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Autore: FedericaLille    14/07/2013    11 recensioni
Catherine ha un fidanzato, una casa e un lavoro. E' ormai una donna matura e con i piedi per terra. Ma cosa succede quando un incontro inaspettato le sconvolge la vita? Crolla ogni certezza e la paura di (ri)innamorarsi prende il sopravvento.
"Eccola, la scatola ben impacchettata con scotch ultraresistente, la scatola contenente un pezzo consistente della mia esistenza. Era rimasto tutto intatto lì dentro, come se il tempo si fosse fermato. I CD, i poster, i DVD, le lettere, i biglietti, i libri, tutto ciò che possedevo con stampato sopra “One Direction”. Erano passati ben dodici anni dalla loro entrata in scena, cinque dalla loro uscita di scena.
In quei cinque anni Zayn era scomparso dai gossip, da qualsiasi rumors e pettegolezzo. Era riuscito a nascondersi bene, e incontrare una sua vecchia fan l’aveva impaurito. Non avrei rivelato di averlo incontrato, non avrei mandato in aria la sua copertura.
Intanto però lui aveva mandato in aria la mia, di copertura. Negli ultimi anni mi ero autoconvinta che quella per lui fosse stata sempre solo una innocente infatuazione passeggera. Purtroppo rivederlo mi aveva dato una certezza: seppure fosse stata solo una infatuazione, non era passeggera affatto."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quattordicesimo




“Cathy, tesoro! Sei arrivata finalmente!” Susan mi venne incontro sul ciglio della sua accogliente casetta.
“Mike, ci sei anche tu!” Disse poi, rivolgendosi al mio ragazzo.
“Auguri Susan”, le sorrisi amorevolmente e la strinsi in un abbraccio.
Oggi compiva trentaquattro anni, ma ne dimostrava ancora venti. Era bellissima con quel vestito color pesca che risaltava le sue scure iridi degli occhi e i capelli rossi e corti.
Si era organizzata la festa di compleanno tutta da sola, invitando amici, parenti e colleghi. C’era anche il preside della scuola, Robert Parker, avevo sempre sospettato che ci fosse qualcosa di tenero tra i due.
Mr Parker aveva quaranta anni e li portava alla grande. Sin dal primo giorno in cui avevo messo piede in quella scuola avevo notato quanto quell’uomo fosse affascinante.
Anche Mike lo aveva notato, e ne era visibilmente invidioso.
Durante la serata non potei non fare caso allo scambio di sguardi tra Robert e Susan. Sarebbero stati davvero una bella coppia!
“Amore, vuoi qualcosa da bere?”, mi chiese Mike, mentre si alzava dal divano di pelle rossa su cui poltriva da un pezzo.
Annuii. Mentre lo guardavo avvicinarsi al tavolo imbandito, qualcuno poggiò una mano sulla mia spalla.
Mi voltai e mi stupii di vedere Leah, una mia vecchia vicina di casa. Si era trasferita in centro dopo il matrimonio con un collega di Mike, e non l’avevo più vista. Qualche volta ci chiamavamo o ci scambiavamo delle e-mail.
“Leah!”, esultai. Lei mi abbracciò, poi si sedette al mio fianco.
“Come stai, bella?”, mi chiese.
“Io bene! Tu?” Mentre le rivolgevo la domanda la scrutai e mi soffermai su un particolare del suo corpo: un gonfiore più che evidente nella pancia. Dunque, o la vita matrimoniale l’aveva messa all’ingrassaggio, o era in dolce attesa!
Leah poggiò una mano sul pancione, notando il mio sguardo fisso su di esso.
“Io bene, e… aspetto un bambino!” La sua voce diventò stridula e le labbra si distesero in un enorme sorriso.
“Quanto sono felice!” La abbracciai di nuovo, attenta a non recare fastidio alla pancia.
“Leah?” Mike irruppe, porgendomi un bicchiere e guardando la mia amica con sguardo perplesso.
“In carne e ossa. Più carne che ossa!”, ridacchiò.
“E dov’è Dennis?!” Il suo vecchio collega. Erano sempre stati molto affiatati, ma da quando Dennis si era trasferito in centro aveva dovuto cambiare anche compagni di lavoro.
“E’ di là”, indicò lei.
Mike si volatilizzò in un secondo e Leah poté cominciare a tartassarmi di domande.
“Ma voi quando avrete intenzione di sposarvi?!”
A quella domanda quasi mi soffocai col drink. Strabuzzai gli occhi e cominciai a tossire nervosamente.
“Ehi, tutto okay?”, mi chiese.
“Mmm si”
“Dunque?”, insisteva.
“Non siamo pronti”, ammisi. Io non lo amo, avrei aggiunto.
“Ma siete una bellissima coppia, l’ho sempre pensato. Mike è un ragazzo d’oro, tu una donna matura e indipendente. Io credo che se c’è l’amore si è pronti a tutto.”
Cavolo. Per una sera che speravo non avrei fatto a guerra con i miei pensieri contrastanti, eccoli.
Da una parte pensavo che si, aveva ragione lei: se c’è l’amore si è pronti a tutto. E dall’altra pensavo: l’amore c’è, ma non con Mike.
Zayn, Zayn, Zayn, solo Zayn nel mio cuore ormai. Ero condannata.
Vedendomi esitare, continuò: “Anch’io avevo paura”
“Davvero?”, domandai, incredula.
“Si, ma ora sono felice della mia scelta. Dennis mi ama e io amo lui, e ameremo insieme questo bambino.”, si carezzò la pancia con uno sguardo così dolce che solo una madre è capace di avere.
“Io sono molto contenta per voi, vi auguro il meglio. Ma io e Mike…”, provai ad essere sincera, ma lei mi interruppe.
“Tu e Mike siete innamorati. Lui farebbe di tutto per te, parlava sempre di te a lavoro, ti ama, Cathy.”
Dio, perché dirmi tutte queste cose?! Per farmi sentire ancora più bastarda?
Sorrisi, incapace di rispondere.
Fortunatamente la canzoncina degli auguri ci informò del fatto che era il momento della torta, anch’essa fatta interamente da Susan. Quella donna era incredibile.
“Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Susan, tanti auguri a te!”
 
I giorni seguenti passarono in fretta. Zayn mi aveva cercato qualche volta, per chiedermi come stavo e per tranquillizzarmi per la mostra. Sapeva che il pensiero della mia prima mostra mi agitava. Io rispondevo fredda e distaccata ai suoi messaggi.
Non avrei mai pensato che avrei ignorato in questo modo il mio più grande idolo da teenager. Eppure lo stavo facendo.
Non volevo sentirmi ogni istante sempre più in colpa con Mike. Alla festa di Susan avevo ponderato bene la situazione. Avevo deciso che  finché non avrei dato chiarezza ai sentimenti contrastanti nel mio cuore, avrei tenuto Malik a debita distanza.
 
Era il grande giorno.
Avevo ovviamente informato il mio ragazzo, giorni prima, e adesso pareva più eccitato di me.
Mia mamma si era proposta via telefono per venire nel weekend ad assistere alla mostra ‘della sua bambina’ (non sapendo che di mio nella galleria di sarebbero state solo un paio di opere). Le avevo detto di non venire, perché mi avrebbe fatta solo agitare, in compenso però le avevo promesso che sarei tornata a Rotheram per qualche giorno, in occasione del compleanno di una mia vecchia amica di scuola, la settimana successiva.
Mike era già pronto, agghindato con la sua elegante giacca nera. Io invece stavo ancora davanti lo specchio a ritoccare il trucco.
Avevo scelto un abito lungo, non eccessivamente elegante. Era rosso, leggero, con le bretelle sottili e una scollatura sobria. Aderiva al mio corpo dalla vita in su, e poi cadeva più morbido sulle gambe.
“Sei uno schianto, baby” Mike stava sulla porta della camera da letto e mi squadrava dalla testa ai piedi. Pareva mi volesse mangiare con lo sguardo, perciò risi.
“Che ridi? Ti ho fatto un complimento.”
“Pulisciti la bava dal mento”, lo schernii.
“Stronza, ti aspetto fuori.”
Continuai a ridere mentre prendevo la pochette dorata abbinata alle scarpe e mi incamminavo verso il corridoio. Rischiavo costantemente di inciampare, non per colpa delle scarpe alte, né del vestito lungo, bensì per l’ansia.
E non riuscivo nemmeno a capire se ero più ansiosa per la mostra in sé o perché avrei rivisto Zayn, e l’avrei rivisto in presenza del mio ragazzo.
Mi feci forza e raggiunsi Mike.
Il tragitto di strada fu rapido e indolore. Non riuscivo molto a parlare, perché tutto quello che mi frullava in testa diceva: “Zayn ti aspetta alla mostra”, “Mike lo ucciderà se solo lui ti sfiorerà”, “Cathy, sei innamorata persa del pakistano”
E non potevo dire queste cose ad alta voce, proprio no.
Quando scendemmo dall’auto io ero all’apice dell’agitazione, e Mike lo notò.
“Piccola, sta tranquilla”, mi sussurrò.
Oh, se solo lui avesse saputo il vero motivo dei brividi lungo la mia schiena.
Ogni passo verso l’edificio era un battito perso al mio cuore, eppure mi costringevo a mantenere la calma, vanamente. Vidi un gruppetto di persone davanti l’entrata, tutta gente chic, con Louboutin ai piedi e Louis Vuitton sotto braccio. Chissà che ne avrebbero pensato dei miei lavori.
Rischiai un infarto quando tra quel gruppetto scambiai un signore alto e scuro per il mio Malik.
Dio, ma che vado a pensare… Il MIO Malik! Pff…
Mike prese la mia mano, e le redini della situazione. Mentre io esitavo all’ingresso, lui mi trascinò dentro con un piccolo strattone. Sbuffai e camminai dietro di lui.
Ecco Walter, col suo solito look alternativo: converse vecchiotte e jeans scoloriti. In mezzo a quel glamour chi non lo conosceva lo avrebbe considerato un barbone, non il critico d’arte che aveva organizzato tutto ciò.
“Tesoro!” Walter spalancò le braccia non appena mi vide. Sperai vivamente che il mio ragazzo non si infastidisse per questo gesto.
Fortunatamente quello non mi abbracciò, si limitò a poggiare le mani sulle mia spalle e schioccarmi un bacio sulla fronte. Il tizio era strano forte, lo avevo pensato sin dal primo momento.
Forzai un sorriso, poi lui si presentò a Mike.
“Dunque, non sapevo fossi sentimentalmente impegnata!” Incrociò le braccia al petto e ci squadrò entrambi.
“E invece lo è!”, ribatté il mio ragazzo.
La mia ansia cresceva secondo dopo secondo. I miei occhi vagavano per lo spazio circostante alla ricerca di Zayn, ma lui non c’era, e forse era una fortuna.
“Jawaad sarà qui a momenti”, disse Walter.
Sussultai. Mike si voltò a osservare la mia reazione, mentre io mi irrigidivo sul posto e deglutivo per mandare giù un immaginario groppo in gola.
“Chi è Jawaad?”, mi chiese Mike.
Io ringraziai il cielo che Walter non avesse detto ‘Zayn’, e che il pakistano come nome d’arte avesse scelto il suo secondo nome. Nome che Mike sconosceva del tutto.
Ma era inutile continuare a nasconderlo a Mike, perché a poco sarebbe comunque arrivato, a poco sarei deceduta per arresto cardiaco.
“E’ colui che l’ha condotta a me, sciocchino!”, rispose Walter.
“Allora sono curioso di conoscerlo! Dovrò ringraziarlo per aver fatto questo bel gesto per la mia ragazza” Mike era sincero, mi guardò negli occhi con tanto amore, e io ricambiai con uno sguardo impassibile. Impassibile perché dovevo nascondere il terrore che invadeva ogni centimetro del mio corpo.
Mike voleva conoscere Zayn, e ringraziarlo. No, errato: lui voleva conoscere Jawaad.
Quindi…
La mia mente contorta cominciò a ragionare su come fare ad ‘assumere’ una persona qualunque entro quelle mura per fargli interpretare la parte di Jawaad, fingere di conoscermi e presentarsi così al mio ragazzo.
Rinunciai presto, quando vidi apparire gli occhi nocciola di Zayn, e il suo sorriso mozzafiato, che contagiò inevitabilmente anche il mio sorriso.

 

 



Angolo Autrice.

Salve popolo di EFP! Rieccoci in compagnia di Catherine.
Innanzitutto c'è la festa di compleanno di Susan, ho introdotto qualche nuovo personaggio,
e ho fatto confondere ancora più le idee alla nostra protagonista xD
Poooi la vediamo farsi bella per la mostra, ed eccoci qua.
Abbiamo varcato la porta col nostro amato/odiato Mike e abbiamo visto a malapena Zayn.
Sono due capitoli che il pakistano è assente, imploro perdono, ma dovevo tenerli distanti by now.
Cosa accadrà adesso non lo so nemmeno io! xD So solo che ci sarà una sorpresa che non vi aspettereste mai!!
Spero di avervi incuriosito abbastanza da farvi lasciare taaaante recensioni :)
Sul serio, ne leggo sempre meno, e mi rattristo :(

 

  
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