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Autore: Pozzione Polisucco    28/06/2013    5 recensioni
Lei: Valerie, due occhi azzurri, azzurri come il cielo infinito in un pomeriggio d’estate, azzurri coma la meraviglia fatta carne, azzurri come il mare più puro, azzurri come il cristallo più lucido.
Lui: Metthew, due occhi verdi, profondi, sensuali, ammalianti, brillanti, luccicanti, seducenti.
Lei: Lingua tagliente, una dura, con problemi in famiglia.
Lui: Lingua tagliente, uno duro, si prende ciò che vuole.
Riuscirà ad avere anche lei?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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“Vale dai svegliati” mi incita ad alzarmi una voce da me molto, troppo familiare.
“Rompicoglioni se la svegli con amore, questa la non si alza.” Torn. Chi sennò?  “Ricorda è pur sempre Valerie”
“Lo so eccome MonoNeurone. E’ ora esci immediatamente dalla nostra camera” grida la mia gemella.
Sento il letto abbassarsi, sotto il suo peso, per poi sentire delle mani sui miei fianchi, dandosi da fare a farmi
“Val ti decidi ad alzarti o devo ricorrere ai modi bruschi?”
Borbotto qualcosa, che nemmeno io riesco a capire, e sposto la testa sotto il morbido cuscino in modo da non sentire i suoi prossimi ricatti per farmi alzare.
“Dai Val, sono partita due giorni prima, per farti compagnia nella nuova scuola” iniziando a saltare sul letto. “Non possiamo far tardi”
“Non puoi semplicemente dimenticarti per oggi che hai una sorella?” mormoro sotto il cuscino.
Sento una porta sbattere. “Muoviti Valerie. Lo sai, che la mamma se non siamo tutti non mi farebbe fare la colazione e senza colazione ho lo stomaco vuoto, è con lo stomaco vuoto non riuscire a far funzionare il cervello” rispose lui lanciando le mie coperte all’angolo della stanza.
Sento una mano sulla mia caviglia, con una mossa lo blocco lanciando il mio cuscino addosso a Torn, che cade all’indietro.
“Tu non hai un cervello” urlo ancora con la voce impastata dal sonno.
 Mia sorella scoppia a ridere, io mi siedo al centro del letto ancora assonnata, ma divertita. Lo vedo alzare lo sguardo, fissandomi truce, capisco che è meglio darmela a gambe prima che mi uccida.
“Ti voglio pronta tra dieci minuti, ho bisogno di nutrimento, io” dice fissandomi truce, per poi sparire dalla camera. Meglio fare quello che dice, non vorrei morire prima del previsto.
Mi alzo dal letto è mi avvicino all’armadio.
“Cos’è ora non si salutano più le sorelle?” borbotta mia sorella, che sbuca tra l’armadio è me, con le braccia incrociate e con un broncio sul viso. Le sorrido maliziosa, per poi saltar glia addosso.
“Mi sei mancata” dice mia sorella, mentre ci stritoliamo.
“Siamo state lontano 24 ore, Desiree” le rispondo sorridendo, tra i suoi capelli.
Lei sbuffa divertita per poi scogliere l’abbraccio e sedersi sul suo letto, con la testa bassa.
Mi avvicino a lei, mi siedo accanto. Che cavolo le prende?
“Non conosciamo nessuno Val” inizia dopo un momento di silenzio. “Dovremo riconiare tutto da capo, è poi siamo a Chelsea, città dell’eleganza è ..”
“Quella che deve preoccuparsi sono io” la interrompo sorridendo. “Sono io quella che nel suo vocabolario la parola eleganza non esiste, nel tuo si”
Desiree ride, per poi abbassare la testa. “Ma non è per quello. Noi siamo di Brighton, città di mare, abbiamo altri modi di vivere, qui dovremo ricominciare da capo, nuova città, nuova scuola” fa un sospiro, per poi alzare la testa fissandomi. “Nuovi amici”
“Ci sono io. Io sono tua sorella, sono tua amica. Puoi sempre contare su di me” le sorrido. Poi mi alzo di scatto. “Che cavolo, scusa eh, ma in tutta Chelsea non ci saranno persone semplici che della moda se ne frega?” facendo una smorfia.
Lei ride divertita. “Oh, tranquilla si è trasferita una fuori dalla moda proprio ieri” dice.
Io sbarro gli occhi, curiosa. “Chi?”
“Tu, idiota” dice per poi cadere sul letto e ridere. Ma guarda come un po’, idiota mi ha chiamata. Se ne pentirà amaramente.
“Non dovevi dirlo, bionda” dico scattando sul letto e iniziando a farsi il solletico. Ci dimeniamo sul letto, per un paio di minuti, fino a quando non sentiamo uno sbuffo moooolto rumoroso e annoiato.
“Ricordatemi il motivo per il quale sono qui a sopportavi da parecchi anni, vi prego” trillo nostro fratello.
“Perché mamma è papà quando hanno avuto il primo primogenito rimasero sconvolti e quindi per far si che in famiglia ci fosse qualcuno di più bello, è che sappia far funzionare il proprio cervello decisero di riprodursi un’altra volta, ma il bello è che invece di dar nascita a una sola meravigliosa creatura di nome Desiree, diedero una vita anche a una ragazza con una lingua tagliente di nome Valerie.” Dico tutto d’un fiato.
Mio fratello mi fissa divertito. “L’hanno fatto solo perché mi sentivo solo, ma ora che siete nate credo che sarei stato meglio solo si decisamente” dice divertito per poi girarsi per uscire dalla stanza.
Io è Desiree essendo gemelle, nemmeno ci guardammo, ma gli lanciammo un cuscino dietro la schiena, lui si gira fissandoci nel solito modo, e noi scoppiamo a ridere.
“Non dovevate” borbotta per poi saltare sul letto è iniziarci a fare il solletico.
Dopo un paio di minuti ci distendemmo sul letto tutti è tre, io alla destra, con la testa sul petto di Torn, è Desiree alla sinistra con la testa sulla sua spalla.
“Ragazze” ci richiamò. Noi alzammo la testa per osservalo negli occhi, lui ci sorrise. “Nuova scuola, quindi avreste dei nuovi spasimanti”
Io e mia sorella ci guardammo e sorridemmo, nostro fratello era geloso marcio, peggio di nostro padre.
“Quindi state attente, e se qualcuno ci prova, dovete dirmelo intese?” dice con una voce seria, mai sentita in diciassette anni.
“Ti sembro il tipo, che ha bisogno della guardia del corpo?” ribatto divertita.
Lui sorride. “Vale anche per te, ma soprattutto per Desiree, vero Desi?” rivolgendo lo sguardo a lei.
Lei annuisce divertita. Per poi insieme gli scocchiamo un bacio sulla guancia, per poi alzarci.
“Che sorelle dolci, tenere, belle e …”
“La parte del leccaculo, non ti si addice” sbotto divertito e finimmo a ridere di nuovo tutti e tre.
Torn si alza ancora ridendo, si avvicina alla porta e torna fissarmi per poi puntarmi un dito contro.
“Sto morendo di fame, ho bisogno di zuccheri” dice per poi uscire dalla camera insieme a Desiree.
Decisi di mettermi una dei jeans una canottiera verde con un cardigan, e con le mie amate Converse, di cui non me ne sarei mai separata. Poi andai in bagno. Mi pettinai lasciando i miei capelli biondi lunghi sciolti. Mi truccai leggermente e misi lo zaino sulle spalle e scesi giù.
“Sei troppo lenta sorellina” sbuca mio fratello dalla cucina, già vestito e profumato. E io continuo ancora a chiedermi come faccia. Io ci metto venti minuti solo per scegliere cosa indossare.
“Evito di risponderti” rispondo.
“Amore, buongiorno. Non dai un abbraccio alla tua cara madre?” dice una voce che io adoro.
Mi giro verso di lei, e gli salto addosso, facendola barcollare.
“Val, stai crescendo è io sto invecchiando” borbotta lei divertita.
Sciolgo l’abbraccio e gli poso dei baci sulla guancia, facendola sorridere.
“Ruffiana” ribatte lei.
“Anche” ribatto io sorridendo.
Mi diressi in cucina e notai Desiree a fare colazione con la testa china. E’ preoccupata, lo capisco da ogni suo movimento è dal suo sguardo, e poi è mia sorella, riesco a capire quello che sente.
“Dai cazzo, ragazze vi muovete” sbotta Torn, appoggiato allo stirpe della porta della cucina.
Decido di non fare colazione, Desiree poggia la tazza del lavabo mette lo zaino in spalla.
“Buona giornata ragazzi” ci raccomanda nostra madre, quando abbiamo già chiuso la porta alle nostre spalle.
“Pronto per il tuo primo giorno, fratellone?” chiedo, mentre ci incamminiamo verso la metropolitana.
“Oh, sorellina, darò un po’ di animo a quella scuola” si vantò lui sorridendomi.
“Se. Non pensare di farti espellere, papà ti ammazzerebbe è lo sia” lo avverto.
“Tranquilla, cercherò di non far svenire ogni ragazza, che mi passa accanto” continuò a vantarsi. “Eh voi.” ci manda uno sguardo serio. Che noto solo io, visto che Desiree e nei suoi più strani pensieri.  “Tenete a mente, quello che vi ho detto prima”
Si. Mio fratello è un tipo abbastanza geloso.
“Ok fratellone, abbiamo afferrato il concetto” dico sorridendogli.
“Bene. Tutte le carrozze sono piene, entro in quella dietro” dice indicandoci la carrozza. “Voi prendete quella” dice indicando la nostra. “Appena arriviamo, aspettami entriamo insieme”
Annuisco. Io e mia sorella entriamo in treno e rimaniamo in piedi, essendo tutti i posti a sedere pieni, menomale siamo piccole e siamo riuscite a entrare.
Desiree continua a non aprire bocca per tutto il viaggio, fino a quando non perdo la pazienza.
“Smettila” sbotto irritata, alzando la voce, facendo girare mezza carrozza.
Lei alza lo guardo su di me. “Di fare cosa?”
“Cosa? Smettila di chiuderti nel tuo mondo, questo è anche il mio primo giorno, sono anch’io preoccupata, anche Torn è preoccupato, non sei l’unica” sbotto, abbassando di poco la voce.
Lei sbuffa alzando le braccia per poi farle ricadere sui fianchi. “Io non sono voi” sbotta irritata.
“Sei nostra sorella” sospiro. “Sei la mia gemella, non mi piace vederti così” lei abbassò la testa. “Non sei sola, ci sono io, c’è Torn, è poi cavolo non è possibile che non faremo amicizie. Ci sarà qualcuno pazzo quanto noi” dissi sorridendogli.
“Sei tu quella che fa amicizia nell’arco di due secondi, io non sono come te” dice lei.
“Ognuno ha i suoi tempi per fare le giuste amicizie” dico.
Lei non fiatò, e nemmeno io. Mi guardai intorno vidi tutti i ragazzi e le ragazze che ridevano e scherzavano, guardando quella scena mi venne nostalgia di Brighton. I ricordi di quando io, Desiree e Coco prendevamo  il treno per raggiungere la scuola.


                                                                                                          ****


Arrivata a destinazione, uscimmo dalla stazione è mi avviai a scuola. Non sapevamo minimamente dove andare, quindi aspettammo Torn, che non arrivò poco dopo.
Dopo un quarto d’ora, arrivai. Già sapevo che il primo giorno di scuola sarebbe stato complicato, tra aule da ricordare e segreteria da trovare. Speriamo bene. Mi venne ansia, appena misi piede del cortile di Beverly Hills School, non l’avevo mai vista, si foto su internet, ma dal vivo è tutta un'altra cosa. C’ incamminammo verso l’entrata è in tanto mi guardavo in torno. Come nella maggior parte delle scuole superiori, ci sono gruppi di ragazzi radunati fuori. Sono divisi in cricche: gli atleti e le cheerleader da una parte, i ragazzi che suonano nella fanfara scolastica dall’altra, poi ci sono i secchioni – occhiali, libri e BlackBerry -, e infine i fattoni, che se ne stanno nel loro mondo, ignorando tutti gli altri. Torn rimase a guardare gli atleti, capì subito che aveva intenzione di iscriversi nella squadra. Desiree si guardava intorno con occhi sbarrai dalla bellezza di quella scuola, io notai una ragazza che scattava fotografie, spostandosi con disinvoltura tra un gruppo e l’altro. Capelli neri lisci lunghi fin sotto le spalle, con la carnagione olivastra, gli zigomi alti e occhi marroni, alta più o meno un metro e sessanta. Sembra che tutti la conoscano. Tutti la salutano e si lasciano fotografare. Ci vede. Sorride e saluta con la mano. Anche Desiree la nota è si gira per controllare se c’è qualcuno dietro di noi. Ci sono due ragazza in divisa, ovviamente sono cheerleader, che chiacchierano tra loro e nessun altro. Mi giro di nuovo e la vedo camminare verso di noi sorridendo. Mentre si avvicina, la ragazza solleva la macchina fotografica e inizia a scattare. Pensavo che le stesse facendo a noi, solo quando sento una voce.
“Verity smettila”
Lei abbassa la macchina fotografica e sorride. “Dai Oliver, non essere timido”
“Non sono timido, sto solo cercando di proteggere l’obbiettivo. Di mattina, e poi essendo anche il primo giorno di scuola, con la faccia che mi ritrovo potrebbe rompersi” scherzò lui.
Mi girai curiosa. Biondo, carnagione chiara, gli zigomi alti e occhi azzurri.
La ragazza, Verity, ride. “Be’, con un’espressione così minacciosa può anche darsi. Prova a sorridere”
Il ragazzo sbuffa “Sei una palla al piede, Ver” borbotta, per poi accennare un sorriso.
“Quello non è un vero sorriso Oliva. Quando si sorride si vedono i denti” scherza lei.
“Ripeti quello che hai detto nanetta” la rimbecca lui, divertito. Lei si irrigidisce, e posa la macchina fotografica nello zaino.
“Non sono io quella bassa, sei tu che sei troppo alto” gli risponde, facendo ridere me e mia sorella, è far spuntare un sorriso sul viso di mio fratello.
Forte la ragazza. Puntano gli occhi su di noi, è sorridono.
“Oh scusate, non volevamo intromettervi” si scusa mia sorella. Che figura.
“Voi dovreste essere quelli nuovi” dice lei, fissandoci sorridendo. “Tutti ne parlano, tutti curiosi di chi siano” poi rivolge lo sguardo al ragazzo. “Ti rendi conti, Olly? Siamo i primi a conoscerli, alla faccia di tutta la scuola” iniziando a saltellare felice.
Sbarro gli occhi, divertita, il ragazzo ci guarda, e sorride poi tende la mano a Torn..
“Voi dovreste essere i fratelli Miller, vero?” mi chiede, porgendogi la mano.
Ma che cazz …
“Si, e tu coma fai a saperlo?” chiede mio fratello.
“Sono Oliver Gray. Mia zia è la vostra agente immobiliare, e ieri a cena ha detto che probabilmente oggi saresti venuta a scuola.”
“Come hai fatto a capire che eravamo noi?” chiede ancora ‘l’intelligente di famiglia’
E’ scemo o cosa? Un figo come lui, conoscerà almeno tutta Chelsea, e voi sei nuova. Certe volte mi chiedo se è davvero tuo fratello. Mi fa proprio pena.
Entri in scena, sempre nel momento sbagliato, un paiolo di affaracci tuoi, mai eh?
Giammai. Sono la tua conoscenza, dovrai sopportarmi cara. Facci l’abitudine.
“Facce mai vista in tutta la scuola” sorridendo “E’ poi, due gemelle qui non si sono mai viste” aggiunge fissando me e mia sorella.
Rido.
Cosa ridi? Oh, santo protettore aiutami tu, questa ride e a appena fatto una figura delle sue.
Precisiamo, la figura del coglione la fatta mio fratello!
Ti ricordo appunto che è tuo fratello, se lo riterranno stupido, di conseguenza anche te e Desiree verrete ritenute tali. Che sia chiaro, non ho niente da ridere, tranne solo per quella povera di vostra sorella.
Taci che è meglio.
“Hai ragione. Abbiamo conosciuto tua zia. E’ simpatica” continua Torn.
Desiree sbuffa. “Voi. Io no”  facendo una smorfia.
“Noi si, non iniziare a fare la Rompicoglioni” sbotta mio fratello divertito.
“Non ti rispondo nemmeno MonoNeurone” ribatte lei facendogli la linguaccia.
“Comunque io sono Torn Miller” si presentò, porgendogli la mano.
Oliver svolge lo sguardo su mia sorella lei sorride imbarazzata. Ahhhhhhhh qui qualcuno è cotto a puntino.
“Oliver” ripete lui, porgendogli la mano.
“Desiree” si presenta.
Sono ancora presa a guardare mia sorella che lo fissa che non sento ciò che mi dice. Mi arriva una gomitata su un fianco, è torno alla realtà.
“Hai intenzione di stringermi la mano o no?” Oliver ha ancora la mano tesa verso di me
Io sorridi e gliela stringo. “Valerie”
“Ehi, ci sono anch’io” sbottò la ragazza accanto a noi. Oliver ride.
“Scusate, lei e Verity, una rompipalle di prima categoria”
Lei sbarra gli occhi, e gli tira un destro sulla spalla.
“Stronzo” per poi rivolgere lo sguardo su di me. “Piacere Verity Moore. Benvenuta a Chelsea. Dai vieni, ti facciamo vedere la scuola”
“Tranquilla eh, di Rompipalle c’è anche mia sorella Val, vero?” dice Torn, rivolgendomi uno sguardo malizioso.
“Taci MonoNeurone” ribatto facendo ridere i presenti.
Mentre parlavamo, i due ci condussero nel salone d’entrata in quell’imponente edificio. Un enorme scalone che si fletteva verso i due lati del piano superiore occupava lo spazio in fondo alla sala. Nel centro sul pavimento era esposta, una scritta blu con i contorni arancioni in caratteri grandi, BEVERLY HILL SCHOOL, mentre ai due lati dell’entrata c’erano due larghi corridoi con entrambi delle file di armadietti di metallo gialli e grigi. Rimasi li ferma, ha fissare la scritta. Poi mi sentii strattonare per un braccio da Verity.
Mi pilotò verso lo scalone e salimmo al piano superiore.
“Dovete andare dal preside, vero?” chiede Oliver. Annuisco.
In fondo alle scale, voltammo a sinistra e verso la metà del corridoio ci fermammo davanti una porta recante il nome  “PRESIDENZA.”
“Ecco, è qui.” Verity si girò verso noi, sorridendo.
“Vi ringrazio tanto, ragazzi, per l’aiuto che ci avete dato.”
Tuo fratello ringrazia? Oh, my good. La fine del mondo è vicina
“E’ stato un piacere conoscervi” disse Verity sorridendo a Torn. “Ci vediamo in giro. Ciao”
“Ciao ragazze” ci saluta Oliver. 
                                                                 

                                                                                               ****

 
Il preside si chiama Davis. E’ grasso e quasi calvo, gli rimangono soltanto un po’ di capelli sulla nuca e sui lati. Gli pende la pancia dalla cintura. Ha gli occhi grandi e lucenti, mi sorride da dietro la scrivania, e sembra che il sorriso inghiottisca gli occhi.
“Quindi tu sei lo studente dell’ultimo anno” dice indicando Torn. “E’ voi siete le gemelle del quarto anno?” mi chiede.
Annuiamo.
“Questo spiega l’abbronzatura. Come mai in Chelsea?”
“Mio padre ha avuto il trasferimento, per il lavoro” rispondo
Davis annuisce. “E cosa fa vostro padre?”
“E’ un avvocato.”
Il preside annuisce e socchiude gli occhi. “Hai un fisico da giocatore di Basket, vuoi i moduli?” chiede a Torn. Lui sorride è annuisce. Il preside gli porge i moduli, e lui inizia a compilarli.
“Voi avete un fisico da cheerleader. Avete intenzione di entrare in squadra?”
“Oh, no grazie. Non mi vedo in una squadra da cheerleader”
Sei una bugiarda.
Fatti gli affari tuoi, coscienza.
“Lei, invece?” chiede a mia sorella. Lei abbassa lo sguardo e scuote al testa.
Non farebbe mai la cheerleader, è timida, troppo. E’ poi quei vestiti striminziti, dove di vede ogni ben di dio, non fanno proprio a caso suo. Nella vecchia scuola, io ero capo cheerleader, ma quest’anno voglio dedicarmi allo studio, voglio passare con buoni voti, almeno avrò un’iscrizione all’università buona tra due anni.
“Ok. Se cambiasse idea, tornate a trovarmi” prende due fogli da una cassettiera accanto alla scrivania e c’è li porge.
Il primo è il mio orario, con qualche casella libera. Il secondo è un elenco delle materie facoltative disponibili. Scelgo i corsi che voglio frequentare, teatro e fotografia, compilo l’orario e riconsegno il tutto. Davis ci fa un discorsetto di orientamento. Sembra che vada avanti per ore, spiegando ogni minimi dettagli ogni pagina di manuale dello studente. Poi, sento suonare una campanella, poi un’altra.
“Ti rimane ancora metà della seconda ora, lei signor Miller, ha l’ora di Filosofia con il professor Anderson” poi volge lo sguardo su noi. “Voi avete ancora tempo per l’ora di Matematica con la professoressa Evans.”
“Fantastico” borbotta mia sorella.
Lei è la matematica non vanno d’accordo. Per nulla.
Quando Davis riesce finalmente a liberarsi della sedia, usciamo dal suo ufficio e percorriamo insieme il corridoio. Salutiamo Torn, che trova subito la classe, dandoci appuntamento fuori dalla mensa. Nell’aria c’è odore di vernice fresca e di detergenti. Passiamo accanto a varie aule comincio a contarle. In tutto l’edificio ce ne saranno una quindicina.
“Eccoci” dice il preside. “Siamo felice di avervi con noi, Miller. Sono contento di potervi dare il benvenuto”
“Grazie” replichiamo noi, stringendogli la mano.
Davis apre la mano e infila la testa nell’aula. Solo ora mi rendo conto di essere un po’ nervosa e di provare un vago senso di vertigine. Mi tremano le mani e ho le farfalle nello stomaco.
Mica ti sei innamorata nel vecchio preside Simpson, vero?
Simpson? Ma che ti fumi, coscienza?
Nulla, cara. E che assomiglia molto a Homer Simpson, grasso, capelli ne avrà almeno due o tre. Sembra la sua fotocopia.
Faccio un respiro profondo e cerco di scacciare quel nervoso.
“Professoressa Evans, perdoni l’interruzione. Sono arrivate due nuove studentesse”
“Oh, fantastico! Le faccia entrare” risponde lei entusiasta, con una voce acuta.
Il preside tiene la porta aperta e noi entriamo. L’aula è un quadrato perfetto. I banchi sono grandi più o meno come i tavoli da cucina. Tutti gli occhi erano puntati su di noi. Che c’è non hanno mai visto due gemelle?  Guardo i miei nuovi compagni, prima di rivolgermi alla professoressa Evans. E’ una signora sui quaranta, porta una maglia blu e un paio di occhiali di plastica neri, appesi a una catena attorno al collo. Hai capelli certi ricci, tendenti al nero. Ci fa un sorriso. Io ho le mani sudate e mi sento avvampare il viso. Desiree alza lo sguardo è notando tutti gli occhi puntati su di noi, arrossisce e inizia a guardarsi intorno. Io le do una piccola gomitata, e le sorrido, per tranquillizzarla.
“Bene, io vado. Buona lezione Professoressa Evans, arrivederci Signorine Miller”
Sorridiamo, e Davis chiude la porta.
“Come vi chiamiate?” domanda la professoressa.
Sono talmente agitata che quasi stavo per sbagliare il mio nome. Faccio un respiro profondo e dico: “Io sono Valerie, lei è Desiree”
“Fantastico! E di dove siete?”
“Brighton”
“Ragazzi, diamogli un caloroso benvenuto”
Tutti battono le mani, la professoressa Evans ci fa cenno di sederci in un posto libero, al centro della stanza. Vedo Desiree fare uno sospiro anche lei è sollevata, poi la professoressa non fa altre domande.
“Siete proprio uguali” continua la professoressa.
Noi ci giriamo e le sorridiamo. “A quanto pare” rispondo, facendo circolare una risata in classe.
“Non avete niente che vi distingue” continua lei fissandoci attentamente.
“Oh, tranquilla professoressa, comincerà a distinguerci nell’arco di trenta minuti” gli rispondo facendo circolare altri risa in classe.
Lei sorride. “Ho capito sai, tu sei quella che risponde senza nessun problema”
“Sagace” ribatto io facendo una smorfia.
“Ti tengo d’occhio Desiree”
Dopo questa credo che non terrà d’occhio nessuno.
Sento mia sorella che è già andata a sedersi ridere, io la guardo poi svolgo lo sguardo alla prof.
“Inizi prima a capire chi sono delle due, poi vediamo” ribatto io sorridendogli.
Lei sorride e mi rivolge un occhiolino, poi  si volta per ritornare alla cattedra e io comincio a camminare lungo il corridoio, e noto Verity e Oliver. Mi sorridono e io ricambio.
Mentre passo accanto al loro banco, una ragazza allunga un piede e mi fa sgambetto. Perdo l’equilibrio ma riesco a non cadere. Le risatine fanno il giro dell’aula.
La prof si volta di scatto. “Che cos’è successo?”
Non rispondo e lancio un’occhiata torva alla bionda. In ogni scuola c’è la così detta stronza, o come lo si vuole chiamare, ma non mi era mai capitato che si materializzasse così presto. Ha i capelli biondi, legati in una coda, pieni di l’acca fissati con cura in modo che vadano in una direzione. Ci guardiamo fisso negli occhi, e  nell’aula si diffonde un mormorio beffardo.
Cara, io sono Valerie, nessuno può mettermi i piedi in testa.
Stracciala sorellaaaa.
Svolto lo sguardo, e noto Verity e Oliver, che mi regalano un sorriso. Guardo il mio posto, tre file più in là, notando che Desiree mi guardo con occhi di supplica, come per dirmi di non fare cazzate , poi mi volto di nuovo a guardare la bionda che se la ride.
“Che cosa ti ridi?”
La bionda distoglie gli occhi e si guarda intorno. Si riassetta sulla sedia e mi fissa di nuovo. “Che c’è? Dici a me?” mi chiese a sua volta.
“Mi hai fatto lo sgambetto mentre passavo. E mi guardi con aria da superiore. Ho pensato che forse vuoi qualcosa da me”
“Che cosa succede?” chiede la professoressa Evans alle mie spalle.
Mi volto verso di lei. “Niente, ci sono persone che hanno ancora la mentalità infantile”, rispondo, poi torno a guardare la bionda. Sento delle risatine, e capisco che sono Verity e Oliver. Lei stringe le mani a pugno, ma rimane in silenzio. Continuiamo a fissarci a vicenda, finché non sospira e distoglie lo sguardo.
“Come pensavo. Chi tace acconsente” commento, guardandola dall’alto in basso. Riprendendo a camminare.
Gli altri ragazzi non sanno come reagire e quasi tutti mi stanno ancora fissando divertiti. Mentre prendo posto accanto a mia sorella, mi arriva una sberla dietro la nuca.
“Ma che cazz…” massaggiandomi la nuca. “Che cavolo ti salta in mente Desiree?” le chiedo.
“Cosa salta in mente a me?” sbotta. “Cosa salta in mente a te forse, è il primo giorno non puoi fare già scenate di questo tipo”
“Scherzi? Quella mi ha fatto lo sgambetto, dovevo dirgli grazie?” gli chiedo ironica.
“Non dovevi fare niente. Ti mettevi a sedere è basta, come avrei fatto io” ribatte lei.
“Ma io non sono te. Tu fai finta di niente, io no” ribatto.
“Non sto dicendo che non hai fatto bene, ma almeno fuori dalla classe, da domani tutta la scuola saprà che una delle due ha risposto a tono a quella, che sicuramente sarà la diva” dice lei fissandomi.
Ha ragione dovevo starmene zitta. Annuisco e sposto lo sguardo sulla professoressa che è in piedi accanto alla cattedra, ancora turbata, ma poi lascia perdere e si mette a spiegare un nuovo argomento di matematica. Iniziammo a prendere gli appunti, poi ricordo che quegli argomento li avevo già fatti nella vecchia scuola l’anno prima e così  smetto di ascoltarla e guardo gli altri, tutti attenti a seguire la lezione, il mio sguardo cade sul ragazzo di prima, nel banco davanti al mio, che ha lo sguardo perso fuori dalla finestra, e tamburella la penna sul banco, provocando un rumore snervante.
“Signorino Parker, le chiedo di smettere, se non vuole già andare a parlare con il preside il primo giorno” la prof lo richiama, senza nemmeno girarsi a guardare.
“Addirittura. Per così poco?” chiede ironico, facendo sorridere me, e tutta la classe.
La prof si gira e le regala un’occhiata truce, dal suo viso scompare il suo sorriso, e posa la penna. La bionda è tre file più avanti; si gira una volta a guardare me e mia sorella, poi sussurra qualcosa nell’orecchio della sua compagna di banco. Lei si volta. Sembra in gamba, ma il fatto che fosse sua amica e che gli sia seduta accanto mi lascia qualche dubbio.
“Sei una tipa tosta, eh?” una voce, mi fa sobbalzare. Distolgo lo sguardo dalla bionda, e lo sposto sul ragazzo.
“Si, può darsi” gli rispondo. Lui sorride e mi porge la mano.
“Piacere Max” mi sorride, e stringe la mia. “Tu devi essere Desiree” dice convinto.
Mia sorella continua a prendere gli appunti e sorride. “Errato, io sono Desiree” si presenta lei.
Lui sbarra gli occhi, poi sorride. “Oh, quindi devi essere Valerie”
Annuisco e gli sorrido. “Esatto”
“Signorino Smith, per favore, faccia star attente le Signorine Miller, può provarci con loro anche all’intervallo” disse la prof, facendo ridere tutti.
Max s’irrigidisce, si sistema sulla sedia e torna a guardare fuori dalla finestra, io e mia sorella ci scambiamo un’ occhiata è sorridiamo.
Do un’occhiata all’orologio sulla parete e vedo che la lezione è quasi finita. Tre, due, uno.
Suona la campanella. In un attimo mi alzo e mi fiondo fuori dalla classe, sorpassando i miei compagni, cerco invano un posto libero dove aspettare Desiree in bella vista
“Ehi, Miller. Dove credi di andare?” una mano mi ferma per il polso.
Mi giro. La bionda mi fissa furiosa, e le sue ancelle altrettanto.
“Che vuoi, bionda?” chiedo, annoiata.
“Prima di tutto, che tu mi chieda scusa” chiede, facendomi un sorriso finto.
Scusa? Tu? Val, questa volta, stranamente, hai ragione tu.
Ma grazie, coscienza.
“E perché, dovrei?” chiedo strafottente.
“Per la figura che mi ha fatto fare prima davanti a tutta la classe” dice, incrociando le braccia sotto al seno.
“Senti, bionda. Quella che dovrebbe chiedere scusa sei tu. Io non ho fatto lo sgambetto a nessuno. Sono cose infantili, nemmeno mio cugino, di dieci anni, lo fa più” dico, annoiata dalla situazione.
“Senti, Miller non ti conviene fare la dura con me. Non ti conviene. Tu non sai chi sono io.”
Stavo per rispondere quando Verity si para davanti alla bionda. “Lasciala in pace, Ester” mi difese.
“E’ una cosa che non ti riguarda” replica lei.
“Vedi una persona nuova e subito il primo giorno, devi rompergli le ovaie.” disse Verity, facendo irrigidire Ester, mi lascia uno sguardo truce, rivolge un cenno alle sue ancelle, per poi andare via.
“Ignorala. Fa sempre così” mi dice Verity.
Parlammo del più e del meno, Verity era davvero una ragazza simpatica. A noi si aggiunse Oliver, che appena mi vide sorrise e corse verso di me.
“Sei una grande, batti il cinque sorella” alzò la mano, e feci come aveva detto sorridendo. “Nessuno aveva mai messo a tacere quella, ma tu si. E d’ora in poi, tu sei il mio mito ragazza.”
“Cos’è tutto questo entusiasmo? Cosa mi sono persa?” chiede mia sorella uscendo dalla classe.

                                                                     
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Tutta la giornata non ho più avuto incontri con Ester, io è mia sorella abbiamo solo due corsi insieme in tutta la giornata, Verity e Oliver anche. L’ultima campanella che suona la fine delle lezioni suona, e mi dirigo al cancello aspettando gli altri. Poco dopo noto una figura maschile che parla con un gruppo di atleti, Torn. Mi vede mi sorride e mi fa segno con la mano di aspettarlo. Due mani mi tappano gli occhi, ma non ci mento tanto a capire di chi fossero. Desiree.
“Chi sono?” mi chiede.
“Marilyn Monroe?” chiedo sorridendo.
Lei sbuffa è mi toglie le mani dagli occhi. “Indovini sempre” dice facendo una smorfia. Rido.
“Dove si è cacciato quel MonoNeurone?” chiede.
Gli indico con la mano dove si trova e lei la segue con lo sguardo. “Che cavolo sta facendo?”
“Credo che siano quelli della squadra di basket, ha detto di aspettarlo” la informo.
Dopo un po’ di minuti, Torn arriva e ci saluta. “Com’è andato il primo giorno?”
“A me bene” risponde Desiree, fissandomi. Torn se ne accorge e inizia a fissarmi anche lui.
“Che?” sbotto irritata. “Che cavolo volete?”
“Che hai combinato stavolta?” puntandomi un dito contro. “Ti conviene parlare ragazzina, non vorrai che papà venga a sapere che hai combinato qualcosa già il primo giorno”
Inclino la testa a destra e sorrido. “Tu non sai cosa ho fatto”
Lui mi fa volge uno sguardo malizioso. “Io no, ma Desiree si” per poi incamminarsi con lei verso la metropolitana. Che stronzi.
“Va bene, ti lo dico” urlo per poi correre accanto a loro.

Scendiamo dalla metropolita, e c’ incamminiamo verso casa. Arrivati, prendo le chiavi, ed entriamo. Sento dei rumori dalla cucina, Desiree è corsa in bagno, Torn è rimasto fuori in giardino al cellulare.Entro in cucina, e vedo mia madre che è in tenta a cucinare. Si accorge di me e mi sorride.
“Tesoro, com’è andata a scuola?” chiede.
“Bene” mento spudoratamente.
“Non attacca con me, Valery”
E’ l’unica insieme a tutta la famiglia, che riescono a capire la differenza tra me e mia sorella, non abbiamo mai capito come facciano ma riescono a distinguerci.
“Ho avuto una discussione con una compagna di classe” dico sedendomi a tavola.
Lei sbuffa e porta gli occhi in cielo. “Di già? Che ha combinato sta volta da farti arrabbiare”
“Mi ha fatto lo sgambetto, e io lo messa in ridicolo dicendo che era un gesto infantile” dico cercando di capire cosa pensa mia madre.
Lei sorride e alza le spalle. “Hai fatto bene”
“Cosa? Davvero?” chiedo sorpresa. Di solito era lì che iniziava a farmi discorsi sull’essere calmi in certe situazioni, di non rispondere e di non offendere.
Ride. “Si. Lei ha fatto un gesto infantile e tu glielo hai fatto capire lei si sentirà infantile ora, ma almeno sei stata l’unica a fargli capire quel gesto, non credo che i genitori gli abbiamo insegnato molto” dice mentre finisce di apparecchiare.
Desiree e Torn entrarono in cucina, seguiti da mio padre e si sedettero tutti a tavola. Desiree prese a parlare ininterrottamente con la mamma, Torn invece strafogava tutto quello che era presente sul tavolo. Io guardavo  sconsolata la carne al sangue sul mio piatto: “Detesto questa carne cruda!”
“Su, ti fa bene” mi fece Torn, mangiando voracemente. “Ti sviluppa i muscoli”
Io la misi da parte, e incominciai a mangiare la verdura. “E’ i tuoi dove sono?” dissi ironica.
Facendo scatenare risate da tutti i presenti. Mio fratello, intanto, riempito nuovamente il proprio piatto, riprese a mangiare.
“Beh, Torn, potresti passarmi un po’ di pomodori?” fece mia sorella.
“Certo. Vuoi anche un po’ di carne?”
“No” replicò. “Ho l’impressione che tu non abbia ancora finito di servirti”
“Sagace” ribatte lui, a bocca piena.
“Credi?” chiese ironica.
“Val, da quando sta tutti i santi giorni con te l’hai fatta diventare acuta come te” e poi: “Ma’ vorrei una patata ben conta se la trovi”
“Sono tutte mischiate, ero sicura fossero cotte, quando l’ho assaggiante. Ma sono mischiate .. ecco, questa però è abbastanza morbida.”
“Non stare sempre a scusarti ma’, la prossima volta cucina lui, vediamo cosa esce fuori” mi opposi irritata.
“Sta zitta, ragazza che odio la carne cruda” e poi: “Vuoi o no i muscoli come i miei?” alzando di poco la maglietta e mostrando il suo bicipite.
“Come vorrei che usassi il cervello, ti farebbe guarire dalla presunzione ..”
“Puah” m’interrupe lui sprezzante.
“ .. e non te ne staresti lì seduto a muggire come un vitello all’ingrasso” continuai.
Questa uscita sollecitò talmente mio padre, che esplose in una fragorosa risata. Mia madre accorse in apprensione, temendo addirittura soffocasse.
Finito di mangiare, lasciammo mamma è papà in cucina a chiacchierare, noi si sedemmo in soggiorno sul divano e accendemmo un film.
“Guardiamo un film?” chiede Desiree.
Io e Torn annuiamo.
“Decido io” esclama.
Mio fratello si batte una mano sulla fronte esasperato e io sbuffo, sappiamo già che film sceglierà: Titanic. E’ il suo preferito da l’era di dieci anni, eravamo a casa di Coco e nemmeno farlo a posta, giravamo canali ogni due secondi e alla fine lo trovò e ci obbligò a guardalo. Si è bello, piace anche me, ma una due tre volta, poi basta. Lei no, lo guardammo ogni giorno, la televisione era occupata solo da lei, poi con l’intelligenza di mio fratello gli insegnò a registrare il film. E’ da quel giorno, niente più partire, niente più programmi televisivi, era la sua televisione e guai a chi la toccava.
“Che c’è? E’ bellissimo!” esclama.
Il film inizia mia sorella inizia a piangere. Dopo due ore di film, eccolo che finisce.
Desiree spegne la Tv e fissa Torn che è mezzo addormentato.
“Adesso dimmi cosa hai provato guardando il film”
“Di nuovo” la corresse lui.
“Chi se ne frega. Dai cosa hai provato?”
“Niente” fece lui, soppesando la risposta come sempre.
“Te lo dico io!” dichiarò Desiree. “I casi sono due: o sei stupido o sei addormentato. Possibile tu non abbia provato nulla, guardando di nuovo il film? Ma a che cosa stavi pensando?”
Torn rise, rifletté un attimo, poi rise di nuovo:
“Pensavo a quanto e facile quella ragazza dai capelli carota, gliel’ha data tranquillamente lo conosceva a massimo da due o tre giorni”
Desiree gli diede un colpetto sulla spalle dicendo: “Non è quello che volete voi uomini?” disse facendo le virgolette alla parole “uomini”, facendomi ridere.
“Appunto, dove la trovi una ragazza che te la dica nemmeno due giorni dopo? Se la conoscete, vi prego di presentarmela” scherzò lui e iniziammo a ridere.
Desiree rimase sconcertata e tornò a sedere, poi mi rivolse uno sguardo “Tu cosa pensavi, invece sentiamo?” chiede.
Mio fratello mi guarda divertito e ulula “Uhhhhh ora voglio proprio sentire”
“Pensavo a Rose che si fa quel figo di DiCaprio, è io posso avere nemmeno un ragazzo bello quanto la metà della metà di lui”
Finimmo a ridere tutti e tre sul divano. Il pomeriggio lo passammo ognuno in camera proprio a studiare, a cena mangiammo tutti insieme scherzando e ridendo.
Alle nove dopo aver guardato la tv, io e Desiree andammo in camera.
“Buona notte geme” mi disse lei, infilandosi sotto al piumone verde.
“Buona notte bionda” gli dissi, infilandomi sotto al piumone celeste. 



Che ve ne pare?? :D 
Vostra Polisucco:)
  
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