Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    06/07/2013    1 recensioni
Ben e Semir hanno ripreso, dopo i fatti drammatici dei mesi passati, la loro vita normale. Le loro esistenze sembrano avviate verso una serena e gioiosa quotidianità, fatta di progetti e preparativi per il giorno più bello di Ben ed Anna. Ma nuovi eventi ed un vecchio nemico porteranno Ben al limite della propria disperazione personale e Semir a superare, forse, il limite della propria coscienza morale pur di salvare l’amico
Questa è la seconda parte della FF La paura e la fiducia. E' consigliabile aver letto la prima storia ma non strettamente indispensabile
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aiuti insperati

Alberto guardò con odio Semir che si allontanava a bordo della sua BMW. Quel maledetto sbirro… come era arrivato subito a lui? Ora doveva trovare un altro nascondiglio. Rimase a pensare per alcuni minuti e poi chiamò i suoi uomini, gli unici due che gli erano rimasti fedeli dopo la morte del padre. “Luigi, Vincenzo  impacchettate quel lurido porco giù in cantina, ce ne andiamo”

Luigi Vitale era stato cresciuto da Don Maione  praticamente come un figlio. Il Don l’aveva trovato, sporco e lacero,  nelle strade di Palermo mentre rovistava fra i rifiuti e  l’aveva portato con sé in Germania dopo averne avuto l’affido. Da allora era stata una presenza costante nella casa e Luigi considerava i figli del Don come i suoi fratelli, anche se il sentimento non era reciproco. Alberto in particolare l’aveva sempre considerato una specie di servo, ma lui gli era fedele nonostante tutto e gli era rimasto accanto  anche dopo la morte di Alfonso e Franco. Ma ora il fedele servitore era sempre più preoccupato, vedeva Alberto scivolare  nella follia e la sua mente perdersi dietro desideri di vendetta fini a se stessi. Aveva paura, per questo dopo aver obbedito all’ennesimo ordine, quello di rapire il poliziotto, si era deciso a telefonare a Don Francesco Chillemi per chiedere cosa doveva fare… non voleva che Alberto si spingesse troppo in là, in una strada senza via d’uscita. E il nuovo Don gli aveva detto cosa fare.

Luigi scese in cantina e si avvicinò al giovane poliziotto immobile a terra. Era riverso sul fianco sinistro e sotto di lui si era formata una enorme pozza di sangue. Evidentemente  aveva cercato di poggiarsi e fare pressione sul braccio per fermare l’emorragia. Ma ora era esamine. Luigi gli slegò le mani e iniziò a fasciare strettamente la ferita al braccio con le bende che si era portato dietro.  Don Francesco gli aveva ordinato di fare in modo che il poliziotto non ci rimettesse la pelle, almeno non per ora. Poi cercò di svegliare il ragazzo con schiaffetti sulle guance.  Ben aprì debolmente gli occhi “Forza sbirro cerca di riprenderti, bevi” gli disse Luigi mentre gli metteva fra le labbra una bottiglietta  di succo di frutta. Ben obbedì,  era troppo debole e se voleva in qualche modo cavarsela doveva approfittare di qualsiasi aiuto. Luigi gli mise in bocca anche diverse  alcune barrette di cioccolato. “Ora dobbiamo fare un viaggetto, è meglio se torni a dormire…” gli disse Vincenzo dopo che Ben ebbe mangiato, mentre gli metteva sul viso un fazzoletto con odore metallico. Ben perse immediatamente  conoscenza. Vincenzo gli legò di nuovo le mani e lo trascinò attraverso il corridoio  all’auto parcheggiata ai limiti del  boschetto retrostante

“Dove andiamo capo?” chiese Vincenzo mentre metteva in moto l’auto. Aveva messo Ben nel portabagagli e accanto a lui c’era seduto Alberto. Vincenzo era sul sedile posteriore. “Al capanno sul lago” ordinò Alberto.



Semir  era seduto sulle scale della villetta e fissava la prima neve invernale che stava cadendo. Quest’anno niente battaglia a palle di neve… pensò tristemente. Erano arrivati Hartmut e quelli della scientifica, ma lui aveva ben poche speranze che riuscissero a trovare indizi. Alberto nella sua follia, perché ormai era chiaro che era un folle, era molto furbo.

Hartmut uscì dalla porta e si appoggiò alla ringhiera della scala vicino a lui. “Allora è suo?” chiese Semir guardandolo. Entrambi sapevano a cosa si riferiva. Hartmut annuì “Sì ma non ti devi preoccupare,  la quantità di sangue che abbiamo trovato non sembra tale da aver causato la morte, infatti un uomo adulto può perdere fino…” Hartmut non riuscì a finire la frase che Bonrath, uscito anche lui dalla villetta, lo bloccò “Ma allora sei proprio scemo…” gli sibilò infuriato “Perché cosa ho detto?” chiese Hartmut veramente perplesso.
La discussione fu bloccata dall’arrivo della Kruger. Kim scese dall’auto  e si avvicinò al gruppetto. “Buongiorno. Allora novità?” chiese, ma tutti scossero la testa “Ho fatto diramare un ordine di cattura per Alberto Maione su tutto il territorio federale, vedrete che è solo questione di tempo..” Ma Semir la guardava torvo “Questione di tempo dice? E quanto tempo resta a Ben?? Se  avessimo perquisito la villetta, se avessimo bloccato Maione prima , quando l’ho chiesto io ora Ben sarebbe salvo…”  le urlò furibondo “Senta Gerkan, capisco che sia sconvolto, ma anche lei ha contribuito; cosa pensava di fare andando da solo da Maione? L’ha insospettito e lui è fuggito…” “E che dovevo fare? aspettare che l’ammazzasse?” Semir troncò la discussione alzandosi ed andando verso la propria auto. Erano al punto di partenza, non avevano nulla da cui iniziare la ricerca.


Nel portabagagli dell’auto Ben veniva sballottato di qua e di là e lui si sentiva sempre più impotente. Le costole gli provocavano dolori lancinanti ad ogni respiro, la testa gli girava e sentiva le orecchie ronzare per l’elevata perdita di sangue, anche se fortunatamente l’emorragia si era fermata grazie alla fasciatura. Aveva fame e sete, ma il succo di frutta che Luigi gli aveva dato gli aveva  almeno ridato un po’ di forze. Si chiese perché lo scagnozzo di Alberto volesse aiutarlo, ma  non trovò alcuna logica  nel comportamento dell’uomo.  Ben si  disse la situazione comunque  era veramente disperata l’unica  chance  era che Semir lo trovasse. Sempre che avesse iniziato a cercarlo. Mentre pensava, si accorse che i legacci che Luigi gli aveva messo alle mani si erano allentati. Piano piano forzando cercò di allentarli ancora di più. Le corde gli sfregavano i polsi e sentì che la pelle  si  lacerava, ma non smise sino a che non si allargarono abbastanza da liberare prima una mano e poi l’altra.  Lentamente allentò anche le corde ai piedi…. era libero. Il cuore gli batteva freneticamente. Si rannicchiò in posizione fetale, in attesa del momento giusto “Devi provare Ben, può essere la tua unica via di uscita”  si disse.

La Skoda di Luigi percorse strade e sentieri tortuosi sino alla piccola casetta sul lago. Era stata il rifugio di Don Alfonso, praticamente non la conosceva nessuno a parte quelli di famiglia, perché il Don ed i suoi figli si erano divertiti a costruirla con le loro mani. Il Don ed i figli maschi ci andavano di tanto in tanto, e Alberto ci aveva portato qualcuna delle sue fidanzate, anche perché lì potevano stare in pace, nessuno le sentiva urlare quando lui le picchiava, il che avveniva abbastanza spesso. Anche ora era il  posto ideale, il maledetto qui può urlare quanto vuole nessuno lo sentirà si disse soddisfatto Alberto

Luigi fermò l’auto nello spiazzo di fronte alla casa ed Alberto e Vincenzo scesero ad aprire. “Prendi lo sbirro e mettilo nel capanno degli attrezzi, legalo bene mi raccomando” ordinò Alberto a Luigi.

Mentre Alberto e Vincenzo entravano in casa Luigi  fece un rapido controllo del capanno degli attrezzi e poi si avvicinò al portabagagli dell’auto

Ben sentì che la macchina si era fermata. “Ora o mai più” pensò. Con il cuore in gola si preparò alla apertura del portabagagli. Sentì Alberto che parlava con gli altri e dopo poco  sentì la chiave nella serratura del vano bagagli. Appena vide uno sprazzo di luce entrare, colpì la portiera con tutta la forza che aveva nelle gambe.

Luigi non fece a tempo a rendersi conto di quello che succedeva. Vide solo la portiera posteriore sbattergli in faccia e con un lamento sordo cadde in terra.
Ben si capovolse fuori dal vano bagagli e rimessosi in piedi iniziò a correre con tutta la forza di cui era capace. Non si rendeva conto di dove stava andando iniziò a correre fra i cespugli e i rovi anche se l’aria che gli entrava nei polmoni era rovente e gli sembrava  una agonia. “Corri corri!!” si diceva freneticamente

Luigi si rialzò da terra e vide Ben che correva verso il bosco. Prese la pistola e la puntò alla schiena del poliziotto. L'aveva sotto tiro.
  
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