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Autore: Lonely soul    17/07/2013    3 recensioni
Non sono brava con le introduzioni... Ma ci provo lo stesso.
Due menti malate si dividono lo stesso corpo.
Due menti malate si litigano il possesso dello stesso corpo.
Due menti malate usano questo stesso corpo per raggiungere la loro malata serenità.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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3- Inside your lust


     


 

01:10

“Piccola mia non piangere più
C’è la luna piena che brilla su nel ciel”


Emily era sola, nell’oscurità della sua stessa mente.
Si era messa in posizione fetale, abbracciando le gambe che aveva portato al petto e poggiando la testa su di esse. Continuava a ripetere il ritornello della ninna nanna che sua madre le cantava quando era piccola, quando, prima di dormire, piangeva.
Lentamente spostava il peso in avanti e indietro, poggiandosi prima sulle punte dei piedi, poi sui talloni ed infine sui glutei, per poi tornare a ritroso fino alle punte dei piedi.
La ninna nanna non era però in grado di sovrastare del tutto le grida, i gemiti e l’ansimare dell’altra sé.
La ragazza portò allora le mani alle orecchie, alzando la voce e scuotendo vivacemente la testa.
Presto tutto sarebbe finito e lei avrebbe potuto riprendere il controllo del proprio corpo.
Presto tutto sarebbe finito, e i ricordi che le riportava alla mente sarebbero tornati di nuovo nello sgabuzzino scuro del suo dimenticatoio.



 

00:30

-Ma si può sapere dove mi stai portando?- Chiese il ragazzo, prendendo il polso della dolce compagna che lo precedeva e costringendola a girarsi.
Questa sorrise maliziosamente e avvicinò le labbra all’orecchio di lui – Se te lo dicessi perderebbe la magia, non trovi?-
Il giovane sentiva già premere sui pantaloni il segno evidente del suo eccitamento e si lasciò condurre ancora dalla ragazza, in quei quartieri sempre più malandati, dove la vita sembrava da tempo esser fuggita.
Arrivarono in una casa apparentemente abbandonata. Le finestre erano incrinate, le loro ante penzolavano pericolosamente e le tende che le coprivano erano squarciate in più punti.
L’intonaco era ormai quasi inesistente e a mala pena si riusciva ad indovinare che un tempo quella facciata era bianca.
Le scalette che precedevano la porta erano di legno ed erano state rosicchiate dai topi e dalle termiti in più punti, scricchiolando sotto i passi dei due.
La porta era socchiusa e alla giovane donna bastò un piccolo tocco per spalancarla ed intrufolarsi nella villetta, seguita dal ragazzo.
Ovunque intorno a loro c’era polvere, ragnatele e Dio solo saprebbe dire cos’altro.
-Si può sapere dove mi stai portando? Non voglio rischiare di prendermi… qualcosa… in questo maledettissimo letamaio pieno di ratti schifosi…-
-Tranquillo, non staremo qui…- Così dicendo Sasha aprì una porta e trascinò con sé il suo nuovo giocattolino.
La nuova stanza era completamente in contrasto con il resto della villa. Era una bellissima camera da letto con tanto di baldacchino e numerose candele.
-Wow…-
-Visto? Avresti dovuto fidarti di più di me.- Così dicendo lo prese per il colletto della camicia e lo trascinò a sé, e insieme si abbandonarono sul letto.



03:00

Grazie…

E per cosa?

Beh… Per  quello che fai…

Sasha ed Emily erano sedute a terra, con la schiena appoggiata alla parete.
Le due entità guardarono il corpo martoriato del giovane, ancora disteso sul letto.
Il sangue cominciava lentamente a seccarsi sulle lenzuola sporche, insieme con lo sperma ed il sudore.
Gli occhi del giovane erano ancora spiritati, in preda al suo ultimo orgasmo.
Era stato facile privare il ragazzo del suo ultimo alito di vita. Era bastato recidere un’arteria.
Mentre quello si dimenava sotto la ragazza, appagando insieme a lei il loro bisogno carnale, non si immaginava minimamente ciò che Sasha ed Emily avevano deciso per lui.
Per lui che si era lasciato sedurre in una calda notte, da una giovane sconosciuta e ne richiedeva solo i favori fisici.
Una sola, piccola arteria e il sangue era zampillato da ogni parte, causando l’ilarità del suo carnefice.
Una sola, piccola arteria e vendetta era stata fatta.
Una sola, piccola arteria ed Emily era di nuovo libera, adesso come allora.
Sasha si rigirò il coltello tra le mani.


Mi hai chiamata per questo, no? Non eri in grado di farti valere. Non eri in grado di liberarti dai numerosi soprusi che eri costretta a sorbirti. Io ho solo trovato vendetta al posto tuo.

Si… Ma grazie lo stesso. Non sarei riuscita ad arrivare fin qui se non ci fossi stata tu con me…

Cos’è, ci diamo ai sentimentalismi ora? Sei stata tu a crearmi, e mi hai creata per rifugiarti da ciò che non eri in grado di affrontare.

E a te sta bene così? Ti ho creata per farti portare i pesi che io non volevo e non sapevo portare.. Mi odierai per questo, no? Ti ho condannata per sempre ad una vita di sofferenze.. Le MIE sofferenze…

Dobbiamo liberarci del corpo.

Mentre Sasha si occupava di far sparire il cadavere del povero giovane, Emily continuava a ripensare a quel giorno, il giorno in cui la sua personalità si era sdoppiata.
Il giorno in cui era nata Sasha.
Il giorno in cui, per la prima volta, aveva ucciso una persona.
In giorno in cui aveva ucciso suo padre.

 

 

 

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Ciaaaaao

Finalmente mi sono decisa a pubblicare un altro capitolo, anche se devo dire che non ne sono troppo soddisfatta :(
Il punto è che questa parte della storia mi risulta un po’ difficoltosa, devo cercare di svelare un po’ di cosucce sul passato di Sasha, ma soprattutto di Emily, ma senza entrare troppo nei dettagli… Nel prossimo capitolo sviscererò meglio quanto ho accennato qui, anche se suppongo che qualcuno (si, qualcuno tra i pochissimi lettori che mi hanno seguita fin qui XD ) abbia già capito come e perché è nata Sasha…
Chiedo umilmente scusa per questo aborto di capitolo, ma era necessario come introduzione per quelli a seguire…Spero che continuiate a seguirmi ancora *^*
Alla prossima :)

 
  
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