Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    10/07/2013    1 recensioni
Ben e Semir hanno ripreso, dopo i fatti drammatici dei mesi passati, la loro vita normale. Le loro esistenze sembrano avviate verso una serena e gioiosa quotidianità, fatta di progetti e preparativi per il giorno più bello di Ben ed Anna. Ma nuovi eventi ed un vecchio nemico porteranno Ben al limite della propria disperazione personale e Semir a superare, forse, il limite della propria coscienza morale pur di salvare l’amico
Questa è la seconda parte della FF La paura e la fiducia. E' consigliabile aver letto la prima storia ma non strettamente indispensabile
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Minuti contati

Hans stava facendo colazione con i genitori. Quella mattina c’erano le uova con la pancetta, la colazione preferita da Hans. La tv accesa rimandava i soliti chiacchiericci del telegiornale “Ed ora trasmettiamo un avviso della Polizia Autostradale di Colonia. Chiunque abbia notizia abbia visto una Skoda nera tg ++++ è pregato di darne immediata notizia a questo numero di telefono +++++. L’autovettura  è collegata al rapimento dell’ispettore capo della Polizia Autostradale Ben Jager avvenuto  sei giorni fa ad Henneberg. Chiunque abbia visto l’ispettore, che vi mostriamo in foto, è pregato di darne immediato avviso al numero di telefono che vi abbiamo fornito e che vi ripetiamo….”   

“E’ ora della mia soap opera” disse la madre di   Hans prendendo il telecomando, ma il bambino si ribellò “No mamma fammi vedere”  le chiese eccitato. Era proprio lui, il tizio mezzo morto nel capanno sul lago. “Da  quando ti interessi  al telegiornale?” gli fece incuriosito il padre. “Papà devo dirti una cosa…” rispose il bambino


“Quante volte devo ripeterti che non  si dicono le bugie??”  il padre di Hans pensò che quel suo figlio aveva davvero una immaginazione fervida. “Ma papà non è una bugia… l’ho visto davvero” fece il piccolo imbronciato “Già, come la settimana scorsa che avevi visto gli alieni nel bosco o il mese scorso quando nel garage c’era una tarantola gigante…” “Ma papà è vero te lo assicuro, ho visto quell’uomo, sta male forse è morto” protestò il bambino “Hans basta!! smettila o ti metto in punizione per un mese” gli disse il padre chiudendo il discorso. 


Undici e  quarantacinque. Ormai erano  le undici e quarantacinque. Semir continuava a guardare l’orologio nella assurda speranza che tornasse indietro. “Che faccio… che devo fare” si chiedeva come un mantra.

Susanne lo guardava dalla vetrata dell’ufficio. Semir si comportava in modo strano, era entrato e non aveva salutato nessuno. Sembrava quasi come se stesse per scoppiare in lacrime. “Deve essere pazzo di preoccupazione” pensò la segretaria, ben conoscendo la simbiosi in cui vivevano Ben e Semir
Da quando avevano fatto diramare l’appello Susanne aveva risposto ad ameno cento telefonate,  quasi tutte di mitomani. C’era stata la signora che aveva detto che Ben era suo figlio rapito dagli alieni; poi due o  tre ragazzine che volevano il numero di telefono perché si erano follemente innamorate; la veggente che aveva visto in sogno Ben  in Tibet in un monastero di monaci e così via. Così non si meravigliò quando rispondendo alla ennesima telefonata sentì  una voce infantile
“Pronto… polizia autostradale…. Io sono Hans…” disse la vocina bisbigliando “ Sì piccolo dimmi” rispose paziente Susanne “Ho visto il vostro agente, quello della televisione” continuò il bambino con voce  ancora più bassa  “Sì, ma perché parli così a bassa voce?” chiese incuriosita la segretaria “Perché sto  telefonando dal bagno di casa mia per non farmi sentire. Papà non voleva che vi chiamassi dice che io racconto sempre bugie” rispose sinceramente la vocina. Ecco magnifico -pensò Susanne- un’altra perdita di tempo D’istinto però continuò ad porre domande “E dove l’hai visto piccino?” “In un capanno per gli attrezzi vicino alla  casetta sul lago  Tegeler. E’ legato e sta male, ha tutto il maglione sporco di sangue…”   A Susanne si accese una luce. Il lago Tegeler non era molto distante da Berlino. “Senti piccolo, ma sei sicuro, non mi stai dicendo una bugia? Lo sai che è importante?” “Sì che sono sicuro, c’erano anche  tre uomini ed uno sembrava molto ricco, era alto e vestito bene. Poi due sono andati via ed è rimasto solo uno,  biondo, allora sono entrato perché volevo prendere la canna da pesca…” il bambino parlava concitato ed in fretta, ma Susanne aveva colto alcun punti fondamentali: le descrizioni degli uomini corrispondevano a Maione e ai suoi due scagnozzi. Forse ci siamo pensò “Hans spiegami tutto con calma”


Luigi aveva chiamato Chillemi. “Don Chillemi non so proprio come fare, lo sbirro sta malissimo, secondo me tira le cuoia in giornata”  lo informò  preoccupato “Questo non deve succedere. Cerca di tenerlo vivo, sto mandando qualcuno a prenderlo, è ora che Alberto esca da questa storia. Dove siete?” Luigi fornì al Don precise indicazioni sul luogo. Parlava voltando le spalle alla strada e non si avvide di Alberto che, silenzioso, gli arrivava alle spalle.
 “Maledetto con chi stai parlando??” urlò Alberto impugnando la pistola e puntandola contro Luigi.
Lugi lo guardò a bocca aperta e chiuse immediatamente la chiamata “Dammi il telefono” gli intimò Alberto puntandogli la pistola in faccia. Luigi obbedì terrorizzato ed Alberto spinse il tasto per visualizzare il numero dell’ultima chiamata. “Hai chiamato Chillemi… gli hai detto dove siamo… maledetto bastardo…”
Alberto non diede a Luigi neppure il tempo di profferire parola. Gli sparò in mezzo agli occhi.
Vincenzo sentì lo sparo e si precipitò fuori dalla casetta, appena in tempo per vedere Alberto sparare a Luigi. Non ci pensò su due volte e scappò nella foresta correndo più veloce che poteva.
 

Semir prese con mano tremante il telefono. Non c’era più tempo. Negli ultimi minuti aveva pensato a cosa era veramente importante per lui e si era detto che poteva affrontare tutto, anche la prigione per aver rilevato a Chillemi il percorso del convoglio, anche il doversi dimettere dalla polizia per questo, ma non poteva affrontare la perdita di Ben. Avrebbe fatto quel che doveva e poi ne avrebbe sopportato le conseguenze.
“Semir ascolta… ho appena ricevuto la telefonata di un  bambino che dice di aver visto Ben in un capanno sul lago Tegeler” gli disse Susanne entrando nell’ufficio senza nemmeno bussare “Un bambino?  Ci fidiamo di un bambino ora?” chiese Semir irritato per essere stato interrotto. “Sì ma la descrizione che fa dei tre uomini che ha visto corrisponde a quella di Maione e dei suoi scagnozzi. E … non so perché, ma secondo me diceva la verità”  disse Susanne raccontandogli i dettagli.  Semir guardò la bionda segretaria… doveva fidarsi di un bambino e mettere  la possibilità di salvare Ben nelle sue mani?
 Pensò alcuni secondi e poi il suo istinto prevalse “Chiama l’elicottero Susanne” 

Alberto era completamente fuori di sé “Maledetti, maledetti, vogliono togliermi la mia vendetta, ma non ci riusciranno” diceva a se stesso ormai in preda alla follia assoluta.
Andò sul retro della casa e prese due lattine di benzina dal deposito per il generatore. Entrò nel capanno degli attrezzi ed iniziò a versare la benzina un po’ dappertutto.

“Ti vedrò bruciare sbirro” urlò mentre buttava un cerino su un mucchio di stracci imbevuto di benzina
  
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