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Autore: AlexisLestrange    28/06/2013    3 recensioni
Con un sbuffo infastidito, la ragazzina si scostò una ciocca dal volto, sporcandolo con le dita grassocce, piene di terra.
Era immersa fino alla cintola in una buca che aveva scavato lei stessa nel fango, e se ne stette là ferma per un attimo, tra il vento che soffiava sui vestiti bagnaticci e il sudore che le imperlava la fronte, appiccicandole i capelli scuri sulla pelle accaldata dalla fatica. Era la dura vita della cacciatrice.
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Supernatural - Season ½'
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Dean mosse appena le palpebre nel sonno, sentendo la luce dalla finestra picchiarvi
fastidiosamente. Contrasse appena la bocca in una smorfia, prima di decidersi ad
aprire gli occhi, strofinandoseli con le nocche nel tentativo di svegliarsi del tutto.
 
Il suo sguardo vagò un attimo per la stanza, abituandosi in fretta alla luce del giorno;
si soffermò appena sulla titanica figura di Sam, ancora mezzo addormentato su un
divanetto decisamente troppo piccolo, per poi raggiungere l’angolo dove stava il
piccolo letto ad una piazza di Kim.
 
Gli ci volle un instante per capire che c’era qualcosa che non andava, un altro paio di
secondi per osservare le lenzuola sfatte, per arrivare infine alla conclusione che il letto
era innegabilmente vuoto.
 
«Sam!» borbottò, la voce ancora rauca dal sonno. «Sammy!»
 
Il fratello grugnì qualcosa che assomigliava molto ad un “si dice Sam”; Dean afferrò
confusamente uno dei cuscini per lanciarglielo in piena faccia, il che servì
definitivamente a svegliare l’altro.
 
Sam si alzò, massaggiandosi appena le tempie; era ancora tutto vestito dalla sera
prima, quando si era addormentato sul divano nel vago tentativo di aspettare sveglio
il fratello.
 
«Buongiorno a te, Dean» mugugnò, contrariato, ma l’altro si era già avvicinato alla
branda di Kim, rivoltandone le coperte.
 
«La ragazzina!» esclamò. «È sparita!»
 
Sam si accigliò appena, avvicinandosi. «Come sarebbe a dire, sparita? Le sue cose
sono ancora qui».
 
«E allora dove accidenti è?» fece Dean, infilandosi frettolosamente una camicia a
quadri ed un paio di pantaloni.
 
Sam trattenne a fatica uno sbadiglio. «Non ci sono le stampelle, se ne sarà andata per
conto suo» disse, con una calma serafica che irritò appena il fratello.
 
«Meglio andare a controllare. Tanto tu sei già pronto, no?» Dean ghignò appena,
uscendo rapidamente dalla stanza, seguito a ruota da Sam.
 
«A proposito, grazie di non avermi svegliato ieri notte, quando sei tornato» borbottò
questo, mentre scendevano precipitosamente le scale.
 
«Nah, dormivi troppo bene» replicò quello, divertito. «E poi era tardi».
 
«A proposito, perché ci hai messo tanto? Era davvero un osso duro come diceva
Kim?». Svoltarono alla fine della scalinata, per raggiungere la hall del motel, e il
ghigno di Dean si fece più grande.
 
«Macchè, ci sono voluti dieci minuti. Ma le ragazze giù al bar, mh…»
 
Quella che si preparava come una succulenta cronaca, venne bruscamente interrotta
da una voce che li chiama allegramente.
 
«Dean! Sam! Sono qui!»
 
Si voltarono contemporaneamente. Era Kim, seduta comodamente in uno dei tavolini
del bar alle loro spalle, la gamba ingessata appoggiata su una seconda sedia, ed un
computer portatile aperto davanti agli occhi.
 
«Dove diavolo ti eri cacciata?» ringhiò Dean, avvicinandosi.
 
Kim spalancò gli occhi castani in un’espressione di ingenua sorpresa. «A fare
colazione. Non è questo che si fa la mattina? O voialtri cacciatori avete usi differenti?»
 
«Abbassa la voce!» bisbigliò frettolosamente Sam, vedendo la cameriera voltarsi nella
loro direzione; si sedette su una sedia libera accanto a lei, subito imitato da Dean.
«Kim, quello è il mio computer?»
 
Sul volto della ragazzina si aprì un gran sorriso. «Sì, l’ho preso in prestito per fare
delle ricerche. E indovinate un po’? Ho un lavoro per voi!»
 
«Un cosa?» fece Dean ad alta voce, ma s’interruppe quando vide la stessa cameriera
avvicinarglisi, con un sottile sopracciglio inarcato. Ricompose l’espressione in uno dei
suoi migliori sorrisi. «Un caffè, grazie».
 
«Due caffè» aggiunse subito Sam.
 
«Tre caffè» s’inserì precipitosamente Kim, e quando i due si voltarono a guardarla,
accigliati, scrollò le spalle. «Che c’è? Sono grande abbastanza».
 
«Dicevi?» fece Sam, non appena la cameriera si fu allontanata abbastanza.
 
«Ho un caso incredibile a soli quindici minuti da qui». Il sorriso di Kim prese una
strana piega, quasi maliziosa, mentre voltava lo schermo del portatile verso di loro.
«Tre boy-scout scomparsi durante una scampagnata, tre giorni fa. E ieri…» la sua
voce si abbassò fino a diventare un sussurro eccitato «ne hanno ritrovato dei pezzi nel
bosco».
 
Dean fece una smorfia disgustata. I loro caffè erano appena arrivati, e mentre la
cameriera li distribuiva, Kim abbassò lo schermo del portatile fino a spegnerlo, un
sorriso angelico sul volto, per poi iniziare a parlare di nuovo, non appena si fu
allontanata.
 
«Le autorità danno la colpa ad un orso» Kim alzò gli occhi al cielo, con aria vissuta.
«Ma naturalmente noi sappiamo cosa potrebbe essere stato. Possiamo cominciare a
lavorarci già da oggi».
 
«Sì, certo». Dean posò la tazzina sul tavolo, alzando le sopracciglia. «Kim, mi ricordi
il momento in cui ti ho detto che saresti venuta a caccia con noi?»
 
Per un attimo la ragazzina parve confusa. «Beh, mi pare ovvio. Io sono sola e ferita,
non avrete certo intenzione di abbandonarmi qui!»
 
«Beh, l’intenzione era quella» borbottò Dean a mezza bocca.
 
Gli occhi castani di Kim corsero in direzione di Sam, come alla ricerca di aiuto. «Ero
convinta che saremmo rimasti insieme, almeno fino a che non guarivo!»
 
«Kim, Dean e io abbiamo delle questioni da sbrigare» fece Sam, cercando di suonare
il più dispiaciuto possibile, nonostante la gola gli fosse diventata stranamente secca.
«Questioni di famiglia».
 
Kim spalancò gli occhi, stupita e confusa insieme. «Ma voi siete cacciatori! Salvate le
persone dai mostri! È questo che dovreste fare!»
 
Sam sospirò. «Lo so, però…»
 
«Non sono neanche in condizioni di cacciare, o me ne occuperei da sola!» sbottò Kim,
incrociando le braccia sul petto, il volto appena arrossato.
 
«Dubito che ne saresti in grado anche con due gambe sane» sbuffò Dean, come
infastidito dall’intera discussione.
 
Negli occhi di Kim passò come una strana luce. «La gente sta morendo, Dean, puoi
anche risparmiarti il sarcasmo» commentò, con un’improvvisa ostilità nel tono.
 
Per un attimo cadde il silenzio. Alla fine, fu Sam a girarsi verso il fratello,
mormorando, a voce bassa: «Forse… forse dovremmo pensarci, sai».
 
Un’altra, gelida pausa.
 
«Solo per questa volta» replicò alla fine Dean, e sul volto di Kim si riaccese un sorriso
allegro.
 
«Benvenuto in società, compare».
   
 
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