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Autore: E l i z a    06/07/2013    3 recensioni
Nell'introduzione si sente aria di cambiamenti!
Un giovane ragazzo di diciassette anni e capelli azzurri.
Una giovane ragazza di milleseicento anni e capelli rossi.
Uno studente ed una morta.
E se per una missione la morta facesse morire di paura il vivo?
.. Read me!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Espada, Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come back.

-Ho lasciato le tapparelle abbassate in questa stanza?
La nonna di Grimmjow era appena tornata a casa, probabilmente pensava che la porta chiusa e la stanza in penombra fossero state una sua dimenticanza, quella mattina.
Di conseguenza, però, Grimmjow e Reiko, che ancora dormivano, furono bruscamente svegliati dal frastuono e dalla fastidiosa luce, dopotutto era ancora pomeriggio.
O per lo meno, Reiko si svegliò di soprassalto, mentre Grimmjow mugugnò qualcosa, si girò, e portò il lenzuolo fino a coprirsi gli occhi, poi riprese a russare.
La ragazza si mise a sedere coprendosi il petto con il telo , dopotutto seppure non poteva essere vista, in quella stanza c'era ancora l'anziana signora, e vederla avviarsi al'uscita, con l'idea che poteva volgere lo sguardo verso il letto, dove si trovava nuda, era alquanto raccapricciante.
Così aspettò che la donna lasciasse la stanza, poi si girò verso Grimmjow e lo scoprì leggermente.
Si sporse su di lui per fissarlo qualche secondo, poi sorrise. Era bello, tanto.
Lui era di schiena, con la faccia volta verso il muro, così lei gli si avvicinò, gli passò una mano sul collo e sulla guancia, poi spostò delle ciocche di capelli da sopra l'orecchio e si avvicinò con la bocca ad esso, mordendone il lobo.
Di scatto lui le afferrò la mano, la tirò verso di sé mentre si girava, e se la fece sdraiare, anzi forse quasi cadere sopra, tanto forte era lo strattone che le aveva dato al braccio.
Sorrise, gli occhi ancora socchiusi la fissavano mentre l'espressione di lei era sorpresa, era convinta che stesse dormendo.
-Volevi darmi il buongiorno, eh?
-Forse si- si riprese lei, sorridendo di conseguenza -ma credo di non esserci riuscita come volevo.-
La presa sul suo braccio divenne lenta, in modo chen lei potesse farlo scivolare via dalle sue dita, poi la sua mano scese e sfiorò il petto di Grimmjow, inizialmente molto leggera, poi iniziò a stringerlo come per sentire la sua calda pelle, mentre scendeva e gli baciava il collo.
Anche le mani di Grimmjow presero i suoi fianchi, poi passavarono dolcemente lungo la schiena facendola rabbrividire, fino a che con forza non fece staccare la bocca dal suo collo, per portarla alle sue labbra.
Voleva solo il "buongiorno" che si meritava.
-Credo che ti basti, dopo tutto quel che è successo sta mattina, non trovi?
-Fosse per me, continuerei fino a ritrovarmi senza più la forza neanche di sbattere gli occhi.
-Me l'aspettavo una risposta del genere.
Lei si scostò da Grimmjow, mettendosi a sedere dando le spalle a lui, che invece si era messo su di un fianco, con il gomito poggiato sul cuscino e la testa retta dal palmo della mano.
-E tu invece?
-Io cosa?- si girò verso Grimmjow. Che si aspettava, che gli dicesse che era piaciuto anche a lei? Neanche per tutto il potere di Las Noches l'avrebbe fatto.
-Tu non eri quella che aveva più esperienza di me?- Reiko sussultò, sbarrando gli occhi.
-B.. beh, quindi?!
-Quindi, questo letto dice il contrario, sai?
Grimmjow spostò il lenzuolo, scoprendosi anche lui di conseguenza, e sul materasso camperava una macchia rossa poi non così piccola.
-Q-q-q-q..- ricoprì velocemente quella vergognosa macchia -questo non dovrebbe interessarti!- e gli ridiede le spalle.
Il suo sorriso di soddisfazione per quella mattinata era alquanto evidente, forse uno dei ghigni, anzi no, IL ghigno più fastidioso che Reiko avesse mai visto comparire sulla sua faccia.
-V-vado a farmi un bagno.- si alzò dal letto, purtroppo però era ancora nuda, quindi doveva scegliere tra il camminare davanti a lui, mostrandogli ancora gran parte di sé, e per questo sentirlo ridere di gusto, o trovare qualcosa da mettersi addosso.
Sfortunatamente a meno che non togliesse dal letto il telo per coprirsi, vedendo Grimmjow a sua volta senza nulla addosso e di nuovo la macchia imbarazzante, dovette optare per la prima opzione, e sbrigarsi ad uscire dalla stanza.
Così finché poté, prese il cuscino dal letto e lo lanciò sulla faccia del ragazzo, coprendogli così la vista, ma lui prontamente la afferrò per lo stesso polso di prima e ricadde nuovamente sul letto.
-Non mi toglierai la possibilità di vederti nuda.- disse spostandosi il cuscino dal viso, e sorridendo di nuovo.
Arrossì. Perché doveva prendersi gioco di lei in quel modo?
-Però se non ti sbrighi ad uscire ora, credo che dopo non ti farò lasciare la stanza.
-Vado!- e corse fuori, chiudendosi la porta alle spalle.
Grimmjow però rimase nel letto, sdraiandosi completamente su quel lenzuolo bianco sgualcito, segno di una mattina intensa.
Sorrise al pensiero di quel che era successo, era convinto che lei lo odiasse, o che stesse con lui solo per obbligo.
Però c'era qualcosa che lo turbava ancora, e molto di più rispetto a quanto lo turbasse il pensiero di quel che lei provava.
Nella sua testa l'immagine di quella bambina dai rossi capelli, l'immagine di lei che moriva a terra accanto a quella che doveva essere sua madre, l'immagine di lei che gli appariva davanti e gli chiedeva di vendicarla.
Quella era davvero Reiko da bambina?
Non poteva essere lei, non potevano essere fratelli, per una sorella non si prova quell'attrazione, con una sorella non si fa sesso.
Sospirò, la verità non la sapeva, o se era quella, per lo meno non la sapeva ancora completamente, come poteva dire chi era lei, e cosa fosse veramente per lui? Non poteva neanche chiederglielo, perché lei in quel momento era viva, e della sua vita non ricordava nulla. Però forse avrebbe dovuto provarci. Doveva scoprire cosa c'era dietro a quella situazione, soprattutto perché l'incesto è illegale.
Sorrise, non poteva pensare a qualcosa di più stupido dell'incesto, in quel momento.

-Capitano Aizen, non crede che sia ora di far ritornare quei due?
-Torneranno da loro questo pomeriggio stesso, non preoccuparti. Sono certo che pensano che io non mi sia ancora accorto di nulla, e tutto solo perché Reiko è andata li di sua iniziativa.
-E cosa ha intenzione di fare, capitano?
-Non preoccuparti di questo, Gin, più tardi assisterai anche tu.
-Ha qualcosa di divertente in mente, non è così?- si voltò a fissare uno degli angoli bui della stanza, dove in quel momento si trovava un uomo, testa china, capigliatura bionda. Era trattenuto malamente per i polsi da due persone in modo che non potesse scappare, e alla destra di esse, in piedi, vi era Tousen, di guarda.
Gin fissò Aizen, seduto sulla sua solita sedia di marmo, le mani incrociate a coprire la bocca sorridente che non sembrava accingersi a dire più di quel che era già uscito dalle sue labbra, lui appariva come una statua, la sua postura era sempre la solita quando macchinava qualcosa. E Gin non vedeva l'ora di scoprire cosa fosse; la mente contorta di quell'uomo per lui era come un labirinto sempre diverso, con qualcosa di nuovo da scoprire ogni volta che se ne presentava l'occasione.
Fingeva di conoscere quell'uomo come le sue tasche, eppure sapeva benissimo che nessuno era mai riuscito ad intenderlo fino in fondo.

-Quando pensi che dovremo tornare?
Reiko si stava accertando delle condizioni di Grimmjow, che per quanto critiche fossero il giorno prima, in quel momento sembrava che si fosse ripreso completamente.
Incredibile la velocità della sua rigenerazione, era superiore anche alla sua, cosa impossibile. O almeno, era impossibile prima che conoscesse lui.
-Credo che torneremo oggi. Probabilmente Aizen si è accorto della tua, e sicuramente anche della mia assenza. Ma forse non gli ha dato molto peso, per cui prima torniamo meglio sarà per noi.
-Credi che farà qualcosa per quel che è successo?
-Sicuramente farà qualcosa. Si diverte con poco.
-Noto che la cosa non ti preoccupa.
-Non mi preoccupa finché non mi tocca. Ma non c'è più nulla di quell'uomo che mi fa sentire al sicuro, ora. Perciò l'unica cosa che mi resta da fare è aspettare e subire. - diede un'ultima svelta occhiata al suo petto, poi prese un profondo respiro e si alzò in piedi -Andiamo?
Grimmjow si alzò in piedi a sua volta, diede un ultimo veloce sguardo alla casa e poi l'abbandonò convinto che presto sarebbe tornato.
-Il parco è l'unico posto in cui forse diamo meno nell'occhio se apriamo un Garganta.- disse Reiko, una volta trovatasi davanti all'entrata di questo.
-È arrivata l'ora di tornare indietro, eh?- sorrise guardandola, ed inclinando un po' la testa in modo da vederla meglio.
Annuì. Non sapeva cosa sarebbe successo dal momento in cui avrebbero rimesso piede nell'Hueco Mundo, ma sentiva dentro di sé che non sarebbe capitato nulla di buono. Ma d'altronde c'era da aspettarselo, vista la loro disobbedienza.
Si misero l'uno di fianco all'altra, un piccolo attimo di riflessione bloccò Reiko dall'aprire il portale, esitare non era da lei, ma forse per la prima volta in vita sua era ansiosa, probabilmente se in quel momento avesse avuto un cuore, avrebbe potuto sentirlo uscire dal petto, tanto forte sarebbe stato il battito.
Aveva paura.
Aveva paura di quell'uomo e di quel che era capace di fare. E non voleva tornare da lui, accettando in silenzio le sue scelte, che sicuramente l'avrebbero fatta soffrire solo per il suo puro divertimento.
Ma a quanto pare era masochista, oppure dannatamente codarda, che non si sarebbe mai ribellata a lui, e mai avrebbe tentato la vera fuga, seppure la sognasse da tempo.
La mano calda di Grimmjow, alla vista della sua insicurezza, le si posò sulla testa, infondendole forse quel poco di coraggio che in quel momento le serviva per prendere una decisione. Purtroppo quella sbagliata.
Lo guardò un attimo, poi sorrise.
In ogni caso, c'era lui.
Tese un braccio ed aprì il Garganta, pronta a tornare indietro, pronta ad affrontare le scelte di Aizen.

-Reiko! Reiko! Grazie al cielo sei tornata!- Arcadia era sul divano quando la porta fu spalancata dalla trionfante entrata di Reiko affiancata da Grimmjow.
-È passato un po', vero?- le sorrise, forse per rassicurarla -Dov'è Al?-
-Non saprei, è da un po' che non lo vedo. Ma lo sai com'è fatto, a lui piace la solitudine, ha un mondo tutto suo.
-Certo, però speravo in un caloroso bentornato da parte sua.
-Sarà sicuramente qui in giro, perché non lo vai a cercare?
-Potrei, magari anche solo per farmi vedere in giro.
Reiko aprì di nuovo la porta della sua stanza, intenta ad uscire, quando di fronte ad essa trovò Gin, le mani una nella manica dell'altra, solito sorriso irritante, testa chinata leggermente alla sua sinistra, forse per sbirciare nella porta.
-Cielo, cielo! Finalmente ti ho trovata, Reiko-san!
-Gin, cosa ci fai qui?
L'uomo si scorse ancora un po', per guardare l'interno della stanza.
-Oh siete tutti qui! Bene, allora venite con me!- sorrise, come se potesse farlo più di quanto non stesse già facendo.
"Perché Aizen vuole vedere tutti e tre? Quelli che dovrebbero avere dei rimproveri, se così si possono chiamare, siamo solo io e Grimmjow, lei che c'entra? A meno che non voglia permetterle di assistere.. ed Al?" pensò Reiko, ed in quello stesso momento i suoi pensieri furono interrotti dalla domanda di Arcadia, che chiedeva a Gin dove fosse l'altro ragazzo.
Per cui avevano fatto la stessa osservazione.
-Non era con voi, giusto? Sicuramente vi starà già aspettando li.- voltò la testa a guardare i ragazzi in fila dietro di lui, che lo seguivano, sapendo già dove sarebbero andati.
Camminarono ancora, in silenzio l'uno dietro l'altro, fino a che non arrivarono alle grandi porte al centro del corridoio.
Furono aperte lentamente, un grande frastuono rimbombò nella stanza, erano alte e pesanti, e dietro di loro nascondevano un'ampia stanza di cui forse sarebbe stato meglio non conoscere il contenuto.
Aizen era seduto sulla sua solita sedia, stava aspettando il loro arrivo.
Poco più avanti a lui, in piedi, al centro della stanza, vi era Al di spalle.
Teneva il capo chino, le maniche della maglia sembravano strappate, la pelle che ne usciva era pallida e graffiata.
-Al!- urlò Reiko, ma quello sembrò come non avesse sentito.
Non si voltò ne si mosse dalla sua posizione.
Tutti e tre, nuovamente in silenzio, gli si avvicinarono e gli si affiancarono, lo guardarono in viso: occhi incavati, stanchi, pelle bianca, sembrava un malato.
-Che ti è successo?- la ragazza provò a toccarlo, ma a pochi centimetri dal suo volto sobbalzò all'udire dello schiarir di voce che fece Aizen.
-Ora che siete tutti riuniti qui, c'è una cosa di cui voglio parlarvi.
Il braccio di lei cadde pesantemente al suo fianco, il suo volto si incupì e la sua espressione fu coperta dai capelli, quando abbassò la testa.
Era stata opera sua, ne era certa.
-In questo periodo sono successe alcune cose di cui forse mi credevate all'oscuro, non è così?- domandò e allo stesso tempo rise fievolmente, sapeva già che non avrebbero risposto.
-Per quanto non abbiano portato a noi degli svantaggi, mi vedo costretto a prendere una decisione, e che serva a farvi capire che non dovete mancarmi di rispetto mai più.
Reiko strinse i pugni. Mancanza di rispetto? Era davvero per questo che voleva punirli? Non prendiamoci per il culo, lui vuole solo divertirsi.
-Quindi.. Reiko vieni avanti.
Sospirò in preda all'ansia dettata dall'attesa, e fece un passo avanti, mantenendo la sua posizione.
-E anche tu.- aggiunse poi.
In quel momento Al si mosse e si posizionò di fronte alla ragazza, che per poco lo fissò con aria sbalordita.
-Siccome tu sei la causa di questi avvenimenti, hai bisogno di una punizione. Reiko, lui è un tuo sottoposto, ed il fatto che non l'hai tenuto sotto controllo è in parte anche colpa tua. Perciò sarai tu a punirlo.. con la morte.
Sbarrò gli occhi, doveva ucciderlo?
Dietro di lei Arcadia aveva iniziato ad urlare e piangere, lei non ne sapeva niente.
Reiko alzò la testa e lo fissò, era calmo, lui invece lo sapeva già. L'aveva accettato così? Senza opporsi? C'era qualcosa che non andava nella sua reazione.
-NO!- urlò lei, fissandolo in volto, anche lui un po' sbalordito per la risposta di lei, e sorridente, perché sapeva di starle a cuore.
Una lacrima uscì dal suo occhio, per scivolare lungo il suo zigomo, e poi infrangersi sui suoi vestiti.
Per la prima volta, da quando ne aveva memoria, aveva perso il controllo del suo corpo, ritrovandosi a piangere perché sapeva che per quanto non volesse, gli ordini di Aizen non potevano essere ignorati.


NdA:
Buonasera! Innanzi tutto, vi prego non odiatemi. È più di un mese che non pubblico, lo so, e poi mi presento con questo capitolo di passaggio, anche un po' inutile perché ho dovuto tagliarlo perché altrimenti sarebbe venuto troppo lungo.
Il prossimo sarà più bello, lo prometto ç.ç spero che in ogni caso vi sia piaciuto ç.ç Alla prossima ç.ç

  
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