“Insegnami ad amare.”

Una richiesta d’aiuto disperata nell’oscurità di quella stanza vuota, riempita solo dai respiri affannati dei due amanti e dalle loro parole dolci, dal richiamo continuo dei loro nomi, come a non volersi perdere.

Una preghiera bramosa di essere ascoltata, la supplica di un ragazzo destinato a morire nell'anima, privo d'amore, l'amore che i genitori non avevano saputo dargli.

Consegnami alla vita, ti prego, salvami.

Non contava più le volte che faceva sesso, erano troppe, persino per lui.
L'unico modo per ricevere del calore, scaldarsi il cuore per una notte al fianco di un'anima che non gli appartiene, quando invece basterebbe vederla qualche secondo, schernirla lungo i corridoi, leggere tutto l'odio che lei gli riservava per essere felice.

Se non vuoi amarmi, allora odiami, ma fa' che io sia l'unico.

Cos'era lei per lui?

L'ancora di salvezza di un naufrago in un mare di solitudine.

La via di fuga da una vita che non gli apparteneva.

Lei per lui era tutto e non poteva dimostrarglielo, non ne era capace, dannazione, di amarla.

Il corpo della ragazza sotto il suo, il profumo dolce dei suoi capelli che gli arrivava dritto al cervello confondendogli le idee e facendogli perdere quello che era rimasto della sua ragione in quel paradiso terreno.
La guardava e lei ricambiava, ma leggere negli occhi di una donna non te lo insegnano a scuola e lui, per quanto si impegnasse, era analfabeta.

“Hermione.”

Dio!, ancora non si spiegava come potesse il nome del suo sangue aver rimpiazzato il tesoro che ora gli usciva dalle labbra, un nome troppo prezioso per essere sprecato, non voleva consumarlo senza che lei lo ascoltasse. Lei doveva sapere quanto gli costava essere impotente davanti ai suoi sentimenti, essere incapace di ascoltarli, vederli scorrere nella sua mente senza poterli assecondare.

Io ne ho bisogno, amami.

Non resse più lo sguardo di una creatura così bella e in quell'istante maledisse tutta la sua arroganza, la sua insolenza, maledisse se stesso per aver osato appellarla 'Sanguesporco' così da averla fatta piangere la prima volta ed essersi fatto odiare la seconda.

Abbassò gli occhi, le parole che voleva dirle bloccate in gola, schiacciate dal loro stesso peso.

Era troppo tardi.

Nessuno gli avrebbe mai insegnato ad amare.

Naufrago e impotente,

alla deriva senza nemmeno una zattera,

il mare in collera tanto quanto la sua anima e

l'urlo silente della sua disfatta.

“Io ne ho bisogno, Draco, amami.”

E quella notte,

mentre lui le insegnava a fare l'amore,

lei gli insegnava ad amare.

FINE