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Autore: _Marlene_    03/07/2013    1 recensioni
Mi asciugai il sudore sui jeans e gli porsi la mano. Non avrei mai più voluto staccarmi da quella stretta. Forse non ero pienamente consapevole di amarlo, ma il mio cuore sapeva che gli sarei sempre stata accanto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve a tutti. Secondo capitolo. Sandra arriva a Ginevra e Leonore ha chiamato alla villa per avere informazioni. Spero vi piaccia, le recensioni sono sempre ben accette :)

Ginevra…  

    
Era appena arrivata a Ginevra. Erano le otto. Aveva passato tutta la notte a pensare a David. L’aveva profondamente delusa. Nonostante questo, si chiedeva se era il caso di andare a lavorare nella famiglia del suo ormai ex. Ormai sono qui. Noi abbiamo chiuso e la sua famiglia non mi conosce. Devo andare.
L’incontro sarebbe stato la mattina seguente, aveva un giorno per riprendere le energie e un po’ di morale. Uscita dalla stazione, vide un vecchio seduto vicino una casa che molto probabilmente era la sua.
‘’Scusi, sa per caso dove posso trovare una pensione?’’   
‘’Guardi, prosegua, al primo incrocio giri a destra, in fondo alla strada ne troverà una’’.
‘’Grazie’’. Lo salutò con il migliore sorriso che poteva offrire e si recò dove il signore le aveva indicato.
Non ci mise molto ad arrivare. Il posto era abbastanza spoglio, tuttavia il poco arredamento era piacevole per essere un semplice ostello.
‘’Salve, mi servirebbe una stanza singola’’
‘’Prego’’
La signorina le porse le chiavi per la stanza numero 7.
‘’Un’informazione: la villa Hartmann dove si trova di preciso? Magari lei non la conosce…’’
‘’Per carità, certo che la conosco. Appartiene al direttore di uno dei giornali più famosi di Ginevra’’
‘’Sì questo lo so. Quindi, più o meno?’’
‘’Si trova fuori città, sulla strada comunale numero 78 al chilometro 5. C’è una stradina sterrata che porta alla tenuta. Pensi che è circondata da un bosco e possiedono pure un laghetto.”
‘’Wow, interessante’’ Sandra aveva di fronte una donna o che di secondo lavoro faceva la spia o che era una semplice pettegola incallita.
‘’Come mai questa domanda?’’ Decise che la seconda opzione era la migliore.
‘’Vorrei essere assunta come giardiniera, a quanto mi ha detto di lavoro ce n’è visto che hanno un intero bosco’’
‘’Non speri di essere assunta così facilmente.’’ La donna si avvicinò a Sandra come se le stesse raccontando un segreto di stato: ’’Dicono che sia più facile trovare lavoro dalla regina Elisabetta che da loro’’
‘’Be’, la ringrazio per le informazioni. Se non le spiace ora vorrei andare a letto’’
‘’Ma prego, se le serve qualcosa.’’
Dopo essersi finalmente liberata della receptionist, raggiunse la camera e si gettò sul letto. La stanza era spartana come il resto della pensione, ma, anche con le poche cose presenti, tutto sommato chi l’aveva arredato aveva avuto buon gusto. Il piumone era di un semplice color crema, mentre le pareti erano dipinte con un leggero celeste. Dalla finestra non c’era una visuale mozzafiato, ma la luce che penetrava contribuiva a rendere il posto rilassante.
Il suo animo però era scosso. Come poteva essere stata fregata così? Con ancora il cappotto addosso chiuse gli occhi, con l’immagine di David nella mente.      
 
Zurigo…
Mi alzai stancamente dal mio letto. Mi diedi una sciacquata, feci colazione e ripresi il telefono.
‘’Ehi, buongiorno.’’
‘’Ciao Fernand, puoi darmi il numero di quella casa?’’
‘’Vuoi partire?’’
‘’Non so ancora…ieri ho parlato sia con Hanna che con mia madre, dicono entrambe la stessa cosa. Devo capire se trasferirmi mi conviene.’’
‘’Ascolta, ora chiedo a mio zio di darmi il numero, poi vengo a portartelo’’
‘’Ok, a dopo’’
Poggiai il telefono sul tavolo. Ero curiosa di sapere cosa mi avrebbero offerto lì a Ginevra.
‘’La notte ha portato consiglio?’’ Mi disse una voce assonnata che veniva da dietro le mie spalle.
‘’Buongiorno Hanna, non lo sai che sono un’indecisa cronica?’’
‘’Vuoi un po’ di caffè?’’
‘’No, grazie ho già fatto colazione’’
Hanna, come al solito di prima mattina, aveva più energia di una mandria di bisonti. Trafficava sul piano cottura e apriva tutti gli sportelli. 
‘’Da quanto ho sentito, tra poco parlerai con gli abitanti della casa della discordia’’
‘’Credo sia più probabile che mi risponda il maggiordomo, o una cameriera. Sono ricconi, di solito affidano l’incarico di assumere nuovo personale a qualche altro dipendente. Ma… che stai cercando?’’
‘’Il barattolo del caffè’’
‘’È sul ripiano in alto’’
 Hanna si voltò con il volto innervosito: ‘’Dimmi, ma lo fai apposta?’’
‘’Non entrava sotto’’ Mi alzai e presi il caffè. ‘’Non è colpa mia se sei bassina’’ la canzonai.
‘’Ma come sei simpatica, giraffa’’
‘’Pulce’’
‘’Giraffa’’
‘’Rimetto il caffè sopra’’
‘’Ok, scusa. Oh vedi, stanno suonando’’
‘’Dev’essere Fernand’’ Mi fiondai alla porta. Era effettivamente Fernand.
‘’Allora ce l’hai il numero?’’
‘’Certo’’
‘’Che aspetti? Dammelo’’
‘’Solo se mi prometti che stasera sarai tutta mia’’
‘’Sì, certo…’’Mi diede un fogliettino con su scritto il numero. ‘’Grazie’’
Corsi in cucina e digitai il numero.
Mi aspettavo che mi rispondesse qualcuno con il pomposo: ‘’Buongiorno, villa Hartmann come posso esserle utile?’’
Mi rispose un giovane con un semplice pronto.                                                                                                                                                                                    
 
Ginevra, villa Hartmann…
‘’Buongiorno, mamma, papà’’
‘’Ben arrivato figliolo, hai dormito bene?’’
‘’Grazie, mamma. Meravigliosamente. Papà, puoi passarmi il burro?’’
‘’Moritz, hai riflettuto sulla possibilità di iniziare a lavorare al giornale?’’ Il più vecchio passò il burro al più giovane, che lo spalmò su una fetta biscottata.
‘’Hanno aperto un nuovo ristorante. Cercano un barman, ho intenzione di propormi’’
Brigitta sentiva aria di guerra, cercò con diplomazia di risolvere definitivamente la questione.
‘’Non potete sempre litigare sullo stesso argomento…’’
‘’Squilla il telefono, non c’è Gregor?’’ disse il figlio ignorando completamente la madre.
‘’No, ho dato qualche giorno di ferie a lui e alla moglie’’ rispose Paul, come se Brigitta non esistesse.
‘’Vado io…Pronto?’’
Con una attimo di incertezza la voce dall’altra parte rispose: ‘’Salve casa Hartmann?’’
‘’Sì’’
‘’Bene, chiamo per il posto di lavoro da cameriera’’
‘’Sì, ne cerchiamo una’’
‘’Ecco, io vorrei informarmi…’’
‘’Lo stipendio è di 2000 franchi mensili compreso vitto e alloggio… è ancora il linea?’’
‘’Sì, sì. In pratica offrite anche un posto in cui vivere?’’
‘’I nostri dipendenti hanno a disposizione le numerose stanze, se vogliono possono abitare qui. Ma lei è interessata al lavoro?’’
‘’Sì, cioè no, insomma dovrei decidere’’
‘’Le andrebbe bene un colloquio dopodomani? E sarebbe così gentile da dirmi come si chiama e da dove viene?’’
‘’Sì, che sciocca. Mi chiamo Leonore Ceylan e vengo da Zurigo. Dopodomani mi va benissimo’’
‘’Bene signora Ceylan, io sono Moritz Hartmann, ma è più probabile che avrà il colloquio con il nostro maggiordomo Gregor Schroder. Le auguro buona giornata’’
‘’Anche a lei’’
Chiuse il telefono e ritornò a tavola.
‘’Chi era, Moritz?’’ disse Paul con la tazza di latte in mano.
‘’Una ragazza che cercava lavoro. Dopodomani tornerà Gregor?’’
‘’No, perché?’’
‘’Ho fissato il colloquio per quel giorno’’
Paul rimase con la tazza sospesa tra le sue mani: ‘’Moritz, e ora chi se ne occuperà?’’
‘’La casa è tua, non è così strano che il padrone di una villa si occupi delle assunzioni’’
Il vecchio poggiò rumorosamente la tazza:‘’ Richiamala e dille di venire la settimana prossima. Non ho il tempo di occuparmi anche di queste sciocchezze’’
‘’Sciocchezze? Il tuo egoismo è allucinante. Le farò io quel dannato colloquio”
‘’Non solo litigate per il lavoro, anche per una chiamata’’ disse Brigitta, ricordando ai due uomini che lei era ancora lì.
‘’Mamma, questo è un problema tra noi’’
‘’Ah, è così. Sapete che vi dico? Sono stanca di farmi in quattro per voi ricevendo solo indifferenza.”
La donna sbatté il tovagliolo sul tavolo. ‘’Risolveteveli da soli i problemi’’
‘’Brigitta, ti prego, non essere così permalosa’’
Parole al vento, lei era già uscita dalla stanza. 
   
 
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