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Autore: Dhialya    14/07/2013    1 recensioni
A volte, molte volte, perdeva perfino il concetto dei propri pensieri.
-Sei sempre tu.-
“Corretto. Ma per una volta vorrei che fossero gli altri.”
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Time Pieces.


-Sei tu che perdi sempre tempo.-

“Incorretto. E' il tempo che non riesce a stare dietro ai miei passi lenti e incerti, perché davanti vedo solo buio e dietro un passato costellato di ombre ed errori. Il tempo passa, ma io rimango ferma.”

Bloccata.

Si sentiva completamente inerme per l'ennesima volta davanti a tutto ciò che le accadeva, che le scorreva davanti, che non riusciva a controllare o afferrare.
Perché capitava sempre a lei?
Così spesso; ormai in un modo talmente riconoscibile che quasi lo avrebbe salutato, come se stesse tornando un vecchio amico a farle visita dopo essere partito per un periodo di vacanza.
Il dolore ha vari modi di penetrare.
Sottile, s'insinua.
Punge.
Da fastidio.
Cresce.
Esplode.
Esplode, e ti disarma.
Ti svuota.
Ti fa morire, apparentemente, ti ferma.

Lei era ferma, in trance.


Perché rimango ferma senza muovermi?
Ah già, non so dove andare.
Cosa fare.
Con chi parlare.
Cosa decidere.
Capire chi si merita la mia attenzione.
O chi potrebbe interessarsi di me veramente.

Meglio dubitare sempre di tutto.

Meglio starsene lontana da tutti.

Eviti molto.
Eviti tanto.
Eviti tutto - perché così non vivresti.
Delusioni.
Arrabbiature.
Bruciature di fegato.
Ansie.
Oppressioni alla cassa toracica e senso di vomito e nausea costanti.

Molti la chiamano vita, la vita con i suoi eventi senza cui altrimenti sarebbe vuota; per me è una tortura.
Un inferno.
Qualcosa che non ho chiesto e che mi prospetta eventi che eviterei volentieri.

Forse si tratta solo della testa e dei nervi a pezzi.

Suoi ragionamenti ci ricamo da sola, rendendomi conto di quanto siano estremi, corrosivi, imprigionanti.

Ma non ne posso fare a meno.
Tornano.
Ritornano.

Quando vedi andare in frantumi tutto, il tuo tutto, quando ti senti colpevole senza un motivo abbastanza importante ma a causa di tanti tasselli, inizi a pensare che i tuoi gesti non vadano affatto bene, indipendentemente quali essi siano; che compi qualcosa ma starai allerta per le possibili conseguenze per i giorni seguenti.
E le settimane.
Magari i mesi.
E tornerai a rimuginarci su magari anche a distanza di anni.

Non sai da dove ricominciare per sistemare il tutto, sono tanti pezzi mischiati che hanno la prerogativa di non incastrarsi mai bene l'uno con l'altro.
Trovare le parti mancanti e combacianti è difficile.


Si sentiva a pezzi, tanti pezzi come quegli stessi che cercava di risistemare – o dimenticare.
Rotta.
Incompleta.

Sempre gli stessi dubbi, sempre gli stessi pensieri, le stesse domande, gli stessi problemi.

E il tempo intanto passava, e la vita intanto scorreva, il cuore pompava.
E lei era stanca, però.
Si stava stancando – o forse lo era già? Da tempo, da anni –  pure della sua testa: troppo monotona, petulante, ripetitiva, ansiosa.

A volte, molte volte, perdeva perfino il concetto dei propri pensieri.

-Sei sempre tu.-

“Corretto. Ma per una volta vorrei che fossero gli altri.”

Solo questo.
Non sbagliare più.

Imparare.


Imparare a scegliere, a capire, ad esprimersi, ad impiegare il tempo che le veniva dato.
Imparare dai proprio errori, dal passato che la seguiva come un segugio.
Imparare a vivere.

Esisteva un modo?

   
 
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