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Autore: Chilemex    14/07/2013    2 recensioni
[Crossover Fire Emblem Awakening~Fire Emblem Radiant Dawn]
Il gruppo dei Pastori al completo, capitanati come sempre da Chrom, incontreranno, in una giornata apparentemente normale, un personaggio alquanto particolare. Si tratta di qualcuno che dichiara di essere un Laguz proveniente da un luogo chiamato "Terre di Gania", un posto di cui i Pastori non hanno mai sentito parlare prima. Il personaggio, inoltre, racconterà di esser stato aggredito da uno stregone il cui intento è proprio quello di eliminare ed uccidere tutti gli individui appartenenti a questa razza, partendo da quelli più "importanti". Spetterà ai Pastori, accompagnati da questo Laguz, il compito di fermare questo stregone per evitare l'estinzione della cosiddetta Razza Orgogliosa.
[Spoiler (su entrambi i giochi) ~ Out of Character]
[Ambientato in seguito agli eventi di FE Radiant Dawn, con qualche modifica agli epiloghi]
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chrom, Ranulf, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Chrom non andò molto lontano. Dopo pochi passi, infatti, una voce decisamente familiare lo chiamò.
«Chrom, aspetta!»
Lui si voltò, e vide che Ranulf lo stava raggiungendo di corsa. Nei suoi “nuovi” vestiti e con quell’atteggiamento sembrava  davvero un’altra persona rispetto a come Chrom se l’era immaginato. Sembrava forte, orgoglioso e sicuro di sé.
La sua lunga coda azzurra era completamente visibile, poiché sistemata oltre il tessuto arancione che Ranulf portava alla vita.
«Ranulf… Dove stai andando?» chiese Chrom, fermandosi mentre il Laguz lo raggiungeva.
«Hai detto che saresti andato a dare la notizia della… Ehm… Nuova missione ai tuoi compagni» rispose Ranulf «Ho pensato che sarei potuto venire con te, visto che alla fine sono il diretto interessato… Nonché quello a cui affibbiare tutta la colpa in caso di incidente»
«Ma…» Chrom non riusciva a smettere di preoccuparsi «Sei sicuro di stare bene?»
Ranulf emise di nuovo il verso che aveva fatto prima, quella specie di miagolio.
«Mai stato meglio, meow!»
Evidentemente gli veniva naturale, non c’era bisogno di preoccuparsi né tanto meno di polemizzare. Anzi, Chrom lo trovava quasi carino.
«Oh… In pratica vuoi presentarti a loro!» disse il capitano.
«E ringraziarli per avermi salvato la vita. Dirlo ad una sola persona non credo possa bastare» aggiunse Ranulf. Ormai aveva perennemente il sorriso sulle labbra, e questo faceva piacere anche a Chrom.
«Va bene, come preferisci. Vieni con me!» lo invitò, e Ranulf lo seguì.
 
Raggiunsero l’entrata della taverna in meno di un minuto. Alla destra dell’edificio, in una specie di stalla extra large, sonnecchiava la viverna di Zelcher.
«Grazie mille dell’aiuto, Minerva!» le disse Ranulf, salutandola con un cenno e parlandole normalmente. Con grande sorpresa di Chrom, Minerva “rispose” a Ranulf con un debole ruggito, che sembrò quasi dolce. A quanto pare, il Laguz e la viverna potevano comunicare in modo molto semplice.
Finalmente Chrom entrò nella taverna, seguito immediatamente da Ranulf. Non si trattava affatto di un alloggio lussuoso, anzi, era un luogo molto modesto. L’ingresso era poco ampio, ed un breve corridoio conduceva alla sala principale, la sala da pranzo per gli ospiti.
Tutti i Pastori, nessuno escluso, sedevano ad una lunga tavolata fatta di sedie e tavoli in legno. Stavano facendo colazione (effettivamente era ancora piuttosto presto), alcuni scambiando qualche parola. Molti di loro mostravano gli evidenti segni di un risveglio accaduto pochi minuti prima o di una notte insonne, come i capelli in completo disordine o delle occhiaie molto visibili.
Quasi tutti, vedendo entrare Chrom, lo salutarono semplicemente. Nessuno, però, sembrò notare Ranulf, fermo al suo fianco ad esaminare l’intera tavolata.
«Buongiorno, amici!» disse finalmente Chrom. Non era intenzionato a sedersi e fare colazione, non aveva affatto appetito.
«Dormito bene?» chiese Stahl, con la bocca piena di biscotti.
«Più o meno…» rispose Chrom, titubante. Poi passò a parlare di cose più serie.
«So che questo non è probabilmente il momento migliore per dirvelo, mi dispiace disturbare la vostra colazione, però… Abbiamo una nuova missione da compiere. Una missione davvero urgente»
Diversi mormorii si levarono dalla tavolata. Chrom non riuscii a capire se fossero lamentele, sussulti, espressioni di stupore… Nessuno, però, sembrò infastidito.
«Di che si tratta?» chiese Nah, osservando il tavolo in cerca di qualcos’altro da mettere sotto i denti.
Chrom fece un passo di lato ed indicò Ranulf, che era rimasto accanto a lui.
«Questo è il ragazzo che abbiamo trovato ieri nella piana. Il suo nome è Ranulf»
In un attimo, 41 paia di occhi si posarono sul Laguz. Per un attimo lui sembrò imbarazzato (e come biasimarlo), ma subito dopo sfoderò un altro dei suoi sorrisi apparentemente sarcastici ma in realtà sinceri ed agitò una mano, dicendo: «Salve, Pastori!»
In molti rimasero (positivamente) stupiti dalla scioltezza con cui Ranulf li aveva salutati, compreso Chrom, però… Ci fu qualcuno che invece, con enorme delicatezza e tatto, notò un’altra cosa.
«Quella è… UNA CODA?!» esclamò Vaike, indicando in modo maleducato l’arto di Ranulf, ancora perfettamente visibile.
Ranulf, a braccia conserte, girò la testa verso la coda che si mosse leggermente, e rispose in tono del tutto indifferente: «Beh, direi proprio di sì!»
«Beh, papà… Di cosa ti stupisci?» si intromise Yarne «Sei tu quello che ha sposato una Taguel, e… AAH!»
Tra Yarne, Palne e Vaike scoppiò immediatamente un’animata discussione, che suscitò le risate del resto del gruppo. Tuttavia, bastò uno sguardo di Chrom per placare i tre componenti della famigliola. Vaike, però, continuò a fissare la coda di Ranulf con aria negativamente stupita.
Nonostante il suo forte carattere, Ranulf iniziò a sentirsi leggermente a disagio, e guardo Chrom con uno sguardo che implicava una silenziosa richiesta di aiuto.
Chrom, infatti, non perse un attimo e tornò a parlare.
«Stavo giusto per spiegarvelo, grazie mille Vaike. Ho parlato con Ranulf, e mi ha spiegato un bel po’ di cose»
In poco più di cinque minuti, Chrom raccontò ai Pastori tutta la storia, sotto l’attenzione ed il silenzio di tutti.
Parlò della particolare abilità di Ranulf, delle sue Terre di provenienza, di come fosse stato improvvisamente attaccato da uno Stregone sconosciuto di nome Verlith, di come questo avesse dichiarato di voler sbaragliare l’intera razza dei Laguz, e di come avesse letteralmente massacrato Ranulf.
Concluse l’intero racconto dicendo: «Per questo motivo, ho promesso a Ranulf di aiutarlo a ritornare nelle Terre di Gania per salvare i suoi amici e tutti i Laguz in pericolo. In altre parole… Sì, abbiamo una nuova missione. Una missione davvero importante…» Chrom fece un respiro profondo prima di pronunciare l’ultima parte.
«Da cui dipende la sopravvivenza di una razza intera»
 
Ci fu una lunga pausa di silenzio, in cui l’intero gruppo di Pastori continuava a spostare lo sguardo da Chrom a Ranulf e viceversa.
Il povero Laguz iniziò seriamente a vergognarsi: si sentiva come se un immenso peso gli fosse piombato addosso in pochi attimi, e questo peso corrispondeva alla responsabilità del rischio che avrebbe fatto correre a tutte quelle persone. Come se il senso di colpa per non esser riuscito a fermare Verlith non fosse già abbastanza.
«Non costringerò nessuno di voi a seguirci in questa missione, se non lo vorrete» disse improvvisamente Chrom, attirando di nuovo l’attenzione di tutti «Ma se avete intenzione di unirvi a noi, vi consiglierei di iniziare a prepararvi. Partiremo il più presto possibile, forse addirittura già domani mattina»
Di nuovo il silenzio, ma stavolta non fu un silenzio d’imbarazzo o di stupore: fu un silenzio di tensione.
«Mi avete salvato la vita in una notte» disse Ranulf, guardando ciascun Pastore negli occhi «Non voglio che qualcuno di voi si metta in pericolo per me. Se accetterete di aiutarmi, come ha fatto Chrom, voglio che lo facciate con tutta la vostra volontà, non perché vi sentite obbligati»
In un modo o nell’altro, tutti sembrarono sinceramente colpiti da quelle parole.
Qualcuno si alzò e si avviò verso il punto in cui si trovavano Chrom e Ranulf. Era Palne.
La Taguel si fermò davanti al Laguz, e i suoi occhi sottili ed orgogliosi incontrarono quelli sicuri e forti di Ranulf.
«So cosa si prova, Laguz» disse Palne, con un tono di voce calmo ma profondo «Aver paura che da un momento all’altro tutti i tuoi amici e compagni possano morire… Vederli sparire uno alla volta… Trovare i loro corpi senza vita in mezzo al bosco…»
Ranulf rabbrividì, ma non disse nulla, mentre Palne continuava.
«Non voglio che qualcun altro provi quell’orribile sensazione. Da quando mi sono unita a questo gruppo, ho capito che per non soffrire nella propria vita bisogna fare di tutto per migliorare quella degli altri, non per peggiorarla. Sono dalla tua parte, Laguz. Verrò con voi e vi aiuterò con tutte le mie forze»
Palne strinse la mano a Ranulf, gli disse il suo nome e si avviò verso la rampa di scale principale della taverna, salendole dicendo: «Vado a preparare le mie cose»
Un attimo dopo, quando Ranulf e Chrom tornarono a guardare la tavolata, Yarne si alzò e fece la stessa cosa della madre, presentandosi a Ranulf e salendo le scale.
Successivamente, altre tre persone si alzarono in piedi, dirigendosi verso il centro della stanza: erano Nowi, Nah e Tiki.
«Nemmeno noi possiamo tirarci indietro» affermò Tiki «Sappiamo che ci sono persone che sborserebbero milioni di monete solo per avere una scaglia della nostra pelle appesa in salotto. Questi pazzi assassini vanno fermati, e non solo quelli che se la prendono coi Manakete. Conta su di noi, Ranulf»
«Già, e poi… Scommetto che in fondo il viaggio sarà divertente!» esclamò Nowi, entusiasta, mentre Nah alzava esasperatamente gli occhi al cielo. Le tre Manakete strinsero la mano a Ranulf e salirono al piano superiore.
Nei minuti che seguirono, a brevi intervalli di tempo, ciascuno dei Pastori eseguì le stesse azioni. Flavia, Kellam, Lon’zu, Severa, Kjelle, Íñigo…
L’ultimo a farlo fu Vaike, nonostante tutto con la stessa convinzione di tutti gli altri. Alla fine, Ranulf osservò la tavolata: non era rimasto nessuno.
«Io… Non so davvero cosa dire…» mormorò il Laguz, trattenendo con un grande sforzo l’entusiasmo che gli cresceva dentro. Vedere tutte quelle persone che si preoccupavano per lui, oltre che a farlo preoccupare per la loro incolumità, lo rendeva estremamente felice. Lo faceva sentire apprezzato, anche se si trattava di mezzi sconosciuti; gli sarebbe quasi venuto da piangere dalla gioia.
«Visto? Sapevo che nessuno di loro si sarebbe rifiutato di aiutarti. E non l’hanno fatto perché si sono sentiti obbligati, li conosco abbastanza bene per dirlo. L’hanno fatto perché hanno compreso la gravità del tuo problema, ed hanno deciso di aiutarti» disse Chrom, sorridendo.
«In pratica, vi ho fatto pena…» rispose Ranulf, soffocando una risata.
«Non è così» ribatté ancora Chrom «Hai sentito cos’hanno detto Palne e le altre? Non vogliono vedere altra gente soffrire, e tu non fai eccezione!»
Ranulf guardò Chrom in faccia, con un sorriso sincero e lusingato.
«Grazie, Chrom. Davvero»
Il capitano dei Pastori ricambiò il sorriso, avviandosi poi verso le scale.
«Credo sia il caso che vada a prepararmi anch’io, allora… Se tutto va bene partiremo davvero domattina! Sei sicuro di saper rintracciare la strada?»
«Sicurissimo. Sento l’odoro familiare di Gania già da qui… Mi sa che è un buon segno! Beh, io non ho molto da prepararmi, Verlith ha deciso di non lasciarmi prendere le mie cose prima di cercare di uccidermi, quindi… Andrò a farmi un sonnellino. A più tardi, Chrom!»
Il capitano salì le scale e sparì. Ranulf rimase per qualche attimo al centro della sala da pranzo, poi uscì dalla taverna. La sensazione di rassegnazione che aveva provato prima era sparito, rimpiazzato da un crescente senso di speranza. Per lui, e per tutta la sua specie.
 
La sera stessa, gran parte dei Pastori aveva già finito i preparativi. Chrom aveva fatto preparare dei carri, che sarebbero serviti a trasportare le armi ed i rifornimenti di tutti i componenti dell’esercito.
Sumia, Lucina e pochi altri si trovavano nuovamente nella sala da pranzo, a sgranocchiare qualcosa per “fare riserva”.
«Frederick mi ha confermato di aver ricontrollato per bene l’armeria, e sembra tutto a posto» stava dicendo Sumia alla figlia «A quanto pare è confermato: si parte davvero domattina!»
«Ottimo, davvero» rispose la figlia «Speriamo che vada tutto bene. Mi preoccupo per quei poveri Laguz, per la loro sopravvivenza…»
«Se saremo abbastanza bravi e veloci» rispose ancora Sumia «Salveremo i Laguz e fermeremo quello Stregone prima che chiunque possa rendersene conto!»
Sumia finì di mangiare il piatto di verdure che si trovava davanti, poi si alzò.
«Credo che andrò a prendere una boccata d’aria. È tutto il giorno che sono chiusa in camera a preparare le mie cose…»
«Va bene. Io invece andrò a dormire, voglio essere pronta e fresca per domani mattina. Buonanotte, mamma»
«Buonanotte, Lucina!»
Sumia uscì dalla taverna, ritrovandosi sulla strada principale del borgo.
L’aria fuori era piacevolmente fresca, senza vento né pioggia. La temperatura ideale, per una sera estiva.
Decise di fare due passi, per godersi quell’atmosfera calma e rilassante.
Tuttavia era anche piuttosto buio, non si vedeva molto davanti a sé, e questo sommato alla sbadataggine naturale di Sumia non portò ad un buon risultato.
La ragazza infatti, ad un certo punto, calpestò qualcosa e questa si mosse, accompagnata da un urlo acuto molto vicino: «MEEEOW! Che dolore!»
Sumia si spaventò, ed inciampò cadendo rumorosamente a terra.
Quando si voltò di nuovo verso ciò che si era mosso, una forma nelle ombre della sera si fece sempre più chiara e nitida…
«R-Ranulf… Sei tu?»
I profondi occhi del Laguz brillarono nell’oscurità, e Sumia si tranquillizzò, rialzandosi.
«P-perdonami, non era mia intenzione calpestare… Ehm…» cominciò lei, balbettando imbarazzata.
«La mia coda?» concluse Ranulf, liberando poi una breve risata divertita «Non preoccuparti. Di solito non è così sensibile, solo quando viene colta alla sprovvista. Finora ha causato solo problemi, da quando sono qui, dovrei nasconderla… Anche se poi mi ritroverei a camminare gobbo per le prossime tre settimane!»
L’umorismo di Ranulf rasserenò Sumia, che rise insieme a lui.
«No, non farlo. È… Graziosa!»
Probabilmente quello non era il complimento migliore che si potesse fare ad un guerriero mutaforma, ma Ranulf sembrò comunque apprezzarlo.
Il Laguz era seduto sul bordo di un marciapiede, affacciato sul lato esterno della strada che portava, tramite un breve sentiero boschivo, alla piana da cui lui ed i Pastori erano arrivati. Sumia si sedette accanto a lui, iniziando a giocherellare con l’erba.
«Come mai sei qui fuori? Tutti gli altri sono nella taverna…» chiese Sumia, con delicatezza.
«Lo so, non è mia intenzione allontanarmi dal resto del gruppo, anzi, vorrei conoscervi tutti meglio…» rispose Ranulf, con lo sguardo puntato verso il bosco «Però… Ho voluto uscire un po’, sentivo il bisogno di stare da solo e… Ragionare»
«Ti capisco» disse Sumia, comprensiva «Molte volte succede anche a me. Però, quando parlo con qualcuno delle cose che penso, mi sento ancora meglio. Quindi… Ti andrebbe di parlarne un po’ anche con me?»
Sumia voleva far di tutto per sembrare amichevole con Ranulf, per non farlo sentire a disagio ed accoglierlo bene nel gruppo. E a quanto pare funzionò.
Ranulf guardò Sumia e sorrise, quindi disse: «Volentieri. Effettivamente, non ci avevo pensato. Sai, non ho nessuna intenzione di sembrare pessimista e tanto meno di far credere di non aver fiducia in voi, al contrario… Però, stavo pensando…»
Il Laguz alzò gli occhi al cielo, meravigliosamente stellato.
«… E se dovessimo fallire? Se la nostra missione non andasse a buon fine?»
A Sumia parve di vedere Ranulf rabbrividire.
«E se Verlith riuscisse nel suo intento? È a questo che mi sono ritrovato a pensare poco fa, e… Beh, un enorme senso d’ansia mi è saltato addosso come un gatto ad un gomitolo di lana» Si fermò per un attimo, poi specificò «Un gatto semplice, non un Laguz guerriero, si intende»
Sumia sorrise, leggermente divertita.
«Ho capito» gli disse «Dubiti nel successo della missione. Beh, ti garantisco che spesso questa sensazione ha colpito anche me. In diverse situazioni mi sono ritrovata a guardare le battaglie da bordo campo, ad assistere alle scene dei miei amici che rischiavano la vita al posto mio, e il tutto perché non avevo fiducia nelle mie capacità…»
Ranulf annuì, come se stesse comprendendo e condividendo personalmente ciò che Sumia stava dicendo. Eppure, lui era sempre stato così sicuro ed orgoglioso di sé…
«E da quelle orribili situazioni ho imparato una cosa» continuò Sumia «Quando non mi sentivo pronta a combattere o a fare qualsiasi altra cosa, seguivo a ruota Chrom e gli altri e cercavo di imitare le loro azioni, per farmi valere come facevano loro. Così ho imparato che, per avere fiducia in sé stessi, bisogna sapersi fidare anche degli altri. Poi, finalmente, ho iniziato a trovare il coraggio di compiere le mie azioni… Tra cui anche quella di confessare a Chrom l’amore che provavo per lui. Che ho sempre provato per lui»
Ranulf ascoltava Sumia come se ne fosse rimasto incantato.
«Quello che voglio cercare di dirti con tutta questa storiella, Ranulf, è… Non avere paura. Sii sempre ottimista! Chrom è un uomo molto forte, sa il fatto suo, e sono sicura che anche tu sei come lui. Sotto il vostro comando, la missione non potrà fallire!»
Sumia pronunciò l’ultima frase con tutto l’entusiasmo che riuscì a trovare, e con un dolcissimo sorriso sulle labbra. Subito dopo, Ranulf sembrò decisamente sollevato.
«Hai ragione, Sumia. Non so che diamine mi sia preso!» esclamò il Laguz, sempre sorridente «Anch’io ho avuto fiducia in Chrom fin dal primo momento in cui l‘ho incontrato, ossia poche ore fa, e continuerò ad averla!»
Ranulf si rimise in piedi, tornando ad essere il classico Ranulf orgoglioso e sarcastico di sempre.
«Grazie mille per il tuo supporto, Sumia. Ripeto, non so cosa mi abbia demoralizzato, ma ora sto decisamente meglio. Voialtri siete delle persone fantastiche!»
“Per essere degli umani”, avrebbe voluto aggiungere Ranulf, ma non gli sembrava adeguato.
Anche Sumia si rialzò, dicendo: «Sono felice di averti potuto aiutare! Mi dispiaceva vederti così cupo, non sembravi lo stesso Ranulf che ho conosciuto stamattina!»
Entrambi risero, poi si avviarono verso la taverna, guidati dalla luce che si intravedeva oltre le finestre di quest’ultima. Una volta dentro, videro che la sala da pranzo era di nuovo deserta.
«Wow…» disse Ranulf, improvvisamente sottovoce «Pare che tutti si siano già ritirati nelle loro stanze…»
«Già» approvò Sumia «In effetti è piuttosto tardi, credo che andrò anch’io. Domani sarà la prima di una lunga serie di giornate movimentate, è meglio dormire in pace finché ne abbiamo la possibilità!»
«Hai ragione» concluse Ranulf, avviandosi verso la rampa di scale seguito dalla ragazza. I due si divisero quando lui intraprese il corridoio che portava alla stanza che gli era stata assegnata e lei a quella in cui alloggiava Chrom.
«Buonanotte, Sumia. Grazie ancora!»
«Buonanotte, Ranulf. È stato un piacere!»
 
La mattina arrivò molto più presto del previsto. E pensare che a Ranulf sembrava di non essere andato a dormire a chissà che ora tarda…
E infatti non l’aveva fatto. Era colpa di Frederick, che alle sei in punto si era presentato già equipaggiato nelle varie stanze a svegliare i Pastori ed ad avvertirli che presto ci sarebbe stata la partenza. In realtà, mentre lui era già tutto pronto, né Chrom né Ranulf (né tutti gli altri) lo erano.
Lentamente ed in fila indiana, come una fila di condannati diretti al patibolo, i Pastori presero le loro cose e scesero le scale, per poi uscire all’esterno e caricare tutto sulle carovane (magari masticando qualche fetta di pane tostato nel frattempo).
Circa per le 6:15, tutti i Pastori erano fuori dalla taverna, alcuni più intontiti di altri.
Nonostante il sole fosse già abbastanza alto, l’aria era ancora piuttosto fresca.
Chrom, nonostante l’inizio lento, aveva già tutte le sue cose pronte, quindi poteva concedersi una breve pausa. Non aveva ancora incontrato Ranulf, quella mattina, ma sapeva che anche lui doveva essere quasi pronto perché Frederick gli aveva confermato di averlo svegliato.
Mentre stava rinfoderando la sua amata Falchion, appoggiato ad un muro, qualcuno lo chiamò.
«Capitano Chrom!»
Lui si voltò: era Miriel, anche lei già in tenuta da viaggio, che si stava dirigendo verso di lui a passo lento.
«Oh, buongiorno Miriel!» la salutò educatamente, mentre lei lo raggiunse «Hai bisogno di qualcosa?»
La donna rispose, col suo solito tono calmo ed educato: «Buongiorno a voi. Vi stavo cercando poiché desideravo mostrarvi qualcosa che, con molta probabilità, potrà tornarci utile»
Miriel scavò per un attimo nel suo borsello, per poi tirarne fuori un foglio di pergamena arrotolato, che porse a Chrom.
«Di che si tratta?» chiese lui.
«Durante tutta la notte» rispose lei «Io ed il mio primogenito Laurent abbiamo eseguito delle ricerche molto accurate sul luogo di cui ci ha parlato ieri, le cosiddette Terre di Gania»
«Davvero? Siete stati svegli tutta la notte? Miriel, non so davvero…» iniziò a dire Chrom, ma lei non lo lasciò continuare.
«Un luogo davvero affascinante, a mio parere. Non è stato affatto facile ritrovare delle informazioni fondate su questo Regno, ma quel poco che abbiamo trovato potrebbe rivelarsi molto utile. Ci siamo dedicati anche alla ricerca di informazioni sulla razza dei Laguz, ma ahinoi, non siamo riusciti a trovare nulla di tecnicamente utile»
«Capisco…» riuscì a dire Chrom, prima che Miriel continuasse a parlare dopo essersi sistemata gli occhiali.
«La pergamena che vi ho porto non è altro che una mappa riassuntiva e, a mio parere, non molto cristallina disegnata da Laurent, che potrebbe permettervi di farvi un’idea su quanto possa essere distante il Regno di Gania, e sulla strada da intraprendere»
Chrom srotolò la pergamena, e guardandone il contenuto rimase stupito.
Disegnata su quella superficie ruvida si trovava una riproduzione apparentemente perfetta del continente che comprende il Regno d’Ylisse, i Regna Ferox e la Plegia. La riproduzione in scala permetteva di avere un’ampia visuale, che arrivava fino al mare che circondava l’intero continente. Una linea era stata messa in risalto sopra a tutte le altre, che partiva dal preciso punto d’Ylisse in cui si trovavano attualmente i Pastori fino ad arrivare, attraverso strane curve e ghirigori, ad un porto a nord del continente, fermandosi sulla linea che delimitava il confine col mare.
«La linea evidenziata» spiegò Miriel, vedendo nello sguardo di Chrom un leggero smarrimento (oltre allo stupore) «Rappresenta il percorso che dovremmo intraprendere. Purtroppo non abbiamo trovato alcuna mappa che potesse permetterci di disegnare la rotta da seguire via mare, le mie più sentite scuse…»
«No, ma…» balbettò Chrom, ancora meravigliato «Scherzi? Questa mappa ci tornerà estremamente utile! Ora abbiamo un’idea chiarissima della strada da seguire finché ci troviamo in questo continente! Non importa poi per le vie marine, raccoglieremo informazioni lungo il tragitto, e l’istinto di Ranulf ci impedirà di perderci. Io… Non so davvero come ringraziarti, Miriel. Hai passato la notte in bianco per il bene della missione, e i tuoi sforzi non saranno vani. Grazie mille, Miriel. E dovrò ringraziare personalmente anche Laurent!»
Miriel sorrise (cosa, a dirla tutta, piuttosto rara) e rispose: «Sono profondamente lusingata dai vostri elogi, capitano Chrom. E sono altrettanto rasserenata dal fatto che pensiate che tutto ciò potrà rivelarsi utile, spero che sarà davvero così. È stato un piacere. Ora, con il vostro permesso…»
Miriel eseguì un leggero inchino, quindi tornò nella zona dei carri su cui gran parte dei Pastori stava ancora caricando le varie cose. Chrom ripiegò la pergamena, e la ripose delicatamente per evitare di rovinarla. Era sinceramente convinto che si sarebbe rivelata molto utile.
 
Chrom rimase dov’era, a dare un’occhiata da lontano ai Pastori che ultimavano i preparativi, finché qualcun altro non gli si avvicinò.
«Oh! Eccoti qua, Ranulf!» esclamò Chrom, andandogli incontro. Il Laguz, stiracchiandosi e “miagolando” come il suo solito, aveva davvero l’aria di essersi appena svegliato. Nonostante ciò, però, si notava la prontezza e la determinazione nel suo sguardo forte.
«Buongiorno, Chrom!» rispose amichevolmente, raggiungendo il capitano «Mi sembra di vedere che siamo praticamente pronti a partire!»
«Proprio così! I Pastori stanno finendo di prepararsi, partiremo in meno di un’ora! Tu sei pronto?»
«Mai stato meglio!» esclamò ancora il Laguz, sfoderando un altro dei suoi sorrisi «E sono particolarmente ottimista. Sento che con voi la missione non fallirà!»
«Certo che non fallirà!» concluse Chrom. I due, poi, andarono ad aiutare gli altri a preparare le loro cose, in modo da velocizzare il processo.
 
Pochi minuti dopo, era finalmente tutto pronto.
I carri, pieni di armi e rifornimenti, erano stati sigillati in modo da non perdere nulla lungo la strada. Erano trainati da alcuni cavalli, che erano a loro volta guidati dai vari paladini e cavalieri dell’esercito, che si erano messi d’accordo per “darsi il cambio”.
I vari cavalieri pegaso, come i due cavalieri viverna, erano accompagnati dai loro destrieri, ma non li cavalcavano. Preferivano rimanere a terra ed andare a piedi, come facevano tutti gli altri.
La formazione era piuttosto ordinata: in testa c’erano Chrom (con la mappa di Miriel in mano) e Ranulf, seguiti da tutti gli altri. I carri si trovavano al centro, in modo da essere protetti.
Sembrava davvero che tutto fosse pronto per la partenza.
«Ho pagato il proprietario della taverna per la notte e per il cibo che ci ha dato» confermò Frederick, seduto sul bordo di uno dei carri in modo da guidare il cavallo che lo trainava «E tutte le stanze sono state ripulite»
«Perfetto!» disse Chrom, per poi farsi sentire da tutti «È ora di partire, Pastori! Secondo la mappa, dobbiamo dirigerci verso nord seguendo il sentiero alla fine del borgo! Ranulf, inoltre, ci aiuterà a rintracciare eventuali zone “interessanti”» un attimo di pausa «Sono davvero felice che tutti voi abbiate deciso di affrontare questa missione, siete persone di cui andare orgogliose!»
Chrom si voltò verso la strada, ancora deserta, che stavano per intraprendere.
«È tempo. Forza, andiamo!»
Lentamente, i Pastori iniziarono ad avanzare. Dopo gli attimi iniziali, l’esercito era già in movimento.
In quel momento, la loro avventura ebbe ufficialmente inizio.





 
 

Ecco qua il terzo capitolo!
Stavolta non ho davvero molto da dire… Si parte!
Grazie per averlo letto, spero vi sia piaciuto! :D
 
  
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