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Autore: Chilemex    12/07/2013    1 recensioni
[Crossover Fire Emblem Awakening~Fire Emblem Radiant Dawn]
Il gruppo dei Pastori al completo, capitanati come sempre da Chrom, incontreranno, in una giornata apparentemente normale, un personaggio alquanto particolare. Si tratta di qualcuno che dichiara di essere un Laguz proveniente da un luogo chiamato "Terre di Gania", un posto di cui i Pastori non hanno mai sentito parlare prima. Il personaggio, inoltre, racconterà di esser stato aggredito da uno stregone il cui intento è proprio quello di eliminare ed uccidere tutti gli individui appartenenti a questa razza, partendo da quelli più "importanti". Spetterà ai Pastori, accompagnati da questo Laguz, il compito di fermare questo stregone per evitare l'estinzione della cosiddetta Razza Orgogliosa.
[Spoiler (su entrambi i giochi) ~ Out of Character]
[Ambientato in seguito agli eventi di FE Radiant Dawn, con qualche modifica agli epiloghi]
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chrom, Ranulf, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Chrom per un attimo pensò di non aver capito bene, e continuò a fissare vagamente il ragazzo.
«Sei un… Cosa?» riuscì a chiedere, balbettando.
L’altro sorrise, trattenendo una risata.
«Ripeterò tutto daccapo. Mi chiamo Ranulf, vengo dalle Terre di Gania e sono un Laguz!»
Chrom rimase impietrito.
«Terre di Gania? Non ne ho mai sentito parlare. E nemmeno di questi… Laguz…?»
Ranulf rise di nuovo.
«A quanto pare non sono l’unico confuso qui, eh? Capisco…»
Chrom sembrò incuriosito, e disse: «Davvero, non ho idea di che cosa tu stia dicendo… Ti andrebbe di parlarne?»
Prima di rispondere, Ranulf allungò le braccia verso l’alto, stiracchiandosi ed emettendo un verso tremendamente simile ad un miagolio.
«Se proprio hai voglia di ascoltare, te ne parlerò con piacere. Dunque… Hai detto di non avere idea di cosa sia un Laguz. Beh, è piuttosto semplice, a dirla tutta. I Laguz sono creature che possiedono l’abilità di trasformarsi in specifici animali quasi a loro completo piacimento. È un’abilità effettivamente molto comoda, bisogna ammetterlo. Per quanto riguarda le Terre di Gania… Sono un Regno decisamente molto lontano da qui, che fa parte del grande continente di Tellius. È popolato dalla Tribù delle Bestie e governato da Re Caineghis e da suo nipote Skrimir. E non posso fare a meno di vantarmi di essere il vassallo più fidato del Re!»
Chrom sembrava davvero interessato.
«Siete capaci di trasformarvi in animali? Interessante…»
«Sì, ma non tutti gli animali» specificò Ranulf «Ci sono diverse specie di Laguz, e ciascuna può trasformarsi in un certo animale. Ci sono le tigri, i falchi, i corvi, i draghi, i lupi… Io appartengo alla stirpe dei gatti!»
Chrom non aveva nessuna intenzione di mancare di rispetto all’ospite, ma non riuscì a trattenere un commento: «Gatti? Sei un carinissimo gattino, quindi?»
In effetti, Ranulf sembrò leggermente infastidito da quella frase. A Chrom parve di vedere qualcosa muoversi rapidamente sotto le lenzuola, ma non ne fu sicuro.
«Non è affatto come sembra, Beorc. Anzi, posso confermarti che noi gatti siamo dei guerrieri molto forti e, al contempo, molto carini. E spesso questo nostro pregio ci ha concesso la vittoria sui nemici»
Chrom annuì rispettosamente, più che altro per farsi perdonare: «Lo immagino»
Ci fu un attimo di silenzio, poi Chrom fece un’altra osservazione.
«Ho conosciuto altri tipi di specie capaci di trasformarsi, i Taguel e i Manakete, ma dei Laguz non avevo mai sentito parlare»
«Come io non ho mai sentito parlare delle razze che hai appena nominato!»
«Ma allora… Se i Laguz non sono tipici di queste parti, come sei finito in quella radura nel bel mezzo d’Ylisse?»
Ranulf sospirò.
«Sei sicuro di voler ascoltare? È una storia lunga, che mi sono ricordato solo pochi minuti fa quando mi sono svegliato…»
Chrom si sedette su un letto adiacente a quello di Ranulf, dicendo: «Sì, ho bisogno di sapere cosa succede nella mia patria. Sono tutto orecchi… Ranulf»
Il Laguz si sistemò meglio sul letto, quindi cominciò il suo lungo racconto.
 
«È una storia molto più semplice di quanto tu possa aspettarti… E al contempo più tremenda. 
Proprio ieri pomeriggio mi stavo dirigendo verso il castello dove risiedono i reali di Gania, poiché doveva tenersi una riunione importante tra le varie Tribù delle Bestie. Beh, ero quasi arrivato ai giardini del castello, quando… Qualcosa mi colpì con violenza alle spalle, talmente forte da farmi crollare a terra. Non ebbi nemmeno il tempo di chiedermi perché non avessi sentito prima arrivare il colpo col mio istinto “quasi animale“, che un altro attacco proveniente dalla stessa direzione mi colpì in pieno.
Momentaneamente incapace di rialzarmi, mi voltai per vedere che cosa diamine mi stesse attaccando. Vidi una figura umana avvicinarsi lentamente a me, quindi d’istinto indietreggiai e mi rimisi in piedi. Allora riuscii a vedere meglio.
Era un uomo, vestito con gli abiti di un mago, e si stava ancora approcciando a me. Aveva i capelli scuri, di un colore simile al verde cupo, ed era piuttosto alto. Capii subito che era stato lui a scagliare quei due attacchi, poiché una delle sue mani brillava ancora di una luce particolare che non avevo mai visto, neanche guardando altri maghi combattere. Non saprei come descriverla… Era come una luce oscura, anche se è difficile da immaginare una cosa del genere. Gli chiesi perché diamine mi avesse colpito, ma tutto ciò che mi rispose fu, con un tono sprezzante: “Zitto, lurido semiumano”.
Quella parola è considerata un insulto per noi, come i Beorc considerano un insulto la parola umano. Confuso, non potei far altro che allontanarmi da lui, anche se l’uomo continuava costantemente a seguirmi camminando lentamente.
La situazione si stava rivelando davvero inquietante, e il mio istinto rileva sempre il pericolo nelle circostanze. In quel caso, sentivo il pericolo arrivare da tutte le parti. Non potei più controllarmi, e mi lasciai sfuggire un leggero ringhio minaccioso, mentre le mie unghie iniziavano lentamente ad allungarsi.
L’uomo lo notò, e mi guardò con ancora più disprezzo.
“Avresti il coraggio di affrontarmi, feccia?” mi disse, a denti stretti. Non sapendo cosa rispondere, continuai a ringhiare ed a guardarlo minacciosamente.
In un attimo, l’uomo mi fu addosso. Mi scaraventò a terra senza che potessi accorgermene, tenendomi immobilizzato con un braccio. La mano libera stava di nuovo brillando, e la stava lentamente avvicinando al mio viso. Più si avvicinava, più un particolare tipo di dolore mai provato prima si presentava. Era come… Se quell’incantesimo mi stesse bruciando dall’interno. Era terribile.
Per fortuna, un attimo prima che la sua mano mi toccasse, riuscii a liberarmi dalla sua presa e a rimettermi in piedi. Lui, con lo sguardo neutro e vuoto, continuò a fissarmi mentre la mano gli si spegneva di nuovo.
“Che cosa vuoi da me?! Cosa stai facendo?!” gli chiesi, mentre il dolore se ne andava. E lì iniziò il suo stupido monologo. Ricordo perfettamente ogni sua singola parola.
“Il mio nome è Verlith. Sono un Sommo Stregone, e provengo da una terra di cui tu non hai il diritto di conoscere il nome. Sono venuto fino a qui con un solo intento: migliorare l’umanità,  e salvarla da ciò che più la affligge e la tormenta. Mi riferisco proprio a voi: voi, schifosi semiumani. Da anni, da secoli, siete la rovina della razza umana. Vi credete superiori, più abili, ma alla fine siete voi a dipendere vitalmente dagli umani. Senza di noi, non sareste che delle bestiacce che passano le giornate a rotolare nel fango. E d’altronde non è che la situazione sia effettivamente molto diversa. Il punto è che la razza inferiore siete voi. Voi per gli umani non siete altro che parassiti, che pretendono di avere gli stessi diritti. Costruite castelli personali, e pretendete perfino di formare un Regno popolato e governato sempre da voi. Ma è giunta l’ora di metter fine a questo scempio. Gli umani stanno in cima, ed i vermi… Sottoterra. Eliminerò ogni singolo esemplare di semiumano presente in questo schifoso continente, a cominciare dai più potenti… A cominciare da te!”
Questo è ciò che mi disse, prima di scagliarsi di nuovo su di me per attaccarmi con estrema violenza. Stavolta, però, riuscii a schivare il suo rapidissimo attacco, facendolo rimanere abbastanza male. D’altronde, dopo quell’epico discorso senza senso, cima né fondo, avrebbe voluto fare il finale ad effetto… Me l’aspettavo, per quello sono riuscito ad evitarlo.
Mentre si voltava di nuovo verso di me con aria impaziente, ebbi il tempo di fare quello che volevo fare dal primo momento in cui l’avevo visto: trasformarmi.
In un attimo, infatti, mi ritrovai nella mia comodissima forma gatto, pronto a combattere contro quel pazzo.
In quel piccolo spiazzo non lontano dal castello, purtroppo, non passò nessuno che potesse aiutarmi. Combattemmo entrambi da soli.
La battaglia non durò molto: lui continuava a sferrare sempre lo stesso attacco, e io continuavo a schivare e contrattaccare con qualche morso qua e là. Riuscii a tenergli testa per più di cinque minuti, sebbene con un grande sforzo, ma poi… Iniziarono i problemi seri.
Nonostante la mia resistenza, dopo quella battaglia ero davvero stremato ed affannato. Lui, invece, sembrava perfettamente in forma, come se non avesse fatto nulla. Una forza impressionante; in quel momento iniziai a pensare che forse era veramente un Sommo Stregone.
I nostri sguardi si incrociarono, e vidi tutta la rabbia e l’odio nei suoi occhi.
“È il momento di farla finita, bestiaccia. Non potrai più opporre resistenza!” mi disse, e poi… Accadde tutto in meno di un attimo.
L’intero corpo dell’uomo venne immediatamente avvolto dalla stessa luce che fino a poco prima veniva emanata dalla sua mano, e lui volò verso di me ad una velocità impressionante. Non riuscii a muovere un muscolo, quel suo nuovo attacco mi centrò in pieno. Ma la cosa ancora più stupefacente fu che, subito dopo aver incassato quell’attacco, lo scenario intorno a noi cambiò. Dopo un brevissimo lampo di luce, come quelli che si vedono nei temporali, non eravamo più nei pressi del castello di Gania. Ci trovavamo in uno spazio completamente diverso, un’immensa piana mai vista prima. Il luogo in cui mi avete trovato.
Non so che tipo di magia avesse usato, ma era devastante. Oltre ad avermi colpito con violenza inaudita, ci aveva teletrasportato in un altro luogo. Una magia mai vista prima. Magia nera, davvero notevole.
Intontito per quell’improvviso “cambio di scena”, non ebbi il tempo di reagire al suo attacco successivo. Stavolta non si trattava di magia.
Verlith mi colpì alle spalle con una spada, questa apparentemente semplice, ma con una forza impressionante. L’attacco mi trafisse una spalla, e a causa del dolore non trovai più la forza di stare in piedi. Mi ritrovai di nuovo nella forma umana, quella in cui mi vedi ora, disteso sull’erba di quel posto sconosciuto.
L’aria della zona si fece improvvisamente fredda, il sole sparì e fu rimpiazzato da del fastidioso vento e da una lieve pioggia, che preannunciavano un gran bel temporale.
“Finalmente…” mormorò Verlith, avvicinandosi a me tenendo stretta la spada con cui mi aveva colpito. Da dove l’avesse presa non ne ho idea…
“È dunque questa la forza di voi semiumani… E vi definite anche forti… Siete la vergogna dell’umanità” disse, guardandomi dall’alto in basso. Cercai in tutti i modi di rialzarmi, ma fu inutile.
Senza aggiungere altro, lo Stregone iniziò a scaricarmi addosso una raffica di colpi velocissima ed intensissima. Il dolore iniziò ad esplodere da ogni singolo angolo del mio corpo. Non trovavo nemmeno la forza di respirare, di ansimare, di sputare il sangue che si annidava nella mia bocca.
Riuscivo a pensare ad una sola cosa: “Uccidimi. Uccidimi subito. Voglio morire”. Una sensazione di incredibile debolezza che non avevo mai provato prima, e del quale mi vergogno.
Continuò per un infinito minuto, poi si bloccò all’improvviso. Riuscivo ancora a vederlo e sentirlo, ma il dolore impediva a qualsiasi altro senso di funzionare.
Lo sentii dire qualcosa: “Muori, lurido semiumano! Ed ora… Tocca a tutti gli altri”
Dopodiché, persi del tutto i sensi. L’unica cosa che continuai a sentire fu il dolore e, successivamente, il freddo.
Non so dopo quanto tempo mi risvegliai, ma fu proprio qui, in questa infermeria, pochi minuti fa»
 
Chrom aveva ascoltato l’intero racconto di Ranulf in assoluto silenzio, non perdendosene una sola parola. Alla fine, dopo una breve pausa di silenzio, gli disse qualcosa.
«Ti ringrazio di aver condiviso questa storia con me. Hai proprio ragione, quest’avvenimento è davvero tremendo. Almeno, ora gli elementi principali di questo caos combaciano»
«Cosa intendi dire?» chiese Ranulf.
«Sappiamo come sei finito qui. Questo Stregone sconosciuto ha usato una magia mai vista prima per teletrasportarti qui, allontanandoti dalla tua patria»
«Già, è proprio così» confermò Ranulf «Sospetto che abbia voluto uccidermi lontano da Gania per evitare che qualcuno sospettasse qualcosa. Trovare il vassallo del Re morto nei giardini del castello avrebbe causato un certo scalpore. Così, invece, lo Stregone può proseguire indisturbato il suo lavoro»
«Il suo lavoro?» domandò Chrom, sempre più interessato. Ranulf si incupì.
«Sì. Hai sentito quello che ha detto? Vuole eliminare ogni esemplare di Laguz presente sulla terra, “a cominciare dai più potenti”.Verlith ha intenzione di uccidere ogni singolo Laguz, partendo dai più forti come Re Caineghis. Poi passerà per i suoi vassalli… I miei amici… E finirà con i civili. Le femmine, i cuccioli, gli anziani, i saggi… Farà una strage»
A Chrom sembrò di vedere gli occhi colorati di Ranulf brillare. Infatti, subito dopo, la sua voce tremò.
«Ed io… Non sono riuscito a fermarlo… Probabilmente ha già iniziato ad uccidere… E con la forza che possiede, nessuno può riuscire a fermarlo…»
Ranulf si passò una mano ricoperta di fasce curative sugli occhi, cercando di nascondere le lacrime che vi stavano uscendo.
 
Chrom rimase sbigottito. Vedendo la reazione del ragazzo, capì che teneva davvero molto alla sua razza, ai suoi compari ed amici… 
A quelli come lui. 
A tutti quelli che, in quel preciso istante, rischiavano di venire uccisi da un pazzo.
Uno sterminio del genere non poteva essere permesso.
Ed anche se si trattava di affari di altri Regni, Chrom non avrebbe mai potuto rimanere ad osservare senza agire.
«Ti aiuteremo, Ranulf»
 
Ranulf non reagì subito. Dovette impiegare qualche attimo per riprendersi da quel momento di tristezza che l’aveva appena colto. Ma non appena i suoi occhi tornarono su Chrom, il suo viso si distorse in un’espressione interrogativa.
«Come… Come hai detto?»
Chrom sorrise apertamente.
«Ho detto che ti aiuteremo. Io ed i miei amici Pastori ti daremo una mano a fermare quello Stregone pazzo ed a salvare la tua specie!»
Ranulf sembrò stupito e sorpreso, e nonostante la dubbiosità, si notava già un filo di speranza nel suo tono di voce.
«Ma… Quel tizio è fortissimo… Come potremmo pensare di sconfiggerlo?»
Chrom fece spallucce.
«In qualche modo. L’importante, è salvare gli altri Laguz prima che facciano una brutta fine. Hai il nostro completo appoggio, Ranulf»
Finalmente, il Laguz ricambiò il sorriso di Chrom, molto più deciso.
«Io… Davvero, non so che dire. Per voi sono solo uno sconosciuto trovato in mezzo ad una radura… E volete aiutarmi?»
«Abbiamo già avuto un’esperienza del genere. Ed è stata l‘esperienza più bella della nostra vita. Perciò, non possiamo tirarci indietro e tanto meno far finta di niente!»
Ranulf mantenne il sorriso.
«Grazie. Grazie davvero, Chrom. Se voi appoggerete me, io appoggerò voi. Però… Quale sarebbe il tuo piano?»
Chrom ci pensò per un attimo, poi rispose: «Andremo direttamente alle Terre di Gania, per avvertire i cittadini del pericolo e sbaragliare Verlith»
«Ma Gania è lontanissima…» mormorò Ranulf, dubbioso.
«Allora sarà un lungo viaggio, forse il più lungo che abbia mai fatto… Ma lo faremo!»
Nonostante, alla fine, Ranulf fosse un perfetto sconosciuto per Chrom, lui sentiva che poteva fidarsi di lui. Lo stesso valeva per Ranulf, che sentiva nella voce di Chrom una possibilità di salvezza della sua razza.
«Allora verrò con voi!» affermò il Laguz «Conosco il mio territorio anche a miglia di distanza, perciò rintracciare la strada giusta non dovrebbe essere un problema. Vi accompagnerò e vi aiuterò qualora dovessero presentarsi dei problemi!»
Chrom scese dal letto e si avvicinò a Ranulf, porgendogli una mano.
«È dovere dei Pastori aiutare chi è in difficoltà, e questo è il caso più particolare che abbiamo mai affrontato. Avrai il nostro aiuto, Ranulf!»
Ranulf strinse vigorosamente la mano a Chrom, col sorriso sulle labbra.
«E voi avete la mia più grande gratitudine. Non hai idea di quanto io apprezzi il vostro aiuto. Grazie ancora, Chrom!»
Il capitano si allontanò dal letto, diretto verso l’uscita.
«Partiremo non appena ti sarai ripreso. Speriamo non ci voglia molto, ma non possiamo rischiare di partire con dei feriti, quindi dovrai prenderti il tempo necessario» disse a Ranulf «Buon riposo, allora!»
Prima che lui potesse rispondere, la porta dell’infermeria si aprì e qualcuno vi si affacciò. Era Cordelia.
«Oh, Cordelia… Buongiorno!» la salutò Chrom.
«Buongiorno a voi, capitano!» rispose lei, sorridendo. La donna appoggiò qualcosa su una scrivania presente nella stanza.
«Questi sono i vestiti che sono stati preparati per l’uomo che abbiamo trovato ieri. Dovrebbero essere della misura giusta» spiegò.
«Oh, perfetto!» le rispose Chrom «Grazie mille per essertene occupata, Cordelia!»
«Oh, no… Io ho solo portato qui i vestiti, li ha cuciti Gaius! Comunque, è stato un piacere. Col vostro permesso, capitano…»
Lui salutò Cordelia, che si allontanò richiudendosi la porta alle spalle. Dopodiché, Chrom si voltò di nuovo verso il letto di Ranulf… E vide che lui non era più lì.
Il Laguz si era spostato: era accanto alla scrivania su cui Cordelia aveva appoggiato i vestiti, e li stava esaminando. Era ancora nudo, e prima di voltarsi di nuovo per dargli la privacy necessaria, Chrom notò qualcosa che partiva dalla parte posteriore della sua vita e scendeva fino al pavimento: una lunga coda dello stesso colore dei suoi capelli. Ecco cos’era che si muoveva prima sotto le lenzuola!
«Oh, non preoccuparti, non mi vergogno. D’altronde sono in questo stato ogni volta che mi trasformo, sai?» disse Ranulf, ridendo dopo aver visto che Chrom si era voltato.
«Sì, ok, però…» Chrom cacciò via il pensiero della coda di Ranulf, capacitandosi del fatto che non c’era nulla di strano. Poi continuò a parlare, quasi balbettando.
«Non dovresti alzarti! Immagino che sarai ancora ferito, devi riposare!»
«Ah, non è un problema. Noi Laguz, una volta ricevute le cure necessarie, guariamo davvero in fretta. Soprattutto i gatti. Anzi, ti dirò la verità… Mi sento davvero in forma!» rispose Ranulf, con un tono allegro.
«Beh, se ne sei sicuro… Meglio così, sono felice che ti sia già ripreso!»
«Già, lo sono anch’io, così perderemo meno tempo!» disse il Laguz, per poi cambiare discorso «Wow, questi vestiti sono fatti di tessuto perfetto!»
Chrom poté finalmente guardarlo di nuovo. Ranulf indossava ora una maglia senza maniche marrone, dei pantaloni blu opaco, un tessuto arancione legato all’altezza della vita, dei guanti e degli stivali verdi.
«Tessuto perfetto?» chiese Chrom.
«Sì! Con questi abiti posso trasformarmi in gatto e tornare alla forma umana senza poi ritrovarmi nudo. Certo, potrebbe essere una buona distrazione per i nemici, ma preferisco di no…»
Chrom rise. Il senso dell’umorismo di Ranulf, anche in quella situazione particolare, rendeva l’atmosfera più allegra.
«E sono anche identici ai vestiti che indossavo prima che Verlith mi attaccasse!» aggiunse Ranulf.
A quel punto, Chrom non poté trattenersi dal fare una domanda: «Ma come mai eri in quelle condizioni quando ti abbiamo trovato?»
Ranulf scosse le spalle, rispondendo: «Immagino che sia stato Verlith stesso a portarmi via i vestiti, nel tentativo di farmi morire di freddo nel caso i suoi attacchi non fossero bastati. Forse non sa che i gatti sopportano abbastanza bene il freddo…»
Chrom ridacchiò di nuovo, quindi si avviò ancora verso l’uscita. Prima di andarsene, però, disse ancora una cosa a Ranulf.
«So che potrebbe essere una grossa responsabilità per te, ma dato che nessuno di noi sa dove si trovi Gania… Spetterà a te il compito di guidarci verso il Regno. Quindi… Fammi sapere quando sei pronto per partire. Prenditi tutto il tempo che ti serve e assicurati soprattutto di stare bene. Nel frattempo darò agli altri Pastori la notizia, in modo che anche loro inizino i preparativi»
Ranulf annuì, sicuro di sé.
«Va bene. Grazie ancora, Chrom!»
«È un piacere… Amico!»
Con quell’ultima parola che fece pensare sia Ranulf che Chrom, quest’ultimo uscì dall’infermeria.
 
Il tempo fuori ora era davvero gradevole. Soltanto una leggera brezza estiva ed un caldo sole inondavano il villaggio. In quell’ambiente, Chrom respirava un’aria che raramente aveva sentito nella sua vita: aria di avventura. 
Pochi minuti prima, Chrom aveva ufficialmente vincolato una promessa che aveva intenzione di mantenere… Anche a costo della sua stessa vita.
Il capitano si avviò verso la taverna in cui aveva dormito, per dare la notizia ai suoi compagni.




 
 

Ed ecco il secondo capitolo!
È arrivato davvero velocemente, il che mi fa piacere. Ho iniziato a scriverlo subito dopo aver pubblicato il primo, e… Non mi sono fermato :3 Spero almeno che non sia venuto troppo male.
Ho infatti paura di aver espresso male la reazione di Ranulf all’offerta di Chrom; così non sembra entusiasta com’è veramente… Beh, sappiate solo che il caro Laguz è davveeeero felice :D
So che forse sta accadendo tutto troppo velocemente… Insomma, è strano che Chrom abbia voluto fidarsi immediatamente di Ranulf e di aiutarlo, però… Secondo me questo rispecchia il suo carattere. D’altronde Chrom ha voluto fidarsi subito degli sconosciuti anche nell’opera originale, no?
Bene, ho finito con questa note inutili. Grazie ancora a chi leggerà questa storiella che, lo dico sinceramente, sto scrivendo con tutto il cuore ^_^ Grazie, alla prossima!
 
Voce di Ranulf
Ogni eventuale doppio senso presente nel testo è puramente casuale e non voluto.
  
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