Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    05/07/2013    2 recensioni
Ben e Semir hanno ripreso, dopo i fatti drammatici dei mesi passati, la loro vita normale. Le loro esistenze sembrano avviate verso una serena e gioiosa quotidianità, fatta di progetti e preparativi per il giorno più bello di Ben ed Anna. Ma nuovi eventi ed un vecchio nemico porteranno Ben al limite della propria disperazione personale e Semir a superare, forse, il limite della propria coscienza morale pur di salvare l’amico
Questa è la seconda parte della FF La paura e la fiducia. E' consigliabile aver letto la prima storia ma non strettamente indispensabile
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Un passo avanti e due indietro

Semir aveva guidato verso Berlino chiedendosi cosa doveva o poteva fare. La Kruger aveva perfettamente ragione quando diceva che non avevano nulla in mano contro Maione, ma il suo solito sesto senso gli diceva che lui c’entrava eccome nella sparizione di Ben. Ma come fare a tirargli fuori la verità? Era un avvocato sapeva bene che non potevano fare nulla di ufficiale contro di lui.

Con questo spirito arrivò alla villa dei Maione. Era sorprendentemente modesta per una famiglia che aveva avuto tanto potere in passato. Semir bussò alla porta e venne ad aprirgli un uomo, tipico aspetto da gaglioffo. “Buongiorno. Gerkan polizia autostradale. Avrei bisogno di parlare con il sig. Maione” disse mentre mostrava il tesserino. Semir vide un lampo di preoccupazione passare negli occhi dell’uomo “E perché?” gli chiese “Non credo di doverlo dire a te, ora vallo a  chiamare” rispose Semir indispettito. Aspettò per circa dieci minuti fuori la porta che il gaglioffo aveva accuratamente chiuso. Poi venne finalmente fuori Maione.

“Ispettore Gerkan, a che devo la sua visita?” gli chiese Maione mentre si aggiustava la giacca “Possiamo entrare un attimo sig. Maione?” chiese a sua volta Semir. Doveva dare un’occhiata all’interno della casa. Alberto ebbe un attimo di esitazione, ma poi aprì la porta e guidò Semir verso il piccolo studio.
“Si accomodi, allora che c’è?” “Si ricorda del mio collega Ben Jager, vero sig. Maione?” “Certo che me lo ricordo come non potrei, sig Gerkan, ma questa storia è acqua passata mi pare” “Acqua passata dice?   Sa che circa tre mesi fa gli hanno sabotato l’auto ed il mio collega ha avuto un tremendo incidente in cui è morta la sua fidanzata? E sa che da circa una settimana è sparito, o meglio è stato rapito, da qualcuno?” Semir cercava di carpire le reazioni dell’uomo, ma questi rimase gelido “No questo non lo sapevo, ma posso sapere perché mi dice queste cose?” “Lei c’entra nulla in questa storia?” gli chiese a bruciapelo Semir “E perché dovrei sig. Gerkan? Io non ne so proprio nulla le assicuro” rispose Alberto con apparente calma. Semir gli si parò di fronte e lo fissò negli occhi “Ne è sicuro? Lei è uno di quelli che più può avercela con l mio collega, visto quello che è successo a suo padre e a suo fratello” “Purtroppo mio padre e mio fratello si sono suicidati sig. Gerkan, questo suppongo che sia a sua conoscenza” “Sig. Maione io e lei sappiamo benissimo  con chi facevano affari suo padre e suo fratello…” “Questo come le ho detto è acqua passata per me,  non mi sono mai interessato molto degli affari di mio padre. Mi spiace per  il suo collega, nonostante tutto spero che lei lo trovi ancora in vita…” gli sorrise beffardo e maligno

 La frase fece perdere a Semir il lume della ragione. Si avventò su Maione e gli strinse le mani al collo “Fai bene, devi sperare che io trovi Ben  ancora vivo, perchè se gli è successo qualcosa e tu c’entri, ti assicuro che ti vengo a cercare e giuro che l’ultima cosa che vedrai nella tua vita è la canna della mia pistola in mezzo ai tuoi occhi!!” gli sibilò in faccia Semir. Alberto ansimava, ma aveva ancora lo sguardo gelido. Poi Semir fu afferrato da due paia di braccia possenti che lo staccarono da Maione. “Buttatelo fuori” intimò Maione ai suoi scagnozzi “Non  si faccia mai più vedere qui Gerkan altrimenti avverto il procuratore e la sua carriera è finita” gli urlò dietro mentre lo buttavano fuori dalla porta.

Semir atterrò sulla ghiaia del vialetto. Si rialzò dolorante e guardò la villetta. Ben era qui o nei dintorni lo sentiva sulla pelle, l’aveva avvertito appena era entrato nella casa. Risalì in macchina e partì, ma poi si fermò in una strada isolata poco distante ad attendere la notte per entrare di nuovo in casa.

Faceva molto freddo, ormai si poteva dire che era inverno pieno.  Da un giorno all’altro ci sarebbe stata  la prima nevicata. Semir sorrise pensando alle battaglie a  palle di neve che Ben organizzava fuori  al Distretto subito dopo la prima nevicata, erano talmente divertenti e coinvolgenti che una volta aveva partecipato persino la Kruger, finendo per essere, ovviamente la più bersagliata di tutti.  “Ne organizzerà ancora” si costrinse a pensare Semir.

Ormai erano le due di notte e Semir scese dall’auto dirigendosi silenzioso verso la villetta. Furtivo si accucciò sotto le finestre cercando di guardare all’interno, ma era tutto buio e non si sentiva alcun rumore.
Con passo felpato avvicinò alla porta ed aveva già messo la mano alla tasca interna per prelevare  i suoi attrezzi per forzare la serratura quando  qualcuno gli mise una mano sulla spalla. Semir fece un balzo e si voltò pronto a colpire “Bonrath.. Jenny che ci fate qui??”   bisbigliò meravigliato vedendo i due colleghi “Ci ha mandato la Kruger a vedere che non combinassi troppi casini” rispose Jenny sorridendo “Ben è qui ne sono sicuro”  li informò Semir mentre riprendeva a forzare la porta “Ma come fai a saperlo?” “Non lo chiedere se lo dice quasi sicuramente è così” le rispose Bonrath aspettando di entrare nella casa. “Lo sapete vero che quello che stiamo facendo non è legale?” chiese ancora Jenny “E perché- fece ironico Dieter- non hai sentito anche tu qualcuno urlare?”

Appena Semir ebbe aperto la porta i tre presero le pistole dalla fondina e entrarono.  Dentro era tutto buio e non si sentiva volare una mosca. I tre poliziotti perlustrarono la casa da cima a fondo, ma non trovarono nessuno. Se ne erano andati tutti.

Semir e gli altri setacciarono la villetta senza risultato. Mentre Semir era ancora impegnato a rovistare sulla scrivania del piccolo studio arrivò trafelato Bonrath. “Semir è meglio se scendi giù in cantina”
Semir scese le scale che portavano alla cantina con il cuore in gola. Arrivò alla stanza che Bonrath aveva trovato che aveva il fiatone. Era una cantina priva di finestre e con un terribile odore di muffa. Entrando Semir vide subito a terra le catene ed il gancio sul soffitto. Dieter era dietro le sue spalle.  “Alla fine del corridoio c’è una porta che dà direttamente nel boschetto retrostante.  Se ne sono andati da lì secondo me” gli disse il collega.

 Ma  Semir non lo stava a sentire: fissava attonito la  enorme macchia di sangue sul pavimento della cantina.

  
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