Giuro che
ho provato a cercare gli errori che la giudiciA mi ha segnalato, ma sto morendo
di sonno. Perdonatemi >..<
La storia
è arrivata seconda e, beh, vista la coppia… Ne sono felice ;)
Buona
lettura! =)
Nickname:
Mitsuki91,
sia su forum che su EFP
Pacchetto
sulla coppia/personaggio che avete scelto:
_ Scarafaggi a grappolo: Rubeus Hagrid/Poppy
Chips;
_ Puffola pigmea: Neville Paciock
Canzone,
Prompt, Obbligo/Divieto:
_ Moontrimmer: prompt= amore;
_ Sonetti di uno stregone: obbligo= la tua
storia dev’essere una one-shot;
_ Pergamene auto-insultanti: canzone= Cielo e
terra di Nek
Rating: arancione (ho aggiunto
questa voce XD)
Genere: introspettivo, sentimentale, triste
Introduzione: Dopo la fine della seconda guerra magica, Hagrid scopre che Poppy Chips, la donna con cui da tempo aveva una relazione, è rimasta uccisa nello scontro. Esce così dal castello e si siede in riva al lago, dove ripensa a tutta la loro storia.
Note d’Autore: La giudiciA sta fuori per aver ideato una coppia così u.u e io non so se sono in grado di gestire il punto di vista di Hagrid D= a questo proposito… cercherò di limitare gli errori del suo linguaggio ai discorsi… vedremo XD Ah! Credo che sia anche doveroso mettere l’avvertimento OOC… Voglio dire, io ho cercato di tenerli più IC possibile, però proprio non ce la si può fare con un pairing così XD
Genere: introspettivo, sentimentale, triste
Introduzione: Dopo la fine della seconda guerra magica, Hagrid scopre che Poppy Chips, la donna con cui da tempo aveva una relazione, è rimasta uccisa nello scontro. Esce così dal castello e si siede in riva al lago, dove ripensa a tutta la loro storia.
Note d’Autore: La giudiciA sta fuori per aver ideato una coppia così u.u e io non so se sono in grado di gestire il punto di vista di Hagrid D= a questo proposito… cercherò di limitare gli errori del suo linguaggio ai discorsi… vedremo XD Ah! Credo che sia anche doveroso mettere l’avvertimento OOC… Voglio dire, io ho cercato di tenerli più IC possibile, però proprio non ce la si può fare con un pairing così XD
Cielo e
terra
Hagrid era uscito a prendere un po’ d’aria.
Quando l’aveva vista lì, distesa assieme agli
altri morti… Non ce l’aveva fatta.
Era uscito perché gli girava la testa. Si era
diretto vero il lago, aveva cercato un masso abbastanza grande per sedersi e si
era preso la testa fra le mani.
Com’era potuto succedere?
Sapeva, sapevano entrambi, che c’era una guerra
in corso. Erano pronti a rischiare la vita, vero, e dopotutto avevano passato un
bel po’ di anni assieme, però… Però faceva male lo stesso.
Però non era giusto che la sua pelle fosse
troppo dura e resistente e che quella di lei, invece, fosse stata così fragile.
Una calda lacrima scese sulla sua guancia e
Hagrid tirò fuori il suo fazzoletto-tenda, immergendoci praticamente tutta la
testa. Dopo aver soffiato il naso, in modo molto rumoroso, cercò di asciugarsi
gli occhi e si mise a fissare il lago, perdendosi nei ricordi.
Ce n’era di gente strana giù alla Testa di
Porco, lui lo diceva sempre. Ma quella piccola strega tarchiata, del tutto
coperta da un velo, gli aveva fatto la domanda più stramba che una strega
potesse fare. O forse non era poi così stramba, ma il fatto era che nessuno
prima aveva mai osato fargliela.
“Ehi, tu, Mezzogigante… Ma tu ci sei mai stato
a letto, con una donna? E’ possibile, secondo te?”
La voce di quella strega era evidentemente
camuffata da un incantesimo, quasi temesse di essere riconosciuta.
Hagrid era al quarto bicchiere – o meglio,
secchio – di Idromele e aveva guardato la sconosciuta con occhi vacui.
“Ma… Che dici?”
“Facciamo così: giochiamocela. Se io vinco
allora sali con me e vediamo di provare, se perdo invece puoi anche non
rispondermi.”
Lui non diceva mai di no ad una sfida a carte,
e lei lo sapeva bene.
Se la giocarono.
E lei vinse.
Salirono quindi in una delle stanze della
locanda, mentre Hagrid, un po’ perplesso e un po’ in imbarazzo, non sapeva
proprio come comportarsi.
Beh, era vero: non era mai stato a letto con
una donna, ma pensava che tecnicamente fosse possibile. Solo che l’idea di
farlo così, con una sconosciuta… Non sapeva se lo metteva in ansia o lo eccitava.
Lei si spogliò tutta, tranne per il velo che le
copriva la testa, e lo guidò in ogni gesto. A parte il corpo nudo e formoso, i
seni grandi e flaccidi e le cosce morbide, solo gli occhi si intravedevano. Erano
azzurri e molto luminosi.
Hagrid si fece guidare e poi, nel momento del
dunque, la donna misteriosa si mise sdraiata sul letto, sotto di lui. Il
Mezzogigante cercò di puntellarsi al meglio sui gomiti per non pesarle e si
chiese il motivo di quella posizione scomoda: non sarebbe stato meglio il
contrario? Comunque la passione lo prese e finirono con il fare sesso, così, un
po’ scomodi, vero, ma risultando comunque appagati alla fine dell’atto.
Quando Hagrid si rialzò, una volta che tutto fu
finito, la donna decise di togliersi il velo, rivelando la sua vera identità.
“Ma… Madama Chips!” esclamò lui, molto sorpreso
e anche molto imbarazzato.
“Hagrid. Scusami se ho dovuto usare questo
trucchetto.” la donna si puntò la bacchetta alla gola e la voce ritornò normale
“Ma sospettavo che se mi fossi presentata da te così, riconoscibile… Non mi
avresti mai accontentato.”
“Lei voleva… Voleva… Cioè…”
Madama Chips si era alzata e si era avvicinata,
ancora nuda. Gli arrivava appena all’altezza del gomito, ma non si fece
scoraggiare e alzò la testa per fissarlo negli occhi.
“Rubeus, non volevo solo del sesso da te. La
verità è che… Mi sono innamorata. Sono innamorata di te sin da quando sono
arrivata ad Hogwarts, e tu… Tu eri il guardiacaccia, ed io ero giovane, e poi…
Il fatto che tu sia un Mezzogigante mi ha frenato, forse… Però… Ecco, devi
sapere che qualche mese fa è morta mia sorella. Era giovane, sai, ma un male se
l’è portata via, e non siamo riusciti a salvarla. Quindi ho riflettuto e mi son
detta… Meglio tardi che mai, no? Non volevo vivere un giorno di più con questo
rimpianto. Perciò ho giocato il tutto per tutto e adesso, come vedi, siamo qui.
Ricordati queste parole, perché io non sono il tipo da confessioni smielate
come quella che ti ho appena fatto. Però meritavi di sapere tutta la verità.”
Così avevano iniziato a frequentarsi, di
nascosto, perché entrambi temevano di venire licenziati. In realtà madama Chips
aveva voluto tenere tutto nascosto anche per un altro motivo: lei era riservata
e non sopportava che la gente non si facesse gli affari propri, giudicando la
sua vita privata. Perciò aveva convinto Hagrid – che era così buono e caro – a
non far parola con nessuno della loro storia, nemmeno a Silente.
D’estate si erano potuti vedere più o meno
tutti i giorni. Con l’inizio delle lezioni, invece, la cosa era limitata, e
Hagrid, ormai innamorato perso di lei, cercava tutti i modi per poterla andare
a trovare senza destare sospetti.
Per questo aveva introdotto gli Schiopodi
Sparacoda come parte principale del programma. Non che non gli facesse piacere,
tutt’altro: da sempre aveva amato le creature strane e pericolose, e la scusa
era perfetta per lasciarsi scappare questa opportunità. Inoltre con il Torneo
Tremaghi di mezzo, e le conseguenti delegazioni di Beubatonx e di Drumstrang,
era quasi impossibile per Poppy venirlo a trovare passando inosservata. Era
Hagrid a dover entrare nel castello, e quale occasione migliore che quella di
portare un ferito in infermeria? Ovviamente niente di grave, però… Abbastanza
perché i due potessero vedersi. Inutile dire che Madama Chips non sapesse
niente del suo piano: altrimenti avrebbe potuto picchiarlo, o meglio
incantarlo, dato che per lei la salute degli studenti veniva prima di tutto.
Il primo malcapitato fu, strano a dirsi,
Neville Paciock. Hagrid lo portò in infermeria in braccio: il ragazzo si era
avvicinato troppo ad uno Schiopodo e questo gli aveva spruzzato delle scintille
sul viso. Era svenuto e aveva parecchie bruciacchiature sul naso e sulla
guancia sinistra, anche se era solo la prima settimana di scuola.
“Hagrid, ma che hai combinato?” gli chiese
Poppy, le mani sui fianchi e lo sguardo accusatore.
“Non ci sono stato io… Ci sono stati gli
Schiopodi… Si è avvicinato e…”
Madama Chips sbuffò e gli fece segno di
appoggiare Neville su un lettino, poi andò a medicarlo.
Hagrid rimase fermo, imbarazzato, ad osservarla
curare il ragazzo.
Le sue mani… Erano paffute e delicate, ma anche
precise mentre la donna faceva il suo lavoro, e soprattutto lo facevano
impazzire quando invece lei si dedicava a lui.
Dopo che ebbe spalmato una pomata sul viso di
Neville, madama Chips si rialzò e, con un’occhiata maliziosa, gli fece cenno di
entrare nel suo ufficio.
Era sempre così, con lei: Poppy era una donna
straordinaria, nascondeva sotto la corazza burbera un carattere allegro,
malizioso e solare.
Fecero ancora l’amore e, come tutte le volte,
lei pretese che lui le stesse sopra.
“Me lo dirai prima o poi?” le chiese Hagrid,
una volta che si furono rivestiti.
“Cosa?”
“Perché dobbiamo sempre stare scomodi. Cioè…
Non è più facile se tu stai su e io…?”
“Hagrid.”
Madama Chips si era avvicinata e aveva
allungato le mani fino a toccare il suo petto grosso: più su non arrivava. Il
Mezzogigante, comunque, comprese e la prese in braccio, facendo in modo che la
donna riuscisse ad allacciargli le mani dietro al collo.
“Stai bene a sentire, perché non lo ripeterò
un’altra volta.”
Hagrid si fece subito attento: sapeva che Poppy
era molto riservata sui suoi sentimenti e sulle sue sensazioni, tanto che non
aveva più ripetuto di essere innamorata di lui dopo quella prima volta. Lo
dimostrava coni fatti, certo, però non si sbilanciava mai troppo a parole.
“Tu sei il mio cielo, Hagrid. Quando stai sopra
di me copri ogni mio orizzonte: è così che ti voglio, perché se io sono piccola
e concreta come la terra, tu sei immenso e sognatore come il cielo. Siamo
complementari, capisci? Siamo molto diversi, ma insieme ci completiamo. Almeno,
io la vedo così.”
Non che ci avesse capito molto, all’epoca, ma
quelle parole gli erano sembrate bellissime, tanto da baciarla ancora e ancora,
mentre le sue grandi mani le strappavano di nuovo il vestito e i due si concedevano
un altro momento di intimità.
Quell’anno, per Hagrid, era stato strano,
proprio strano.
Poppy insisteva sul fatto che dovesse civettare
con Madame Maxime. Perché, poi? Ma la donna rispondeva che non dovevano dare
nell’occhio, che era molto meglio per tutti se gli altri lo avessero creduto
preso dalla Mezzogigante. Hagrid si era sentito rifiutato, quasi, ma madama
Chips insisteva sul fatto che non si sentiva ancora pronta a dichiarare
pubblica la loro relazione, e così…
Così era passato il loro primo anno assieme, un
primo anno un po’ turbolento ma anche molto passionale. Poppy era riservata,
vero, ma lo faceva sentire amato, quando i due stavano assieme. E dopo che
tutti se ne furono andati, nonostante l’increscioso incidente successo
nell’ultima prova, tornò ad essere meno tesa e più disposta a vivere quella
storia in modo libero.
Certo, c’era stato il piccolo intoppo dei
giganti. Lui era dovuto partire con Madame Maxime per ordine di Silente, che
credeva anche di fargli un favore lasciandolo solo con la sua “bella”. Peccato
che la vera “bella” fosse rimasta a scuola, nel castello, e che lui non avrebbe
potuto rivederla per mesi.
La guerra, però, veniva prima di tutto, ne
erano entrambi consapevoli.
La sera prima della partenza si salutarono con
un semplice bacio e con tanti abbracci. Poppy sapeva che la missione di Hagrid
era pericolosa, così come sapeva che la guerra lo sarebbe stata ancora di più.
Era un peccato doversi separare di già, dopo essersi trovati da appena un anno…
Se solo non avesse esitato tanto, prima di confessarsi… Ormai però il danno era
fatto, anzi, alla fine anche lui aveva ricambiato i suoi sentimenti, quindi non
poteva che definirsi soddisfatta.
Quando tornò dalla missione, Hagrid era pieno
di lividi e con delle brutte ferite. Siccome era una Guaritrice, cercò di
curarlo al meglio, ma, quando vide che le ferite erano sempre fresche, gli fece
una scenata tale che il Mezzogigante si ritrovò a dover confessare la presenza
di Grop nella Foresta Proibita. Quello fu il loro primo vero litigio: solo dopo
settimane la donna si arrese e si decise a non dire niente a nessuno e, anzi, a
curarlo ogni qualvolta Grop esagerasse con le sue dimostrazioni d’affetto o i
suoi tentativi di fuga.
Erano una strana coppia, loro, pensava sempre
Hagrid, eppure stavano anche bene insieme. Lui era alto, grosso, forte, eppure
con il cuore di un bambino e tanti sogni dietro agli occhi. Lei era piccola,
bassa, rotondetta e quasi sempre imbronciata; era concreta e non amava perdersi
dietro a racconti fantastici, viveva nel suo piccolo mondo e le stava bene
così. Hagrid si ritrovò a pensare che, alla fine, avesse ancora ragione lei:
lui era il cielo e lei la terra. Era una bella immagine.
Con la morte di Silente il loro equilibrio fu
sconvolto di nuovo. La guerra era iniziata, non c’era spazio per l’amore,
purtroppo, e i due furono costretti ancora a separasi.
Quando Hagrid fuggì con Grop sulle montagne che
circondavano Hogsmeade, e loro due non potevano più tenersi in contatto via
gufo, la donna usciva più spesso del necessario dal castello, con la scusa di
dover far spesa per l’infermeria. Era troppo rischioso cercarlo, nonostante
avesse una vaga idea di dove fosse, perché sospettava di essere sorvegliata.
Però si sedeva sempre nello stesso tavolo esterno dei Tre Manici di Scopa e
guardava il profilo dei monti, sperando che i suoi sentimenti potessero raggiungere
l’unico uomo che avesse mai amato.
Poi era arrivata la battaglia finale.
Tutti nel villaggio avevano sentito parlare
Voldemort, e Hagrid non aveva esitato a scendere dalle montagne con Grop e a
farsi buttare nel castello. Era un momento decisivo, quello, davvero, però il
Mezzogiante non poteva far altro che pensare a Poppy, la sua Poppy, e a
cercarla nell’infuriare della battaglia.
Non l’aveva trovata. I ragni, i discendenti di
Aragog, lo avevano trascinato nella foresta e fatto catturare. Quando poi aveva
visto Harry consegnarsi, dopo aver sopportato la fatica della battaglia e dopo
aver cercato invano madama Chips, non ce l’aveva più fatta. Tutto sembrava
essere contro di lui.
E poi Harry era morto, e lui lo trascinava
verso i suoi amici. E poi cercava con lo sguardo Poppy in mezzo alla folla e
non la vedeva. L’aveva cercata anche dopo, quando la battaglia era
ricominciata. Il sollievo lo aveva pervaso quando Harry era ricomparso, vivo, in
mezzo alla Sala Grande.
Ma della sua donna ancora nessuna traccia.
Aveva dovuto aspettare.
Aveva dovuto attendere che la battaglia finisse
per guardarsi finalmente intorno, per cercare fra i sopravvissuti, i feriti e,
infine, fra i morti.
L’aveva trovata lì, in mezzo agli altri
cinquanta che se n’erano andati per sempre.
Neppure un bacio d’addio, neppure un ultimo
sguardo.
Non le aveva neppure detto che l’amava. Non
erano neanche riusciti a dire agli altri che stavano assieme, che avevano una
storia. Prima che lui fosse costretto a scappare sulle montagne ne avevano
parlato: lei era pronta, lei voleva dire tutto. Ma avevano taciuto, aspettando
che le acque si calmassero, magari che la guerra finisse.
E ora la guerra era finita, ma lei non c’era
più.
Hagrid non aveva potuto far altro che uscire e
cercare conforto nell’aria aperta, perché tutto era diventato soffocante,
piccolo, lontano.
Senza
respiro cerco te
Senza respiro e sento che
Non c'è un colpevole lo sai
Né un innocente solo
Senza respiro e sento che
Non c'è un colpevole lo sai
Né un innocente solo
Com’era potuto accadere? Perché la guerra si
era portata via proprio la sua Poppy?
Hagrid non si era mai sentito così solo in vita
sua, né così disperato. L’unico paragone che gli veniva in mente era quando era
morto suo padre, e lui era stato espulso: ma allora Silente era vivo, allora
Silente gli aveva offerto una casa.
Mentre adesso aveva perso qualcosa di molto più
importante.
Aveva ripreso a piangere, Hagrid, e si stava
soffiando di nuovo il naso, così non si accorse che qualcuno si era avvicinato.
Si rese conto che Neville si era seduto accanto
a lui perché la spada, che il ragazzo teneva ancora in mano, fece uno strano
rumore a contatto con la roccia.
“N-Neville.” disse, fra un singhiozzo e l’altro
“C-che ci fai qui?”
Lui gli poggiò una mano sull’enorme ginocchio.
“Non potevo lasciarti solo. So quello che stai
passando, Hagrid.”
“L-lo sai? Come… Come…?”
“Vi ho sentiti. Ti ricordi al quarto anno?
Quando quello Schipodo mi aveva bruciato la faccia?”
Certo che se lo ricordava.
“Ho sentito quello che tu e madama Chips vi siete
detti. Non… Non il resto.” aggiunse velocemente, arrossendo come non mai “Anche
se lo posso immaginare, però… Da allora l’ho sempre saputo.”
“E non… Non… L’hai detto a ne-nessuno?” chiese
Hagrid, sbalordito da quella rivelazione.
“No, non l’ho detto. Voi non volevate farlo
sapere, no? Non volevo essere io la causa di problemi.”
Hagrid si passò ancora il fazzoletto-tenda
sulla faccia, asciugando le ultime lacrime.
“G-grazie.”
Neville gli batté ancora una mano sul
ginocchio, poi si mise anche lui a guardare verso il lago.
“Tutti hanno perso qualcuno, oggi. Tutti
piangeranno e ci vorrà del tempo per riprendersi. Ma nessuno merita di farlo da
solo.” disse, mentre Hagrid scoppiava di nuovo in singhiozzi.
Quando
eravamo cielo e terra
E tu di me la mia metà
In ogni dubbio e in ogni verità
Quando avevamo la stessa pelle
La stessa luce nel corpo e nell'anima
E tu di me la mia metà
In ogni dubbio e in ogni verità
Quando avevamo la stessa pelle
La stessa luce nel corpo e nell'anima
Una volta che ebbe finito di piangere, Hagrid
si mise ad osservare di nuovo il lago. Il sole era ormai sorto da tempo e il
giorno sembrava magnifico, nonostante la devastazione che sentiva nell’anima.
Neville era ancora accanto a lui e non diceva
niente.
Hagrid ripensò alle parole della sua amata,
quelle che forse non aveva mai capito fino in fondo.
“Tu sei
il mio cielo, Hagrid. Quando stai sopra di me copri ogni mio orizzonte: è così
che ti voglio, perché se io sono piccola e concreta come la terra, tu sei
immenso e sognatore come il cielo. Siamo complementari, capisci? Siamo molto
diversi, ma insieme ci completiamo. Almeno, io la vedo così.”
Il cielo… Il cielo e la terra.
Erano davvero così, loro. Ma la terra resiste a
tutto, è solida e compatta e rimane lì, ferma e immobile mentre il resto passa
sopra di lei. Mentre il cielo… Il cielo che senso ha di esistere, senza terra?
Cosa diventa il cielo senza di lei? Assolutamente niente, perché anche se
sembra leggero, pure il cielo ha bisogno di appoggio, quell’appoggio che solo
la terra sa dargli.
Era così che si sentiva, Hagrid: solo, perso,
dissolto nell’aria senza più l’appoggio della terra sotto di sé.
Lui e Poppy erano complementari, proprio come
aveva detto lei. Si completavano, sì, e l’uno senza l’altro non aveva più senso
di esistere. Cosa ne sarebbe stato di lui d’ora in avanti?
Oh, l’aveva amata così tanto.
“Hagrid, credo che sia ora di pranzo. Sicuramente
gli altri hanno preparato qualcosa… Rientriamo?” disse Neville,
improvvisamente, spezzando il silenzio.
Il Mezzogigante annuì.
“Sì, in effetti… C’ho un po’ di fame, sì…”
rispose, distraendosi per un attimo da quei cupi pensieri.
Sicuramente Poppy l’avrebbe sgridato se
l’avesse scoperto a piangere come una femminuccia, lei che era tanto forte e
determinata.
Neville si alzò e gli tese la mano.
“Allora andiamo, dai.”
E anche Hagrid si alzò, ed entrambi voltarono
le spalle al lago e rientrarono nel castello.