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Autore: PasifiKStaR    30/06/2013    0 recensioni
Una serie di oneshot dedicate a Squall e Rinoa, basate sull'idea che Squall e Seifer scrivano anonimamente novelle per la rivista di Ellione. Una specie di crack-fic che contiene una storia post-game, un'AU moderna, una favola e una storia soprannaturale, collegate tra loro alla fine di ogni capitolo con uno sguardo su Squall e Seifer che lavorano sodo.
Genere: Commedia, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart, Un po' tutti
Note: AU, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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WILL WRITE FOR GIL
scritta da PasifiKStaR, tradotta da Alessia Heartilly
II. Quello che vuole Rinoa (commedia romantica di Squall)

"Hai preso la medicina?" domandò la ragazza vuotandosi dei cereali in una scodella. Era sera tardi, ma voleva fare uno spuntino e aveva già usato l'ultima confezione di popcorn per forno a microonde.

"Sì," rispose rigidamente suo padre. "E sono uscito a fare una passeggiata."

"Ora non sforzarti troppo, papà," disse Rinoa tenendosi il telefono tra l'orecchio e la spalla. Si voltò nel suo cucinino e aprì la porta del frigorifero. Esaminò le mensole quasi vuote alla ricerca di cibo. Si fermò sul cartone del latte e spalancò gli occhi per la speranza. "Sei uscito dall'ospedale solo qualche giorno fa." Prese il cartone del latte e il sorriso svanì. Anche quello era vuoto.

"Ti ho detto che sto bene. Era un infarto lieve, e sto bene. Devo stare solo un po' più attento, adesso," rispose il Colonnello Caraway, un po' irritato. "Non sono ancora un vecchietto debole, Rinoa."

"Certo che no," rispose lei gettando delusa il contenitore vuoto nella spazzatura. Guardò di nuovo la sua scodella di cereali secchi sul bancone. "Voglio solo che tu ti prenda più cura di te stesso. Voglio dire... non c'è più la mamma e non può spingerti a mangiare meglio. Io sono qui ad Esthar e non posso chiamarti sempre per dirti di mangiare meglio."

"Bloccherei il tuo numero."

"Sono sicura di sì, papà." Rinoa alzò gli occhi al cielo. Sospirò profondamente e si rassegnò a mangiare cereali secchi e ricoperti di zucchero. Prese un cucchiaio dal cassetto e lo infilò nella scodella, prima di portarla in soggiorno per mangiare sul divano. "Ma sono solo preoccupata." Superò il suo cane, allungandosi a grattarle la testa.

"Ad essere onesti, Rinoa, lo sono anche io," ammise Caraway. Rinoa si sedette con attenzione sul divano e si sistemò la scodella in grembo. "Il soldato scelto Burgundy è passato, oggi, e mi ha informato che tu l'hai informato che non eri interessata."

"E si comincia," borbottò Rinoa sottovoce infilandosi una cucchiaiata di cereali in bocca, e masticò mentre suo padre continuava.

"Non ti piaceva? Pensavo che ti piacessero quelli atletici, non troppo intelligenti eccetera," chiese suo padre.

Rinoa alzò gli occhi al cielo. "Solo perché ho detto al Tenente come-si-chiama del corpo ingegneristico dell'esercito che non mi interessava, non significa che voglio un cretino, papà."

"Ma avevo ragione sul fisico atletico?"

Lei rabbrividì. "Papà, per favore. Non è necessario."

"Sì, Rinoa, lo è. Quando tua madre aveva la tua età, aveva già te," le ricordò Caraway.

"Io lavoro."

"Anche tua madre."

"Papà..."

"Rinoa." Poteva quasi udirlo accigliarsi. "Rinoa, per favore." Lui sospirò, esasperato. "Puoi almeno dare una possibilità a questi giovani uomini? Li incontri per un caffè solo per dire loro che non sei interessata."

"È perché non sono interessata!" affermò Rinoa. "Non sto cercando una relazione adesso, papà."

"Ma perché no? Sei abbastanza grande," sottolineò lui. "Hai una carriera. Sei responsabile e hai una casa tua. Il prossimo passo logico è sposarti e darmi dei nipotini."

Ecco tutto. Ecco il cuore di tutta la faccenda. Dopo che era andato in pensione, suo padre aveva cominciato a spingere Rinoa a trovare qualcuno da sposare e fare nipotini per il suo divertimento. All'inizio, Rinoa aveva semplicemente ignorato i suoi discorsi su come lei stesse invecchiando e quanto sarebbe stato bello avere dei bambini da viziare - anche se di certo non aveva viziato lei da bambina. Aveva immaginato che suo padre semplicemente si annoiasse, in pensione.

Quindi gli aveva mandato delle mazze da golf e lo aveva incoraggiato a provare un corso locale di golf per vedere se gli piaceva. Non funzionò. Aveva cercato di fargli fare volontariato, ma anche il centro per veterani in cui faceva volontariato lo chiamava solo quando avevano disperato bisogno di uomini. A quanto pareva, suo padre spaventava la gente ed era 'cattivo'.

Era stato quando i suoi commenti che la incoraggiavano a sposarsi erano diventate pretese ad avere nipoti e aveva cominciata a mandarle uomini che era diventato un problema. Era sicura che i padri normali non facevano quel tipo di cose, ma aveva cominciato a ricevere fiori da svariate persone che sapeva che conoscevano suo padre, inclusi svariati ufficiali militari, alcuni uomini d'affari che aveva incontrato cercando di giocare a golf, e il suo meccanico.

Rinoa aveva pensato che lui avesse trovato la sua vocazione quando aveva iniziato un corso che aveva descritto ai suoi vicini come "yoga per anziani". Era andato tutto bene finché lui aveva avuto un infarto nel mezzo di una lezione. Come suo padre fosse riuscito a farsi venire un infarto con lo yoga non lo capiva, ma era immediatamente volata a Deling City quando era stata chiamata. Per fortuna era lieve e lui stava relativamente bene.

Rinoa gli aveva detto, di persona, di smettere di farle mandare fiori dagli uomini, e in vero stile Colonnello Caraway lui l'aveva preso come l'indizio che lei voleva incontrarli di persona. Aveva 'casualmente incontrato' due uomini, fino a quel momento, e voleva che la smettesse. L'ultimo era arrivato dopo il ricovero di suo padre, e lei si chiedeva se lui stesse cercando di prenderla per sfinimento o fare una specie di selezione per capire che tipo di uomo le piacesse. Forse tutte e due le cose.

"Te l'ho detto, non mi interessa uscire con nessuno adesso. Ho altre cose di cui occuparmi." Rinoa si accigliò. "E non intendo sposarmi e fare figli solo perché così tu avrai dei nipoti!"

Ci fu una pausa dall'altro capo del telefono. "Preferirei che così non fosse, ma se non vuoi sposarti, posso accettarlo."

Lei sospirò di sollievo. "Grazie!"

"Puoi avere figli senza sposarti."

Lei riagganciò. Scuotendo la testa. Gettò il telefono dall'altra parte del divano e continuò a mangiare cereali secchi e guardare il film poliziesco alla tv. Il telefono squillò di nuovo e lei lo guardò, irritata. Prima che potesse partire la segreteria, lo afferrò.

"Pronto?" disse, sapendo già che era suo padre.

"Penso che sia caduta la linea," sottolineò il Colonnello Caraway. Rinoa alzò ancora una volta gli occhi al cielo. "Come dicevo, mi sta bene anche questa opzione."

"Papà, non voglio ancora avere dei figli!" esclamò Rinoa. Angelo pianse, dal pavimento accanto al divano, e Rinoa la guardò a mo' di scuse. "Non sono pronta ad avere figli!" aggiunse a voce bassa.

"Io non ringiovanisco, Rinoa," le disse lui. "Chissà quanto mi rimane."

Lei si passò una mano sul viso. "Papà, non è divertente."

"Certo che non lo è. Comunque, se davvero non ti senti pronta ad avere figli, allora dovrò venire a vedere di persona," disse Caraway. "Sono sicuro che le cose non sono così agitate come dici tu. Tendi sempre a ingrandire le cose."

"Cosa? No! Non è necessario-"

"Troppo tardi! Ho già cliccato su 'paga' per un biglietto della Galbadian Airlines." Sembrava che suo padre la prendesse in giro. "Sarò lì tra una settimana."

"Cosa?!" Rinoa quasi lasciò cadere la sua scodella di cereali. "Almeno puoi volare?"

"Non lo so. Forse dovrei chiedere a qualcuno di venire con me per accompagnarmi lì sano e salvo." Sembrava che Caraway stesse sorridendo. "Sai, ci sono alcuni volontari che ho incontrato al centro che potrebbero riuscire a venire. Sono giovani uomini muscolosi-"

"Papà, basta!" grugnì Rinoa. "Non pensare nemmeno a portare qui altri uomini!"

"Altri uomini?" la punzecchiò Caraway. "Oh? Ne hai già uno? È per questo che non vuoi uscire con gli uomini che ho mandato?"

"Va bene! Sì," concesse Rinoa frustrata. "È per questo che voglio che smetti. Sto già uscendo con qualcuno!"

"Meraviglioso! Non vedo l'ora di incontrarlo!"

"Aspetta-"

"Ci vediamo tra pochi giorni, Rinoa!" le assicurò Caraway. "Buonanotte, principessa." Lui riagganciò e Rinoa si trovò a fissare il telefono basita. Le cadde il cucchiaio nella scodella ormai vuota.

*~*~*~*~*

"Quistis..." piagnucolò una voce dietro la porta dell'appartamento di fronte a quello di Rinoa. Bussava piano, ma in maniera persistente. "Quistis... aiutami..." Un alto ragazzo biondo andò ad aprire, mandando la ragazza a terra, dato che era appoggiata alla porta. "Quistisss..."

"Chiariamo questa cosa," disse una chiara voce maschile sopra di lei. "Questo è il mio appartamento. Non quello di Quistis."

"Ma lei è sempre qui," disse Rinoa da terra.

"Questo non significa che sia casa sua!" disse Seifer, ribollendo di rabbia. "Via dal mio pavimento, Rinoa. Cosa vuoi?"

"Voglio parlare con Quistis," disse lei ripulendosi ed alzandosi. "C'è?" Seifer la guardò senza espressione.

"Quistis!" gridò infine al di sopra della spalla. "La ragazzetta irritante dell'appartamento di fronte chiede di te!"

Rinoa gli lanciò un'occhiataccia, mentre si sentivano passi nella stanza. "Che c'è?" domandò una donna con gli occhiali, avvicinandosi alla porta. Era ancora in camicia da notte e con la vestaglia aperta. "Rinoa, stai bene?"

"No, ho un problema e mi serve qualcuno che mi aiuti a trovare una soluzione."

"Oh, che sorpresona," grugnì il ragazzo.

"Seifer," lo avvertì Quistis. "Che problema hai, Rinoa?"

"Mi serve un fidanzato." Quistis mise immediatamente la mano sulla bocca di Seifer, prima che lui potesse dire qualcosa di offensivo. Lui emise un grugnito basso. Aveva pure una bellissima battuta pronta.

"Scusami," disse l'altra donna, confusa. "Ripeti?"

"Mio padre viene a trovarmi e pensa che il motivo per cui ho rifiutato tutti quei tizi è che ho già un fidanzato, quindi mi serve qualcuno che finga di essere il mio fidanzato mentre c'è qui mio padre," farfugliò Rinoa.

Sia Seifer che Quistis la guardarono come se fosse impazzita. "Rinoa, l'hai detto tu a tuo padre?"

"Non di proposito," ammise Rinoa. "È tipo successo e basta..." Si interruppe. Guardò implorante Quistis. "Ma non conosco altri ragazzi a parte quelli del lavoro, e sono tutti più vecchi o già impegnati! Ecco perché sono venuta da te."

"Hai pensato di dire a tuo padre, semplicemente, che non hai un fidanzato?" domandò Quistis.

Seifer grugnì di nuovo e tornò dentro. "Questo creerebbe problemi anche più grossi, Quisty. Non conosci suo padre!"

Lei gli lanciò un'occhiataccia prima di tornare a guardare Rinoa. "Allora perché non gli dici che il tuo ragazzo è fuori città per un viaggio d'affari o una cosa simile?" suggerì Quistis.

"Ci ho pensato." Rinoa scosse la testa. "Vorrà comunque incontrarlo prima o poi. In più non ho fotografie o qualcosa che faccia da prova senza una persona reale."

Quistis abbassò gli occhi e si fregò il mento. "Immagino di poter fare qualche telefonata e vedere se un amico della mia scuola militare è disponibile."

"Grazie, Quistis!" disse Rinoa gettandole le braccia al collo. La ragazza ridacchiò e ricambiò l'abbraccio. "Ti ho mai detto che mi piaci molto più tu di Seifer? Sei troppo per lui, sai."

"Hey!" gridò una voce da dentro.

Quistis rise. "Lo so."

"Quistis!"

"Lascia fare tutto a me," promise Quistis. "Quando arriva tuo padre?"

"Domenica."

"Domenica," annuì l'altra. "Va bene, troverò qualcuno."

*~*~*~*~*

Quistis e Seifer erano scomparsi. Oppure Seifer si era semplicemente rifiutato di aprire la porta quando sapevano che era lei. Le mani di Rinoa strinsero il volante della sua modesta auto mentre viaggiavano per la città. Sul sedile del passeggero, suo padre guardava disinvolto fuori dal finestrino gli edifici di vetro e acciaio della città tecnologica.

"Pensavo che il tuo ragazzo mi incontrasse all'aeroporto con te," affermò.

Lei sentì contrarsi l'angolo dell'occhio. Lo avrebbe fatto, se lei fosse riuscita a rintracciare Quistis e chiederle se aveva trovato qualcuno che la aiutasse in quella cospirazione. "Te l'ho detto, papà." Rinoa si sforzò di sorridere. "È impegnato e non è potuto venire."

"Peccato."

"Sì, già..." borbottò lei mettendo la freccia per svoltare e parcheggiare nella struttura sotterranea del suo palazzo. Parcheggiò nel suo spazio e aiutò suo padre con le borse. Attesero l'ascensore e Caraway si guardò intorno.

"Non male," ammise il Colonello. "Il tuo ragazzo vive qui?"

"No," rispose lei in fretta. "Vive un po' lontano."

"Che lavoro fa, me lo ripeti?" domandò lui.

"Puoi chiederglielo quando lo incontrerai e lo conoscerai un po'," lo rassicurò Rinoa. Certo, sempre che suo padre riuscisse a incontrarlo. L'ascensore si aprì ed entrarono. In silenzio, lei pregò di riuscire a trovare Quistis quel pomeriggio e a chiederle del suo finto ragazzo.

"È intelligente?"

"Sì." Spero.

"Lavora sodo?"

"Ovviamente." Per favore, Quistis, non deludermi.

"Immagino che sia anche bello."

Questa poteva lasciarla correre. "La bellezza sta negli occhi di chi guarda, papà!" disse quando arrivarono al suo piano. "Non aspettarti troppo e basta," gli disse mentre si trascinava dietro la sua borsa e cercava di sorridere. "Voglio dire, potrebbe anche non piacerti il mio ragazzo! Sono sicura che non è affatto quello che ti aspetti-"

"Eccola," disse una voce mentre lei svoltava l'angolo. La porta dell'appartamento davanti al suo era aperta, e c'erano tre persone accanto alla soglia. Sembrava che Seifer fosse appena tornato dalla palestra, e aveva ancora un asciugamano intorno al collo, e Quistis indossava un lungo abito rosa con un cardigan bianco che amava usare nei fine settimana.

La terza persona era qualcuno che lei non aveva mai visto, ma che all'improvviso desiderava di aver visto più spesso. Era alto come Quistis, con capelli corti, castani e disordinati che gli cadevano su occhi azzurri, e aveva una borsa da viaggio con un marchio militare sulla spalla. Si era voltato e aveva fatto un piccolo sorriso.

"Rinoa." Le cadde la borsa di suo padre mentre lo fissava. Quegli occhi. Quella voce... "Mi dispiace non essere riuscito a venire in aeroporto con te. Sono appena tornato." Si stava avvicinando. Il cuore le batteva all'impazzata. Non poteva essere chi pensava che fosse.

"Rinoa, chi è quest'uomo?" Caraway si accigliò mentre si avvicinava a sua figlia e osservava criticamente il nuovo arrivato.

"Signore!" Lui rivolse il saluto militare a suo padre. Rinoa spalancò quasi la bocca. "Capitano Squall Leonhart, Garden di Esthar, signore!" Dopo essere stato salutato a sua volta, abbassò la mano e la tese all'uomo. "È un onore incontrarla, Colonnello Caraway. Sono il ragazzo di Rinoa."

*~*~*~*~*

"Non capisco," disse Quistis mentre Rinoa camminava su e giù per il soggiorno di Seifer. "Non ti piace Squall?"

Dopo aver messo via le sue cose nella stanza degli ospiti a casa di Rinoa, Caraway aveva insistito a portare fuori Squall a bere qualcosa prima di cena, senza di lei, per conoscerlo. Rinoa aveva detto no e che comunque non avrebbe dovuto bere alcolici. Suo padre era testardo, e con suo terrore o soddisfazione - non era ancora sicura di quale delle due fosse - era intervenuto Squall.

"Sono d'accordo," aveva detto con diplomazia. "Ma c'è un coffee shop qui vicino e hanno del tè, se non le piace il caffè. Sarei felice di andarci con lei, signore."

Lei aveva spalancato la bocca. Persino mentre cercava deboli scuse per fermarli, suo padre e lo sconosciuto che aveva appena incontrato erano usciti. Era stato allora che era corsa dall'altra parte del pianerottolo.

"Voglio assicurarti che Squall è un uomo assolutamente di fiducia," le disse Quistis. "Siamo andati a scuola insieme ed è sempre stato uno studente diligente."

Rinoa la fissò e basta. "Quistis, quello Squall è appena uscito per fare una chiacchierata uomo a uomo con mio padre!" esclamò orripilata. "Di che cosa parleranno?! Squall non sa niente di me!"

"Sì invece," disse Seifer dalla cucina. "Gli abbiamo dato un dossier."

Rinoa socchiuse gli occhi. "Gli avete dato un che?"

"Un dossier. È un rapporto completo su di te per aiutarlo a prepararsi in così poco tempo. Questo mi ricorda..." disse Quistis frugando nella sua borsa. Ne estrasse un pacchetto di fogli pinzati. "Questo è il dossier su di lui che devi leggere. Ci sono le sue informazioni, inclusa la storia di come vi siete incontrati."

Rinoa fissò i fogli. "Hai scritto una storia su come ci siamo incontrati?" disse con voce strozzata. Questo era in effetti più di quanto si aspettasse.

"L'ha fatto Seifer," sorrise Quistis. "È abbastanza bravo nelle-"

"Quistis," avvisò una voce bassa.

"Cazzate," terminò lei. Rinoa guardò la prima pagina. C'erano informazioni su Squall: dov'era andato a scuola, la sua famiglia, il suo compleanno e i suoi hobby.

"Gli piace andare in bici tra campi di fiori e fare picnic in campagna?" Rinoa sollevò un sopracciglio.

Quistis sorrise debolmente. "Non sappiamo davvero quali siano gli hobby di Squall..."

Rinoa la guardò a bocca aperta. "Pensavo che lo conosceste!"

"Sì, solo non molto. È una persona molto riservata," rispose la ragazza. Rinoa sospirò, stanca, e infilò il dossier sotto il braccio, coprendosi il viso con le mani.

"Inizio ad avere dubbi," mormorò stupidamente. "Grazie, comunque." Un po' più calma di quando era arrivata, Rinoa uscì a passi pesanti.

Seifer guardò dalla cucina. "Pensi che cederà e dirà la verità a suo padre?"

"È solo per una settimana," gli ricordò Quistis. "Ma hai ragione. Non penso nemmeno io che ce la farà."

Fuori, Rinoa attraversò il corridoio e tornò al suo appartamento. Vide immediatamente la borsa di Squall per terra e sospirò pesantemente. Chiuse la porta dietro di sé e marciò nella sua stanza, per cominciare a leggere il dossier di un uomo che, in quel momento, passava più tempo con suo padre che con la sua presunta ragazza.

*~*~*~*~*

Era educato, annuiva nei momenti giusti, e aveva anche cose importanti da dire durante la cena. Rinoa era felice che suo padre sembrasse godersi la compagnia di Squall, ma non poteva evitare di innervosirsi per quanto il giovane soldato andasse d'accordo con suo padre. Non era sicuro che lui fosse davvero quel tipo di persona, generalmente silenzioso e rispettoso, o recitasse semplicemente per piacere a suo padre.

Quando la serata si avviò alla fine, Squall, che li aveva portati a cena in macchina, si fermò davanti al palazzo di Rinoa. Spense l'auto e si preparò ad uscire per aprire la portiera alla sua 'ragazza', quando il Colonnello Caraway si slacciò la cintura di sicurezza.

"Oh, non è necessario, Squall. Posso uscire da qui," disse il colonnello.

"Grazie, signore, ma voglio aprire la portiera per Rinoa," gli assicurò educatamente Squall. Accanto a lui, Rinoa posò la mano sulla maniglia, rossa in viso. Ovvio che doveva fare tutte le cose da gentiluomo e cavaliere. Che altro si aspettava? Fino a quel momento era stato ingiustamente perfetto. In silenzio maledì Quistis. Sarebbe stato brutto per la fidanzata del suo vicino di casa trovare un ragazzo con qualche difetto?

"No, no, va bene," disse il Colonnello Caraway. "Ho monopolizzato abbastanza tempo. Andate pure avanti."

Rinoa inarcò un sopracciglio. "Di che parli, papà?" domandò guardandolo al di sopra della spalla dal suo sedile sulla jeep di Squall. "Andiamo nello stesso posto."

Caraway guardò sua figlia, incuriosito. "Preferisci passare tempo con il tuo vecchio, invece che con il tuo ragazzo con cui non stai da mesi perché è stato a Balamb?"

Lei raggelò. "Oh... certo! Solo che... sai, sei appena arrivato anche tu," disse debolmente.

Squall parcheggiò e si allungò a prendere la mano di Rinoa. "È molto carino da parte sua, signore. Mi assicurerò di riportarla a casa sana e salva."

Compiaciuto, il Generale fece un cenno d'approvazione e uscì dalla jeep. Chiuse la portiera e la coppia guardò Caraway che entrava nel palazzo. Non appena si chiusero le porte, Rinoa tolse la mano da quella di Squall, e sembrava piuttosto irritata.

"Che è tutta questa storia?" domandò accigliandosi. "Non dovevi farlo!"

"Volevo parlare un po' con te in privato," disse lui e riavviò il motore. Sembrò che non notasse che Rinoa spalancava gli occhi e arrossiva. "Volevo confermare le informazioni del dossier che mi ha dato Quistis, e discutere dei possibili piani che puoi avere questa settimana con tuo padre che coinvolgano me."

Non era una richiesta di 'parlare in privato' per motivi personali, come la piccola parte di lei felice di sentirlo aveva sperato, ma erano solo affari. Non poté impedirsi di esserne in qualche modo delusa.

"Oh." Si appoggiò al sedile. Sospirò pesantemente e si allacciò la cintura di sicurezza. "Mi sembra ottimo. Volevo parlartene anche io."

"Hai avuto anche tu un dossier su di me?" chiese lui quando la macchina cominciò a muoversi.

"Sì," ammise lei. L'aveva scorso velocemente, decidendo di ricordare alcune informazioni base, come sua sorella, suo padre vedovo, e il suo compleanno, ma aveva smesso dopo aver letto metà della storia di come aveva incontrato Squall. Era stato quasi troppo imbarazzate leggerla, e si era chiesta cosa passava per la testa di Seifer quando l'aveva scritta.

"Non dovrebbe volerci molto," le promise Squall fermandosi a un semaforo. "Non ho davvero domande su di te a cui tuo padre non abbia già risposto."

"Cosa?" Rinoa lo guardò. "Che vuoi dire?"

"Quando siamo andati a bere qualcosa, sembrava molto interessato a sapere quanto ti conoscevo. Quistis in effetti mi ha detto che potrebbe sospettare che non sono davvero il tuo ragazzo, quindi ho dovuto assicurarmi di rispondere bene," le disse Squall. "Ho anche seguito la storia di come ci siamo incontrati. Va bene?"

Lei guardò fuori dai finestrini, in qualche modo imbarazzata. Nella storia di Seifer, si erano incontrati a una stazione metro. Rinoa gli era andata addosso mentre era 'molto distratta'. Squall stava tornando a casa dopo essere arrivato in città tramite i trasporti del Garden e lei lo aveva colpito ed era caduta. Squall l'aveva aiutata ad alzarsi, scusandosi a bassa voce e sperando che stesse bene prima di andare avanti. Rinoa era stata così distratta dagli 'occhi cerulei' di Squall che aveva perso il treno. Era tornata ogni giorno alla stazione metro finché Squall alla fine era comparso di nuovo. Aveva finto di andargli addosso ancora, stavolta scusandosi e insistendo per ripagargli l'uniforme rovinata, dato che aveva in mano una tazza di caffè freddo.

Squall aveva detto di no e che doveva andare. Rinoa era stata delusa, ma prima che le porte si chiudessero Squall aveva detto che sarebbe tornato dopo due settimane, e che l'avrebbe incontrata al caffè accanto alla stazione metro. Le porte si erano chiuse e Squall era andato via, ma Rinoa era stata euforica. Due settimane dopo, nonostante il suo 'vicino di casa più vecchio e più saggio' le desse della pazza - e lei presumeva fosse Quistis, dopo aver letto il dossier - era andata al caffè. Squall non si era fatto vivo.

Proprio mentre lei se ne andava, dopo la chiusura del bar, uno Squall ansimante, ancora in uniforme e con la sacca militare sulla spalla, era arrivato dopo essere stato trattenuto. Si erano messi insieme e avevano iniziato la loro relazione.

"Va bene," rispose Rinoa. Fece una risatina imbarazzata. "Era un po' ridicola, però."

"Era un po' teatrale," concordò Squall. "Ma sembrava abbastanza ragionevole." La guardò, con un minuscolo sorriso che gli sfiorava appena le labbra. "Aspetteresti davvero tutto il giorno in un bar che arrivi qualcuno?"

Lei arrossì. "La persona giusta, forse."

Lui ridacchiò leggermente mentre svoltavano l'angolo. "Bene." Rinoa sorrise tra sé e sé mentre continuavano il viaggio. Non arrivarono troppo lontano, forse due o tre isolati, e Squall parcheggiò davanti a un negozio sull'angolo molto illuminato con una fila di persone dentro.

"Che posto è?" domandò Rinoa guardando fuori dal finestrino. Non viveva molto lontano da lì, ma non si era mai fermata in quel negozio prima.

"Si chiama Bubble Tea(1)," rispose Squall. Rinoa corrugò la fronte e spostò gli occhi dal negozietto carino con la sua luce color pastello all'uomo con la giacca di pelle accanto a lei. Squall distolse lo sguardo, imbarazzato, e lei capì che lui sapeva esattamente cosa stava pensando - un negozio di tè non era la prima scelta di un mercenario. "Una delle mie compagne di squadra lo ama, e dice che a tutte le ragazze piace il bubble tea. Per me è troppo dolce."

Lei non poté evitare il sorriso che le sfiorò le labbra. "E all'improvviso ti è venuta voglia e basta di qualcosa di dolce?" lo canzonò.

Lui esitò. "Pensavo che potesse piacerti." Dannazione. Lo conosceva da meno di dodici ore, in circostanze così ridicole, e lui già rendeva le cose difficili. Lui sembrò raddrizzarsi e combattere l'imbarazzo, guardandola negli occhi. "Inoltre potrebbe ammazzare il tempo. Sono sicuro che tuo padre si aspetta che stiamo via anche solo per un po'. Immagino che potremmo ordinare qualcosa e poi ti riaccompagno a casa a piedi. Questo dovrebbe farci guadagnare abbastanza tempo."

Voleva accompagnarla a casa. Non erano più adolescenti; quella consapevolezza non avrebbe dovuto farle mancare un battito o farle torcere le budella o farla rabbrividire tutta. "Giusto!" concordò lei. "E siamo usciti a prendere qualcosa e lo porterò a casa come prova! Piano eccellente!" Sorrise radiosa mentre armeggiava con la portiera. Sembrava che non riuscisse ad aprirla, e la guardò, chiedendosi perché non si aprisse.

"Hai dimenticato di sbloccarla," disse Squall allungandosi a premere un pulsante. Rinoa arrossì di nuovo quando lui la sfiorò con il braccio.

Lei emise una risatina bassa e imbarazzata prima di aprire la portiera e scendere in fretta. Lui le tenne la porta aperta mentre entravano nel negozio. Mentre erano in fila, Rinoa guardò l'enorme menù sul muro e si strofinò il mento, pensierosa.

"Che cosa prendi tu?" domandò.

"Caffè," rispose Squall. Guardò la donna accanto a lui, che gli tirava la manica.

"Cosa pensi che dovrei prendere?" chiese lei curiosa.

"Non lo so. Quello che vuoi." Lui scrollò le spalle.

Lei alzò un sopracciglio. "Va bene, riproviamo," lo sfidò lei. "Se tu fossi davvero il mio ragazzo, cosa penseresti che prenderei?"

Squall aggrottò la fronte. "Alla mia amica piace quello alla fragola, e al suo ragazzo il tè verde," disse. Sembrò che la studiasse. "Tu probabilmente prenderesti il melone."

Lei sorrise radiosa. "Melone sia allora!" concordò lei. Dopo aver ordinato, si misero da parte ad aspettare che preparassero le loro bevande. Rinoa sbirciò oltre il bancone, guardando con interesse la preparazione delle palline di tapioca da mettere nel suo tè.

"Riguardo a tuo padre," disse Squall dietro di lei. Lei guardò al di sopra della sua spalla e si raddrizzò in fretta. Giusto; erano lì per affari, non solo per uno snack delizioso. "Ha detto che starà qui solo una settimana."

"Sì," annuì Rinoa. "Potrei doverti contattare altre volte per una cena o qualcosa con mio padre, però. Decisamente una cena di saluto la settimana prossima. Non sarà un problema, vero?"

"No, va bene," la rassicurò Squall. "Sono in licenza per un mese, in realtà, e poi sarò al Garden qui, quindi sono libero," le disse lui distrattamente cercandosi in tasca. Ne tirò fuori un telefono. "Posso avere il tuo numero?"

Rinoa annuì e lo dettò attentamente. "Chiamami, così posso salvare anche io il tuo numero," gli disse dopo che lui l'aveva salvato. Tenne in mano il telefono e sorrise soddisfatta quando comparve il suo numero. "Grandioso!"

"Fammi solo sapere in anticipo," le disse.

"Numero settantotto!" gridò l'uomo al bancone. Rinoa si lanciò a prendere il loro ordine, impaziente di provarlo. Squall le mostrò come distribuire le palline di tapioca all'interno prima di penetrare la bevanda con una grossa cannuccia. Mentre uscivano dal negozio, Rinoa bevve un lungo sorso e annuì.

"È buono," disse quasi sorpresa. "Decisamente tornerò di nuovo."

Squall ridacchiò e bevve un sorso della sua bevanda. "Sono contento che ti piaccia." Sembrava che bevesse con impazienza.

"Pensavo avessi detto che era troppo dolce per te," sottolineò lei maliziosamente.

"Questo è caffè... non è troppo dolce," le disse lui in maniera poco convincente. Rinoa rise.

"Grazie per il tè," aggiunse lei. Fece una pausa e lo guardò. "E per il tuo aiuto."

"Non c'è problema," disse lui. "Quistis è una vecchia amica e le dovevo un favore."

"Giusto, un favore." Si rimproverò in silenzio per aver pensato altro. Squall non lo stava facendo per lei. Lo stava facendo per la sua amica. "Ti ripagherò la cena, a proposito. Sei stato trascinato in questa cosa. Oh, e anche il caffè."

"Non preoccuparti," la rassicurò lui. "Non era male."

"Comunque," insistette Rinoa. "Dovremmo considerare questa cosa puramente professionale. Pagherò qualsiasi spesa in cui tu possa incorrere mentre 'usciamo insieme' se è coinvolto mio padre."

"Rinoa-"

"E, ovviamente, dato che questa è una cosa completamente falsa, limiteremo ogni interazione fisica al tenersi per mano, e se proprio saremo costretti, a baci di saluto sulla guancia, e solo davanti a mio padre. Anche gli abbracci sono accettabili. Cerchiamo di evitare di parlare di qualsiasi specie di impegno - darebbe solo idee a mio padre," lo avvisò Rinoa. "Quindi rimaniamo generalmente disinvolti."

Accanto a lei, Squall tacque. Sembrava che rimuginasse sui limiti posti, prima di annuire lentamente. "Se è quello che vuoi."

Rinoa annuì, ma si sentì un leggero dolore in petto. Avrebbe potuto giurare che lui sembrasse deluso. Il che era stupido, si disse. Mentre il silenzio cadeva tra di loro, Rinoa si costrinse a riempire la conversazione di chiacchiere sciocche. Cominciò a straparlare della sua vita, del suo cane, e quando arrivarono al suo palazzo si accorse che non gli aveva affatto chiesto nulla di lui. Arrivarono alla porta del suo appartamento e lei si voltò verso Squall, sorridendo il più felicemente possibile. "Beh, grazie mille! Quando sarà finita, sarò in debito."

Lui annuì solennemente. "Non c'è problema," la rassicurò. Rimasero l'uno davanti all'altra per un altro momento, senza muoversi, e Rinoa non sapeva cosa aspettarsi. Alla fine, Squall parlò e si voltò. "Ehm... ci si vede."

Rinoa lo guardò scendere velocemente lungo il marciapiede. Quando svoltò l'angolo, grugnì forte e si passò una mano sul viso prima di entrare in casa. Perché era rimasta lì e basta? Si aspettava che lui la baciasse? Si erano appena incontrati.

Aprì la porta e barcollò esausta nel suo appartamento. "Rinoa! Sei tornata prima di quanto credessi," disse suo padre dalla cucina, dove stava aprendo una scatoletta di cibo per cani per Angelo, che aspettava impaziente.

"Squall è appena tornato. Non volevo fargli fare tardi. Aveva bisogno di riposo," borbottò Rinoa passandogli accanto.

"Vai già a dormire?"

"Devo lavorare domani!" gli gridò lei dal corridoio. "Buonanotte papà!" Chiuse la porta e mise il tè sulla scrivania prima di togliersi la giacca. La sistemò su una sedia e si fermò, guardando il dossier appoggiato sul portatile. Le sue informazioni la fissavano e si concentrò sui suoi lineamenti. Sorridendo leggermente, scosse la testa. Prese una penna e tirò una riga sul picnic, scrivendoci 'gli piace il bubble tea'.

Sospirando, abbassò la testa e chiuse gli occhi. Sarebbe stata una lunga settimana.

*~*~*~*~*

"Un attimo, dov'è che sei?" domandò Rinoa raddrizzandosi alla sua scrivania. Il foglio di calcolo sul suo monitor venne completamente dimenticato, e lei socchiuse gli occhi.

"Al Golf Club Glass," rispose suo padre, e sembrava compiaciuto. "Anche se tra poco ce ne andiamo."

Rinoa spalancò la bocca. Come aveva fatto suo padre a entrare nel club di golf più esclusivo del paese? "Papà, che ci fai lì?"

"Mi ha portato Squall," le disse il Colonnello Caraway. Lei sentì un altro pugno nello stomaco. "All'inizio ero esitante, dato che la mia esperienza con il golf è stata piuttosto frustrante, ma lui è riuscito a farmi avere qualche lezione con Kiros Seagull! Quell'uomo è un genio, Rinoa. Non mi meraviglia che abbia vinto ogni titolo importante almeno una volta."

"Lui... Squall... cosa?!" gridò Rinoa. Si voltò di lato e iniziò a cercare il dossier nella borsa, dove l'aveva buttato la sera prima. "Che ci fai in giro con Squall?"

"Mi annoiavo e ho incontrato Seifer, ieri, mentre tu eri al lavoro. Mi ha suggerito di chiamare Squall, dato che adesso è in licenza per un mese," le disse suo padre.

"Quindi Seifer ti ha dato il numero di Squall?" disse Rinoa con voce strozzata. Stava esaminando il dossier il più velocemente possibile. Mentre sfogliava le pagine, la vide. Era una frase breve, ma a quanto pareva Squall veniva da un'importante e facoltosa famiglia. Suo padre era un politico e sua madre aveva una catena di ristoranti e bar che ora venivano gestiti dalla sua sorella adottiva.

"No, me l'ha dato Squall quando siamo usciti a prendere il caffè, quando sono arrivato." Rinoa quasi lasciò cadere il telefono. Suo padre aveva avuto il numero di telefono del suo presunto fidanzato prima di lei. Sentì vagamente la voce di qualcuno sotto a quella di suo padre. "Cosa? Non essere ridicolo, Squall. Certo che non le dà fastidio."

"Fastidio per cosa?!" domandò a voce alta sua figlia. Svariate paia di occhi si voltarono a guardarla e lei si chinò accanto alla sua scrivania.

"Gli parlavo del cibo di Galbadia. Sapevi che suo padre è di Galbadia? A quanto pare sua madre cucinava cibi fantastici, quindi l'ho invitato a cucinarci la cena stasera."

Rinoa digrignò i denti e chiuse gli occhi. "Papà, non puoi invitare qualcuno a cucinare."

"Perché no?" grugnì suo padre. "Non vuoi vedere il tuo ragazzo?"

Lei strinse il telefono. "Certo che sì, papà," iniziò lentamente. "Solo che sono sicura che Squall sia occupato."

"Ha detto che non lo è. Rinoa, non essere maleducata."

"Non sono io quella maleducata!"

"Devo andare. Il parcheggiatore ha appena portato la macchina di Squall. Ci vediamo quando torni a casa," concluse suo padre.

"Papà?! Papà!" Nelle sue orecchie echeggiò il segnale telefonico e Rinoa guardò il telefono, terrorizzata. "Devo andare a casa," borbottò. Iniziò a infilare cose nella borsa. Balzò in piedi e si fiondò fuori dalla porta, dicendo a malapena al suo capo che avrebbe lavorato da casa per il resto del pomeriggio.

Rinoa si trovò sorpresa quando infine parcheggiò la macchina e si rese conto di essere arrivata a casa senza multe per eccesso di velocità. Guardò l'orologio e pregò in silenzio che suo padre non fosse ancora a casa. Aprendo la porta dell'appartamento, sentì delle voci in cucina e imprecò in silenzio.

"...E poi ha bruciato la padella. Ecco perché siamo dovuti uscire a cena ieri sera." Non sapeva se essere umiliata oppure no. Rinoa entrò in corridoio e vide suo padre seduto su uno sgabello del bancone, mentre Squall tagliava delle verdure sull'altro lato. Fury la notò per primo. "Ah! Rinoa! Sei a casa presto. Stavo giusto dicendo a Squall come hai cercato di cucinare ieri."

Grandioso. Ora Squall sapeva che lei non sapeva cucinare. "Ho sentito," iniziò a dire debolmente. Mise la borsa su una sedia ed entrò disinvolta in cucina. "Heylà, Squall," disse. Guardò suo padre prima di baciare velocemente Squall sulla guancia. Non vide che lui arrossiva leggermente mentre continuava a tagliare.

"Mi dispiace," sussurrò Squall.

"Dopo dobbiamo parlare," rispose lei. Tornò a sorridere a suo padre. "Allora, ti sei divertito a giocare a golf? Ci riproverai quando tornerai a casa?"

"Vedrò se potrò trovare qualche compagno e provare," le disse orgoglioso suo padre. "Anche se Squall mi ha viziato. Farmi entrare nel Golf Club Glass per giocare una partita vera proprio con Kiros Seagull! Dubito che qualsiasi corso di Galbadia possa reggere il confronto."

"Mi fa piacere. Ora potrai usare davvero quelle mazze che ti ho regalato," sorrise Rinoa. "Hai ancora addosso i vestiti per il golf, papà. Perché non vai a cambiarti? Io aiuto Squall a preparare."

Suo padre inarcò un sopracciglio e guardò il mercenario e poi sua figlia, cercando di nascondere un sorrisetto d'intesa. "Buona idea. Vi lascerò qui da soli."

Rinoa grugnì tra sé e sé mentre suo padre usciva in silenzio. Non appena sentì chiudersi la porta della sua camera, lei si voltò verso Squall.

"Ok, spiegami perché hai portato mio padre a giocare a golf!" domandò. Squall continuò a tagliare le verdure.

"Mi ha chiamato stamattina e mi ha chiesto se avevo qualche suggerimento su cosa poteva fare. Ho detto che l'amico di mio padre era libero stamattina e poteva chiedere lezioni. Tuo padre è sembrato esitante a provare di nuovo il golf, ma era annoiato e ha accettato. Sono venuto a prenderlo, l'ho portato al club e ho chiesto lezioni a Kiros. Ora gli piace," disse Squall. "Per favore, passami quella ciotola."

Rinoa prese la ciotolina che lui aveva indicato e gliela porse. "Gli hai dato il tuo numero di telefono."

"Gli ho detto che, se era in giro per la città e si perdeva e non riusciva a parlarti, di chiamarmi pure," disse Squall usando il coltello per mettere le verdure nella ciotola. Si pulì le mani in uno strofinaccio prima di andare ai fornelli. "Non pensavo davvero che chiamasse."

"È un po' troppo spingersi così lontano. Non penso che i fidanzati veri lo facciano," sottolineò Rinoa incrociando le braccia, e si accigliò.

Squall mise una pentola sul fuoco e le lanciò un'occhiata d'intesa. "Allora preferiresti un fidanzato che ignora tuo padre?"

Lei arricciò il naso. "Non l'ho detto."

"Allora che problema c'è?" disse Squall.

"Beh, per dirne una," disse Rinoa facendo un passo avanti e picchiandolo sul petto con il dito, "stai usando il mio grembiule!" Oh Hyne... questo è un bel petto sodo.

"Tuo padre è proprio un colonnello di ferro se è riuscito a farmi entrare in cucina a cucinare," le disse Squall. "Non dovresti almeno essere felice che a tuo padre piaccia il tuo ragazzo?"

Rinoa grugnì. "Ma non sei il mio vero ragazzo!" sibilò a bassa voce.

"Taglia quei peperoni," le disse Squall. "Io devo preparare questi noodles."

La sorprese trovarsi a tagliare peperoni un attimo dopo. Arrossì, continuando a tagliare le verdure verdi e rosse. "Apprezzo davvero il tuo aiuto, Squall, ma non affezionarti troppo, ok? Non c'è bisogno che tu faccia tutte queste cose," insistette.

"Penso di sì," disse una voce da dietro. Lei si bloccò. Quella voce era proprio dietro di lei. Squall portò le mani pallide ad afferrare quella di Rinoa che ancora stringeva il coltello, e risistemando l'altra mano sul peperone. "Che cos'è? Questi pezzi non sono regolari. Come potranno cuocersi uniformemente? Tagliali così."

Iniziò a muoversi dietro di lei e Rinoa si morse le labbra, con gli occhi fissi sui peperoni mentre muoveva ritmicamente le mani su quelle di lei sul tagliere. Poteva sentire le sue braccia contro di sé, i suoi muscoli muoversi contro i suoi bicipiti e il petto premuto contro la schiena.

"Capito?" le chiese lui all'orecchio. Rinoa rabbrividì.

"Ah-ah!" mugolò.

"Bene, tieni i pezzi regolari - Angelo, no. Questo è cibo per le persone," disse Squall allontanandosi e lasciandole le mani. Lei sentì piagnucolare il suo cane, e dentro di sé lo fece anche lei. All'improvviso le mancava sentirlo dietro di sé. Poteva ancora sentire il suo profumo di sapone, e all'improvviso si sentì tutta formicolante. "Ok, ok," cedette Squall. "Ho preso qualcosa anche a te." Girò intorno al bancone e frugò in una borsa della spesa, tirando poi fuori uno snack per cani. Lo gettò in aria e Angelo saltò felice a prenderlo al volo. "Ti piace?" Angelo abbaiò prima di prendere lo snack e tornare in soggiorno.

"Dannazione, Squall..." borbottò Rinoa sottovoce concentrandosi a tagliare peperoni. "Smetterla di rendere così facile innamorarmi di te."

"Hai detto qualcosa?" domandò Squall lavandosi le mani.

"Ricorda solo che non devi fare da babysitter a mio padre o cose così," disse fermamente Rinoa. "Non è realmente il padre della tua ragazza. Sono solo affari."

"Solo affari," ripeté Squall a bassa voce dietro di lei. "Se è quello che vuoi."

*~*~*~*~*

Un'altra sera, si ricordò Rinoa. Un'altra sera, un'altra cena, e poi la mattina successiva avrebbe salutato suo padre e sarebbe finita. Spense la macchina e si sporse in avanti, sul volante. Squall sarebbe stato da lei anche quella sera. Sarebbe andati in un ristorante tipico di Centra che Squall e sua sorella frequentavano.

Un'altra sera alla partenza di suo padre, il che significava che c'era un'altra sera con Squall e poi sarebbe uscito dalla sua vita. Si sentì di nuovo il dolore in petto, e qualcosa nel suo stomaco sembrò vuoto, a quel pensiero.

Da quando era comparso, quasi letteralmente alla sua porta, per quella finzione, non era stato nulla meno che perfetto, e non era giusto. Lo aveva trovato attraente, sì, ma si era sempre vista con un uomo più alto, che fosse rumoroso, come lei, e avesse il suo stesso senso dell'umorismo. Si vedeva con qualcuno che fosse più affettuoso e loquace, che aveva un lavoro in ufficio, come lei. Forse qualcuno che si era trasferito da Galbadia a Esthar come lei. Qualcuno che amasse divertirsi, avventuroso, ma decisamente non qualcuno come Squall.

Era più alto di lei di qualche centimetro e basta. Il suo senso dell'umorismo semmai era sarcastico, e sorrideva e ridacchiava invece di ridere forte. Era un mercenario, era serio, e non le aveva mai dato un bacio sulla guancia, e si erano tenuti per mano solo tre o quattro volte da quando si erano incontrati. Certo, era tutta scena, ma desiderava che lui fosse più affettuoso.

Dopo la sera in cui aveva cucinato per loro, suo padre aveva parlato di lui senza sosta. L'aveva persino lodata per quanto il suo gusto in fatto di uomini fosse evidentemente migliorato da quando si era trasferita, ma non aveva capito fino a quando aveva fatto colazione con suo padre quella mattina.

"Voglio che tu sappia che lo approvo." Rinoa smise di mangiare i cereali. Il Colonnello Fury Caraway, il colonnello in pensione dell'esercito di Galbadia, aveva appena approvato Squall. Per gli altri sarebbe stato un colpo di scena spettacolare, ma per Rinoa non lo era. "Se questo è l'uomo con cui vuoi passare il resto della tua vita, gli darò il mio permesso."

Suo padre si era affezionato a Squall, e lei onestamente non poteva biasimarlo. Squall era rispettoso, era diretto con suo padre, era educato, era un gentiluomo con lei, e... e anche lei gli si era affezionata. Quello che era peggio era che anche quando non era davanti a suo padre, lui si comportava allo stesso modo e lei si innamorava comunque di lui.

Cominciava a provare risentimento per il suo comportamento e i suoi gesti. Sarebbe diventata frustrata con se stessa. Lui non era affatto quello che lei pensava fosse il suo uomo ideale, ma all'improvviso lo era, e la faceva impazzire che più stava con lui, più desiderava che la farsa fosse reale. Comunque non lo era e doveva finire. Suo padre prima o poi avrebbe sentito che si erano 'lasciati', perché sarebbe successo, e lei iniziò a preoccuparsi di come l'avrebbe presa. Sarebbe stato arrabbiato. Deluso. Lei sarebbe stata delusa.

"E questo è stato un errore," borbottò triste tra sé e sé. Prese le chiavi e la borsa e uscì dall'auto. Entrò in ascensore e si preparò a un'altra serata. Si appoggiò alla porta e si strofinò la fronte con la mano. Solo un'altra serata, poi suo padre se ne sarebbe andato e poi avrebbe aspettato un po' a dirgli che si erano lasciati, e avrebbe usato la scusa di non essere pronta per un altro uomo per tenere a bada suo padre.

Si aprirono le porte dell'ascensore a piano terra. "Rinoa," la salutò una voce sorpresa. Lei spalancò gli occhi e alzò la testa, riconoscendo immediatamente la voce.

"Squall?" E aveva dei fiori. Lei si raddrizzò e guardò i fiori con un'espressione quasi terrorizzata. "Quelli cosa sono?"

"Oh." Il ragazzo guardò il mazzo modesto di fiori multicolori che teneva in mano prima di allungarli a lei. "Per te. Io... ehm... non ti avevo ancora preso dei fiori." Ottimo, Squall...

"Non dovevi." Rinoa si accigliò in silenzio, senza muoversi per prenderli. L'ascensore risuonò di nuovo e la porta iniziò a chiudersi. "Un attimo!" Lei balzò avanti e tenne la porta aperta. Guardò Squall e inarcò un sopracciglio. "Non entri?"

"Ah, oh sì," annuì lui. Entrò con lei e tentò nuovamente di darle i fiori. "Mi dispiace se non sono quelli che preferisci. Il dossier non ne parlava, ma sembri il tipo da fiori di campo."

Lei non ci aveva mai pensato, ma ora era molto incline a essere d'accordo con lui. "Li adoro," lo rassicurò mentre stringeva la mano intorno agli steli. "Di solito non ricevo fiori."

"Sono sorpreso," disse Squall mentre si chiudeva la porta. "Immaginavo tutt'altro." Lei distolse lo sguardo.

"Senti, Squall, apprezzo davvero i fiori e che tu abbia intrattenuto mio padre in questi giorni. È davvero più e oltre quello che avevo chiesto a Quistis," ammise Rinoa. "Ma..." Inizio a prenderla troppo seriamente e mi si spezzerà il cuore quando finirà, quindi per favore smettila di essere così gentile.

"Ma?" domandò Squall guardandola. Lei si voltò a guardarlo negli occhi e si sentì gelare. Lui sorrideva. Non un enorme sorriso, come aveva di solito lei, ma un sorriso tenero e dolce sulle sue labbra, mentre i suoi occhi chiari la guardavano intensamente.

Non riusciva a respirare. "Tu..."

Squall piegò leggermente la testa. "Io?"

"Lo rendi così semplice..." Rinoa si accigliò, socchiudendo gli occhi.

Squall sembrò preoccupato. "Che c'è che non va?" le chiese avvicinandosi. Lei sentì accelerare il battito del suo cuore e il respiro. "Rinoa?" Lui alzò una mano e le spinse indietro i capelli dal viso, e quasi ritrasse di scatto la mano. Lei era sicura che anche lui avesse sentito le piccole scosse.

"Non è giusto," sussurrò Rinoa alzando una mano a toccargli il viso. "È davvero..."

Non terminò mai la frase. Gli sfiorò dolcemente la bocca con la sua e chiuse gli occhi. Prima di potersi ritrarre e anche solo rendersi conto di cosa stava facendo, lui aveva posato le labbra sulle sue in una risposta silenziosa. Lei fece scivolare le braccia sopra le sue spalle e intorno al collo, tirandolo più vicino, mentre lui le posava le mani sui fianchi e le muoveva lentamente sul suo corpo finché le circondò la vita con le braccia.

Poteva sentirlo contro di sé mentre la schiacciava contro il fondo dell'ascensore e la sua lingua scivolava tra le sue labbra per aprirle dolcemente. Lei alzò gli occhi al cielo e le sfuggì un gemito. Strinse le dita intorno al colletto di pelo della sua giacca prima di spingersi avanti, piegando la testa di lato per arrivare a lui.

Non sentirono l'ascensore che si fermava oltre la sensazione del corpo l'uno dell'altra. Non sentirono lo scampanellio al di sopra del suono dei respiri affrettati e brevi. Non notarono che la porta si aprì, nemmeno quando una voce strascicata e irritata si diffuse nel piccolo spazio.

"Bleah."

"Seifer!" sibilò Quistis. Si aggiustò gli occhiali, guardando una delle gambe di Rinoa sollevarsi intorno ai fianchi del mercenario. Grugnì e si strofinò il naso. "Rinoa! Squall!" sbottò.

Rinoa spalancò gli occhi e vide subito i due ragazzi biondi che aspettavano fuori dall'ascensore, al di sopra delle spalle di Squall. Emise un gridolino proprio in bocca a Squall e tolse immediatamente la gamba dal suo fianco, spingendolo via quasi con violenza. Squall barcollò all'indietro e si voltò. Il suo viso solenne all'improvviso divenne rosso.

"Fare roba in un ascensore," disse Seifer imbronciato. "Ora devo trovare un modo per farlo disinfettare." Quistis lo colpì velocemente al braccio.

"Vedo che andate d'accordo," sorrise cercando di attenuare la tensione. Rinoa desiderò poter sprofondare. Quistis si fece da parte. "Vi dispiace? Vorremmo scendere."

"Giusto!" balbettò Rinoa. "Scusate!" Si sistemò la borsa sulla spalla e prese in fretta i fiori che erano caduti a terra, e corse fuori dall'ascensore. Squall la seguì, scusandosi sottovoce mentre passava accanto ai due.

Quistis e Seifer entrarono in ascensore e Quistis premette il pulsante per il parcheggio. Seifer fece un largo sorriso.

"Hey, Comandante," chiamò in tono scherzoso. Squall guardò al di sopra della spalla. Seifer si indicò le labbra. "Hai un po' di rossetto qui."

Squall si portò una mano al viso prima di potersi fermare. La porta si chiuse, ma riuscì solo a sentire la risata del suo amico che svaniva. Si pulì le labbra, e trovò un po' di lucidalabbra sulla mano prima di seguire Rinoa. La trovò a qualche passo dalla sua porta; lo stava aspettando.

Aveva un'espressione convulsa. "Ok, prima che entriamo, voglio solo scusarmi," gli disse Rinoa. Lui corrugò la fronte e strinse forte le labbra. "È stato molto poco professionale, quindi per favore, fingiamo soltanto che non sia mai successo!"

Lo stava quasi pregando di dimenticare. Una piccola parte di lui ne fu ferita, ma annuì doverosamente. "Se è quello che vuoi."

Lei gli rivolse un sorriso grato. "Grazie, Squall!" Si voltò e smise immediatamente di sorridere. Desiderò che lui avesse detto altro.

Entrarono a prendere suo padre per la cena, e Squall li portò in macchina al ristorante. Rinoa passò l'intera serata con un sorriso in faccia. Suo padre parlava e Squall interveniva al momento giusto, ancora una volta. Lei provava insieme invidia e rabbia per come lui sembrasse prendere tutto con disinvoltura.

Poteva davvero fingere che non fosse successo nulla? Avevano pomiciato in ascensore. Non era solo un bacio sulla guancia, era così tanto di più. Poteva sentirlo! Quindi perché era l'unica ad avere difficoltà a fingere che non fosse successo?

"Rinoa," disse suo padre quando arrivarono al suo appartamento. Lui era diretto in cucina per preparare del caffè prima che se ne andasse Squall. Il loro ospite era andato in bagno, e il Colonnello colse l'occasione. "Sei stata piuttosto silenziosa stasera. Qualcosa non va?"

"Niente!" Rinoa si costrinse di nuovo a un sorriso. "Va tutto bene." Suo padre posò le tazze che aveva preso da un mobiletto.

Socchiuse gli occhi e guardò critico sua figlia. "Cosa c'è che non va, Rinoa?"

"Niente!" insistette lei accigliandosi. "Sono solo stanca. Ho avuto una lunga settimana!"

"Oh, mi dispiace essere stato un peso," grugnì suo padre. Doveva essere uno scherzo, ma lei non aveva bisogno di quello.

"Non sei tu, è tutto. Sono solo stanca, ok?" sbottò. Caraway si accigliò ancora una volta.

"Non alzare la voce con me, signorina. Stavo scherzando."

"Non era divertente," borbottò lei.

"Che problema hai?" domandò Caraway sbattendo le mani sul bancone. "Abbiamo un ospite! Onestamente, Rinoa. Non puoi avere la stessa eleganza di Squall?"

Lei chiuse glii occhi e si girò per guardarlo. "Non so nemmeno se Squall sia davvero così!" gridò. Era una bugia. Sapeva che Squall lo era davvero. L'uomo che aveva cucinato loro la cena, che le aveva dato i fiori, che l'aveva baciata in ascensore - era lo stesso Squall. Non sentì lo sciacquone, né la porta che si apriva in corridoio. "So che ti piace, papà, ma non è perfetto! Non so nemmeno se lui sia davvero questo bravo, rispettoso e perfetto fidanzato!"

"Cosa vuol dire che non lo conosci nemmeno?" Caraway si accigliò, guardando negli occhi sua figlia.

"Voglio dire che l'ho incontrato solo la settimana scorsa!" esclamò Rinoa frustrata.

"Rinoa!" Lei si girò e inalò profondamente. Squall era in piedi in corridoio, e la guardava sorpreso. "Che succede?" Sembrava preoccupato. Come poteva sembrare preoccupato? Perché era preoccupato?! Per lei? "Perché? "Stai bene?"

"Squall, penso che sia turbata per qualcosa," disse il Colonnello Caraway, senza sapere come dirlo. "Dice di non conoscerti."

Squall non era sicuro di come reagire, ma si lasciò guidare dal suo istinto. "Forse intende non quanto vorrebbe," disse entrando in soggiorno. "Usciamo insieme da un po', ma sono stato in tante missioni, è difficile passare del tempo-"

"Smettila," grugnì Rinoa scuotendo la testa. "Non devi farlo per me."

"Non sto facendo niente," le assicurò Squall. "Sto solo rispondendo a tuo padre."

Lei scosse la testa e lo guardò. "Sei davvero così perfetto?" domando lei. "Mi copri comunque anche quando ho già vuotato il sacco?"

Lui la guardò, confuso. "Non capisco."

"Rinoa, se è una cosa che devi discutere con il tuo ragazzo-" cominciò suo padre, solo per essere interrotto.

"Non è il mio ragazzo!" gridò infine Rinoa. Suo padre rimase fermo, con la testa indietro e gli occhi spalancati, mentre Squall sospirava pesantemente accanto alla porta. Rinoa spalancò gli occhi, rendendosi conto di cosa aveva appena detto.

"Cosa?" chiese il Colonnello Caraway, più confuso che mai. "Vi siete lasciati?"

"No! Voglio dire... non potremmo, perché... non eravamo..." balbettò Rinoa. Si passò una mano tra i capelli, frustrata.

"Non eravate cosa?" Caraway si accigliò. Lui socchiuse gli occhi. "Sapevo che qualcosa non andava."

"Papà, mi dispiace, ma è una bugia," iniziò lei. "Squall non è il mio ragazzo." Ecco. Era pubblico. Si preparò alla reazione furiosa di suo padre, ma questa non arrivò mai.

"No." Caraway scosse la testa e abbassò gli occhi. "Era ovvio fin dall'inizio," riconobbe. "Non sono cieco. Ho visto i segnali. Voi due parlavate a malapena. C'era evidentemente un disagio tra voi."

Sua figlia lo fissò. "No, papà. non capisci-"

"Rinoa." Lui la guardò accigliato. "Non era necessario mettere in piedi una tale farsa se la vostra relazione già andava male."

Rinoa aprì la bocca, ma non le uscì alcuna parola. Squall la guardò prima di voltarsi verso il Colonnello. "Signore, è colpa mia." affermò.

Lei si voltò a guardarlo e scosse la testa. "Squall, no," gli disse con fermezza. "Abbiamo detto abbastanza. Finiamola qui e basta." Tornò a guardare suo padre. "Papà, Squall e io non ci siamo mai lasciati. Non stavamo nemmeno insieme. Mai."

L'uomo la guardò, incerto. "Cosa stai dicendo?"

Rinoa fece un respiro profondo. "Squall è un vecchio compagno di scuola militare di Quistis. Lei e Seifer hanno ottenuto che fingesse di essere il mio ragazzo, perché ho chiesto il loro aiuto a trovarne uno mentre eri qui tu."

Lui era un uomo intelligente e non gli ci volle molto per capire. Potevano vedere che il Colonnello Caraway metteva insieme i pezzi nella sua testa. Lentamente, si alzò a occhi socchiusi. C'era un silenzio teso nell'aria. Caraway sembrava arrabbiato e deluso allo stesso tempo. "Hai coinvolto un'altra persona così non avrei provato a spingerti verso un altro uomo?"

"Sì," ammise Rinoa. Fece un passo avanti e lo guardò con espressione implorante. "E mi dispiace. So che hai buone intenzioni e so che vuoi nipoti, ma non sono pronta, e non voglio che continui a forzarmi in questo modo."

"Capisco," rispose rigidamente il Colonnello. Alzò orgogliosamente la testa e le rivolse un breve cenno del capo. Iniziò ad andare verso la porta.

"Papà-"

"Vado solo a fare una passeggiata," sbottò freddamente lui. Rinoa era preoccupata. Squall si fece da parte mentre il colonnello lo superava e prendeva la sua giacca dall'appendiabiti dietro la porta.

"Papà, aspetta," disse Rinoa seguendolo.

"Torno dopo e ho con me il telefono," sbottò Caraway. Sbatté la porta dietro di sé. Rinoa chiuse gli occhi e si passò una mano sul viso. Squall rimase a disagio accanto alla porta, senza sapere se era meglio andarsene o parlarne.

Rinoa si appoggiò al divano e cercò di calmarsi con respiri profondi. Squall fece un passo avanti. "Rinoa, mi dispiace-"

"Tu non hai fatto niente di sbagliato," assicurò con fermezza Rinoa. Sollevò la testa con espressione seria, alzandosi. "Sono stata io a trascinarti in questo. Dovrei essere io a scusarmi per averti messo in una situazione così imbarazzante. È tutta colpa mia. Sono io quella che... non fa niente. Mi dispiace di tutto."

"Va tutto bene."

"No invece," disse Rinoa. Sospirò profondamente. "Ma almeno è finita," affermò. Sollevò il mento e lo guardò negli occhi il più coraggiosamente possibile. "Ti manderò l'assegno che ti devo per le cene e per aver portato fuori mio padre."

Lui scosse la testa e fece un altro passo avanti. "Rinoa, non voglio-"

"Adesso," disse lei facendosi forza, "penso che sia meglio che tu vada." Le fece male dirlo.

Lui si bloccò a metà di un passo. "Vuoi che me ne vada."

Rinoa annuì, evitando di guardarlo negli occhi. "Papà sa tutto, quindi non serve che tu rimanga," gli disse stringendosi le braccia intorno. "E penso che sia meglio che tu vada prima che torni lui. Probabilmente sarebbe meglio che non tornassi."

Squall digrignò i denti, attraversato da una fitta di dolore. "Bene. Se è quello che vuoi." Si voltò e andò alla porta. Si sentì un leggero piagnucolio, e Squall grattò velocemente Angelo dietro l'orecchio. "Addio." Lei non sapeva se lui stesse parlando con il cane o con lei.

La porta si richiuse dietro Squall, e Rinoa si morse le labbra e strinse forte gli occhi. "Addio, Squall."

*~*~*~*~*

La coppia svoltò l'angolo, e vide immediatamente Rinoa seduta in silenzio in corridoio, con il suo cane. Quistis guardò il suo fidanzato, che si accigliò a quella vista.

"Immagino che qualcosa non sia andato bene," borbottò lui a voce bassa.

Quistis gli accarezzò dolcemente il braccio. "Perché non entri per primo? Io vedo cosa non va," sussurrò. Dato che non voleva essere troppo coinvolto, Seifer annuì e grugnì leggermente a mo' di saluto verso Rinoa, prima di aprire la porta e sparire all'interno.

La donna rimase in corridoio e guardò preoccupata Rinoa e Angelo. "Qualcosa non va?" domandò Quistis, sedendosi accanto alla ragazza, che era per terra davanti alla porta sua e di Seifer e accarezzava la cagnetta che teneva in grembo per sfogare lo stress.

"Papà se ne è appena andato," disse piano Rinoa. "L'ho visto partire stamattina."

"Ah." La ragazza annuì. "Non dovresti essere sollevata?"

"Pensavo che lo sarei stata," ammise lei. "Era molto silenzioso quando è partito." Quistis sollevò un sopracciglio. Rinoa socchiuse gli occhi e cercò di trattenere un grido. "Gli ho detto la verità."

"Lui ti ha detto niente?" domandò Quistis.

Rinoa scosse la testa e gli occhi le si riempirono di lacrime. "No. A parte ringraziarmi per averlo ospitato e ciao, ecco. È esattamente come dopo la morte della mamma." Iniziò a tremarle la voce. "Ci parlavamo a malapena dopo la sua morte. Era sempre tutto così teso, dato che papà non era mai a casa e non avevamo niente in comune. Sai che ci sono voluti tre anni per cominciare a parlarci normalmente e avevamo finalmente sistemato le cose, ci parlavamo più spesso, e poi succede questo."

"Sono sicura che non sappia semplicemente cosa dire. È scocciato, Rinoa, ma dubito che ti odi o cose simili. Dagli solo tempo," la incoraggiò Quistis mettendole un braccio intorno alle spalle.

Rinoa abbassò gli occhi e smise di accarezzare Angelo. "Ha detto che Squall gli piaceva davvero."

"Sono sicura che gli passerà. Non è un gran problema," le disse Quistis.

Rinoa scosse la testa e mugolò. "Lo è..."

"Perché?"

"Anche a me piace davvero Squall," disse con voce strozzata, rannicchiandosi addosso ad Angelo per abbracciarla. Angelo pianse e Quistis accarezzò dolcemente la schiena di Rinoa.

"Non vedo perché sia una cosa così brutta. Non è che abbiate litigato."

"Gli ho detto di andarsene!" pianse Rinoa contro il cane. "Gli ho detto di non tornare! Perché deve essere così perfetto? Era dolce e carino e... e..."

Quistis alzò un sopracciglio. "Stiamo parlando dello stesso Squall?"

Rinoa alzò la testa e annuì. "Mi ha comprato il bubble tea e mi ha portato a passeggiare. Ha intrattenuto mio padre senza che glielo chiedessi. Ci ha cucinato la cena. Ha le mani così grandi e calde e piace ad Angelo! E quando mi ha baciato..." Aveva gli occhi rossi. Angelo alzò la testa e piagnucolò leggermente prima di alzarsi. Rinoa non si preoccupò di fermare il suo cane e si asciugò gli occhi. "Mi è sembrato che lo volesse davvero e ho sentito brividi ovunque!"

Quistis non la stava più guardando. Aveva gli occhi spalancati e rivolti in alto, concentrati sul corridoio. Rinoa si accigliò e seguì il suo sguardo.

Angelo stava già scodinzolando davanti al ragazzo, che la grattava distrattamente dietro le orecchie.

"Buongiorno, Squall," disse Quistis togliendo lentamente il braccio dalle spalle di Rinoa e alzandosi. Guardò la sua amica e poi il suo ex compagno di scuola. "Vi lascio parlare."

Il più discretamente possibile, Quistis indietreggiò fino alla porta di Seifer ed entrò in fretta prima che Rinoa potesse fermarla. Il suono della porta che si chiudeva fu quasi assordante.

Rinoa non riusciva togliere gli occhi da Squall. Era impallidita, e si alzò tremando, con la mente che cercava di calcolare quanto velocemente poteva arrivare in casa e nascondesi. L'uomo davanti a lei si era fermato a svariati passi di distanza.

"Uhm..." Squall grugnì tra sé e sé. "Stai bene?" Sua sorella si sarebbe nascosta il viso tra le mani per la vergogna di quel patetico tentativo di conversazione.

"Sto bene." Rinoa deglutì il nodo che aveva in gola e si schiacciò al muro, iniziando ad andare lentamente alla sua porta. "Come stai?" Era probabilmente la peggiore risposta che potesse dargli.

Squall non sapeva come rispondere. Invece si mise una mano in tasca e prese una busta. "Volevo darlo a Quistis o Seifer per restituirtelo, ma dato che ti ho incontrata..." Rinoa riconobbe la sua calligrafia, e si accigliò. Era l'assegno che aveva mandato per corriere per ripagargli tutti i soldi spesi per il cibo e le altre cose mentre c'era suo padre. Quando lei non lo prese, Squall si avvicinò di un passo e glielo allungò. "Non lo voglio."

Lei lo guardò, con gli occhi ancora rossi. "Tutto a posto. È giusto. Ho detto che ti avrei ripagato le spese per mio padre, e l'ho fatto."

"Rinoa, non voglio i tuoi soldi," le disse Squall accigliandosi. "Per favore, prendilo."

"No." Rinoa scosse la testa. Se l'avesse ripreso, allora avrebbe significato qualcosa. Forse significava che lui si era divertito. Forse significava che lui voleva che la loro relazione fosse reale. Forse non significava niente, ma non voleva pensare alle possibilità. Voleva che lui tenesse i soldi perché significava che tutto era solo un affare.

Non aveva nulla a che fare con le emozioni. Era tutta finzione, e quindi poteva distanziarsi e fare tabula rasa prima di innamorarsi ancora di più di lui e rendersi ridicola.

Squall sospirò e si avvicinò. Le prese la mano, sentendola tendersi, e le mise la busta in mano. "Non voglio i tuoi soldi," ribadì. Rinoa fissava la mano. Lui non gliel'aveva lasciata.

Cercò di evitare di piangere come una cretina. "Ma devi. Così io non ti devo niente..."

"Non mi devi niente," le disse con attenzione Squall. "Non mi ha dato fastidio portare in giro tuo padre o cucinare o... stare con te," aggiunse a voce bassa. Lei spalancò gli occhi e le tremò il labbro. Lui era ingiusto di nuovo. "Volevo davvero quello che è successo in ascensore." Lui arrossì. "Non sei stata solo tu a sentirlo."

"Mi piaci davvero tanto," disse improvvisamente Rinoa. Il viso le bolliva quando alzò gli occhi per guardarlo. "Me lo stai rendendo molto difficile."

Lui dovette combattere con il sorriso quando la sentì dire così. "Hai cominciato tu," sottolineò. "Una ragazza bella e divertente come te che finge di essere la mia fidanzata... sai quanto è diventato difficile a casa?"

Rinoa sembrò confusa. "Che vuoi dire?"

"Quando ho portato tuo padre a giocare a golf, c'era uno dei migliori amici di mio padre. Non potevo esattamente spiegare tutto davanti a tuo padre. Kiros ha detto a tutti, soprattutto mio padre e mia sorella, che avevo una fidanzata, e negli ultimi giorni hanno insistito per incontrarti." Squall alzò gli occhi al cielo. "Ho cercato di dire la verità, ma mio padre è in fase di negazione."

Lei sorrise debolmente. "Allora... vuoi che finga di essere la tua ragazza davanti a loro?"

"No, cretina." La porta a sinistra si aprì e Seifer mise fuori la testa. "Vuole che tu sia la sua ragazza e poi portarti a casa. Hyne! Sei così stupida!"

"Seifer, torna dentro!" ordinò la voce stridula di Quistis. "Ho detto che potevi origliare, non intervenire."

"Stava andando troppo piano!" rispose Seifer. Videro una mano ben curata prendere Seifer per l'orecchio e tirarlo dentro. La porta si chiuse.

Squall piegò la testa e grugnì. "Lo ammazzo la prossima volta che ci alleniamo."

Rinoa rise e scosse la testa. Guardò incuriosita Squall. "Diceva davvero?"

Squall sospirò e fece un passo indietro, lasciandole la mano. "Sì," ammise lui. Abbassò la testa e si passò una mano tra i capelli. "So che hai detto di essere strettamente professionali, ma-"

Fu spinto all'improvviso contro il muro, con le labbra completamente occupate da quelle di lei. Spalancò gli occhi per la sorpresa mentre lei gli faceva scivolare le braccia sul petto e intorno al collo, avvolgendogliele strettamente intorno mentre premeva il suo corpo contro di lui.

Proprio quando stava per finire l'aria, Rinoa si ritrasse. "Ok," concordò. "Sarei felice di incontrare tuo padre... e tua sorella."

Lui la fissò e sbatté le palpebre. "Davvero?" Rinoa annuì.

"Ma prima, qualche regola base." Lei sorrise. "Tenersi per mano va benissimo. Anche baciarmi e abbracciarmi."

"Solo davanti a mio padre?" domandò Squall.

Rinoa sorrise radiosa quando sentì le sue braccia intorno alla vita. Spostò gli occhi sul suo viso, fermandosi sulle labbra prima di bagnarsi le sue. "Che ne dici di davanti a tutti?"

Squall abbassò la testa, sorridendo dolcemente. "Certo." La sfiorò dolcemente con le labbra. "Se è quello che vuoi."

*~*~*~*~*

Ufficio di Squall, tardo pomeriggio

La risata di Seifer riempiva il suo ufficio, e Squall alzò gli occhi dai rapporti che stava digitando. Il ragazzo davanti a lui quasi cadde dalla sedia, e sbatté la rivista sulla scrivania. "Non posso credere che l'abbia stampata! È davvero tua sorella se è disposta a pubblicare questa merda!"

Lui socchiuse pericolosamente gli occhi. "C'è qualcosa che non va nella mia storia?"

"A parte il luogo comune?" domandò Seifer asciugandosi una lacrima all'angolo degli occhi. "Voglio dire, una donna sola in città trova l'amore con un uomo improbabile suggerito dalla sua amica e che piace al suo cane? Sono sorpreso che tu non l'abbia messa in un matrimonio dove si deprime perché è la damigella e poi alla fine li fai sposare. Mi piace il personaggio secondario maschile, però. Il suo vicino di casa. Tipo davvero divertente; non mi aspettavo un personaggio scritto così bene da te."

Squall ringhiò leggermente, ma tornò al suo lavoro. "Chissenefrega." Ellione gli aveva detto che la storia aveva commosso Laguna. "Intendi consegnare i rapporti per gli esami del mese scorso?"

"Sì, sì, eccoli, Capitano." Seifer si mise la rivista sotto il braccio e poi frugò nella borsa, estraendone una pila di rapporti. "In ordine cronologico e timbrati per te."

"È bello vedere che prendi alcune delle abitudini organizzative di Quistis," riconobbe Squall. Seifer grugnì.

"Hey, ho il mio peso in questo Garden, ok?" disse. "Sono tornato da cinque anni, puoi almeno riconoscere che è vero."

Squall si appoggiò allo schienale della sedia e fece scorrere la pila di fogli che gli aveva dato Seifer. "Sei Comandante adesso; è stato riconosciuto," gli ricordò. Ovviamente, era stata una promozione che Squall aveva approvato a malincuore.

"Beh, e questo?" sottolineò Seifer sollevando la rivista. "Sto sottraendo tempo prezioso ai miei impegni per scrivere per amore del Garden!"

"Anche io," gli ricordò con calma Squall. Si fermò su uno dei rapporti. "Di' a Selphie che i disegni sulle manovre d'addestramento non servono nei suoi rapporti."

"E questa è scrittura di qualità!" ribatté Seifer mentre camminava su e giù per l'ufficio, ignorando del tutto quello che stava dicendo Squall. "Hai letto le recensioni per l'articolo della settimana scorsa?"

Squall smise di ascoltarlo. "D' anche a Raijin di smettere di disegnare manovre d'addestramento nei rapporti."

"Mi ha commosso, dice uno che si chiama Auron. Un amore perduto che si ritrova è una storia che non invecchia mai, dice Cloud S. Mi ha colpito al cuore come poche altre cose hanno fatto, dice..." Strizzò gli occhi. "Oh, è di Cid. Non importa." Guardò lo stoico Capitano che era tornato a digitare. "Il punto è che se questi articoli aumentano la popolarità della rivista di Ellione, noi otteniamo un buon aiuto. Ed è tutto grazie a me."

"Ha già letto le recensioni online?" domandò all'improvviso Squall. Seifer corrugò la fronte.

"Recensioni online?"

Squall girò il monitor verso Squall. "Proprio qui," disse. Seifer si avvicinò e si chinò per leggere sullo schermo.

"Non può essere giusto," disse. "Hai più recensioni di me."

Una piccola parte frivola di Squall festeggiò. "Davvero?" chiese fingendo una leggera sorpresa. Lo sapeva.

"Ma la tua storia è uscita solo questa settimana, quindi non può essere giusto," insistette Seifer. "Dammi il mouse."

"Seifer-"

"Dammelo!" Il ragazzo si allungò e prese lo strumento senza fili, per spostare il cursore sullo schermo e controllare le recensioni del suo rivale. Lui grugnì. "La prima non conta nemmeno! È chiaramente di tuo padre!"

"Cosa?" Squall si raddrizzò sulla sedia.

"E questa è di Rinoa," continuò Seifer. "Selphie, Zell, Irvine... ok, non contano se li conosciamo, anche se loro non sanno che siamo noi a scrivere."

"Non hanno recensito anche la tua?" gli ricordò Squall. L'altro arrossì.

"Non importa! Il numero di recensioni non significa che la tua storia sia meglio!" affermò.

Squall alzò gli occhi al cielo. "La Sorella ci ha chiesto di scrivere storie d'amore, quindi ne ho scritta una."

"E stai dicendo che è migliore della mia," lo accusò Seifer. Squall lo fissò con espressione apatica.

"Non l'ho mai detto-"

"Ma lo stai pensando!" insistette indicando Squall con il dito. "Non lasciare che le recensioni ti diano alla testa, Capitano! Se la gente vuole storie d'amore, scriverò le cavolate più romantiche di tutte." Squall aveva quasi paura di chiedere cosa.

"Ok."

"Aspetta e basta," borbottò Seifer dirigendosi alla porta.

"Seifer!" chiamò Squall, fermandolo prima che potesse uscire.

"Cosa?"

Il Capitano gettò un'altra cartellina sul bordo della scrivania. "I tuoi compiti per la settimana prossima. Devi anche sostituire Nida a lezione giovedì mattina. Ha un appuntamento dal dentista."

In maniera teatrale, Seifer marciò alla scrivania, prese la cartellina e poi uscì. Squall scosse la testa e tornò ai suoi rapporti. Qualche momento dopo, la porta si aprì e Rinoa entrò, e sembrava leggermente confusa.

"Qualche idea sul perché il grande Comandante Almasy sta marciando per il corridoio borbottando di principi e cavalieri?" domandò Rinoa.

Squall scrollò le spalle, salvando il documento. "Io proprio non ne ho idea."

Rinoa sospirò. "Ok, bene, tu e Seifer e il vostro piccolo segreto." Alzò gli occhi al cielo. Si mise dietro di lui e gli circondò le spalle con le braccia. Lui si appoggiò e la sentì baciargli la testa. "Ma si sta facendo tardi. Perché non ceniamo e poi ce ne andiamo a dormire, mmh?"

Lui sorrise leggermente. "Certo, Rin," disse lui. "Se è quello che vuoi."

*

Note al testo
(1) Bubble tea: non credo di aver mai sentito parlare di questo tè prima di questa traduzione, per cui metto una nota per chi, come me, non lo conosce: si tratta, stando alla pagina Wikipedia, di un tipo di tè inventato negli anni ottanta da alcuni locali in Taiwan. In pratica è una bevanda a base di tè in cui viene mescolata della frutta o del latte, e a cui vengono aggiunte delle palline di tapioca. Alla pagina linkata trovate la descrizione della bevanda e delle sue varianti... è solo in inglese, non so se ne esista una pagina in italiano (ho provato con Bubble Tea e non c'è). Se qualcuno sa come si chiama in italiano questo tè me lo faccia pure sapere!

*****
Nota dell'autrice: ricordo che nelle 'storie' che scrivono i nomi dei personaggi sono diversi. Volevo far dire a Squall o Seifer i nomi dei personaggi usando quelli degli altri FF, ma ho pensato che avrebbe fatto confusione (soprattutto per me). In più mi piace usare i personaggi degli altri FF. Spero che finora la storia vi piaccia! Grazie di nuovo per avermi letto! Mille grazie a chiunque partecipi alla WIB Challenge! Inoltre prima o poi leggerò le storie di tutti. ^_^ Probabilmente in aeroporto.

Nota della traduttrice: come sempre, grazie a Little Rinoa per il betareading e ogni commento sarà tradotto e inoltrato all'autrice. Eventuali risposte alle recensioni saranno tradotte e inserite dove possibile come risposta nei vari siti.
Inoltre, piccolo momento di "promozione" personale: ho aperto anche una pagina Facebook mia, dove segnalo gli aggiornamenti delle traduzioni - tutte, anche di altri fandom - e delle mie storie (i cui aggiornamenti sono più rari, ma vabbè...): la pagina è questa :)
E... pochi giorni fa è stato aperto un archivio dedicato esclusivamente a Final Fantasy, Kingdom Hearts e Dissidia! Non è ancora del tutto completato e mancano i personaggi delle ultime categorie, ma intanto potete cominciare a iscrivervi e postare! Lo trovare qui: FF Archive.
Alla prossima! - Alessia Heartilly

  
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