I Just Want to Feel You in My Arms Again
Quando
siamo usciti nell’aria fredda della
sera ho ringraziato Dio del fatto che per strada ci fossero pochissimi
passanti.
Li capisco, con questo freddo.
Ha subito nascosto le mani nelle tasche dei
jeans ed evitava in ogni modo possibile il mio sguardo.
- Avanti Matt. Fa freddo qui fuori, parla
per favore. – ho detto allora, stringendomi nel giubbetto.
Lui ha alzato lo sguardo su di me – Non sono
stato io a dirgli di picchiarti. Daniel si è vendicato per
il fatto che per
colpa tua è finito in punizione. – ha detto,
sussurrando.
Io ho annuito e mentirei se non dicessi che
il mio cuore si liberato di un peso, nel sapere che non era stato lui a
chiederglielo. Mi sono sentito così stupido, subito dopo,
dentro di me l’avevo
già perdonato con quelle poche parole.
- Però non hai fatto nulla per fermarli. Sei
rimasto lì in un angolo e non hai fatto nulla.- ho detto,
con tono amaro.
Lui ha annuito – Mi dispiace ma…- si è
interrotto.
- Ma cosa?! – ho esclamato allora io,
frustrato dal fatto di dovergli tirare fuori le parole con le pinze.
È sempre così con lui, sempre così.
Lui ha sospirato prima di rispondere – Ti ho
visto abbracciare il tuo nuovo amico quella mattina e, volevo
vendicarmi anche
io, in un certo senso. – ha ammesso ed era imbarazzato nel
dirlo.
Ho scosso la testa – Non c’è niente tra
me e
Johnny. – ho assicurato.
Matt ha fatto spallucce – Non è più
importante ora. Non stiamo più insieme…-
A
me è crollato il mondo addosso.
Mi
sono fatto più vicino a lui, abbassando
la voce.
-Possiamo
riprovarci Matt. Smettila di frequentare
quelle persone. Sai anche tu che non sei come loro. – gli ho
posato una mano
sull’avambraccio.
-Non mi importa della squadra di football. Solo smettila di
uscire con loro. –
Lui ha distolto gli occhi da me.
- Ti hanno fatto male? – ha completamente
ignorato quello che avevo detto.
Ho sospirato, ma ho fatto spallucce –
Passerà presto. –
- Ti tocchi spesso il fianco. –
Ho annuito – Si. Wilson ha un ottima mira.
Con i suoi calci ha beccato sempre lo stesso punto. – ho
detto, con una punta
di ironia.
- Posso vedere? – ha chiesto poi.
- Vieni con me a casa, Matt. Se vuoi vedere
i lividi poi, è okay. Ma vieni con me a casa. – ho
detto. E allora non ce l’ho
fatta più e l’ho abbracciato.
L’ho stretto forte e Dio solo sa quanto mi è
mancato stringerlo.
Lui mi ha passato le mani sulla schiena,
stringendo ma non troppo, temendo forse di farmi male.
- Mi dispiace Jam. – mi ha sussurrato poi
all’orecchio.
Gli ho accarezzato i capelli sulla nuca.
- Non importa. È tutto apposto ora. –
Stasera alla fine non è venuto a casa con
me. Ha detto che forse è meglio che ci vediamo domani sera
da lui, visto che
sua madre non c’è.
Ma dio, a me va benissimo così.
Lo rivoglio Axl. Lo rivoglio con me.
Lo desidero e lo amo, e chissene frega di
Wilson, del mio fianco e del football.
Axl…dio, non so davvero se scriverlo. Ci ho
pensato a lungo prima di arrivare alla conclusione che, in fondo,
questo è il
mio diario personale e nessuno lo leggerà mai. O almeno
nessuno che poi
riuscirà a scappare da me e rimanere in vita, in possesso di
tali informazioni.
Posso scriverlo, anche perché c’è molto
di
cui ridere. Cioè, wow, è assurdo.
Questa mattina mi sono svegliato, come dire,
un po’…strano.
In che senso?
Beh, stanotte ho fatto un sogno.
Questo sogno comprendeva me e Matt.
E lo so, è assurdo. Assurdamente assurdo.
Mi sono alzato, beh si, eccitato ma
vergognandomi da morire come se a guardarmi ci fosse stata un intera
platea di
persone.
Mi sono chiesto cosa potrebbe significare.
Mi sono risposto che questo sogno è stato dettato solo dal
fatto che Matt mi è
mancato.
Dal fatto inconscio che ieri sera mi è
sembrato che tutto stesse tornando ad andare bene, ma che Matt non mi
ha dato
ancora una risposta sicura.
Comunque non c’è la faccio più ad
aspettare
così, sul filo di un rasoio.
Ora vado a casa sua e gli vado a parlare.
Tolto il dente, tolto il dolore.
°°°
Axl.
Sono appena tornato da casa di Matt. Wow,
dovrei dire.
Oddio, ho tante cose che vorrei scrivere e
nella mia testa c’è una confusione assurda. Ma
okay, cercherò di mettere tutto
in un ordine logico per scrivere e farti capire.
Quando sono arrivato a casa sua mi sentivo
decisamente fuori luogo e con l’ansia che mi faceva battere
il cuore nel petto
alla massima potenza.
Ho suonato il campanello, dopo secoli di
tentennamenti davanti a quella porta ovviamente, e mi aspettavo di
vedere il
viso di Matt. Invece è stata sua madre ad aprirmi, con un
gran sorriso e delle
grandi occhiaie. Poverina, dev’essere un lavoro stancante il
suo. Okay, ma non
divaghiamo.
Mi ha accolto in casa e mi ha detto che Matt
era su in camera sua [come al solito, ha aggiunto], allora ho imboccato
le
scale e sono salito al piano di sopra, facendo meno rumore possibile.
Sono arrivato fuori dalla porta della sua
camera e allora, dopo aver tentennato ancora, mi sono deciso a bussare.
Mi è arrivato un “avanti” flebile e
basso
come risposta, tanto che ho anche dubitato di averlo sentito davvero.
Facendomi coraggio ho aperto la porta e sono
entrato, prima con la testa solo per controllare la situazione.
Matt era seduto alla scrivania, chinato in
avanti mi dava le spalle. Sembrava impegnato a scrivere freneticamente.
- Matt…- l’ho richiamato allora.
Lui si è girato e mi ha guardato con le
sopracciglia sollevate. Si era dimenticato del fatto che sarei andato a
fargli
visita?
- Ehi Jam…vieni, entra…- mentre diceva
questo, con un po’ di nervosismo nella voce, prese a
raccogliere tutti i fogli
che si trovavano sulla scrivania e chiuderli in un quaderno di
un volume
spropositato a causa di tutto quello che ci aveva messo, li dentro.
Sono entrato e mi sono chiuso la porta alle
spalle.
- Avevi dimenticato che sarei venuto? – gli
ho chiesto, affondando le mani nelle tasche.
Lui ha scosso la testa, alzandosi dalla
scrivania e mettendosi a pochi metri da me.
- No, no. Mi stavo giusto chiedendo quando
saresti arrivato…- ha risposto, abbassando leggermente la
testa.
Era una bugia ed era difficile non
accorgersene. Forse non aveva dimenticato il fatto che sarei venuto, ma
sicuramente non si stava chiedendo quando sarei arrivato.
- Vuoi…parlare? Insomma…pensi che ci sia
qualcosa di cui parlare? – ho chiesto allora, facendo solo un
passo verso di
lui.
Sinceramente volevo togliermi subito il
dente.
Nessun credo, penso, forse, non so. O un Si
o un No.
Matt ha sollevato la testa e mi ha guardato
in viso per dei lunghi attimi, tanto che ho dovuto distogliere lo
sguardo, non
riuscendo a reggere oltre il suo.
In un secondo però me lo sono trovato
vicino.
Ha preso il mio giacchetto e me lo ha
aperto, sfilandomelo e buttandolo poi sul letto.
Io ho spalancato gli occhi, sorpreso – Ma
che stai facendo Matt? – gli ho chiesto, ma non facendo nulla
per ostacolarlo
in, beh, qualsiasi cosa stesse facendo.
Lui non ha risposto, ma ho capito tutto
quando ha afferrato il bordo della mia felpa e l’ha sollevata.
Allora, anche volendo, non avrei potuto fare
molto per fermarlo.
Sul mio fianco c’è ancora l’alone del
livido, anche se fortunatamente sta guarendo velocemente.
Ho sospirato, voltando la testa dall’altra
parte mentre Matt studiava con attenzione il mio livido. – Mi
dispiace Jam.
Cazzo, mi dispiace. Sono stato uno stronzo. – ha sussurrato
poi, e allora sono
tornato a guardarlo.
- Ehi no, tranquillo. L’abbiamo superata,no?
Poi tra un po’ passa, non mi fa neanche più male.-
Lui ha lasciato cadere la felpa e si è
allontanato – Mi sento un’idiota. – ha
sussurrato.
- E che…cazzo Jam! Quel tizio li, ti sta
sempre attaccato. Ti ha abbracciato e io sono impazzito. Volevo
sfogarmi! Avevo
già sentito che Daniel voleva fartela pagare, per qualche
giorno sono riuscito
a fargli pensare ad altro, ma poi ero talmente arrabbiato da non aver
più da
che ridire per fare in modo che cambiasse idea. – aveva
alzato il tono,
gesticolando, ma non guardandomi mai negli occhi.
Ho sospirato ed abbassato lo sguardo – Tra
me e Johnny non c’è nulla. Lui si è
trasferito da poco, è un mio vicino e non
volevo che stesse da solo i primi giorni di scuola.-
Lui ha annuito distrattamente – Si, lo so
James. Ma ero geloso, okay? Ero geloso, arrabbiato, e non ho pensato a
quello
che stavo facendo. O meglio, che non stavo facendo. Avrei dovuto
aiutarti,
invece di star li a guardare…- aveva abbassato la testa
mentre diceva quelle
parole.
Allora mi sono avvicinato e gli ho passato
le braccia intorno alla vita.
- Che ne dici di dimenticare eh Matt? – ho
proposto, sottovoce.
Lui mi ha allontanato da se, con uno scatto
nervoso.
- Come puoi dire di dimenticare eh James?
Non ti capisco! Hai ben capito quel che è successo? Io ho
praticamente fatto in
modo che ti picchiassero! – ha urlato, gesticolando e io mi
sono ritirato, un
po’ intimidito dalla sua voce.
Stavo iniziando ad innervosirmi perché non
sapevo più che dire, che fare per fare in modo che andassimo
avanti! Che
dimenticassimo tutto!
- Basta Matt, cazzo! Non voglio parlarne
più, okay? Mi sei mancato! Mi sei mancato da morire! Non me
ne frega niente di
quello che hai fatto o che non hai fatto! Io ti amo! – non mi
aspettavo di aver
detto realmente quello che mi era uscito dalla bocca.
Un attimo prima non sapevo che dire, il
secondo dopo stavo urlando quelle parole contro di lui. Ma era okay,
perché è
davvero quello che pensavo e che penso.
Lui mi ha guardato ad occhi spalancati,
sorpreso forse dal fatto che anche io avessi alzato la voce
così
improvvisamente.
Io di conseguenza ho abbassato lo sguardo.
Forse mi ero messo in ridicolo, forse da un
momento all’altro Matt avrebbe riso di me.
Ma non l’ha fatto.
Anzi, in un secondo ho sentito le sue labbra
sulle mie.
Mi ha passato le braccia intorno alla vita e
mi ha stretto a se.
Ero in paradiso.
Mi era mancato da morire, come l’aria.
Mi ha posato una mano sul volto e ha
approfondito ancora il bacio.
E li mi sono reso che, andava bene, era
arrivato il momento. Ero pronto.
Era con lui che volevo farlo e in quel
momento esatto.
Ho deciso di prendere in mano la situazione
– una volta tanto almeno! – e ho preso i bordi
della sua felpa, sfilandogliela
velocemente.
Non ha detto nulla, mi ha solo riportato
verso di se, continuando a baciarmi.
In un secondo però, anche io mi sono
ritrovato privato della mia felpa nera.
-
James, se andiamo avanti io non sono
sicuro di riuscire a fermarmi eh…- mi ha avvertito, con il
fiato un po’ corto.
Io gli ho sorriso per poi tornare a
baciarlo. In effetti non gli ho mica detto di fermarsi…
Penso che quella risposta sia stata
abbastanza per lui, infatti mi ha spinto verso il letto, facendomi
stendere.
Ero sicuro che poi si sarebbe messo su di me, invece è
rimasto in piedi,
lasciandomi li a guardarlo.
Però ho capito subito quando si è
allontanato dal letto, andando verso la porta e chiudendola poi a
chiave.
È tornato subito da me poi, facendo quello
che mi ero aspettato.
Si è messo su di me e io gli ho stretto le
braccia intorno al busto, accarezzandogli la schiena nuda.
La sua pelle era morbida. Sentivo i muscoli
sviluppati sotto le mani e avrei voluto aprire gli occhi e guardarlo,
osservarlo, ma le mie labbra erano ancora occupate da lui.
La mia testa era ancora in piena confusione
e il suo sapore e tutte quelle sensazioni nuove mi stordivano.
Improvvisamente ho sentito le sue mani sulla
cinta. Me l’ha slacciata con foga, facendo poi lo stesso con
il bottone dei
jeans.
Ero eccitato, si, posso dirlo con sicurezza.
E lo era anche lui, potevo sentirlo contro di me.
Ero totalmente sicuro di quello che facevo,
assolutamente sicuro. Sarei andato fino in fondo.
Lo avrei fatto si…se sua madre, mentre Matt
infilava la mano nei miei boxer, non si fosse messa a bussare alla
porta.
- Matt, la cena è pronta! James rimane a
mangiare? –
L’ho visto bloccarsi di colpo. Io sono
arrossito fino alla punta dei capelli.
Ha tossito – Ehm…si mamma, si ferma a
mangiare. Ora scendiamo…- la sua voce era roca.
Quando abbiamo avuto la sicurezza che sua
madre non era più dietro la porta, ci siamo mossi.
Lui ha sbuffato e si spostato di lato,
posandosi una braccio sulla fronte.
- Che cazzo di tempismo…- ha brontolato e io
non ho potuto far altro che scoppiare a ridere.
Lui si è voltato verso di me, sorpreso – Che
c’è da ridere?! – mi ha chiesto.
Ho fatto spallucce – Nulla, sei buffo! – ho
risposto, ridacchiando.
Poi però mi sono riallacciato i pantaloni,
sperando che quello che era stato svegliato si riassopisse senza fare
troppi
capricci.
Mi stavo per alzare poi, per riprendere la
felpa che giaceva a terra, ma Matt mi ha riportato giù,
riprendendo posto sopra
di me.
- Matt…non c’è tempo, dobbiamo
scendere…- ho
detto, alzando lo sguardo su di lui.
L’ho trovato a guardarmi dritto negli occhi.
Siamo rimasti così per qualche secondo. Lui
a guardarmi e io a cercare di capire cosa gli passasse per la testa.
Poi si è chinato e mi ha baciato – Anche tu
mi sei mancato…- ha sussurrato, poi mi ha abbracciato.
Beh si, forse un po’ mi era dispiaciuto il
fatto di essere stati interrotti da sua madre, ma mi sono reso conto
che
l’unica cosa che volevo disperatamente era di sentirlo di
nuovo tra le mie
braccia.
[To
be Continued…]
Non scrivo e non pubblico niente per efp da molto ormai. La mia vita è un pò cambiata da quando, anni fa, mi registrai a questo sito. é cambiato molto, devo dire, dai miei primi anni.
In ogni caso, i primi amori rimangono per sempre, quindi eccomi qui.
Avevo dei capito già pronti, di questa fic, e rileggendoli non mi sono riconosciuta molto: il mio stile è un pò cambiato, ma visto che l'avevo pensata così ho deciso di lasciarla tale e quale.
Spero che qualcuno di voi ci sia ancora, dopo tutto questo tempo!
Un grazie a Friem, che nonostante il tempo, non si è dimenticata di questa storia! :)
Spero a presto!
V