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Autore: Chilemex    18/07/2013    2 recensioni
[Crossover Fire Emblem Awakening~Fire Emblem Radiant Dawn]
Il gruppo dei Pastori al completo, capitanati come sempre da Chrom, incontreranno, in una giornata apparentemente normale, un personaggio alquanto particolare. Si tratta di qualcuno che dichiara di essere un Laguz proveniente da un luogo chiamato "Terre di Gania", un posto di cui i Pastori non hanno mai sentito parlare prima. Il personaggio, inoltre, racconterà di esser stato aggredito da uno stregone il cui intento è proprio quello di eliminare ed uccidere tutti gli individui appartenenti a questa razza, partendo da quelli più "importanti". Spetterà ai Pastori, accompagnati da questo Laguz, il compito di fermare questo stregone per evitare l'estinzione della cosiddetta Razza Orgogliosa.
[Spoiler (su entrambi i giochi) ~ Out of Character]
[Ambientato in seguito agli eventi di FE Radiant Dawn, con qualche modifica agli epiloghi]
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chrom, Ranulf, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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La formazione non si poteva definire né ordinata né disordinata: avanzava in maniera complessivamente lineare, ma non come un esercito di soldati sull’attenti. Se non fosse stato per i carri pieni di armi, quella avrebbe potuto essere una semplice passeggiata.
L’andamento era generalmente lento, ma comunque sostenuto. Le posizioni rimanevano più o meno lo stesse, in particolare quelle di Chrom e Ranulf, che continuavano a stare in testa.
«A giudicare dalla mappa» disse Chrom, giusto per avere un argomento di conversazione «Dovremo arrivare fino alla punta nord del continente, da cui poi immagino dovremo farci un bel pezzo via mare… Mi sa che ci vorrà un bel po’ solo per arrivare fin lì…»
«Capisco» rispose Ranulf, tranquillo e sereno «Beh, avanzando continuamente di questo passo non avremo problemi. Sono sicuro che, a grandi linee, Gania non è così lontana… Almeno, non troppo…»
Con quel ottimismo un po’ dubbioso, il gruppo avanzò.
 
Ed avanzò, avanzò, avanzò…
Per più di un’ora, per più di tre ore, per più di cinque ore…
Parlando tra loro e chiacchierando…
Sempre attraverso lo stesso identico paesaggio boschivo, guidati dai vari sentieri e dalla mappa… Tutto sembrava uguale, tranne qualche spiazzo d’erba qua e là.
Tra una breve pausa e l’altra, più quella più lunga per il pranzo, il cielo iniziò ad assumere un colore tendente all’arancione, ed il sole a tramontare dietro alle montagne.
«Cosa?» esclamò Chrom, stupito come molti altri «È già sera?»
«Lo credo bene!» urlò Lissa dal fondo della formazione «Hai idea di quanto abbiamo camminato?! Non mi reggo più in piedi!»
«In effetti ha ragione…» approvò Ranulf, che non sembrava per niente stanco «Siamo partiti stamattina e praticamente non ci siamo fermati… Ne abbiamo fatta di strada, per essere il primo giorno!»
Chrom guardò la mappa, chiedendosi dove si trovassero precisamente in quel momento.
«Siamo nei territori ad est dei Regna Ferox» disse Basilio, come se avesse letto nel pensiero a Chrom «Estremo est, oserei dire. Conosco bene questo posto e posso confermartelo. Ma so che manca ancora un bel po’ al porto nord…»
Chrom si impensierì: «Un bel po’? Quanto circa?»
Basilio sospirò, prima di rispondere: «Con questo andamento, più o meno un giorno e mezzo di viaggio»
Si sentì Lissa liberare un lungo mormorio, più di disperazione che di stupore.
«Però non possiamo viaggiare tutta la notte, sai? Avrò anche fatto riserva di zuccheri prima di partire, ma mi sembra di vedere che c’è qualcuno che non ce la fa più…» protestò Gaius, con tono comunque calmo.
Chrom osservò il gruppo di Pastori: effettivamente, stancarsi ulteriormente e continuare a camminare anche di notte sarebbe stato molto sconveniente, nonostante la fretta richiesta dalla missione.
«Aspettate… Com’è che siamo passati dall’Ylisse ai Regna Ferox senza accorgercene?» chiese improvvisamente Kellam, e stranamente qualcuno lo sentì.
«In questa zona dei Regna Ferox, i confini sono piuttosto deboli ed è facile attraversarli. È una zona abbastanza dimenticata, essendo dell’estremo est…» rispose Basilio, per poi ricevere uno schiaffo debole da qualcuno.
«Non dire cavolate, caprone!» esclamò Flavia, ritirando la mano «Sono stata io, ieri sera, ad ordinare alle guardie di confine di lasciarci passare senza troppe storie. Non cercare di diffamare i Regna Ferox dell’est, perché non ci riesci!»
Chrom sorrise divertito, quindi ripiegò la mappa e la mise via, per poi annunciare ad alta voce: «E va bene, avete vinto. Se Ranulf è d’accordo, per oggi basta così… Ci fermiamo qui per la notte!»
 
Trattandosi di una sola notte di sosta, i Pastori non persero troppo tempo a piantare tende complicate o ad organizzare le varie zone del campo. Semplicemente trovarono una radura abbastanza ampia dove sistemarsi, e lì piantarono delle tende più piccole e rapide da impostare.
Contro ogni aspettativa, avanzò addirittura un po’ di tempo alla fine dei lavori, così i Pastori poterono raccogliere un po’ di legna e fare un piccolo falò, attorno al quale poi si radunarono per mangiare qualcosa dai rifornimenti… In stile campeggio extralarge.
In questa occasione, i Pastori ebbero modo di continuare a conversare come stavano facendo prima camminando. In particolare, molti vollero parlare proprio con Ranulf. Alcuni gli chiesero “come fosse essere un Laguz”, o chi fossero i suoi amici, e lui si ritrovò a raccontare diverse storie e racconti. Cosa che non poté che fargli piacere, poiché lo aiutò ad integrarsi di più nel gruppo dei Pastori ed a conoscerli meglio.
«Quindi sei il vassallo numero uno del Re delle tue terre?» gli chiese, per esempio, Linfan nel bel mezzo di un racconto.
«Nonché capitano del suo esercito di Laguz gatti!» aggiunse Ranulf, con un pizzico di vanità nella voce.
«Ecco perché quello stregone ha attaccato te per primo, allora…» commentò Owain.
«Non credo…» rispose il Laguz, incupendosi un po’ «Probabilmente sono stato semplicemente il primo che ha incontrato sulla sua strada. Almeno spero di esserlo stato…»
In effetti era un particolare che nessuno aveva considerato. Forse, prima di Ranulf, Verlith aveva aggredito qualche altro Laguz… Ranulf non volle nemmeno pensarci, il pensiero lo terrorizzava.
La serata continuò per un po’, in totale per circa due ore, poi ognuno si ritirò nella propria tenda per riposare.
 
Anche quella sera, però, Ranulf non si sentì a proprio agio.
Non avrebbe saputo dire nemmeno lui perché, ma non riusciva ad addormentarsi. Continuava a fissare il tessuto della tenda intorno a lui, sforzandosi di chiudere gli occhi ma senza risultato.
Ad un certo punto, stressato, si alzò ed uscì dalla tenda, per cercare di liberare la mente all’aria aperta dal peso dell’insonnia.
Il campo era perfettamente silenzioso, e c’era un leggero movimento solo nel punto in cui era stato acceso il falò, ormai spento. Ranulf strinse gli occhi, e non gli ci volle molto per capire che si trattava di Noire e di sua madre Tharja, rimaste sveglie poiché incaricate di fare la guardia.
Ranulf preferì non farsi notare, per evitare che si agitassero per nulla, e si avviò verso una zona più fitta del bosco, partendo da un sentiero dietro alla sua tenda.
Nonostante fosse davvero molto buio, ciò non inquietava Ranulf. Era abituato a passare delle notti nei boschi, lo faceva molto spesso, e lo trovava piuttosto rilassante. Per questo era uscito dalla tenda, nella speranza di rilassarsi.
Il Laguz si sedette alla base di un albero, guardandosi intorno in modo neutrale e vedendone tanti altri identici.
Adorava davvero il bosco di notte: la temperatura fresca, l’aria vuota e priva di ogni odore, la pace, il silenzio…
Il silenzio.
Ranulf lo notò dopo qualche minuto: nei dintorni non c’era nulla che emettesse il benché minimo suono. Di solito si sentiva il fruscio delle foglie, il verso dei grilli… Ora nulla. Silenzio assoluto, una neutralità decisamente inquietante.
Solo allora Ranulf si rese conto di ciò che provava. Non era insonnia, era ansia.
Di nuovo un attacco d’ansia, come la sera precedente. Solo che stavolta non c’era nessuna Sumia a risollevarlo. Si sentiva davvero solo, come se tutti quelli come lui fossero spariti all’improvviso…
L’ansia che provava ora però era diversa da quella della sera prima. Non era semplicemente agitato: percepiva il pericolo.
E lo sentiva anche vicino.
Raramente il suo istinto semianimale lo aveva tradito, ed era abbastanza sicuro che non lo stesse facendo nemmeno stavolta.
Se fosse stato cieco, probabilmente avrebbe pensato che intorno a lui tutto stesse venendo distrutto, devastato, eliminato… Ma a vedere, sembrava tutto normale. Sentiva odori e rumori che gli ricordavano soltanto la parola pericolo, ma vedeva solo alberi e terriccio. Tutto normalissimo.
Dopo qualche minuto, Ranulf scosse vigorosamente la testa e si alzò, dirigendosi di nuovo verso l’accampamento a passo rapido ed agitato.
Cosa diamine gli stava succedendo? Perché un Laguz forte e sicuro come Ranulf sentiva tutta quell’agitazione?
Fortunatamente arrivò presto alla sua tenda, e prima di rientrare vide che qualcuno si stava dirigendo verso di lui, a passo lento.
Era solo Tharja, ed era ancora piuttosto lontana, quindi Ranulf ne approfittò per rientrare subito prima che lo notasse.
Si buttò sul pavimento della tenda, in un attimo la sua ansia sparì esattamente com’era arrivata e, dopo pochi secondi, si addormentò.
 
Anche stavolta, il risvegliò arrivò molto prima del previsto. Però, strano ma vero, non c’era nessun Frederick che accendeva la luce a sorpresa per intimarlo a svegliarsi.
Ranulf sbatté gli occhi un paio di volte, poi li aprì.
Era ancora nella tenda, disteso sulla schiena, esattamente come si era addormentato.
Si tirò su, e a giudicare dalla luce solare che filtrava attraverso il tessuto della tenda capì che era già mattino. Uscì in fretta, abituandosi subito alla luce ed al calore che lo colpirono.
Ora il campo era di nuovo affollato ed abbastanza movimentato, e nel luogo in cui la sera prima si trovava il falò c’erano ora i carri che trasportavano le armi ed il resto.
Molti Pastori erano sistemati attorno ad essi, senza far nulla in particolare, come se fossero in attesa di qualcosa.
«Oh, buongiorno!» esclamò qualcuno alle spalle di Ranulf, e lui si voltò trovando Severa. Non ne fu sorpreso, aveva sentito la presenza di qualcuno già poco prima.
«Ehm, buongiorno… Severa, giusto?» rispose il Laguz, sorridendo leggermente alla ragazzina.
«Sì! Finalmente ti sei svegliato, vedo!» continuò lei, e Ranulf inclinò la testa.
«In che senso “finalmente”?» chiese.
«Beh, sai… Tutti gli altri si sono svegliati più di un’ora fa, e si sono già preparati per ripartire. Mancavi solamente tu, ma Chrom ha voluto lasciarti dormire. Comincio a credere davvero a questa storia della trasformazione, perché so che ai gatti piace dormire molto…»
«Manco solo io? Oh, diamine…» la interruppe Ranulf, allarmato, smontando rapidamente la tenda e dirigendosi con essa verso la zona con i carri.
«Eccomi!» esclamò una volta arrivato, mettendo la tenda al suo posto «Scusate. Ho dormito troppo, vero?»
Chrom lo raggiunse, sorridendo.
«No, hai solo dormito un po’ più degli altri. Pronto a ripartire?»
«Prontissimo!» affermò il Laguz, e in pochi attimi la formazione del giorno precedente venne fedelmente ricreata. Poi il gruppo ricominciò a muoversi, seguendo un sentiero che si addentrava un po’ di più nel bosco e seguendo le indicazioni della mappa.
 
Avanzarono per circa mezz’ora, viaggiando tra alberi tutti identici, finché non arrivarono in un altro spiazzo più aperto, simile ad una piana.
Ma non appena i primi membri della formazione vi si affacciarono, non ci fu una bella sorpresa. 
Chrom rimase a bocca aperta, Flavia sussultò, Frederick assunse un’espressione tristemente inorridita, e Ranulf… Non si mosse.
Man mano, tutti riuscirono ad uscire dal fitto bosco e ad osservare il paesaggio… Portando a delle reazioni poco piacevoli.
Dopo esser rimasto immobile per un po’, Ranulf realizzò tutto in un attimo. Capì la motivazione dell’ansia della sera prima, della sua percezione del pericolo, di tutti quei strani suoni ed odori… Tutto si fece chiaro in un battibaleno.
 
L’erba, gli alberi, il terriccio, i cespugli… Era tutto bruciato.
L’aria era densa e pesante, nonché piena di pulviscolo e bollente, mentre l’ambiente era impestato dall’orribile odore di fumo.
Non un suono o un movimento… Solo il silenzio accompagnato da del fumo bianco che saliva sempre più in alto, partendo dai cumuli di cenere che prima dovevano essere alberi.
Era come se fosse appena scoppiato un incendio, ma non un incendio normale… Qualcosa di molto peggio.
«Per gli dei… Cosa è successo qui?» mormorò improvvisamente Chrom, il primo a parlare dopo quell’interminabile momento di silenzio.
«Un… Incendio?» balbettò Gerome, stupito e scandalizzato come tutti gli altri.
«Impossibile» ribatté Virion «Ce ne saremmo accorti in precedenza, un incendio non passa inosservato…»
Finalmente qualcuno si mosse, avanzando verso il centro completamente grigio e privo di vita della radura: Ranulf.
«Dove stai…?» fece per chiedere Chrom, che però decise sarebbe stato più saggio seguirlo.
I due camminarono sulle ceneri di quel pezzo di bosco, inorriditi ed in silenzio.
Ad un certo puntò Ranulf si arrestò, e così fece Chrom. Tutti e due abbassarono lo sguardo sul terreno, ad osservare la cosa che entrambi avevano notato nello stesso momento.
A terra, su una piccola zolla di pochi centimetri, brillava qualcosa. Sembravano scintille, o lucciole, o addirittura dei gioielli colpiti dal riflesso del sole ancora più scottante.
Ma non era nessuno di queste. Si trattava di piccole fiammelle, di un colore tendente al blu scuro, che aderivano al terreno muovendosi leggermente avanti e indietro.
Ranulf e Chrom provarono l’impulso di toccarle, mi si trattennero quando videro che le piccole luci, se osservate da lontano, formavano una piccola composizione che dava vita ad una frase. Una breve frase scritta a caratteri piccoli e luminosi:
 
Non ci provare, semiumano.
 
Non appena i due ebbero finito di leggere le parole, le fiammelle iniziarono a scoppiettare e sparirono una alla volta, facendo tornare il terreno grigio e vuoto.
Chrom e Ranulf si guardarono per un istante: entrambi avevano capito perfettamente la situazione.
«Ci sta osservando, non è così?» mormorò Chrom, con un filo di voce, quasi come se volessi che gli altri Pastori non lo sentissero.
Ranulf annuì lentamente, e rispose: «Proprio così. Deve aver usato i suoi poteri da stregone per devastare questo posto a distanza. Probabilmente l’ha fatto comodamente disteso sul suo divano in pelle di Laguz…»
Chrom rimase stupito dal fatto che Ranulf, anche senza sorridere, riuscisse a fare battute cupe anche in quella situazione.
«Mi dispiace» si affrettò a dire il Laguz «Mi dispiace di star causando tutti questi problemi, non è certamente mia intenzione. Questo deve esser stato un suo avvertimento, a giudicare dalla scritta che abbiamo visto. Deve aver notato che abbiamo intenzione di fermarlo, e ci ha intimato a lasciar perdere. Se non lo faremo, continuerà a sferrare attacchi a distanza»
Chrom sospirò pesantemente: «Non ho mai visto una magia in grado di sferrare attacchi così distruttivi da una distanza così enorme… Sono scioccato»
Ci fu una pausa, poi Chrom proseguì: «Ma non possiamo fermarci ora. Non solo perché quello Stregone ci ha minacciato dando fuoco ad un bosco. Se l’ha fatto da lontano, vuol dire che è soltanto un vigliacco che non ha il coraggio di affrontarci faccia a faccia. Non dispiacerti, Ranulf. Dobbiamo andare avanti e non demoralizzarci, perché è quello che Verlith vuole: aggredire il nostro ottimismo!»
Ranulf continuò a fissare il terreno bruciato per qualche secondo, poi tornò a Chrom, ed annuì dicendo: «Hai ragione. Allora andiamo avanti!»
I due tornarono un po’ indietro, e preferirono non comunicare agli altri Pastori ciò che avevano appena scoperto (ad esclusione di Flavia e Basilio, che avevano il diritto di conoscere la verità) per evitare che essi si preoccupassero. Gliel’avrebbero spiegato più avanti, al momento opportuno; per il momento si limitarono ad incitarli a proseguire, ignorando quel paesaggio raccapricciante.
In un certo senso funzionò: l’esercito di Pastori ricominciò ad avanzare seguendo il solito sentiero, tornando nel bosco semplice e lasciandosi alle spalle la zona bruciata.
 
Ma, anche stavolta, non andarono molto lontano. Ancora meno della volta precedente.
Dopo un altro breve tratto di bosco, si ritrovarono nell’ennesima radura ampia poco meno di un campo da calcio… Ma questa non era vuota come tutte le altre, e nemmeno bruciata.
Brulicava di gente. C’erano persone adulte sparpagliate ovunque, che continuavano a guardarsi intorno come in attesa di qualcosa.
Soltanto dopo aver osservato meglio, Ranulf notò che non si trattava di semplice persone civili: erano soldati. Lo capì poiché vide che ciascuno di loro impugnava almeno un’arma, si trattasse di una spada, un’ascia, una lancia, un arco… Tutto ciò che avrebbe potuto far male.
Nessuno dei Pastori ebbe nemmeno il tempo di farsi notare, poiché i soldati lo fecero per conto loro… E non amichevolmente.
«Eccoli! Sono loro!» urlò un uomo dal mezzo della radura, puntando un dito verso i Pastori ed agitandosi. Ovviamente, tutti si voltarono.
«È vero… Sono i Pastori dell’Ylisse!» esclamò un altro uomo, dal lato destro.
«Capitano, sono arrivati! Dobbiamo agire!» gridò un terzo uomo dal fondo, rivolto ad un’altra persona a pochi metri di distanza da lui.
Per un po’ nessun altro disse nulla, ma la tensione nell’aria non se ne andò.
«Chi sono questi pazzi?» chiese Kjelle sottovoce, per evitare di farsi sentire da altri che non fossero i Pastori.
«Non lo so…» rispose Flavia altrettanto a bassa voce «Ma conosco alcune di quelle facce. È gente ferossita, ma non li ho mai visti indossare tenute da soldato…»
Mentre tutti rimanevano confusi, si sentì qualcuno in fondo alla formazione parlare, l’uomo che era stato chiamato “Capitano”.
«Ottimo… Finalmente un po’ di lavoro per noi! Soldati, preparatevi ad attaccare!»
 
Naturalmente, tutti rimasero stupiti e colpiti da quella dichiarazione. Tanto è vero che coloro che in quel momento stavano “guidando” i carri (in quel caso Gregor, Laurent e Stahl) saltarono giù da essi, lasciandoli in una zona del bosco ancora fitta.
«Cosa succede?» chiese Gregor, confuso.
Non ci fu bisogno di rispondere: i soldati nella radura cacciarono all’unisono un urlo barbarico, quindi la maggior parte di loro iniziò a correre verso i Pastori con le armi in pugno, aggressivi.
Il capitano dei Pastori cercò di urlare qualcosa in direzione dell’uomo che aveva dato il via all’assalto, qualcosa tipo “Veniamo in pace, non vogliamo attaccarvi”, ma nessuno sembrò dargli retta. Al contrario, fu completamente ignorato.
«Hanno davvero intenzione di attaccarci!» esclamò Chrom, colpito da quella visione come un pugno in piena faccia. Quasi controvoglia, sfoderò la sua Falchion che brillò alla luce del sole, e si rivolse rapidamente ai suoi soldati.
«I cavalieri rimangano a proteggere i carri, è importante che tutto rimanga dov‘è! Arcieri e curatori, rimanete nelle retrovie ed avanzate solo se necessario. Tutti gli altri… Fate attenzione e non perdetevi mai di vista, attaccate solo quando siete sicuri di poterlo fare!»
Nonostante tutti fossero stati presi alla sprovvista, in pochissimi attimi seguirono le indicazioni di Chrom e, mentre una piccola parte tornava indietro per rimanere vicino ai carri, tutti gli altri si ritrovarono in assetto da battaglia.
Chrom spostò lo sguardo su Ranulf, al suo fianco, e notò che anche lui in quel momento lo stava guardando.
«Pare che dovremo combattere contro degli sconosciuti che ci sbarrano la strada…» gli disse il capitano «Ti senti pronto?»
Ranulf assunse improvvisamente un’espressione agguerrita e determinata, e a Chrom parve di vedere qualcosa brillare nei suoi occhi.
«Prontissimo!» rispose, quasi ringhiando. Poi, fece qualcosa che stupì ancora di più tutti quanti.
Con un salto, eseguì un’agilissima capriola aerea all’indietro, e nel preciso momento in cui toccò di nuovo terra ci fu un breve lampo di luce. Quando questo sparì, Ranulf non c’era più.
Al suo posto, c’era un felino a quattro zampe grosso quasi quanto una tigre, con il pelo dello stesso colore azzurro dei capelli di Ranulf. Il suo sguardo era rivolto verso i soldati ormai molto vicini, la sua coda si muoveva nervosamente e degli affilatissimi artigli gli spuntavano da ognuna delle quattro zampe. Poco sopra a ciascuna di esse c’erano delle fasce color verde scuro, e gli occhi dell’animale erano di due colori diversi: uno verde ed uno blu.
«R-Ranulf?» esclamò Chrom, stupefatto ma in maniera positiva «Ti sei…»
«Sì» La voce familiare di Ranulf interruppe Chrom; proveniva proprio dalla bestia appena comparsa, che aveva parlato digrignando i denti.
«Andiamo!» aggiunse, con la voce leggermente più profonda del solito.
Nei primi momenti Chrom esitò, ancora colpito da quella improvvisa trasformazione, ma poi scosse la testa realizzando che quello era ancora Ranulf, il Laguz forte, generoso e sarcastico che voleva salvare la sua razza.
«Certo. Forza Pastori, all’attacco!»
L’esercito che si era organizzato iniziò a correre verso gli avversari, ormai vicinissimi, e la battaglia ebbe inizio.
 
 




 

Ed ecco qui il quarto capitolo!
La volta scorsa avevo detto che dall’inizio di questa parte sarebbero iniziate le cose “interessanti”… Oltre al fatto che questa intera storia ha davvero poco di interessante, mi scuso perché mi rendo conto che i contenuti di questo capitolo sono davvero pochi ed abbastanza insignificanti.
Mi impegnerò ancora di più nel futuro; l’ispirazione per questa long non mi ha ancora abbandonato e dubito che lo farà, perché voglio vederla bella e finita!
Credo di non avere altro da dire, il che è meglio. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie mille per averlo letto e… Beh, alla prossima! Bye! C:
 
  
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