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Autore: CharlieIlvendicatore    15/07/2013    5 recensioni
"The Gate Control" o la "La teoria del cancello" è una teoria neurologica secondo la quale quando si prova dolore gli stimoli tattili, scatenati nello stesso luogo in cui esso ha sede, lo inibiscono. E' il motivo per cui sfreghiamo o comprimiamo la ferita quando ci facciamo male. E se fosse così anche per un dolore diverso? quello che viene dalla nostra testa, quello che non riusciamo a capire. Forse è per questo che ci ritroviamo mille volte a pensare e a pensare a chi ci ha ferito e che ci arrovelliamo e immaginiamo cosa sarebbe cambiato se avessimo agito in modo diverso. Forse è il motivo per cui sentiamo il disperato bisogno di parlarne. Sono i nostri modi per toccare, comprimere quel tasto dolente al fine di provare un po' meno dolore? Questo è ciò che crede Cloe, la protagonista, ma il suo imbarazzo a parlare di qualsiasi cosa di romantico, di confidarsi con qualcuno la blocca terribilmente e la porterà ad aprirsi veramente solo con un ragazzo conosciuto su internet. E se lui fosse una persona che in realtà conosce anche fin troppo bene?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi recai dalla scala antincendio, come c'era scritto sul biglietto e attesi pazientemente l'arrivo di Nathaniel. Cosa avrà voluto dirmi? Avrà capito che il messaggio gliel'avevo mandato io? Ero agitata e non riuscivo a stare ferma. Sentii dei passi alle mie spalle e mi voltai.
-Ciao stracciona!- Ambra, non ci voleva adesso Nathaniel crederà che l'ho detto a qualcuno e non si presenterà.
- Guarda che è inutile che aspetti il mio fratellino.. Sono stata io a scriverti quel biglietto, mi serviva una scusa per trascinarti qui e con la cotta che hai per lui saresti sicuramente venuta.
Ambra la sorella di Nathaniel? Non ci potevo credere, in fondo erano così diversi. Un attimo! Ma come faceva a sapere che avevo una cotta per lui?
-Non so di cosa parli.
-Guarda che ti si leggeva dritto in faccia. E poi lui mi ha raccontato del libro, scommetto che era da parte tua il messaggio. Veniamo al dunque: ti ho chiamato qui perché ho seriamente bisogno di un piccolo prestito, sono un po' al verde.
Si avvicinò minacciosamente, ricordai come aveva trattato Ken e scappai. Corsi più veloce che potevo, ma ad un tratto sentii qualcosa che mi bloccò le gambe e caddi a terra. Una delle sue amiche mi aveva placcato e ora mi teneva a forza contro l'asfalto del cortile. Ambra si avvicinò e frugò nelle tasche dei miei jeans per estrarre il portafoglio. Si accorse Con delusione che conteneva solo due euro.
-Umff... 
-Cosa ti aspettavi da una barbona come lei?- Intervenne la sua amica lasciandomi andare.
-Ridammelo,- le urlai infuriata da terra.
-Tutto tuo,- disse lanciandomi contro il portafoglio. Mi alzai.
- Sai, sei anche meno facile da incastrare di quel perdente del tuo amichetto. “Oh ti prego Ambra non toccarmi gli occhiali, lasciami andare.”- disse scimmiottando un Ken piangente. Era colpa sua se il mio migliore amico se n'era andato. Era colpa sua se adesso mi sentivo così sola. Mi scagliai furiosa di rabbia contro di lei e la feci cadere per terra. Poi Mi inginocchiai sopra di lei e le assestai un pugno sullo stomaco. Non riuscivo a credere a cosa avevo fatto. Mi alzai tremante per andarmene ma fui fermata da un pugno sull'occhio che mi fece venire le vertigini. Senza neanche accorgersene ci trovanno a lottare furiosamente tra calci e morsi. Le due amiche di Ambra, che avevano mantenuto la ragione ci separono. Io e lei ci guardammo qualche secondo.Sapevo che non avrei potuto dire niente alla preside o sarebbe venuto fuori che per prima l'avevo aggredita quando mi aveva lasciato andare. Con voce tremante dissi:
- Io non dico niente se tu non dici niente.- Mi guardò e annuì in silenzio. La sua arroganza era sparita, d'un tratto sembrava anche lei mortificata come lo ero io. Me ne andai senza salutare e, camminando sino a casa, ebbi l'occasione di riflettere su quello che era successo. Ogni tanto mi toccavo l'occhio destro ancora dolente. Entrai in casa e mi sedetti sul divano, vicino a mio fratello intento a giocare ai videogiochi.
-Ehi Cloe! cosa si mangia oggi? Ho una fame.
Non staccava gli occhi dallo schermo della televisione.
-Tu hai perennemente fame,- sospirai e mi alzai dal divano, andai in cucina a preparare una frittata. Quando  misi il cibo in tavola finalmente mio fratello mi degnò di uno sguardo e disse:
- Cos'hai fatto?- Evidentemente era spuntato il livido.
- Niente, sono caduta.
- Contro un pugno?- replicò divertito. Ma era così evidente?
- Fatti gli affari tuoi.
- La sbobba è leggermente più mangiabile del solito,- disse indicando il piatto.
- Saranno le caccole, aggiungono un tocco di sapore.
 Si bloccò per un momento per cercare di capire se stavo scherzando o no, ovviamente scherzavo.
- Stai scherzando!
- Ne sei sicuro?
Jack continuò il pranzo ispezionando ogni singolo boccone, poi se ne tornò ai videogiochi.
Quel pomeriggio uscii prima che tornassero i miei, mangiai fuori e quando tornai mi fiondai a letto: ero riuscita a non farmi vedere. Il giorno dopo andai a scuola con gli occhiali da sole, per nascondere il grosso livido violaceo sull'occhio destro. Vicino all'ingresso c'erano due ragazzi che non avevo mai visto, sembravano spaesati. Probabilmente erano gemelli: se non fosse stato per il colore di capelli e occhi sarebbero stati identici. Uno di loro aveva gli occhi fissi su una console portatile mentre l'altro sembrava cercasse qualcuno a cui chiedere indicazioni. Mi ricordò il mio primo giorno al dolce Amoris e decisi di aiutarlo:
- Avete bisogno?- chiesi al ragazzo che si girò verso di me sfoggiando un sorriso smagliante.
- Sì, stiamo cercando la sala delegati.
- Vi accompagno.
- Grazie, ma perchè gli occhiali da sole?
- Ho due occhiaie tremende.
- Aspetta qui.
Il ragazzo si allontanò per il corridoio, si guardò un po' intorno poi si diresse verso Rosalya e le chiese qualcosa. I due tornarono da me e mi trascinarono nel bagno delle ragazze, davanti allo specchio.
- Tranquilla adesso ti copriamo quelle brutte occhiaie.- disse Rosalya. Mi alzarono gli occhiali, mi guardarono un attimo stupiti.
- Occhiaie eh?- commentò lui ridendo.
- Sono caduta,- replicai scocciata.
- Sì, contro a un pugno.
A quel punto Rosalya tirò fuori una marea di trucchi dallo zaino e si mise a spalmare cose sulla mia faccia mentre il nuovo arrivato mi guardava divertito. Una volta finito il livido non si vedeva quasi più.
- Tieni te li presto finchè non saranno andate via le “occhiaie”- era un gesto veramente carino, anche se in classe quasi non ci parlavamo era stata molto gentile con me.
-Grazie infinite.- Risposi piena di felicità. Tornammo fuori dal bagno e raggiungemmo il ragazzo con la console. Io e Rosalya li accompagnammo davanti alla sala delegati. 
- Buona iscrizione allora. Io sono Rosalya e lei è Cloe, se avete bisogno stiamo nella 3C.
- Grazie per averci accompagnati e piacere di conoscervi. Io sono Alexy e lui è  mio fratello Armin.
Nel dire questo strappò il gioco di mano al fratello che emise un mugugno. - .. ed è un  asociale come potete ben vedere.-
- No problem, anch'io in un certo senso lo sono,- risposi a Alexy. Armin mi squadrò per un secondo con I suoi occhi azzurri e sorrise. Mi gelai per qualche secondo. Ci salutammo e mentre andavamo in classe Rosalya commentò:
- Ah, che peccato essere fidanzata!
In effetti erano entrambi molto carini. Mi sedetti al mio banco dove mi aspettava Castiel. Che non perse l'occasione per rigirare il coltello nella piaga.
- Va di moda il look panda?
Il trucco non poteva fare miracoli, il livido si intravedeva ancora.
- Sono caduta.
- Contro a un pugno?-  “ma si erano tutti messi d'accordo?”- Scherzi a parte... chi è stato?- continuò.
- Ambra.- estrasse il cellulare.
- Cosa fai? le fai I complimenti?
- No, scema. Devi sapere che ha una tremenda cotta per me, io la invito ad uscire e le do buca.
- Grazie, ma non ti devi vendicare per me.
- Ma scherzi? Mica lo faccio per te... E' che mi da fastidio che ti prenda di mira, su questo voglio avere l'esclusiva.
 
 
  
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