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Autore: iliketokeepitmellow    29/06/2013    0 recensioni
'Incuriosita aprì il pacco senza prestare grande attenzione alla busta, che ovviamente si strappò in maniera irrecuperabile. Dentro c’era una lettera imbustata in un foglio celeste sporco d'inchiostro e un libro…anzi per meglio dire un diario.' songfict originale su edward christopher sheeran.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La porta per entrare nella casa è davvero stretta.
Alzando gli occhi puoi vedere dei piccoli buchi che probabilmente sono stati fatti dalle tarme…si vede che da un po’ di tempo non entra più nessuno.
Eppure da piccoli venivamo qui tutti i giorni.
Lei portava la valigetta rosa, quella con sopra l’orsacchiotto bianco e nero col cappello da cuoco bianco, e dietro, sullo sfondo della cucina giallo canarino, la scritta Harry’s Cupcake.
Mi sono sempre chiesto cosa intendesse con Harry…probabilmente era il nome dell’orsetto o un nome a caso buttato lì dal costruttore cinese perché il manager inglese si chiamava Harry.
Sono stato a pensare a questa cosa per anni.
I misteri dell’intensa vita di Edward Christopher Sheeran.
Allora parliamo di oggi.
Ieri sera avevo finito di scrivere quando, girandomi verso di lei, avevo visto i suoi occhi chiusi ed ero rimasto ad ascoltare il suo respiro che risuonava nella notte.
Le ciglia lunghe erano ancora impregnate dal mascara nero volumizzante e le palpebre, contornate da una sottile linea di matita azzurra che si abbinava in modo perfetto con i suoi occhi smeraldo, pulsavano leggermente a ritmo del suo cuore.
Posato il diario, ho appoggiato la mia testa sul suo petto e ho provato ad addormentarmi.
Ho sempre cercato di sincronizzare i miei sospiri, il mio respiro, il battito del mio cuore al suo ma non ce l’ho mai fatta.
Il suo cuore batte troppo veloce, il suo respiro è leggero e quasi affannato, come se con esso potesse esprimere tutte le parole e il dolore che non tira fuori.
 Come se dentro di lei ci fosse un’ansia che non poteva smettere di esserci.
Il mio invece è lento, controllato, quasi sereno.
Mentre riflettevo su quanto amavo l’odore della sua pelle, le mie palpebre si sono chiuse e con loro le stelle sono diventate nere.
 
Questa mattina quando ho aperto gli occhi ho incrociato i suoi.
E’ stato bellissimo, si era svegliata e vedendomi dormire era rimasta a guardarmi.
Sono rimasto qualche minuto perso in quel grigio contronato di verde e poi lei mi ha baciato.
Un bacio a stampo, un bacio leggero da amici, ma il miglior bacio che avessi mai dato.
Siamo stati ancora alcuni istanti fermi a guardarci sorridere e poi mi sono alzato.
Ho solamente tirato su il mio sedile e ho acceso il motore lasciandola sdraiata sul sedile perché nel frattempo si era addormentata e così sono andato pianissimo per lasciarla dormire.
Il tettuccio sopra di noi, sempre aperto,  mostrava il cielo limpido e faceva penetrare i raggi del sole sui suoi capelli che prendevano delle sfumature rosse e ramate.
Erano passati circa dieci minuti e lentamente aprì gli occhi.
Ha sbattuto due o tre volte le palpebre e poi ha parlato.
In due giorni stava parlando più di tutto quello che aveva detto in 19 anni.
Lo so che questo è un diario e quindi non si può usare il discorso diretto ma voglio scrivere esattamente quello che ha detto.
Sai Sheer, è parecchio tempo che non parlo. Dopo tutto quello che è successo a papà ho sempre preferito stare in silenzio e tenere il dolore per me. Tu sei stato l’unico ad essermi stato vicino in ogni momento, prima fisicamente e poi con le lettere. Sono stata un’adolescente triste e sola. Nessuno si è mai davvero affezionato a me perché avevano paura per via del mio carattere…i ragazzi mi hanno sempre usata. Le mie braccia riportano ancora i segni delle ferite e sì, ogni volta poi mi sono pentita ma ci sono dei momenti nella vita dove ti senti maledettamente triste e sola e l’unico modo per liberarti e farti del male. Non ho mai amato il mio corpo, troppo magro, troppo invidiato. Io sono una ragazza timida e non mi piace quando una arriva da me e mi dice che sono perfetta. Io non lo sono. Sai, tu non sei solo il mio migliore amico. Io ti amo. Okay. Tu sei l’unico che mi accetta per quello che sono e in questi 10 anni non vederti è stata la cosa peggiore che mi è successa. Sono sempre stata male ogni volta che mi hai scritto le tue esperienze con le ragazze, con la scuola, con gli amici, perché ci sarei voluta essere. Sì, forse è vero, anche io ne ho avute ma la verità è che ha sempre fatto tutto schifo da quando te ne sei andato. L’unica cosa che mi ha fatto andare avanti era sapere che tu pensavi a me. Ho contato i giorni, i mesi e i minuti prima di vederti e adesso non voglio che tu te ne vada mai più. Mi hanno fatto andare avanti le tue lettere, le canzoni che mi hai scritto, i cd che mi hai mandato. Mia mamma non c’è stata mai davvero, soprattutto dopo che si è risposata e George, beh lui non è stato esattamente il miglior fratello del mondo. Ora siamo qui, io e te su questa macchina affittata e i suoi interni caldi, queste canzoni tutte uguali che parlano solo di vite facili e felici. Ma non sanno cos’è la vera felicità. In questi due giorni mi sto sentendo più felice di tutta la mia felicità in questi 10 anni. Grazie.”
Ha finito così.
 Ha detto questo e io sono rimasto zitto tutto il tempo perché volevo lasciarla parlare, perché amo il rumore della sua voce che lei invece odia.
 A un certo punto mentre stavamo per arrivare davanti a casa dei miei nonni dalla radio è partita una canzone.
 Non una canzone come le altre, quella canzone parlava di noi due.
La nostra storia. Scritta apposta per noi. Un pezzo in particolare mi è rimasto in mente perchè lo trovo magnifico così ho deciso di trascriverlo qui sotto.
In fondo questo è sempre un diario personale.
“A thousand miles seems pretty far 
But they've got planes and trains and cars 
I'd walk to you if I had no other way 
Our friends would all make fun of us 
and we'll just laugh along because we know 
That none of them have felt this way 
Delilah I can promise you 
That by the time we get through 
The world will never ever be the same 
And you're to blame “

Mille miglia sembrano così lontane ma esistono gli aerei, i treni e le macchine.
 Io camminerei per arrivare da te se non avessi altre strade  e i nostri amici si burlerebbero di noi  e noi rideremmo prima di sapere che nessuno di loro si è mai sentito così .
Delilah posso prometterti che col tempo supereremo tutto e il mondo non sarà più lo stesso 
e sei tu quella da incolpare…beh è perfetto.
 L’ho detto che siamo noi.
Finita la canzone siamo scesi dalla macchina e davanti a noi il nostro albero era ancora come ai vecchi tempi.
Il tronco grande e robusto tinto con un misto tra il marrone e il rosso aveva ancora tutti i rami e sopra di essi una casa, a misura di bambino.
Erano ormai le quattro di pomeriggio e così decidemmo di andare da nonna e poi la sera andare a dormire nella casetta.
Il campanello andava come sempre suonato tre volte prima che nonna Emmeline lo sentisse.
 È sempre stata un po’ sorda. Mi ricordo che mamma mi raccontava sempre che da piccoli lei e i suoi fratelli potevano tornare a ogni ora del giorno e della notte perché tanto lei non li sentiva.
 Da qui attaccava con i suoi ricordi delle serate in discoteca con i vestiti fluo, i capelli brillantinati e le scarpe pesanti. Sarei rimasto ad ascoltarla per ore…mi sembrava di vivere le emozioni che provava.
Ero felice.
Alla porta venne ad aprire una vecchina con i capelli ricci tinti di rosso, aveva un sorriso smagliante anche se coperto dalla dentiera.
Dai suoi occhi azzurri…ormai bianchi iniziarono a scendere fiumi di lacrime…sembrava che i suoi occhi fossero i rubinetti della vasca dove mi lavava quando ero piccolo e mamma e papà mi lasciavano tutto il giorno da lei e il nonno.
 L’avevo vista piangere solo tre volte in tutta la mia vita: il giorno in cui nonno se n’è andato, il giorno in cui me ne sono andato e oggi.
Abbiamo mangiato tutti insieme e come al solito nonna ha passato il tempo a ripetere a Serena che è bellissima e saremmo dovuti stare insieme, e dire a me che devo mangiare di più e più sano.
E’ sempre la solita.
 Ogni volta che parlava a Serena di noi due sul suo viso compariva una curva e le sue gote diventavano rosso scarlatto.
Ora siamo qui.
 Abbracciati l’un l’altro e stretti in maniera eccessiva, scomoda, perché la casetta è troppo stretta.
 Dalla porta si vede il cielo, e anche stasera ci sono le stelle.
Speriamo che anche domani sia così perché avremmo molta strada da fare, lei è bellissima.
Ieri sera prima di salire qui ci siamo fatti una doccia e così adesso profuma di bagnoschiuma all’arancia, lo stesso che usava nonna per farci la doccia quando, dopo aver giocato nel fango, tornavamo a casa tutti impiastricciati.
Ho davvero voglia di baciarla.
Di averla solo per me.
La sto di nuovo vedendo in quel modo...devo proprio finirla di farmi del male.

eccomi...vi amo tutti, davvero. anche solo voi che leggete un capitolo, grazie. questo è il quinto capitolo, il secondo del viaggio che sta regalando Ed a Esse. spero che vi stia piacendo...mi impegnerò a pubblicare il prossimo capitolo molto presto. grazie ancora xx
-msftgirl

  
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