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Autore: Britin_Kinney    13/07/2013    5 recensioni
"Perché te la prendi tanto?" chiese sospettoso il biondo.
"Perché anche se sono un servo, conservo il mio orgoglio e la mia dignità. Potreste anche prendermi qui, in questa grotta, fare del mio corpo ciò che vorrete ma, ricordatevi che la dignità non potrete togliermela, mai".
Artù gli prese il viso tra le mani, costringendolo con non poca difficoltà a guardarlo negli occhi e prestare la massima attenzione alle sue parole.
"Ascoltami io non volevo..." uno sguardo particolarmente significativo da parte del servo, gli bloccò le parole in gola.
Merlin accerchiò i suoi polsi con le mani e le tolse dal suo viso, facendole scivolare lentamente lungo i suoi tratti giovani.
"Torno a Camelot" annunciò con voce rotta il moro.
"Ma fuori piove ancora e... ed è pericoloso" fece Artù.
"Preferisco andare adesso, grazie per l'interessamento"
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Il Mio Rifugio Sei Tu
Capitolo 16

Eitan aveva già gli occhi aperti quando Merlin si svegliò.
Il moro lo guardò per un istante, come se si aspettasse di trovarsi a Camelot. Come se quello fosse tutto un brutto sogno.
Eitan gli accarezzò una guancia, lentamente. E puntò il suo sguardo in quello del mago.
Senza dire una parola si avvicinò con calma. Merlin rimase con il fiato sospeso, confuso.
Il principe capì al volo il suo turbamento nel vederlo così vicino e sviò, lasciando perdere le sue labbra. Sfiorò con il naso la guancia di Merlin, risalendo lungo il suo viso perfetto e, con estrema dolcezza e lentezza, lasciò un bacio sulla sua fronte.
Merlin non disse niente e, anche se il principe Eitan non era esattamente la persona con cui voleva stare in quel momento, si lasciò tranquillizzare da quel bacio leggero.
Il biondo sciolse il loro abbraccio e fece per uscire dalla stanza, poi si voltò indietro e guardò Merlin per qualche istante ancora. Quando Merlin adagiò nuovamente il capo sul cuscino, Eitan lo lasciò solo.
La sera arrivò e Merlin non si era mosso da quel letto. Pretendeva la presenza di Artù.
Si accarezzò il collo intorpidito con una mano e la collana si infilò tra le sue dita infreddolite.
Afferrò il ciondolo a forma di cuore tra l'indice ed il pollice e l'osservò.
Artù.
Chiuse gli occhi e una miriade di ricordi gli balenarono in mente.
Il loro primo bacio, nella grotta. Tutti i litigi, le peripezie, le follie di Artù, il diario, la lettera di Artù, il loro secondo bacio, la dolcezza di Artù nell'accarezzarlo e stringerlo a sé.
Tutti quei ricordi rischiavano di diventare nulla per una principessa capricciosa qualunque.
No. Non poteva finire in quel modo.
 
Uther vide suo figlio entrare nella sala del trono per la cena. Artù non era mai stato così spento.
I suoi occhi azzurri erano duri e vuoti. Da quando suo figlio era stato messo al mondo, non lo aveva mai visto così annullato. Così... "non Artù".
“Figliolo...” -cominciò Uther e lo sguardo di attenzione che gli rivolse il principe lo fece quasi rabbrividire.- “C'è qualcosa di cui vorresti parlarmi?” domandò.
Ma che domande!-pensò Uther- Anche se soffrisse atrocemente per qualcosa di estremamente importante non me ne parlerebbe.
“Sì, Padre.” rispose Artù. Non aveva più nulla da perdere ormai. Gli era sembrato tutto così facile; aveva fatto una promessa a Merlin che non era sicuro di riuscire a mantenere.
Uther fece cenno alle guardie di uscire. Nel giro di un paio di minuti, tutti si dileguarono da lì.
“Tengo a Merlin” -cominciò, senza forzare le parole. Avviando il padre lentamente a quella confessione- “Ci tengo tanto”
“Lo capisco, deve essere un buon amico” -concordò Uther, annuendo apprensivo.- “Non ricordo una sola volta in cui non ti ha servito senza fedeltà”
Artù distolse lo sguardo e crollò, cominciando a piangere.
“Artù” lo richiamò Uther dolcemente.
“Non è solo questo, padre” -aggiunse e poi prendendo un respiro profondo, confessò- “Io lo amo.” e poi abbassò lo sguardo, aspettandosi chissà quale sentenza, chissà quale condanna.
Uther sgranò leggermente gli occhi ma si ricompose subito. Tutto pur di rendere Artù felice, chi era lui, per far star male il suo stesso sangue?
“E lui ricambia?” Artù, ancora con lo sguardo basso, strabbuzzò gli occhi e sollevò immediatamente il capo, per accertarsi che il padre fosse serio.
Dannazione, era più che serio.
“Sì, padre. Io lo amo da impazzire. E lui ama me.” rispose Artù, sempre più sorpreso.
“E perché lo hai lasciato andare così?” domandò Uther.
“Non ho potuto fare altrimenti. Credevo che tu non accettassi e non potevo rischiare di rivelare una cosa del genere.”
“Artù...” -Uther scosse il capo, sorridendo.- “Quando ero giovane, anche io ho amato. Ho amato un ragazzo. Era un giovane archiatra apprendista ed io ero solo un principe che amava divertirsi. Ma poi, finii per innamorarmi di lui.”
Artù guardò il padre ancora più sorpreso. “Chi era questo ragazzo?” domandò.
“Bhe, io... ad ogni modo, c'è qualche soluzione per risolvere questo problema?” cambiò discorso, diventando improvvisamente rosso in viso.
“Artùùù!” si sentì chiamare da fuori la porta.
Artù si portò entrambe le mani al viso, stanco di tutto. E si alzò.
“Passa una buona nottata, padre” gli augurò per poi uscire dalla sala del trono e ritrovarsi Helena di fronte.
“Tesoro” lo salutò lei.
“Amore” ricambiò Artù, sorridendole falsamente.
Uther si immerse nel suo calice di vino e poi guardò la pallida luce della luna, ricordando quando anche lui era innamorato di quel giovane archiatra.
Era riuscito a convicere il padre a non farlo giustiziare, nonostante la gelosia. E Gaius era finito tra le sue braccia, in segreto.
Lo aveva rivelato a suo padre mentre era in punto di morte e poi... poi era arrivata Ygraine.
Senza di lei non ci sarebbe stato Artù.
Ma lui aveva continuato ad amare Gaius. L'aveva sempre amato. Incondizionatamente.
Il suo cuore era sempre appartenuto a quel giovane archiatra apprendista, nonostante di mezzo ci fossero una regina ed un erede.
L'erede che amava tanto.
Sarebbe stato bello avere al suo fianco Gaius e Artù. Loro tre insieme e nulla più. Invece aveva deciso di preoccuparsi del pensiero esterno. Ed era pure infelice.
Non poteva permette che la stessa sorte toccasse a suo figlio, il suo adorato figlio. No.
Doveva fare qualcosa. Se la felicità era Merlino per Artù, come Gaius lo era stata per lui, allora sarebbe intervenuto personalmente. E al diavolo ciò che pensavano gli altri. Aveva sbagliato una volta. Non avrebbe sbagliato più.
 
Eitan entrò piano nella stanza di Merlin, trascinandosi dietro un vassoio.
Merlin si asciugò le lacrime e si voltò nella sua direzione.
“Ti ho portato qualcosa da mangiare” Merlin non disse niente, sollevò il busto.
“Potresti... abbracciarmi, per favore?” domandò il mago, tirando su con il naso.
Eitan si intenerì e si avvicinò a lui, passò le braccia intorno alla sua vita fragile e lo strinse forte. Premendogli la guancia contro il viso.
“So che non è colpa tua. Non mi trovo qui a causa tua” disse Merlin.
“Finalmente lo hai capito” -scherzò Eitan, facendolo sorridere leggermente.
Merlin si scostò da lui e gli accarezzò una guancia- “Mi dispiace per quello che è successo, ma non potevo farci niente. Ero solo una pedina nelle sue mani. Però, una cosa devo confessartela. Non ho mai provato sentimenti così puri” -detto questo lo guardò negli occhi- “Artù è fortunato” -sussurrò avvicinandosi- “Ti prometto che riusciremo a cavarcela contro Helena.” -soffiò, avvicinandosi sempre di più.- “Perché io sono innamorato di te. E di peggiore del fatto di vederti tra le braccia di un altro, c'è quello di farti soffrire, togliendoti l'unica tua ragione di vita.” Merlin restò a bocca aperta. Eitan era innamorato di lui?
Da quando?
Non ebbe tempo di pensarci, poiché le labbra del principe avevano sfiorato le sue, per poi afferrarle dolcemente.
“Ti amo, Merlin” disse, soffiandogli quelle tre parole sulle labbra rosse.
“Eitan, io...”
“Lo so, non preoccuparti. So che il tuo cuore appartiene ad Artù. Non vi darò più fastidio. Intendo risolvere questa situazione e sparire dalle vostre vite” disse Eitan con una nota di malinconia involontaria.
“Non devi sparire dalle nostre vite, Eitan.” Merlin gli accarezzò lentamente una guancia.
Eitan si limitò a sorridere ad abbracciare nuovamente Merlin.
 
Uther annuì tra sé, quando vide che la pioggia era cessata.
Poteva benissimo uscire.
Doveva andare a riprendere Merlin, portarlo a suo figlio, rimettere al suo posto quella sgualdrina che faceva la corte ad Artù e risolvere quella situazione.
Scese nelle scuderie e fece sellare il suo cavallo.
“Non dire niente al principe, capito? Si deve sapere che riposo nelle mie stanze, d'accordo?” disse Uther, all'indirizzo dello stalliere.
“Sì, sire” annuì quest ultimo.
Uther diede due calcetti al cavallo e la bestiola partì.
“Bene. Andiamo a riprenderci Merlin.” disse tra sè, prima di avviarsi fuori dalle porte di Camelot.
 
  
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