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Autore: nommy    18/07/2013    3 recensioni
"Ero a pezzi. Il cuore ormai non lo sentivo più, la testa mi scoppiava e la coscienza mi urlava contro.
Sapevo che non avrei dovuto farlo, avevo giurato che non l’avrei rifatto.
Quindi perché ero ancora lì? Perché ero ancora stesa sul quel fottuto letto accanto a quel demone?
Perché era proprio questo ciò che era. Era un diavolo. Il mio diavolo."
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Ero a pezzi. Il cuore ormai non lo sentivo più, la testa mi scoppiava e la coscienza mi urlava contro.
Sapevo che non avrei dovuto farlo, avevo giurato che non l’avrei rifatto.
Quindi perché ero ancora lì? Perché ero ancora stesa sul quel fottuto letto accanto a quel demone?
Perché era proprio questo ciò che era. Era un diavolo. Il mio diavolo.
Riusciva ad uccidermi ed a farmi rinascere allo stesso tempo. Il suo effetto su di me era distruttivo, ma non riuscivo a farne a meno. Era droga. Ed io ormai ne ero dipendente.
Sapevo di aver fatto una cazzata. Stavo già cominciando a pentirmi delle mie azioni, mentre i ricordi riaffioravano, lacerandomi l’anima.
La notte precedente, era stata una delle più difficili che avessi mai vissuto nei miei diciassette anni di vita.
I miei genitori continuavano ad urlare; ormai era quasi routine. Ogni notte, ogni fottuta notte dovevo subire le loro urla, finché il rumore sordo di una porta che sbatteva, segnalava la tregua.
Di solito era mio padre che se ne andava, mentre mia madre, era troppo occupata a piangere, piegata sulle ginocchia a raccogliere i cocci dei piatti che si erano tirati durante la lite, per accorgersi che sua figlia stava uscendo.
Ormai erano due settimane che ero in astinenza. L’ultima volta, dopo aver ceduto, gli avevo urlato contro e mi ero ripromessa che mi sarei legata al letto pur di non avvicinarmi più a lui.
Ma cosa ci potevo fare? 
C’era qualcosa di magico nel modo in cui mi guardava, in cui si muoveva, in cui parlava. Qualcosa che non ero mai riuscita a spiegare a parole, ma che nella mia testa aveva perfettamente senso.
Io avevo bisogno di lui.
E non era solo un bisogno fisico, come continuavo a ripetermi.
Si, perché ero troppo codarda per affrontare la realtà.
La mia realtà; quella che continuavo ad ignorare anche se nella mia mente era ben chiara.
Perché non era un caso, che ogni volta che ero distrutta, lui riuscisse a mettere insieme tutti i miei pezzi in un modo maledettamente perfetto.
Non c’era giorno in cui ogni cellula del mio corpo non mi urlasse la sua mancanza, in cui il suo ricordo non sfiorasse minimamente i miei pensieri.
Perché io provavo qualcosa per lui.
Provavo qualcosa per un ragazzo senza sentimenti.
All'inizio, avevo sperato che prima o poi sarei riuscita a guarirlo, ma mi ero solo ferita da sola. Perché l'unica che aveva iniziato a provare dei sentimenti, ero io. Ed ero anche masochista, perché continuavo ad andare da lui per sentirmi ripetere che non mi amava.
La nostra non poteva essere definita una relazione.
Lui non aveva relazioni. Ecco quello che mi aveva detto quando ci eravamo incontrati per la prima volta.
Ero stata invitata da una mia amica ad una festa, nella villa di un conoscente.
Ricordo perfettamente tutto. Avevamo passato tutta la serata a studiarci, finché lui non aveva camminato deciso verso di me e mi aveva teso la mano, presentandosi con un sorriso -Stefan-.
 Io, sorpresa da quel gesto, rimasi qualche secondo a contemplare la sua bellezza. I tratti dolci e gli occhi freddi, di pietra.
-Alice- risposi.
Da quel momento, la mia vita si era sfasciata completamente. Frantumata, distrutta. Vagavo nel buio totale. E lui era l'unica cosa che riusciva ad illuminarmi, per poi farmi risprofondare nell'oblio subito dopo. 
Era buffo come lui fosse la mia luce, anche se in realtà aveva l'anima più oscura che avessi mai conosciuto.
Ignorai il mio cervello, e andai dall'unica persona che si avvicinava lontanamente alla mia idea di salvezza. Perché le mie condizioni erano talmente tragiche, da spingermi a non pensare alle conseguenze.
Bussai alla porta, che si aprì diversi minuti dopo, mostrando il mio diavolo in tutto il suo splendore.
Appena alzai lo sguardo per incontrare i suoi occhi, mi ci persi dentro, come al solito. Erano azzurri, cristallini, limpidi. Perfettamente puri. Neanche i diamanti erano così trasparenti.
Nonostante il colore, quegli occhi erano impenetrabili. Erano una barriera di cristallo indistruttibile, che nessuno poteva abbattere.
Non ero mai riuscita a leggere le sue emozioni. Ammesso che ne provasse. Non avevo mai visto, su quel volto leggermente ambrato, apparire un'espressione di gioia, dolore, tristezza o sorpresa. 
Era appoggiato sullo stipite della porta con il suo solito ghigno divertito, mentre con una mano si sistemava i capelli biondo scuro.
I miei occhi vagarono avidamente sul suo corpo, studiando ogni suo particolare. Indossava solo il pantalone di una tuta, che probabilmente usava come pigiama. Il torace era nudo e potei ammirare le sue spalle sviluppate e il suo addome scolpito.
La sua pelle sembrava così morbida.. Avevo preso l'abitudine di mordergliela ogni volta che ne avevo l'occasione.
Tornai a fissarlo negli occhi mentre lui incrociava le sue braccia al petto alzando un sopracciglio prima di proferire parola.
-quindi.. Ti servo ancora-
Non era una domanda. Aveva capito. Aveva capito che avevo perso ancora una volta la mia battaglia contro me stessa. Quelle quattro parole bastarono a far svanire completamente quel poco di lucidità che mi era rimasta.
Feci un passo in avanti e gli saltai in braccio, gettandogli le braccia al collo e circondandogli la vita con le mie gambe.
Lo osservai per qualche secondo che parve interminabile. I nostri occhi parlavano per noi.
"Solo questa notte"
E lui sorrideva. Sorrideva, perché sapeva che mi stavo prendendo in giro da sola. Perché continuavo a cedere. Perché sapeva di essere la causa del mio dolore e della mia felicità, allo stesso tempo. Mi fiondai su quelle labbra che non assaporavo da troppo tempo. Tabacco e miele. Ecco di cosa sapevano. Un sapore di cui non riuscivo a stancarmi.
Infilai le mani nei suoi capelli e lo spinsi verso di me, quasi per chiedergli un contatto più approfondito, che lui mi concesse subito, facendo incontrare le nostre lingue e infilando una mano sotto la mia t-shirt per accarezzarmi la schiena. Un brivido. Sentii la porta chiudersi, ma non ci feci caso, perché in quel momento, ero nel mio angolo di paradiso in mezzo all'inferno. 
E nonostante tutto, quell'istante mi sembrava così giusto, mentre nella mia testa rimbombava una sola frase: "ne vale la pena".
Purtroppo, non ne ero ancora sicura in quel momento, mentre fissavo la sue espressione rilassata e serena mentre dormiva. 
Come poteva, un diavolo, avere un aspetto così angelico? 
Avrei potuto continuare a fissarlo per ore, ma sapevo che me ne sarei dovuta andare prima che si fosse svegliato.
Lo guardai un'ultima volta e premendo le mie labbra sulla sua guancia con dolcezza, gli sussurrai un "grazie" all'orecchio. Poi mi alzai dal letto, mi rivestii e uscii di corsa.
Mi allontanai con la consapevolezza di aver mentito di nuovo a me stessa. Perché in realtà la colpa di tutto era solamente mia.






Ciao a tuttii :)
Questa è la mia prima storia. Come avrete capito, è una storia originale ed è basata su una delle mie canzoni preferite: Just Tonight dei The Pretty Reckless. Questa OS mi è venuta di getto una sera di quest'inverno, mentre cercavo di scrivere un capitolo di una fanfiction a cui sto lavorando. Ho provato spesso a trasformarla in una storia lunga, ma ogni volta cancellavo tutto perchè mi sembrava banale, quindi penso che per ora la lascerò così.
Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate, quindi se vi va lasciatemi una recensione. E nulla, spero vi piaccia.
Un bacio, Nommy <3

Ps: essendo una storia originale, non è basata su nessun personaggio in particolare, però io, mentre la scrivevo, mi sono immaginata Stefan come Jeremy Sumpter: l'attore che da bambino ha recitato nel ruolo di Peter Pan. Me ne ero innammorata da piccola guardando quel film e, ora che ha 24 anni, sarei pronta a sposarlo. *-*
  
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