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Autore: millyray    13/07/2013    0 recensioni
“Be’… è bellissimo. Mi ha fatto scoprire cos'è l’amore, l’amore vero. Ormai non riesco più a immaginarmi una vita senza di lui, mi rende completo. Quando mi hanno chiamato dall’ospedale per dirmi che Jared era in pericolo di vita, il mondo mi era crollato addosso. Ho pensato: oddio, adesso non ce la farò, non potrò più andare avanti. Se lui muore anche la mia vita è finita”.
- Seguito di Pervesness & Blood
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUELLO CHE SUCCESSE DOPO…

Jared raggiunse il letto a passi molto lenti e strascicati, quasi piegato in due e con un dolore lancinante che gli attraversava tutta la spina dorsale. Si sentiva peggio di un vecchietto artritico. La gobba ce l’aveva già, bastava che gli dessero in mano un bastone ed era a posto.
Altrettanto lentamente si sedette sul letto, soffocando un gemito di dolore, e cautamente si stese, poggiando la testa sul cuscino. Probabilmente sarebbe rimasto in quella posizione per il resto della nottata, non avendo più la forza di girarsi. Lanciò un’occhiata all’orologio digitale sul comodino. Le due e mezza.

Sentì un basso borbottio accanto a lui e si voltò verso Ryan, addormentato, il viso rilassato, una mano appoggiata vicino alla bocca. Beato lui che poteva dormire tranquillamente, senza niente a disturbarlo.
Jared invece si svegliava quasi ogni ora, preso da dolori che ogni tanto lo percuotevano su tutta la schiena come scosse. Poi desiderava ardentemente cambiare posizione, ma appena ci provava sentiva tirare terribilmente i punti e scricchiolare tutto.

Ryan aprì improvvisamente gli occhi, inquadrando la figura del suo ragazzo nel buio della stanza, rischiarata solo dalla luce dell’orologio.

“Jared?” lo chiamò con voce assonnata. “Sei andato in bagno?”

“Sì”, mormorò l’altro, il tono vagamente sofferente.

“Perché non mi hai svegliato? Ti aiutavo io”.

“Non posso disturbarti per ogni cosa”.

Il biondino sospirò, puntellandosi sui gomiti per tirarsi un po’ su. “Disturbarmi? Ma figurati! Devi stare attento a come ti muovi”.

L’altro mugolò, ma non si capì bene se per rispondere all’avvertimento o se per lamentarsi del dolore. Il compagno gli si avvicinò e, con tutta l’attenzione possibile, lo voltò su un fianco. Poi gli si stese accanto, circondandogli la vita con un braccio e Jared appoggiò la  testa sul suo petto.

“Cerca di dormire un po’”, gli sussurrò Ryan, passandogli una mano sulla schiena. Quella era una parola, pensò Jared. I dolori aumentavano proprio quando andava a dormire; il suo corpo si rilassava e allora sentiva anche il più piccolo fremito.

***

Ryan fu il primo a svegliarsi quella mattina, disturbato dai raggi del sole che entravano attraverso le fessure lasciate dalle persiane abbassate. Aprì lentamente gli occhi e cercò di mettere bene a fuoco la stanza. Poi rimase un altro paio di minuti a letto, cercando la forza di alzarsi
Si voltò verso Jared, girato sul fianco come lui l’aveva messo l’altra notte, gli occhi chiusi e il respiro pesante, una smorfia a deturpargli il viso. Gli accarezzò una guancia dolcemente. Da quando era stato ferito non riusciva a farsi un sonno decente, restava sveglio quasi tutta la notte per poi addormentarsi soltanto verso il mattino.

Finalmente decise di abbandonare il letto, alzandosi di scatto, stirando la schiena e passandosi una mano tra i capelli biondo rossicci. Poi, senza fare troppo rumore, uscì dalla stanza e andò in cucina.
Decise di preparare qualcosa per colazione, sentiva un certo languorino e anche Jared doveva mangiare.

Preparò due spremute d’arancia, riscaldò due croissant alla crema e mise dei biscotti su un piatto. E, portando tutto su un vassoio, ritornò in camera, sedendosi accanto al fidanzato che ancora sembrava dormire della grossa. Gli dispiaceva svegliarlo, ma lui tra poco sarebbe dovuto uscire e doveva aiutarlo a sistemarsi.

Così prese a passargli una mano tra i capelli scuri e si chinò per dargli un bacio sulle labbra. Sotto quei tocchi Jared si mosse un po’ e sbatté le palpebre. Poi aprì gli occhi e si voltò sulla schiena, con l’espressione ancora intontita per il sonno. Ryan non poté non sorridere guardandolo, sembrava un cucciolo bisognoso di coccole.

“Ray”, mormorò.

“Come ti senti?” gli chiese.

“Bene, se non mi muovo”.

“Ti ho portato la colazione”.

Il moro lanciò un’occhiata al vassoio, conscio che anche quel giorno avrebbe dovuto mangiare a letto. Gli aveva sempre dato fastidio chi mangiava a letto, detestava vedere le briciole lì dove dopo avrebbe dovuto dormire, però ora si era dovuto rassegnare.

Fece per mettersi seduto, dando quasi tutto il peso sulle braccia. Ryan corse subito in suo soccorso, mettendogli un cuscino dietro la schiena e sorreggendolo per i fianchi. Ma lo stesso la schiena di Jared pulsò forte e il ragazzo non trattenne nemmeno il grido di dolore che gli uscì dalle labbra.

“Accidenti!” esclamò il biondino, veramente dispiaciuto per quello che doveva sopportare il suo ragazzo. Voleva veramente fare qualcosa per aiutarlo, ma purtroppo era impotente. Oltre a dargli gli antidolorifici prescritti dal medico, non sapeva che altro fare.

“Ok, sto bene”, sussurrò il moro, poggiando la testa contro la testiera del letto e cercando di rilassare il corpo. “E dai, non fare quella faccia”, ridacchiò in direzione del compagno, che lo guardava con un broncio molto rammaricato.

“Non mi piace quando stai male”, spiegò l’altro, sistemandogli la maglietta che si era alzata sulla pancia, scoprendo la fasciatura che gli copriva quasi tutto l’addome.

“Non piace neanche a me. Ma passerà presto”, cercò di tranquillizzarlo Jared, mostrando il suo sorriso sghembo, quello per cui Ryan impazziva sempre.

“Sei stato colpito in un punto critico, ti farà male ancora per un po’”.

“Poteva andarmi peggio”.

Il biondino annuì, pensando a quanta paura aveva provato in quel momento. La chiamata dall’ospedale, la corsa in macchina, la spiegazione di Charyl… uno dei momenti peggiori della sua vita.

“Adesso mangia che io devo prepararmi per andare allo studio televisivo”.

***

“Hai tutto?” chiese la voce di Ryan dal bagno adiacente alla loro stanza.

Jared guardò il libro, il telecomando, il telefono e il bicchiere d’acqua, tutto rigorosamente a portata di mano. Vide il suo ragazzo rientrare in stanza, vestito in maniera impeccabile: jeans scuri che gli fasciavano le gambe forti, una camicia bianca mezza aperta davanti e con le maniche arrotolate fino ai gomiti e i capelli spettinati ad arte.
Se non fosse stato immobilizzato a letto gli sarebbe saltato addosso immediatamente.

“Vuoi che chiami qualcuno perché venga a trovarti? Posso chiamare la signora…”.

“Ryan, starò bene!” esclamò il moro, leggermente esasperato. Le cure e le preoccupazioni del suo ragazzo gli piacevano, però a tutto c’era un limite. E non gli andava di venire trattato come un bambino ammalato.

“Sì, lo so, solo che…”.

“Solo che niente. Tu adesso vai a fare quella dannata intervista e poi torni qua da me”.

“Guarda che tornerò stasera e…”.

“Non importa. Basta che torni”.

Ryan sorrise dolcemente, conscio che stava un pochino esagerando, e salì con le ginocchia sul letto per avvicinarglisi e dargli un bacio. Poggiò le labbra su quelle del moro, premendo con la lingua al centro perché l’altro lo lasciasse entrare, cosa che riuscì a fare subito e così poterono approfondire il bacio, iniziando un sensuale gioco di lingue che si inseguivano da una bocca all’altra, attorcigliandosi e poi separandosi, cercandosi e trovandosi. Era uno di quei baci che sicuramente sarebbero sfociati in qualcos’altro se Jared non fosse stato ferito e se Ryan non fosse dovuto correre all’appuntamento che aveva.

“Ti amo”, gli sussurrò il biondino, con la fronte appoggiata a quella del compagno, guardandolo dritto negli occhi azzurri.

“Anche io. E vedi di fare una bella intervista, perché starò qui a guardarti”.

“E tu vedi di non alzarti, a meno che non sia per andare in bagno”.

***

Erano quasi le quattro del pomeriggio e Jared aveva già iniziato a stufarsi e a sbuffare. Era una noia stare a letto, soprattutto per lui che amava muoversi e fare sempre qualcosa. Aveva fatto un po’ di zapping in televisione, letto un paio di capitoli di un libro, giocato al computer di Ray e ora aveva esaurito tutto.
E poi gli mancava il suo ragazzo. Era abituato ad averlo sempre vicino, tenendogli compagnia in quel letto, e ora sentiva il bisogno della sua voce calda, delle sue mani che gli massaggiavano la schiena cercando di alleviargli il dolore.

Gli venne voglia di patatine, ma era l’unica cosa che Ryan non gli aveva messo vicino. Decise allora di alzarsi, non poteva fargli male una piccola passeggiata in cucina, e poi gli si stava sciogliendo il culo a forza di stare a letto.
Così, molto lentamente e molto cautamente, si mise seduto, aspettò che i vari sfrigolii nella sua schiena fossero cessati e si mise in piedi, barcollando leggermente. Allo stesso modo cominciò a muovere le gambe, un passo dopo l’altro, appoggiandosi ovunque trovasse un appiglio.
Ansimante, raggiunse la cucina e si appoggiò con le mani al lavello, lottando contro il dolore. Dio, quanto si sentiva invalido! Era passato quasi un mese e mezzo da quando gli avevano sparato in quel vicolo della ventiquattresima e non gli sembrava affatto di migliorare. Temeva che non sarebbe più tornato come prima.

Prese le sue patatine dalla mensola sopra la testa e cercò la forza per tornare a letto. Fece scivolare i piedi scalzi sul pavimento, una mano premuta sulla ferita.

***

Ryan guardò lo schermo luminoso del suo cellulare, indeciso se chiamare il suo ragazzo oppure no. Era un po’ preoccupato per lui, sperava che non si fosse messo in testa di fare chissà cosa per la noia, rischiando di farsi male ancora di più, però da un altro lato non voleva apparire come una mamma appiccicosa.
Alla fine si decise a riporre il telefono in tasca e si buttò pesantemente sulla sedia di fronte allo specchio. Si era un po’ pentito di essere venuto lì, avrebbe preferito essere a casa con Jared. Ma era da un po’ che non mostrava la sua faccia in giro, dall’uscita del suo secondo romanzo, e il suo editore gli aveva consigliato di fare quell’intervista, anche per parlare del film che avrebbero fatto.

Guardò la sua immagine riflessa nello specchio. Gli avevano coperto il viso con un po’ di fondotinta, non tanto per coprire le imperfezioni, quanto più perché non risultasse troppo pallido sotto le luci dello studio, e gli avevano pettinato i capelli all’indietro, solo che un paio di ciocche erano sfuggite al gel e ora gli ricascavano sulla fronte.

Scosse il capo per risvegliarsi un po’ dal torpore nel quale era precipitato e si alzò di scatto dalla sedia, uscendo dalla stanza. Ma proprio quando stava richiudendo la porta, gli passò davanti Kayla Everald, la giornalista che lo avrebbe intervistato quella sera in diretta televisiva, nonché la direttrice del Kayla’s Space, il talk show più seguito dopo quello di Oprah.

“Ryan!” esclamò quella non appena lo vide. Gli occhi le si erano accesi improvvisamente e la bocca si era piegata in un sorriso radioso, accentuato dall’acceso rossetto rosso.
La donna gli si avvicinò e gli diede un bacio su ciascuna guancia. “Come stai? Ti vedo in gran forma”.

Il ragazzo non poté far altro che sorridere alla sua esuberanza. “Sto bene, Kayla, grazie. E tu?”

“Oh, magnificamente ora che ti vedo. Diventi sempre più bello”. Ridacchiò in modo civettuolo, osservando Ryan con i suoi occhi pieni di trucco. “Ora però scusami, ma devo andare a preparami. Vedrai che bel figurone che faremo noi due stasera”.

Il biondino la guardò allontanarsi sculettando sui suoi tacchi e i capelli biondi che le sbattevano sulla schiena.

Dai, Ryan, ce la puoi fare. E’ solo un’intervista.

***

Mancavano venti minuti alle nove, ormai, e Jared decise di girare sul canale ventisei dove avrebbero trasmesso il Kayla’s Space. Solo un altro paio di volte aveva visto Ryan in televisione, non che il suo ragazzo facesse tante apparizioni televisive, e non sapeva perché ma ogni volta si sentiva emozionato, come se dovesse esserci lui nel programma.
Forse perché sullo schermo l’immagine del suo ragazzo gli sembrava ancora più bella, quasi irreale, sotto quei riflettori, le luci, il trucco…

I titoli di coda di un film che era appena terminato gli scorsero davanti agli occhi e poi partì la pubblicità.
Il ragazzo si sistemò meglio sul letto, appoggiandosi al cuscino dietro la schiena e distendendo le gambe.
Pensare che lo studio televisivo di Kayla si trovasse a solo un’ora da lì era però strano, lui sarebbe stato costretto a guardarselo in televisione, nonostante, forse in un’altra circostanza, sarebbe potuto essere uno del pubblico. O forse no.
Si chiese che tipo di intervista gli avrebbe fatto la giornalista. Sicuramente avrebbero parlato del film tratto dal suo secondo romanzo e del terzo che Ryan doveva ancora terminare. Ma probabilmente gli avrebbe anche chiesto qualcosa della sua vita privata, Kayla lo faceva sempre. E chissà cosa Ryan avrebbe risposto. Non avevano mai parlato di un suo eventuale coming out al pubblico, Jared non gli aveva mai chiesto niente, anche perché la cosa non gli interessava molto. D’altronde nemmeno lui andava in giro dicendo di essere fidanzato con un uomo, però quando erano insieme da qualche parte non si preoccupava di nascondere la loro storia. Lui almeno no. Ma Ryan talvolta sì.

No, non sarebbe stata quella l’intervista rivelatrice, si disse il ragazzo. E poi che importava? Ryan lo amava, non serviva che lo sapessero tutti.

E, immerso in quei pensieri, sentì partire la sigla del programma e davanti agli occhi gli comparve l’immagine dello studio di Kayla, arredato come un vero salotto.

L’entrata della giornalista fu accolta con uno scroscio di applausi proveniente dal pubblico che quella sera aveva deciso di godersi lo spettacolo dal vivo.
La donna era come sempre impeccabile, con un corto vestito a tubino dorato e pieno di lustrini, i tacchi a spillo alti e i capelli biondi arricciati alla perfezione.

“Ma che bel pubblico che abbiamo stasera!” esclamò Kayla, citando una delle sue tipiche frasi. “Un pubblico meraviglioso per un ospite meraviglioso”. I

Il pubblico applaudì di nuovo e si lasciò anche andare a qualche urletto di giubilo, soprattutto proveniente da qualche ragazza esagitata che non vedeva l’ora di veder uscire Ryan dalle quinte.

“Sapete, anche io sono molto contenta di avere un ragazzo speciale questa sera nel mio studio”. La donna si sistemò il vestito e guardò il pubblico con un sorrisetto vagamente strafottente. “Lui ha solo ventiquattro anni ma è già diventato un famoso scrittore, letto e apprezzato dai giovani e dagli adulti. Addirittura si dice che con i soggetti dei suoi libri sia riuscito a riaccendere la fiamma di numerose coppie”. Ancora applausi impedirono a Kayla di proseguire. Solo quando il pubblico si fu calmato, la donna poté continuare. “E’ un piacere, allora, per me invitare qui nello studio Ryan Jackson!”

Ryan uscì dalle quinte e, a passo sicuro e molto tranquillo, entrò nello studio avvicinandosi a Kayla, ma guardando in direzione del pubblico che, inutile dire, lo accolse con un grosso applauso e alcuni fischi di apprezzamento.
Kayla gli baciò le guance come aveva fatto poche ore fa e restò a guardarlo sorridente.

“Guarda che accoglienza, Ryan. Te l’aspettavi?”

Il ragazzo ridacchiò. “Sinceramente no”, rispose con la sua voce calda e pacata. “Però vedere tutta questa gente è un onore per me”.

“E per noi è un onore averti qui e passare un po’ di tempo con te”.  La donna gli indicò il divano sul quale sedersi, davanti a qui c’era un basso tavolino di vetro con due bicchieri d’acqua. “Prego accomodati”.
Il ragazzo si sedette senza troppe cerimonie e distese le braccia sullo schienale.

“Allora, Ryan, come stai?” gli chiese Kayla guardandolo affascinata.

“Direi bene. Sì, in questo periodo le cose mi vanno a gonfie vele”.  

“Oh be’, adesso mi racconterai”. La giornalista accavallò le gambe lunghe e perfettamente depilate e si sistemò il microfono attaccato alla sua scollatura. Poi puntò lo sguardo sul suo ospite, sorridendo maliziosamente. “Allora, pronto per l’intervista?”

Ryan si morse un labbro. “Più che altro ho paura delle domande che farai”, la prese in giro e la battuta fu seguita da alcune risatine.

“Oh, non ti preoccupare. Parleremo delle solite cose. Dimmi del libro che stai scrivendo”.

“Ebbene”, lo scrittore prese un respiro e assunse una posa leggermente più rigida, piegandosi leggermente in avanti. “Ho iniziato a scriverlo a Natale e posso dire di essere a un buon punto. Non so ancora quando uscirà, però, se tutto va come spero, non dovrete attendere ancora molto”.

Il pubblico esultò per la notizia appena appresa.

“E ci puoi dire di cosa parla?”

“Non è molto diverso dagli altri come tematica, però credo che sia molto meno pesante dei precedenti. Nel senso che non ci sono troppe scene… come possiamo dire? Pornografiche?” Sia Ryan che Kayla che il pubblico scoppiarono a ridere.

“Ah sì? Quindi niente sesso ad ogni capitolo?”

“No, non questa volta. Ma non voglio svelarvi molto, altrimenti vi rovino la sorpresa. Tuttavia spero che vi piaccia lo stesso”.

“Oh, ne sono sicura”, la giornalista si scacciò una ciocca di capelli dagli occhi e assottigliò le labbra piene di rossetto. “Ma c’è un motivo per cui hai fatto questa scelta?”
Il ragazzo assunse un’aria pensierosa. “Forse perché non sono più un ragazzino con gli ormoni in subbuglio?” ridacchiò, seguito dalla donna e dal pubblico. Kayla gli lanciò un’occhiata come di chi la sapeva lunga. “No, dai, a parte gli scherzi…”, continuò il biondino. “Credo che il motivo principale siano i cambiamenti importanti che sono avvenuti nella mia vita e che mi hanno fatto… hanno cambiato la mia visione su determinate cose”.

“Tipo?” ora lo sguardo di Kayla si era fatto attento e interessato.

Ryan abbassò gli occhi, un’espressione un po’ incerta e nervosa aleggiava sul suo volto. Si era addentrato per una strada un po’ insidiosa, se ne rese conto immediatamente. “Be’, tipo… ho capito che non è solo il sesso che conta… almeno non in una vera relazione. Anzi, il sesso è più bello quando c’è del sentimento tra le persone che lo fanno. Il sesso è una cosa profonda, che ti coglie nell’intimo, è come dare una parte di sé a un’altra persona e se non c’è del sentimento si rischia di rovinare tutto, di non dare una bella impressione, in un certo senso”. Parlando si era anche messo a gesticolare, sia per spiegarsi meglio, sia per l’ansia che lo aveva colto all’improvviso.
Quando finì di parlare, calò uno strano silenzio.

“Non ti facevo così profondo”, commentò l’intervistatrice, fattasi improvvisamente seria. “Ma riprenderemo questo discorso più tardi”. L’occhiata che gli lanciò era chiaro segno che avrebbe rispettato la parola.  “Ora dimmi del film in programma. Si pensa di mandare sul grande schermo Carne e Peccato”. 

“Sì, esatto”, sospirò Ryan, contento di essersi tolto da quell’impiccio almeno per un po’. “Sarà diretto dal regista Richard Harris, le riprese dovrebbero iniziare a settembre. Ora si sta scegliendo il cast…”.

“Ho sentito dire che potrebbe esserci il bellissimo attore Joe Belman come protagonista”.

Il biondino ridacchiò. “Sì, ne abbiamo parlato io e Richard, ma ancora non sappiamo niente. Belman deve dare il suo consenso. Ancora non c’è niente di certo, per cui non mi permetto di dire niente”.

“Certo, certo. Però sarebbe magnifico vederlo nella parte di Lukas”, ridacchiò Kayla, imitata dal pubblico che si mise anche ad applaudire. Anche Ryan rise, ma fu più una risata di circostanza che non sincera.
Già, Joe Belman era figo, doveva ammetterlo anche lui, ma non davanti a un intero pubblico e in prima serata.

“Sono sicura che in ogni caso avrà un sacco di successo”.

“Lo spero”.

“Bene, Rayan, ora manderei un po’ di pubblicità, poi continueremo con l’intervista”, disse la giornalista guardando verso il ragazzo. Poi voltò il capo in direzione del pubblico. “E voi rimanete incollati alle sedie, mi raccomando. Non perdetevi la seconda parte”.

Partì di nuovo la sigla del programma, seguita subito dopo dalla pubblicità. Jared abbassò il volume del televisore e si lasciò andare contro i cuscini. Aveva seguito la prima parte dell’intervista di Ryan con attenzione ed era rimasto un po’ stupito nel sentire quelle parole sul sesso e i sentimenti. Non credeva che Ray la pensasse a quel modo. Le sue parole erano state bellissime, ma l’avevano messo in una situazione un po’ pericolosa. Di certo una giornalista senza scrupoli come Kayla non avrebbe lasciato correre.

Lo schermo trasmise di nuovo il salotto nel quale Kayla conduceva il suo programma e Jared rialzò il volume.

Quando la videocamera inquadrò la giornalista e lo scrittore seduti comodamente sul divano, partì uno scroscio di applausi da parte del pubblico. Ryan sembrava di nuovo rilassato, un sorriso un po’ timido gli decorava la faccia, invece la donna aveva un’espressione molto languida, come se stesse pregustandosi qualcosa.

“Bene, Ryan!” sbottò ad un certo punto. “Abbiamo ancora mezz’ora da passare insieme. Ma cambiamo argomento. Che mi dici della tua vita privata?”

Il ragazzo assunse un’espressione fintamente spaventata. “Ecco, era proprio questo che temevo”. Il pubblico ridacchiò.

“Eh, lo sai che a me piace scavare nel profondo dei miei ospiti”. Kayla voltò completamente il busto verso il biondino, poggiando un gomito sullo schienale del divano e incrociando i piedi sotto al tavolo. “Prima hai detto una cosa molto bella sulla condivisione di sentimenti quando si ha un rapporto sessuale. Ma… sei innamorato?”
Ryan sorrise imbarazzato, non sapendo che dire. Si umettò le labbra con la lingua e ruotò gli occhi da una parte all’altra. “Hmm… può darsi”.  La giornalista spalancò occhi e bocca, sorpresa. “Ma no! Adesso devi raccontarmi tutto! Sono curiosa, sai, e penso lo siano anche i tuoi fan. Soprattutto perché in tutti questi anni che ti conosciamo non hai mai parlato di una fidanzata o cose così, addirittura si vocifera di una tua presunta omosessualità”.
Il biondino abbassò il capo, puntando gli occhi su un punto imprecisato del divano. Era tornato improvvisamente serio e si leggevano anche una certa ansia e preoccupazione nel suo sguardo.
“Inoltre, ci sono persone che giurano di averti visto venire a trovare spesso qualcuno in ospedale”, continuò la donna. “Dai, racconta!” lo esortò infine, emozionata come una bimba il giorno di Natale.

Quello che si poteva leggere sul volto dello scrittore quando puntò gli occhi sul pubblico era molta indecisione. Aspettò un attimo prima di parlare, probabilmente soppesando bene le parole che avrebbe dovuto usare e anche pensando a che cosa dire.
“Ecco, vedi…”, iniziò, titubante. “Credo che… che sia giusto nei confronti dei miei lettori… essere completamente sincero, soprattutto su cose come queste”. Riportò lo sguardo sulla giornalista. “Non c’è nessuna presunta omosessualità”, pronunciò infine, sillabando bene ogni parola in tono serio e deciso. La donna gli sorrise comprensiva, aspettandosi il resto, che non tardò ad arrivare, anche se la voce di Ryan tremò un attimo. “… perché io sono davvero omosessuale”.

Sicuramente né il pubblico né Kayla si aspettavano di sentire quello che avevano appena sentito. Per qualche secondo nello studio cadde un silenzio di tomba, un silenzio in cui la tensione si poteva tagliare con l’accetta. Almeno da parte del ragazzo. Da parte di tutti gli altri c’era invece sorpresa, la presentatrice era rimasta con gli occhi sgranati e la bocca mezza aperta.

“Wow!” esalò infine, voltandosi verso il pubblico. “Nessuno era riuscito a farmi rimanere senza parole”.

Ryan ridacchiò, ma si vedeva lontano un miglio che erano ancora teso. “Spero non in senso negativo”.

“Oh no, affatto!” si affrettò a rispondere lei. “Sono molto, molto, molto felice che tu abbia deciso di fare questa confessione qui, nel mio studio…”. La donna avrebbe voluto aggiungere molto di più, ma improvvisamente fu interrotta dal pubblico trepidante che si mise a battere mani e piedi, qualcuno addirittura a urlare il nome di Ryan e a gridargli bravo, bravo. Soltanto allora il ragazzo poté rilassarsi completamente, lasciandosi andare ad un ampio sorriso e poggiando la schiena contro lo schienale.
“Direi che al tuo pubblico non importa”, commentò Kayla. “Anche se immagino che molte donne che avrebbero voluto averti nel proprio letto ora siano un po’ dispiaciute”.

“Ma no dai, ce ne sono di più belli”.

“Tipo il tuo compagno?” gli chiese maliziosa.

“Be’, sì, decisamente”.

Alcune risatine sconquassarono la stanza.

“Dai, dimmi qualcosa di lui. Come si chiama? Che lavoro fa?”
“Si chiama Jared e fa il poliziotto. Era lui che sono andato a trovare in ospedale”.
“Oh, spero non gli sia successo niente di grave”.
“E’ rimasto ferito mentre cercava di calmare una rapina. Ma adesso sta bene, è tutto a posto”.
“Ah, meno male”, esalò la giornalista. “Ma lo sai che ti si sono illuminati gli occhi appena hai iniziato a parlare di lui?”
“Davvero?”
“Eh sì. Da quanto tempo state insieme?”
“Due anni”.
“Accidenti. E com’è stare con lui?”

Il ragazzo si passò una mano sul viso, un po’ scettico. Kayla lo stava proprio tartassando. “Be’… è bellissimo. Mi ha fatto scoprire cos’è l’amore, l’amore vero. Ormai non riesco più a immaginarmi una vita senza di lui, mi rende completo. Quando mi hanno chiamato dall’ospedale per dirmi che Jared era in pericolo di vita, il mondo mi era crollato addosso. Ho pensato: oddio, adesso non ce la farò, non potrò più andare avanti. Se lui muore anche la mia vita è finita”. Ryan fece una pausa e la donna non osò intromettersi nel suo discorso. “Può sembrare stupido e terribilmente sdolcinato quello che ti sto dicendo, però… è così”.
“No, non è stupido”, lo contraddisse Kayla, con uno sguardo sognante. “Se qualcuno dicesse a me queste cose correrei subito a sposarlo”.  
Ryan sorrise intenerito e il pubblicò fece udire la propria contentezza. Adesso che era riuscito a raccontare una parte piuttosto ostica si sentiva molto più rilassato. E si notava.

“Ma dimmi un po’…”, continuò la giornalista, assottigliando gli occhi in un’espressione molto maliziosa. E ciò non prometteva nulla di buono. Ryan si sentì di nuovo inquieto. “Le cose che descrivi nel tuo libro, quando i personaggi fanno… quelle cose… sono ispirate a cose che fai con il tuo ragazzo?”
L’altro scoppiò a ridere, imitato dal pubblico. “Ah, oh Dio!” esclamò, passandosi una mano sul mento, imbarazzato. “Questa è una domanda bastarda”.
“Be’, ma è ovvio che io te lo chieda. E ora voglio saperlo”.
“Ok, allora…”, iniziò lo scrittore, spostando lo sguardo verso il pubblico e mordendosi un labbro. “In realtà no. Quelle sono cose che mi invento io. Anche se…”. Si interruppe, pensieroso.
“Anche se?” lo esortò Kayla.
“Anche se a volte succede che facciamo delle cose così… tipo… giochetti col cibo o… le manette. Ma niente di più”.
In quel momento, negli occhi della giornalista si potevano vedere tutte le immagini che aveva iniziato a prefigurarsi sui due ragazzi.
“Io gli propongo anche di fare qualcosa di più, ma lui non vuole mai”, aggiunse allora Ryan per sdrammatizzare un poco la situazione. “Per esempio, cerco di convincerlo a travestirsi da scolaretta o da infermiera, ma… niente da fare”.
Ormai sia l’intervistatrice che il pubblico si erano lasciati andare a delle risate sguaiate, alcuni divertiti, alcuni imbarazzati e alcuni maliziosi.

“E dopo questa confessione, temo che Jared mi farà dormire sul divano stanotte, se tutto va bene”, concluse il biondino, appoggiandosi al divano in un gesto rassegnato.
“Ma no dai. E poi adesso dobbiamo concludere l’intervista”. Kayla si ricompose e si sistemò la scollatura del vestito, accavallando le gambe. “Jared ti sta guardando adesso?”
“Penso… penso di sì”.
“E cosa gli diresti?”

Cadde qualche secondo di silenzio, l’atmosfera si era fatta piuttosto seria e tutti tacevano, incuriositi e inteneriti. Ryan puntò lo sguardo nella telecamera e si schiarì la gola. “Be’, Jared…”, iniziò, rivolgendosi direttamente al suo ragazzo, con un’espressione che non aveva intenzione di scherzare. Anche se quello che disse dopo era chiaramente una battuta. “Spero tu non ti sia alzato dal letto, altrimenti non avrai male solo alla schiena. E… va be’, tanto lo sai già… comunque… ti amo… ti amo da morire. E questa è la cosa più imbarazzante che io abbia mai detto”. Si voltò di nuovo verso l’intervistatrice che lo stava guardando commossa.

“Wow, Ryan, vorrei continuare questa discussione ma purtroppo non abbiamo più tempo. Spero di rivederti presto e magari la prossima volta vieni con il tuo ragazzo”. I due si alzarono dal divano e si baciarono sulle guance. “Ti ringrazio per essere venuto”.
“No, grazie a te”.
“E tantissimi auguri, per tutto”.
I due si scambiarono altri saluti e finalmente lo scrittore Ryan Jackson uscì dietro le quinte.

***

Jared aveva seguito tutto il programma con estrema attenzione, quasi non si era accorto del dolore alla schiena. La seconda parte dell’intervista e in particolare le ultime cose che Ryan aveva detto, quelle che aveva detto rivolgendosi a lui, lo avevano lasciato a bocca aperta. Sapeva che il suo ragazzo lo amava, ma sentirglielo dire così, in telecamera e davanti a mezzo paese era stata forse la prova più grande che potesse dargli del suo amore.
Non vedeva l’ora che tornasse. Se avesse potuto gli sarebbe corso incontro lui. Per dirgli tutto ciò che provava, tutto ciò che sentiva. Per dirgli che anche lui lo amava da morire. Perché non glielo aveva mai detto. E ora doveva farlo.

***

Ryan, seduto al volante della sua Volvo, aveva il cuore che batteva a mille e sentiva una strana pressione all’altezza dello stomaco. Tra poco sarebbe tornato a casa dal suo Jared e aveva una tremenda paura di quello che avrebbe trovato. Sarebbe stato arrabbiato? O forse invece sarebbe stato felice e sorpreso? Dopotutto, aveva appena fatto coming out in televisione, ma non era questo a preoccuparlo. A preoccuparlo era la reazione di Jared per le cose che aveva rivelato, anche della loro vita privata. Nemmeno lui si era reso conto di quello che stava dicendo, le parole gli uscivano così, come se non fosse lui a dirle, un po’ per l’imbarazzo, un po’ per l’agitazione. E solo dopo averle dette si rendeva conto delle cazzate che stava sparando.

Di certo quel coming out non l’aveva premeditato, l’idea gli era venuta così, di colpo, e aveva pensato che fosse una buona idea, che lo dovesse a Jared e ai suoi fan. Ma adesso non era più tanto sicuro. E di certo il suo editore non sarebbe stato soddisfatto, dopo questo magari avrebbe perso più di  qualche lettore.

Si ritrovò a parcheggiare nel vialetto di casa senza nemmeno accorgersene.
Spense il motore, aprì la porta, buttò la giacca sul divano e, quasi di corsa, salì le scale fino alla sua stanza. Solo lì rallentò e cercò di calmarsi un po’, forse Jared stava dormendo.
Aprì la porta con molta cautela, ma nella stanza che condivideva col suo ragazzo non trovò niente di ciò che si aspettava. La luce era accesa e Jared se ne stava seduto al centro del letto, a gambe incrociate, in tenuta da notte, che lo fissava con una strana espressione, i capelli che leggermente gli ricadevano davanti agli occhi chiari.
Ryan lanciò un’occhiata alla televisione trovandola spenta. Per un attimo credette che Jared non avesse visto la sua intervista, ma solo finché il moro non se ne uscì con: “Anche io ti amo da morire”. Lo disse come se niente fosse, con l’espressione più naturale possibile, un sorriso dolce a decorargli il viso. Ma nei suoi occhi poteva leggere la totale sincerità in ciò che aveva appena detto. Allora anche Ryan si trovò a sorridere, felice e sollevato, l’angoscia che aveva provato fino a quel momento completamente scomparsa.

Si avvicinò al letto e vi salì sopra con le ginocchia. Jared si protese in avanti per abbracciarlo e il biondino gli circondò la schiena con le braccia, attento a non fargli male. Poi unì le loro labbra e lo baciò con desiderio, come se fosse da una vita che non lo baciava. Tutto il resto scomparve: l’intervista, Kayla, il coming out, il suo editore, i suoi lettori… c’era solo Jared per lui in quel momento e, finché c’era lui, tutto il resto poteva anche andare a farsi fottere.

Si stesero sul letto, Jared sotto e Ryan sopra che si appoggiava sui gomiti per non stargli addosso. Si staccarono solo per riprendere fiato ma rimasero a guardarsi negli occhi, quelli chiari del moro in quelli scuri del biondo e, solo con quello sguardo, sembravano dirsi tutto quello che le parole non riuscivano a dirsi.

“Ti prometto che appena starò meglio mi vestirò da scolaretta”, disse Jared con un sorrisetto sghembo, le mani attorno alle braccia del compagno. L’altro ridacchiò divertito. “Farò tutto quello che vorrai. Sarò completamente tuo”.

“Ma tu sei già mio”, soffiò Ryan, abbassando il capo sul suo collo e cominciando a baciarlo e mordicchiarlo. “E io sono tuo”.

***

Sei mesi dopo…

“Jared, sei pronto?”

Jared si stava controllando per l’ennesima volta davanti allo specchio dell’armadio di noce, quando sentì la voce di Ray dal corridoio. Era nervoso, molto nervoso. Si era cambiato nemmeno lui sapeva quante volte, si era pettinato i capelli in diecimila modi diversi e ancora non sembrava convinto. In più sentiva i muscoli della schiena tirargli un po’.

Ormai sembrava essersi rimesso quasi del tutto: la cicatrice era guarita perfettamente e il suo fisioterapista gli aveva detto che le sue funzioni motorie erano tornate normali. Anche se ogni tanto la schiena gli faceva ancora un po’ male e faceva fatica a piegarsi.

Vide il biondino entrare nella stanza e trattenere una risatina sommessa. Gli si avvicinò e guardò la sua figura allo specchio. “Tesoro, sei perfetto”, gli disse. “Rilassati!”

“Come faccio a rilassarmi?” si lamentò l’altro in tono bambinesco. Avrebbe solo voluto piangere.

“Non stai andando a fare chissà cosa”, gli fece notare Ryan, ma l’altro spalancò gli occhi. “Ah no?! Vuoi dirmi che andare al programma di Kayla e farsi guardare da mezzo paese non è niente?”
Ora Ryan non si preoccupò di trattenere niente e scoppiò a ridere di gusto. In fondo lo capiva, anche lui si era sentito così alla sua prima comparsa televisiva, ma non lo aveva fatto notare in modo così plateale. E poi secondo lui Jared non aveva niente da temere, era perfetto, più perfetto di lui, con quei jeans strappati, una camicia rossa con le maniche arrotolate fino ai gomiti e un gilet di stoffa nera aderente. Sicuramente il pubblico sarebbe andato in visibilio vedendolo. Persino lui doveva cercare di trattenere quei terribili impulsi che stava iniziando a sentire al basso ventre.

“Dai, andiamo, altrimenti faremo tardi”, lo esortò infine il biondino, uscendo dalla stanza.

***

Ryan e Jared erano seduti nel salotto di Kayla da circa un quarto, a parlare tranquillamente e a ridere per qualsiasi cosa.

“Ma allora, ragazzi!” sbottò la bionda giornalista. “Il vostro è stato amore a prima vista?”
“Ah no”, rispose lo scrittore, guardando in direzione del suo ragazzo, il quale aggiunse: “Assolutamente no”. Alla fine, tutto il nervosismo che aveva provato prima sembrava essersene andato e addirittura era lui quello che parlava più di tutti.
“E come vi siete innamorati allora? Come vi siete conosciuti?” fece Kayla curiosa.

I due ragazzi si guardarono, chiedendosi mentalmente chi doveva raccontare. Alla fine il biondino fece un cenno all’altro che, evidentemente, non aspettava altro.
“Be’, ci siamo conosciuti una mattina”, iniziò, guardando la donna. “Io mi ero addormentato sugli scalini che conducevano al suo appartamento”.
“Davvero? Come mai?”
Il pubblicò ridacchiò.
“Perché non avevo pagato l’affitto del mese e il proprietario della bettola in cui vivevo mi ha sbattuto fuori. Così mi ero ubriacato e mi ero trovato a dormire lì senza accorgermene nemmeno. La mattina dopo Ryan è uscito di casa e mi ha trovato lì”. Ryan intanto annuiva col capo, lo sguardo perso in quei ricordi così preziosi. Jared continuò. “All’epoca non ero, diciamo, quello che si potrebbe chiamare un bravo ragazzo”. Fece una pausa prima di aggiungere: “Mi ubriacavo spesso, frequentavo cattive compagnie, taccheggiavo e ogni tanto facevo uso di droghe”.

L’intervistatrice si morse il labbro con sguardo dispiaciuto e un po’ stupito.

“Quella fatidica mattina Ryan mi ha ospitato a casa sua, mi ha fatto dormire sul divano e mi ha persino permesso di farmi una doccia e mi ha offerto qualcosa da mangiare. Cioè… io non l’avrei mai fatto. Insomma, ospitare uno sconosciuto che per di più non aveva nulla di buono in casa mia…”.

“E perché l’hai fatto, Ryan?” chiese allora Kayla, inclinandosi per guardare Ryan, seduto poco dietro al compagno. “Avevi già iniziato a sentire qualcosa per lui?”

Il biondino voltò il capo verso Jared, guardandolo maliziosamente. “Forse perché mi faceva pena?” Il moro spalancò gli occhi, fintamente sconvolto e gli mollò un pugno sul braccio, senza però fargli male. Il pubblico rise e applaudì.

“No, dai, sto scherzando”, aggiunse allora. “Forse è come dici tu, Kayla, un po’ mi sono sentito attratto da lui fin da subito. Più che altro, però, mi sembrava solo che… avesse bisogno di aiuto e che lo stesse gridando a gran voce dentro di sé. Non potevo lasciarlo da solo. Mi sembrava che fosse stato solo per troppo tempo e… volevo stargli accanto”. Non ebbe il coraggio di guardare Jared negli occhi dicendo quelle parole e nemmeno il moro cercò il suo sguardo. Però, nascoste bene accanto a un cuscino, le loro mani si erano intrecciate.

“E tu, Jared? Che cos’hai provato?”

Il ragazzo chiamato in causa sospirò, prima di prendere a parlare, con la voce un po’ incerta stavolta. “Be’, ecco… lui mi ha aiutato tantissimo, è vero. Mi ha aiutato ad uscire da quel brutto giro e questo glielo dovrò per tutta la vita. Io di certo non gliel’ho resa facile. Avevo bisogno di aiuto, come dice lui, ma da un altro lato non lo volevo. Sono sempre stato troppo orgoglioso. Io non capivo che cosa lui volesse da me, perché continuasse a ronzarmi attorno, perché fosse così gentile e disponibile. Quando mi ha gettato nel bagno un intero sacchetto pieno di coca l’ho persino preso a pugni”.

Kayla fece una smorfia ma lo lasciò continuare a parlare. “Ma se non ci fosse stato lui, ora non so dove sarei”.

Sia il pubblico sia la giornalista erano piuttosto commossi e nessuno poté impedire alla gente in platea di fare un applauso.

“E come avete capito di essere innamorati?”

Fu sempre Jared a rispondere. “E’ successo quando siamo andati a mangiare un gelato. Lui mi ha baciato, così, dal nulla. E io non l’ho respinto. Ma ci ho messo un bel po’ a capire e ad accettare la cosa. Non sono mai stato attratto dai maschi, non a quel modo. Tutt’ora non credo di essere gay. Dopo quel bacio lui mi ha evitato e io non sono andato a cercarlo. Allora mi sono reso conto di quello che provavo veramente per lui. Mi attraeva, mi faceva sentire bene, al sicuro… e allora sono ritornato al suo appartamento e abbiamo deciso di stare insieme. E stando con lui finalmente ero riuscito a smettere di bere, di drogarmi, di rubare…”.

Kayla era rimasta senza parole, i suoi occhi sembravano luccicare per le lacrime che cercava di trattenere. “Insomma, eri un bad boy, quindi, prima di conoscere Ryan”, concluse la giornalista e il ragazzo annuì. “E poi sei diventato un poliziotto?”

Jared ridacchiò e si appoggiò allo schienale del divano, dove il suo ragazzo gli circondò le spalle con un braccio e lui cominciò a giocherellare con le sue dita. “Credo sia il karma”.

“E hai mai sparato?”

“No e spero di non doverlo fare mai. Però qualcun altro ha sparato a me”.

“Sì, mi ha raccontato Ryan. Ma ora stai bene, vero?”

“Certo. Almeno a letto riesco ancora a fare tutto”. E lanciò un’occhiata al ragazzo accanto a lui.

La donna ridacchiò. “E a quando le nozze?” fece, guardandoli maliziosa.

“Ehm… non corriamo così in fretta”, questa volta fu Ryan a rispondere, mettendo una mano davanti al volto per farsi intendere meglio.

“D’accordo, d’accordo. Ma… me lo fate vedere un bel bacio?”

Il pubblico applaudì forte e si mise a fischiare per mostrare il prop

proprio consenso. I due ragazzi si guardarono un po’ incerti, ma alla fine decisero di accontentarli e si baciarono davanti agli occhi di tutti. La platea si esalò ancora di più e iniziò a battere i piedi urlando “Bravi!”

Quando si staccarono, imbarazzati tutti e due, Kayla volle continuare l’intervista, ma questa volta fece parlare Ryan, del suo nuovo romanzo appena uscito e del film che avrebbero fatto al cinema tra pochi mesi, ispirato al secondo libro.

***

Ryan e Jared erano seduti in un bar della cinquantesima, davanti a due bicchieri di birra. Era tardo pomeriggio ed erano appena stati a fare un po’ di compere, così, per riposarsi, avevano deciso di sedersi da qualche parte a godersi l’aria fresca e il paesaggio. Anche se New York non offriva molto oltre alle strade e ai grattacieli.

“Sai, pensavo che… potremmo… sì, insomma, cambiare casa. Trasferirci in una più grande”, disse ad un tratto il biondino, continuando però a fissare il tavolino davanti a lui.

“Sì, perché no”, gli rispose l’altro, senza scomporsi minimamente. Ryan, che non si aspettava quella risposta, alzò di colpo il capo, sorpreso. Ma subito dopo, sorrise contento. “Così avremo più spazi. E magari con un giardino. Potremmo prendere un cane”.

“E…”, il moro stava per aggiungere qualcosa, ma ad un tratto fu interrotto da una ragazza che si era avvicinata al loro tavolo. Doveva avere sui diciassette anni, piuttosto carina, con lunghi capelli castani e delle calze e pois. “Ciao, scusate”, cinguettò lei, piuttosto imbarazzata. Spostava lo sguardo dall’uno all’altro freneticamente. “Vi ho visti la settimana scorsa in televisione e volevo dirvi che siete stati fantastici”.

“Grazie”, le rispose Jared, buttandosi contro lo schienale. Guardò la ragazza e le mostrò un sorriso sghembo, al che lei arrossì ancora di più. “E Ryan…”, fece lei, voltandosi verso il biondo. “Volevo dirti che adoro tutti i tuoi libri e non vedo l’ora di vedere il film. Penso che tu scriva molto bene”.

“Grazie. Mi fa piacere”.

“Potete farmi un autografo?” La piccola fan estrasse un piccolo bloc-notes e una penna dalla borsa che teneva a tracolla e la passò a Ryan.

“Come ti chiami?” le chiese lui.
“Linda”.

Il ragazzo scrisse qualcosa e firmò, poi passò il foglio e la penna al compagno che fece altrettanto.

“Grazie mille, ragazzi”, disse lei con gli occhi che brillavano.

“Grazie a te”, le rispose Jared e poi i due la guardarono allontanarsi, stringendo il suo prezioso tesoro tra le mani.

Da quando aveva fatto coming out, a dispetto di ciò che aveva pensato, le cose gli stavano andando sempre meglio. Sembrava che la sua rivelazione avesse compiuto una sorta di sortilegio perché numerose persone si erano precipitate in libreria a comprare i suoi romanzi e in diversi altri programmi si parlava spesso di lui.
E anche Jared aveva guadagnato una sorta di fama. I suoi colleghi al lavoro lo rispettavano più di prima, facevano battutine e lo trattavano con riguardo. Lui stesso si stava aprendo di più e non appariva più misterioso e taciturno come prima.

Insomma, cos’altro potevano mai desiderare?

 

MILLY’S SPACE

Ebbene, eccomi, dopo ben due settimane di silenzio… avrei dovuto aggiornare qualche fanfiction ma l’unica cosa che sono stata ispirata a scrivere è stato questo, per cui vi dovrete accontentare… ma non temete, appena potrò, aggiornerò qualcos’altro.

Questo è il seguito di Pervesness & Blood, se l’avete letta sicuramente ve ne siete accorti, altrimenti, non importa… non credo sia necessario leggerlo, però magari per capire meglio la storia potreste farlo ^^

I nomi che avete trovato nel corso della fanfiction sono tutti farina del mio sacco. Non esiste nessuna Kayla Everald né un attore figo di nome Joe Belman. Di attori fighi ne abbiamo a bizzeffe ^^

Ok, dai, ora vi lascio… spero che voi mi lasciate qualche recensione. Mi farebbe molto piacere. So che questa fanfiction non è niente di che, ma è proprio ciò che voleva essere, niente di che.

Un bacione grande grande. E, se volete conoscermi meglio, venitemi a trovare sulla mia pagina face: https://www.facebook.com/MillysSpace

Milly.

 

  
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