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Autore: I Fiori del Male    12/07/2013    4 recensioni
La mente si Soul lavora frenetica, mentre cerca di dare un nome a quella splendida creatura ricca di sfaccettature come un diamante, e sicuramente altrettanto preziosa ...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Tsubaki, Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VIII

A ciascuno il suo cigno

Sono innamorato.

Cazzo.

 

Tre infiniti giorni sono passati da quando ha fatto visita a Maka ma in qualche modo le sue attività cerebrali continuano a concentrarsi solo ed esclusivamente su quella scoperta, a dir poco sensazionale visto il soggetto che la riguarda.

Si è innamorato.

Non è difficile capire per quale ragione, fino ad allora, lo avesse ritenuto impossibile. Soul era sempre stato un inguaribile playboy, indifferente di fronte a parole quali amore e rispetto. C’era sempre stato solo il sesso. Abbiamo già visto come se ne fosse stancato, ora vediamo come la vita si stia rivelando ironica: proprio lui, che ha sempre preteso il controllo sulla sua vita, arrivando ad andarsene di casa e, in tempi più recenti, ad insultare uno degli uomini più in vista dell’alta società rifiutando di sposarne la figlia, si ritrova incapace di controllarsi nel suo stato attuale. Non capisce più nulla. Ne cosa stia succedendo, ne perché, ne quando sia cominciato, niente di niente. C’è solo un immenso senso di smarrimento e di agitazione.

Le farfalle nello stomaco. Proprio lui che ha sempre detto di essere in grado di bruciarle coi succhi gastrici quelle farfalle ... si ritrova a confrontarsi con quel sentimento che non lascia scampo e che in se conserva mille e più capacità. Non riesce a stare fermo ma non sa cosa fare, sa solo pensarla. Mille e mille immagini di Maka gli affollano la mente rendendogli impossibile riflettere oltre su qualsiasi altra cosa.

E anche Stein se n’è accorto.

“sai ... Evans, a me non frega proprio nulla che tu abbia la possibilità economica di acquistare l’intera scuola, insegnanti compresi. Se non ti decidi a prestare attenzione e a levarti dalla faccia quell’espressione da pesce lesso temo che dovrò ... vi vi se zio nar ti! È tutto chiaro ora?”

Soul non fa in tempo a rispondere che qualcuno bussa alla porta.

“avanti!” esclama seccato Stein, interrotto al culmine delle sue minacce.

“Professor Stein, buongiorno...”

“ah! Ciao, Maka. Dimmi pure.”

Per un attimo Soul medita sulla possibilità di ficcarsi nell’orecchio una matita per stapparlo, perché non è possibile che Stein abbia pronunciato il nome di Maka, poi il suo sguardo cade sulla soglia dell’aula.

In quel preciso istante Maka volge lo sguardo alle file più alte di banchi e incontra gli occhi di Soul. Di nuovo. È il silenzio. Un silenzio pesante, solido, che mette in imbarazzo chiunque ci si trovi di mezzo.

“Maka, cosa volevi dirmi?”. È Stein a rompere la tensione, costringendo Maka a distogliere lo sguardo.

“la professoressa Mjolnir la sta cercando, professor Stein. Mi manda a chiamarla.”

“ah, si, d’accordo, arrivo subito. Puoi andare Maka, grazie.”

Allora Maka gli volta le spalle e sparisce oltre la soglia.

“ehi, Soul, ma quella non è la tipa dell’altra notte?” chiede Black Star, come sempre un po’ troppo forte, infatti tutti quelli a portata d’orecchio si sono voltati verso di loro, incapaci di tenere a freno la curiosità. Molti bisbigliano eccitati di come Maka Albarn alla fine si sia fatta fregare come tutte le altre, altri si chiedono come sia in quelle situazioni, quando di solito è così fredda ... qualcuno da voce alle proprie sfrenate fantasie e allora è troppo, Soul non ce la fa più. È come se lui fosse un pittore e  qualcuno stesse stracciando il suo capolavoro.

“AVETE FINITO DI ROMPERE I COGLIONI? FATEVI I CAZZI VOSTRI! E NON PARLATE COSI’ DI MAKA!”

Di nuovo il silenzio, ma stavolta è la paura a premere il tasto mute. C’è anche un po’ di curiosità per quella reazione esagerata. Non è forse vero che non fa altro che scoparsele, tutte quante? Molte delle ragazze che si trovano in quella stessa classe lo sanno meglio di altre. Soul si rende conto che qualcosa è andato storto e, approfittando del fatto che Stein non c’è, guadagna l’uscita trascinandosi dietro Black Star, fermandosi solo una volta arrivato al campetto da basket li vicino.

“grande Soul, ci voleva un po’ d’aria! Comunque sa....”

“STAI ZITTO UN ATTIMO.”

Soul deve chiarire questa situazione almeno col suo amico o non ne uscirà. La varietà dei sentimenti che prova è troppo vasta perché possa tenersela tutta per se.

“ascolta ... il Soul che conoscevi è andato, finito, ok?”

“amico che cazzo dici?”. Adesso che lo vede così serio, anche Black Star comincia a preoccuparsi.

“quello che ho detto. Basta scoparmi tutte le ragazze che mi capitano a tiro, basta ubriacarmi tutte le notti e fare cazzate, basta tutto! Cazzo Black Star mi sono innamorato!” confessa, tutto d’un fiato, nascondendosi la faccia tra le mani perché l’amico non possa vedere quanto gli stia costando dire tutto questo.

Black Star per un attimo pare non capire. In volto gli si dipinge la smorfia più stupida del mondo mentre il suo cervello, programmato solo per fare cazzate, cerca di comprendere un discorso serio come quello senza andare in panne. Poi recupera la facoltà della parola e tutto quello che riesce a dire è: “ah.”

Soul si toglie le mani dal viso e lo fissa, esasperato.

“come ? Ma sei scemo? Hai capito quello che ho detto?”

“si che l’ho capito, non sono mica coglione!”

Soul si trattiene a stento dal commentare che invece è un coglione eccome! Lo fa solo perché qualcosa, nell’espressione di Black Star, lo distrae.

“e a te invece, che t’è successo? Che è ‘sta faccia?”

Black Star fissa un punto lontano, opposto agli occhi dell’amico mentre risponde: “e io che credevo che saresti stato tu a tirarmi fuori da ‘sto casino ... invece ci sei finito anche tu, cazzo!”

“no scusa, adesso sono io che sono coglione, perché non ho capito ... almeno non credo.”

“hai capito benissimo. Non so quando cazzo è successo ne perché, ma quella tizia mi sta risucchiando il cervello!”

Soul non può trattenersi da ridere. È sollievo, quello che lo pervade. Sollievo per non aver perso il suo amico, come credeva. Sollievo per aver invece trovato un altro punto che li lega, anche stavolta.

“primo, non è che ci sia molto cervello da succhiare in quel tuo cranio, secondo: chi è la tizia?”

“non lo so Soul ... non so come si chiama o da dove viene, non so niente di lei, niente! So solo che questi giorni sono stati un continuo inseguimento! Ovunque sta lei, ci sto anch’io. Non riesco a lasciarla perdere! Così ho pensato: cazzo, devo essere ... non riesco a dirlo, porca puttana! Almeno tu l’hai ammesso!”

Soul ride così tanto che gli occhi gli si riempiono di lacrime, ma smette dopo poco perché il suo amico è ancora troppo serio.

“be? Hai finito co ‘sta faccia?”

“tu non capisci ...”

In effetti, Soul non capisce. La sua vita si è trasformata senza dubbio in meglio, con l’arrivo di Maka, per cui non riesce a capire cosa ci sia da essere tanto scuri in volto. Ma Black Star, prima di potersi dedicare all’amore, ha ben altri conti da risolvere, e ne ha anche Soul, solo che non lo sa ancora.

 

 È una notte troppo buia per i gusti di Black Star. C’è qualcosa che lo agita nel profondo nell’assenza di stelle e in quella mezza luna che gioca a nascondino con le nuvole, senza tuttavia riuscire a celare del tutto il suo ghigno malefico, divertita dalla pateticità crescente degli esseri umani che bagna con la sua flebile luce. Tutto, se illuminato dalla luna, perde colore, ma come una punizione il sangue che macchia la sua lama è più rosso che mai, sembra quasi avere il potere di tingergli le pupille. Ai suoi piedi, un corpo morto. Non è che l’ultimo di una lunga serie, ma quando ormai gli sembrava di averci fatto l’abitudine, ha ricominciato a soffrire della morte altrui. Non è così che pensa e agisce un assassino, se lo vedesse suo padre si vergognerebbe di chiamarlo figlio, ma cosa può farci? Maledice ancora una volta la luna che tinge d’argento le sue lacrime disperate, rendendole oltremodo visibili a chiunque. È grato di essere solo, e allo stesso tempo se ne dispiace, visto che ha solo undici anni. Ripensa a due anni prima, spegneva le sue nove candeline e desiderava rendere orgogliosa la sua famiglia, non sapendo quale strada avrebbe dovuto intraprendere per realizzare quel desiderio. Se l’avesse saputo, avrebbe chiesto di avere un altro sangue, ma il tempo di ripensarci e, sotto la guida di suo padre, era già diventato una macchina per uccidere, come succedeva da generazioni a tutti gli uomini della sua famiglia.

Osserva ancora quel corpo steso inerte al suolo, mentre la terra ne beve la linfa vitale. Non fa più male per un improvviso ritorno di coscienza, ma perché quel cadavere rappresenta per lui una negazione. Era proprio una bella ragazza, ed era molto più della SUA ragazza. Era il suo futuro, perché sapeva che l’avrebbe sposata. Almeno fino a quando una guerra tra clan non aveva segnato il suo destino, costringendo lui stesso a porre fine alla sua vita in quanto erede delle redini della sua famiglia. Aveva undici anni e la amava dell’amore degli adulti, e adesso è morta. In un attimo realizza che è proprio questo il suo destino, restare solo e non conoscere l’amore, perché potrebbe accadere di nuovo una cosa come questa e sa che non ce la farebbe a sopportarla un’altra volta.

 

Questa è la battaglia di Black Star che, seppure ormai lontano dalla sua famiglia, conserva quella consapevolezza di essere destinato alla solitudine, per il bene di chi gli sta intorno.

   
 
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