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Autore: mavi    26/01/2008    4 recensioni
Spoiler Harry Potter e i Doni della morte
Prima di sussurrare un "Quietus", scendendo a ritroso dal palchetto, senza voltare le spalle alla folla, Kingsley sorrise. Pronunciando un ultimo gentile invito, accompagnato da un gesto cortese del braccio che coinvolse l'intera sala.
"Prego."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Serpeverde, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Era passata circa un’ora da quando erano arrivati in quella casa, ma quel grande orologio a pendolo, che sormontava le ampie scalinate, sembrava essere stregato

Era passata circa un’ora da quando erano arrivati in quella casa, ma quel grande orologio a pendolo, che sormontava le ampie scalinate, sembrava essere stregato.

Perché era impossibile che fossero a mala pena le dieci e mezzo…

Draco sbuffò, cercando di non farlo vedere, e si sistemò meglio nella poltrona sulla quale era accomodato.

Lo spumante nella flute che aveva in mano, colma sino a metà, si agitò pericolosamente. Portò poi il calice alle labbra, sorseggiandone il contenuto.

Il freddo del liquido tenuemente dorato, il pizzicore delle bollicine lungo la gola, il sapore forte e amaro, ma buono: un ottimo Secco.

Perché lo spumante a inizio serata?

Perché l’aveva chiesto esplicitamente, acciuffando un Elfo Domestico che transitava per le cucine. Era perché non riusciva proprio a bere altro. Rinunciando così, felicemente, a tutti quei cocktail aperitivi che erano il risultante di miscugli vari, dai colori tanto più assurdi quanto frutto di un Incantesimo Colorante.

Così aveva avuto il suo Secco. Forse uno tra i migliori in circolazione, visto il lusso e lo sfarzo ostentato in quella festa, che raccoglieva sicuramente il fior fiore delle famiglie Purosangue, degli esponenti del Ministero e dei grandi e potenti maghi divisi tra le più nobili occupazioni: medicina, commercio, politica…

Era passato quasi un anno dalla fine della Seconda Guerra Magica, che aveva comunemente preso il nome di “La Guerra della Profezia”.

Storse leggermente il naso, guardando nel suo delicato bicchiere il liquido in fermento.

Fece poi vagare lo sguardo per tutta la sala, come già altre volte aveva fatto in quella serata, e si accorse che ancora il salvatore del mondo magico non era arrivato.

Si faceva attendere, Potter. E con lui certamente tutti i Grifondoro che facevano parte della sua compagnia.

Appoggiò le spalle contro lo schienale morbido della poltrona.

Non riusciva a capire perché, ma il fatto di doverlo rivedere lo infastidiva, in maniera diversa dal solito. Lo agitava e lo portava a chiedersi quale sarebbe stato il suo comportamento una volta trovatoselo di fronte.

E tutto questo perché?

Doveva proprio ricordare il perché non poteva essere il solito Serpeverde a confronto con uno tra i più odiosi Grifondoro, il perché non poteva comportarsi come in tutte le occasioni avrebbe fatto solo un anno prima?

Perché Harry Potter gli aveva salvato la vita, due volte nella stessa serata. E, ad essere sinceri fino in fondo, forse anche tre.

Perché se il Signore Oscuro non fosse stato battuto, non era certo che sarebbe potuto tornare, se pur con qualche livido in più e con qualche lustro in meno, alla sua piacevole vita.

C’era qualcosa che gli diceva che le cose erano cambiate, che lo spingeva a porsi in maniera differente nei confronti di quell’odioso ragazzo.

Il problema, tuttavia, era presto risolto. Bastava evitare qualsiasi tipo di incontro.

D’altronde, quella casa era tanto grande…

“Ti vedo nervoso, Draco?

“Non credo tu abbia niente di cui preoccuparti, nonostante i numerosi membri del Ministero… tuo padre è stato graziato proprio da quest’ultimi. O mi sbaglio?”

Si voltò verso Theodore Nott, seduto accanto a lui, sul divanetto bianco che con un'altra poltrona, uguale alla sua, formava uno dei tanti punti di ritrovo nella grande sala.

Lo osservò, tranquillo nella sua posizione elegante, osservatore del via vai degli ospiti che scomparivano e apparivano dalla porta d’ingresso, dalle verande sul giardino, e del tran tran di vassoi che, colmi di aperitivi, fluttuavano nell’aria.

Annuì lentamente, non volendo che il ragazzo indagasse oltre nei suoi pensieri.

Non aveva problemi, Theodore Nott.

Suo padre, d’altronde, Mangiamorte al servizio da sempre del Signore Oscuro, era morto ferito gravemente due anni prima e nessuno aveva potuto mettere in dubbio, almeno ufficialmente, la nobiltà della sua casata.

“Cosa fanno i soldi, vero?”

Aggiunse poi sempre questi, con voce fioca, non distogliendo lo sguardo dalla folla.

Lo sai cosa fanno i soldi, Theodore. Tu più di qualunque altro.”

Lo osservò di traverso, scorgendo il suo sorriso di resa. Sporgendosi solo un po’, poi, appoggiò il bicchiere sul tavolino di cristallo.

Con Nott non scambiò più parola. Se erano seduti insieme nello stesso salottino, dopotutto, era solo per una questione di proforma… O forse no…

Draco rivolse ancora lo sguardo alla sala, dove musica leggera si univa piacevolmente al chiacchiericcio educato degli ospiti.

Tra la folla gli sembrò di riconoscere Daphne Greengrass e Justin Finch–Fletchley .

Prevedibile. Quella serata serviva per unire tutti i maghi. E non era un “tutti i Purosangue”, “tutti i mezzosangue”, “tutti i nati Babbani”, “tutti i ricchi”, “tutti i poveri”, era davvero un tutti, tutti.

E così non si era stupito di vedere la famiglia, o quello che ne rimaneva, Purosangue di Nott, quella  della Greengrass, quella dei poveracci Weasley, anche se forse non più tanto come prima, dopo il riconoscimento da parte del Ministero di aver contribuito alla sconfitta del Signore Oscuro (con conseguente “ricompensa”). Poi ancora famiglie di Mezzosangue come quella di Finch-Fletchley e diversi maghi nati Babbani…

Serate come quelle erano un tentativo del Mondo Magico di evitare il formarsi, o il riaprirsi, di fratture tanto pericolose da indurre ad una Terza Guerra Magica, ad una nuova classe con pretese di superiorità nei confronti di un’altra, ad una nuova rivolta di qualsiasi genere… Peccato che in realtà tali fratture non erano state mai veramente ricucite.

“Tutto andava bene”. Era questo che la gente voleva sapere, questo quello che voleva sentirsi dire… E per ora, in fondo, quel chinare il capo, a denti stretti, e partecipare ad una festa in cui tutto il Mondo Magico era presente, era una cosa che si poteva fare. Perché nessuno in quel momento voleva un’altra guerra come l’ultima appena finita che, in ogni caso, aveva lasciato il segno. E per la quale le cose non sarebbero state mai più come prima.

Il chiacchierare della gente divenne più alto, confuso. Gruppi di gente erano ora fermi davanti alla porta, tra cui il padrone di casa, il Ministro della Magia in persona, Kingsley, che urlava un gioviale benvenuto per sovrastare i rumori circostanti.

Draco cercò di vedere cosa succedeva tra il groviglio di visi, acconciature eleganti e mani alzate, temendo che tra poco avrebbe fatto l’incontro tanto scongiurato.

Quando il giovane nipote di Newt Scamandro si spostò, andando a salutare con un baciamano  una Luna Lovegood appena giunta, sgargiante nei suoi vestiti atipici, potè scorgere la Granger e al suo fianco una chioma rossa.

Qualunque dei Weasley fosse, Draco aveva visto abbastanza. Così si alzò e decise di approfittare della confusione, e della moltitudine di persone che si era riversata in quella stanza, per sgattaiolare in giardino a prendere una boccata d’aria in solitudine.

Appena fuori, l’aria della fresca serata di fine agosto lo accolse. Facendolo rabbrividire appena, mentre un leggero venticello gli si infilava tra i vestiti.

Fece qualche passo, considerando se fosse più opportuno inoltrarsi nell’oscurità del pergolato là vicino, che, ricoperto dalle foglie verdi di una vite dai frutti ancora acerbi, creava un corridoio sulla destra, o se dovesse invece continuare ad avanzare verso il gazebo immerso nel verde degli alberi.

La ghiaia faceva rumore sotto le sue scarpe, mentre camminava per raggiungere la costruzione in tela bianca. Nella quale sperava di trovare un posto tranquillo dove sedersi e restare un po’ in pace con i propri pensieri, lontano dal chiacchiericcio della festa.

Delle alte fiaccole erano piantate nel terreno, in corrispondenza dei quattro lati dello scheletro in ferro del gazebo, altre candele alla citronella volanti illuminavano gli angoli più bui, lasciando tuttavia una penombra generale che donava a luogo una certa intimità.

Intimità.

E probabilmente fu proprio per quella che, voltandosi con un leggero sussulto, avendo sentito rumori e sospiri provenire dall’angolo più buio sulla sinistra, scorse una coppietta indaffarata a stare vicina il più possibile.

Una delle due figure, la ragazza supponeva, dalla lunga chioma che si distingueva nell’ombra, appena lo scorse si allontanò dal suo compagno. Con fretta fulminea e imbarazzo.

Il ragazzo si ricompose anche lui, e, passandosi una mano tra i capelli, seguì la sua compagna facendo qualche passo avanti, lasciandosi illuminare dalla luce delle torce.

Erano entrambi leggermente rossi in viso, lei forse più di lui.

Draco storse il naso. Avrebbe preferito evitare di trovarsi in una situazione simile, a fare il terzo incomodo.

Scusate.

Disse in un tono che non era proprio lo specchio delle sue parole.

Vide la ragazza lanciare uno sguardo fulminante al compagno, il quale, offeso, prima di andare via, lo guardò in maniera che non gli piacque alquanto.

Draco lo osservò, non staccandogli nemmeno per un secondo gli occhi di dosso, mentre veniva superato e ignorato.

Quando fu abbastanza lontano, una voce sottile ma tuttavia chiara lo strappò dai suoi pensieri di iniziare con quell’individuo una sana litigata, nella quale riversare tutta la sua frustrazione e rabbia.

“Lascialo perdere.

“Robert Smith, non spicca per intelligenza…”

Smith, ecco chi era. Fratello Zacharias Smith. Solo per quella eredità di famiglia che si portava dietro già lo odiava.

Si voltò verso la ragazza. Guardava con un sorrisetto di sufficienza verso il punto dove il Tassorosso era ormai sparito.

La osservò bene, e si accorse di conoscerla. Almeno di vista.

Aveva capelli lunghi sino a metà schiena, di un castano molto chiaro, quasi biondo. La pelle chiara, i lineamenti delicati e morbidi, gli occhi di un verde intenso, le labbra leggermente rosate…

Si voltò a guardarlo, tese una mano verso di lui, accennando ad un sorriso.

“Astoria, piacere.”

Astoria Greengrass, sorella minore di Daphne Greengrass.

A differenza di Daphne, però, il fatidico giorno dell’ingresso ad Hogwarts era stata smistata a Corvonero.

La esaminò nuovamente, stavolta stando attento a farle notare la cosa, e la vide irrigidirsi appena. Si soffermò poi a guardare la pallida mano, tesa in un educato gesto di cortesia. L’espressione del suo volto palesava i dubbi che nutriva nel rispondere altrettanto educatamente.

Vide la ragazza arrossire di colpo e abbassare il braccio teso.

“No, noi non…

“E va bene!”

Si voltò. Andando a sedere, con passi furenti, sulla panchina in pietra poco più in là davanti a loro.

“Se non vuoi stringermi la mano, non lo fare!”

 Mise le braccia conserte, accavallando aggraziatamente e velocemente le gambe e voltando appena il viso in un espressione offesa.

La raggiunse, sedendosi accanto a lei, sorridendo inaspettatamente.

“Draco Malfoy.”

“Ma la mano non te la stringo” aggiunse con una punta di ilarità e malizia nella voce.

Astoria gli lanciò uno sguardo di sottecchi, il volto ancora voltato, il rossore sulle sue guance ancora presente.

Dopo qualche secondo rilassò le spalle e lasciò libere le braccia conserte, stringendo con le mani il bordo in pietra del sedile.

“Lo so, non è molto carino farsi trovare in una situazione simile… Ma non c’era nessuno e non stavamo facendo nulla di che…”

Draco non rispose. Sinceramente non gli interessava più di tanto cosa un ragazzo e una ragazza avessero deciso di fare in una festa noiosa come a quella. Di certo avevano trovato il modo di divertirsi più di lui.

Dalla terra umida, irrigata quel pomeriggio assieme ai suoi alberi, saliva il profumo simile a quello della pioggia  misto ad erba.

Si godeva quello scorcio di natura e pace, lontano dai rumori della festa, abbastanza da non fargli pensare a cosa stesse accadendo là dentro.

“Allora…”

Non fece notare il fastidio che provò quando, ancora un volta, quella voce l’aveva distolto dai suoi pensieri.

Astoria sembrava imbarazzata. Meglio: lo era.

Indecisa su cosa dire aveva rivolto lo sguardo pensoso, in un espressione buffa, verso l’alto.

Lui, da parte sua, non capiva perché si impegnasse tanto a coinvolgerlo in un discorso. Né tanto meno capiva perché non fosse andata via a passo svelto e con il viso rosso non appena fosse stata “colta sul fatto” da uno sconosciuto, il quale lui di fatti era, più o meno come aveva fatto il suo compagno.

Si era voltato a guardarla, costatando che i suoi propositi di isolarsi in giardino, e di trascorrere così nella beata compagnia solo della sua coscienza il resto della serata, erano miseramente falliti.

“Pronto per i M.A.G.O?”

Alla domanda infelice che la ragazza aveva scelto per iniziare un discorso, Draco portò lo sguardo a terra, mugugnando un “sì” e aggiungendo un:

“Diciamo…” 

Diciamo che aveva studiato in quei due mesi d’estate, da quando era arrivata la comunicazione ufficiale che gli esami finali ad Hogwarts i sarebbero tenuti “l’otto Settembre prossimo”, cercando di recuperare un intero ultimo anno di scuola andato perso. Tra maledizioni Cruciatus e invettive contro i Babbani, che perdevano tuttavia sempre più di fascino.

“Avrebbero potuto unirvi a noi dell’ultimo anno, che ricominciamo questo Settembre. Senza farvi preparare un esame così importante da soli… Daphne si lamenta molto di questo. Sembra che le materie siano proprio difficili…”

Lui annuì pensieroso. Non tanto convinto.

Era vero, dell’Incanto Profundo non ci aveva capito granché, ma… un altro anno ad Hogwarts non lo allettava più di tanto.  

Soprattutto perché non sarebbe stata la Hogwarts che aveva conosciuto e che aveva lasciato.

C’era voluto il lavoro di un’intera estate per rimettere in piedi il tutto, ma quel castello non celava più segreti tanto affascinanti quanto terribili, non vi erano più stanze nascoste, passaggi segreti. Almeno non per lui.

Nuovo preside, nuovo Capocasa…

Piton era morto. Anche volendo abbandonarsi all’illusione del rivivere il passato, lasciandosi cullare da esso per non guardare il futuro prossimo, che si presentava come un grande punto interrogativo, nulla sarebbe stato come prima.

“Ma probabilmente siete voi a non voler tornare…”

Lo guardò con un sorrisetto divertito.

“Un altro anno proprio no, eh?”

Scosse il capo.

“Proprio no.”

 Calò il silenzio, e pensò che questa volta toccava a lui cercare di mantenere viva la conversazione.

“Così vi hanno fatto passare all’ultimo anno.

Pensavo vi facessero rifare il sesto. Non si può dire che il programma sia stato svolto…”

“No, vero. Abbiamo fatto poco di quello che era scritto nei programmi, come voi del resto… Ma mentre voi preparerete un esame con quelle poche nozioni, noi avremo un anno intero per recuperare il tempo perso e arrivare ai M.A.G.O decentemente preparati” concluse con un sospiro spensierato.

Draco la guardò truce.

Grazie, per averlo sottolineato…”

“Non c’è di che!”

Un gran sorriso le illuminava il viso.

Lo stava prendendo in giro, ma non si offese. Nell’aria non c’era la tensione di un diverbio, l’ostilità che precede il degenerare di un’innocua discussione. Sapeva che il tutto era dettato dalla voglia di scherzare e di creare un’atmosfera più confidenziale.

“Sai perché sono voluta restare qui, a parlare?” disse improvvisamente seria, guardando davanti a sé, pur senza mutare il tono tranquillo e limpido.

“In effetti me lo stavo chiedendo.”

“Volevo conoscere il ragazzo che è quasi arrivato ad uccidere Albus Silente, e che alla fine non l’ha fatto. Quello che ha servito il Signore Oscuro, con tutta la sua famiglia, perché non poteva ribellarsi o fuggire, o  perché probabilmente non ne aveva il coraggio. Quello che, con i suoi genitori, è riuscito ad evitare Azkaban e a reinserirsi dignitosamente nella società. Trovandosi oggi ad una festa, promettendo qualcosa come l’eguaglianza,  in cui non crede profondamente. Benché sia certo che mai più andrà in giro a propagandare la superiorità del sangue puro, come qualità discriminante per altri maghi.

“Quello che ora sta fuggendo da qualcosa, o da qualcuno, in quella festa e che, grazie a questa sua codardia, mi ha dato la possibilità di conoscerlo.”

Concluse con un leggero sorriso, ancora. Quante volte l’aveva vista sorridere quella sera?

Tante.

Una persona generalmente non si abbandonava a tanti sorrisi quando parlava con lui.

Le sue parole ad ogni modo arrivarono come uno schiaffo, sorprendendolo. Aveva sentito la rabbia, la vergogna crescergli dentro mentre parlava. Come faceva quella ragazza a conoscere tanto di lui?

Era vero, gli eventi della Guerra erano stati dettagliatamente resi noti a tutti. Ma pochi erano quelli che sapevano del suo coinvolgimento nella morte di Albus Silente, e di certo non poteva averle detto nessuno se lui stesse o no fuggendo da qualcuno quella sera.

Perché allora sembrava possedere la certezza, come quella della sua esistenza, di quello che diceva?

Rimase zitto. Non sapeva come reagire, perché non sapeva se le sue parole fossero un insulto o altro…

Non era riuscito a scorgere nel suo tono niente che potesse fargli credere che lo stesse accusando, o elogiando.

Cos’è, un insulto o un complimento?”

“Nessuno dei due. O forse entrambi” rispose risoluta.

“Non posso criticarti e non posso elogiarti, perché non so come mi sarei comportata al tuo posto. Forse esattamente come te. Perché è certo, il ruolo della coraggiosa eroina, sprezzante del pericolo, che difende gli oppressi, lo lascio alla Granger.

“Ma non so se sarei riuscita a fare quello che hai fatto…”

“E che cosa avrei fatto?” chiese con ironia marcata.

“Non hai ucciso, pur avendola spada di Damocle sospesa sul collo… E sei tornato a testa alta in una società che, piena di Babbanofili e Sangue Sporco, sapevi ti avrebbe umiliato e reso la vita difficile, invece di andarti a nascondere. Tu e la tua famiglia avete riacquistato dignità, come non importa, ma site riusciti a tornare dal periodo buio che aveva buttato fango sul vostro nome… Non so se avrei avutola forza per farlo.”

Non lo guardava, mentre parlava. Come se stesse ragionando con se stessa , più che altro. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé, sulla torcia poco distante.

Era quasi intimorito, ora, dalla sua figura.

“Come…come fai a sapere tutte queste cose su di me?”

Vide le sue guance farsi rosse appena.

“Be’… mi vergogno un po’ a dirlo, ma mio padre è uno dei membri del Wizengamot. Un giorno, per caso, lessi le sue carte… Il resto è solo una buona capacità d’analisi delle situazioni… Non a caso sono finita a Corvonero.”

Draco restò a bocca aperta, non sapeva che dire.

“Immagino debba chiederti scusa per aver letto documenti privati che riguardano te e la tua famiglia. Ma in realtà ho saputo poco da quei fogli, credimi… Il resto l’ho capito osservandoti.”

Ancora un po’ rossa in volta Astoria Greengrass si alzò e, stirando la gonna del vestito sulle gambe, si schiarì la voce timidamente.

“Io ti saluto. So di averti già disturbato abbastanza.”

Stava per porgergli la mano, fu un movimento impercettibile, ma lui lo notò, e notò anche come arrestò di colpo il braccio, sussurrando un impercettibile “no”.

Draco continuava a guardarla, ancora stupito da quella strana conversazione che avevano avuto.

“Ciao.”

Detto questo si voltò e se ne andò, senza aspettare il suo saluto, che non era certo nemmeno lui sarebbe arrivato.

Era come se la sua lingua fosse stata colpita dall’incantesimo della Pastoia. Ma di certo lo stesso non si poteva dire del suo cervello, che lavorava freneticamente. O del suo cuore che, poche volte gli capitava di sentire così, ma si era come rianimato.

Era stata una strana sensazione il realizzare che qualcuno avesse pensato a lui, dando importanza ai suoi gesti. Nel bene e nel male.

Sentirsi preso in considerazione non solo come il verme doppiogiochista. Sentirsi, anche se in minima parte, apprezzato.

Rifletté a lungo sui suoi stessi pensieri, incamminandosi verso il vialetto scuro, per tornare alla festa. Era questo tutto quello che voleva?

Considerazione? apprezzabilità?

Non aveva più timore di incontrare Potter e i suoi amici. Voleva solo rincontrare lei e lasciarla parlare, di nuovo, implorandola di spiegargli il motivo di tanto interesse nei suoi confronti.

Perché qualcuno, una ragazza come Astoria, avrebbe dovuto interessarsi alla sua triste e patetica, quanto umiliante, storia?

Tornato nella grande sala vide che la pista da ballo era occupata da coppie di ballerini che volteggiavano simultaneamente e che si scambiavano di posto con rigore matematico, quasi. Dando vita ad un bello spettacolo di colori, di gonne e mantelli svolazzanti, e di arte pulita e leggiadra come quella del ballo del Volta.

La più giovane coppia in sala era sicuramente quella formata da Paciock e da Hannah Abbott.

Guardò per l’intera sala, ma di Astoria non c’era ombra.

La gente intanto era aumentata, e avrebbe fatto più fatica a ritrovarla in quella confusione di dame dai capelli chiari e gruppi di ragazzi riuniti a chiacchierare.

Un vassoio passò galleggiando davanti ai suoi occhi. Prese un bicchiere a caso di vino, benché non lo gradisse molto, sapendo che per ora non avrebbe trovato in giro spumante, in quanto la serata aveva solo da poco superato la fase dei primi piatti.

Il grande orologio appeso sulle scale segnava le undici in punto.

 

Guardava oltre la pista da ballo, oltre i divanetti là vicino raccolti, nel tentativo di scovarla.

Ma nulla.

Era sparita, come inghiottita dal buio, lo stesso che gliela aveva presentata la prima volta.

Aveva appoggiato il bicchiere sul piano di marmo, che percorreva a muro tutto il profilo della sala. Fu quasi impercettibile, ma riuscì ugualmente a sentire il tintinnio del cristallo mentre sbatteva contro la pietra dura.

Appoggiò il braccio sullo stesso piano, rammaricato e deluso dalla sua ricerca inutile.

D’improvviso la musica si interruppe, sfumando, e la voce amplificata di Kingsley Shacklebolt esordì con un cordiale saluto.

Sporgendosi quel tanto che bastava, Draco vide il Ministro della Magia sul palchetto rialzato al centro, nel fondo della stanza, con la bacchetta puntata alla gola e con un radioso sorriso per tutti i suoi ospiti.

Alle sue spalle gli strumenti dell’orchestra stregata erano impiegati in una veloce ricognizione.

“Poche parole. Non voglio disturbarvi più del dovuto, miei cari signori.”

La chitarra classica suonò il Fa. Gli accordi dovevano esseri controllati.

“La motivazione che ha spinto tutti voi a presenziare a questa festa, stasera, è profonda e giusta. Dunque, in onore di questo mondo di maghi che vuole divenire aperto e poliglotta, di lingue magiche e non, sperando che non sia solo un evento fasullo e ipocrita come i molti del passato, vi chiedo solo… un ballo.”

L’uomo sorrise alle signore, inclinando il capo ai signori con scherzoso sguardo d’intesa. Mentre il pianoforte suonava la scalala armonica in tono grave.

“Tutti, nessuno escluso. Anche i più giovani. Loro dopotutto saranno loro il nostro futuro.”

Kingsley fece scorrere lo sguardo su tutta la sala.

“ Il Valzer! Non trovate scuse, signori, tutti qui lo conosciamo. Io, se nessuno a nulla in contrario, farò da maestro a questa titanica coreografia. Ho sempre desiderato dirigere una Quadriglia, lo devo confessare… Ma mi accontenterò di voi, e di quello che sarà il vostro magnifico Valzer. Quindi, un occhio a me, sempre.”

I crini di cavallo del arco del violino vibrarono.

“Vi prego. Per una volta non badate troppo alle rigide regole delle coppie chiuse. Disponetevi in due file, il vostro partner vi sarà di fronte, chiunque esso sia. Sarà il caso a decidere. Volteggiate e, girandovi sempre verso la vostra destra, scambiatevi dama! E se non sempre è una dama… fa nulla!  E’ l’unione quella che serve!”

Gli ospiti si guardarono gli uni gli altri, sguardi divertiti, maliziosi, altri molto più timorosi.

Tutti, in ogni caso, meditavano lo stesso pensiero sul bicchiere di troppo del Primo Ministro.

Prima di sussurrare un “Quietus”, scendendo a ritroso dal palchetto, senza voltare le spalle alla folla, Kingsley sorrise. Pronunciando un ultimo gentile invito, accompagnato da un gesto cortese del braccio che coinvolse l’intera sala.

“Prego.”

Due lunghe file, una di fronte all’altra, iniziarono a prendere corpo al centro della sala. Un grande mormorio sostituì il silenzio lasciato dall’ultimo invito del padrone di casa.

Draco non aveva nessuna intenzione di muoversi di lì, ma uno sguardo perentorio di sua madre, che si trovava accanto a suo padre nella parte opposta della sala, incrociato per pura sfortunata fatalità, lo fece sospirare e, di malavoglia, allontanare dal suo appoggio.

Si posizionò sulla destra, quasi al termine della fila, accanto a sé una donna e un uomo, di fronte a sé, la sua prima dama sarebbe stata la madre di Pansy Parkinson.

Era da un po’ che non si trovava su di una pista da ballo, ultimamente non vi erano state molte occasioni per poter festeggiare. Ma era stato educato anche a quello ed “era importante fare bella figura attraverso il saper ballare”. Era sinonimo di aristocrazia.

Sua madre ci aveva sempre tenuto in particolar modo. Suo padre non interveniva nella questione, forse perchè era quello in casa che lo poteva capire di più. Ma anche quello era un dovere.

“Ma io non ho mai ballato il valzer ad una festa vera! Che figuraccia, Harry!”

“Io non so nemmeno come si fa! Ma l’hai sentito Kingsely…”

Si voltò appena, per scorgere un Weasley rosso in faccia e un Potter cupo essere spinti dalla madre del primo verso il capo della fila.

Quello decisamente era qualcosa che gli tirò su il morale. Ghignò, tornando a guardare in avanti. Vedere i due Grifondoro in qualche assurda, divertentissima e ridicola esibizione sarebbe stata di certo la parte migliore di quella malsana idea del Ministro.

La musica partì e le dame e i cavalieri iniziarono la loro danza. Avvicinandosi e poi allontanandosi, scambiandosi di coppia, seguendo gli ordini del Ministro Maestro che, dal balconcino sulle scale dove era salito per rendersi ben visibile a tutti i danzatori, dirigeva il ballo con la sua bacchetta, creando i disegni che più l’aggradavano.

Lasciata dopo un volter la signora Parkinson, la quale, evidentemente soddisfatta della bravura del suo partner, lo pregò di salutarle i suoi genitori, fu portato dalle indicazioni di Kingsley a sinistra, risalendo la sala.

Ballando ora con una ragazza a lui sconosciuta, forse solo di qualche anno più grande di lui, vedeva attorno a sé solo brevi immagini delle coppie che li circondavano.

Le più assurde erano senz’altro quelle formate da uomo e uomo. Non fece in tempo a sogghignare osservando Theodore e il nipote di Scamandro che, appena finita la giravolta, con la quale lasciò andare la sua dama, girandosi come la danza richiedeva verso destra, per rincominciare la sequenza in nuova compagnia, il terrore di poter dover danzare con qualcuno dei Grifondoro lo travolse.

Tuttavia la paura non fu nulla in confronto al mondo che gli si sgretolava addosso quando si ritrovò a sfiorare il braccio di Harry Potter.

Entrambi si dedicarono un’espressione schifata e terrorizzata.

Allontanò fulmineamente le mani da lui, e Potter fece altrettanto.

Si guardarono scuri in volto per qualche attimo poi, dopo che il Grifondoro aveva alzato lo sguardo verso il Maestro, con espressione contrariata, afferrò Draco per le braccia e lo costrinse a ballare.

“Che schifo Potter!”

“Altrettanto…” ripose a denti stretti.

Ma roviniamo a Kingsley la coreografia…”disse infastidito.

Draco pregò che quel ballo finisse in fretta e che nessuno in quel momento si girasse dalla loro parte.

Ciò che però gli fece riposare lo sguardo, portato al cielo insegno di disperazione, sul ragazzo di fonte a sé, fu il dolore del suo piede ingiustamente calpestato.

“L’altro piede!” ringhiò.

“A-ah… sì…”

Finalmente, arrivato il tanto agognato volter,  interruppero subitamente il contatto fra di loro, già di per sé molto debole e il meno intimo possibile. Tuttavia, appena prima di voltarsi verso i rispettivi nuovi partner, Draco salutò il Grifondoro con un debole cenno del capo. Harry Potter, voltandosi per ballare con una signora grassoccia di mezza età, dal vestito più ingombrante di un piumone, sorrise appena in un espressine benignamente soddisfatta.

Draco gli diede subito le spalle ma, quando vide Weasley a pochi centimetri da sé, andare impacciato verso la sua nuova dama, non resistette alla tentazione di fargli un piccolo sgambetto, per il quale il ragazzo finì rovinosamente sopra la sventurata fanciulla.

La grassa risata divertita gli si spense in gola, quando si ritrovò di fronte a due incolleriti occhi scuri che conosceva purtroppo bene.

Malfoy… Non cambi mai.”

Iniziò nuovamente la danza dal ritmo andante.

“Granger!”

Si guardò intorno esasperato. Notando, oltre hai già incontrati Potter e Weasley, anche la sorella minore di quest’ultimo e un allegro e divertito Neville Paciok.

“Cambiare zona no, eh?” disse acidamente, mentre si infilavano tra una coppia e l’altra.

“Potresti farlo tu” rispose secca lei.

“Credo proprio che lo farò. Ballare con Potter è stato più che nauseante…”

“Avete…?”

La Granger stava per scoppiare a ridere, ma ebbe l’intelligenza di non farlo quando incontrò il suo sguardo.

“Mi bastano, per stasera, le esperienze nauseanti” disse alludendo esplicitamente a lei.

La vide fare una smorfia acida, assottigliando gli occhi.

“Suppongo sia un enorme sforzo per te, fare questo. Consolati, per me è altrettanto!”

Volteggiarono, sfiorandosi il più del dovuto nel farlo, non smettendo tuttavia di fronteggiarsi con lo sguardo, e poi subito si allontanarono.

“Per lo meno balli meglio di Potter.”

Si voltò, per ricominciare ancora una volta quella danza, lasciandosi la Granger e la sua espressione leggermente sorpresa alle spalle, con l’intenzione di avvicinarsi sempre più ai bordi della sala. Ballando sempre, certo, ma trascinando con sé i suoi partner. Per poi riuscire a dileguarsi, infischiandosene degli ordini del Maestro.

“Spero potrai dire altrettanto di me.”

Rimase immobile a guardare la sua nuova dama.

Occhi verdi, sorriso rosato, morbidi capelli castano-biondo.

Finalmente aveva ritrovato Astoria Greengrass.

“Te lo dirò a fine ballo” rispose al suo sorriso.

Di certo non si poteva dire che quella ragazza avesse problemi a muovere con eleganza e leggerezza i piedi, a seguire il ritmo della musica e volteggiare, di questo se ne era accorto subito.

In quel momento avrebbe voluto chiederle tante cose… Forse.

L’aveva cercata disperatamente per quello, ma ora non gli veniva in mente nulla da dire. Gli bastava guardarla negli occhi, così come lei faceva con lui. Quell’intenso scambio di sguardi, muto ma sazievole. Non serviva altro, si sentiva bene così.

Seguendo le indicazioni di Kingsley si inoltrò nuovamente al centro della pista da ballo. Per poter ballare di nuovo con lei, avrebbe fatto un altro giro di Valzer anche con Potter e con la Granger…

Quando il momento dell’ennesima giravolta arrivò, quella volta desiderò che il volteggiare dei loro corpi non finisse mai.

 Fu come guardare a rallentatore il suo viso distendersi in un altro sorriso, mentre lui impercettibilmente stringeva le dita sulla pelle bianca delle sue braccia.

“Ci vediamo ad Hogwarts, allora…”

“Magari anche prima…” rispose mentre la lasciava andare, non rendendosi nemmeno conto di aver parlato.

“Ehi Draco, sembri essere stato Confuso. Capisco che ballare con Potter non debba essere una bella esperienza…”

Theodore Nott ridacchiò davanti a lui, mente si spostavano secondo “gli ordini superiori” verso sinistra.

“Nemmeno con te Nott, stanne sicuro…” rispose cupo e offeso.

Purtroppo, a quanto pare, qualcuno l’aveva visto. Forse più di qualcuno…

Sospirò affranto.

“Ci sono molti Grifondoro in giro, c’era da aspettarselo. Alcuni vagheggiano di un altro anno ad Hogwarts… Assurdo!”

Portò lo sguardo sul suo amico. Riflettendo.

Anche lui appena qualche ora fa avrebbe risposto così. Ma ora…

“Io lo farei…”




Post Scrittum: Essendo il personaggio di Astoria Greengrass un grande punto interrogativo, tutto quello che in questa fic è scritto su di lei... è frutto della mia immaginazione. Per altro invece, qualcuno avrà capito, ho utilizzato le info della Rowling post epilogo :) Grazie per aver letto :D

 

 

  
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