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Autore: itsteddysheeran    10/07/2013    2 recensioni
“Perché vuoi litigare con me?”
“Dean, conto qualcosa? Sul serio, voglio dire. A me non sembra.” Castiel aveva il viso stravolto dalle lacrime e Dean lo guardava accigliato, con il labbro inferiore tremolante.
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Dean è un pittore, Castiel è un cameriere.
E gli occhi del cameriere colpiranno subito il pittore. Talmente che, in poco tempo, si renderà conto di tenere a Castiel più di quanto dovrebbe.
Una relazione che sarà ostacolata non solo dai giudizi di Sam ma anche dal sogno più grande di Dean.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Il primo mese di lavoro era stato faticoso ma aveva dato gran risultati: Dean aveva venduto parecchi quadri e aveva guadagnato in un giorno l’intera somma del ricavo dei dipinti venduti negli anni scorsi. Ogni mattina iniziava alle sette, aveva una pausa pranzo alle tredici, e finiva di lavorare alle sei e trenta. Crowley l’aveva tenuto sott’occhio e aveva già iniziato a pensare di offrirgli un contratto con una durata maggiore, ma sapeva che sarebbe stato un buco nell’acqua.
Aveva notato che Dean dipingeva sempre imbronciato e, soprattutto, che sporcava tutto ciò che aveva attorno. La prima cosa che aveva sporcato era stato il muro che aveva di fronte, facendo schizzare la pittura per sbaglio, tanto nervoso che era. Si era scusato, ma Crowley aveva riso ed era tornato fuori, sedendosi sulla sua sedia rossa.
Dean e Castiel  si erano sentiti ogni sera. Alle nove e trenta, lui lo chiamava e gli raccontava la sua giornata di lavoro e gli diceva di tutti i dipinti che aveva fatto fino ad allora.
E i giorni erano trascorsi uno dopo l’altro, velocemente, forse troppo dato che Dean doveva dirgli ancora la verità. Non sapeva come dirgliela, non ci aveva nemmeno pensato, ma doveva essere sincero almeno con lui.
                                      
Castiel, quella mattina, si svegliò segnando l’ennesima linea rossa sul calendario: 30 luglio.
Sorrise, entusiasta. Si trascinò in cucina e preparò del caffè caldo. Lo bevve tutto d’un sorso come faceva al solito, quasi scottandosi la lingua. Mugugnò qualcosa, poi gettò la tazzina nel lavandino.
C’era il sole quel giorno e Dean sarebbe tornato, finalmente. L’avrebbe abbracciato, baciato, e avrebbe dormito con lui dopo tutto quel tempo. Gli avrebbe fatto una sorpresa: avrebbe cucinato qualcosa di buono, magari il suo piatto preferito, e l’avrebbe reso felice, mostrandogli tutti i nuovi mobili comprati. Non erano bianchi, bensì  di varie tonalità di blu.
Una volta controllato di aver tutto il necessario per la cena, corse al chiosco per lavorare. Arrivò e subito vide la macchia blu, sorridendo, e si ricordò per l’ennesima volta che l’aveva lasciata Dean. Ricordare ogni mattina il loro primo incontro lo metteva di buon’umore quasi sempre, era uno dei motivi che lo spingeva a non prendere un aereo per New York invece di aspettarlo lì.
Chuck lo aspettava sulla soglia della porta posteriore, con le braccia conserte e lo sguardo da cane bastonato. Non era in ritardo, ma lui aveva sempre qualcosa da dirgli.
“Novak, sei in orario stamattina. Bene!”
“Sono anche in anticipo, Chuck. Oggi finisco un’ora prima, ricordi?”
“Oretta che ti sottrarrò dallo stipendio.” Ridacchiò Chuck, per poi aprire la porta del chiosco. Lui e Castiel erano amici, non troppo, ma sapevano scherzare insieme e si divertivano anche. A Castiel non faceva male avere un amico in più a parte Sam e Jessica.
Da quando Dean era partito, lui e Sam avevano parlato e legato molto dopo davvero poco tempo. Ogni sabato sera, lui e Jessica andavano a trovarlo a casa e cenavano tutti insieme, magari davanti a un film, e a Castiel faceva più che bene essere amico della famiglia del suo ragazzo.
Gli faceva piacere e non aveva raccontato niente a Dean siccome volevano fargli una sorpresa.
Sarebbe rimasto a bocca aperta appena arrivato e Castiel sperava che ne sarebbe stato felice.
Controllò l’orario appena finito di pulire il bancone: erano le nove, quindi Dean doveva essere già sveglio. Lo chiamò, sorridendo come non faceva da tanto.
Pronto?
“Buongiorno, amore.”
Oh, Cas. Buongiorno.” Mormorò Dean, abbastanza assonnato come al solito.
“Oggi torni allora.”
Cas, io.. io non lo so. Ho litigato con Crowley, ha minacciato di non volermi pagare se non resto per una settimana ancora. Mi dispiace.” Il sorriso di Castiel diventò leggermente più triste, ma rimase comunque un sorriso. Era felice, Dean sarebbe tornato in pochi giorni, era quello l’importante.
Ho già prenotato il volo però. Arriverò all’aeroporto lunedì prossimo, a mezzogiorno.
“Ci vediamo lì, allora. Buona giornata, Dean.” Castiel infilò il cellulare nella tasca dei jeans e lucidò ancora il bancone, ponendo attenzione a non finire sulla macchia blu.
Erano solo sette giorni, poi sarebbe stato felice completamente di nuovo. Doveva sorridere solamente, perché sarebbe andato tutto bene, proprio come si dicevano sempre.

Castiel approfittò della pausa pranzo per allontanarsi dal chiosco e avvicinarsi al pontile dove aveva visto la prima volta Dean. Quella volta, differentemente, vi trovò un’altra persona. Vide Balthazar comodamente steso su una sdraio a righe colorate. Lo fissò per un po’ da lontano, poi gli si avvicinò e inclinò la testa di lato, osservando il viso rilassato dell’uomo. Lui si accorse della presenza di Castiel solamente dopo un po’ e sobbalzò quando lo vide mentre lo fissava.
“Oh, ciao Castiel!” Lo salutò, sfilandosi gli occhiali da sole dal viso.
“Ciao, Balthazar.”
“Cos’è quel broncio? Hai saputo di Dean?” Castiel sgranò gli occhi, avvicinandosi ancor di più.
“Cosa avrei dovuto sapere?”
“Ops, il piccolo pittore bastardo non ti ha detto nulla. Gli avevo detto di farlo già da un po’.” Balthazar si mise a sedere, prendendo della crema solare per poi spalmarla sul braccio destro. Castiel lo fissò e vederlo così calmo lo rese terribilmente ansioso.
“Balthazar, cos’è successo a Dean?”
“Non tornerà, Cas. Dean ha un contratto di un anno con Crowley e non tornerà oggi.” Castiel sgranò gli occhi, indietreggiando.
“Dean mi ha detto che tornerà lunedì prossimo.” Balthazar scoppiò a ridere. Dean era stato proprio bravo a mentirgli, pensò, ma tenne quel pensiero per sé.
“Oh, che cosa divertente! Lunedì prossimo hanno un incontro con dei tizi di Barcellona. Non illuderti, non tornerà.”
“Mi stai mentendo!”
“Credimi, ho le mie ragioni per dirti la verità.” In effetti, Balthazar le aveva. Dean gli aveva detto chiaramente che non avrebbe detto nulla a Castiel perché ne avrebbe sofferto troppo. Avrebbe inventato scuse su scuse e sarebbe tornato da Natale fino a Capodanno, era stata quella la sua decisione. E Balthazar, allora, si era precipitato lì, decidendo di andare a casa Novak per dirgli tutto, ma non aveva detto nulla né a Dean né a Crowley.
Castiel non si meritava quello che voleva fargli Dean, doveva sapere la verità e, da buon amico, lui gliel’aveva detta.
“Io non ti credo. Dean tornerà lunedì prossimo!” Castiel andò via a quel punto, marciando verso il chiosco, infuriato più che mai. Non ci credeva, sia perché non voleva, sia perché non pensava che Dean sarebbe arrivato a mentirgli riguardo una cosa a cui teneva così tanto. Non era un comportamento da Dean quello. Lui conosceva e sapeva che non si sarebbe mai comportato così, non era possibile, non poteva esserlo.
Castiel camminò fino a metà strada fino a casa, poi si rese conto che, in teoria, avrebbe dovuto ancora essere a lavoro e si fermò. Alzò lo sguardo e vide qualcuno dall’altra parte della strada, un qualcuno terribilmente somigliante al suo Dean. Gli si avvicinò, sorridendo di nuovo, ma dopo essersi avvicinato di poco si rese conto che dall’altra parte della strada non c’era nessuno. Aveva solamente immaginato Dean, non era reale e non lo sarebbe stato per il restante anno secondo quel che gli aveva detto Balthazar.
Fece un passo indietro, allora, e decise di proseguire verso casa.
Balthazar non gli aveva mai mentito e sapeva che non gli avrebbe mai detto qualcosa di falso su una questione così importante come quella riguardante Dean.
Non era il tipo, lui.
Castiel arrivò a casa quando ormai era in lacrime e l’unica cosa che riuscì a fare fu a crollare sul pavimento, con il viso inondato dalle lacrime.
Dean gli aveva mentito.
Due volte.

E Castiel odiava le bugie, soprattutto se dette da Dean. Si erano promessi di dirsi sempre la verità una volta. Era una domenica quel giorno. Si erano svegliati insieme quella mattina, e Dean gli aveva preparato il caffè, mettendo due zollette di zucchero e un filo di latte proprio come lo adorava Castiel. Avevano fatto colazione sull’altalena che si trovava nel giardino sul retro. Erano così felici quel giorno, avevano fatto l’amore per la prima volta e Castiel aveva un sorriso enorme stampato in volto e vedere Dean felice lo faceva sorridere ancora di più.
Era stato proprio Dean a chiedergli di essere sempre sinceri e Castiel, ovviamente, aveva risposto con un sì, perché non voleva mentirgli, non l’avrebbe mai voluto fare.
Si erano baciati dopo quella promessa e Castiel si era addormentato sulla spalla di Dean per un po’.
Quei ricordi fecero piangere maggiormente Castiel. Non era giusto, non se lo meritava. Perché mentirgli, poi? Era una persona comprensibile, lui. Lo avrebbe aspettato comunque, gliel’aveva fatto capire, quindi perché mentirgli?
Castiel ebbe l’idea di chiederlo proprio a Dean e infilò la mano nella tasca dei jeans, prendendo il cellulare e digitando il suo numero. Aspettò un po’, poi fece partire la chiamata.
Ci volle un po’, poi sentì la voce di Dean.
Cas?” Lo chiamò, pulendosi le mani con uno strofinaccio. Castiel ci mise un po’ per prendere fiato e riuscir a parlare. E sapeva che Dean se ne sarebbe accorto, che gli avrebbe fatto centinaia di domande e  che lui non avrebbe risposto nemmeno ad una di quelle.
Cas, tutto bene? Ci sei?
“Quindi stai via un anno. È così, no? Un anno intero.” Balbettò lui, con la voce tremolante.
Cosa? Certo che no! Torno lunedì prossimo, te l’ho detto.” Dean sentiva il cuore battergli talmente forte che fu costretto a respirare a fondo e a sedersi vicino la finestra, convinto che sarebbe potuto sentirsi male da un momento all’altro.
“Certo. Poi andrai via di nuovo. Dean, mi hai mentito. Perché? E la nostra promessa? Mi hai detto di amarmi, me l’hai dimostrato, perché mentirmi?”
Cas, non posso parlare ora. Ci sent – vediamo domani. Verrò da te, promesso.” Castiel scosse la testa e gettò il cellulare sul pavimento, asciugandosi il viso con il palmo della mano.
Si alzò e camminò lentamente fino alla finestra della veranda, guardando il paesaggio che Dean tanto amava. Rise, nonostante non fosse per nulla divertito, e decise di andare in camera sua, dove sarebbe rimasto fino al mattino successivo.
Non aveva fame, non aveva sete, non aveva nemmeno sonno. Gli sarebbe piaciuto riuscir a dormire, riuscire a mangiare o a bere, ma l’unica cosa che voleva era riuscire a chiarire con Dean, faccia a faccia. Non voleva dirgli addio, non in quella maniera, non per una bugia.


spazio autrice.
Ho pubblicato presto e so che mi odierete perché questo capitolo è ancora più triste.
Il prossimo lo sarà ancora di più probabilmente ;__; 
Sono una cattiva persona, lo so lol
Il capitolo è triste per colpa della 2x03 di Sherlock, l'ho rivista e ora ho solo voglia di piangere ugh


  
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