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Autore: Yavanna92    22/01/2008    8 recensioni
Wirda, destino, una ragazza in lotta contro un re ingiusto, alle prese con la Vita! molti incontri molte persone che accompagneranno il suo viaggio, complicandolo il grande casino che è la vita!spero che vi piaccia è la mia prima fanfiction ma ci tengo moltissimo. inizia poco prima della battaglia delle pianure ardenti, per poi continuare con il libro inedito, nella mia personalissima versione!! Con nuovi personaggi ma anche tanti già esistenti.... ditemi cosa ne pensate!!!
Genere: Generale, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Angela, Eragon, Murtagh, Solembum
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo12la foresta degli elfi

LA FORESTA DEGLI ELFI

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Dal suo primo volo con Aster il viaggio si rivelò piuttosto piacevole, ma quando , avendo passato le propaggini del deserto di Hadarac arrivarono al margine della Du WerdeVarden, Wyrda divenne talmente nervosa che,prima ancora di addentrarsi nel bosco si era rosicchiata le unghie fino alla radice.

Tutto il nervosismo era però scomparso quando era infine entrata nella magica penombra del bosco elfico.

Era diverso da qualunque altra foresta avesse visto: gli alberi, che da tempo sapeva esseri sebbene vivi, solo vagamente senzienti, in quel luogo erano quasi svegli; sentiva che essi avvertivano la sua presenza, ma non le davano un senso di ostilità, era come se per quegli esseri, in vita da molto tempo prima che finisse l’era dei primi cavalieri, il loro passaggio fosse del tutto indifferente, una piccola goccia nell’oceano che era il tempo dato loro da vivere.

Si sentiva in sintonia in quell’ambiente pieno di morbidi fruscii delle fronde, e nella notte che passarono in quel luogo non dormì, ma stette ad ascoltare i piccoli rumori intorno a lei, ed a osservare le stelle che a sprazzi si scorgevano tra i rami, stupendosi della quasi indifferenza mostrata da Eragon.

Finalmente arrivarono ad Ellesmera, in tarda mattinata; avevano passato il custode eterno, mostrando i gewedey Ignasia, per poi atterrare davanti al palazzo della regina degli elfi. Rimase estasia dal perfetto equilibrio armonico tra gli elfi e la natura, che si fondevano in simbiosi perfetta, in un’armonia di forme e colori che non pareva nemmeno artificiale.

Questo era davvero il popolo leggiadro, si rese conto che si sentiva bene, in quell’ambiente, forse per la prima volta non estranea.

La regina degli elfi poi era uno spettacolo a se stante: altera, e soprattutto eterea, se possibile ancor più delle altre elfe. Era vestita d’azzurro turchese, come il cielo che si intravedeva tra le fronde degli alberi, con ricami di foglie in oro sugli orli, che rilucevano nel sole primaverile, rendendo, se possibile, la regina ancora più splendida.

Per la prima volta Wyrda ebbe il contatti più ravvicinati con gli elfi maschi, le truppe elfiche erano infatti arrivate dopo la sua partenza per la capitale, e quando era tornata era rimasta praticamente tutto il tempo confinata nella sua tenda, e l’unica rappresentante della stirpe elfica presente alle riunioni ufficiali a cui aveva preso parte era Arya.

Come le “donne” essi erano eterei, dallo sguardo profondo, nel complesso erano un’immagine di perfezione, con i loro zigomi pronunciati, il viso altero e fine, ma non avevano una gran virilità, pur essendo gli uomini più belli che avesse mai visto.

I capelli degli elfi avevano fondamentalmente due colori: alcuni avevano la lucentezza e la consistenza dell’argento liquido, gli altri erano neri come la notte più impenetrabile. Le donne li tenevano sciolti, a volte intrecciati con fiori freschi.

Tutto le sembrò irreale, mentre venivano condotti -draghi al seguito- attraverso un enorme corridoio di rami intrecciati, verso una gigantesca sala col soffitto a cupola, sempre  di rami fittamente intrecciati, inframmezzati da germogli, che sembravano gemme incastonate e splendenti come stelle, mentre era invece la luce del sole che filtrava tra le fessure dei rami, rendendo l’aria quasi solida di luce.

Appena la regina si sedette, sul suo scranno di legno, che pareva sorgere dalla terra stessa, subito imitata dai cortigiani, un corvo bianco s’involò dal trespolo posto alla destra della regina, fino a frullare le ali a pochi centimetri da Wyrda. Strillò:

-Wyrda!-

il suo nome, la sua vita. La ragazza si chiese che cosa significasse, la sua vita, perché proprio a lei il compito di esser cavaliere, di votare la sua vita alla giustizia, c’erano tante persone che l’avrebbero meritato più di lei; persone più forti, più sagge…più adatte a fare gli eroi… distanti dalla sua vita…

d’altronde aveva sempre pensato che le cose fantasmagoriche come essere il terzo membro della rinascita dei cavalieri capitassero solamente a… qualcun altro…

I pensieri della complessata ragazza vennero quindi interrotti dalla regina, che la interrogò a lungo sulla sua vita.

La ragazza, vincolata dall’antica lingua, non mentì, ma omesse parecchi aspetti della sua esistenza, come il maestro, perché sebbene la sovrana e i cortigiani avessero il diritto di conoscere almeno in parte il passato della ragazza che avevano il compito di istruire, alcuni ricordi erano troppo forti, e le ferite della sua anima sul suo passato non si erano rimarginate.

la dimora che fu affidata alla ragazza, che venne scortata personalmente dalla regina, era assolutamente in stile con gli elfi: un tutt’uno  con l’albero a cui era appesa, collegata con una lunghissima passerella all’albero dove aveva visto salire Eragon pochi istanti prima. La regina le disse che le avrebbero portato il pranzo nella sua dimora, che la sera avrebbero organizzato un banchetto in suo onore, mentre nel pomeriggio, se lo desiderava, avrebbe potuto visitare Ellesmera sotto la guida di Arya.

Salì le scale a tortiglione, mentre Aster volava fino all’apertura sul lato della struttura, e in pochi minuti entrò.

L’ambiente le piacque moltissimo, anche se lo trovava fin troppo lussuoso rispetto alle sue abitudini assai semplici.

Lo esplorò con Aster, e apprezzò molto lo studiolo al piano superiore. L’esplorazione le fece venire in menta che magari gli elfi avevano persino una biblioteca contenente gli originali degli scritti che gli aveva fatto leggere il maestro tempo prima, e magari altri ancora.

Entrata nella stanza da bagno stette qualche minuto a trafficare intorno alla conca in mezzo al pavimento, prima di scoprire il suo uso effettivo: era una vasca da bagno!

Ridendo di se stessa insieme ad Aster si distese per qualche istante sul letto, fin quando non sentì con la coscienza un elfo in avvicinamento sulle scale a tortiglione.

In effetti l’incontro con gli elfi era stato molto diverso, per quel che riguardava la percezione che aveva con i sensi mentali: le coscienze degli elfi infatti erano entità molto più grandi e complesse di quelle di tutti gli umani con cui aveva avuto a che fare fino ad allora, e ci aveva messo parecchi minuti ad abituarsi.

L’elfo che stava salendo si  presentò come Vlaer, e le disse, consegnandole un vassoio colmo di frutta e verdura di vario genere, che da lì a un’ora circa sarebbe venuta Arya  per accompagnarla nella visita alla città.

Wyrda condivise con Aster il cibo, mangiando sul bordo dell’ampio davanzale dell’apertura accanto al letto, conversando con Aster, entusiasta come leidi tutto ciò che avevano visto nella giornata.

Finalmente arrivò il momento della visita della città, e Wyrda rimase letteralmente estasiata  da tutto ciò che vedeva, fin quando arrivarono alla biblioteca, il culmine della meraviglia non aveva pensato che potesse esistere un luogo contenente tutte quelle migliaia di rotoli di sapere, e il desiderio di buttarvisi sopra era forte, ma si trattenne, anche per non far brutta impressione sull’elfa ed Eragon, che era venuto ad accompagnarli.

Le furono donati degli abiti nuovi, da uomo, che la ragazza indossò prima del banchetto, che si tenne appunto la sera.

Sebbene il cibo che le fu servito non mangiò quasi nulla, al contrario di Eragon, che come al solito si ingozzava, così come i draghi.

Lei era troppo estasiata dalla cristallina musica suonata dolcemente dagli elfi, accompagnata dalle loro voci che parevano ultraterrene, per accorgersi della presenza del resto del mondo.

Assaggiò il flevnir…un forte liquore elfica, che rese l’atmosfera ancora più surreale.

Quando andò, volando con Saphira affiancata, alla sua abitazione sull’enorme albero tutto le sembrava distante, etereo, e lei era davvero felice, perché finalmente si sentiva al posto giusto, anche se era assurdo, trovandosi a migliaia di miglia da dalla sua terra, circondata da elfi, sospesa su un albero a cento iarde del suolo…

scusate i mancati ringraziamenti individuali...ma ho fatto fatica anche a riuscire a scrivere il capitolo...comunque grazie a tutti!!!

come forse avrete notato è un po' diverso dal mio solito modo di scrivere...per questo motivo ci terrei ad avere un vostro sincero e obiettivo commento! grazie 100000000

Atra Esternì ono thelduin!!


CIIIIIIIAAAAAAAAAAAAOOOOOOOOOOO
TORNERò PRESTO A TORMENTARVI!!!!!!!!!!!!!!!!
VOSTRA

YAVANNA

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