1.
CAPITOLO: Quel giorno non gliel’
avrebbe rovinato nessuno
Kalahary
Bury
it
Sotterrare
I won't let you bury it
Non te lo lascerò
sotterrare
I won't let you smother it
Non te lo
lascerò soffocare
I won't let you murder it
Non te lo
lascerò assassinare
... I wanted freedom
Volevo la libertà
Bound and restricted
Legato e limitato
Time is
running out - Muse
-James! Non correre!- la voce di una donne arrivò alle
sue orecchie, costringendolo a fermarsi e a voltarsi in dietro.
Un bambino di 11 anni attendeva impaziente che i suoi
genitori lo raggiungessero chiedendosi se avessero intenzione di fargli perdere
il treno il primissimo giorno di scuola.
-Dai, mamma! Forza, papi! Rischio di arrivare tardi ad
Hogwarts, il posto più fantastico, magico del mondo! Non so se mi spiego…-
La madre sorrise comprensiva e accarezzò dolcemente i
capelli del figlio. –Tranquillo, siamo in anticipo- poi il sorriso svanì
lasciando il posto all’amarezza.
-Su, cara, non fare quella faccia!- Disse un uomo dai
capelli scuri cingendo con un braccio il fianco della moglie. Poi guardando il
figlio, i cui occhi si erano rannuvolati continuò –Sarà l’esperienza più
straordinaria della tua infanzia…-
Il bambino lo interruppe –Infanzia, tsè! Ho già 11 anni!-
Il padre si riscosse –Si, bè, sarà comunque bello,
scoprire i passaggi segreti che portano ad Hoghesmead…-parlava guardando un
punto lontano, in alto, con aria trasognata -…fare bagni nel lago a
mezzanotte…-
-Em, credo che tu gli abbia detto abbastanza- Lo
interruppe la donna guardandolo critica.
Il figlio immaginava già cosa sarebbe seguito dopo: un
lungo discorso su ciò che doveva e ciò che non doveva fare, la solita solfa.
–Si, mamma, hai ragione, ma adesso andiamo!-
La donna sorrise e scosse la testa, quanto le sarebbe
mancato il suo bimbo.
-Allora! Come si arriva al binario 9 e ¾? Qui c’è il 9 e
qui il 10, adesso?-
-James- lo rimproverò la madre con fare affettuoso –Non
urlare così o ti sentiranno tutti i gabbani!-
James continuava a sorridere fremente guardandosi
intorno.
-Guarda me e poi fa come me senza destare troppa
attenzione, intesi?- disse il padre, seriamente.
Il bambino annuì e spalancò ancor più gli occhi mentre
suo padre si appoggiava al muro e spariva con il carrello.
-Forte!-
Non aspettò un attimo di più e si fiondò contro la parete
di mattoni…
STONK!
-Ahio!-
-Oddio, James! Ti sei fatto male? Hai pestato la testa?
Rispondimi, caro!- La madre si era avvicinata al figlio per accertarsi che
tutto fosse a posto.
-Sto bene, sto bene. Ho preso soltanto i bordi del muro.-
e sorrise a trentadue denti, quel giorno non gliel’avrebbe rovinato nessuno.
Davanti al treno un bambino dai capelli neri e gli occhi
color cioccolato ascoltava a braccia conserte la madre, annuendo e qualche
volta pronunciando un “si” seccato.
-…e Sirius, mi raccomando! Vedi di finire nella nobile
casata dei Serpeverde! Tutta la tua famiglia è entrata a far parte in quella
casa! Speriamo sia così… col carattere che ti ritrovi…- concluse la donna,
preoccupata solo del fatto che suo figlio non era come tutti loro. Certo, era
fiero ed elegante come il degno erede dei Black, ma non si poteva dire che gli
occhi accesi e vivaci fossero una loro caratteristica.
-Se dici così allora stanne certa: non avrai un’altra
serpe in casa!- e corse via, salendo sul treno, tanto non avrebbe ottenuto un
abbraccio da quella simpaticona di sua madre. Ora il suo problema era ritrovare
un vagone senza fissato su chi egli fosse e sull’importanza del sangue. Doveva
fuggire da sua cugina e da Lucius Malfoy, vecchio compare di suo fratello
Regulus.
Ma non importava, per quattro mesi non avrebbe visto sua
madre ne quell’altezzoso di suo padre. Forse un po’ gli dispiaceva per il
fratellino più piccolo, ma lui non aveva problemi a casa, la madre lo coccolava
e lo viziava. Sarebbe stato bene anche lì.
Ormai cosa importava? Sarebbe iniziata una nuova vita ed
era certo che le mura di quella scuola sarebbero state più accoglienti di
quelle di casa.
Un bambino dai capelli biondi e gli occhi chiari guardava
eccitato il treno davanti a lui, domandandosi cosa l’attendesse oltre la porta
del vagone.
-Remus…- La madre pronunciò il suo nome con infinita
dolcezza, ancora incerta se Hogwarts fosse il posto giusto per suo figlio.
Il bambino si voltò verso la donna con aria
interrogativa, alzando le sopracciglia. La madre si abbassò e mise le sue mani sulle
spalle del figlio.
-Remus… se avessi bisogno di qualcosa puoi chiedere a
Silente o mandarci un gufo; non esiteremo a venire per aiutarti.-
Il padre, un uomo alto dall’apparenza gentile,
comprendeva perfettamente ciò che angustiava nel profondo il bimbo – Ti farai
amici che ti vorranno bene per quello che vali, per la fiducia che ricambierai
con loro… Non preoccuparti!-
Il bambino sorrise e guardò di nuovo il treno –Starò
benone là! Su, mamma, non piangere!-
-Non sto piangendo- replicò la madre asciugandosi una
lacrima.
-Ok… io adesso vado…- disse Remus.
La madre si tirò su e l’abbracciò. Il padre si limitò ad
accarezzargli i capelli e a sorridere tranquillo.
Salì sul treno e si sedette nel primo scompartimento
vuoto. Chissà come sarebbe stato.
Guardò fuori dal vetro, il sole era sorto da un pezzo ma
la sua avventura doveva ancora iniziare.
-No, perché devo andarci? Io me ne sto bene a casa!-
Un bambino piagnucolava davanti all’entrata della
stazione, mano nella mano con sua madre. Fu quest’ultima a rispondergli con un
tono dolce e al contempo esasperato –Dai, Peter, devi solo andare ad Hogwarts!
Prima non vedevi l’ora di arrivare!-
-In verità solo tu e papà avevate questa gran voglia di
spedirmi via!-
-Ma no, cosa dici, Peter? Lo sai che ti vogliamo bene!-
-Allora perché non mi tenete a casa?-
La madre gli sorrise e riprese a camminare, ma il figlio
la guardava con occhi acquosi in cerca di una risposta –Vogliamo darti
un’istruzione e Hogwarts è il posto migliore per il nostro piccola mago!-
Il bambino abbassò la testa di colpo ed arrossì. -Non
credo che possa diventare così bravo come intendete voi- mugugnò.
-L’ importante è che ti impegni e ti applichi, poi bè… il
risultato si vedrà!-
Un omette basso con gli occhi uguali al figlio continuò -Avrai
degli amici che non ti tradiranno mai, ti capiranno e ti proteggeranno.-
Il bimbo si rincuorò e camminò più deciso verso il
binario 9 e ¾. Suo padre aveva ragione, avrebbe trovato dei veri amici. Era la
prospettiva più rosea in quel giorno di settembre.
-Dai, mamma, sbrigati!-
-Lily, calmati!- Una bambina dai capelli rosso scuro si
fermò a guardare la madre. Era agitata ed euforica al contempo. Severus
l’aspettava davanti al binario 10 cinque minuti prima.
La donna dai capelli rossi come quelli della figlia
continuava ad alzare il collo in cerca del binario giusto.
-Ecco Severus!- esclamò la bambina scorgendo una figura
magrolina vicino ad un treno. –Bè… io vado, mamma!-
-Lily… mi spiace tanto che Petunia non sia potuta
venire…-
-Già- commentò la figlia –ci sarebbe qui anche papà se
lei avesse voluto venire…-
La madre abbracciò la figlia teneramente, mentre Lily
arrossiva e sussurrava -Grazie…-
La madre le diede una pacca sulla spalla e la bimba rese
il suo carrello.
Non sapeva perché ma quel giorno la sua vita sarebbe
cambiata per sempre.