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Autore: Aniel_    13/07/2013    7 recensioni
Castiel è un famoso critico culinario che, una sera come un'altra, riceve una telefonata dal suo vecchio amico, Dean.
Dean gli rivela che ha intenzione di sposarsi con una ragazza conosciuta da poco e questo scatenerà i sentimenti e una forte gelosia, spingendolo a cercare un modo per sabotare le nozze.
«Nessun piano per il momento, solo un obiettivo: portarle via lo sposo e prendermi il mio lieto fine. Io lo merito, Dean lo merita e Joanna capirà.»
Tratto dal film "My Best Friend's Wedding".
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Jo, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean/Castiel, Dean/Jo, Balthazar, Ellen Harvelle, Bill Harvelle, John Winchester, Sam Winchester, Jessica Lee Moore, Bobby Singer
Rating: SAFE
Chapter3/3
Genere: introspettivo, sentimentale, commedia
Warning: slash, het, ispirato al film "My Best Friend's Wedding"

Betavampiredrug (quando si tratta di riadattamenti destiel di commedie cinematografiche lei c'è sempre ♥)
Words: 4005 (fiumidiparole)
Note: allora, questa idea è nata qualche sera fa, guardando per l'appunto My Best Friend's Wedding, film del 1997 con Julia Roberts, Cameron Diaz, Dermot Mulroney e Rupert Everett. Dato che ormai vedere destiel dappertutto è diventato routine, ho mandato un messaggino veloce alla mia beta per scegliere i ruoli e da lì in poi tutto si è fatto vago e confuso fino a... be'... qui. Il titolo della storia ovviamente è tratto dalla canzone I Say a Little Prayer, colonna sonora del film.
Disclaimer: nessun personaggio mi appartiene ecc ecc.


I say a little prayer for you
Terza Parte
 

Aprire gli occhi la mattina seguente con un sorrisone impresso sul viso fu forse uno dei migliori risvegli che Castiel avesse mai avuto: gli uccellini cantavano, il sole era alto nel cielo e Dean era suo.
Okay, forse non ancora del tutto suo ma adesso avrebbe avuto certamente più tempo a disposizione per conquistarlo e mettere finalmente la parola fine a tutta quell'assurda storia del matrimonio.
Si alzò dal letto con un'euforia fuori dal comune, accompagnata da sensi di colpa che avrebbe presto dimenticato, o almeno si augurava di dimenticare. Quello che aveva fatto a Jo era stato davvero ignobile.
Ad essere sincero, non ne andava fiero.
Ad essere ancora più sincero, un po' sì.
Insomma, non riusciva a smettere di essere felice pensando a Jo, non ora che Dean sarebbe partito con lui con il primo volo.
No, non aveva tempo per rimuginare oltre e con questo pensiero si vestì e fece le valigie, ignorando il biglietto che fino a quel momento era stato sul pavimento, accanto alla porta, in agguato.
Lo notò solo quando fece per lasciare la stanza e lo raccolse, sicuro che nulla sarebbe potuto andare storto.

Sono al ricevimento.
D.

Tutto qui. Solo tre parole. Tre parole che Castiel rilesse una decina di volte.
Con gli occhi spalancati e un infarto in arrivo, strinse le dita attorno al messaggio, così forte che non ne rimase altro che una pallina di carta stropicciata.
Lasciò tutto dove si trovava e si precipitò all'entrata, chiedendo al portiere di chiamargli un taxi.
Dean non poteva essere stato così stupido, non poteva averci ripensato, dannazione! Jo aveva tradito la sua fiducia ed anche se non era vero, lui lo credeva fermamente quindi perché ripensarci?
Il viaggio in taxi fu uno dei più lunghi della sua vita e dopo aver ascoltato un numero imprecisato di commenti razzisti da parte dell'autista, arrivò a casa di Jo.
Beʼ, "casa"... quella di Jo poteva contenere tranquillamente il suo appartamento... circa una decina di volte.
Ignorando lo sfarzo generale - non che fosse facile, eh!, era appena passato accanto ad una statua di ghiaccio del David alta quanto lui!- raggiunse il ricevimento in giardino, intercettando immediatamente Dean, quasi brillasse come una fottuta insegna al neon.
Il futuro sposo era vestito di tutto punto anche se la sua espressione non era delle migliori, espressione che si incupì ancor di più quando vide Castiel, nascosto dietro un albero come un ladro. Con una scusa si allontanò dagli invitati e lo raggiunse e, non appena fu abbastanza vicino, Castiel lo afferrò per la cravatta, nascondendolo alla folla con il proprio riparo di fortuna.
«Sono al ricevimento, D.? È questo tutto quello che hai da dirmi? Mi dici di prenotare un volo e poi mi molli con un Sono al ricevimento, D.?» sputò fuori, furioso.
Dean gli tappò la bocca e si guardò intorno, facendogli poi cenno di seguirlo. Si fermarono accanto ad un vecchio gazebo un po' malridotto, lontano da tutto.
«Cas, lasciami spiegare...» lo pregò l'altro e Castiel rise perché non sapeva davvero che altro fare.
«Ci hai ripensato? La vuoi ancora sposare?»
Dean esitò ma poi scosse il capo energicamente, come se avesse appena ricordato a se stesso la gravità della situazione. «No! Non posso sposare una persona che ha tramato alle mie spalle, anche se per il mio bene. Ma non sono neanche un vigliacco, non potevo prendere il primo volo sapendo che sarebbe toccato a Jo spiegare tutto agli invitati.»
Castiel si massaggiò stancamente le tempie. «Ma la domanda è: perché Jo non ha annullato il ricevimento? Sei stato chiaro, vero? Le hai detto che non intendi più sposarla?»
«Sì, Cas. Sono stato abbastanza chiaro.»
«Okay, beʼ... ora che si fa?»
Dean si morse il labbro, pensieroso. «Chissà come sta...»
«Chi?»
«Jo!» replicò, guardandolo come un cucciolo di cerbiatto ferito e abbandonato. «Andresti a controllare? Sai, solo per sapere.»
«Vuoi che le chieda perché non ha dato la notizia agli invitati, no?» domandò Castiel, scettico.
Dean annuì, sebbene non sembrasse poi così convinto. «Sì. Solo... potresti andare subito?» gli chiese, e Castiel sospirò.
Non potevano semplicemente andarsene? Lasciare un biglietto da qualche parte e archiviare la questione per sempre?
«Ti prego, Cas. Sei l'unico di cui mi fido.»
A quanto pare, no.
«Va bene, aspettami qui.» si arrese, e Dean sorrise ed entrò nel gazebo, in attesa.
Guarda cosa ti tocca fare, si disse, salutando gli invitati durante il tragitto e cercando Jo con lo sguardo.
La vide dondolarsi su una piccola altalena lontana da tutti e non appena la ragazza si accorse di lui spalancò gli occhioni scuri. «Cas, ehi... sei qui.» mormorò, come se non ci credesse.
Castiel annuì e le si avvicinò. «Sì, ehm, ciao Jo.»
«Lui dov'è? Come sta?» domandò, tesa. Era assurdo come si preoccupasse ancora per lui dopo tutto quello che era accaduto, dopo tutto quello che lui stesso aveva combinato.
Castiel si grattò la nuca e prese posto sulla seconda altalena. «Dean si sta chiedendo... beʼ, entrambi ce lo stiamo chiedendo... perché non hai annullato tutto? Non credi che possa diventare un po', uhm, imbarazzante a questo punto?»
«È stato tutto un malinteso, Cas. Non puoi biasimarmi se spero ancora che cambi idea.» confessò.
Castiel si dondolò, puntellando i piedi sul terreno. «Senti, non voglio essere brusco, credimi!, ma magari non era destino.»
«Destino?»
«Sì. Magari non siete fatti per stare insieme... magari, ed è un'ipotesi del tutto azzardata, non sei il suo tipo. Vi conoscete da troppo poco tempo, Jo. Non puoi negarlo.»
«Non lo nego, è solo che...» la sua voce tremò impercettibilmente e Castiel ebbe un balzo al cuore. «Non mi importa se non vuole più sposarmi, puoi solo dirgli che lo amo? Che non gli chiedo nulla in cambio e voglio solo che lo sappia?»
Castiel guardò altrove: se avesse detto una cosa simile a Dean si sarebbe solo buttato la zappa sui piedi. Ma poteva essere davvero così egoista da far finta di niente e ignorare il desiderio di una persona come Jo che era sempre stata gentile e onesta con lui?
Sapeva farlo lo stronzo, Castiel, ma non lo era.
Non lo era per niente.
«Aspettami qui.» acconsentì, e rifece nuovamente la stessa strada a ritroso, raggiungendo Dean che alzò il capo, speranzoso. «Allora?»
«Le tartine sono squisite...»
«Cas!»
Maledizione!
«Dean, come vuoi che stia? È distrutta, è triste, e...» deglutì. Non doveva. Non doveva dirlo, per nessuna ragione al mondo. «E ti ama. Mi ha detto di dirti che ti ama.»
Non doveva per forza cambiare qualcosa, pensò. Alla fine era stato onesto e forse Dean non si sarebbe lasciato convincere così facilmente.
Già, forse.
O forse no.
«Puoi tornare da lei e dirle che, se mi vuole ancora, oggi pomeriggio alle sei la sposo, per favore?» gli chiese, e Castiel si sentì sprofondare in un vortice di angoscia.
Tutto quello che aveva fatto non era servito a niente, i suoi piani, i suoi mezzucci non avevano funzionato e adesso si ritrovava con un pugno di mosche in mano.
Ottimo lavoro, Castiel. Ottimo lavoro.
«Congratulazioni» disse a Jo, dopo averla raggiunta, «a quanto pare il matrimonio ci sarà.» la informò; non fece nulla per mascherare il proprio disappunto e, in realtà, non aveva più molta importanza: la felicità di Jo era talmente grande mentre lo abbracciava che il suo tono fu per lei l'ultimo dei problemi.
Tornò da Dean per l'ennesima volta con l'umore sotto i piedi. Non riusciva a crederci, stava davvero per fare il damigello al matrimonio del suo migliore amico e, cosa peggiore, il suo migliore amico non sapeva né avrebbe saputo mai quanto Castiel lo amava.
«Grazie, Cas. Hai salvato un matrimonio.» lo ringraziò Dean, ridendo come un bambino. «Ora devo solo trovare Jo e parlarle...»
«Dean-» tentò di interromperlo Cas, ma l'altro parlava troppo veloce e stava già iniziando ad incamminarsi verso il ricevimento senza dargli retta.
«...e le fedi. Devo ricordare a Sam delle fedi! Se dimenticasse le fedi, ci pensi che imbarazzo?»
«Dean!»
«Cosa?» domandò, voltandosi, e Castiel semplicemente non ce la fece più.
Raccolse tutto il coraggio del mondo e fece quello che andava fatto, quello che avrebbe dovuto fare fin dall'inizio.
«Ti amo.» gli confessò, senza rimuginarci su, senza pensare di fuggire per l'ennesima volta. «Ti amo. Ti amo da nove anni, da quando ti ho visto mettere piede nell'aula di Storia Contemporanea al college. Ti amo da sempre, da quando mi hai detto che mi amavi ma ero troppo spaventato per dirti che anche io provavo lo stesso. E so che ami Jo e so che lei ti ama, ma amavi anche me una volta e vorrei tanto che tu lo ricordassi. Vorrei avere una seconda possibilità perché se tu acconsentissi allora potrei mostrarti quanto felici possiamo essere insieme.» continuò, eliminando passo dopo passo la poca distanza che li separava. Dean lo ascoltava attentamente ma se Castiel avesse dovuto individuare un'emozione, una qualsiasi, in quel viso non sarebbe riuscito a cogliere granché.
«So che Jo è speciale e so che con lei stai bene ma... puoi abbracciarmi adesso, se vuoi. Puoi abbracciarmi e ti giuro che non mi tirerò mai indietro. Dammi solo un'occasione, lasciami renderti felice e potrai abbracciarmi quanto vuoi e non ti allontanerò. Te lo prometto.»
Gli fece quelle promesse ad un centimetro dal viso, così vicino da sentire il respiro dell'altro sulla pelle. E poi lo baciò. Piantò entrambi i palmi sul suo viso e lo baciò e fu come tornare a respirare dopo nove anni passati sott'acqua. Ecco cosa si provava a baciare Dean Winchester: libertà.
Chissà come aveva fatto a dimenticarlo.
Si separò da lui quasi titubante e alzò gli occhi con un po' di difficoltà. Dean lo guardava esterrefatto ma non arrabbiato, né colpito, solo... sorpreso.
Castiel non poteva dargli tutti i torti, dopotutto.
Aprì le labbra per dire qualcosa, qualsiasi cosa che potesse lenire anche solo in parte l'imbarazzo che andava via via intensificandosi, ma qualcosa si spezzò nello sguardo di Dean e i suoi occhi si spalancarono, fissando qualcosa al di là di Castiel.
Quando Castiel si voltò, con le mani artigliate alla camicia dell'amico, intercettò Jo che li guardava con le labbra semi aperte e l'espressione di chi tutto si sarebbe aspettato, fuorché una cosa del genere.
«Jo...» sussurrò Dean, sebbene fosse suonato alle orecchie di Castiel come un tuono.
Ma Jo scosse lentamente il capo e prima che entrambi riuscissero a capire le sue intenzioni, la ragazza iniziò a correre.
A quel punto potevano accadere solo due cose: Dean poteva imprecare rimanendo accanto a Castiel,
dicendogli che anche lui lo amava, oppure no.
Così quando Dean lo spinse via e iniziò a correre, inseguendo Jo, il cuore di Castiel semplicemente si frantumò in mille pezzi.
Forse sarebbe dovuto rimanere lì o, al massimo, fare qualcosa per rimettere le cose a posto, ma Castiel era stupido e decisamente innamorato, così - come nelle peggiori commedie romantiche da quattro soldi- inseguì Dean a sua volta.
 
Quanto poteva correre un comune essere umano prima di crollare a terra senza vita? Se lo chiese, più di una volta, mentre seguiva l'amico fino in aeroporto.
Dopo venti minuti lo trovò seduto in un bar, da solo, con una delle peggiori espressioni che gli aveva mai visto in viso.
«Ehi...» lo salutò, ma l'altro lo ignorò bellamente, trovando apparentemente più interessante il posacenere di fronte a sé.
«Dean, devo dirti una cosa che non ti piacerà. E penso che l'amarti, in confronto, non sia nulla di eclatante.» balbettò, cercando di calmarsi. «Hai presente il messaggio che Jo ha inviato a Crowley?»
Dean posò pericolosamente lo sguardo su di lui. «Sì?»
«L'ho inviato io.»
L'altro ci mise qualche istante per elaborare la notizia e quando fece per aprire bocca - probabilmente per sputargli addosso i peggiori insulti del mondo- Castiel lo precedette, continuando ad elencare le sue cattive azioni, sperando fosse in qualche modo terapeutico... o stronzate simili.
«Sapevo che Jo non conosceva i tuoi gusti musicali, così ho fatto di tutto per metterla in ridicolo il primo giorno che sono arrivato qui. E Balth... non siamo mai stati insieme, è etero, troppo etero e l'ho solo coinvolto in questa storia per farti ingelosire.» farfugliò mentre sentiva gli occhi dell'amico puntarlo e bruciargli il viso.
«Ma dico, Cas! Sei impazzito?» domandò furente, e Castiel strizzò gli occhi, desideroso di nascondersi da quell'attacco d'odio che l'avrebbe presto investito.
Non solo aveva perso l'amore della sua vita, a breve avrebbe perso anche il suo migliore amico.
Due in un colpo solo, Cas. Complimenti!
«Probabilmente.» replicò. «Anzi, sicuramente. Sì. Sono impazzito. Sono decisamente impazzito. Ma non puoi lanciarmi una bomba del genere, dicendomi che ti sposi, e pretendere che io non dia di matto!»
«Cosa? Castiel, tu non dai mai di matto! Sei la persona più logica e ragionevole che conosca, e... Dio!» urlò, attirando l'attenzione dei pochi presenti del bar. Si alzò in piedi e prese a misurare lo spazio attorno a sé. «Qual è il tuo problema, si può sapere?»
Castiel si irrigidì. «Te l'ho detto qual è il mio problema...» gli ricordò, riferendosi alla dichiarazione di poco prima.
La rabbia di Dean parve scemare e quando si sedette nuovamente, Castiel non sapeva davvero cosa aspettarsi. «Ho detto che non posso sposare una persona che trama alle mie spalle, anche se per il mio bene. Ricordi?»
Castiel annuì.
«Quindi capisci perché non posso scegliere te.»
Non che Castiel non se lo aspettasse arrivati a quel punto, ma sentirselo dire fu ugualmente così doloroso da fargli mancare il fiato. Non era mai stato una persona romantica, non gli era mai importato molto dei sentimenti, quindi era giusto che non avesse un lieto fine.
Era il cattivo della storia, e ai cattivi non spetta un lieto fine.
I cattivi perdono ogni cosa: le occasioni, le parole, i grandi amori. Nessuno apre gli occhi al mattino e si risveglia cattivo, Castiel questo lo sapeva bene, e se fosse tornato indietro probabilmente avrebbe fatto le stesse scelte, le stesse vigliaccherie e gli stessi strafalcioni.
Per Dean avrebbe sempre fatto tutto il necessario.
«Ma ti ringrazio» aggiunse Dean, guardandolo finalmente con un po' di dolcezza. «Ti ringrazio di amarmi così tanto.»
Castiel annuì nuovamente perché non sapeva proprio come rispondere. Si guardò intorno, concentrandosi sulle persone che si rincontravano dopo tanto tempo: il suo scenario da lieto fine era appena diventato un luogo oscuro e maledetto.
«Come mai sei venuto qui a cercarla?» gli domandò.
«È qui che le ho chiesto di sposarmi.» rivelò. «Doveva andare a New York da un'amica e quando l'ho vista allontanarsi le ho gridato "sposiamoci!". Senza anello, senza nulla, lei mi ha guardato, sorpresa, e ha detto "sì!". Né più, né meno. Solo sì. A quanto pare non era destino.»
Castiel si scattò in piedi, come attraversato da una scarica elettrica. «No! Non era destino... ero io! Possiamo ancora aggiustare le cose, Dean. C'è ancora tempo, la troveremo.»
«Tu non la conosci, Cas. Può essere ovunque! Quando Jo vuole sparire... sparisce e basta.»
«Ma ci deve essere un posto che le piace, un rifugio, qualcosa del genere! Dimmi, dove va di solito quando si sente ferita?»
Dean ci pensò su. «Beʼ c'è la stazione dei treni, il campo da baseball, lo shoot gun sulla quinta...» elencò.
«Tu occupati della stazione e del campo da baseball. Io faccio un salto in questo Shoot Gun.» ordinò, perentorio, e senza aspettarsi una risposta si precipitò fuori dall'aeroporto.
Shoot Gun. Nome insolito per un locale. Non sarebbe stato difficile trovarlo.
Vagò per un po' senza risultati fin quando il cellulare squillò.
«Dean? L'hai trovata?»
«No. Mi ci gioco tutto che è allo Shoot Gun.» replicò l'altro, sfinito.
«Okay, non preoccuparti, ci penso io. Dove si trova questo locale?»
«Locale?»
«Sì, Dean. Dovrai essere più preciso. Sono di fronte ad un'enorme struttura, non vedo insegne o simili...»
«Cas, Shoot Gun è il nome con cui è conosciuto ma non è un locale...»
Castiel aggrottò la fronte, perplesso. «Va bene, allora cos'è?»
«Quel palazzo è... uhm... un poligono di tiro. Jo ci andava spesso con suo padre e con me.»
«Oh.» realizzò, deglutendo. «Un poligono di tiro. Chiaro.» ripeté, per metabolizzare il concetto.
«Aspettami lì, arrivo subito.»
«No, non c'è tempo. La convincerò a tornare.» lo tranquillizzò, e dopo un po' di titubanza Dean acconsentì e chiuse la telefonata, non prima di assicurarsi che lo avrebbe chiamato una volta finito di parlare con Jo.
Certo che lo avrebbe chiamato, per chi lo aveva preso? Doveva solo entrare in un poligono di tiro e parlare ad una donna di come aveva cercato di sabotarle le nozze e portarle via l'uomo.
Una donna furibonda e armata.
Ma sì, se tutto fosse andato secondo i piani probabilmente ne sarebbe uscito vivo.
Fortunatamente era domenica e sono pochi gli americani che passano la mattina a sparare contro un bersaglio, così Castiel riuscì a trovare Jo quasi subito, nella propria postazione, con una cuffia sulle orecchie, circondata da poche altre casalinghe depresse intente a puntare pericolosamente i gioielli di famiglia del bersaglio di turno.
Pronto anche tu a ricevere una pallottola sulle palle, Cas?
Non che fosse così difficile immaginare cosa o chi fosse il bersaglio sul quale Jo si stava accanendo. Indeciso se spuntarle alle spalle a sorpresa e beccarsi un foro nel cervello o sopravvivere, optò per la seconda idea e attese che la ragazza fosse costretta a ricaricare l'arma. Non appena arrivò il suo momento, con uno slancio degno di nota, le fu accanto, a pochi centimetri dal suo viso.
L'espressione della ragazza era imperscrutabile, come se si trattasse di un robot assassino che ben presto l'avrebbe fatto fuori.
«Che cosa ci fai tu qui?» ringhiò, e Castiel fu grato del fatto che l'altra avesse perso interesse per la pistola, ma quando Jo lo schiaffeggiò in pieno viso facendogli vedere le stelle, capì che non aveva alcun bisogno di una pistola per fargli male. Davvero tanto male.
Certo che non avrebbe più sottovalutato la forza bruta di una donna offesa e ferita, si massaggiò la mascella e indietreggiò, alzando l'altra mano in segno di resa.
«Jo, io...»
«No!» urlò, spingendolo ripetutamente indietro e attirando l'attenzione delle altre donne. «No, non dirmi che puoi spiegarmi, non dirlo!»
Castiel si coprì il viso con entrambe le mani e cercò di dire qualcosa, ma Jo non sembrava dell'idea di interrompere il suo "piccolo" sfogo.
«Credevo che fossi mio amico! Io mi sono fidata da te!» sputò fuori, incitata da quelle donne che, a quanto sembrava, non potevano ambire a spettacolo migliore di un uomo malmenato in quel modo. «Ti ho nominato damigello d'onore!» aggiunse, e ogni donna della sala mormorò un "eh?" che costrinse Jo a fermarsi per pochi istanti.
«È una lunga storia.» disse alle altre, sbrigativa, per poi afferrare il colletto di Castiel e concentrarsi nuovamente su di lui.
«Tu, figlio di puttana, hai baciato il mio fidanzato, in casa dei miei genitori, il giorno del mio matrimonio!»
Okay, detta così era effettivamente orribile e Castiel fu certo di aver sentito vagamente una donna ordinare «Caricatore, adesso!» ad un'altra, ma approfittò degli insulti e della distrazione generali per scappare dalla presa ferrea di Jo e mettersi un po' sulla difensiva.
«Sì, è vero, ho baciato Dean. Lo amo, Jo. Lo amo da sempre, ma... lui non mi ama, non più almeno. Lui vuole te quindi hai vinto.» le disse, con dolcezza. «Non credo di aver mai avuto nemmeno la una sola possibilità di portartelo via. Sai, è pur sempre di Dean che parliamo e non si sarebbe fatto portare via facilmente.»
Jo pendeva dalle sue labbra ma non intendeva ancora sbilanciarsi troppo, così Castiel decise di rincarare la dose.
«Ti ama, Jo! Lo capisci? Ti prego, anzi, ti supplico, vieni con me adesso, fatti portare a casa dove ti preparerai per sposare l'uomo che amiamo e che ha scelto te. Ha scelto te, Jo. Quindi... lascia che ti renda felice.»
La ragazza rimase immobile come una statua di sale per pochi istanti ma non appena si mosse Castiel ebbe l'impulso di coprirsi nuovamente la faccia. Tuttavia non arrivò nessun colpo perché Jo lo stava semplicemente abbracciando, con lo stesso affetto e la stessa dolcezza della prima volta.
Castiel la strinse forte e poi la riaccompagnò a casa.
 

*°*°*

E così, il peggior incubo che Castiel avesse mai avuto divenne realtà, e non si trattava di aver perso l'occasione con un uomo che avrebbe amato probabilmente per tutta la vita, no.
Aveva fatto davvero il damigello d'onore. Poteva esistere cosa più umiliante?
Il matrimonio fu perfetto e nessuno poteva minimamente immaginare quanto fossero stati vicini a mandare tutto all'aria. Fu contento che non fosse successo: Dean e Jo erano così perfetti e felici che Castiel non riuscì proprio ad arrabbiarsi.
La cena dopo le nozze fu ancora più veloce del matrimonio e Castiel si chiese se non fosse il destino - quello vero, questa volta- a voler accelerare le cose per portargli via Dean una volta per tutte.
Si alzò, attirando l'attenzione dei presenti, con il bicchiere in mano. «Il damigello deve fare il discorso, a quanto pare.» annunciò, grattandosi una guancia. «Okay. Sapete ho fatto uno strano sogno: c'era una persona davvero orribile che faceva di tutto per separare Jo e Dean, minando le fondamenta di questa coppia che vediamo qui oggi, felice... poi mi sono svegliato. Non credo di poter essere più felice perché il mio migliore amico ha trovato una ragazza perfetta. Vi auguro il meglio.» concluse, mentre gli applausi rimbombavano nella sala del ristorante e Dean stringeva Jo, baciandole una guancia.
«So che non avete una canzone» aggiunse, facendo cenno alla band che iniziò a suonare. «Mi sono permesso di dare un suggerimento, finché non ne troverete una vostra.»
Le prime note di Unchained Melody invasero l'aria e mentre Jo raggiungeva la pista da ballo, Dean lo affiancò, guardandolo torvo.
«Il tuo suggerimento è... Swayze? Seriamente?»
Castiel bevve, guardandolo con la coda dell'occhio. «Non fare quella faccia. Sappiamo entrambi che adori Ghost.»
Dean arrossì ma non fece nulla per smentire. Raggiunse Jo e Castiel li guardò ballare.
Guardò molte cose quella sera, Castiel. Osservò la felicità, l'affetto della famiglia, tutto quello che non aveva e che non avrebbe avuto, non presto almeno.
Quando Jo lanciò il bouquet e il signore e la signora Winchester furono pronti per andare, Castiel non andò a salutarli, non voleva vederli andar via, così rimase in disparte nella sala, con la sola compagnia della band che, in un angolo, stabiliva i prossimi pezzi.
«Pensavi che me ne sarei andato senza salutarti?» domandò una voce familiare alle sue spalle.
Castiel guardò Dean, scrollando le spalle. «Io... no. Stavo solo...» farfugliò, incapace di aggiungere altro.
Dean sorrise e lo trasse a sé, baciandogli una tempia. «Ciao Cas.»
«Ciao Dean.» rispose, e fece quello che avrebbe dovuto fare sin dall'inizio.
Lo lasciò andare.
In mezzo a festanti parenti ubriachi e canzoni di dubbio gusto, Castiel sorrise vedendo il display del cellulare illuminarsi.
«Mi hai perdonato?» domandò Balthazar e Castiel mugugnò, indeciso.
«Forse...»
«Ti diverti?»
«Sì.» mentì, «molto.»
«Hai vinto il Winchester alla fine?»
«No. L'ho lasciato andare.»
«Bravo ragazzo. Ora dovresti solo ubriacarti e buttarti in pista.»
«Non sono un bravo ballerino e tu lo sai, Balth.»
Balthazar sbuffò. «È la scusa peggiore del secolo! Riesco quasi a vederti con quell'elegante completo nero di Armani a giocherellare con il bicchiere di champagne...»
Castiel guardò il bicchiere avvolto dalla propria mano e si accigliò. «Come fai a sapere che il vestito è di Armani?»
«... e sicuramente starai battendo il piede a ritmo di musica, questo perché odi ballare...»
Il ragazzo si fermò e osservò prima il proprio piede e poi la folla.
«Io non ti ho detto che il mio vestito è di Armani.» mormorò, alzandosi finalmente in piedi.
«... e adesso starai cercando tra la folla, ma cosa? Un segno? Una speranza? E all'improvviso, la folla si apre!»
Castiel sorrise mentre Balth, appostato fino a quel momento in un angolo della sala, lo raggiungeva, sornione.
«Eccolo lì, l'uomo più bello che tu abbia mai visto. Si avvicina a te, con fare seducente, sebbene intenda farsi la ragazza alle tue spalle che non hai notato perché... beʼ, il tuo orientamento sessuale non è un segreto.» continuò, chiudendo la chiamata e prendendogli il cellulare dalle mani.
«La vita continua, Cassie. Forse non ci sarà il matrimonio. Forse non ci sarà sesso.» aggiunse, disgustato. «Ma porca miseria, ci sarà almeno il ballo!»
Ballare con Balthazar non era proprio nella top ten delle cose da fare prima di morire, ma Castiel si lasciò comunque trasportare.
Sì, non aveva ottenuto il suo lieto fine da film degli anni '30, né il ragazzo dei suoi sogni e aveva addirittura fatto il damigello al matrimonio del suo migliore amico.
Ma andava bene perché aveva detto che per Dean avrebbe fatto sempre tutto il necessario anche se il necessario voleva dire lasciarlo andare.
Andava bene perché lo amava e non avrebbe smesso facilmente di farlo.
Andava bene perché Dean era felice e Castiel non avrebbe potuto chiedere di meglio.

 FINE

 

   
 
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