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Autore: Deb    10/07/2013    4 recensioni
{Post 5x13! | (B)romance Merthur}
"Svegliati, per favore", pensò Merlin stringendo le ginocchia tra le braccia. "Svegliati, e chiamami idiota, dai, Arthur".
«Emrys».
«Fallo risvegliare», disse soltanto, tornando ad osservare Arthur.
«Guardarlo così intensamente non lo farà tornare da te».[...]
«Desidero soltanto una cosa, chiunque tu sia, voglio che Arthur si salvi perché non può essere il suo destino quello di morire così, oggi. Mi rifiuto di crederci, mi rifiuto»[...]
«Lo puoi salvare?», domandò poi, stufo.
Era arrivato fin là, dopo il fascio di luce, proprio per cercare di riportarlo indietro e, fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto, Arthur sarebbe ritornato.
«Una vita per una vita, lo sai bene, Emrys».

--- {Dal secondo capitolo}
Dopo essere riuscito ad idratarlo, Merlin non riuscì più a trattenersi e, di slancio, l'abbracciò.
«Staccati, idiota».
Avrebbe voluto baciarlo tanta era la felicità di rivederlo, di ricevere nuovamente i suoi insulti.
«Arthur».
«Sono qui, Merlin», ricambiò l’abbraccio, infine. Erano stretti l'uno nell'altro, vivi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Così sia
Capitolo X


Arthur sbuffò quando, per l’ennesima volta, il suo nuovo valletto sbagliò ad infilargli l’armatura.
Doveva andare agli allenamenti, lui, non poteva certo perdere tempo a dare lezioni su come si dovesse servire il proprio Re!
«Andiamo, Lanhus! Perfino Merlin, la prima volta che ha fatto questo lavoro, è stato più bravo di te», urlò Arthur ormai a corto di pazienza.
Il nuovo servo aveva cominciato a sudare, ma non si era fatto demotivare da quelle parole.
Era giovane, era nuovo e non aveva mai vestito davvero qualcuno, Arthur sapeva bene quanto potesse essere complicato vestirsi, ma essendo lui il suo servo doveva adempiere al suo compito in modo, se non eccelso, almeno buono.
«Lo state traumatizzando, poverino».
Tutti e due gli uomini si voltarono verso colui che aveva preso la parola, «Merlin, non dovresti fare, non lo so, qualcosa? Non ti stufi mai di disturbare me, il Re?».
Il mago rise ed Arthur non poté far a meno di sorridere di rimando.
Certe cose non sarebbero cambiate mai.
«Ho decisamente più tempo libero ora, Arthur. Ero venuto a guardare gli allenamenti, ma vi fate attendere».
Arthur sogghignò, «sappi che sono riuscito a trovare un valletto peggio di te e ce ne vuole».
«Ti do una mano», il mago si rivolse al nuovo servo che non guardava negli occhi né l’uno né l’altro. Quando Merlin gli fu vicino, Lanhus arretrò.
Merlin sorrise e si fece da parte, «credo non voglia il mio aiuto», affermò allontanandosi ulteriormente fino a raggiungere gli altri cavalieri.
Arthur lo osservò chiacchierare con Leon e Percival.
Probabilmente, il suo nuovo valletto non vedeva ancora di buon occhio la magia ed aveva paura del suo consigliere.
«Hai paura di Merlin, Lanhus?», chiese, voltandosi verso di lui.
«Ha poteri magici, Sire», la sua voce era quasi un sussurro ed era spezzata dal terrore. Non si sentiva a suo agio a parlare con il proprio sovrano, si sentiva inferiore ed Arthur rimpianse di non avere più Merlin al suo fianco a svolgere quel lavoro.
Almeno lui rendeva tutto più divertente, riusciva a prenderlo in giro, riusciva a farlo ridere. Lanhus non sarebbe mai riuscito a prendere il posto di Merlin e, sinceramente, nemmeno voleva che lo facesse.
«Sappi che sei hai qualche problema con Merlin, allora lo hai anche con me», fece una pausa per cercare di confortarlo con un sorriso. Sapeva, quando aveva modificato la legge, che i suoi sudditi – soprattutto i più tradizionalisti – non avrebbero accettato sin da subito il cambiamento che stava per travolgere il regno.
Arthur sperava, però, che con il tempo le persone potessero riuscire a non distinguere più la gente normale da quella con poteri.
Nessuno era diverso dall’altro, perfino lui. Era il re, ma il suo valore era tanto quanto quello di un servo.
«Mi… mi scuso, Sire».
Le mani avevano cominciato a tremargli ed Arthur comprese che non poteva continuare così. Al suo fianco doveva avere persone forti, non coloro che avevano paura soltanto di sfiorarlo.
«Lanhus, basta così», esclamò bloccandogli i polsi.
«Sire?»
Arthur si sedette su una sedia, posta a poca distanza da lui, «non credo sia giusto continuare a farti patire un tale terrore. Non sei ancora pronto per essere un valletto personale. Non vorrei doverti mandare via, ma non posso impiegare un’ora per mettermi l’armatura, o vedere quanto tremi standomi vicino, spero che comprenderai le mie parole».
Lanhus guardò il terreno, mortificato, «lo comprendo, Sire. Mi dispiace».
«Tranquillo, non è successo nulla».
Il re si alzò in piedi e gli porse dieci monete d’oro, «per il lavoro che hai svolto oggi, grazie per i tuoi servigi», gli appoggiò una mano sulla spalla, come spesso faceva con Merlin e lo salutò.
Avrebbe dovuto cercare un nuovo valletto, ma Arthur lo sapeva bene, non sarebbe mai riuscito a trovarne uno che l’avrebbe soddisfatto come aveva fatto Merlin in tutti quegli anni.

«C'è qualcosa che ti turba, Arthur?», la voce di Guinevere lo fece sobbalzare, era assorto nei suoi pensieri e non si era neanche accorto che la moglie era entrata nella sua stanza.
«Sei lontano», aggiunse avvicinandosi al marito per depositargli un bacio sulla guancia.
«Scusami, Guinevere».
«Hai avuto altri sogni? È questo che ti turba?», Gwen si sedette vicino a lui e gli strinse una mano, sorridendo.
«No, non sono i sogni. Sono i valletti, non riesco a trovarne uno decente», rispose serio, rimembrando ciò che era accaduto la mattina stessa.
Non aveva cacciato Lanhus per la sua incapacità, Arthur sapeva che con il tempo avrebbe sicuramente appreso come gestire il proprio lavoro. Arthur non poteva sopportare l'idea che il proprio valletto personale avesse paura di Merlin.
Nessuno doveva provare quel sentimento, Merlin era la persona più coraggiosa e buona che avesse mai avuto il privilegio di conoscere.
Arthur non aveva mai dubitato di lui, nemmeno una volta, se non il giorno stesso che lo conobbe; avevano cominciato con il piede sbagliato, ma, anche se Arthur si era comportato come un asino reale quel giorno, Merlin non aveva esitato e gli aveva salvato la vita.
Come si poteva avere il terrore di lui?
«Non sopportavi nemmeno Merlin, all'inizio, ma con il tempo ti sei affezionato a lui. Dovresti cercare di non mandarli via soltanto dopo mezza giornata di lavoro, dovresti avere più pazienza», Guinevere la faceva facile, ma aveva avuto Merlin al suo fianco per tutti quegli anni che trovare un sostituto degno di lui era un'impresa decisamente ardua.
Il re mugugnò qualcosa, non aveva più voglia di pensare a quell'idiota del suo ex servo o alla ricerca di quello nuovo. Era stanco.
«A proposito, la stanza per Merlin è pronta».
Arthur si voltò, «secondo te ne sarà felice? Merlin sta bene da Gaius».
Gwen sorrise, «Merlin è il consigliere di corte, come è giusto che sia deve avere la propria dimora».
Arthur annuì e si alzò in piedi, «fate venire qui il consigliere, credo lo troviate nell'appartamento del medico di corte», ordinò alla guardia che stanziava al di fuori della propria stanza.

«Mi avete fatto chiamare?».
Arthur alzò gli occhi e si rilassò nell'osservare la figura familiare del suo amico.
«Accomodati, e scusami per questa mattina».
Merlin sorrise, «per cosa, scusa?».
«Lanhus. Non si è comportato bene».
Lo stregone rise, «non importa, le persone non possono accettare la magia da un giorno all'altro dopo che è stata bandita per tanto tempo».
Arthur aggrottò la fronte, «la fai sempre così facile, tu», affermò.
«Dov'è ora? Pulisce le tua armatura?»
«L'ho mandato via».
«Mi dispiace, spero non sia per colpa mia», il viso di Merlin si fece cupo, non voleva essere la causa dei continui licenziamenti dei valletti.
La verità era che Merlin non ne era la causa diretta, ma Arthur non avrebbe certo ammesso davanti a lui che avrebbe voluto un suo sosia. Sarebbe stato troppo imbarazzante e non era solito rivelargli i propri sentimenti.
«No. Lanhus non era adatto per quel compito, tremava. Tu non hai mai avuto paura di me».
Merlin rise, «ma io sono uno sconsiderato. Se fossi stato una persona normale avrei avuto paura anche io soltanto standovi di fronte».
«Incuto così tanto timore?» Arthur non si era mai visto come colui che potesse trasmettere ansia. In fondo non era un tiranno e cercava di trattare tutti con rispetto. O almeno, tutti tranne Merlin.
«No, ma siete il Re. Comunque, avete trovato un altro valletto?».
«Non ancora, ma ci sarebbe così tanto da fare che dovrei trovarne uno in fretta, l'armatura non la pulisce nessuno da dieci giorni».
Arthur osservò l'amico sorridere, quel giorno non faceva altro.
Era passato dal piangere tutto il giorno, preoccupato per la vita del suo re, a sorridere in ogni momento della giornata.
«Se vuoi posso pensarci io, non ci metto molto».
Il re lo guardò dubbioso, «eri lento, lentissimo».

Arthur si domandò come Merlin fosse riuscito a convincerlo ad entrare in armeria, con lui.
Il re avrebbe dovuto annunciargli di trasferirsi nei suoi nuovi appartamenti, non dovevano certo finire col parlare di servi e di armature non lucidate.
Forse gli aveva lanciato contro un incanto e non lo ricordava, ma non era certo da Merlin.
«Allora, come pretenderesti di pulire tutte le armi ed armature in poco tempo?», domandò Arthur, scettico, «no, perché starò qui finché non finirai il lavoro, visto che ti sei offerto volontario tu».
Merlin rise, «Oh, state a guardare», fece una pausa e si voltò verso il magazzino, «Onstyrian, onbregdan».
Pronunciò quelle parole con una facilità, come poteva conoscerne il significato? Quando lo aveva studiato?
Arthur fece un salto quando appurò che tutti gli attrezzi per la pulizia, ma anche le armature e le armi, avevano preso a muoversi nell'aria con l'intento di lucidarsi da sole.
No, Arthur non avrebbe mai potuto abituarsi alla magia, o più precisamente, ogni volta che Merlin ne compiva una si domandava come diavolo facesse, come se si dimenticasse dei suoi poteri ad ogni proprio risveglio.
Inconsciamente, il re sapeva, ormai l'aveva visto più volte operare con le arti magiche, anche sotto sua richiesta; come alla festa in onore dei nuovi cavalieri, quando Arthur aveva chiesto al mago di farli un po' divertire con giochi di luce, ma ogni volta che lo vedeva stentava quasi a credere a quello che Merlin aveva appena compiuto.
«L'hai sempre utilizzata, in tutti quegli anni?» Domandò incerto. Non lo voleva sapere realmente, non voleva un'altra delusione da parte sua.
«No. Era troppo pericoloso, non potevo farmi scoprire. Anzi, l'ho usata, una volta, ma Gaius mi ha subito scoperto e mi ha fatto una lavata di capo», spiegò voltandosi per uscire.
«Lo spero bene», Arthur lo seguì, «dove vai? Non è finito il lavoro! Cioè... non hanno finito chiunque, qualunque... insomma...».
Non sapeva cosa dire realmente. Chi stava pulendo le armature? Un fantasma? L'aria? Cosa?
«Quando il lavoro sarà finito torneranno automaticamente al loro posto, non dobbiamo per forza stare qui», Merlin continuava a camminare, poi si fermò di scatto e si voltò verso il re, «ma mi avevate chiamato solo per parlarmi delle armature da pulire?»
«No, certo che no, ma tu non mi fai mai parlare, idiota di uno stregone», lo raggiunse, «è pronto il tuo nuovo appartamento».
Merlin sgranò gli occhi, «il mio nuovo cosa?».
«La tua nuova stanza, se il termine appartamento non ti piace, Merlin», rispose Arthur battendogli un colpetto sulla testa.
«Perché dovrei avere una nuova stanza? Sto bene...».
Arthur lo fermò, «sei il consigliere e... mago di corte, non puoi vivere per sempre negli appartamenti del medico. Vedrai, ti piacerà», affermò il re sorridendo divertito.
«Non so per quale motivo, ma credo che dietro a tutto questo ci sia una fregatura».
«Perché mai dovresti pensare una cosa del genere, Merlin?», fece il finto offeso, Arthur, e dopo giorni, finalmente era rilassato. Nei giorni precedenti aveva avuto talmente da fare che non aveva avuto il modo di scambiare quattro chiacchiere con il suo ex valletto e, non l'avrebbe mai detto, ma gli mancava.
«Perché vi conosco da così tanto. Ci sarà una fregatura, è una cosa certa», esclamò Merlin con il sorriso sulle labbra.

---


Buonasera!
Spero che il capitolo vi piaccia! ^_^
Vi do un indizio per i prossimi capitoli: non dimenticatevi chi è apparso in questo capitolo.
Tanti pensieri Merthur aleggiano nella storia! ♥ Il nostro Re adora Merlin e non lo riesce a nascondere tanto bene. xD
Spero di tornare presto con un nuovo capitolo :D
News! Io e Ili91 abbiamo deciso di scrivere una fanfiction a quattro mani, indovinate un po' quali saranno i fandom! Sì, sono due! Sì, sarà un crossover.
News 2 Ancora non sono riuscita a revisionare tutti i capitoli del mio crossover su Buffy/Merlin, ma spero di riuscirci presto, così comincio a pubblicare, anche se a questo punto potrei anche attendere la conclusione di questa fanfiction. Già ho difficoltà a pubblicare regolarmente questa...
Baci
Deb

Spoiler prossimo capitolo:
Il suo ragionamento non faceva una piega, non sapeva però che, probabilmente, tutto quello avrebbe fomentato ancora di più i pettegolezzi dei suoi sudditi che, ovviamente, lui non aveva ancora udito.
Merlin aveva sentito persino Percival e Leon discutere di quanto fosse strano il comportamento del re, di quanto si fosse affezionato, fin troppo, del proprio ex servo.
   
 
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