QUELLO
CHE SUCCESSE DOPO…
Jared
raggiunse il letto a passi molto lenti e
strascicati, quasi piegato in due e con un dolore lancinante che gli
attraversava tutta la spina dorsale. Si sentiva peggio di un vecchietto
artritico. La gobba ce l’aveva già, bastava che
gli dessero in mano un bastone
ed era a posto.
Altrettanto lentamente si sedette sul letto, soffocando un gemito di
dolore, e
cautamente si stese, poggiando la testa sul cuscino. Probabilmente
sarebbe
rimasto in quella posizione per il resto della nottata, non avendo
più la forza
di girarsi. Lanciò un’occhiata
all’orologio digitale sul comodino. Le due e
mezza.
Sentì
un basso borbottio accanto a lui e si voltò
verso Ryan, addormentato, il viso rilassato, una mano appoggiata vicino
alla
bocca. Beato lui che poteva dormire tranquillamente, senza niente a
disturbarlo.
Jared invece si svegliava quasi ogni ora, preso da dolori che ogni
tanto lo
percuotevano su tutta la schiena come scosse. Poi desiderava
ardentemente
cambiare posizione, ma appena ci provava sentiva tirare terribilmente i
punti e
scricchiolare tutto.
Ryan
aprì improvvisamente gli occhi, inquadrando la
figura del suo ragazzo nel buio della stanza, rischiarata solo dalla
luce
dell’orologio.
“Jared?”
lo chiamò con voce assonnata. “Sei andato
in bagno?”
“Sì”,
mormorò l’altro, il tono vagamente sofferente.
“Perché
non mi hai svegliato? Ti aiutavo io”.
“Non
posso disturbarti per ogni cosa”.
Il
biondino sospirò, puntellandosi sui gomiti per
tirarsi un po’ su. “Disturbarmi? Ma figurati! Devi
stare attento a come ti
muovi”.
L’altro
mugolò, ma non si capì bene se per
rispondere all’avvertimento o se per lamentarsi del dolore.
Il compagno gli si
avvicinò e, con tutta l’attenzione possibile, lo
voltò su un fianco. Poi gli si
stese accanto, circondandogli la vita con un braccio e Jared
appoggiò la testa
sul suo petto.
“Cerca
di dormire un po’”, gli sussurrò Ryan,
passandogli una mano sulla schiena. Quella era una parola,
pensò Jared. I
dolori aumentavano proprio quando andava a dormire; il suo corpo si
rilassava e
allora sentiva anche il più piccolo fremito.
***
Ryan
fu il primo a svegliarsi quella mattina,
disturbato dai raggi del sole che entravano attraverso le fessure
lasciate
dalle persiane abbassate. Aprì lentamente gli occhi e
cercò di mettere bene a
fuoco la stanza. Poi rimase un altro paio di minuti a letto, cercando
la forza
di alzarsi
Si voltò verso Jared, girato sul fianco come lui
l’aveva messo l’altra notte,
gli occhi chiusi e il respiro pesante, una smorfia a deturpargli il
viso. Gli
accarezzò una guancia dolcemente. Da quando era stato ferito
non riusciva a
farsi un sonno decente, restava sveglio quasi tutta la notte per poi
addormentarsi soltanto verso il mattino.
Finalmente
decise di abbandonare il letto, alzandosi
di scatto, stirando la schiena e passandosi una mano tra i capelli
biondo
rossicci. Poi, senza fare troppo rumore, uscì dalla stanza e
andò in cucina.
Decise di preparare qualcosa per colazione, sentiva un certo languorino
e anche
Jared doveva mangiare.
Preparò
due spremute d’arancia, riscaldò due
croissant alla crema e mise dei biscotti su un piatto. E, portando
tutto su un
vassoio, ritornò in camera, sedendosi accanto al fidanzato
che ancora sembrava
dormire della grossa. Gli dispiaceva svegliarlo, ma lui tra poco
sarebbe dovuto
uscire e doveva aiutarlo a sistemarsi.
Così
prese a passargli una mano tra i capelli scuri
e si chinò per dargli un bacio sulle labbra. Sotto quei
tocchi Jared si mosse
un po’ e sbatté le palpebre. Poi aprì
gli occhi e si voltò sulla schiena, con
l’espressione ancora intontita per il sonno. Ryan non
poté non sorridere
guardandolo, sembrava un cucciolo bisognoso di coccole.
“Ray”,
mormorò.
“Come
ti senti?” gli chiese.
“Bene,
se non mi muovo”.
“Ti
ho portato la colazione”.
Il
moro lanciò un’occhiata al vassoio, conscio che
anche quel giorno avrebbe dovuto mangiare a letto. Gli aveva sempre
dato
fastidio chi mangiava a letto, detestava vedere le briciole
lì dove dopo
avrebbe dovuto dormire, però ora si era dovuto rassegnare.
Fece
per mettersi seduto, dando quasi tutto il peso
sulle braccia. Ryan corse subito in suo soccorso, mettendogli un
cuscino dietro
la schiena e sorreggendolo per i fianchi. Ma lo stesso la schiena di
Jared
pulsò forte e il ragazzo non trattenne nemmeno il grido di
dolore che gli uscì
dalle labbra.
“Accidenti!”
esclamò il biondino, veramente
dispiaciuto per quello che doveva sopportare il suo ragazzo. Voleva
veramente
fare qualcosa per aiutarlo, ma purtroppo era impotente. Oltre a dargli
gli
antidolorifici prescritti dal medico, non sapeva che altro fare.
“Ok,
sto bene”, sussurrò il moro, poggiando la testa
contro la testiera del letto e cercando di rilassare il corpo.
“E dai, non fare
quella faccia”, ridacchiò in direzione del
compagno, che lo guardava con un
broncio molto rammaricato.
“Non
mi piace quando stai male”, spiegò
l’altro,
sistemandogli la maglietta che si era alzata sulla pancia, scoprendo la
fasciatura che gli copriva quasi tutto l’addome.
“Non
piace neanche a me. Ma passerà presto”,
cercò
di tranquillizzarlo Jared, mostrando il suo sorriso sghembo, quello per
cui
Ryan impazziva sempre.
“Sei
stato colpito in un punto critico, ti farà male
ancora per un po’”.
“Poteva
andarmi peggio”.
Il
biondino annuì, pensando a quanta paura aveva
provato in quel momento. La chiamata dall’ospedale, la corsa
in macchina, la
spiegazione di Charyl… uno dei momenti peggiori della sua
vita.
“Adesso
mangia che io devo prepararmi per andare
allo studio televisivo”.
***
“Hai
tutto?” chiese la voce di Ryan dal bagno
adiacente alla loro stanza.
Jared
guardò il libro, il telecomando, il telefono e
il bicchiere d’acqua, tutto rigorosamente a portata di mano.
Vide il suo
ragazzo rientrare in stanza, vestito in maniera impeccabile: jeans
scuri che
gli fasciavano le gambe forti, una camicia bianca mezza aperta davanti
e con le
maniche arrotolate fino ai gomiti e i capelli spettinati ad arte.
Se non fosse stato immobilizzato a letto gli sarebbe saltato addosso
immediatamente.
“Vuoi
che chiami qualcuno perché venga a trovarti?
Posso chiamare la signora…”.
“Ryan,
starò bene!” esclamò il moro,
leggermente
esasperato. Le cure e le preoccupazioni del suo ragazzo gli piacevano,
però a
tutto c’era un limite. E non gli andava di venire trattato
come un bambino
ammalato.
“Sì,
lo so, solo che…”.
“Solo
che niente. Tu adesso vai a fare quella
dannata intervista e poi torni qua da me”.
“Guarda
che tornerò stasera e…”.
“Non
importa. Basta che torni”.
Ryan
sorrise dolcemente, conscio che stava un
pochino esagerando, e salì con le ginocchia sul letto per
avvicinarglisi e
dargli un bacio. Poggiò le labbra su quelle del moro,
premendo con la lingua al
centro perché l’altro lo lasciasse entrare, cosa
che riuscì a fare subito e
così poterono approfondire il bacio, iniziando un sensuale
gioco di lingue che
si inseguivano da una bocca all’altra, attorcigliandosi e poi
separandosi,
cercandosi e trovandosi. Era uno di quei baci che sicuramente sarebbero
sfociati in qualcos’altro se Jared non fosse stato ferito e
se Ryan non fosse
dovuto correre all’appuntamento che aveva.
“Ti
amo”, gli sussurrò il biondino, con la fronte
appoggiata a quella del compagno, guardandolo dritto negli occhi
azzurri.
“Anche
io. E vedi di fare una bella intervista,
perché starò qui a guardarti”.
“E
tu vedi di non alzarti, a meno che non sia per
andare in bagno”.
***
Erano
quasi le quattro del pomeriggio e Jared aveva
già iniziato a stufarsi e a sbuffare. Era una noia stare a
letto, soprattutto
per lui che amava muoversi e fare sempre qualcosa. Aveva fatto un
po’ di
zapping in televisione, letto un paio di capitoli di un libro, giocato
al
computer di Ray e ora aveva esaurito tutto.
E poi gli mancava il suo ragazzo. Era abituato ad averlo sempre vicino,
tenendogli compagnia in quel letto, e ora sentiva il bisogno della sua
voce
calda, delle sue mani che gli massaggiavano la schiena cercando di
alleviargli
il dolore.
Gli
venne voglia di patatine, ma era l’unica cosa
che Ryan non gli aveva messo vicino. Decise allora di alzarsi, non
poteva
fargli male una piccola passeggiata in cucina, e poi gli si stava
sciogliendo
il culo a forza di stare a letto.
Così, molto lentamente e molto cautamente, si mise seduto,
aspettò che i vari
sfrigolii nella sua schiena fossero cessati e si mise in piedi,
barcollando
leggermente. Allo stesso modo cominciò a muovere le gambe,
un passo dopo
l’altro, appoggiandosi ovunque trovasse un appiglio.
Ansimante, raggiunse la cucina e si appoggiò con le mani al
lavello, lottando
contro il dolore. Dio, quanto si sentiva invalido! Era passato quasi un
mese e
mezzo da quando gli avevano sparato in quel vicolo della
ventiquattresima e non
gli sembrava affatto di migliorare. Temeva che non sarebbe
più tornato come
prima.
Prese
le sue patatine dalla mensola sopra la testa e
cercò la forza per tornare a letto. Fece scivolare i piedi
scalzi sul
pavimento, una mano premuta sulla ferita.
***
Ryan
guardò lo schermo luminoso del suo cellulare,
indeciso se chiamare il suo ragazzo oppure no. Era un po’
preoccupato per lui,
sperava che non si fosse messo in testa di fare chissà cosa
per la noia,
rischiando di farsi male ancora di più, però da
un altro lato non voleva
apparire come una mamma appiccicosa.
Alla fine si decise a riporre il telefono in tasca e si
buttò pesantemente
sulla sedia di fronte allo specchio. Si era un po’ pentito di
essere venuto lì,
avrebbe preferito essere a casa con Jared. Ma era da un po’
che non mostrava la
sua faccia in giro, dall’uscita del suo secondo romanzo, e il
suo editore gli
aveva consigliato di fare quell’intervista, anche per parlare
del film che
avrebbero fatto.
Guardò
la sua immagine riflessa nello specchio. Gli
avevano coperto il viso con un po’ di fondotinta, non tanto
per coprire le
imperfezioni, quanto più perché non risultasse
troppo pallido sotto le luci
dello studio, e gli avevano pettinato i capelli all’indietro,
solo che un paio
di ciocche erano sfuggite al gel e ora gli ricascavano sulla fronte.
Scosse
il capo per risvegliarsi un po’ dal torpore
nel quale era precipitato e si alzò di scatto dalla sedia,
uscendo dalla
stanza. Ma proprio quando stava richiudendo la porta, gli
passò davanti Kayla
Everald, la giornalista che lo avrebbe intervistato quella sera in
diretta
televisiva, nonché la direttrice del Kayla’s
Space, il talk show più seguito
dopo quello di Oprah.
“Ryan!”
esclamò quella non appena lo vide. Gli occhi
le si erano accesi improvvisamente e la bocca si era piegata in un
sorriso
radioso, accentuato dall’acceso rossetto rosso.
La donna gli si avvicinò e gli diede un bacio su ciascuna
guancia. “Come stai?
Ti vedo in gran forma”.
Il
ragazzo non poté far altro che sorridere alla sua
esuberanza. “Sto bene, Kayla, grazie. E tu?”
“Oh,
magnificamente ora che ti vedo. Diventi sempre
più bello”. Ridacchiò in modo
civettuolo, osservando Ryan con i suoi occhi
pieni di trucco. “Ora però scusami, ma devo andare
a preparami. Vedrai che bel
figurone che faremo noi due stasera”.
Il
biondino la guardò allontanarsi sculettando sui
suoi tacchi e i capelli biondi che le sbattevano sulla schiena.
Dai,
Ryan, ce la puoi fare. E’ solo un’intervista.
***
Mancavano
venti minuti alle nove, ormai, e Jared
decise di girare sul canale ventisei dove avrebbero trasmesso il
Kayla’s Space.
Solo un altro paio di volte aveva visto Ryan in televisione, non che il
suo
ragazzo facesse tante apparizioni televisive, e non sapeva
perché ma ogni volta
si sentiva emozionato, come se dovesse esserci lui nel programma.
Forse perché sullo schermo l’immagine del suo
ragazzo gli sembrava ancora più
bella, quasi irreale, sotto quei riflettori, le luci, il
trucco…
I
titoli di coda di un film che era appena terminato
gli scorsero davanti agli occhi e poi partì la
pubblicità.
Il ragazzo si sistemò meglio sul letto, appoggiandosi al
cuscino dietro la
schiena e distendendo le gambe.
Pensare che lo studio televisivo di Kayla si trovasse a solo
un’ora da lì era
però strano, lui sarebbe stato costretto a guardarselo in
televisione,
nonostante, forse in un’altra circostanza, sarebbe potuto
essere uno del
pubblico. O forse no.
Si chiese che tipo di intervista gli avrebbe fatto la giornalista.
Sicuramente
avrebbero parlato del film tratto dal suo secondo romanzo e del terzo
che Ryan
doveva ancora terminare. Ma probabilmente gli avrebbe anche chiesto
qualcosa
della sua vita privata, Kayla lo faceva sempre. E chissà
cosa Ryan avrebbe
risposto. Non avevano mai parlato di un suo eventuale coming out al
pubblico,
Jared non gli aveva mai chiesto niente, anche perché la cosa
non gli
interessava molto. D’altronde nemmeno lui andava in giro
dicendo di essere
fidanzato con un uomo, però quando erano insieme da qualche
parte non si
preoccupava di nascondere la loro storia. Lui almeno no. Ma Ryan
talvolta sì.
No,
non sarebbe stata quella l’intervista
rivelatrice, si disse il ragazzo. E poi che importava? Ryan lo amava,
non
serviva che lo sapessero tutti.
E,
immerso in quei pensieri, sentì partire la sigla
del programma e davanti agli occhi gli comparve l’immagine
dello studio di
Kayla, arredato come un vero salotto.
L’entrata
della giornalista fu accolta con uno
scroscio di applausi proveniente dal pubblico che quella sera aveva
deciso di
godersi lo spettacolo dal vivo.
La donna era come sempre impeccabile, con un corto vestito a tubino
dorato e
pieno di lustrini, i tacchi a spillo alti e i capelli biondi arricciati
alla
perfezione.
Il
pubblico applaudì di nuovo e si lasciò anche
andare a qualche urletto di giubilo, soprattutto proveniente da qualche
ragazza
esagitata che non vedeva l’ora di veder uscire Ryan dalle
quinte.
“Sapete,
anche io sono molto contenta di avere un
ragazzo speciale questa sera nel mio studio”. La donna si
sistemò il vestito e
guardò il pubblico con un sorrisetto vagamente strafottente.
“Lui ha solo
ventiquattro anni ma è già diventato un famoso
scrittore, letto e apprezzato
dai giovani e dagli adulti. Addirittura si dice che con i soggetti dei
suoi
libri sia riuscito a riaccendere la fiamma di numerose
coppie”. Ancora applausi
impedirono a Kayla di proseguire. Solo quando il pubblico si fu
calmato, la
donna poté continuare. “E’ un piacere,
allora, per me invitare qui nello studio
Ryan Jackson!”
Ryan
uscì dalle quinte e, a passo sicuro e molto
tranquillo, entrò nello studio avvicinandosi a Kayla, ma
guardando in direzione
del pubblico che, inutile dire, lo accolse con un grosso applauso e
alcuni
fischi di apprezzamento.
Kayla gli baciò le guance come aveva fatto poche ore fa e
restò a guardarlo
sorridente.
“Guarda
che accoglienza, Ryan. Te l’aspettavi?”
Il
ragazzo ridacchiò. “Sinceramente no”,
rispose con
la sua voce calda e pacata. “Però vedere tutta
questa gente è un onore per me”.
“E
per noi è un onore averti qui e passare un po’ di
tempo con te”. La
donna gli indicò il
divano sul quale sedersi, davanti a qui c’era un basso
tavolino di vetro con
due bicchieri d’acqua. “Prego
accomodati”.
Il ragazzo si sedette senza troppe cerimonie e distese le braccia sullo
schienale.
“Allora,
Ryan, come stai?” gli chiese Kayla
guardandolo affascinata.
“Direi
bene. Sì, in questo periodo le cose mi vanno
a gonfie vele”.
“Oh
be’, adesso mi racconterai”. La giornalista
accavallò le gambe lunghe e perfettamente depilate e si
sistemò il microfono
attaccato alla sua scollatura. Poi puntò lo sguardo sul suo
ospite, sorridendo
maliziosamente. “Allora, pronto per
l’intervista?”
Ryan
si morse un labbro. “Più che altro ho paura
delle domande che farai”, la prese in giro e la battuta fu
seguita da alcune
risatine.
“Oh,
non ti preoccupare. Parleremo delle solite
cose. Dimmi del libro che stai scrivendo”.
“Ebbene”,
lo scrittore prese un respiro e assunse
una posa leggermente più rigida, piegandosi leggermente in
avanti. “Ho iniziato
a scriverlo a Natale e posso dire di essere a un buon punto. Non so
ancora
quando uscirà, però, se tutto va come spero, non
dovrete attendere ancora
molto”.
Il
pubblico esultò per la notizia appena appresa.
“E
ci puoi dire di cosa parla?”
“Non
è molto diverso dagli altri come tematica, però
credo che sia molto meno pesante dei precedenti. Nel senso che non ci
sono
troppe scene… come possiamo dire? Pornografiche?”
Sia Ryan che Kayla che il
pubblico scoppiarono a ridere.
“Ah
sì? Quindi niente sesso ad ogni capitolo?”
“No,
non questa volta. Ma non voglio svelarvi molto,
altrimenti vi rovino la sorpresa. Tuttavia spero che vi piaccia lo
stesso”.
“Oh,
ne sono sicura”, la giornalista si scacciò una
ciocca di capelli dagli occhi e assottigliò le labbra piene
di rossetto. “Ma
c’è un motivo per cui hai fatto questa
scelta?”
Il ragazzo assunse un’aria pensierosa. “Forse
perché non sono più un ragazzino
con gli ormoni in subbuglio?” ridacchiò, seguito
dalla donna e dal pubblico.
Kayla gli lanciò un’occhiata come di chi la sapeva
lunga. “No, dai, a parte gli
scherzi…”, continuò il biondino.
“Credo che il motivo principale siano i
cambiamenti importanti che sono avvenuti nella mia vita e che mi hanno
fatto…
hanno cambiato la mia visione su determinate cose”.
“Tipo?”
ora lo sguardo di Kayla si era fatto attento
e interessato.
Ryan
abbassò gli occhi, un’espressione un po’
incerta e nervosa aleggiava sul suo volto. Si era addentrato per una
strada un
po’ insidiosa, se ne rese conto immediatamente.
“Be’, tipo… ho capito che non
è
solo il sesso che conta… almeno non in una vera relazione.
Anzi, il sesso è più
bello quando c’è del sentimento tra le persone che
lo fanno. Il sesso è una
cosa profonda, che ti coglie nell’intimo, è come
dare una parte di sé a
un’altra persona e se non c’è del
sentimento si rischia di rovinare tutto, di
non dare una bella impressione, in un certo senso”. Parlando
si era anche messo
a gesticolare, sia per spiegarsi meglio, sia per l’ansia che
lo aveva colto
all’improvviso.
Quando finì di parlare, calò uno strano silenzio.
“Non
ti facevo così profondo”, commentò
l’intervistatrice, fattasi improvvisamente seria.
“Ma riprenderemo questo
discorso più tardi”. L’occhiata che gli
lanciò era chiaro segno che avrebbe
rispettato la parola. “Ora
dimmi del
film in programma. Si pensa di mandare sul grande schermo Carne e Peccato”.
“Sì,
esatto”, sospirò Ryan, contento di essersi
tolto da quell’impiccio almeno per un po’.
“Sarà diretto dal regista Richard
Harris, le riprese dovrebbero iniziare a settembre. Ora si sta
scegliendo il
cast…”.
“Ho
sentito dire che potrebbe esserci il bellissimo
attore Joe Belman come protagonista”.
Il
biondino ridacchiò. “Sì, ne abbiamo
parlato io e
Richard, ma ancora non sappiamo niente. Belman deve dare il suo
consenso.
Ancora non c’è niente di certo, per cui non mi
permetto di dire niente”.
“Certo,
certo. Però sarebbe magnifico vederlo nella
parte di Lukas”, ridacchiò Kayla, imitata dal
pubblico che si mise anche ad
applaudire. Anche Ryan rise, ma fu più una risata di
circostanza che non
sincera.
Già, Joe Belman era figo, doveva ammetterlo anche lui, ma
non davanti a un
intero pubblico e in prima serata.
“Sono
sicura che in ogni caso avrà un sacco di
successo”.
“Lo
spero”.
“Bene,
Rayan, ora manderei un po’ di pubblicità, poi
continueremo con l’intervista”, disse la
giornalista guardando verso il
ragazzo. Poi voltò il capo in direzione del pubblico.
“E voi rimanete incollati
alle sedie, mi raccomando. Non perdetevi la seconda parte”.
Partì
di nuovo la sigla del programma, seguita
subito dopo dalla pubblicità. Jared abbassò il
volume del televisore e si
lasciò andare contro i cuscini. Aveva seguito la prima parte
dell’intervista di
Ryan con attenzione ed era rimasto un po’ stupito nel sentire
quelle parole sul
sesso e i sentimenti. Non credeva che Ray la pensasse a quel modo. Le
sue
parole erano state bellissime, ma l’avevano messo in una
situazione un po’
pericolosa. Di certo una giornalista senza scrupoli come Kayla non
avrebbe
lasciato correre.
Lo
schermo trasmise di nuovo il salotto nel quale
Kayla conduceva il suo programma e Jared rialzò il volume.
Quando
la videocamera inquadrò la giornalista e lo
scrittore seduti comodamente sul divano, partì uno scroscio
di applausi da
parte del pubblico. Ryan sembrava di nuovo rilassato, un sorriso un
po’ timido
gli decorava la faccia, invece la donna aveva un’espressione
molto languida,
come se stesse pregustandosi qualcosa.
“Bene,
Ryan!” sbottò ad un certo punto.
“Abbiamo
ancora mezz’ora da passare insieme. Ma cambiamo argomento.
Che mi dici della
tua vita privata?”
Il
ragazzo assunse un’espressione fintamente
spaventata. “Ecco, era proprio questo che temevo”.
Il pubblico ridacchiò.
“Eh,
lo sai che a me piace scavare nel profondo dei
miei ospiti”. Kayla voltò completamente il busto
verso il biondino, poggiando
un gomito sullo schienale del divano e incrociando i piedi sotto al
tavolo.
“Prima hai detto una cosa molto bella sulla condivisione di
sentimenti quando
si ha un rapporto sessuale. Ma… sei innamorato?”
Ryan sorrise imbarazzato, non sapendo che dire. Si umettò le
labbra con la
lingua e ruotò gli occhi da una parte all’altra.
“Hmm… può darsi”. La giornalista
spalancò occhi e bocca,
sorpresa. “Ma no! Adesso devi raccontarmi tutto! Sono
curiosa, sai, e penso lo
siano anche i tuoi fan. Soprattutto perché in tutti questi
anni che ti
conosciamo non hai mai parlato di una fidanzata o cose così,
addirittura si
vocifera di una tua presunta omosessualità”.
Il biondino abbassò il capo, puntando gli occhi su un punto
imprecisato del
divano. Era tornato improvvisamente serio e si leggevano anche una
certa ansia
e preoccupazione nel suo sguardo.
“Inoltre, ci sono persone che giurano di averti visto venire
a trovare spesso
qualcuno in ospedale”, continuò la donna.
“Dai, racconta!” lo esortò infine,
emozionata come una bimba il giorno di Natale.
Quello
che si poteva leggere sul volto dello
scrittore quando puntò gli occhi sul pubblico era molta
indecisione. Aspettò un
attimo prima di parlare, probabilmente soppesando bene le parole che
avrebbe
dovuto usare e anche pensando a che cosa dire.
“Ecco, vedi…”, iniziò,
titubante. “Credo che… che sia giusto nei
confronti dei
miei lettori… essere completamente sincero, soprattutto su
cose come queste”.
Riportò lo sguardo sulla giornalista. “Non
c’è nessuna presunta
omosessualità”,
pronunciò infine, sillabando bene ogni parola in tono serio
e deciso. La donna
gli sorrise comprensiva, aspettandosi il resto, che non
tardò ad arrivare,
anche se la voce di Ryan tremò un attimo.
“… perché io sono davvero
omosessuale”.
Sicuramente
né il pubblico né Kayla si aspettavano
di sentire quello che avevano appena sentito. Per qualche secondo nello
studio
cadde un silenzio di tomba, un silenzio in cui la tensione si poteva
tagliare
con l’accetta. Almeno da parte del ragazzo. Da parte di tutti
gli altri c’era
invece sorpresa, la presentatrice era rimasta con gli occhi sgranati e
la bocca
mezza aperta.
“Wow!”
esalò infine, voltandosi verso il pubblico.
“Nessuno era riuscito a farmi rimanere senza
parole”.
Ryan
ridacchiò, ma si vedeva lontano un miglio che
erano ancora teso. “Spero non in senso negativo”.
“Oh
no, affatto!” si affrettò a rispondere lei.
“Sono molto, molto, molto felice che tu abbia deciso di fare
questa confessione
qui, nel mio studio…”. La donna avrebbe voluto
aggiungere molto di più, ma
improvvisamente fu interrotta dal pubblico trepidante che si mise a
battere
mani e piedi, qualcuno addirittura a urlare il nome di Ryan e a
gridargli bravo, bravo. Soltanto
allora il ragazzo
poté rilassarsi completamente, lasciandosi andare ad un
ampio sorriso e
poggiando la schiena contro lo schienale.
“Direi che al tuo pubblico non importa”,
commentò Kayla. “Anche se immagino che
molte donne che avrebbero voluto averti nel proprio letto ora siano un
po’
dispiaciute”.
“Ma
no dai, ce ne sono di più belli”.
“Tipo
il tuo compagno?” gli chiese maliziosa.
“Be’,
sì, decisamente”.
Alcune
risatine sconquassarono la stanza.
“Dai,
dimmi qualcosa di lui. Come si chiama? Che
lavoro fa?”
“Si chiama Jared e fa il poliziotto. Era lui che sono andato
a trovare in
ospedale”.
“Oh, spero non gli sia successo niente di grave”.
“E’ rimasto ferito mentre cercava di calmare una
rapina. Ma adesso sta bene, è
tutto a posto”.
“Ah, meno male”, esalò la giornalista.
“Ma lo sai che ti si sono illuminati gli
occhi appena hai iniziato a parlare di lui?”
“Davvero?”
“Eh sì. Da quanto tempo state insieme?”
“Due anni”.
“Accidenti. E com’è stare con
lui?”
Il ragazzo si passò una mano sul viso, un po’
scettico. Kayla lo stava proprio
tartassando. “Be’… è
bellissimo. Mi ha fatto scoprire cos’è
l’amore, l’amore
vero. Ormai non riesco più a immaginarmi una vita senza di
lui, mi rende
completo. Quando mi hanno chiamato dall’ospedale per dirmi
che Jared era in
pericolo di vita, il mondo mi era crollato addosso. Ho pensato: oddio,
adesso
non ce la farò, non potrò più andare
avanti. Se lui muore anche la mia vita è
finita”. Ryan fece una pausa e la donna non osò
intromettersi nel suo discorso.
“Può sembrare stupido e terribilmente sdolcinato
quello che ti sto dicendo,
però… è così”.
“No, non è stupido”, lo contraddisse
Kayla, con uno sguardo sognante. “Se
qualcuno dicesse a me queste cose correrei subito a
sposarlo”.
Ryan sorrise intenerito e il pubblicò fece udire la propria
contentezza. Adesso
che era riuscito a raccontare una parte piuttosto ostica si sentiva
molto più
rilassato. E si notava.
“Ma
dimmi un po’…”, continuò la
giornalista,
assottigliando gli occhi in un’espressione molto maliziosa. E
ciò non
prometteva nulla di buono. Ryan si sentì di nuovo inquieto.
“Le cose che
descrivi nel tuo libro, quando i personaggi fanno… quelle
cose… sono ispirate a
cose che fai con il tuo ragazzo?”
L’altro scoppiò a ridere, imitato dal pubblico.
“Ah, oh Dio!” esclamò,
passandosi una mano sul mento, imbarazzato. “Questa
è una domanda bastarda”.
“Be’, ma è ovvio che io te lo chieda. E
ora voglio saperlo”.
“Ok, allora…”, iniziò lo
scrittore, spostando lo sguardo verso il pubblico e
mordendosi un labbro. “In realtà no. Quelle sono
cose che mi invento io. Anche
se…”. Si interruppe, pensieroso.
“Anche se?” lo esortò Kayla.
“Anche se a volte succede che facciamo delle cose
così… tipo… giochetti col
cibo o… le manette. Ma niente di più”.
In quel momento, negli occhi della giornalista si potevano vedere tutte
le
immagini che aveva iniziato a prefigurarsi sui due ragazzi.
“Io gli propongo anche di fare qualcosa di più, ma
lui non vuole mai”, aggiunse
allora Ryan per sdrammatizzare un poco la situazione. “Per
esempio, cerco di
convincerlo a travestirsi da scolaretta o da infermiera, ma…
niente da fare”.
Ormai sia l’intervistatrice che il pubblico si erano lasciati
andare a delle
risate sguaiate, alcuni divertiti, alcuni imbarazzati e alcuni
maliziosi.
“E dopo questa confessione, temo che Jared mi farà
dormire sul divano stanotte,
se tutto va bene”, concluse il biondino, appoggiandosi al
divano in un gesto
rassegnato.
“Ma no dai. E poi adesso dobbiamo concludere
l’intervista”. Kayla si ricompose
e si sistemò la scollatura del vestito, accavallando le
gambe. “Jared ti sta
guardando adesso?”
“Penso… penso di sì”.
“E cosa gli diresti?”
Cadde qualche secondo di silenzio, l’atmosfera si era fatta
piuttosto seria e
tutti tacevano, incuriositi e inteneriti. Ryan puntò lo
sguardo nella
telecamera e si schiarì la gola. “Be’,
Jared…”, iniziò, rivolgendosi
direttamente al suo ragazzo, con un’espressione che non aveva
intenzione di
scherzare. Anche se quello che disse dopo era chiaramente una battuta.
“Spero
tu non ti sia alzato dal letto, altrimenti non avrai male solo alla
schiena. E…
va be’, tanto lo sai già…
comunque… ti amo… ti amo da morire. E questa
è la
cosa più imbarazzante che io abbia mai detto”. Si
voltò di nuovo verso
l’intervistatrice che lo stava guardando commossa.
“Wow, Ryan, vorrei continuare questa discussione ma purtroppo
non abbiamo più
tempo. Spero di rivederti presto e magari la prossima volta vieni con
il tuo
ragazzo”. I due si alzarono dal divano e si baciarono sulle
guance. “Ti
ringrazio per essere venuto”.
“No, grazie a te”.
“E tantissimi auguri, per tutto”.
I due si scambiarono altri saluti e finalmente lo scrittore Ryan
Jackson uscì
dietro le quinte.
***
Jared
aveva seguito tutto il programma con estrema
attenzione, quasi non si era accorto del dolore alla schiena. La
seconda parte
dell’intervista e in particolare le ultime cose che Ryan
aveva detto, quelle
che aveva detto rivolgendosi a lui, lo avevano lasciato a bocca aperta.
Sapeva
che il suo ragazzo lo amava, ma sentirglielo dire così, in
telecamera e davanti
a mezzo paese era stata forse la prova più grande che
potesse dargli del suo
amore.
Non vedeva l’ora che tornasse. Se avesse potuto gli sarebbe
corso incontro lui.
Per dirgli tutto ciò che provava, tutto ciò che
sentiva. Per dirgli che anche
lui lo amava da morire. Perché non glielo aveva mai detto. E
ora doveva farlo.
***
Ryan,
seduto al volante della sua Volvo, aveva il
cuore che batteva a mille e sentiva una strana pressione
all’altezza dello
stomaco. Tra poco sarebbe tornato a casa dal suo Jared e aveva una
tremenda
paura di quello che avrebbe trovato. Sarebbe stato arrabbiato? O forse
invece
sarebbe stato felice e sorpreso? Dopotutto, aveva appena fatto coming
out in
televisione, ma non era questo a preoccuparlo. A preoccuparlo era la
reazione
di Jared per le cose che aveva rivelato, anche della loro vita privata.
Nemmeno
lui si era reso conto di quello che stava dicendo, le parole gli
uscivano così,
come se non fosse lui a dirle, un po’ per
l’imbarazzo, un po’ per l’agitazione.
E solo dopo averle dette si rendeva conto delle cazzate che stava
sparando.
Di
certo quel coming out non l’aveva premeditato,
l’idea gli era venuta così, di colpo, e aveva
pensato che fosse una buona idea,
che lo dovesse a Jared e ai suoi fan. Ma adesso non era più
tanto sicuro. E di
certo il suo editore non sarebbe stato soddisfatto, dopo questo magari
avrebbe
perso più di qualche
lettore.
Si
ritrovò a parcheggiare nel vialetto di casa senza
nemmeno accorgersene.
Spense il motore, aprì la porta, buttò la giacca
sul divano e, quasi di corsa,
salì le scale fino alla sua stanza. Solo lì
rallentò e cercò di calmarsi un
po’, forse Jared stava dormendo.
Aprì la porta con molta cautela, ma nella stanza che
condivideva col suo
ragazzo non trovò niente di ciò che si aspettava.
La luce era accesa e Jared se
ne stava seduto al centro del letto, a gambe incrociate, in tenuta da
notte,
che lo fissava con una strana espressione, i capelli che leggermente
gli
ricadevano davanti agli occhi chiari.
Ryan lanciò un’occhiata alla televisione
trovandola spenta. Per un attimo
credette che Jared non avesse visto la sua intervista, ma solo
finché il moro
non se ne uscì con: “Anche io ti amo da
morire”. Lo disse come se niente fosse,
con l’espressione più naturale possibile, un
sorriso dolce a decorargli il
viso. Ma nei suoi occhi poteva leggere la totale sincerità
in ciò che aveva
appena detto. Allora anche Ryan si trovò a sorridere, felice
e sollevato,
l’angoscia che aveva provato fino a quel momento
completamente scomparsa.
Si
avvicinò al letto e vi salì sopra con le
ginocchia. Jared si protese in avanti per abbracciarlo e il biondino
gli
circondò la schiena con le braccia, attento a non fargli
male. Poi unì le loro
labbra e lo baciò con desiderio, come se fosse da una vita
che non lo baciava.
Tutto il resto scomparve: l’intervista, Kayla, il coming out,
il suo editore, i
suoi lettori… c’era solo Jared per lui in quel
momento e, finché c’era lui,
tutto il resto poteva anche andare a farsi fottere.
Si
stesero sul letto, Jared sotto e Ryan sopra che
si appoggiava sui gomiti per non stargli addosso. Si staccarono solo
per riprendere
fiato ma rimasero a guardarsi negli occhi, quelli chiari del moro in
quelli
scuri del biondo e, solo con quello sguardo, sembravano dirsi tutto
quello che
le parole non riuscivano a dirsi.
“Ti
prometto che appena starò meglio mi vestirò da
scolaretta”, disse Jared con un sorrisetto sghembo, le mani
attorno alle
braccia del compagno. L’altro ridacchiò divertito.
“Farò tutto quello che
vorrai. Sarò completamente tuo”.
“Ma
tu sei già mio”, soffiò Ryan,
abbassando il capo
sul suo collo e cominciando a baciarlo e mordicchiarlo. “E io
sono tuo”.
***
Sei
mesi dopo…
“Jared,
sei pronto?”
Jared
si stava controllando per l’ennesima volta
davanti allo specchio dell’armadio di noce, quando
sentì la voce di Ray dal
corridoio. Era nervoso, molto nervoso. Si era cambiato nemmeno lui
sapeva
quante volte, si era pettinato i capelli in diecimila modi diversi e
ancora non
sembrava convinto. In più sentiva i muscoli della schiena
tirargli un po’.
Ormai
sembrava essersi rimesso quasi del tutto: la
cicatrice era guarita perfettamente e il suo fisioterapista gli aveva
detto che
le sue funzioni motorie erano tornate normali. Anche se ogni tanto la
schiena
gli faceva ancora un po’ male e faceva fatica a piegarsi.
Vide
il biondino entrare nella stanza e trattenere
una risatina sommessa. Gli si avvicinò e guardò
la sua figura allo specchio.
“Tesoro, sei perfetto”, gli disse.
“Rilassati!”
“Come faccio a rilassarmi?” si lamentò
l’altro in tono bambinesco. Avrebbe solo
voluto piangere.
“Non stai andando a fare chissà cosa”,
gli fece notare Ryan, ma l’altro
spalancò gli occhi. “Ah no?! Vuoi dirmi che andare
al programma di Kayla e
farsi guardare da mezzo paese non è niente?”
Ora Ryan non si preoccupò di trattenere niente e
scoppiò a ridere di gusto. In
fondo lo capiva, anche lui si era sentito così alla sua
prima comparsa
televisiva, ma non lo aveva fatto notare in modo così
plateale. E poi secondo
lui Jared non aveva niente da temere, era perfetto, più
perfetto di lui, con
quei jeans strappati, una camicia rossa con le maniche arrotolate fino
ai
gomiti e un gilet di stoffa nera aderente. Sicuramente il pubblico
sarebbe
andato in visibilio vedendolo. Persino lui doveva cercare di trattenere
quei
terribili impulsi che stava iniziando a sentire al basso ventre.
“Dai,
andiamo, altrimenti faremo tardi”, lo esortò
infine il biondino, uscendo dalla stanza.
***
Ryan
e Jared erano seduti nel salotto di Kayla da
circa un quarto, a parlare tranquillamente e a ridere per qualsiasi
cosa.
“Ma
allora, ragazzi!” sbottò la bionda giornalista.
“Il vostro è stato amore a prima vista?”
“Ah no”, rispose lo scrittore, guardando in
direzione del suo ragazzo, il quale
aggiunse: “Assolutamente no”. Alla fine, tutto il
nervosismo che aveva provato
prima sembrava essersene andato e addirittura era lui quello che
parlava più di
tutti.
“E come vi siete innamorati allora? Come vi siete
conosciuti?” fece Kayla
curiosa.
I
due ragazzi si guardarono, chiedendosi mentalmente
chi doveva raccontare. Alla fine il biondino fece un cenno
all’altro che,
evidentemente, non aspettava altro.
“Be’, ci siamo conosciuti una mattina”,
iniziò, guardando la donna. “Io mi ero
addormentato sugli scalini che conducevano al suo
appartamento”.
“Davvero? Come mai?”
Il pubblicò ridacchiò.
“Perché non avevo pagato l’affitto del
mese e il proprietario della bettola in
cui vivevo mi ha sbattuto fuori. Così mi ero ubriacato e mi
ero trovato a
dormire lì senza accorgermene nemmeno. La mattina dopo Ryan
è uscito di casa e
mi ha trovato lì”. Ryan intanto annuiva col capo,
lo sguardo perso in quei
ricordi così preziosi. Jared continuò.
“All’epoca non ero, diciamo, quello che
si potrebbe chiamare un bravo ragazzo”. Fece una pausa prima
di aggiungere: “Mi
ubriacavo spesso, frequentavo cattive compagnie, taccheggiavo e ogni
tanto
facevo uso di droghe”.
L’intervistatrice
si morse il labbro con sguardo
dispiaciuto e un po’ stupito.
“Quella
fatidica mattina Ryan mi ha ospitato a casa
sua, mi ha fatto dormire sul divano e mi ha persino permesso di farmi
una
doccia e mi ha offerto qualcosa da mangiare.
Cioè… io non l’avrei mai fatto.
Insomma, ospitare uno sconosciuto che per di più non aveva
nulla di buono in
casa mia…”.
“E
perché l’hai fatto, Ryan?” chiese allora
Kayla,
inclinandosi per guardare Ryan, seduto poco dietro al compagno.
“Avevi già iniziato
a sentire qualcosa per lui?”
Il
biondino voltò il capo verso Jared, guardandolo
maliziosamente. “Forse perché mi faceva
pena?” Il moro spalancò gli occhi,
fintamente sconvolto e gli mollò un pugno sul braccio, senza
però fargli male.
Il pubblico rise e applaudì.
“No,
dai, sto scherzando”, aggiunse allora. “Forse
è
come dici tu, Kayla, un po’ mi sono sentito attratto da lui
fin da subito. Più
che altro, però, mi sembrava solo che… avesse
bisogno di aiuto e che lo stesse
gridando a gran voce dentro di sé. Non potevo lasciarlo da
solo. Mi sembrava
che fosse stato solo per troppo tempo e… volevo stargli
accanto”. Non ebbe il
coraggio di guardare Jared negli occhi dicendo quelle parole e nemmeno
il moro
cercò il suo sguardo. Però, nascoste bene accanto
a un cuscino, le loro mani si
erano intrecciate.
“E
tu, Jared? Che cos’hai provato?”
Il
ragazzo chiamato in causa sospirò, prima di
prendere a parlare, con la voce un po’ incerta stavolta.
“Be’, ecco… lui mi ha
aiutato tantissimo, è vero. Mi ha aiutato ad uscire da quel
brutto giro e
questo glielo dovrò per tutta la vita. Io di certo non
gliel’ho resa facile.
Avevo bisogno di aiuto, come dice lui, ma da un altro lato non lo
volevo. Sono
sempre stato troppo orgoglioso. Io non capivo che cosa lui volesse da
me,
perché continuasse a ronzarmi attorno, perché
fosse così gentile e disponibile.
Quando mi ha gettato nel bagno un intero sacchetto pieno di coca
l’ho persino
preso a pugni”.
Kayla
fece una smorfia ma lo lasciò continuare a
parlare. “Ma se non ci fosse stato lui, ora non so dove
sarei”.
Sia
il pubblico sia la giornalista erano piuttosto
commossi e nessuno poté impedire alla gente in platea di
fare un applauso.
“E
come avete capito di essere innamorati?”
Fu
sempre Jared a rispondere. “E’ successo quando
siamo andati a mangiare un gelato. Lui mi ha baciato, così,
dal nulla. E io non
l’ho respinto. Ma ci ho messo un bel po’ a capire e
ad accettare la cosa. Non
sono mai stato attratto dai maschi, non a quel modo. Tutt’ora
non credo di
essere gay. Dopo quel bacio lui mi ha evitato e io non sono andato a
cercarlo.
Allora mi sono reso conto di quello che provavo veramente per lui. Mi
attraeva,
mi faceva sentire bene, al sicuro… e allora sono ritornato
al suo appartamento
e abbiamo deciso di stare insieme. E stando con lui finalmente ero
riuscito a
smettere di bere, di drogarmi, di rubare…”.
Kayla
era rimasta senza parole, i suoi occhi
sembravano luccicare per le lacrime che cercava di trattenere.
“Insomma, eri un
bad boy, quindi, prima di conoscere Ryan”, concluse la
giornalista e il ragazzo
annuì. “E poi sei diventato un
poliziotto?”
Jared
ridacchiò e si appoggiò allo schienale del
divano, dove il suo ragazzo gli circondò le spalle con un
braccio e lui
cominciò a giocherellare con le sue dita. “Credo
sia il karma”.
“E
hai mai sparato?”
“No
e spero di non doverlo fare mai. Però qualcun
altro ha sparato a me”.
“Sì,
mi ha raccontato Ryan. Ma ora stai bene, vero?”
“Certo.
Almeno a letto riesco ancora a fare tutto”.
E lanciò un’occhiata al ragazzo accanto a lui.
La
donna ridacchiò. “E a quando le nozze?”
fece,
guardandoli maliziosa.
“Ehm…
non corriamo così in fretta”, questa volta fu
Ryan a rispondere, mettendo una mano davanti al volto per farsi
intendere
meglio.
“D’accordo,
d’accordo. Ma… me lo fate vedere un bel
bacio?”
proprio
consenso. I due ragazzi si guardarono un po’
incerti, ma alla fine decisero di accontentarli e si baciarono davanti
agli occhi
di tutti. La platea si esalò ancora di più e
iniziò a battere i piedi urlando
“Bravi!”
Quando
si staccarono, imbarazzati tutti e due, Kayla
volle continuare l’intervista, ma questa volta fece parlare
Ryan, del suo nuovo
romanzo appena uscito e del film che avrebbero fatto al cinema tra
pochi mesi,
ispirato al secondo libro.
***
Ryan
e Jared erano seduti in un bar della
cinquantesima, davanti a due bicchieri di birra. Era tardo pomeriggio
ed erano
appena stati a fare un po’ di compere, così, per
riposarsi, avevano deciso di
sedersi da qualche parte a godersi l’aria fresca e il
paesaggio. Anche se New
York non offriva molto oltre alle strade e ai grattacieli.
“Sai,
pensavo che… potremmo… sì, insomma,
cambiare
casa. Trasferirci in una più grande”, disse ad un
tratto il biondino,
continuando però a fissare il tavolino davanti a lui.
“Sì,
perché no”, gli rispose l’altro, senza
scomporsi minimamente. Ryan, che non si aspettava quella risposta,
alzò di
colpo il capo, sorpreso. Ma subito dopo, sorrise contento.
“Così avremo più
spazi. E magari con un giardino. Potremmo prendere un cane”.
“E…”,
il moro stava per aggiungere qualcosa, ma ad
un tratto fu interrotto da una ragazza che si era avvicinata al loro
tavolo.
Doveva avere sui diciassette anni, piuttosto carina, con lunghi capelli
castani
e delle calze e pois. “Ciao, scusate”,
cinguettò lei, piuttosto imbarazzata.
Spostava lo sguardo dall’uno all’altro
freneticamente. “Vi ho visti la
settimana scorsa in televisione e volevo dirvi che siete stati
fantastici”.
“Grazie”,
le rispose Jared, buttandosi contro lo
schienale. Guardò la ragazza e le mostrò un
sorriso sghembo, al che lei arrossì
ancora di più. “E Ryan…”,
fece lei, voltandosi verso il biondo. “Volevo dirti
che adoro tutti i tuoi libri e non vedo l’ora di vedere il
film. Penso che tu
scriva molto bene”.
“Grazie.
Mi fa piacere”.
“Potete
farmi un autografo?” La piccola fan estrasse
un piccolo bloc-notes e una penna dalla borsa che teneva a tracolla e
la passò
a Ryan.
“Come
ti chiami?” le chiese lui.
“Linda”.
Il
ragazzo scrisse qualcosa e firmò, poi passò il
foglio e la penna al compagno che fece altrettanto.
“Grazie
mille, ragazzi”, disse lei con gli occhi che
brillavano.
“Grazie
a te”, le rispose Jared e poi i due la
guardarono allontanarsi, stringendo il suo prezioso tesoro tra le mani.
Da
quando aveva fatto coming out, a dispetto di ciò
che aveva pensato, le cose gli stavano andando sempre meglio. Sembrava
che la
sua rivelazione avesse compiuto una sorta di sortilegio
perché numerose persone
si erano precipitate in libreria a comprare i suoi romanzi e in diversi
altri
programmi si parlava spesso di lui.
E anche Jared aveva guadagnato una sorta di fama. I suoi colleghi al
lavoro lo
rispettavano più di prima, facevano battutine e lo
trattavano con riguardo. Lui
stesso si stava aprendo di più e non appariva più
misterioso e taciturno come
prima.
Insomma,
cos’altro
potevano mai desiderare?
MILLY’S
SPACE
Ebbene,
eccomi, dopo ben due settimane di silenzio… avrei
dovuto aggiornare qualche fanfiction ma l’unica cosa che sono
stata ispirata a
scrivere è stato questo, per cui vi dovrete
accontentare… ma non temete, appena
potrò, aggiornerò qualcos’altro.
Questo
è il seguito di Pervesness
& Blood, se l’avete
letta sicuramente ve ne siete accorti, altrimenti, non
importa… non credo sia
necessario leggerlo, però magari per capire meglio la storia
potreste farlo ^^
I
nomi che avete trovato nel corso della fanfiction sono
tutti farina del mio sacco. Non esiste nessuna Kayla Everald
né un attore figo
di nome Joe Belman. Di attori fighi ne abbiamo a bizzeffe ^^
Ok,
dai, ora vi lascio… spero che voi mi lasciate qualche
recensione. Mi farebbe molto piacere. So che questa fanfiction non
è niente di
che, ma è proprio ciò che voleva essere, niente
di che.
Un
bacione grande grande. E, se volete conoscermi meglio,
venitemi a trovare sulla mia pagina face: https://www.facebook.com/MillysSpace
Milly.