Serie TV > Star Trek
Segui la storia  |       
Autore: Rosebud_secret    01/07/2013    4 recensioni
In un sopralluogo come tanti, il capitano Kirk, il primo ufficiale Spock e il dottor McCoy trovano qualcosa che mai avrebbero dovuto e voluto trovare.
"Jim si issò sopra al cratere facendosi leva sulle braccia, seguito dal comandante.
- Riconosci la specie?-, chiese al dottore, accucciandoglisi accanto.
- E' un thedassiano.-, rispose Spock per lui, - Certo, il thedassiano più strano che abbia mai visto. Proviene da un pianeta a circa trentotto anni luce da qui. Ma non è questo il punto: non mi risulta affatto che abbiano sviluppato studi di tecnologie cibernetiche e, qualora l'avessero fatto, questi impianti mi sembrano decisamente troppo sofisticati per una specie che ha scoperto la curvatura da non più di un quarto di secolo.-"
[post Star Trek XII, Spoiler free]; [Crossover con le serie tv]. 
Perfettamente comprensibile anche per chi ha visto solo Star Trek XI e XII!
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James T. Kirk, Sorpresa, Spock, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
II






Corsero giù immediatamente, ma "immediatamente" non fu abbastanza.
Quando il dottor McCoy, il capitano Kirk e l'ambasciatore Spock raggiunsero il ponte 5, la zona antistante all'ascensore era deserta.

- C'è odore di sangue, Jim.-, disse il vulcaniano, - Sangue umano.-, si sentì in dovere di precisare.

I due estrassero i phaser e avanzarono con circospezione. Svoltato l'angolo poterono vederlo quel sangue: una lunga scia lungo la parete bianca del corridoio. Pochi passi e riuscirono a scorgere anche il tenente Uhura, stesa a terra, immobile.
Il dottore si slanciò in avanti e le si inginocchiò accanto.

- Non capisco...-, gemette, - Le hanno fracassato la testa contro la parete... ma non era Spock quello che stava male?-

- E' viva?-, gli domandò Kirk, lanciando uno sguardo avanti.

- Il polso è debole. Dobbiamo portarla immediatamente in infermeria.-, rispose McCoy.

- Occupatevene voi. Io proseguo, chiunque abbia ferito lei ha preso Spock e...-

- Jim, ascoltami. Date le circostanze sarebbe più logico dedurre...-, tentò l'anziano vulcaniano.

Il capitano gli scoccò un'occhiata furiosa.

- Non ho tempo per le sue stramaledette deduzioni logiche, ambasciatore! Pensate a lei, è un ordine!-, urlò, correndo via.

Proseguì a rotta di collo per una ventina di metri, ma si fermò all'incrocio tra tre diversi corridoi, incapace di decidere quale fosse la giusta direzione da prendere. Fu uno strillo a fornirgli la risposta, uno strillo seguito dal suono raccapricciante di qualcosa di rigido che veniva compresso contro il muro.

Svoltò a destra sino a sopraggiungere di fronte al laboratorio.

La porta era aperta.

Tenendosi rasente al muro sbirciò dentro e sgranò gli occhi, agghiacciato. Spock era lì, in piedi di fronte al bancone da lavoro, ricoperto di sangue umano e vulcaniano. Il suo braccio destro era intrappolato in quella componente cibernetica che lui stesso aveva recuperato dal cratere e che, con solerzia, aveva chiesto di poter esaminare.
Indeciso sul da farsi, il capitano, lo osservò sollevare il visore e applicarselo sul volto, sopra all'occhio destro. I magli meccanici si conficcarono nella sua carne con raccapriccianti stridii, ma l'espressione del primo ufficiale non mutò: rimase inerte e inespressiva.
Solo in seconda battuta Jim notò i corpi di due guardiamarina accanto alla parete di fondo, e a quel punto gli fu chiaro quale fosse stata la logica deduzione dell'ambasciatore: era stato Spock a ferire gravemente Uhura e ad uccidere quei poveracci. I due uomini ora giacevano sul pavimento con il cranio sfondato; la loro materia cerebrale che galleggiava su pozze di sangue scuro.

Abbassò lo sguardo sul phaser e ricontrollò che fosse impostato su stordimento, prima di distaccarsi dal muro e piazzarsi di fronte alla porta.

- Spock...-, lo chiamò, - Ascoltami, non so cosa ti stia succedendo, ma risolveremo tutto. Devi stare calmo. Mi hai capito? Calmo.-
In altre circostanze gli sarebbe sembrata assurda anche solo l'idea di suggerire proprio a Spock di restare calmo, ma non in quel momento.

Avanzò di un passo, sempre tenendo la pistola puntata.
- Posa quell'affare.-, gli ordinò, accennando all'ultima delle componenti.

Il primo ufficiale non gli diede ascolto e sollevò il braccio.

- Ti ho detto di posarlo! E' un ordine!-, urlò ancora Kirk.

Ancora nessuna reazione. Il comandante terminò il movimento e la componente si saldò al lato sinistro del suo volto che si screziò di innumerevoli rigagnoli di sangue verde.

- Per l'amor del cielo, Spock!-

Il visore che copriva l'occhio destro del comandante si accese di luce rossa e solo a quel punto Jim si convinse a sparare. Ma, come avvenuto quella mattina con il thedassiano, il raggio si rifranse contro una barriera di energia, non diversa da uno scudo deflettore in miniatura.
Quel che avvenne dopo il capitano non riuscì a prevederlo. Spock si era mosso con estrema rapidità. L'aveva colpito in pieno volto e afferrato per il collo. Sentì con dolore la spina dorsale scricchiolare all'impatto con il robusto tavolo metallico e ne rimase tramortito.
Riaprì gli occhi solo una frazione di secondo dopo. Il suo primo ufficiale lo teneva saldamente ancorato al piano, comprimendogli la trachea con la stretta d'acciaio della sua mano sinistra. Lo scorse sollevare il braccio cibernetico con un movimento meccanico, innaturale.
Vide gli aculei sbucarne fuori, acuminati e minacciosi. Puntavano al suo viso.

- S-Spock!..-, rantolò Jim.

Scalciò e si divincolò, ma a niente valsero i suoi tentativi: non poteva nulla contro la forza superiore di un vulcaniano.
Chiuse le palpebre, sfiorando con le ciglia la punta di quelli che ora, con vista appannata, riconosceva come aghi.

S-Sp... Ah!-

Prima che potessero trafiggergli la cornea dell'occhio sinistro, l'ambasciatore Spock afferrò il suo corrispettivo per le spalle e lo spinse lontano, dall'altra parte della stanza.

Jim scivolò a terra e strisciò sul pavimento, ancora incapace di respirare a causa dei danni riportati alla trachea. Annaspò, allungando una mano in direzione dell'amico che l'aveva quasi ucciso: avrebbe voluto ordinare all'ambasciatore di non fargli del male, di stordirlo, magari, ma non ne ebbe la forza.
Inerme e sconfitto scorse l'anziano vulcaniano muoversi con una repentinità sorprendente, data l'età avanzata. Estrasse qualcosa dalla cintura: un phaser, il suo, proveniente dal futuro.

- Nh... hhh!-, gemette.

Il raggio partì in direzione del giovane primo ufficiale, ma non colse il bersaglio perché quest'ultimo, all'improvviso, si teletrasportò lontano.
Questa fu l'ultima cosa che il capitano riuscì a vedere, prima di crollare nel buio.





"Jim!"

"JIM!"

"Aiutami!"

"JIM!"

"AIUTAMI, TI PREGO!"

"JIM! JIM!"






Le palpebre gli parvero pesanti come macigni quando, finalmente, le risollevò. La voce dell'amico risuonava ancora nella sua testa, pressante ed insistente. Invocava il suo nome, lo faceva impazzire.
Impiegò qualche secondo per riconoscere gli arredi spartani dell'infermeria e richiamare alla memoria gli avvenimenti recenti.

- SPOCK!-, urlò, scattando a sedere.

McCoy si scagliò su di lui come un falco, costringendolo a ridistendersi per impedirgli di alzarsi dal letto.

- Sta' giù, maledizione!-

- Lasciami!-, urlò il capitano, divincolandosi, - Ti ho detto di lasciarmi!-

Colpì l'altro con spietata brutalità, levandoselo di dosso. A quel punto si rialzò, ma dovette reggersi al letto per non finire a terra.
Il dottore si rimise in piedi, tamponandosi il labbro sanguinante con il dorso del braccio.

- Ho detto giù!-, sbraitò, ma, in cuor suo, già sapeva che non sarebbe stato ascoltato.

Aveva passato un brutto quarto d'ora, McCoy. Uno dei peggiori che riuscisse a ricordare: aveva dovuto stabilizzare il tenente Uhura (salva per miracolo), occuparsi dei due morti e assistere Jim (che, a sua volta, non era messo bene).
Il tutto con la consapevolezza che Spock era scomparso.

- No.-, rispose, infatti, il capitano, raddrizzandosi.
- Perché siamo fermi?-

- Per... JIM!-

L'altro non aveva atteso la risposta. Rapido, si era avventato alla porta ed era corso fuori. L'ufficiale medico lo seguì imprecando e colpì le porte del turbo ascensore con un pugno, quando non riuscì ad infilarvisi dentro in tempo.

Giunto in plancia, Jim si stupì non poco nel trovare l'ambasciatore Spock seduto sulla sua poltrona.

- Si alzi immediatamente.-, ordinò.

Il vulcaniano gli lanciò un lungo sguardo, prima di decidersi a rispondere:

- Temo di non poterlo fare.-

- Che accidenti significa?! Questa è la mia nave sono io che comando! Lei non può...-

- A dire il vero, posso.-, lo interruppe l'altro, alzandosi e fronteggiandolo, - In qualità di facente funzioni di ammiraglio sono autorizzato a prendere il comando dell'astronave.-

- Questo... è inammissibile! Forse crede di star rivivendo qualche bel ricordo, ma sono io il capitano e...-

- Jim, non hai idea della minaccia che abbiamo di fronte, io sì. Pertanto l'azione più logica che posso compiere è quella di occuparmi della faccenda personalmente.-

- E intende farlo su una nave ferma?!-

- Jim, non sei in grado di prendere delle decisioni, non in queste condizioni. Siamo fermi perché...-

McCoy sopraggiunse, trafelato.

- Jim, vieni via. Sei sotto...-, gli disse, afferrandolo per un braccio.

Il capitano si liberò con uno strattone.

- NON SONO SOTTO SHOCK, BONES! SPOCK HA BISOGNO DI AIUTO! STA GRIDANDO NELLA MIA TESTA ANCHE IN QUESTO MOMENTO!-, tuonò, prima di tornare a rivolgersi all'ambasciatore: - E LEI E' UN INFAME! SAPEVA CHE SAREBBE SUCCESSO QUESTO E NON HA DETTO NIENTE! DUE UOMINI SONO MORTI!-

Ma si zittì, incapace di parlare, quando il vulcaniano gli posò le dita sulla fronte e mise a tacere la voce insistente del primo ufficiale una volta per tutte.

- Interessante...-, commentò, riprendendo posto sulla poltrona di comando, - Dottor McCoy, allontani il capitano dalla plancia. Mi sembra evidente che non è in grado di governare la nave, per molteplici motivi che non starò ad elencare.-

L'ufficiale medico deglutì, abbassando lo sguardo.

- Mi dispiace, Jim.-, si lasciò sfuggire, prima di insufflargli un sedativo nel collo a tradimento.

Il capitano si afflosciò a terra, addormentato.

- Sicurezza, che venga scortato nei suoi alloggi e controllato.-, ordinò l'ambasciatore.

Due uomini eseguirono l'ordine, allontanando Kirk dalla plancia. McCoy, tuttavia, indugiò e non li seguì.

- Faccia la sua domanda, dottore, coraggio.-, lo spronò il vulcaniano.

- Jim ha ragione: perché non ha detto niente?-

- La risposta è evidente: a me non è mai successo.-

- Ah. Quindi ora che facciamo?-

- Troviamo il primo ufficiale Spock e lo eliminiamo, dottore. Prima che sia troppo tardi.-, rispose l'ambasciatore con freddezza.





Nel frattempo, Spock era riapparso molto lontano, rispetto a dov'era partito.
Si trovava sulla base che il generale Marcus aveva fatto costruire segretamente. Voltò lo sguardo verso il cantiere che si stava occupando della ricostruzione della USS Vengeance e proseguì, inosservato, nell'hangar.
In silenzio sopraggiunse alle spalle di un sottuficiale tecnico, intento a controllare i valori della base. Lo trafisse al collo a tradimento e si fermò di fronte alla console. Grazie al visore impiantato sopra al suo occhio lesse le informazioni inerenti alla struttura con estrema velocità. Una volta terminato aprì i circuiti di collegamento e vi inserì una piccola componente cilindrica.

- Chi è lei?! Cosa sta facendo?! Si identifichi immediatamente!-, urlò un guardiamarina, sopraggiungendo.

Spock si voltò con lentezza, inespressivo. Si avvicinò a passo lento.

- Si identifichi o sparo!-, esclamò il giovane.

E sparò, ma fu inutile.
Il comandante lo raggiunse e lo costrinse a terra. Non ebbe pietà né esitazione alcuna, e trafisse anche lui con gli aculei.

Ebbe a ripetere la procedura con una decina di uomini, tutti quelli che riuscì a trovare. Poi li trascinò nel buio dell'hangar e attese pazientemente il loro risveglio, mantenendo interrotte le comunicazioni interne attraverso il collegamento mentale che aveva con il dispositivo apposto nel computer.
Ci vollero ore, ma Spock non mostrò alcun sengo di impazienza. Non si espose neanche quando le prime squadre di ricerca cominciarono a imperversare per l'hangar alla ricerca dei loro compagni.

Gli uomini che aveva contaminato si rialzarono uno dopo l'altro, apatici e inerti tanto quanto lui. Gli si disposero attorno per proteggerlo, poi il gruppo si mosse all'unisono, sincronizzato da una sola subroutine.
Lungo il loro cammino incontrarono altri membri dell'equipaggio, ma, senza che Spock dicesse neanche una parola, li stordirono con i phaser. Anche alcuni dei loro caddero e furono lasciati indietro. L'unica disposizione che venne sempre mantenuta fu la formazione: il primo ufficiale doveva rimanere al centro, protetto.
Qualsiasi altro elemento era sacrificabile.

Percorsero l'hangar nella sua totalità, sino a raggiungere i teletrasporti delle stive di carico. Solo a quel punto Spock si distaccò dal gruppo e si fermò di fronte alle console. Impostò delle disposizioni e poi si pose sulla piattaforma.
Delle componenti meccaniche vennero materializzate in base ai codici che lui stesso aveva inserito. Serpeggiarono sul suo corpo, stracciando e sfilacciando i suoi vestiti sino a ricoprire la sua pelle da collo a piedi con una rigida superficie nera, opaca, e a sua volta costellata da decine e decine di circuiti.

Dopo di lui fu la volta degli altri uomini, a cui vennero impiantati altri circuiti, bracci, magli e visori meccanici.

Nonostante la complessità il processo fu molto rapido.

Spock rimase nelle vicinanze della piattaforma di teletrasporto, mentre gli altri uomini, ormai divenuti droni, avanzavano lungo la nave, settore dopo settore, inarrestabili. Armati degli stessi aghi del loro creatore, contaminarono sino all'ultimo uomo della base. Ogni vittima venne progressivamente potenziata e trasformata in un nuovo drone in un'infezione virale inarrestabile, fino a che tutti i millequattrocento membri dell'equipaggio non furono altro che una sofisticata formazione di macchine immobili, in attesa di comando.

Spock si sollevò sulla piattaforma centrale, al di sopra delle file ordinate formate dai suoi droni. Solo a quel punto, al sicuro, modificò la subroutine.

Le settantadue bare criogeniche stoccate nell'hangar, trasportate lì da San Francisco, si aprirono una dopo l'altra. I superuomini, frastornati da secoli di sonno, si destarono con lentezza e in nessun modo furono in grado di prevedere l'attacco, né, tantomeno, di respingerlo.
Si ritrovarono sopraffatti dai droni.
Alcuni di loro provarono persino a difendersi, ma l'effetto sorpresa e la superiorità numerica dei loro avversari li sbaragliarono. Vennero contaminati tutti con meccanica precisione.

Solo Khan riuscì a divincolarsi dai suoi aggressori, restando gravemente ferito, ma non contagiato. Con un disperato urlo di rabbia riuscì a balzare verso l'alto e ad arrampicarsi sopra alle lamiere destinate alle riparazioni della USS Vengeance.
Da quella posizione osservò, agghiacciato e impotente, gli uomini e le donne del suo equipaggio cadere uno dopo l'altro sotto l'attacco sincronico di quegli uomini meccanici, così simili ad insetti nel loro comportamento.
Sollevò lo sguardo e, in lontananza, sulla piattaforma centrale dell'hangar, riconobbe il vulcaniano.

Non ebbe il tempo di porsi domande: una mano gli afferrò la caviglia. Scalciò lontano il drone, sbattendolo addosso ai suoi simili, poi strappò un pezzo di lamiera dal cumulo e saltò giù. Agitandolo come uno scudo riuscì a tenerli lontano da sé mentre, disperato e rabbioso, correva verso il lato ovest.
Riuscì a raggiungere una delle scialuppe e, nel chiudere il portello uno dei bracci meccanici di quei mostri vi rimase incastrato in mezzo. Glielo strappò con brutalità e premette il pulsante di espulsione rapida.
Il distacco brusco lo sbalzò indietro, facendolo cadere. Strisciò sino ai comandi e pilotò la scialuppa lontano dalla base. Con sua somma sopresa, nessuno lo stava inseguendo e i mostri che si era lasciato alle spalle non sembravano neanche intenzionati a sparargli.
Si levò la maglia intrisa di sangue e controllò la ferita che aveva riportato al fianco. Colpì i comandi e urlò di rabbia: la perforazione era grave, con tutta probabilità la milza era stata lesionata, il che significava che non gli restava molto tempo, prima di morire dissanguato.

Quando fu abbastanza lontano dalla base si arrischiò a lanciare un messaggio di emergenza.





Jim si risvegliò diverse ore dopo.

Si rigirò sul letto, cercando di placare i capogiri, ultimo strascico del potente sedativo che il dottore gli aveva iniettato. La nave aveva ripreso a muoversi, ma non aveva idea della rotta. Si massaggiò le tempie, cercando di placare l'emicrania feroce.
Non aveva mai ricordato i sogni, se non in rarissime occasioni; e in quella circostanza era quasi certo che Spock l'avesse cercato e gli avesse chiesto ancora aiuto. Ma ora la sua voce taceva, zittita dall'intervento dell'ambasciatore.

- Con calma, mi raccomando. Vuoi che ti ordini anche la colazione?-

Balzò sul letto, allarmato da una voce improvvisa. Abbassò una mano per afferrare il phaser, ma, come prevedibile, gliel'avevano tolto dalla cinta.

- Tranquillo, tranquillo, mon captain! Oh, no, giusto...-

Dal nulla un uomo comparve di fronte a lui, con indosso una divisa della Federazione che Jim non aveva mai visto. Teneva in mano un fascicolo olografico e lo sfogliava con fare annoiato.

- Tu sei James T. Kirk, il capitano che prima spara e poi passa alle presentazioni. Forse dovrei fare lo stesso, ma poi dovrei rinunciare a finire il mio album di figurine. Ecco, fermo così...-, disse, prima di abbagliarlo con un flash.

- Ma che diamine?!?-





N.d.A.: Secondo capitolo, spero che vi sia piaciuto! Grazie per essere arrivati sin qui!
Un bacione,
Ros.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: Rosebud_secret