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Autore: Lelahel    05/07/2013    5 recensioni
Chicago, 1923
"La Leonessa"
È con questo nome che la giovanissima cantante April Ford è conosciuta nella città di Chicago.
"L'Ibrido"
È con questo nome che è conosciuto il temuto e potente vampiro Niklaus.
Due persone completamente diverse, nella loro natura e nella loro personalità, ma le cui vite saranno destinate a incrociarsi proprio in una notte di fine estate, nella città di Chicago.
Il fuoco e il ghiaccio davvero non hanno nulla in comune?
[Dalla storia]
"Possibile che dove la notte è più buia ci sia tu?"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katherine, Pierce, Klaus, Nuovo, personaggio, Rebekah, Mikaelson, Stefan, Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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http://www.youtube.com/watch?v=BguZZ3rGKe0

-Capitolo 3:Your sins into me, oh my beautiful one-

Light, like the flutter of wings,
F
eel your hollow voice rushing into me as you're longing to sing.
So I will paint you in silver.

(Silver and cold by AFI)

April non riusciva proprio a toglierselo dalla testa e non poté capirne il motivo.

Sì, quel ragazzo era molto bello, ma quanti uomini belli come lui aveva visto in giro per quel locale tutte le sere? Era consapevole che in lui trovava qualcosa di diverso, qualcosa che l'aveva completamente catturata e che gli impediva di rimuoverlo dalla mente.

Perché?

Avrebbe tanto voluto scoprirlo, dato che lei non riusciva ad arrivarci.

April, sono per te.” Gloria entrò nel suo camerino, affiancata dalla bella e sorridente Violet, con un trattenuto sorriso sulle labbra.

April distolse l'attenzione dal proprio riflesso-o meglio, smise di trapassarlo con lo sguardo mentre rifletteva sulla sua inspiegabile sensazione nei confronti di quel ragazzo- e si voltò verso la donna.

Ella, in mano, teneva un mazzo di rose rosse, le solite che giungevano al camerino di April quasi ogni mattina da diversi mesi a quella parte.

Oh, che romantico!” Violet ridacchiò, sedendosi repentinamente sulla poltroncina vicino alla sedia in cui sedeva April, e accavallò le gambe senza alcuna malizia.

April lanciò un'occhiata in direzione delle rose, e un sorriso gioioso si delineò sulle sue labbra. Batté le mani, entusiasta come un bambino la mattina di Natale, e scattò in piedi, strappandole dalle mani di Gloria. Sui fusti dei fiori, si trovava un biglietto la cui calligrafia, elegante e perfetta, le fu subito familiare.

Per la voce più bella che domina le notti di Chicago.

Christopher.

È sempre lui? Il tuo uomo?” Gloria fissò con fredda curiosità le gote di April tingersi di rosso.

La giovane non era imbarazzata o altro, era solo molto lusingata e felice di ricevere attenzioni da uno degli uomini più ricchi e avvenenti di Chicago.

Sì, è lui. Il mio Chris.” rispose, alzando lo sguardo su di lei e facendole l'occhiolino. Diede le spalle a Gloria, non appena ne vide l'espressione farsi improvvisamente seria, e affondò il viso tra le rose, lasciandosi inebriare dal loro profumo dolce e avvolgente.

Christopher Palm era il suo fidanzato da pochi mesi, e forse molto presto sarebbe diventato suo marito. Il loro incontro non era stato propriamente casuale: April aveva studiato bene l'ambiente del locale di Gloria, e aveva stipato mentalmente una specie di lista con gli uomini più ricchi che lo frequentavano abitualmente. Escludendo gli sposati e coloro che preferivano la compagnia maschile, April aveva puntato su Christopher e farsi notare da lui non fu affatto difficile. Il bel rampollo di Chicago-aitante, avvenente ma con quindici anni in più di lei-era rimasto così piacevolmente colpito dalla sua avvenenza da ufficializzare la loro relazione senza il benché minimo preambolo.

Fa' vedere.” Violet le prese le rose che teneva strette al petto, e se le portò al viso per poterle odorare. “Per l'amore del cielo, queste rose le avrà pagate un occhio della testa. Questo è amore.”

Gloria si strinse le braccia al petto. “Dici Violet?” le disse con tono di rimprovero. “Qui, più che amore, ci vedo guadagno. Almeno da parte di qualcuno di mia conoscenza.”

Non esagerare Gloria.” April le lanciò una rapida occhiata incurante, per poi lasciarsi cadere sulla poltrona davanti allo specchio, dove si era beata per tutta la mattina.

Violet, inguaribile romantica, sembrò non voler accettare l'ottica della donna; continuò a tenersi le rose al petto, come fossero sue, e si sedette su una sedia poco lontana dalla toletta di April.

Gloria guardò freddamente il sorrisetto soddisfatto che April aveva sulle labbra. “Non capisco April.” le disse, scuotendo la testa e avvicinandosi a lei. “Hai appena ventidue anni, dovresti sognare l'amore e il principe azzurro, non un portafoglio da sposare.”

April stava per scoppiare a ridere.

L'amore? Il principe azzurro?

Sognerei una cosa del genere se vivessi nel mondo delle fiabe!” esclamò, accavallando le gambe.

Non si curò di essere elegante o femminile; con Gloria e Violet poteva essere se stessa. Libera da quel costume di bellissima, elegante ragazza di città che sapeva ammaliare e sedurre gli uomini con uno sguardo.

Ma, cara Gloria, la realtà è ben lontana da essere così fantasiosa.”

La mente la riportò a ricordi riguardanti il suo passato, la sua infanzia.

Un colpo di pistola.

E tutti i suoi pensieri ripresero ordine.

Si ritrovò ad essere posseduta dalla paura e dalla tristezza di quel ricordo e dovette sbattere più volte le palpebre per tornare con i piedi bene a terra.

Solo Gloria si accorse di quel suo cambio di atteggiamento; Violet era troppo impegnata a trovare posto al nuovo mazzo di fiori di April, nella miriade di rose che riceveva continuamente. Inoltre, la loro giovane collega non era a conoscenza di quell'avvenimento del passato che April riviveva ogni volta che le palpebre le si abbassavano, facendo rivivere quelle memorie assopite con forza dentro di lei.

April si sforzò di mostrarsi nuovamente serena. “E poi, chi dice che Cristopher non possa essere il mio ipotetico principe azzurro? È molto bello e affascinante!”

Tesoro mio, conosco l'amore e non è quello che vedo nei tuoi occhi. Cristopher è un bellissimo uomo, ma quello che ami di lui è il suo patrimonio.” Gloria si strinse le braccia al petto e piegò la testa, portando da un lato i bei ricci biondi che circondavano il suo volto dai lineamenti decisi e sottili allo stesso tempo.

Spero davvero che non sia così April.” Violet tornò a sedersi accanto a lei, congiunse tra loro le ginocchia nude e si chinò, mostrando l'ampia e generosa scollatura che il suo vestito ceruleo donava. “Tutti sognano l'amore. Non dovresti privarti di trovarlo per seguire l'ambizione di diventare ricca.”

April le sorrise furbamente. “I diamanti sono i migliori amici di una ragazza. Non ti tradiscono mai, ti illuminano gli occhi quando li vedi...come vedete, sono meglio dell'amore effimero e sfuggevole che un uomo può donarti.” rispose April, facendo spallucce e lanciando un'occhiata verso la sua amica, poi verso Gloria.

Si fece improvvisamente seria, quando le due si lanciarono un'occhiata complice che mostrava poca approvazione per quel discorso.

Io non credo nell'amore.” continuò la leonessa, con voce piatta e monotona. “ È un sentimento che nasce e muore. I soldi, invece, non ti abbandonano mai....nemmeno nella morte. Se sposassi Cristopher, sai che bella tomba potrei farmi costruire alla mia morte?”

Non trovi sia un po' materialista come ragionamento?” domandò Gloria. “Così non conoscerai mai la vera felicità.”

April si alzò in piedi, dirigendosi verso un tavolino in vetro alle spalle delle due donne, dove dei bicchierini attendevano di essere riempiti dalla vicina bottiglia ripiena di liquore. Riempì tre di quelli e sorrise in direzione di Gloria. “Sono cresciuta nella miseria...non attendo altro la ricchezza che merito grazie al mio talento.”

Porse un bicchiere a lei, poi a Violet e brindarono in nome di qualcosa di cui nemmeno loro erano consapevoli, forse l'ostentato cinismo di April.

Lei sorrideva, rideva, ed era raro vederla silenziosa. Eppure, dentro di sé, c'era una voragine vuota di cui lei non avrebbe mai voluto toccare il fondo ma che molto spesso si faceva sentire, quando i ricordi del suo passato riecheggiavano violenti al suo interno.

In quel momento, quando il sapore agrodolce del liquore le baciò il palato, April ripensò al ragazzo biondo che tanto aveva attirato la sua attenzione la sera prima, e si chiese se Gloria lo conoscesse.

Cosa scontata,visto che tutti conoscevano Gloria e lei conosceva tutti.

Senti un po', Gloria...” iniziò a dire, si morse il labbro quando pensò di non poter porre una domanda del genere senza destare un qualche sospetto.

Perché le importava così tanto di quel freddo ragazzo? Semplice curiosità, giustificò a se stessa.

Ieri sera ho visto un ragazzo biondo mentre cantavo. Alto, occhi chiarissimi, labbra carnose e rosse, pelle molto bianca....”

Hai notato tutto questo in pochissimi secondi?” la punzecchiò Violet, dandole una leggera gomitata e bevendo un lungo sorso di liquore.

April divenne più rossa, ma le rispose con una gomitata più forte che per poco le fece sputare a terra.

Le due ridevano, Gloria no. “Non mi dire che parli di Niklaus?” disse, stringendo il bicchiere in una mano con forza, tanto che le nocche delle sue mani quasi divennero bianche.

April restò colpita dal suo improvviso cambio di tono. “Niklaus? Devo dire che il nome non gli rende giustizia.” disse, storcendo il naso disgustata.

Violet riempì il silenzio con la sua risata squillante e contagiosa. “In effetti, non è il massimo!” esclamò.

Gloria, di nuovo, non rise. “Bambina, lui non è una persona...” si bloccò, stringendo le labbra con forza, come per trovare le parole giuste da dire. “Non è un ragazzo raccomandabile, stagli il più lontano possibile. È pericoloso.”

April sperò un attimo che la serietà nascosta in quelle parole fosse solo una presa in giro, invece sembrava davvero che Gloria credesse in ciò che stava dicendo. Quel Niklaus le pareva davvero pericoloso e la mora non ebbe il coraggio di chiedere altro. Preferì chiuderla lì, con quella sua curiosità. “Va bene.” disse annuendo e facendo così tranquillizzare Gloria, che le regalò un sorriso sollevato.

C'è da dire però che i ragazzi pericolosi sono i più eccitanti.” Violet ruppe il silenzio appena calato con la sua naturale ironia, ma stavolta nemmeno April rise.

Non perché la frase della sua amica non fosse divertente, bensì perché qualcosa di strano si fece largo nel suo corpo. Ebbe un violento capogiro che la scosse dall'interno; il bicchiere le cadde di mano e il rumore dei frammenti di vetro che si disperdevano sul pavimento le rimbombò violentemente nella testa.

April?”

La ragazza non seppe nemmeno dire chi delle sue due compagne avesse pronunciato il suo nome. La vista le si fece offuscata, il dolore all'altezza del petto più impetuoso e bruciante. Tossì, più e più volte, e il respiro parve quasi mancarle. Iniziò a boccheggiare come se stesse affogando, e la forza nelle gambe venne a mancarle. Si ritrovò a pregare per il momento in cui avesse perso i sensi.

Ehi, ehi siediti.” Gloria e Violet accorsero da lei, prima che cadesse a terra e l'aiutarono ad accomodarsi sulla poltrona.

In quel momento, il dolore cominciò a dileguarsi, come nebbia scacciata dal vento. Lentamente, insieme ad esso, anche l'offuscamento del suo sguardo, il giramento di testa e la debolezza alle gambe parvero abbandonarla. Era stato tutto così lento e travolgente che la ragazza non si era nemmeno resa conto che Gloria le aveva preso il viso tra le mani.

Sto..sto bene.” disse, quando comprese quanto la donna stesse ripetendole incessantemente.

La allontanò da sé, sfiorandole delicatamente i polsi. Violet si era così spaventata che era sul punto di piangere, ma April glielo impedì, riprendendo a sorridere come suo solito.

Sto bene. Allora....di che parlavamo?”

* * * * *

Cosa poteva guarire almeno un po' il malessere che si portava dentro?

La sua voce? Ridicolo.

Klaus mandò giù un altro sorso di whisky, evitandosi di lanciare occhiatacce in direzione di Rebekah che ballava e si divertiva con un gruppo di spasimanti, che si faceva più numeroso ogni sera che passavano là.

Perché l'audace avvenenza di Rebekah non si poteva contenere su un unico uomo, pensò Klaus tagliente, scoccando la lingua incredulo.

La sua voce.

I suoi pensieri ripresero poi la direzione precedente.

Perché lo aveva colpito così tanto?

La sera prima, dopo aver ascoltato l'ultima canzone della leonessa, aveva persino provato a dipingere la sua voce. Esperimento malsano e che normalmente non avrebbe portato a nulla di buono. Invece, era riuscito davvero a rappresentarla come se fosse un qualcosa di vivo: un misto di colori rossi e blu che si scontravano tra loro, come mare al tramonto.

Incredibile, mai successo che dipingesse qualcosa senza forma in quella maniera a dir poco perfetta.

Si guardò attorno e notò con lo sguardo che anche Stefan Salvatore si trovava nel locale; lontano da Rebekah, rideva insieme ad alcuni suoi compagni di bevute ma non si tratteneva dal lanciare occhiate ammiccanti in direzione della vampira che, a sua volta, non le disdegnava come fingeva di fare.

Non seppe se trovare il loro comportamento patetico o meno; non riusciva proprio a capacitarsi del motivo per cui sua sorella volesse complicarsi ulteriormente la vita, accettando la corte di quel vampiro folle e fuori di testa.

Non gli bastava lui da sopportare ogni giorno?

Soppresse tutti i suoi più negativi pensieri-quelli positivi ormai aveva smesso di averli-quando vide dalla porta principale del locale entrare una ragazza con indosso una vistosa pelliccia che copriva un corto abito rosso,il quale metteva in risalto le sue lunghe bianche gambe.

April.

Ed era sola.

Appena fece il suo ingresso, non passò inosservata: alcuni ragazzi le lanciarono occhiate eloquenti e maliziose. Persino Stefan Salvatore lo fece, ma lui, più che altro, probabilmente bramava il sangue della giovane e bella stellina di Chicago come fosse un trofeo da aggiungere ad una mensola.

Klaus non seppe se sorridere o meno dell'altezzosità che la ragazza ostentava mentre camminava tra le varie persone, ignorando i loro sguardi carichi di ammirazione. Vi trovò un atteggiamento molto simile al suo, quando camminava tra gli umani, provando disprezzo per quella razza.

Ma per April era diverso; la sua era solo copertura.

Lei non si sentiva superiore; lo si capiva da come, delle volte, cercava di sfuggire, per puro imbarazzo, alle occhiate che la gente le lanciava. Fingeva di essere presuntuosa, perché così poteva sentirsi meglio con se stessa.

Atteggiamento patetico o semplicemente umano? Klaus non seppe riconoscerlo.

Non dirmi che ti piace la ragazzina.” Gloria fece una semplice constatazione che le riservò una lunga occhiata fredda da parte del vampiro.

Ti sembro il tipo che rincorre le gonnelle?” le domandò, mentre lei le versava un altro bicchiere di whisky.

Da dietro il bancone, la donna sembrava una normale proprietaria di uno dei locali più quotati e meno conservativi di Chicago. Nessuno avrebbe mai potuto dire che quella era una potente strega, nascosta nelle patetiche vesti di una comune umana. Quella si limitò a inarcare poco convinta le sopracciglia e a sospirare rumorosamente.

Intanto, April gli passò dietro le spalle e Klaus si irrigidì.

Seppe per certo che si era fermata; sentiva il suo profumo avvolgente penetrargli le narici.

Lui odiava gli odori degli esseri umani, profumo o puzzo che fosse, ma il suo aveva un qualcosa di naturale: era come il profumo di un giardino in fiore sotto il cielo di primavera.

In linea con il suo nome.

E lei lo stava guardando.

Sentiva i suoi occhi scuri trapassargli la schiena, mentre lui si mostrava indifferente. Con estrema difficoltà, si ritrovò ad ammettere.

Per quale diavolo di motivo quella mocciosa lo faceva sentire in quel modo?

Gloria, io vado a prepararmi.” April aveva una voce molto comune, quando si limitava a parlare. Non era nulla di particolare: era bassa e soffice, ben lontana dalla potenza che aveva mentre cantava.

Per un attimo pensò non si trattasse di lei e decise di voltarsi nella sua direzione.

Errore.

Era proprio lei e lo stava guardando intensamente.

Klaus abbassò lo sguardo sulla pelliccia che la ragazza stringeva contro il proprio ventre, poi tornò a concentrarsi sul bicchiere di whisky, fingendo che fosse più interessante di lei.

Gloria fece finta di nulla. “Sì, cara. Muoviti che qui aspettano il tuo numero.” le ordinò la donna, muovendosi lungo il bancone per andare da un altro cliente, già totalmente ubriaco.

April non si mosse.

Muoviti maledizione.

Perché non lo faceva? Klaus decise di muoversi lui stesso pur di allontanarsi da quel profumo e da quegli occhi che sembravano bollente carbone che infieriva su di lui.

Ma il destino aveva in serbo altro per lui.

Siete nuovo in città?”

Gli aveva rivolto la parola?

In secoli e secoli di vita, non gli era mai importato se qualcuno gli avesse rivolto la parola o meno.

Si voltò verso lei, lentamente; la vide portarsi le mani sui fianchi esili e sorridergli in maniera civettuola. Un'altra forzatura.

Il suo sorriso mutò poi in qualcosa di più spontaneo, una specie di smorfia di imbarazzo, quando i loro occhi si incontrarono.

Lui era impassibile; non mostrò né interesse ma nemmeno indifferenza e April abbassò gli occhi, divenendo rossa sulle gote. Il vampiro non poté fare a meno di chiedersi quanto appetibile il sangue di lei potesse essere; era sicuro che gli sarebbe piaciuto, affondare i denti nella sua carne e cibarsi della sua essenza fino all'ultimo.

Poi il ricordo della domanda che la ragazza gli aveva rivolto si fece largo tra i suoi pensieri e si decise ad elaborare rapidamente una risposta.

Fatti gli affari tuoi.”

E tutto parve avvolto nel nulla, per un solo istante.

Vide il volto di April farsi lentamente più cupo, quasi le sue parole, pronunciate in quella maniera gelida, l'avessero colta di sorpresa e ferita.

Klaus trattenne il fiato, osservando i suoi dolci lineamenti contrarsi e si rese conto di aver...esagerato? Da quando gli importava del galateo e delle risposte educate?

Prese la giacca dallo schienale della sedia e diede le spalle alla ragazza, ignorando lo sguardo della ragazza su di sé mentre si allontanava.

Bestia...”

Klaus si bloccò un attimo, quando udì la voce musicale di April pronunciare quella parola in una specie di ringhio. Pensò di aver sentito male, che lei non si sarebbe mai permessa di rivolgersi così a lui.

Invece lo aveva fatto.

Quando si voltò verso lei, la ragazza gli scoccò un'occhiataccia e girò sui tacchi, dirigendosi verso il palco da dove avrebbe poi raggiunto, probabilmente, i camerini.

Il ragazzo non seppe cosa pensare; in un'altra circostanza non ci avrebbe pensato due volte e programmare la sua morte per il semplice gusto di farle pagare la sua arroganza.

In quel momento, invece, si ritrovò a sorridere al pensiero che una ragazzina lo avesse sfidato con cotanto coraggio.

* * * *

Odioso, animale, spocchioso, pezzettino di letame...”

April, con chi ce l'hai?”

April si accorse di essere da diversi minuti nascosta dietro la tenda che separava il corridoio dal palco, su cui stava esibendosi ancora una grassoccia ballerina, molto brava nell'ammiccare agli uomini ma meno nell'effettuare le piroette.

Violet le era stata accanto per tutto il tempo, ma solo quando ella riparlò, April rammentò la sua vicinanza. Si voltò verso l'amica, scostò la tendina solo un poco, e poi indicò con un cenno della testa il punto in cui Niklaus e una coppia sedevano, ridendo e parlando animatamente.

Ce l'ho con quell'idiota laggiù!” disse, parlando del biondo che ascoltava in silenzio le parole della ragazza della coppia, bionda e molto bella. April l'aveva già notata prima e solo allora si accorse che, per certi aspetti, somigliava molto a quel Niklaus.

Violet ridacchiò, portandosi la mano sulle labbra. “Chi, chi? L'adone per cui ti sei presa una bella cotta?” la prese in giro.

April le rifilò una gomitata sul braccio e scosse la testa; non riuscì a nascondere il rossore che le colorò le guance e si schiarì la voce. “Non ho mai detto che mi piace. Lo trovavo solo curioso. Ora non più.” dichiarò, più a se stessa che all'amica, prima di tornare a guardare in direzione del ragazzo.

Non aveva proprio accettato il modo in cui l'aveva trattata, manco fosse spazzatura, e anche se si era dovuta più volte rapportare con energumeni del genere, non poté nascondere che per la sua rispostaccia ci era rimasta davvero male.

Deglutì, e si convinse che non le importava un accidenti di quel poveretto.

Infatti, che t'importa? Pensa a Cristopher.” Violet le diede una leggera pacca sulla spalla, a cui April rispose con un sorrisetto.

Infatti, disse a se stessa, non le importava nulla di quel mentecatto. Lo mandò al diavolo e si apprestò a salire sul palco, dove venne accolta dai soliti applausi e fischi di ammirazione che pensò potessero farle dimenticare l'arrabbiatura di poco prima. Ma quando fece scorrere lo sguardo lungo il suo pubblico, com'era sempre solita fare per poterlo catturare, i suoi occhi si posarono su Niklaus.

Lui stava in silenzio, ma non la guardava.

La collera di lei crebbe ma, non appena lui prese a ricambiare il suo sguardo, lei si sentì come se stesse per cantare per lui.

Solo per lui.

Era una cosa spontanea, ma che non tollerava assolutamente.

Smise di guardarlo.

La voce perse un attimo forza, quando compì quel gesto.

Chiuse gli occhi.

Lui stava ancora guardandola e lei poteva sentire i suoi occhi sul proprio volto. Mille occhi erano puntati su di lei, eppure lei sentiva solo i suoi sulla pelle.

Sentiva solo il suo udito pronto a cogliere la musicalità della propria voce, degli altri proprio non riusciva a curarsi.

Ma perché si comportava così?

Ad un certo punto, qualcosa la costrinse a fermarsi.

April non riuscì più a dare vita alla propria voce. Si ritrovò immobilizzata, con il fiato bloccato in gola e il corpo pervaso da un'ondata di calore. Sentì il sudore che iniziò a bagnarle prepotentemente la pelle della fronte, mentre faceva sempre più caldo e il respiro non accennava a riprendere....attorno a sé il silenzio; qualcuno provò a parlare, qualcuno che non comprendeva cosa stesse succedendo.

E lei cadde.

L'ultima cosa che le parve reale, fu il pavimento su cui il suo corpo si ritrovò disteso.

I suoni, le luci, le voci...si ridussero solo ad una realtà lontana affinché lei potesse raggiungerla con i propri sensi.

Chiuse gli occhi, il dolore che le bruciava il petto non si placò.

Non si spense nemmeno, quando tutto divenne buio.

* * * *

Quando April salì sul palco, Klaus non la guardò, ma si concentrò sul gruppo di idioti in prossimità del bancone di Gloria accalcarsi vicino ad esso per potersi far vedere dalla giovane cantante.

Si chiese se sbagliasse o meno ad usare continuamente il termine “patetico” per definire il comportamento degli umani che abitavano quel locale. Avrebbe semplicemente dovuto smettere di pensarli come aveva sempre fatto.

Si portò il bicchiere di vetro alle labbra, tenendo lo sguardo fisso sulla ragazza, superando le testa di Stefan e Rebekah, che stavano mangiandosi con gli occhi tra loro, e ne bevve un lungo sorso.

April lo guardò, con l'orgoglio di una donna ferita che meditava vendetta.

Per una sola rispostaccia? pensò Klaus.

Queste creature affascinanti chiamate donne erano capaci di uccidere anche per una cosa banalissima, se la loro dignità femminile veniva ferita.

Ridacchiò e trovò strano che lo facesse; erano anni che si portava dentro un malessere che non lo faceva ridere nemmeno di scherno o disprezzo, ma quella ragazza aveva risvegliato in lui la capacità di farlo, anche se rideva di biasimo verso quel mondo in cui era costretto a vivere, e che avrebbe strappato a morsi pur di fuggirne.

Non seppe se ringraziarla o meno per questo.

Quando iniziò a cantare, il mondo parve di nuovo fermarsi.

La sua voce volle di nuovo catturarlo, attirarlo a sé come un pesce nella rete, ma quella volta non glielo permise. Non voleva dargliela di nuovo vinta; non voleva permetterle di strapparlo all'angoscia che si portava dentro da tutti quei secoli e che, ormai, era parte di sé.

Non le avrebbe permesso di lasciarlo crogiolarsi in un illusione che avrebbe tanto desiderato potesse divenire reale.

Lui, questo, non lo voleva.

Però, non sono solita fare complimenti ad altre ragazze...ma lei è proprio carina.” disse Rebekah, voltandosi per guardare April.

Stefan le teneva un braccio sulle spalle. “Sì, sembra appetitosa.” ridacchiò; tornò poi a bere ma i suoi occhi erano famelici, ricolmi di quel languore che il solo pensiero del sangue risvegliava in un vampiro.

Klaus alzò le sopracciglia. “È solo una contadinella del sud che gioca a fare la star.” disse, pungente come non mai. Rese la sua frase ancora più acida, lasciandosi cullare dal sapore agrodolce del liquore e Rebekah e Stefan si voltarono verso di lui.

La sorella non riuscì proprio a non sfidarlo con un sorrisetto furbo. “Però....ti sei informato!” lo provocò, tenendo il calice di spumante innalzato al livello del mento.

Klaus serrò la mascella. “Parlano tutti di lei.” si giustificò, rendendosi conto di aver sparato una balla più grossa di lui e che qualcuno come Rebekah non poteva lasciarsi sfuggire.

La bionda cercò di replicare, ma la fine della melodia portò solo silenzio.

Tutti volsero lo sguardo verso April, la cui voce sembrò appena essere stata strozzata. La ragazza fissava un punto di fronte a sé; il volto si era fatto più paonazzo e gli occhi parevano aver perso la loro luce.

Che succede?” domandò Rebekah confusa da ciò che stava succedendo.

Klaus fissava in silenzio quello spettacolo; sentì che la ragazza stava per cadere e si ritrovò con la strana convinzione di volerla sorreggere con il suo solo sguardo.

Patetico. Quella volta utilizzò quel termine nei confronti di se stesso.

E lei cadde.

Sotto lo sguardo stupito di tutti, la ragazza si accasciò a terra, cadendo lateralmente e provocando un sonoro tonfo sul pavimento del palco. Sembrò che stesse dormendo, ma le luci del locale le illuminavano talmente tanto il volto da metterne in risalto le goccioline di sudore che lo stavano attraversando.

Una delle coriste si mosse, le altre restarono immobili, e osservarono la scena con distaccato interesse. Una di loro parve sorridere, e Klaus provò un moto di rabbia nel vedere le mani dell'invidia disegnare una smorfia di scherno sulle labbra di quella ragazza, la cui voce poteva solo fare da sottofondo a quella di April.

Anche Gloria accorse in suo aiuto, schiaffeggiandole il viso per farla riprendere.

Ma quella restò ferma.

Un vociare di persone confuse si levò nell'aria e uno degli uomini della sicurezza accorse a prendere la giovane cantante tra le braccia e portarla via da occhi indiscreti. La corista, l'unica che si era mossa in aiuto della ragazza, cercò di portare l'attenzione lontana dalla collega e annunciò che avrebbe cantato lei la prossima canzone. Non si mostrò offesa, quando alcuni uomini gridarono per il disappunto.

Ma che è successo?” chiese Stefan, lanciando un'occhiata a Klaus poi a Rebekah.

Klaus se lo stava chiedendo; trovò strano il modo in cui April aveva perso i sensi così improvvisamente, nel bel mezzo dello spettacolo. Doveva essere forse per via della stanchezza, dello stress, lui non sapeva dirlo.

Che importa?” annunciò, fingendosi poco interessato. Terminò in un solo sorso quanto gli era rimasto nel bicchiere e lo adagiò bruscamente sul tavolo. “Vado a farmi un giro.”

Si alzò in piedi, ma Rebekah non si lasciò sfuggire il modo in cui il fratello si diresse verso i camerini.


Ehilà! :D

Come state?

Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, e che non vi abbia annoiato.

Stiamo già un po' entrando nel vivo della storia e c'è stato un primo, reale contatto tra April e Klaus, anche se non è stato tranquillo e romantico proprio per nulla. Non c'era da immaginarselo? :P

Come avete visto, malgrado April sia l'”estate” della nostra storia, anche lei si presenta in qualche modo fredda: non crede nell'amore, proprio come Klaus.

C'è una motivazione ben precisa riguardante questo punto, ma che verrà analizzata e resa più chiara nel corso dei capitoli a venire.

Inoltre, cosa le è successo in camerino all'inizio e sul palco alla fine? Anche questo, ovviamente, verrà chiarito man mano che andremo avanti con la storia.

Per ora vi lascio in pace, penso di avervi tediato abbastanza per oggi!

Ringrazio le bellissime fanciulle che hanno recensito gli scorsi capitoli e a cui risponderò proprio adesso!

E inoltre ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno inserito questa storia tra le seguite/preferite e coloro che leggono silenziosamente.

Come sempre mi auguro di ricevere commenti riguardanti la storia, anche per segnalarmi possibili errori grammaticali e di sintassi o di analisi dei personaggi del TF già noti. Anche perché il capitolo l'ho riletto decine e decine di volte e poco mi convince... -.-''

Ora vi lascio in pace per davvero. Questo è il mio contatto fb per chiunque fosse interessato.

https://www.facebook.com/lelahel.efp?ref=tn_tnmn

Alla prossima, vi auguro di passare un buon weekend!

Ciao a tutti e grazie ancora :D


   
 
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