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Autore: Mitsuki91    30/06/2013    1 recensioni
Dopo la fine della seconda guerra magica, Hagrid scopre che Poppy Chips, la donna con cui da tempo aveva una relazione, è rimasta uccisa nello scontro. Esce così dal castello e si siede in riva al lago, dove ripensa a tutta la loro storia.
[Hagrid/Madama Chips]
***
[Seconda classificata al contest "Arrivano i saldi a Diagon Alley" indetto da DreamRain95]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Poppy Chips, Rubeus Hagrid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Giuro che ho provato a cercare gli errori che la giudiciA mi ha segnalato, ma sto morendo di sonno. Perdonatemi >..<
La storia è arrivata seconda e, beh, vista la coppia… Ne sono felice ;)
Buona lettura! =)

Nickname: Mitsuki91, sia su forum che su EFP
Pacchetto sulla coppia/personaggio che avete scelto:
_ Scarafaggi a grappolo: Rubeus Hagrid/Poppy Chips;
_ Puffola pigmea: Neville Paciock
Canzone, Prompt, Obbligo/Divieto:
_ Moontrimmer: prompt= amore;
_ Sonetti di uno stregone: obbligo= la tua storia dev’essere una one-shot;
_ Pergamene auto-insultanti: canzone= Cielo e terra di Nek
Rating: arancione (ho aggiunto questa voce XD)
Genere: introspettivo, sentimentale, triste
Introduzione: Dopo la fine della seconda guerra magica, Hagrid scopre che Poppy Chips, la donna con cui da tempo aveva una relazione, è rimasta uccisa nello scontro. Esce così dal castello e si siede in riva al lago, dove ripensa a tutta la loro storia.
Note d’Autore: La giudiciA sta fuori per aver ideato una coppia così u.u e io non so se sono in grado di gestire il punto di vista di Hagrid D= a questo proposito… cercherò di limitare gli errori del suo linguaggio ai discorsi… vedremo XD Ah! Credo che sia anche doveroso mettere l’avvertimento OOC… Voglio dire, io ho cercato di tenerli più IC possibile, però proprio non ce la si può fare con un pairing così XD


Cielo e terra

Hagrid era uscito a prendere un po’ d’aria.
Quando l’aveva vista lì, distesa assieme agli altri morti… Non ce l’aveva fatta.
Era uscito perché gli girava la testa. Si era diretto vero il lago, aveva cercato un masso abbastanza grande per sedersi e si era preso la testa fra le mani.
Com’era potuto succedere?
Sapeva, sapevano entrambi, che c’era una guerra in corso. Erano pronti a rischiare la vita, vero, e dopotutto avevano passato un bel po’ di anni assieme, però… Però faceva male lo stesso.
Però non era giusto che la sua pelle fosse troppo dura e resistente e che quella di lei, invece, fosse stata così fragile.
Una calda lacrima scese sulla sua guancia e Hagrid tirò fuori il suo fazzoletto-tenda, immergendoci praticamente tutta la testa. Dopo aver soffiato il naso, in modo molto rumoroso, cercò di asciugarsi gli occhi e si mise a fissare il lago, perdendosi nei ricordi.


Ce n’era di gente strana giù alla Testa di Porco, lui lo diceva sempre. Ma quella piccola strega tarchiata, del tutto coperta da un velo, gli aveva fatto la domanda più stramba che una strega potesse fare. O forse non era poi così stramba, ma il fatto era che nessuno prima aveva mai osato fargliela.
“Ehi, tu, Mezzogigante… Ma tu ci sei mai stato a letto, con una donna? E’ possibile, secondo te?”
La voce di quella strega era evidentemente camuffata da un incantesimo, quasi temesse di essere riconosciuta.
Hagrid era al quarto bicchiere – o meglio, secchio – di Idromele e aveva guardato la sconosciuta con occhi vacui.
“Ma… Che dici?”
“Facciamo così: giochiamocela. Se io vinco allora sali con me e vediamo di provare, se perdo invece puoi anche non rispondermi.”
Lui non diceva mai di no ad una sfida a carte, e lei lo sapeva bene.
Se la giocarono.
E lei vinse.
Salirono quindi in una delle stanze della locanda, mentre Hagrid, un po’ perplesso e un po’ in imbarazzo, non sapeva proprio come comportarsi.
Beh, era vero: non era mai stato a letto con una donna, ma pensava che tecnicamente fosse possibile. Solo che l’idea di farlo così, con una sconosciuta… Non sapeva se lo metteva in ansia o lo eccitava.
Lei si spogliò tutta, tranne per il velo che le copriva la testa, e lo guidò in ogni gesto. A parte il corpo nudo e formoso, i seni grandi e flaccidi e le cosce morbide, solo gli occhi si intravedevano. Erano azzurri e molto luminosi.
Hagrid si fece guidare e poi, nel momento del dunque, la donna misteriosa si mise sdraiata sul letto, sotto di lui. Il Mezzogigante cercò di puntellarsi al meglio sui gomiti per non pesarle e si chiese il motivo di quella posizione scomoda: non sarebbe stato meglio il contrario? Comunque la passione lo prese e finirono con il fare sesso, così, un po’ scomodi, vero, ma risultando comunque appagati alla fine dell’atto.
Quando Hagrid si rialzò, una volta che tutto fu finito, la donna decise di togliersi il velo, rivelando la sua vera identità.
“Ma… Madama Chips!” esclamò lui, molto sorpreso e anche molto imbarazzato.
“Hagrid. Scusami se ho dovuto usare questo trucchetto.” la donna si puntò la bacchetta alla gola e la voce ritornò normale “Ma sospettavo che se mi fossi presentata da te così, riconoscibile… Non mi avresti mai accontentato.”
“Lei voleva… Voleva… Cioè…”
Madama Chips si era alzata e si era avvicinata, ancora nuda. Gli arrivava appena all’altezza del gomito, ma non si fece scoraggiare e alzò la testa per fissarlo negli occhi.
“Rubeus, non volevo solo del sesso da te. La verità è che… Mi sono innamorata. Sono innamorata di te sin da quando sono arrivata ad Hogwarts, e tu… Tu eri il guardiacaccia, ed io ero giovane, e poi… Il fatto che tu sia un Mezzogigante mi ha frenato, forse… Però… Ecco, devi sapere che qualche mese fa è morta mia sorella. Era giovane, sai, ma un male se l’è portata via, e non siamo riusciti a salvarla. Quindi ho riflettuto e mi son detta… Meglio tardi che mai, no? Non volevo vivere un giorno di più con questo rimpianto. Perciò ho giocato il tutto per tutto e adesso, come vedi, siamo qui. Ricordati queste parole, perché io non sono il tipo da confessioni smielate come quella che ti ho appena fatto. Però meritavi di sapere tutta la verità.”
Così avevano iniziato a frequentarsi, di nascosto, perché entrambi temevano di venire licenziati. In realtà madama Chips aveva voluto tenere tutto nascosto anche per un altro motivo: lei era riservata e non sopportava che la gente non si facesse gli affari propri, giudicando la sua vita privata. Perciò aveva convinto Hagrid – che era così buono e caro – a non far parola con nessuno della loro storia, nemmeno a Silente.
D’estate si erano potuti vedere più o meno tutti i giorni. Con l’inizio delle lezioni, invece, la cosa era limitata, e Hagrid, ormai innamorato perso di lei, cercava tutti i modi per poterla andare a trovare senza destare sospetti.
Per questo aveva introdotto gli Schiopodi Sparacoda come parte principale del programma. Non che non gli facesse piacere, tutt’altro: da sempre aveva amato le creature strane e pericolose, e la scusa era perfetta per lasciarsi scappare questa opportunità. Inoltre con il Torneo Tremaghi di mezzo, e le conseguenti delegazioni di Beubatonx e di Drumstrang, era quasi impossibile per Poppy venirlo a trovare passando inosservata. Era Hagrid a dover entrare nel castello, e quale occasione migliore che quella di portare un ferito in infermeria? Ovviamente niente di grave, però… Abbastanza perché i due potessero vedersi. Inutile dire che Madama Chips non sapesse niente del suo piano: altrimenti avrebbe potuto picchiarlo, o meglio incantarlo, dato che per lei la salute degli studenti veniva prima di tutto.
Il primo malcapitato fu, strano a dirsi, Neville Paciock. Hagrid lo portò in infermeria in braccio: il ragazzo si era avvicinato troppo ad uno Schiopodo e questo gli aveva spruzzato delle scintille sul viso. Era svenuto e aveva parecchie bruciacchiature sul naso e sulla guancia sinistra, anche se era solo la prima settimana di scuola.
“Hagrid, ma che hai combinato?” gli chiese Poppy, le mani sui fianchi e lo sguardo accusatore.
“Non ci sono stato io… Ci sono stati gli Schiopodi… Si è avvicinato e…”
Madama Chips sbuffò e gli fece segno di appoggiare Neville su un lettino, poi andò a medicarlo.
Hagrid rimase fermo, imbarazzato, ad osservarla curare il ragazzo.
Le sue mani… Erano paffute e delicate, ma anche precise mentre la donna faceva il suo lavoro, e soprattutto lo facevano impazzire quando invece lei si dedicava a lui.
Dopo che ebbe spalmato una pomata sul viso di Neville, madama Chips si rialzò e, con un’occhiata maliziosa, gli fece cenno di entrare nel suo ufficio.
Era sempre così, con lei: Poppy era una donna straordinaria, nascondeva sotto la corazza burbera un carattere allegro, malizioso e solare.
Fecero ancora l’amore e, come tutte le volte, lei pretese che lui le stesse sopra.
“Me lo dirai prima o poi?” le chiese Hagrid, una volta che si furono rivestiti.
“Cosa?”
“Perché dobbiamo sempre stare scomodi. Cioè… Non è più facile se tu stai su e io…?”
“Hagrid.”
Madama Chips si era avvicinata e aveva allungato le mani fino a toccare il suo petto grosso: più su non arrivava. Il Mezzogigante, comunque, comprese e la prese in braccio, facendo in modo che la donna riuscisse ad allacciargli le mani dietro al collo.
“Stai bene a sentire, perché non lo ripeterò un’altra volta.”
Hagrid si fece subito attento: sapeva che Poppy era molto riservata sui suoi sentimenti e sulle sue sensazioni, tanto che non aveva più ripetuto di essere innamorata di lui dopo quella prima volta. Lo dimostrava coni fatti, certo, però non si sbilanciava mai troppo a parole.
“Tu sei il mio cielo, Hagrid. Quando stai sopra di me copri ogni mio orizzonte: è così che ti voglio, perché se io sono piccola e concreta come la terra, tu sei immenso e sognatore come il cielo. Siamo complementari, capisci? Siamo molto diversi, ma insieme ci completiamo. Almeno, io la vedo così.”
Non che ci avesse capito molto, all’epoca, ma quelle parole gli erano sembrate bellissime, tanto da baciarla ancora e ancora, mentre le sue grandi mani le strappavano di nuovo il vestito e i due si concedevano un altro momento di intimità.
Quell’anno, per Hagrid, era stato strano, proprio strano.
Poppy insisteva sul fatto che dovesse civettare con Madame Maxime. Perché, poi? Ma la donna rispondeva che non dovevano dare nell’occhio, che era molto meglio per tutti se gli altri lo avessero creduto preso dalla Mezzogigante. Hagrid si era sentito rifiutato, quasi, ma madama Chips insisteva sul fatto che non si sentiva ancora pronta a dichiarare pubblica la loro relazione, e così…
Così era passato il loro primo anno assieme, un primo anno un po’ turbolento ma anche molto passionale. Poppy era riservata, vero, ma lo faceva sentire amato, quando i due stavano assieme. E dopo che tutti se ne furono andati, nonostante l’increscioso incidente successo nell’ultima prova, tornò ad essere meno tesa e più disposta a vivere quella storia in modo libero.
Certo, c’era stato il piccolo intoppo dei giganti. Lui era dovuto partire con Madame Maxime per ordine di Silente, che credeva anche di fargli un favore lasciandolo solo con la sua “bella”. Peccato che la vera “bella” fosse rimasta a scuola, nel castello, e che lui non avrebbe potuto rivederla per mesi.
La guerra, però, veniva prima di tutto, ne erano entrambi consapevoli.
La sera prima della partenza si salutarono con un semplice bacio e con tanti abbracci. Poppy sapeva che la missione di Hagrid era pericolosa, così come sapeva che la guerra lo sarebbe stata ancora di più. Era un peccato doversi separare di già, dopo essersi trovati da appena un anno… Se solo non avesse esitato tanto, prima di confessarsi… Ormai però il danno era fatto, anzi, alla fine anche lui aveva ricambiato i suoi sentimenti, quindi non poteva che definirsi soddisfatta.
Quando tornò dalla missione, Hagrid era pieno di lividi e con delle brutte ferite. Siccome era una Guaritrice, cercò di curarlo al meglio, ma, quando vide che le ferite erano sempre fresche, gli fece una scenata tale che il Mezzogigante si ritrovò a dover confessare la presenza di Grop nella Foresta Proibita. Quello fu il loro primo vero litigio: solo dopo settimane la donna si arrese e si decise a non dire niente a nessuno e, anzi, a curarlo ogni qualvolta Grop esagerasse con le sue dimostrazioni d’affetto o i suoi tentativi di fuga.
Erano una strana coppia, loro, pensava sempre Hagrid, eppure stavano anche bene insieme. Lui era alto, grosso, forte, eppure con il cuore di un bambino e tanti sogni dietro agli occhi. Lei era piccola, bassa, rotondetta e quasi sempre imbronciata; era concreta e non amava perdersi dietro a racconti fantastici, viveva nel suo piccolo mondo e le stava bene così. Hagrid si ritrovò a pensare che, alla fine, avesse ancora ragione lei: lui era il cielo e lei la terra. Era una bella immagine.
Con la morte di Silente il loro equilibrio fu sconvolto di nuovo. La guerra era iniziata, non c’era spazio per l’amore, purtroppo, e i due furono costretti ancora a separasi.
Quando Hagrid fuggì con Grop sulle montagne che circondavano Hogsmeade, e loro due non potevano più tenersi in contatto via gufo, la donna usciva più spesso del necessario dal castello, con la scusa di dover far spesa per l’infermeria. Era troppo rischioso cercarlo, nonostante avesse una vaga idea di dove fosse, perché sospettava di essere sorvegliata. Però si sedeva sempre nello stesso tavolo esterno dei Tre Manici di Scopa e guardava il profilo dei monti, sperando che i suoi sentimenti potessero raggiungere l’unico uomo che avesse mai amato.
Poi era arrivata la battaglia finale.
Tutti nel villaggio avevano sentito parlare Voldemort, e Hagrid non aveva esitato a scendere dalle montagne con Grop e a farsi buttare nel castello. Era un momento decisivo, quello, davvero, però il Mezzogiante non poteva far altro che pensare a Poppy, la sua Poppy, e a cercarla nell’infuriare della battaglia.
Non l’aveva trovata. I ragni, i discendenti di Aragog, lo avevano trascinato nella foresta e fatto catturare. Quando poi aveva visto Harry consegnarsi, dopo aver sopportato la fatica della battaglia e dopo aver cercato invano madama Chips, non ce l’aveva più fatta. Tutto sembrava essere contro di lui.
E poi Harry era morto, e lui lo trascinava verso i suoi amici. E poi cercava con lo sguardo Poppy in mezzo alla folla e non la vedeva. L’aveva cercata anche dopo, quando la battaglia era ricominciata. Il sollievo lo aveva pervaso quando Harry era ricomparso, vivo, in mezzo alla Sala Grande.
Ma della sua donna ancora nessuna traccia.
Aveva dovuto aspettare.
Aveva dovuto attendere che la battaglia finisse per guardarsi finalmente intorno, per cercare fra i sopravvissuti, i feriti e, infine, fra i morti.
L’aveva trovata lì, in mezzo agli altri cinquanta che se n’erano andati per sempre.
Neppure un bacio d’addio, neppure un ultimo sguardo.
Non le aveva neppure detto che l’amava. Non erano neanche riusciti a dire agli altri che stavano assieme, che avevano una storia. Prima che lui fosse costretto a scappare sulle montagne ne avevano parlato: lei era pronta, lei voleva dire tutto. Ma avevano taciuto, aspettando che le acque si calmassero, magari che la guerra finisse.
E ora la guerra era finita, ma lei non c’era più.
Hagrid non aveva potuto far altro che uscire e cercare conforto nell’aria aperta, perché tutto era diventato soffocante, piccolo, lontano.


Senza respiro cerco te
Senza respiro e sento che
Non c'è un colpevole lo sai
Né un innocente solo 

Com’era potuto accadere? Perché la guerra si era portata via proprio la sua Poppy?
Hagrid non si era mai sentito così solo in vita sua, né così disperato. L’unico paragone che gli veniva in mente era quando era morto suo padre, e lui era stato espulso: ma allora Silente era vivo, allora Silente gli aveva offerto una casa.
Mentre adesso aveva perso qualcosa di molto più importante.
Aveva ripreso a piangere, Hagrid, e si stava soffiando di nuovo il naso, così non si accorse che qualcuno si era avvicinato.
Si rese conto che Neville si era seduto accanto a lui perché la spada, che il ragazzo teneva ancora in mano, fece uno strano rumore a contatto con la roccia.
“N-Neville.” disse, fra un singhiozzo e l’altro “C-che ci fai qui?”
Lui gli poggiò una mano sull’enorme ginocchio.
“Non potevo lasciarti solo. So quello che stai passando, Hagrid.”
“L-lo sai? Come… Come…?”
“Vi ho sentiti. Ti ricordi al quarto anno? Quando quello Schipodo mi aveva bruciato la faccia?”
Certo che se lo ricordava.
“Ho sentito quello che tu e madama Chips vi siete detti. Non… Non il resto.” aggiunse velocemente, arrossendo come non mai “Anche se lo posso immaginare, però… Da allora l’ho sempre saputo.”
“E non… Non… L’hai detto a ne-nessuno?” chiese Hagrid, sbalordito da quella rivelazione.
“No, non l’ho detto. Voi non volevate farlo sapere, no? Non volevo essere io la causa di problemi.”
Hagrid si passò ancora il fazzoletto-tenda sulla faccia, asciugando le ultime lacrime.
“G-grazie.”
Neville gli batté ancora una mano sul ginocchio, poi si mise anche lui a guardare verso il lago.
“Tutti hanno perso qualcuno, oggi. Tutti piangeranno e ci vorrà del tempo per riprendersi. Ma nessuno merita di farlo da solo.” disse, mentre Hagrid scoppiava di nuovo in singhiozzi.


Quando eravamo cielo e terra
E tu di me la mia metà
In ogni dubbio e in ogni verità
Quando avevamo la stessa pelle
La stessa luce nel corpo e nell'anima 

Una volta che ebbe finito di piangere, Hagrid si mise ad osservare di nuovo il lago. Il sole era ormai sorto da tempo e il giorno sembrava magnifico, nonostante la devastazione che sentiva nell’anima.
Neville era ancora accanto a lui e non diceva niente.
Hagrid ripensò alle parole della sua amata, quelle che forse non aveva mai capito fino in fondo.
“Tu sei il mio cielo, Hagrid. Quando stai sopra di me copri ogni mio orizzonte: è così che ti voglio, perché se io sono piccola e concreta come la terra, tu sei immenso e sognatore come il cielo. Siamo complementari, capisci? Siamo molto diversi, ma insieme ci completiamo. Almeno, io la vedo così.”
Il cielo… Il cielo e la terra.
Erano davvero così, loro. Ma la terra resiste a tutto, è solida e compatta e rimane lì, ferma e immobile mentre il resto passa sopra di lei. Mentre il cielo… Il cielo che senso ha di esistere, senza terra? Cosa diventa il cielo senza di lei? Assolutamente niente, perché anche se sembra leggero, pure il cielo ha bisogno di appoggio, quell’appoggio che solo la terra sa dargli.
Era così che si sentiva, Hagrid: solo, perso, dissolto nell’aria senza più l’appoggio della terra sotto di sé.
Lui e Poppy erano complementari, proprio come aveva detto lei. Si completavano, sì, e l’uno senza l’altro non aveva più senso di esistere. Cosa ne sarebbe stato di lui d’ora in avanti?
Oh, l’aveva amata così tanto.
“Hagrid, credo che sia ora di pranzo. Sicuramente gli altri hanno preparato qualcosa… Rientriamo?” disse Neville, improvvisamente, spezzando il silenzio.
Il Mezzogigante annuì.
“Sì, in effetti… C’ho un po’ di fame, sì…” rispose, distraendosi per un attimo da quei cupi pensieri.
Sicuramente Poppy l’avrebbe sgridato se l’avesse scoperto a piangere come una femminuccia, lei che era tanto forte e determinata.
Neville si alzò e gli tese la mano.
“Allora andiamo, dai.”
E anche Hagrid si alzò, ed entrambi voltarono le spalle al lago e rientrarono nel castello.
   
 
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