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Autore: Acinorev    30/06/2013    13 recensioni
«Hai mai visto i Guinness World Records?» chiese ad un tratto Harry, continuando a fissare il sole splendente sopra le loro teste.
«Cosa c'entra ora?» domandò Zayn spiazzato, guardando l'amico attraverso le lenti scure degli occhiali.
«Hai presente quei pazzi che provano a stare in apnea per un tempo sempre maggiore? Ecco, tu devi fare la stessa cosa», spiegò il riccio, come se fosse un'ovvietà.
Gli occhi di Zayn si spalancarono, mentre iniziava a pensare che Harry si fosse beccato un'insolazione. «Devo provare a battere un record di apnea?»
«No, ovvio che no - rispose l'altro scuotendo la testa. - Loro si allenano per rimanere sott'acqua, un posto dove non c'è la nostra fonte di vita, l'ossigeno. Tu devi fare lo stesso, devi imparare a vivere senza di lei.»
Sequel di "Unexpected", da leggere anche separatamente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unexpected'
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Secrets vs gossip

Capitolo 10

 

Liam.
 
Sbadigliai, storcendo poi il naso in un’espressione mezza addormentata, e scalciai via il lenzuolo bianco appallottolato intorno alle mie gambe, troppo caldo per stare a contatto con la mia pelle.
«Devo andare» borbottai, sospirando. Stare a letto per così tanto, per di più in pieno pomeriggio e dopo un certo tipo di attività, era abbastanza destabilizzante.
Lei si mosse sul mio petto senza rispondere, ma facendomi il solletico con i capelli bruni. La sua gamba sinistra si incastrò tra le mie, come se volesse farmi capire che non potevo andarmene, e il suo braccio destro si avvolse intorno al mio busto. Le unghie non molto lunghe si divertivano a tamburellare delicatamente sul mio fianco scoperto.
Spostai lo sguardo verso la finestra, coperta per metà da spesse tende blu: il sole era ancora alto nel cielo, nonostante nuvole grigiastre minacciassero di far cadere alcune gocce di pioggia sul suolo londinese.
Accarezzai lentamente la sua spalla nuda, facendole venire la pelle d’oca, e sorrisi quando lei mi diede uno schiaffetto scherzoso sull’addome per rimproverarmi: sapevo che le dava fastidio.
Ridacchiai e «Se ti spostassi, sarebbe più facile per me scendere da questo letto» esclamai, guardando la sua testa su di me.
«Povero, piccolo Liam» mi beffeggiò lei, senza muoversi di un millimetro.
Chiusi gli occhi e sbuffai: «Sei insopportabile».
«Hmhm – mormorò – Piuttosto, la prossima volta dove ci vediamo?»
«Ho trovato un hotel in una piccola città non molto lontana da qui – dissi, schiarendomi la voce – Non è male».
«Tanto, per quello a cui serve, andrebbe bene anche un motel, mister SonoPienoDiSoldi».
Alzai gli occhi al cielo, per la sua ennesima presa in giro, e «Se a te non interessa, perché stai sempre a lamentarti?» le chiesi.
«Perché tu non mi tieni occupata in altri modi» rispose, pizzicandomi un fianco.
«Ti ho tenuta occupata per tutto il pomeriggio, direi che può bastare» le ricordai, scuotendo la testa divertito. Insaziabile. Quella ragazza era insaziabile.
«La verità è che non duri» precisò, alzandosi dal mio petto e passandosi una mano tra i capelli, senza preoccuparsi di guardarmi in faccia. Alzai un sopracciglio, rimanendo immobile di fronte alla sua affermazione e sì, anche davanti al suo corpo nudo.
«Sei tu che non riesci a stare ai miei tempi, cara Stephanie» le assicurai, puntandole un dito contro.
Lei curvò le labbra all’insù, ma non tanto da far sembrare quell’espressione un vero e proprio sorriso, come al suo solito: si stava aggirando per la stanza senza niente addosso, alla ricerca della sua biancheria.
«Te l’ho detto, tu sei l’ultimo a poter parlare di tempi» mi corresse, lanciandomi un’occhiata divertita. Afferrai il cuscino al mio fianco e glielo lanciai contro, anche se colpì la porta del bagno dietro la quale si era chiusa: ridacchiai tra me e me, arreso a quella ragazza, e inspirai profondamente, lasciando che il deodorante per ambienti della camera d’hotel mi entrasse nelle narici, accompagnato dal profumo di lei.
Ci misi qualche minuto ad alzarmi dal letto, data la mia scarsa voglia di farlo: non ero ancora pronto a lasciare quel posto per tornare ai miei impegni.
La specie di rapporto che avevo instaurato con Stephanie mi serviva per svagarmi: l’avevo conosciuta due mesi prima in un pub, una sera in cui io e Niall eravamo usciti per distrarci un po’; da quel momento le cose si erano svolte sempre allo stesso modo: io la chiamavo – o lei chiamava me -, sceglievamo un posto in cui vederci, passavamo il nostro tempo insieme e poi sparivamo l’uno dalla vita dell’altra fino all’incontro successivo. Era così che funzionava, tra di noi: nessuno sapeva delle nostre scappatelle ogni volta in un posto diverso – per evitare che qualcuno potesse vederci insieme -, nessuno faceva domande e nessuno poteva mettersi in mezzo. Era quello che di più stabile ero riuscito a creare dopo Danielle e finalmente avevo qualcosa che non poteva essere messo in bella mostra sul primo giornaletto di gossip in edicola.
Abbottonandomi i jeans chiari strappati, sentii la porta del bagno aprirsi: guardai Stephanie passarmi davanti con i capelli mossi raccolti in una coda alta e il fisico coperto dalla biancheria.
«Sei strana, comunque» dissi semplicemente, infilandomi le scarpe.
Lei mi guardò per un attimo, impassibile come sempre: «Grazie? – provò, aggrottando le sopracciglia – Perché sarei strana?» continuò, infilandosi la canottiera nera.
«Ogni volta mi aspetto che tu mi chieda cosa stiano facendo i miei amici con Victoria, ma non lo fai mai» spiegai. Lei non accennava all’argomento, né parlava mai della sua amica, e be’, magari ero io quello strano, ma la cosa mi incuriosiva.
Stephanie era un completo mistero, qualsiasi cosa facesse.
«Cosa stanno combinando i tuoi amici con Vic?» mi chiese allora, recuperando i pantaloncini in tessuto azzurro dalla poltrona nell’angolo della stanza.
Corrugai la fronte e «Non lo so, e comunque non credo che lo direi» risposi.
Louis non era il tipo di ragazzo che andava in giro a raccontare ogni cosa che gli capitava o che decideva, soprattutto perché di solito le sue azioni parlavano chiaramente: era tornato con Eleanor e questo la diceva lunga. Zayn… Be’, lui era cambiato, così come il nostro rapporto: era evidente che Victoria l’avesse sconvolto, in un modo o nell’altro, ma non riuscivo a capire se fosse una cosa positiva. In ogni caso, non avrei mai parlato della loro vita privata con qualcuno, nemmeno con Stephanie.
«Vedi perché non te l’ho chiesto? - ribatté lei, assumendo un aria saccente – E poi non è da me, interrogare il ragazzo con cui vado a letto su questioni che riguardano solo Vic. Sa cavarsela da sola».
Mi aggiustai la maglietta a maniche corte che mi ero appena infilato e la osservai darsi una controllata allo specchio: «Senza contare che lei non sa nemmeno di me e te, quindi non potrei giustificare le informazioni» continuò, avvicinandosi poi a me.
«È la tua migliore amica» dissi soltanto, come se volessi rimproverarla. In realtà nemmeno i miei, di migliori amici, sapevano di lei.
«Sì, lo è. – confermò – Infatti puoi dire ai tuoi amici che, qualsiasi cosa stiano tramando, devono smetterla di pensare con l’uccello, o potrei seriamente pensare di tagliarglielo. Fai finta di dar loro dei consigli, inventa dei segnali di fumo o chissà cosa, ma faglielo capire» mi avvertì, prima di sorridermi in modo sbarazzino e lasciarmi un bacio all’angolo della bocca.
«Fammi sapere per la prossima volta!» esclamò, senza lasciarmi il tempo di dire altro, e sparì dalla stanza, salutandomi con un cenno della mano.
Scossi la testa, stordito ed esaltato dai suoi comportamenti, e guardai ancora per qualche secondo la porta dietro la quale era scomparsa, portando con sé il suo profumo dolciastro che avevo ancora addosso.
 
Entrai nello studio quasi correndo, ormai in ritardo per le prove per il nuovo singolo: i ragazzi, ,però, non stavano di certo facendo quello che dovevano.
Zayn, seduto su un divanetto, continuava a rigirarsi tra le mani l’iPhone, guardandolo con aria assorta: gli occhi spenti indicavano che lui lì, nemmeno c’era.
Harry, seduto al suo fianco, aveva i gomiti appoggiati sulle ginocchia e le mani a reggersi il capo, con le dita intrecciate ai suoi capelli. Niall, appollaiato su uno sgabello, aveva la chitarra in mano e si mordeva le unghie dell’altra, continuando a guardare a terra nervosamente.
Solo Louis aveva alzato lo sguardo su di me, salutandomi con un sopracciglio alzato e un sorrisetto sul volto che sembrava dire “vieni, unisciti a questo teatrino”.
Con la porta ormai chiusa alle mie spalle, aprii la bocca per parlare, ma fui preceduto da Harry, che alzò il viso sull’irlandese inchiodandolo con i suoi occhi verdi: «Insomma, non capisco. Cosa vuoi che faccia?» chiese, quasi lamentandosi.
Niall smise di mangiarsi le unghie e sembrò incenerirlo con lo sguardo: «Qualsiasi cosa! Sono stufo di assistere alle vostre frecciatine» disse, facendo sbuffare il nostro amico.
«Senti, non è colpa mia se Abbie è fatta così, e tu la conosci meglio di me: dovresti sapere che non la smetterebbe in nessun caso, nemmeno se le chiedessi scusa mille volte» spiegò il riccio, rendendomi tutto più chiaro. Evidentemente, Niall stava facendo i conti con la solita storia. Mi chiedevo se l’avrebbero mai risolta, anche se avevo dei seri dubbi a riguardo.
Sospirai e ascoltai la risposta: «Oh be’, magari se tu non l’avessi illusa lei non avrebbe reagito così!» lo accusò infatti il biondo, congelandolo con i suoi occhi di ghiaccio.
«Io non l’ho illusa. – precisò l’altro – E sinceramente non credo che siano affari tuoi».
Ecco che ci risiamo, pensai.
«Avanti, ragazzi. Non credete sia meglio che ci mettiate una pietra sopra, una buona volta?» intervenne Louis, quasi leggendomi nel pensiero. In realtà, io non credevo che ci sarebbero mai riusciti: Harry e Niall sembravano essere condannati alla maledizione che portava il nome della bella Abbie.
Dopo la morte di Kathleen, Abbie e Niall erano entrati in crisi: lei non viveva più, sembrava arrancare, proprio come Zayn, e lui non era in grado di capirla, di confortarla. Non che fosse colpa sua, ma Abbie non era in grado di trovare un rifugio in lui: per questo si erano allontanati sempre di più, fino a lasciarsi definitivamente.
D’altra parte, però, era stato proprio Harry ad avvicinarsi a lei: lui non cercava di farla stare meglio o di farla divertire, non organizzava serate particolari per farla distrarre, né improvvisava grandi discorsi che avrebbero dovuto farla pensare a rimettersi in sesto dopo quella perdita. Lui, semplicemente, c’era: ed Abbie, questo, l’aveva apprezzato molto, tanto da instaurare un rapporto con Harry che sembrava riportare a galla l’iniziale attrazione che c’era stata tra loro, prima ancora della sua storia con Niall.
Quest’ultimo non era di certo felice di questo, ma era disposto a fare di tutto e a sopportare altrettante cose pur di vederla sorridere di nuovo, nonostante il sapere di non essere riuscito ad averne il merito lo divorasse: da quando Harry era tornato con Alice, la tensione era palpabile e Niall aveva iniziato a risentirne più del solito.
Nessuno rispose, all’esclamazione di Louis, anche se l’irlandese sembrò essere abbastanza scocciato da quella situazione, tanto da abbandonare la chitarra nell’angolo della sala e uscire nervosamente dalla porta alle mie spalle, senza nemmeno guardarmi. Scossi la testa e corrugai la fronte, quando sentii la stessa porta sbattere con violenza, dietro il mio amico.
«Sul serio, non vorrete ricominciare?» chiese Tommo, rivolto ad Harry. Quest’ultimo sbuffò e si abbandonò sul divano, mormorando qualcosa come «cazzo ne so».
«Ciao, comunque» esordii io, abbozzando un sorriso e facendo qualche passo all’interno nella stanza per andare a sedermi proprio dove fino a qualche secondo prima era Niall.
«Piuttosto, tu? – domandò il riccio, dando una leggera gomitata nel fianco a Zayn, che fu costretto a riscuotersi – Victoria, eh?» continuò, lanciando una sfuggente occhiata a Louis, che guardava entrambi attentamente, con le mani incrociate al petto e il labbro inferiore tra i denti.
Zayn non era molto propenso a parlarne: «Ho visto le foto di quel bacio: sta facendo scalpore» continuò il riccio. Ormai tutto il nostro fandom e quasi tutti i siti più squallidi di gossip sapevano dell’incontro del mio amico e Victoria, del loro bacio: lui, però, non aveva detto una sola parola sull’argomento.
Anche allora, infatti, si limitò ad alzare le spalle e a continuare a giocherellare con l’iPhone, senza prestare attenzione a quello che lo circondava: sembrava più pensieroso del solito, il che cominciava a preoccuparmi.
Un piccolo rumore attirò la mia attenzione, così mi voltai verso Louis: ancora nella stessa posizione, stava sorridendo con gli occhi sottili ridotti a due fessure, come se fosse divertito da quell’argomento. E io potevo giurarlo, a volte era davvero incomprensibile.
 


Vicki.
 
«Sì, mamma» esclamai sospirando profondamente, mentre mia madre si aggirava per casa con una tazza di thè tra le mani. Io, seduta sul mio divano in salotto, tenevo le braccia incrociate al petto e cercavo di ignorare mio fratello, che, appoggiato all’uscio della porta dell cucina, si prendeva gioco di me.
«Insomma, dovresti tenere più in ordine questa casa» ripeté la signora Carly Tomphson, facendo picchiettare i tacchi spessi sul pavimento.
«Grazie dei consigli, mamma - risposi, sorridendo in modo tutt’altro che cordiale – Ma ti ricordo che ne hai due, di figli, e, fino a prova contraria, anche Brian è in grado di fare qualcosa a riguardo».
«Oh, tuo fratello non sa nemmeno come si tiene in mano una scopa» disse lei, scuotendo la testa arresa.
«Potrebbe sempre imparare» consigliai, fulminandolo con lo sguardo, mentre lui assumeva un’espressione da cucciolo bastonato.
Non avevo ancora capito il motivo della visita di mia madre, anche se forse era dovuta al fatto che io ero scomparsa dalla circolazione: fatto sta che aveva interrotto la mia maratona di film, piombando in casa nostra e impedendomi di continuare a rimuginare su quello che era successo con Zayn e su quello che non poteva più succedere con Louis. Sì, per un solo attimo, vederla sulla porta di casa mi aveva fatto quasi esultare, dato che avevo trovato una specie di distrazione dai miei stessi pensieri; eppure, esattamente dal momento in cui aveva aperto bocca, avevo cambiato subito idea.
Alzai gli occhi al cielo, mentre lei passeggiava tranquillamente per il salotto valutando lo stato di ogni oggetto e soprammobile con un sopracciglio sottile alzato: «Durerà ancora per molto questo tuo esame?» le chiesi, sbuffando e alzandomi dal divano. Lei mi ignorò, conoscendomi abbastanza bene da sapere che avrei continuato a ribattere fino allo sfinimento.
Mi ritrovai a ringraziare il cielo con fin troppa enfasi, quando il campanello di casa suonò con vigore: «Vado io!» esclamai, prima degli altri due.
Corsi ad aprire la porta, ma fui tentata di richiuderla quando mi ritrovai davanti il viso di Louis Tomlinson.
Trattenni il respiro, con il cuore che martellava nel petto ad una velocità insolita, e continuai a tenere gli occhi puntati su di lui anche quando le sue labbra sottili si mossero per salutarmi con l’accenno di un sorriso.
«Ehm… Torno subito!» dissi a mia madre e mio fratello, sperando che non avessero visto l’ospite appena arrivato.
Uscii fuori e mi chiusi la porta alle spalle, rimanendo a fissare ogni particolare del volto di Louis: non sapevo cosa dire, non sapevo come muovermi, non sapevo cosa significasse la sua presenza o quel suo strano sguardo che mi stava mandando in pappa il cervello. Me ne stavo lì, immobile davanti a lui e spalmata sulla porta di casa in legno scuro, aspettando che un segno divino mi desse un consiglio.
«Non mi fai nemmeno entrare?» chiese Louis, quasi risvegliandomi. Sbattei le palpebre più volte e farfugliai qualcosa, prima di spiegargli il perché: «Non credo che tu sia pronto ad affrontare mia madre» ammisi, cercando di trattenere dentro di me i “perché sei qui?”, “mi sei mancato”, “anzi, mi manchi ancora”, “sei un coglione”, “ti odio”, “la verità è che forse non ti odio così tanto”.
Louis alzò le spalle, passandosi la lingua sulle labbra leggermente screpolate, quelle che io stavo fissando intensamente da quando me le ero ritrovate davanti: «Tanto non mi tratterrò molto – disse, con le mani incrociate dietro la schiena – Sono solo venuto a darti una cosa».
Corrugai la fronte, soppesando le sue parole e mettendo a tacere il dispiacere nel sentire che sarebbe rimasto per poco: cosa mi aspettavo, che fosse venuto per parlarmi e scusarsi?
«Cosa devi darmi?» chiesi, deglutendo a vuoto. Mi era difficile stargli davanti: guardavo le sue labbra muoversi mentre parlava e pensavo a quando avevano mormorato qualcosa sulle mie o sulla mia pelle; guardavo la linea della sua mascella e pensavo a quando avevo sentito il solletico provocato dall’accenno di barba; guardavo i suoi occhi e… E mi era impossibile pensare.
«Questa» disse soltanto, facendo comparire da dietro la schiena una fotografia, che subito dopo mi porse.
La presi tra le mani e sbarrai gli occhi quando riconobbi la scena: l’immagine ritraeva me e Zayn, di fronte alla tavola calda di due giorni prima. Le sue mani erano sul mio viso e la sua bocca sulla mia.
Boccheggiai, continuando a guardare la fotografia come se dovessi accertarmi che fosse reale: non sapevo che qualcuno ci avesse visto, quel giorno. E poi cosa significava? Perché Louis me l’aveva portata?
Alzai lo sguardo confuso su di lui e lo trovai a guardarmi con un’espressione serena, quasi soddisfatta: «Siete così carini che… Be’, ho pensato che avresti voluto conservare un vostro ricordo» spiegò, stringendosi nelle spalle.
Se non fossi stata già a contatto con la porta, avrei di certo indietreggiato, come se quelle parole mi stessero spaventando: a bocca aperta, mi chiedevo cosa volesse dire, cosa volesse da me. Senza parlare del suo comportamento assolutamente insensato e fuori luogo: cos’era, un modo per farmi capire che gli aveva dato fastidio quel bacio? E che diritto aveva di infastidirsi, quando era stato lui il primo a tornare a gambe levate dalla sua ex ragazza, piantandomi in asso con poche parole?
Non mi diede il tempo di rispondere, però, perché, con un cenno del capo, mise le mani nelle tasche dei suoi bermuda di jeans e mi voltò le spalle, incamminandosi lungo il vialetto di casa mia.
Strinsi nel pugno la fotografia, aggrottando le sopracciglia: no, non se ne sarebbe andato di nuovo così.
«Hey, aspetta!» lo richiamai, correndogli dietro, senza che si fermasse.
«Che diavolo significa?» gli chiesi, mettendomi davanti a lui per impedirgli di fare un altro passo.
«Te l’ho detto» rispose, come se fosse più che ovvio. In quel momento, pensai che avesse la faccia da culo peggiore del mondo.
«Cosa c’è, cerchi di farmi sentire in colpa per un bacio con il tuo amico?» provai ad indovinare, mentre qualcosa dentro di me mi assicurava che fosse proprio quello il suo intento.
«Ti senti forse in colpa?» rigirò lui la domanda.
«No, ovviamente – precisai – Anche perché è stato lui a baciarmi: peccato che nell’archivio delle tue foto non ci sia il momento in cui io lo respingo. E poi non vedo quale sia il tuo problema, visto che tu stai con Eleanor, ora!» Ero arrabbiata. Ferita e arrabbiata. Soprattutto perché lui mi stava guardando impassibile, come se io fossi una pazza.
«Non ho nessun problema, infatti» rispose, scuotendo la testa.
«Non hai nessun problema, ma vieni fin qui per portarmi questa?» domandai, porgendogli la fotografia e guardandolo come se avessi capito tutto di lui. In realtà, però, non stavo capendo niente.
«Esatto – annuì – E ora, se vuoi scusarmi, devo proprio andare» continuò, rivolgendomi un sorriso tutt’altro che sincero e superandomi.
Spalancai gli occhi, continuando a fissare il punto in cui era fino a pochi secondi prima: la rabbia mi ribolliva dentro. Mi voltai verso di lui e lo guardai salire sulla sua macchina, per poi avvicinarmi ad essa a grandi passi. Le infradito che ciabattavano sul vialetto e i pugni stretti per il nervosismo.
«Sai una cosa? – esordii, sfoggiando un sorriso finto che voleva imitare il suo, sicura che mi avrebbe sentito, dato che il finestrino era abbassato – Puoi tenerla tu, almeno puoi rimuginarci sopra ancora un po’» conclusi, infilando la fotografia tra il parabrezza e il tergicristallo, in modo che rimanesse ferma.
Lanciai un’altra occhiata a Louis, che aveva le labbra increspate in una smorfia che doveva somigliare all’ennesimo sorriso: dal primo momento in cui l’avevo visto, a quella festa di beneficenza, mi ero chiesta se sapesse assumere altre espressioni, ma stavo iniziando a capire che i suoi sorrisi, all’apparenza tutti uguali, dovevano solo essere interpretati con attenzione. E quello che decorava il suo volto in quel momento, era una sfida, una provocazione. Insensata, ma comunque una provocazione, probabilmente data dall’orgoglioso tentativo di non ammettere che sì, quel bacio l’aveva infastidito.
Me ne andai: per la prima volta, ero quasi felice di rivedere mia madre.


 



 

ANGOLO AUTRICE
 
Buooooooooooooooooooongiorno! Il sole è alto nel cielo (almeno qui)
e io sto facendo di tutto pur di non studiare D: Tra pochi giorni vedrete come inizierò
a sclerare male perché sono indietro, ma vabbè hahaha
Cooooomunque: piccolo POV Liam, che, ATTENZIONE ATTENZIONE, se la fa
con Stephanie (: Ve lo aspettavate? Non credo hahaah La loro è una
storia molto... come dire? alla buona: non sono legati particolarmente, ma hanno
questi tipi di “incontri” da ben due mesi eheheh Si capisce che Danielle non è più nella vita
di Liam e che lui tiene a tenere tutto così com’è, senza che qualcuno ne sappia qualcosa!
Stessa cosa Steph: riguardo al suo non dire niente a Vicki e al non impicciarsi, vi anticipo
che lei è fatta così, ma tanto la conoscerete meglio fdsak Ah, qualcuno si ricorda che Vicki
l’aveva sentita con Brian, mentre una volta erano al telefono? Che starà combinando? (:
Poooooooooooi: finalmente avete una visione più chiara del triangolo Niall, Abbie, Harry lol
Ho visto che non ci stavate capendo molto hahah Niall ed Abbie si sono lasciati dopo
la morte di Leen, per questo lei è così vicina ad Harry: e niente, spero che la loro
situazione sia abbastanza chiara, ora (: Non ci saranno litigi tra i due amici come in “Unexpected”,
perché Niall tiene ad Abbie tanto da accettare le sue scelte, ma di sicuro la storia
non finisce qui dsjaklfs Quali sono le vostre impressioni?
E infineeeeeee Louis fkjsdhfkhsdkfjhskgfk Sappiate che io lo amo (sì, lo dico di quasi tutti
i miei personaggi hahaha), anche perché nella mia testolina lo conosco bene, diciamo,
quindi non vedo l’ora di farlo conoscere (?) anche a voi :)
Quando Harry tira fuori il discorso di Vicki, lui sorride, e guarda un po’, va a casa della
nostra bella Victoria a portarle una foto sviluppata di lei e Zayn ahhaha Lo ripeto, lo adoro dsjfka
Lascio a voi le varie congetture (:
E niente, questo è quanto: non è un capitolo fondamentale, ma inquadra meglio alcuni personaggi
e spiega alcune cosette, quindi spero vi sia piaciuto lo stesso :3
 
Aaaaaaaah, prima che me ne dimentichi: alcune di voi mi hanno chiesto come mai
solo Zayn ed Abbie si siano accorti della somiglianza tra Vicki e Leen! Giustamente, direi!
Vorrei precisare che questa somiglianza non è così evidente: innanzitutto è passato un po’ più
di un anno dalla sua scomparsa, quindi, se perfino Abbie ha stentato a cogliere la somiglianza,
figuriamoci gli altri, che non hanno avuto un rapporto così profondo con lei; poi, quelli che le rendono
simili, sono piccoli dettagli: gli occhi, il sorriso… Voglio dire, particolari che solo le persone
che sono state più legate a Kath saprebbero riconoscere facilmente: è un fatto espressivo,
più che altro, e io ci tengo a metterlo in chiaro, perché se no la cosa diventa abbastanza
irreale lol Quindi, spero di aver spiegato tutto al meglio :)
 
Ok, mi sto dilungando troppo, quindi vi lascio con un enorme GRAZIE fsjkfas
Siete davvero dolcissime in tutto quello che fate, dite e pensate ahahha
Risponderò alle vostre recensioni appena ho un minuto libero! Tra l’altro, leggendole ho notato
che sono venute fuori le idee più disparate riguardo il comportamento di zayn nello scorso capitolo!
Mi piace quando esponete tutte le vostre teorie fkjsda Anche se devo ammettere che gran parte
di voi non è sulla strada giusta eheheh :) Ma vabbè, c’è tempo!
 
Mi trovate per qualsiasi cosa su ask: http://ask.fm/AcinorevC
Su Facebook: https://www.facebook.com/acinorev.efp
E su Twitter: @itstarwen_
 
Ah, se volete, ho scritto una OS “Playing with the Moon”, che spero vi piaccia,
se passerete a leggerla fdksjal
Ciao splendori! Un bacione fdskafas

"Esatto - annuì - E ora, se vuoi scusarmi, devo proprio andare".



  
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