Una festa per Betty Lou
Qui, Quo
e Qua passarono la mattinata tranquilli, a discutere di come tirarsi fuori da
quella assurda situazione. Non erano più da soli, d’accordo, ma l’aiuto del
piccolo zio Paperino per loro era un’arma a doppio taglio, non potevano non
tenerne conto. Mentre stavano ancora discutendo, delle voci si avvicinarono
alla porta del fienile e i tre gemelli si nascosero nella paglia.
« Puff, puff… è pesante questa
porta! »
« Scusa,
Tom, non riuscivo ad aprirla da solo. »
«
D’accordo, melanzana, ma perché hai voluto che venissimo qui? »
« Volevi
un posto appartato in cui parlare, no? Più del fienile non c’è, te l’assicuro.
E la nonna starà a Paperopoli dallo Zione per tutto il giorno, quindi possiamo stare
tranquilli. »
Qui, Quo
e Qua guardarono curiosi Paperino sedersi su una balla di fieno insieme a un
altro bambino decisamente più robusto di lui, con un aria da bullo.
Probabilmente era un compagno di classe del loro piccolo zietto.
« Allora,
di cosa mi volevi parlare? »
Tom lo
guardò con aria minacciosa: « Se esce solo una parola da questo fienile te la
vedrai con me, melanzana, chiaro? »
Paperino,
per nulla impressionato, annuì e Tom iniziò a cercare di mettere insieme un
discorso di senso compiuto: « Ecco… perché… stasera… la festa… i fuochi… io… »
Qui, Quo
e Qua si guardarono perplessi, mentre Paperino aspettava paziente di cogliere
qualche parola che potesse illuminarlo.
« … buffet… Betty Lou… »
Eccola,
la parola magica! Finalmente Paperino riuscì ad intuire cosa volesse da lui
l’amico: « Hai problemi per il compleanno di Betty Lou
di stasera? »
Tom tirò
fuori dallo zaino di scuola un pacchetto: « Pensi che le potesse piacere? »
Paperino,
conoscendo bene la sua s-grammatica e
soprattutto i gusti dell’amico, si accostò al cartoccio di carta di giornale e
da pacchi con molta titubanza, soprattutto quando, nel tentativo di aprirlo, vide
dei fili appiccicosi al suo interno.
« Bleah! Ma che cos’è? »
Tom si
mostrò visibilmente offeso: « La mia storica collezione di lecca lecca non finiti… alcuni hanno
persino tre anni! »
I tre
gemelli si misero le mani sulle bocche a vicenda, un po’ per lo schifo, un po’
per non scoppiare a ridere.
Paperino
sospirò: « Capisco che tu voglia farle un regalo dal forte valore affettivo… »
Tom
scosse la testa: « No, no, i lecca lecca sono interi,
al massimo un po’ morsi, ma non li ho fatti a fette! »
« Intendevo
che tu ci tieni molto alla tua collezione, no? »
« Ovvio!
Ma voglio che capisca che tengo a lei come a loro… »
Paperino
fece una smorfia. Probabilmente Tom aveva detto la frase più dolce che potesse
partorire (e non per il riferimento ai lecca lecca), ma
dubitava che Betty Lou l’avrebbe apprezzata in tutto
il suo valore.
« Secondo
me puoi farle capire che ti piace in altri modi, magari un po’ meno schifos… ehm,
zuccherosi! »
« Uhm?
Dici davvero? E come? »
« Adesso
non so, ci dovrei pensare… »
Tom lo
guardò con aria minacciosa: « Pensaci in fretta, melanzana, perché la festa è
stasera e io non voglio fare brutte figure! Altrimenti…
»
Il
bulletto diede una spintarella a Paperino, facendolo in teoria cadere sulla
morbida paglia, ovviamente senza sapere che proprio in quella balla di fieno
erano nascosti i tre gemelli.
« Ahia! »
Tom si
voltò sorpreso: « Ehi, sei proprio una melanzana se ti fai male cadente sulla paglia! »
Paperino
si guardò intorno imbarazzato, perché non era stato lui a gridare; tuttavia Tom
non ci fece caso e se andò.
« A
stasera! »
Non
appena il bambino uscì dal fienile, Paperino tirò fuori dalla paglia i suoi
nuovi amici: « Tutto bene? »
« Sì, tranquillo… ma sbaglio o quel bambino ti ha minacciato? »
Paperino
sorrise: « Mi preoccuperò delle minacce di Tom quando azzeccherà un gerundio… e poi oggi faceva lo scontroso perché era in
imbarazzo, si vedeva! Dopotutto cerca di farsi notare da Betty Lou da quando lo conosco… »
Qua si
tolse un po’ di paglia dalle piume: « Scusa, ma perché l’hai portato qui?
Sapevi che c’eravamo noi, no? »
« Ovvio
che lo sapevo, ho fatto aprire la porta da Tom apposta per darvi il tempo di
nascondervi! Volevo che ascoltaste anche voi… così mi
potete dare una mano! »
« Noi? Ma
nemmeno sappiamo chi sia questa Betty Lou! »
Paperino
rise: « Perché, pensate davvero che io sappia come fare colpo su una ragazza?
Ma quattro teste pensano meglio di una… e qualunque
cosa sarà meglio della collezione di lecca lecca di
Tom! »
Quo fece
una smorfia: « Questo è poco ma sicuro… »
« Allora
mi aiuterete? »
Qui
sospirò: « Vedremo cosa si potrà fare… »
Dopo un
paio d’ore passate a discutere sulla situazione di Tom, Paperino guardò
l’orologio: « Dobbiamo iniziare a prepararci o non faremo in tempo! »
« Scusa, Paperino… »
« … ma
come hai intenzione… »
« … di
farci infiltrare alla festa? »
Paperino
rise. Adorava come quei tre si completassero le frasi a vicenda. Entrò in casa
e tornò con tre bluse alla marinara, identiche a quella che indossava: « Vi fate
passare per me, no? Qual è il problema? Purtroppo ho solo un cappello, ma
nessuno lo noterà! »
Qua si
grattò la testa: « Invece credo che qualcuno noterà la presenza di ben quattro Paperino… »
Qui prese
la blusa: « Io invece credo che questa ci starebbe troppo stretta, non abbiamo
esattamente la stessa taglia… »
Paperino
sospirò: « Questo è un problema… in casa ci sono solo
i vestiti miei, quelli della nonna e la tuta da lavoro del vicino che usa
quando viene ad aggiustare il trattore… »
« Il vostro
vicino è alto? »
Il
paperotto li guardò perplesso: « Sì, abbastanza, perché? »
I tre
gemelli si guardarono con aria complice: « Perché forse possiamo riciclare uno
scherzetto che facevamo un tempo a nostro
zio per salvare la situazione… »
Paperino
li guardò ammirato: « Uao! Che forza! »
Qui disse
ai fratelli: « Da quant’era che non lo facevamo? »
Qua
rispose: « Un bel po’, ma a quanto pare ci riusciamo ancora bene! »
Quo
aggiunse: « Siete sicuri che volete che io stia sopra? »
« Tu sei
quello con la parlantina più sciolta, è meglio che sia tu a parlare! »
« Va
bene, ma voi ce la fate? »
« Stai
tranquillo! »
I tre
gemelli si erano messi l’uno sull’altro, Qua in basso, Qui in mezzo e Quo in
alto, e tutti e tre si erano faticosamente infilati nella tuta del vicino.
All’apparenza sembravano solo un papero molto alto.
Paperino
li guardò ammirato ma preoccupato: « Certo che riuscite sempre a stupirmi… ma resisterete per tutto il tempo? »
«
Possiamo sempre darci il cambio… bene, andiamo? »
«
Paperino, vai prima tu da solo. se ci vedono arrivare insieme inizieranno a
farci domande, soprattutto su come e dove ci saremmo conosciuti…
e poi tu devi seguire Tom con il piano che abbiamo inventato prima, no? »
Il
paperotto annuì: « Sì, ma cercherò di non perdervi mai di vista. »
Qua rise:
« Alti come siamo, conciati così, dovrai davvero essere cieco per perderci! »
Tutti
risero e Paperino si allontanò, seguito a distanza dai tre fratellini
leggermente barcollanti.
« Ciao
nonna! »
« Ciao
Paperino! Tutto bene oggi alla fattoria senza di me? »
Paperino
esibì la sua migliore aria da angioletto innocente: « Sì, sì, sono andato a
mangiare dalla mamma di Tom, è andato tutto bene! »
La nonna
lo squadrò dall’alto al basso: « Sicuro? Quando fai così di solito mi stai
nascondendo qualcosa… »
«
Assolutamente no, nonna! »
A parte
tre paperotti gemelli e la loro strana bicicletta da corsa nel fienile,
aggiunse mentalmente.
La papera
sospirò: « Va bene, vai pure dai tuoi amici! Ma non dimenticarti di salutare lo
Zio Paperone, che è qua in giro! »
« Va bene
nonna, a dopo! »
In quel
momento arrivarono i tre gemelli, attirando l’attenzione di gran parte degli
abitanti di Quack Town. Lo sceriffo li squadrò un po’
dubbioso, il vicino di Nonna Papera commentò alla moglie che la tuta che
indossava, oltre ad essere poco adatta all’occasione, somigliava tremendamente
a quella che aveva lasciato da Elvira Coot, il
sindaco si premurò di dargli il benvenuto. Gli unici che lo ignorarono furono Paperon de Paperoni, troppo
impegnato a servirsi al gratuito buffet, e i bambini, che stavano facendo gli
auguri a Betty Lou.
Paperino
e Louis le porsero il loro regalo: « Buon compleanno! »
La paperotta dai capelli biondi fece un piccolo inchino: «
Grazie! Sono contenta che siate venuti alla grande festa che ogni anno
organizzano in mio onore! »
Louis
alzò gli occhi al cielo. La piccola Betty Lou era
così felice dell’evento che nessuno aveva mai trovato il coraggio di dirle che
l’annuale festa in pompa magna con tanto di fuochi artificiali non era per lei,
ma per l’anniversario della fondazione di Quack Town,
e che solo per puro caso le due date coincidevano. Ma dopotutto lei era felice
così, e quello era l’importante.
Louis si
guardò intorno: « Dov’è Millicent? »
Betty Lou alzò le spalle: « È sparita appena ha visto lo zio di Paperino… »
L’ultimo
nominato aggiunse: « E dov’è Tom? »
La
bambina scosse la testa: « Non l’ho visto… »
Mentre la
paperotta scartava il regalo, Paperino si guardò
intorno. Dov’era finito Tom? Come poteva mettere in pratica il piano studiato
per l’intero pomeriggio se lui non c’era?
«
Benvenuto a Quack Town, forestiero! »
Quo
improvvisò: « Buonasera. Ho visto le luci e sentito la musica mentre passavo
sulla statale e sono venuto a vedere cosa c’era… »
Il
sindaco sorrise: « È la festa per la fondazione del paese, rimanete pure quanto
volete! A proposito, potrei sapere il vostro nome? »
«
Archimede Bogarto. »
Qua
dovette quasi strozzarsi per non ridere al mix di nomi fatto dal fratello.
« Allora
benvenuto, signor Bogarto! Lasciate che vi presenti
qualche nostro concittadino: lui è lo sceriffo… »
Un uomo
con un grosso cappello da cow boy lo salutò sospettoso con un cenno, al quale
Qui rispose.
« … lei è
la maestra della scuola elementare, la signorina Witchcraft…
»
Una
papera dall’aria molto dolce gli porse la mano: « Piacere di conoscervi, signor
Bogarto! »
Quo la
guardò sorpreso. Così lei era la maestra di Zio Paperino…
per fortuna Qui fu più pronto di riflessi nel tirare un pugnetto
al fratello al piano di sopra per fargli stringere la mano che gli veniva porta.
« … e lei
è una delle nostre concittadine più collaborative per questi eventi, Elvira Coot. Il buffet è per gran parte opera sua. »
Quo
dovette far ricorso a tutto il suo autocontrollo per non mostrare particolari
emozioni davanti alla nonna, che gli chiese cortesemente: « Da dove venite,
signor Bogarto? »
« Da Paperopoli. »
La papera
sorrise: « Oh, allora dev’essere la giornata, sono
riuscita a convincere un vostro concittadino piuttosto famoso a unirsi a noi… »
Dietro alla
nonna, infatti, c’era una figura di spalle con cilindro e palandrana che i tre
paperotti conoscevano fin troppo bene.
Qua
sussurrò: « Zio Paperone? Cosa ci fa qui? »
Qui gli
rispose: « Non manca mai quando c’è del cibo del gratis, per di più cucinato
dalla Nonna, dovresti saperlo! »
« Giusto!
»
E dopo
aver salutato tutti i presenti, i tre fratelli iniziarono a farsi un giro
cercando di tenersi il più lontano possibile dal parentado.
«
Finalmente ti ho trovato, Tom! Perché ti sei nascosto qua dietro? »
« Perché
non sapevo cosa fare con Betty Lou, testa di
melanzana! Spero per te che hai qualche idea! »
Paperino
sospirò, cercando di trascinarlo da dietro il tavolo imbandito: « Sì, ho un
piano, fidati di me! »
« Lo
spero, melanzana! »
Paperino
iniziò a bisbigliargli in un orecchio: « Basterà aspettare l’inizio dei fuochi,
poi… pss, pss, pss… hai capito? »
Dopo aver
ascoltato tutto, Tom annuì: « Sì… sembra quasi perfetto… »
« Lo è! »
« E dov’è
la mia collezione di lecca lecca in questo piano? »
Paperino
sbuffò e lo spinse verso la paperotta: « Lascia
perdere i lecca lecca e andiamo! »
I tre
gemelli si stavano più o meno godendo la festicciola, quando un papero si
avvicinò a loro: « Scusa, forestiero, non è che sai suonare? »
« Perché?
»
« Perché
il nostro trombettista sta avendo un imprevisto… ehm… originale, ecco… »
In quel
momento un altro papero con una tromba in mano attraversò la folla inseguito
dalla piccola Billy: « Buona, bella, buona, la sveglia mi serve per ricordarmi
le medicine… NON MI
INCORNARE, NON MI INCORNARE, PER FAVORE!!! »
Il primo
papero lo osservò finché non sparì alla vista: « Appunto…
siamo rimasti solo in due e stiamo cercando un musicista per sostituirlo. »
Quo ci
pensò un po’ su: « Io però non so suonare la tromba…
non ci sarebbe una batteria? »
Il papero
ci pensò un po’ su: « Forse possiamo arrangiarla in qualche modo…
torno subito! »
I tre
gemelli si spostarono in una zona
appartata e, dopo essere scesi, Qui e Qua iniziarono a protestare col
fratello: « Che hai fatto? Non avevamo detto di non farci notare? »
Quo
rispose: « Ci avevano già notato a sufficienza, così almeno mentre suoneremo
non potranno chiederci altro! »
Qui non
sembrava molto convinto: « E poi tu non sai suonare la batteria! »
Quo esibì
un sorrisone: « Io no, ma Qua sì! Basta scambiarci! »
« Io? Ma
no, io no, non ho mai suonato in pubblico… non ho la
tua faccia tosta! »
Un uomo
bussò alla porta: « Ehi, ne hai ancora per molto? Il bagno serve anche a me! »
Quo e Qui
guardarono il fratello con occhi da cerbiatto abbandonato. Qua sospirò.
« E va
bene. Ma questa prima o poi me la paghi, Quo! »
Tom,
imbarazzatissimo, s’avvicinò a Betty Lou: « Ehm… ciao. »
La
paperotto lo guardò con aria severa: « Che fine avevi fatto? Paperino ti stava cercando… »
« Sì, la
melanzana poi mi ha trovato… »
Louis
vide i due e cercò di avvicinarsi, ma venne prontamente placcato da Paperino: «
Fermo! Se lo interrompi ora non riuscirà a dire più niente! »
« Perché,
che sta facendo? »
Paperino
lo guardò entusiasta: « Sta cercando di dichiararsi a Betty Lou!
»
Louis lo
guardò con la stessa aria perplessa e terrorizzata che avrebbe avuto se gli
avesse detto che stavano atterrando gli ufo a Quack
Town: « Oh, mamma… sei sicuro che ce la possa fare? »
Paperino
continuava a spiare la coppietta come una spia provetta: « Gli ho preparato un
piano perfetto, se sbaglia è uno stupido e non posso fare niente per la sua stupidità.
»
Louis
alzò gli occhi al cielo: « A posto, allora… hai
avvertito Millicent? »
« È
troppo impegnata con lo Zione, non se ne accorgerà
nemmeno! »
Paperino
incrociò le dita, sinceramente preoccupato per l’amico: « Coraggio, Tom… »
Il
musicista accompagnò i gemelli nel posto riservato al gruppo musicale: « Non
sarà una batteria canonica, ma è quello che siamo riusciti ad arrangiare! »
Qua
sorrise alla visione di quel groviglio di padelle, coperchi, oggetti metallici
e di varia natura che aveva davanti: « È perfetta. »
« Sicuro?
È un po’ vergognosa, lo so, ma questo è un villaggio di contadini, non di musicisti… »
Qua
rassicurò il papero: « Andrà bene. Voi suonate che io vi vado dietro come
riesco. Non sono un professionista ma farò del mio meglio. »
Il
musicista lo guardò perplesso: « Scusa… ma sbaglio o
hai la voce leggermente diversa da prima? »
Qua
arrossì all’improvviso e finse un accesso di tosse: « Ho un po’ di mal di gola,
sai… »
Il papero
si allontanò per accordarsi con il collega e Qui sussurrò al fratello in cima:
« Sei stato grande! »
Qua
respirò profondamente: « Come ho detto, Quo, questa me la paghi…
e salata, anche! »
Qui
ridacchiò, Quo si limitò a sbuffare; dopodiché i tre cercarono di accomodarsi
in modo da dare meno nell’occhio possibile: Qui, in basso, stava in piedi, o
per meglio dire, accovacciato, Quo si sedette sullo sgabello che gli avevano
fornito e Qua si manteneva in equilibrio sulle spalle del fratello.
Il
musicista che li aveva assoldati, con una chitarra, si avvicinò al megafono che
fungeva da microfono: « Buonasera a tutti! Scusate il ritardo, abbiamo avuto
qualche problema tecnico… ma ora è tutto a posto,
possiamo cominciare! And one, two,
three… »
L’altro
papero con la pianola iniziò a suonare e Qua cercò di dare il ritmo giusto al
tutto.
« Ehm… »
Betty Lou lo guardò perplessa, forse un filo arrabbiata: « Allora
Tom? Si può sapere perché mi hai portato qua, lontano da tutti? »
Paperino,
da lontano, incrociò nuovamente le dita.
« Perché… perché qua si vedono meglio le stelle. »
Tom non
poteva credere di averlo appena detto. La paperotta
alzò lo sguardo al cielo.
« Hai
ragione, sono molto belle. Dicono che in città ci sia così tanta luce che non
si vedono, è un peccato… come fanno a rinunciare a un
tale spettacolo? »
« Ehm… già… »
La
battuta inaspettata di Betty Lou spiazzò Tom, che si
dimenticò cosa doveva dire. Paperino cercò di fargli segni senza farsi vedere
da Betty Lou, ma il paperotto era talmente agitato
che non lo notò nemmeno.
« B-buon compleanno
Betty Lou. Questo è il mio regalo per te. »
Fu un
sussurro, così lieve che Paperino non lo senti e la bambina stessa pensò per un
attimo di esserselo immaginato. Ma il volto di Tom era così rosso che ebbe
quasi la conferma di ciò che aveva appena sentito.
« Tom… io… »
« Betty Lou!!! »
Un’altra paperotta dai capelli neri e il cerchietto rosso si
avvicinò alla bambina e la prese per il polso trascinandola con sé.
« Millicent! »
«
Muoviti, c’è una band fantastica in piazza! »
Betty Lou si voltò verso il paperotto tarchiato: « Ma… Tom… »
« Ci
raggiungerà, non preoccuparti! »
Tom
rimase di sasso a guardare la sua amata Betty Lou
trascinata via da Millicent, senza capire se la paperotta dai biondi boccoli avesse compreso o no la sua
frase biascicata. Ma un sorriso, un timido sorriso della papera che gli rivolse
di sfuggita, fu più significativo di tante parole.
Rimase
lì, immobile, a guardare il vuoto, chiedendosi cosa sarebbe potuto succedere da
quel momento in poi, fino a quando una voce non lo risvegliò dai suoi mille
pensieri.
« Ma io
la strozzo! Millecent non può rovinare sempre tutto!
»
Louis
tratteneva Paperino a fatica. Tom gli avvicinò e gli mise una mano sulla
spalla.
« È
andata bene così. Grazie di tutto. »
E mentre
Tom si allontanava, Paperino e Louis rimasero a guardarsi sconvolti per
parecchi minuti. Cosa diavolo si erano persi di così straordinario da
costringere Tom a ringraziarli e non a picchiarli per non essere riuscito nella
sua dichiarazione?
Tom
sorrise, immaginando i loro discorsi. Per sua fortuna, non l’avrebbero capito
mai.
Qua si
stava scatenando alla batteria, così tanto che Quo temette più di una volta che
il fratello potesse perdere l’equilibrio. A un certo punto improvvisò un assolo
di batteria così scatenato ed esagerato che tutti, compresi i musicisti, si
fermarono a guardarlo sconvolti. Qua non si accorse di nulla e dovette
intervenire Quo tirandogli un pugno sul ginocchio.
« Ahi! »
Qua alzò
lo sguardo notando le facce attonite di tutti, compresi Nonna Papera, Zio
Paperone e il piccolo Zio Paperino. Si sentì il volto avvampare.
Il
paperotto prese il megafono dal chitarrista: « Penso che ancora non siete
pronti per questa musica, ma ai vostri figli piacerà…
grazie a tutti per la bella serata, ora forse è meglio che vada…
»
Poi
sussurrò ai fratelli di sotto: « Via, via, via! »
E lo
straniero, venuto a Quack Town da chissà dove e per
chissà quale motivo, se la squagliò dal palco barcollando pericolosamente.
Appena
fuori dalla vista di tutti, i tre paperotti scesero l’uno dalle spalle
dell’altro e corsero via trafelati verso il fienile di Nonna Papera con lo stesso
stile dei Bassotti inseguiti da Paperone con lo spingardino
al sale grosso dopo un assalto al deposito.
Qui si
appoggiò alla porta del fienile con il fiatone: « Anf, anf… non ci hanno… anf… seguiti, vero? »
Qua gli
rispose affannato: « Non credo, anf…
e tu cosa… anf…
ne pensi, Quo? »
I due
gemelli si guardarono intorno terrorizzati: « Oh, cavolo…
»
E
uscirono dal fienile con il cuore che batteva loro forte, in preda a un
spaventoso senso di vuoto, chiamando il fratello mancante. Così li trovò
Paperino di ritorno dalla festa.
« Cosa
succede? »
Qua
rispose agitato: « Non troviamo Quo! »
Qui si sbatté
una mano sulla fronte: « Stasera non ne fai una giusta, Qua…
»
Paperino
lo guardò perplesso: « Quo? E chi sarebbe? E dov’è Edi? »
Qua mandò
all’aria ogni prudenza, troppo preoccupato per il fratello: « Edi è Quo! »
Paperino
non ebbe il tempo di chiedere altre spiegazioni che una voce alle loro spalle
li fece trasalire: « Tranquilli, Qui, Qua, Paperino…
ci sono! »
I due
fratelli abbracciarono il gemello: « Cosa ti è successo? Temevamo ti avessero
preso o chissà cosa… »
Quo
sorrise: « No, solo che era buio e nella foga della corsa non ho visto il
fossato e ci sono caduto dentro come uno stupido… ci
ho messo un po’ ad uscirne! »
Paperino
li guardò con le braccia incrociate e l’aria seria: « Devo dunque dedurre che i
vostri nomi non sono Archimede, Ciccio e Edi… »
I tre
gemelli si guardarono imbarazzati temendo, oltre che di aver causato chissà
quale paradosso temporale, una reazione collerica di cui il loro zietto sarebbe stato tanto capace. Per una bravata del
genere, nel loro tempo, li avrebbe già rincorsi con un battipanni.
« In
effetti no, perdonaci, Paperino. Quando ci hai chiesto i nostri nomi non
sapevamo ancora se potevamo fidarci di te… e poi dopo
non abbiamo trovato il coraggio di dirti la verità. »
Paperino
sospirò, poi allungò la mano: « Ok, rifacciamo da zero, questa volta però in
bella. Io sono Paperino. »
« Qui. »
« Quo. »
« Qua. »
Paperino,
inaspettatamente, sorrise: « Decisamente più simpatici e facili da ricordare! »
I
nipotini lo guardarono sorpresi.
« Non sei… »
« … arrabbiato… »
« … con
noi? »
Paperino
li guardò sorridendo: « No, perché dovrei? Eravate spaventati, è normale che
abbiate un po’ ecceduto con al prudenza! Certo, non mi fa piacere che mi
abbiate mentito, ma ora che mi avete detto la verità è tutto a posto. »
Qua si
fece coraggio: « Pensavamo che ci avresti urlato dietro…
»
Paperino
ci pensò un po’ su: « Probabilmente se fossi un adulto lo farei, per mantenere
l’ autorità sui bambini… ma sono un bambino anch’io,
dov’è il problema? »
Un’auto
parcheggiò davanti alla casa e Paperino sussultò: « Devo rientrare subito! A
domani, ragazzi! »
Dalla
portiera scese una papera di mezza età: « Grazie per essere venuto e del
passaggio a casa, Paperone. »
« Sgrunt! Non prenderci l’abitudine, la benzina costa! »
« Lo so.
Ma volevo controllare che Paperino mi avesse davvero preceduto a casa e che non
fosse in giro chissà dove… »
Paperone
spense l’auto: « Controlla, allora, che se non c’è in auto faremo prima a
trovarlo. »
Nonna
Papera sorrise: « Quando vuoi hai un cuore d’oro. »
Il papero
fece volutamente lo scorbutico: « Basta che non lo dici in giro. Ho una
reputazione da difendere, io. »
La papera
entrò in casa: « Paperino!!! »
Il
paperotto la raggiunse, un po’ trafelato: « Sì, nonna? »
La papera
annuì e si voltò verso il cortile: « Tutto a posto, c’è! Saluta lo Zio
Paperone, che ora deve tornare a casa! »
« Ciao, Zione! »
Paperone
borbottò un saluto e si rimise al volante, diretto nuovamente a Paperopoli. La nonna chiuse la porta e i tre gemelli
rimasero fuori con i loro pensieri.
«
Fratelli, non avete l’impressione di aver imparato di più stasera sullo Zio
Paperino che in tanti anni di convivenza? »
Gli altri
due gemelli annuirono.
«
Assurdo, ma vero… »
Ciao a tutti! Cavoli, sembra proprio che questa storia stia
piacendo parecchio… non posso che esserne felice! Spero
che vi piaccia come ho riadattato l’idea della festa…
il compleanno di Betty Lou coincidente con la festa
del paese viene da una mia amica, che mi ha confessato che da piccola pensava
la stessa cosa. Chi ha visto il film originale potrà riconoscere almeno un
cameo preso pari pari… XD
Prima di tutto, i ringraziamenti per chi mi ha messo un
commento: bulmasanzo (che ha iniziato a leggersi
molte delle mie storie, che coraggio!), Spheater, virginbell (per voi, due, vi ho voluto fare contente e ho
messo una comparsata non prevista di Paperone…), Jan Itor 19, darkroxas 92 (i fedelissimi…) e JenJayJak,
ultimissima arrivata poche ore prima dell’aggiornamento.
Il prossimo sarà l’ultimo capitolo: in una notte buia e
tempestosa, con tanto di fulmini (ovviamente!), Qui Quo e Qua cercheranno un
modo per tornare a casa… come? Con una grande
sorpresa che spero vi stupirà! Vi aspetto tutti al gran finale!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92