ad uno solo di quelli». 
Aveva sopportato fin troppo quella situazione. Quando era stata fondata la scuola, alcuni anni addietro, avevano discusso mesi a riguardo, ma non era riuscito a convincere gli altri tre. Per quel che lo riguardava, Mezzosangue e Sanguesporco meritavano solo l'estinzione.
«Suvvia, Salazar» intervenne Tosca Tassorosso, con la consueta aria gentile, nonostante la malattia che da qualche mese l'aveva colpita. «Dovremmo pensare a quando non ci saremo più, proprio come quando abbiamo affrontato la questione della scelta della Casa».
«No!» esclamò, sbattendo un pugno sul muro.
Non era la prima volta che affrontavano discorsi simili, ma questa volta non avrebbe ceduto. Aveva lasciato correre sulla presenza di Sanguesporco e Mezzosangue al castello, dato che lui non ci avrebbe mai avuto a che fare, ma ora chiedevano davvero troppo. Decidere di insegnare a tutti gli studenti, non solo a quelli della propria Casa, avrebbe significato avere a che fare con loro.
Io, pensò, Salazar Serpeverde, dovrei insegnare a dei... Babbani?
Decisamente si aspettavano troppo da lui.
«Potete scordarvelo, tutti e tre! Se non avete intenzione di cambiare idea, andatevene e fondate un'altra scuola».
«Salazar, non fate così» disse Grifondoro alzandosi a sua volta. Nonostante il tono calmo, il suo viso mostrava una certa aggressività.
«È inutile, non insistete! E già che ci siamo, tenete vostro figlio lontano dalla mia!»
Lasciò la sala sbattendo la porta e cominciò a vagare per i corridoi che lui stesso aveva costruito. Sembrava un'idea perfetta, inizialmente: un posto in cui riunire tutti i giovani e promettenti Maghi a cui insegnare tutto quello che era necessario sulla Magia. Fin da subito, però, avevano cominciato a discordare. Tosca voleva che tutti avessero la possibilità di imparare, anche ragazzi magici nati dai Babbani e gli altri due non avevano avuto nulla in contrario; le sue proteste non avevano trovato sostegno da nessuno. Godric aveva proibito l'insegnamento della Magia Nera che poteva solo essere nominata nelle spiegazioni nelle lezioni di Difesa; anche qui le sue proteste erano rimaste inascoltate. Senza quasi accorgersene, si trovò a vagare per il primo piano, con le parole di Tosca che gli risuonavano ancora in testa.
Dovremmo pensare a quando non ci saremo più, come quando abbiamo affrontato la questione della scelta della Casa.
Erano passati ormai alcuni anni, da quando avevano creato la scuola e tutti e quattro avevano raggiunto ormai un'età più che venerabile; non sarebbero stati a quel mondo ancora per molto. Era per questo che poco tempo prima avevano pensato al Cappello Parlante: lui avrebbe continuato a dividere gli studenti nelle giuste case negli anni a venire, quando i Fondatori non sarebbero più stati in vita.
Devo fare anche io qualcosa, pensò. Qualcosa che liberi questa scuola da tutte le persone che non sono degne di frequentarla; qualcosa che vada oltre la mia presenza qui.
Avrebbe potuto coinvolgere gli amati serpenti, i suoi più fidati animali, che gli obbedivano sempre. Il Basilisco era la scelta migliore: il Re dei serpenti al servizio del Signore dei serpenti. Occhi micidiali che uccidevano in un attimo e, se anche qualcuno fosse riuscito a scampare al suo sguardo, il potente veleno di cui era dotato non avrebbe lasciato alcuna possibilità di sopravvivenza.
Avrebbe dovuto costruire una nuova stanza, di cui solo lui e i suoi discendenti sarebbero stati a conoscenza, in cui nascondere il serpente. Si fermò davanti ad una porta sbarrata al primo piano, in cui stavano ancora lavorando. L'aumento del numero di studenti negli ultimi due anni li aveva costretti ad ingrandire il castello, aggiungendo stanze e dormitori.
La porta davanti a lui era un nuovo bagno femminile su cui stava lavorando da solo poiché gli altri Fondatori erano stati impegnati con le due Torri di Corvonero e Grifondoro. Era il luogo adatto per quello che aveva in mente: le tubature andavano in tutto il Castello e il Basilisco sarebbe potuto arrivare ovunque. Entrò nella stanza ancora vuota e cominciò a lavorare.

 

Guardò soddisfatto l'enorme Camera che aveva creato centinaia e centinaia di metri sotto terra; non avrebbe potuto fare lavoro migliore. Tutto in quella stanza urlava Serpeverde: dai serpenti di pietra avvinghiati a formare alte colonne, all'enorme statua di pietra che lo raffigurava. Era il luogo adatto alla sua nuova amica.
«Vieni, mia cara» sibilò e dall'oscurità che lo circondava, un enorme serpente verde scuro cominciò a strisciare verso di lui. «Tu sarai la creatura che libererà la scuola dalla feccia che gli altri Fondatori hanno accolto; obbedirai a me e a tutta la mia discendenza».
Accarezzò appena le squame del serpente, prima di farlo entrare nell'apertura della bocca della statua. Non poteva lasciarlo libero di uccidere fino a quando lui fosse stato a scuola; avrebbero subito pensato tutti, non a torto, a lui.
Ma non avrebbe dovuto aspettare molto, poiché avrebbe lasciato la scuola di lì a poco. L'anno scolastico stava per cominciare e Godric, senza consultarlo, era andato avanti con la sua idea di non dividere più gli studenti per Case in ogni momento. Gli studenti avrebbero mangiato tutti insieme nella Sala Grande, che fino all'anno prima veniva usata solamente per i banchetti ufficiali e avrebbero frequentato alcune lezioni assieme. Proprio come aveva temuto e sospettato Salazar, si sarebbe ritrovato a dover insegnare anche ai figli di Babbani e i Mezzosangue.
Uscì dalla Camera e fissò il muro che costituiva il suo ingresso. Con la bacchetta incise due serpenti, per sottolineare ancora una volta chi fosse il creatore di quel luogo e incastonò nelle orbite degli occhi due smeraldi che gli erano stati regalati dai Folletti.
Scegliere il Serpentese come lingua per la parola d'ordine era d'obbligo: anche se qualcuno al di fuori dei Serpeverde avesse scoperto la Camera e il luogo in cui si trovava, non sarebbe potuto entrarci. Parlare con i serpenti era cosa assai rara e, per quanto ne sapeva lui, solo lui e i suoi discendenti erano in grado di farlo.
Tornò nel bagno e sigillò il rubinetto che aveva usato per aprire il passaggio nelle tubature. Sarebbe stato inutile per lavarsi le mani, ma i suoi discendenti avrebbero saputo come usarlo per lavare ben altro.


«Vi avevo detto che non avevo intenzione di cedere!» tuonò Salazar e la sua voce rimbombò nel deserto della Sala Grande.
«Ormai è stato deciso così, fatevene una ragione» urlò in risposta Grifondoro.
I due stregoni si trovavano in piedi, uno di fronte all'altro, al centro della Sala Grande. Tosca e Priscilla, invece, se ne stavano in disparte e si guardavano preoccupate. Di tutte le discussioni che avevano avuto tra di loro, quella scoppiata poco prima tra Godric e Salazar era senza dubbio la più grave.
«Non avete avuto nemmeno la decenza di ascoltarmi!» urlò Salazar, avvicinandosi a grandi passi verso la porta. «Non ho intenzione di rimanere a guardare voi tre mandare in rovina tutti gli sforzi fatti in questi anni per costruire la scuola».
«E allora andatevene! Staremo meglio senza di voi e delle vostre insulse idee sulla purezza del sangue».
Salazar Serpeverde uscì dalla Sala Grande e raggiunse un piccolo gruppo di persone che si trovava nel Salone d'Ingresso.
«Andate a prendere le nostre cose, ce ne andremo il prima possibile» disse, riportando il tono di voce ad un livello accettabile. Il gruppo obbedì e si diresse verso i Sotterranei come un'unica entità. Solamente una ragazza rimase immobile davanti allo Stregone, con aria di sfida.
«Domani comincia il mio sesto anno qui, padre. Non potete portarmi via!»
«Fino a quando non compirai diciassette anni, signorina, sarò io a decidere per te» sibilò Salazar, artigliando un braccio della ragazza. La trascinò nei Sotterranei senza tante cerimonie, mentre lei scalciava e urlava, chiedendo aiuto agli altri tre Fondatori.
In meno di un'ora il gruppo fu di nuovo davanti al Portone d'Ingresso dove due carrozze lo stavano aspettando per partire. Caricarono i bagagli velocemente e si divisero nei due mezzi che li avrebbero portati lontani da lì; la ragazza che prima aveva protestato fu spinta a forza da Salazar, che salì poi nell'altra carrozza.
«Vi pentirete amaramente, ve lo posso giurare!»
«Ne dubito» disse Godric Grifondoro. «Sarete voi a farlo e, che i Grifoni possano beccarmi in questo istante, prima della mia morte la vostra disfatta mi farà visita proprio qui, a Hogwarts».

 

Non hanno la minima idea di che cosa li aspetta, pensò Salazar, mentre le carrozze portavano la sua famiglia nella dimora nell'Est dell'Inghilterra. Guardò il figlio maggiore, seduto di fronte a lui, che ricambiò lo sguardo.
«Fra tre mesi ci sarà il matrimonio con Miss Black. Mi aspetto un Erede il prima possibile, Salazar; il motivo lo conosci».
Il ragazzo annuì, mentre un sorriso maligno si formava sul suo volto.
«Certo, padre, non preoccupatevi. Tra non più di dodici anni, Hogwarts passerà dei brutti momenti».
Salazar, il padre, annuì soddisfatto. Il suo primogenito non era sveglio né potente come lui, ma era sempre stato bravo ad eseguire gli ordini.
«Il mio corpo morirà, ma la mia Camera dei Segreti, assieme ai miei Eredi, porterà avanti il mio progetto» disse, guardando il paesaggio acquitrinoso che aveva cominciato a scorrere veloce fuori dalla carrozza.
Stavano tornando a casa.

   
 
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