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Autore: Sabrinah    08/07/2013    2 recensioni
-Che fai?-
-Realizzo i miei sogni Jo, dovresti farlo anche tu!-
-El, io..-
-Jo per una volta non fare la guastafeste. Se stai per dirmi di non farlo, lascia perdere. Ricordati, mai perdere la speranza, rischia! Fallo. Vuoi realizzare i tuoi sogni? Fallo. Vuoi essere libera? Vuoi vivere una vita senza restrizioni?-
-Fallo. - Sussurrò allora la bionda.
-Esatto Jo, stai imparando. -
--
Lei era Jo, Jo e basta.
Capelli biondi, occhi grigi, e delle labbra chiuse in una smorfia da fin troppo tempo.
Un cuore, già, un cuore segnato da infinite battaglie,
ora ha 18 anni,
ora può andarsene,
ora finalmente può riprendere la sua vita,
ma da dove?
Da quell’infanzia rubata di cui non ricorda niente?
Tutto ciò che sapeva sul mondo era rinchiuso in quelle quattro mura,
tutto ciò che le era stato insegnato era obbedire.
Tutto ciò che aveva appreso? Fregarsene e continuare per la propria strada.
Non rinunciare, non cambiare, mai. Neanche se chi te lo impone è il doppio di te.
Seguire i propri sogni, continuare per la propria strada,
farlo, farlo e basta.
Fallo, Jo fallo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5/6/2013
Ore 4:21 p.m.
Carcere minorile del Massachusetts

 
-Keffler?-
Jo si alzò trascinando con sé la borsa sgualcita.
-Sono io.-
La guardia la squadrò per poi lasciarle un’ultima occhiata disgustata.
-Puoi andartene.-
Ecco,
l’aveva detto.
E ora?
Esitò qualche secondo poi mosse un primo passo verso la porta.
-Allora? Sei libera, puoi andartene.-
Guardò le sue scarpe rubate alla ragazza della 347 qualche giorno prima,
una volta andatasene avrebbe dovuto comprarne un nuovo paio.
Ma … Poteva, poteva andarsene veramente?
Prese un respiro e iniziò a correre, più forte che poteva, attraversò il cancello, quel cancello che tutti fissavano speranzosi come fosse qualcosa di irraggiungibile e che ora si rivelava essere solamente un ammasso di ferraglia.
All’improvviso si bloccò e buttò a terra la borsa.
Era, era quello il mondo?
Si guardò intorno, ma ciò che vedeva erano solamente … strade?
Insomma, non si aspettava certo i grattacieli di New York, o le foreste dell’Amazzonia, ma non riusciva ad accettare che quello era ciò che aveva desiderato per 12 anni.
Le sue gambe non cedettero più e cadde sulle ginocchia.
Scoppio a piangere, così, di punto in bianco.
Per sfogarsi? Per tristezza? Delusione?
Forse, forse era quello.
O forse era solo che non capiva perché El avesse preferito questo a lei.
 
Ultimamente aveva pensato molto alla sua amica, al perché se ne fosse andata, al perché non si fosse più fatta sentire, neanche una lettera, una chiamata niente.
E ora che era fuori da tutta quella merda avrebbe impiegato tutte le sue forze per ritrovare la sua amica, per ritrovare El. Ma da dove incominciare?
Mosse un passo verso la strada che aveva davanti e iniziò a camminare.
Non sapeva dove andare, non conosceva nessuno, e non aveva nessuno da cui andare.
Dopo qualche chilometro si buttò a terra sedendosi sulla vecchia valigia.
Era arrivata su una strada un po’ sterrata.
Avrebbe aspettato che passasse qualche macchina per chiedere un passaggio.
 
 
Ore 6:35 p.m.
Strada provinciale
 
Erano passate in tutto tre macchine, due l’avevano snobbata del tutto e una era un pulmino di liceali con gli ormoni a mille. Ed erano passate due ore.
 


Ore 7:00 p.m.
Strada provinciale

 
Stava per riprendere a piedi il suo tragitto quando vide un’utilitaria procedere verso di lei.
Si alzò e iniziò a sbracciarsi.
La macchina accostò.
-che ci fa una ragazza così giovane su queste strade?-
Jo sorrise un po’ impacciata.
-ho bisogno di un passaggio-
La donna annuì e le fece cenno di entrare.
-allora dove devi andare?-
A quella domanda Jo non sapeva che rispondere.
-dovunque ci sia un motel o un albergo-
La donna la guardò un attimo per poi tornare a fissare la strada.
-non hai dei genitori o qualche parente da cui andare?-
Jo scosse la testa.
-capito, se vuoi puoi rimanere da me per stasera, almeno finché non trovi una sistemazione-
La ragazza accettò stupita dalla gentilezza della donna.
Non si sarebbe mai aspettata un comportamento di questo genere da uno sconosciuto.
 


Ore 8:12 p.m.
Boston


Sentì toccarsi una spalla e aprì gli occhi.
-siamo arrivati!-
Vide il viso della donna sorriderle e una volta stiracchiatasi aprì la portiera seguendola lungo il viale.
Sembrava una delle case che vedeva sempre nei telefilm o nei film americani: giardino ben curato, un vialetto fatto di ciottoli e un’imponente villetta bianca a due piani.
Aprì la porta e Jo entrò dentro.
-allora questo è il salotto, a sinistra c’è la cucina e al piano di sopra le camere da letto-
Annuì muovendosi impacciata.
-ah scusa! Da a me la borsa, ora ti mostro la tua stanza-
Salirono le scale aprendo una delle quattro porte su quel corridoio.
-ecco questa è la tua stanza, quello è il bagno fa come fossi a casa tua!-
Le diede una pacca sulle spalle e uscì dalla stanza.
-ah una cosa!- disse prima di chiudere la porta –tra mezz’ora preparo la cena, sarei felice se decidessi di unirti a noi!-
Jo rimase perplessa.
-noi?-
-sì, io mio marito e mio figlio, ti aspetto!-
 


Ore 8:23 p.m.
Boston, casa Tomlinson

 
-comunque mi chiamo Annabel, piacere-
Jo le sorrise continuando a giocherellare con la forchetta.
-non ti preoccupare, tra poco dovrebbero arrivare! Sai com’è quando si tratta di calcio tutto il resto può aspettare-
Le disse Annabel finendo di apparecchiare la tavola.
-fa niente-
Sussurrò la bionda.
-guarda, ti auguro di non sposarti mai!-
Si lamentò la donna per il ritardo.
-perché?-
Chiese smettendo di osservare la posata.
-sto scherzando tesoro, l’amore è la cosa più bella che ci sia a questo mondo-
Proprio mentre finiva la frase si sentì la porta scricchiolare e i passi del marito invadere il silenzio della casa.
-amore siamo tornati!-
Una voce possente riecheggiò nella stanza.
-finalmente! Oggi abbiamo ospiti-
Jo si girò a guardare l’uomo, alto robusto e con un po’ di barbetta. Avrà avuto una quarantina di anni come minimo.
Notò un cerotto sull’avambraccio e la sua mente iniziò a viaggiare.
Per tutti gli anni trascorsi in quello squallore l’unica sua distrazione era stata la sua creatività e la sua immaginazione.
E ora quel lembo di pelle nascosto da della garza la rendeva incredibilmente felice.
-Louis?-
Chiese Annabel.
-ora arriva, però c’è un problema. ho invitato un amico di nostro figlio a restare a cena-
Mentre la sua mente vagava tra lotte sfrenate in un bar di periferia la sua attenzione fu catturata da un ragazzo entrato proprio in quell’istante nella cucina.
- mà, c’è Zayn!-
Urlò prima di entrare nella sala.
-oh Zayn! Come va?-
La donna si avvicinò al ragazzo dagli occhi castani.
Ma a Jo non importava più di tanto. Lei era rimasta colpita dall’altro.
Doveva chiamarsi Louis.
Nome francese.
“Magari Annabel e suo marito erano francesi, e si erano trasferiti in america perché immischiati in qualche caso con la mafia” pensò subito la bionda.
-e lei chi è?-
Chiese Louis fissando a sua volta la ragazza.
-giusto! Jo lui è mio figlio, Louis. E lui- disse indicando il ragazzo vicino – è Zayn. -



ehilàà. 
si sono ancora io,non è sabrinah. e devo dire solo una cosa: recensite,perché questa storia è meravigliosa. 
per quanto riguarda il prossimo capitolo dipende da quando arriverà qualche recensione lol.
vi lascio alla mia sabbrins.

Sabrinah is here!
Aaaaalluora, siccome non so cosa dire sfogherò tutta la mia tristezza nelle prossime righe. Peace and love.
MA PORCA PUZZOLA PERCHÉ IL MIO DI COMPUTER DOVEVA SCHIATTARE?! VI SEMBRA NORMALE??? E TRA L'ALTRO MAMMA SE NE ESCE CON 'dai, la settimana prossima lo facciamo riparare...' MA RIPARIAMO COSA?! HA PIÙ SPERANZE UN VECCHIO DI CENT'ANNI DI ATTRAVERSARE A NUOTO L'OCEANO PACIFICO CHE QUEL CATORCIO DI RIACCENDERSI! FOTTUTA... NONSOCHECHEFASCHIATTAREICOMPUTER! 
finito, scusatemi e al prossimo capitolo!
I looove you!



   
 
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