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Autore: ContessaDeWinter    04/07/2013    2 recensioni
Merlin e Arthur sono ragazzi normali, con i loro sogni e le loro passioni. Non hanno nulla da condividere, nulla che li accomuni: sono diametralmente opposti in ogni aspetto della vita quotidiana.
E, forse, è proprio quello che li avvicinerà.
Raccolta di flash-fic e one-shot, partecipante al Challenge "Slice of Life" indetto da areon sul forum di EFP
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Prompt: Divano
Titolo: Momenti di te e di me
Autore: ContessaDeWinter
Fandom: Merlin
Personaggi: Merlin, Arthur Pendragon
Genere: Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: Slash,  AU
Lunghezza: 1.272 parole
Eventuali note dell’autore: 
Ed eccomi ancora qui a rompere le scatole con questa schifezza di nuova one-shot. Volevo dire che, teoricamente, tutti i capitoli sono connessi tra loro, benché abbiano prompt differenti. In questo fic ho citato la mia nuova ossessione, ovvero la serie tv "Spartacus". L'ho scoperta da poco ma me ne sono innamorata immediatamente. 
Il personaggio in questione, ovvero Agron *schiacciate il link, please* è interpretato da Daniel F
euerriegel che, tra le altre cose, sarà il mio futuro marito (?). Magari fosse vero. Ok, basta.
Tralasciando il mio sclero personale, spero vi possa piacere.


Questa raccolta (per il momento è solo una semi - flash fic, ma i prompt che dovrò sviluppare sono 20) sta partecipando al Challenge “Slice of Life” indetto da areon sul forum di EFP. Vi auguro buona lettura!
Baci,
_ContessaDeWinter


  

Momenti di te e di me

III. Divano

 
Era successo tutto molto rapidamente, in maniera così naturale da lasciarlo sconvolto. Merlin non se n’era neppure accorto, a dire il vero.
Erano diventati amici.
Lui, Merlin Emrys (l’apoteosi della banalità) e Arthur Pendragon (il suo esatto opposto).
Era iniziato tutto quel pomeriggio di fine Settembre, quando Morgana (la cara, dolce, strega Morgana) lo aveva invitato a Villa Pendragon con la scusa di ‘prendere un caffè’ . Da quel momento in poi, frequentare la suddetta abitazione era divenuta una routine alla quale Merlin stesso non aveva avuto intenzione di sottrarsi.
Solitamente era sempre la ragazza ad invitarlo ufficialmente ma, effettivamente, era con Arthur che passava la maggior parte del tempo. Morgana si limitava a guardarli da lontano, con un libro in mano ed una tazza fumante di cioccolata calda accanto a sé (aveva preso l’abitudine di evitare di preparare caffè quando vi era lui, in casa), sorridendo con malcelata malizia sul volto pallido ed elegante.
A volte le capitava d’incrociare lo sguardo del fratello e lui, di rimando, sorrideva con gratitudine.
Morgana era felice per Arthur.
Con tutto il cuore.
 
 
“Arthur, muoviti! Spegni immediatamente la PlayStation! Sta per iniziare Spartacus.” Esclamò Merlin, afferrando l’amico per una spalla e scuotendolo con quanta più forza aveva in corpo: non lo mosse neppure di un millimetro.
Il moro sbuffò, guardando i muscoli delle braccia di Arthur tendersi lievemente sotto pelle, in modo tale da accanirsi con tutta la loro possente forza sul povero joystick nero. Merlin provò pietà per quell’oggetto, trascurato e maltrattato.
“Arthur, mi senti? Terra chiama Arthur! Dai, per favore! È l’ultima puntata!” Continuò a lagnarsi il ragazzo, senza ottenere alcun risultato se non un grugnito ed il solito ‘Ho quasi finito la partita’.
“Ok! – Disse ancora Emrys, alzandosi dal divano comodo, posto di fianco al letto, nella camera di Arthur. – Io me ne vado. Continua pure a giocare a Call Of Daty.”
Arthur rise, mettendo in pausa la missione e rivolgendo lo sguardo chiaro verso l’altro. “Innanzi tutto, si chiama Call Of Duty. – pronunciò, sottolineando, con voce profonda, la corretta pronuncia del videogioco in questione. – E poi, a quest’ora, gli autobus per tornare a casa tua sono pochi… non riusciresti comunque a vedere l’episodio né a godere dell’immagine del tuo amato Agron.” Concluse con tono quasi altero, scocciato per certi versi: Merlin non si soffermò sull’analizzare quella sfumatura.
“Beh, chiamerò un taxi.”
Arthur scosse la testa, tornando a ridere leggermente, afferrando il telecomando dal tavolino accanto alla tv su cui l’aveva poggiato, schiacciando qualche confusa sequenza di tasti. Merlin esclamò un ‘Sì!’ quando vide i titoli iniziali comparire sullo schermo piatto a parete.
Si lanciò sul divano senza neppure pensarci, finendo direttamente su Arthur. Troppo preso dall’entusiasmo, il moro non si rese perfettamente conto della posizione in cui erano finiti.
Le braccia muscolose di Arthur lo stringevano per la vita sottile mentre i loro visi, imporporati a causa dell’imbarazzo latente, erano davvero troppo vicini. Merlin riusciva a sentire il respiro caldo del biondo uscire dalla sua bocca ed arrivare a riscaldare dolcemente le proprie guance.
Provò ad alzare lo sguardo in direzione del Pendragon ma non riuscì a sostenerlo. Perciò si schiarì la gola, fingendo un colpo di tosse, allontanandosi dal corpo dell’amico.
‘Amico.
È solo un amico, falla finita.’  Sussurrò a sé stesso.
Poi puntò lo sguardo verso lo schermo e rimase zitto. Non prestò attenzione a nient’altro, preso dall’osservare le gesta eroiche di Spartacus ed i suoi uomini.
Gli parve solo di sentir borbottare da Arthur un flebile ‘Sono più bello io, comunque, di quel Daniel Feuerriegel.
 
 
Arthur lo guardò assopirsi lentamente, chiedendosi da quando fosse diventato così difficile distogliere lo sguardo dal viso di Merlin. Parevano essere passate ore dall’ultima volta che lo aveva fatto.
Sei davvero peggiorato così tanto, Arthur? Siamo già arrivati a queste stronzate da romanzetto harmony? '
la maledetta vocina nella sua testa assomigliava molto a quella di Morgana.
Sbuffò sonoramente, alzando gli occhi verso l’orologio appeso a muro che segnava le 23:46. Si stupì della rapidità con la quale era già trascorsa un’intera serata. Con Merlin era sempre così.
Arthur si portò una mano alla fronte, scostandosi la frangia bionda con frustrazione. Pensare troppo lo faceva stare peggio, perciò decise di andare a prepararsi un panino, in cucina. Non aveva toccato cibo ed i morsi della fame si stavano facendo sentire.
Spense la tv e riordinò la console sulla mensola poco distante, sbattendo un paio di volte il piede sul bordo del tavolino basso posto al centro della stanza e trattenendo un’imprecazione tra i denti.
Il buio non gli era amico. Ma non voleva accendere la luce: lo avrebbe svegliato.
Si cambiò velocemente i jeans e la felpa rossa della scuola con una maglia bianca a maniche corte ed un paio di pantaloni della tuta, rigorosamente neri, afferrando le pantofole ed uscendo silenziosamente dalla stanza.
Prima di richiudere la porta dietro di sé, tornò a studiare la snella figura di Merlin, placidamente sdraiata sul divanetto in pelle: i capelli scompigliati ad incorniciargli il viso pulito e spigoloso, le palpebre frementi e le mani affusolate nascoste sotto il cuscino nero.
Arthur sapeva perfettamente che, per quanto potesse apparire fragile ed innocuo, il giovane Merlin Emrys era forte e determinato. Era introverso fino al midollo, certo, ma solo con gli sconosciuti e si compiacque di non essere più uno di loro.
 
Scendere le scale lo riportò alla realtà. L’aria attorno a lui era diversa, l’ambiente era diverso, il silenzio era diverso.
Come anche la compagnia.’
“Ancora sveglio, Arthur? Strano.” Chiese Morgana, con la solita faccia tosta di chi sa tutto ed ha voglia di godersi lo spettacolo.
“Cosa intendi dire?”
“Pensavo stessi dormendo accanto a Merlin, in questo momento.” Affermò, con noncuranza, versandosi una tazza di latte.
Arthur la guardò preoccupato, come solo un fratello può fare con la propria sorella, notando le occhiaie violacee incupirle il viso.
Da un po’ di tempo a quella parte, Morgana soffriva d’insonnia. Prendeva dei tranquillanti leggeri, qualche sonnifero, ma nulla pareva fare effetto.
Si prefissò di parlarne con il padre, il giorno seguente. Voleva risolvere il problema, una volta per tutte: era stanco di vederla star male.
“Lui si è addormentato…”
“…ed immagino che tu sia rimasto a guardarlo sonnecchiare, per un considerevole numero di minuti.” Finì la frase Morgana, sorseggiando il liquido dal bicchiere.
“Comunque, dato che tu non ci hai pensato, ho chiamato io la madre di Merlin: l’ho avvisata che sarebbe rimasto qui, stanotte.”
Arthur annuì. “Grazie mille.”
“Torna dal tuo bello, Arthur: è tutto solo, in quella stanza così grande. Potrebbe perdersi nel divanetto. Sarà meglio che tu vada a salvarlo, magari stringendo il suo corpo a te.” Continuò a sghignazzare la ragazza, posando una mano sulla spalla del fratello.
“Piantala, Morgana. Lui non deve sapere della mia… debolezza nei suoi confronti. E ti sarei grato di non ripeterlo o sottintenderlo costantemente.” Disse Arthur, con l’aria seria di uno che non ammette eccezione alcuna.
“Debolezza? Ma se sei geloso persino di un personaggio televisivo come Agron!”
“E tu come fai a saperlo?” Domandò lui, lasciandosi scappare quella mezza ammissione.
“La porta della tua camera era socchiusa, oggi pomeriggio. Mentre la stavo per chiudere, casualmente ho sentito un pezzo della vostra conversazione.” Rispose, semplicemente. “E comunque, fossi in te, non mi preoccuperei che mia sorella abbia origliato ma, piuttosto, di aver appena ammesso il fatto di provare, per Merlin, molto più che una debolezza. Saresti capace di essere geloso persino del divanetto su cui è steso, in questo momento.”
Ed in cuor suo, Arthur sapeva che Morgana stesse dicendo il vero.

Se solo quel divanetto avesse avuto il dono della parola, certamente non avrebbe avuto vita facile.
  
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