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Autore: Cleo    18/01/2008    3 recensioni
La ragazza gli rivolse un piccolo sorriso e riabbassò gli occhi sulle parole, annegando nuovamente nella storia, mentre l’uomo annegava in lei.
Protège moi de quel je veux, ma petite.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Protège moi (Protect me from what I want)
 
 
L’uomo s’incantò a guardare le labbra della ragazza. Piccole, morbide, carnose, lievemente screpolate dal freddo vento mattutino, e desiderò carezzare con le dita quella pelle, tracciare i contorni del neo che spiccava a lato del labbro superiore. Sobbalzò quando un ragazzo chiese il permesso di andare in bagno, mentre lei continuava a leggere con voce calda, commossa. Si fermò bruscamente, stropicciando il margine di una pagina, e lo guardò, seccata.
<< Prof, mi sta ascoltando? >>
L’uomo trattenne il fiato per un istante e le sorrise, giocherellando nervosamente con le dita.
<< Sì, certo, va’ avanti. >>
La ragazza gli rivolse un piccolo sorriso e riabbassò gli occhi sulle parole, annegando nuovamente nella storia, mentre l’uomo annegava in lei.
 
Protège moi de quel je veux, ma petite.
 
 
La guardò. Intensamente, a lungo, finché lei arrossì sotto il suo sguardo insistente e mosse lievemente la mano in cenno di saluto. Si girò e riprese a chiacchierare con l’amica, allegra e spensierata, ignara degli occhi azzurri che scivolavano lungo il suo corpo, cercando di memorizzarne ogni dettaglio.
L’uomo sospirò e infilò lentamente i libri nella borsa di cuoio rosso, fissando i banchi vuoti e le sedie in disordine. Non avrebbe dovuto guardarla in quel modo. Non avrebbe dovuto fare altro che ascoltare la sua interrogazione e darle un voto, in verità, ma non poteva impedirselo: era come se si nutrisse della sua immagine, della sua essenza, era come se la luce nei suoi occhi intelligenti gli scaldasse l’animo.
Chiuse la borsa e sospirò di nuovo, prendendosi il capo tra le mani, in un gesto stanco, sconfitto. La fede nuziale gli brillava davanti agli occhi, ricordandogli i suoi obblighi, i suoi doveri.
Mio figlio ha la stessa età, pensò, mentre un crampo di colpa gli contorceva lo stomaco. Tuo figlio è un bambino, gli fece notare quel languido sospiro che dava voce al suo desiderio, lei è una donna. L’hai mai guardata bene? È totalmente adorabile, così sensuale…quegli occhi, quelle labbra…oh, andiamo, quante volte hai pensato di venirle in bocca?
Troppe, pensò il professore, troppe. Serrò forte gli occhi e immaginò. Immaginò di non essere il suo professore, di non avere una moglie, un figlio… la immaginò nuda, nel suo letto, sorridente dopo l’amore, la immaginò sua.
E quando riaprì gli occhi, si trovò davanti una bidella dai lunghi capelli neri che lo guardava sospettosa, pronta a colpirlo con la scopa.
 
Protège moi de mes désirs.
 
 
<< Sapete, ragazzi...le donne non sono fatte per essere capite, ma per essere amate.>>
La componente femminile della classe ridacchiò con aria maliziosa, mentre i ragazzi alzarono gli occhi al cielo, nascondendo una smorfia divertita.
<< E lei, prof? È innamorato? >>
Il sorriso si affievolì lentamente sul volto dell’uomo e un silenzio pesante e denso calò sulla classe. La ragazza che aveva posto la domanda sorrise e si mosse sulla sedia, irrequieta come suo solito.
<< Ma dài, prof! Non mi dica che ha l’amante…>>
Una smorfia sofferente deformò i lineamenti marcati del professore ed egli, senza volerlo, guardò verso lei. Lei lo guardò sorridendo, con i suoi grandi occhi scuri e sinceri, e lui non seppe mentire.
<< Sì, Vancini, per tua informazione sono innamorato, ma se la prossima volta non stai zitta ti do 2. Sul serio. >>
Il rumore assordante e fastidioso della campanella suonò per l’ultima volta in quella giornata e in meno di quaranta secondi l’aula fu sgombra.
Il professore iniziò ad ordinare i libri dentro l’enorme borsa di cuoio rosso con un sorriso, ripensando alla lezione appena terminata. Lei era stata attenta e perspicace come al solito, era intervenuta più volte, spesso anche contraddicendolo per alcune sue idee che non approvava. Adorava anche questo di lei. Il modo in cui non aveva mai paura di essere se stessa…il modo in cui non aveva mai paura di lui.
<< Prof? >>
Al suono di quella voce tanto conosciuta alzò di scatto gli occhi dalla cattedra, per trovarsela davanti, stanca, pallida, scarmigliata e bella come non mai.
<< Sì? >> rispose, deglutendo faticosamente.
Lei sorrise con timidezza e si spostò una ciocca riccia dietro l’orecchio. << Beh, mi chiedevo una cosa…In storia ho la media a metà fra il 7 e l’8, quindi mi chiedevo cosa…ecco, cosa mi avrebbe messo in pagella. Ci tengo abbastanza. >>
L’uomo le sorrise con una punta di amarezza, chiudendo la borsa e alzandosi in piedi. << Avrai un 8 pieno, tranquilla. >>
Lei sorrise, e fu un sorriso così bello che lui pensò sarebbe morto di crepacuore. Non si dice che dopo i quaranta si è a rischio infarto?
<< Beh, allora…grazie. >>
Quando si voltò, dandogli le spalle, il professore sentì il proprio torace spezzarsi a metà. Con un movimento veloce ed istintivo le afferrò un braccio, trattenendola. Lunghi brividi di piacere gli corsero lungo il braccio a contatto con la sua pelle scoperta. Non avrebbe voluto fare altro che stringerla a sé e baciarla…
Lei lo guardò sgranando gli occhi, con aria interrogativa. << Prof? >>
L’uomo lasciò la presa sul suo braccio come se si fosse scottato e distolse lo sguardo dal suo viso. << Vai a casa, vai. >>
La ragazza lo guardò per ultima volta e poi camminò fuori dall’aula, sbattendo la porta. Il professore si appoggiò al muro, ansimante, e strinse al petto la borsa di cuoio rosso, regalo di sua moglie per il suo quarantesimo compleanno.
 
Protège moi de toi, ma petite.



 
  
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