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Autore: __21century    03/07/2013    9 recensioni
Dean Winchester è il capitano della squadra di football, è fidanzato con la ragazza più bella della scuola -Lisa-, ha tanti amici, le ragazze gli sbavano dietro e metà della popolazione maschile della scuola venderebbe un rene per essere nei suoi panni. Eppure, la sua vita non è come aveva desiderato. Orfano di madre, con un padre che sta tentando di non cadere in depressione e un fratello che progetta di andarsene al più presto possibile. La sua famiglia è solo un vago ricordo, oramai preferisce considerare suo padre il coach Singer. Le cose sembravano andare sempre peggio, quando un giorno un angelo, o qualcosa del genere, lo salva da quell'inferno che è la scuola. Occhioni blu, così lo chiamò la prima volta, pensando a lui. Dean riesce davvero a vedere la luce alla fine del tunnel, come se il lieto fino potesse davvero esistere.
Possibile OOC. Universo Alternativo. Slash.
Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Fandom: Supernatural
Pairing: Destiel, Dean/Lisa, Megstiel accenni alla Sam/Jessica.
Rating: Giallo.
Beta: No.
Genere: Romantico. 
Warning: Probabile OOC, Au, Slash.
Words: 2105/?
Capitolo: 10/?
Summary: Dean Winchester è il capitano della squadra di football, è fidanzato con la ragazza più bella della scuola, ha tanti amici, le ragazze gli sbavano dietro e metà della popolazione maschile della scuola venderebbe un rene per essere nei suoi panni. Eppure, la sua vita non è come aveva desiderato. Orfano di madre, con un padre che sta tentando di non cadere in depressione e un fratello che progetta di andarsene al più presto possibile. La sua famiglia è solo un vago ricordo, oramai preferisce considerare suo padre il coach Singer. Le cose sembravano andare sempre peggio, quando un giorno un angelo, o qualcosa del genere, lo salva da quell'inferno che è la scuola. Occhioni blu, così lo chiamò la prima volta, pensando a lui. Dean riesce davvero a vedere la luce alla fine del tunnel, come se il lieto fino potesse davvero esistere.

Buona lettura!


 
 
 







 
 

Il giorno dopo Dean andò a scuola, ma non in Redazione. Castiel lo vide per i corridoi, ma non lo salutò. Non era nemmeno venuto da lui quella mattina, la loro amicizia probabilmente era finita. Castiel sapeva come funzionavano quelle cose; si parte con una scusa, non ci si saluta più, non ci si cerca più e pian piano si torna alle vite di prima. Sentiva che era così, ma non sapeva spiegarsi cos’aveva sbagliato questa volta. Dean l’aveva invitato al lago per poi sparire? Non aveva senso e lo sapeva, ma preferì tirarsi da parte, far finta che nulla fosse successo.
I giorni passavano e a Dean Castiel mancava. Avrebbe voluto andare da lui, chiedergli scusa ed organizzare quella gita al lago e togliersi tutti quei dubbi.
Ogni tanto si ritrovava a pensare che magari se l’avesse baciato avrebbe capito cosa gli stesse succedendo e subito scacciava l’idea e allora si metteva a chiamare Lisa.
Era un sabato di sole e Dean era chiuso nella sua stanza, sdraiato sul letto. Di fianco a lui il cellulare, che sperava si illuminasse da un momento all’altro. Inutile dirlo, si aspettava che Cas lo contattasse nonostante sapesse che era impossibile. Occhioni Blu sapeva che lo stava ignorando di proposito e faceva altrettanto. Magari era felice così. Di sicuro lo era, altrimenti gli avrebbe chiesto spiegazioni. Dean stava tentando di auto convincersi che sia lui che Castiel stessero meglio senza l’altro.
Fu distratto dalla porta che si aprì senza preavviso. Era Sam.
«Hey, Dean. Non esci oggi?» gli chiese, stando sullo stipite.
«Non credo, perché?» Dean si rese conto che il tono della sua voce era triste, molto diverso dal solito.
«Sei chiuso in casa da giorni, forse dovresti uscire. Stai ancora pensando a Castiel?» sospirò Sam. Non vedeva suo fratello così da quando aveva rotto con la sua prima ragazza, Cassie. Non parlava e si isolava dal resto della famiglia, lavorava sulla sua macchina e ignorava il resto. Sam non sapeva come gestire la situazione.
«Non sto pensando a niente, ho solo bisogno di riposare.» borbottò Dean.
«Dovresti andare da lui.» Sam era ancora sulla porta.
«Sam, non gli interessa. Sto bene.» il tono di Dean si era fatto più deciso, ma Sam non poté fare a meno di notare che non riusciva nemmeno a dire il nome di Castiel.
«Dean, vai da lui e parlagli. Io vado al cinema con la compagnia.» lo informò e fece per uscire, ma Dean lo bloccò.
«La compagnia? Jessica e chi?» gli chiese, alzandosi dal letto e andandogli incontro.
«Gabriel, Amy, Ruby e una nuova ragazza, Bela o qualcosa del genere.» urlò Sam, per farsi sentire.
«Posso venire con voi?» chiese Dean, mentre si infilava dei vestiti puliti e le scarpe. Aveva bisogno di distrazioni, di non pensare a niente e cosa c’era di meglio di una sala di cinema, con gente nuova?
«Certo che puoi anche se io ricordo che per te eravamo degli sfigati.» rise Sam. Di sicuro non avrebbe impedito a Dean di andare con loro.
«Beh, magari degli sfigati simpatici. Di che anno sono gli altri?» chiese, raggiungendo Sam. Erano pronti per uscire.
«Jessica del mio, lo sai. Gabriel ultimo anno ma non nella nostra scuola, Ruby al terzo e Bela all’ultimo se non ricordo male.» spiegò Sam. Uscirono dalla casa, senza nemmeno salutare John che era sdraiato sul divano con una birra in mano.
Presero l’Impala e arrivarono prima di tutti, colpa di Dean e della sua velocità alla guida.  Dopo poco furono lì anche gli altri. Sam fece le dovute presentazioni.
Dean notò prima di tutto quella che era Bela, capelli chiari e sguardo felino. Rimase molto colpito da quella sua bellezza un po’ spavalda, mentre l’altra ragazza non lo convinceva per niente: capelli scuri, occhi anche e la tipica faccia da stronza.
«Non ci hai ancora detto perché hai deciso di portare il tuo fratellone oggi!» scherzò Gabriel, il biondino dell’ultimo anno che però dimostrava quindici anni. Dean notò che ronzava intorno a Sam come un’ape sul miele.
«Sai com’è, ha avuto una crisi d’amore!» rise Sam, prendendo in giro il fratello che stava sforzandosi di sorridere.
«Ti ha mollato la ragazza?» continuò Gabriel, deciso a non dare pace al nuovo arrivato.
«Magari fosse così semplice...» mormorò Dean, senza quasi farsi sentire.
«Come hai detto di chiamarti? Sai che anche mio cugino va alla vostra scuola?» Gabriel era fatto così, non stava mai zitto, Sam lo sapeva bene.
«Non me l’avevi mai detto, Gabe.» gli fece notare il più piccolo dei Winchester.
«No? Pensavo di sì. Si chiama Balthazar.» spiegò velocemente mentre continuava a infastidire Dean.
«Balthe?! Sei un Novak pure tu?!» un suono strozzato uscì dalla gola di Dean.
Questa volta l’espressione di Gabe si fece sorpresa.
«E tu, Sam, non mi dici che conosci un altro Novak?! Voi Novak siete come... una maledizione o qualcosa del genere! Pensavo di essermi liberato di uno di voi e PUFF!, compari tu!» Dean stava parlando a vanvera e Sam era imbarazzato. Stava facendo quella specie di scenata davanti ai suoi amici solo perché aveva avuto qualche problema con Castiel. Faceva sempre così, si teneva dentro le cose e poi scoppiava come il vaso di Pandora, non era di certo un grande pregio.
«Aspetta, sei nella squadra?» chiese Gabe, ricominciando a collegare i fatti. Si ricordava ancora bene quando aveva parlato con Cassie e lui gli aveva parlato di quel bacio. Un ghigno comparve sul suo viso.
Nel frattempo Jessica rimaneva avvinghiata a Sam, mentre Ruby e Bela ridevano sotto i baffi. Dean scoccò un’occhiataccia ad entrambe che subito lo guardarono dall’alto al basso e cominciarono a parlottare tra di loro.
«Sì, gioco con Balthe. Sono Dean.» confermò Dean.
«Beh, non è lui che mi ha parlato di te comunque.» Sam non poté fare a meno di notare il sorrisino di Gabe.
«E chi allora?» chiese scontroso Dean, conoscendo già la risposta. Perché era uscito? Doveva starsene a casa, non incontrare un altro Novak e dimenticarsi tutti i pasticci che aveva combinato. E invece no, era stato costretto a pensare ancora a Occhioni Blu.
«Cassie.» ghignò Gabriel. Era felice di aver finalmente visto questo Dean, che aveva scombussolato così tanto il suo cuginetto. Infatti, Gabriel era rimasto piuttosto sorpreso quando aveva sentito parlare Castiel di questo suo nuovo “amico”, perché era da tanto che non lo vedeva davvero preso da qualcuno. Si ricordava benissimo quanto fosse apatico e quanto odiasse dover stare con la gente che non gli piaceva. Lo chiamavano “il piccolo asociale” in famiglia, senza troppo affetto.
«Senti, Sam, io me ne torno a casa. Spero che il film sia bello.» sbottò Dean e fece per andarsene, ma fu bloccato da una voce femminile sconosciuta.
«Chi è questa Cassie, grand’uomo?» sentì parlare quella che gli sembrava si fosse presentata come Ruby. Il sorriso sul suo volto era qualcosa di odioso.
«Non mi sembrano affari tuoi.» si girò lui, la faccia seria.
«E dire che eravamo curiose.» rincarò la dose l’altra ragazza.
«Dovete sapere che Cassie è mia cugina e non la smette di scrivere a questo fustacchiotto. Una specie di stalker, vero, Dean?» disse Gabriel. Sapeva che Dean era in imbarazzo, tanto valeva salvarlo da quella situazione; quelle due ragazze sapevano essere vipere.
«Già. Ora però me ne vado davvero.» Dean era stupito, di sicuro non si aspettava che Gabriel lo proteggesse.
«Vengo con te.» disse, invece. Che volesse parlargli di Cas?
«E lasci Sam solo tra le donne?» rise Dean, ma una risata di quelle che si fanno quando ci si sente a disagio.
«Tanto ci pensa Jessica a tenere a bada queste piccole demoniette qui.» Gabriel fece l’occhiolino a Dean e lo seguì nel parcheggio, mentre il resto della compagnia comprava i biglietti per Star Trek.
Nel parcheggio Dean si diresse subito verso la sua Impala, ma fu fermato bruscamente da Gabriel.
«Dove pensi di scappare, bell’imbusto?» il suo sguardo beffardo lo perforava. Dean era decisamente più alto di lui, ma si sentiva comunque piccolissimo.
«Da nessuna parte.» sorrise Dean, sperando di sembrare convincente; non lo era.
«Cos’è successo con Cassie?» chiese, per poi mettersi a frugare nelle tasche della felpa e tirare fuori un lecca-lecca rosso. Dean non riuscì a non guardarlo storto, al che lui alzò le spalle.
«Nulla.» e la sua risposta era più vera di quanto volesse. Era il nulla che lo faceva pensare. Finché erano insieme, finché parlavano e si divertivano lui e Cas non avevano avuto problemi.
«Caspiterina, e io che pensavo che foste già arrivati alla fase senza vestiti.» rise Gabriel, continuando a leccare quel coso.
«Ma come sei divertente, sono gli zuccheri a farti questo effetto?» rispose Dean, piuttosto scocciato. «Comunque davvero, nulla. Temo sia questo il problema.»
Dean sentiva che Gabriel fosse simile a lui, un altro fighettino da quattro soldi, famoso al liceo e fallito nella vita.
«Beh, fai succedere qualcosa, no?» sembrava tutto facile, così.
«Senti, di sicuro non mi metterò a parlare con te di questo.» finì la discussione Dean e salì sull’Impala senza dare il tempo a Gabriel di rispondere.
Guidò fino a casa di Balthazar, perché in fondo il consiglio di Gabriel era il più giusto. Doveva far succedere qualcosa, le situazioni di limbo erano la cosa peggiore.
Si fermò lì davanti, le mani sul volante e la testa altrove, in un posto con Occhioni Blu. Si sentiva sempre di più un cretino.
Uscì dall’auto lentamente, percorse il vialetto e suonò il campanello. Come lo suonò, il cuore gli andò in gola e cominciò a battergli più forte del solito. Le mani gli sudavano nelle tasche. Non erano buoni segni.
«Chi è?» sentì una voce femminile urlare dall’altro lato. Un ciabattare indistinto si avvicinava alla porta.
«Dean Winchester.» sorrise alla ragazzina dai capelli rossi, quando aprì.
«Ah, l’amico di Balthazar. Entra.» gli sorrise e lui notò che aveva addosso il pigiama, le ciabatte e che probabilmente stava guardando un film, data la manciata di popcorn che aveva nel pugno.
«A dire il vero sono venuto per Castiel.» la bloccò Dean, con un sorrisino timido.
«Ah. Beh, allora seconda porta a sinistra dopo le scale.» gli spiegò lei e tornò alla visione lasciandolo solo. Salì le scale senza troppo entusiasmo e, se qualcuno l’avesse visto, avrebbe probabilmente pensato che stesse andando al patibolo.
Arrivò davanti alla porta e bussò, due volte.
«Adesso bussi anche, Anna?» lo sentì ridere. Quindi era felice. Non era un ammasso di sensazioni imprecisate come lui. Occhioni Blu era stato bene.
«Non sono... sono Dean.» sospirò, la mano sulla maniglia che non osava muoversi.
«Chi ti ha fatto entrare, scusami?» sentì il tono della sua voce cambiare, diventare pieno d’astio.
«Presumo tua sorella.» rispose Dean.
«E cosa vuoi?» sentì la voce di Castiel più vicina, come se fosse proprio dietro la porta.
«Posso entrare?» non attese risposta ed entrò e a pochi passi da lui trovò Castiel. Passarono alcuni secondi, Dean guardava i suoi occhi pieni di rabbia verso di lui, perché l’aveva abbandonato.
Dean sapeva perché era andato lì, per provare a se stesso che non era interessato in nessun modo a Castiel. Era una prova.
Con un passo divise la distanza tra di loro, prese il viso di Castiel tra le mani e lo portò vicino al suo. Lo baciò, senza esitazioni. Sentì sapore di cicca alla fragola. Una mano raggiunse la nuca di Occhioni Blu e si aggrappò quasi ai suoi capelli neri. Lasciò andare le sue labbra, ma senza allontanarsi davvero. Poteva sentire i loro respiri lenti e calmi, nonostante la situazione fosse tutte meno che lenta e calma.
Dean lasciò passare qualche altro secondo, poi riprese la lucidità e tentò di mormorare delle scuse che vennero interrotte sul nascere dalle labbra di Occhioni Blu, che lo baciò di rimando.
Le loro labbra si separarono dopo ben poco, rimasero con le fronti appoggiate una all’altra e gli occhi chiusi.
«Mi devi delle spiegazioni, lo sai, vero?» chiese Castiel, sospirando. Non voleva aprire gli occhi.
«Sì.» sussurrò Dean e aprì gli occhi per vedere Occhioni Blu. Non c’era dubbio: di sicuro non era così indifferente a quel ragazzo.
«Posso abbracciarti?» gli chiese Castiel, come impaurito. D’altronde le reazioni di Dean erano sempre diverse, incoerenti tra di loro. Nonostante tutto, annuì.
Castiel, gli occhi ancora chiusi, si appoggiò al suo petto e venne subito circondato dalle braccia di Dean. Appoggiò la testa nell’incavo del collo di Dean e ringraziò il Signore che lui fosse più alto giusto quel poco che serviva.
Erano abbracciati, in mezzo alla stanza, in silenzio. Dean avrebbe rinnegato una situazione del genere mesi prima, gli avrebbe fatto persino schifo. Ma, in quel momento, era tutto ciò di cui aveva bisogno.





Here I am.
Sì, sono una merda perché dovevo aggiornare tipo lunedì e siamo già a mercoledì (anche se tecnicamente solo da 12 minuti) ma hey, le amiche mi hanno risucchiato in tremila uscite, quindi eccomi qui. La geniale Mery aveva pensato "Beh, abbiamo visto Karla, è un'ottima scusa se non aggiorniamo." e in parte ha anche ragione perché quel film mi ha sconvolta. Dovrei anche parlare del capitolo, dire qualche parolina, ma c'è da dire che se mio padre mi becca alzata a quest'ora mi uccide e c'ha anche ragione, perché poi alla mattina bevo dosi ingenti di caffé e mi fa solo male.
Quindi, domani non pensò aggiornerò (una mucca mi ha rapito ed uscirò con lei) e giovedì idem. Probabilmente per venerdì il capitolo sarà qui.
Non odiatemi, lol. Un bacio e buonanotte per chi è ancora sveglio. 


 
 

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 




 
 
 


 
 
 

  
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