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Autore: Faboulouis_    18/07/2013    6 recensioni
Dal Prologo:
Appena aprii gli occhi, la vidi accanto a me. Mi sorrideva e mi accarezzava la guancia.
Poi sparì.
Cassidy,il suo sorriso dolce,il suo tocco leggero,sparirono come ogni mattina.
Mi soffermai a guardare una foto,posta su una mensola della cucina,che ritraeva me e Cassidy,il giorno del mio ventesimo compleanno.
Le avevo sporcato il naso e la bocca di panna,rubata dalla torta che mi aveva preparato insieme a mia sorella,Lottie.
“Louis,smettila!La rovinerai tutta” mi urlava,mentre rideva e leccava le mie dita,sporche di panna. La sua voce e la sua risata contagiosa rimbombavano nella mia testa.
Le mie lacrime avevano smesso di cadere da un po', forse perché non ce ne erano più,di lacrime.
Ma non pensate che la mia vita sia sempre stata così deprimente. Anzi. Del bello della mia vita,della mia vera vita,ne ho solo accennato.
Ed è qui che inizia la vera storia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I'M SORRY FOR BEING SUCH A FOOL.

 

Mi svegliai di soprassalto. Avevo sognato Cassidy. Tutto quello che era successo, forse, era stato solo un sogno. Poi mi tastai la faccia e sentii che l'occhio destro era gonfio. I lividi non li avevo sognati.

Ero finalmente riuscito a trovare la vera Cassidy, allora. Avevo ragione, l'avevo sempre avuta davanti. L'unica cosa era trovare un modo per aiutarla, ma per poterlo fare dovevo capire bene il problema in cui si era cacciata.

Scesi di corsa le scale. Mia madre era a lavoro e toccava a me portare le mie sorelline a scuola.

<< Su, ragazze, andiamo! >> - << Prendiamo la macchina,Lou? >>

mi chiese Phoebe.

<< No, piccola, non ho ancora la patente! >> - << Ma quando la prendi? >> - << Presto. Ora mettetevi il cappotto e usciamo! >>.

Non se lo fecero ripetere due volte e io, con loro, mi precipitai fuori, eccitato e un po' ansioso per la giornata che andava profilandosi.

Una volta accompagnate le mie sorelle mi diressi a scuola e feci giusto in tempo per adocchiare Cassidy con un altro dei suoi clienti.

Odiavo quando se ne fregava di se stessa. Non la rincorsi o cose del genere, ma mi ripromisi di parlarle appena l'avessi rivista.

Speravo di trovarla di nuovo in bagno, forse ancora a piangere, cos' entrai per consolarla, ma invece di sentire dei singhiozzi sentii qualcos'altro; dei gemiti di piacere, dei sospiri e allora capii.

Mi infuriai. La rabbia esplose, quella rabbia che avevo represso per troppo tempo.

Senza pensarci aprii la porta da cui provenivano quei rumori, sulla maniglia della quale c'era un cartello con scritto “ Non disturbare”.

La scena che mi si parò davanti era raccapricciante. Lei era incollata a lui come una sanguisuga e lui, quasi venuto, si spalmava su di lei.

Non appena aprii la porta, Cassidy mi rivolse il suo sguardo più dispiaciuto, mentre quello sfigato si volse verso di me, confuso e arrabbiato.

<< Ehi, amico è occupato. >>. Lo presi per il collo della maglietta.

<< Vattene subito >> - << Chi sei tu?! Lasciaci in pace! >>

Il mio battito stava aumentando e la vena sul collo mi pulsava.

<< Uno che ti ammazza se non la lascia subito stare. >>. Quel coglione sbuffò.

<< Almeno fammi venire e poi me ne vado! >>. Non resistetti più e gli tirai un pugno dritto in faccia.

Cassidy urlò. Il tizio sanguinava dal naso e, senza pensarci due volte, si rimise i pantaloni e se ne andò.

Aspettai che Cassidy si rivestisse,

<< Louis... >> - << Che cosa hai in mente? Hmm? Vuoi essere salvata o no? Vuoi che ti aiuti? Allora aiutami ad aiutarti, smettila di fregartene di te stessa e cresci, Cassidy, cresci! >>.

Sentii un bruciore fortissimo sulla guancia, esattamente dove Cassidy mi aveva tirato uno schiaffo. Ero troppo sconvolto per asciugarle le lacrime che le rigavano il volto.

<< Tu non sai perché lo faccio. Secondo te, davvero vorrei avere una vita del genere? Smettila di criticarmi senza conoscermi! >>.

Detto questo se ne andò, come la prima volta.

Rimasi lì, inerme, con un solo pensiero. Conoscerla.

 

<< Mi dispiace Cassidy. Io... vorrei solo aiutarti, ma se tu non mi racconti tutto io non so cosa fare... >>

<< Cosa stai facendo, Lou? >>. Lottie era entrata nella mia stanza, senza che la sentissi.

<< Oh... ehm.. nulla, perché? >> chiesi imbarazzato.

<< Mi sembrava avessi bisogno di aiuto >> - << Io? Ahah no, tranquilla! >> iniziai ad innervosirmi.

<< Chi è Cassidy? >> mi chiese lei, indifferente, sedendosi sul bordo del mio letto.

<< Nessuno, chi è? >> - << Lou, smettila, sono tua sorella e ti conosco abbastanza per sapere che c'è qualcosa che non va e questa Cassidy fa sicuramente parte del tuo problema >>. Sospirai, ormai mi aveva scoperto.

<< Veramente, è lei il mio problema >> - << Cotta? >>

<< No! >> dissi io, con una voce troppo acuta per essere credibile.

Lei alzò un sopracciglio.

<< Io... non lo so. Ma non è questo il problema che mi preoccupa. È lei! >> - << Perché cosa ha che non va? >> - << Penso sia la sua famiglia... >> - << Beh, parlale Lou. È l'unico modo per risolvere il problema. E non fare lo scorbutico! >> - << Io non sono scorbutico! >> - << A volte si >> mi fece la linguaccia e io ricambiai.

Uscì dalla stanza e mi lasciò con i miei soliti dilemmi.

 

Camminavo senza meta come spesso facevo, quando ad un tratto una ragazza con una minigonna stretta e davvero provocante, una camicia a righe aperta quasi del tutto e dei tacchi che pensavo nemmeno esistessero, venne verso di me, sbattendomi al muro.

<< Ehi, che fa... >> non mi lasciò finire la frase che mi baciò con violenza, spingendomi a forza la sua lingua nella mia gola, cosa che io non volevo assolutamente. Non feci in tempo a staccarmela di dosso che sentii una voce chiamarmi. La sua voce.

<< Louis... >> sembrava affranta e delusa. Finalmente quella piovra si staccò e guardò Cassidy con strafottenza. Lei era con uno dei suoi soliti ospiti: pelle olivastra, ciuffo e fisico statuario. Zayn Malik, se non sbagliavo.

<< Cassidy, io... >> le si inumidirono gli occhi.

<< Cosa stai facendo? >> mi sussurrò, avvicinandosi a tre centimetri da me per non farsi sentire da Zayn. Non mi lasciò il tempo di spiegarle che mi sputò in faccia queste parole:

<< Pensavo volessi aiutarmi, non spassartela con la prima che capita, Louis! Sapevo di non potermi fidare di te! >>

Mi voltò le spalle e tornò a braccetto con Malik.

Rimasi lì immobile, come un fesso.

<< Allora, che ti va di fare? >> mi chiese la biondona. Io la guardai con disprezzo.

<< Vatti a far fottere da qualcun'altro >> e mi allontanai da lei.

Perché non la stavo rincorrendo? Io non avevo fatto nulla di male, eppure avevo paura, paura che non mi credesse e che così facendo si sarebbe allontanata da me. Dovevo riconquistare la sua fiducia. Tutto per una fottutissima puttana, magari anche ubriaca.

Mi ricordai del sorrisetto di Malik; era contento ora? Lo sarebbero stati tutti i suoi amichetti, contenti? Credevano di avermi fermato, ma evidentemente non mi conoscevano affatto.

 

Corsi verso casa e arrivai con il fiatone e le gambe che tremavano. Avevo bisogno di parlare con qualcuno, dovevo risolvere la questione e in fretta.

Appena aprii la porta un profumo di crostata mi invase le narici e ipotizzai che mia madre avesse finito il suo turno e stesse preparando un dolce per cena. Infatti eccola lì, che prendeva dal forno quella crostata che solo a guardarla faceva venire l'acquolina in bocca.

<< Ehi, mamma! >> la salutai. << Ciao BooBear! Perché hai il fiatone? >>. Merda, una scusa, presto!

<< Un cane alto tre metri mi stava inseguendo e per non essere sbranato, ho corso.> Ma che cazz...?

Lei mi guardò scettica, alzando un sopracciglio.

<< Lo vedo che hai corso. Sei tutto intero? >> - << Si, mamma, tranquilla >>. Mi sedetti su uno degli sgabelli colorati della penisola e la osservai trafficare con i fornelli.

<< C'è qualcosa di cui vuoi parlarmi? >>. Come faceva a capirmi così bene, non avevo ancora detto una parola!

<< Beh, in effetti... >> - << Si tratta di una ragazza, vero? >>

<< Ma è il tuo chiodo fisso per caso? >>. Rise.

<< No, è che... sei strano in questi giorni, sempre pensieroso e sbadato e poi vai sempre al supermercato... >> mi spiegò, sorridendo. Sospirai.

<< E va bene, hai ragione! >> - << Lo sapevo! >> in un secondo fu sullo sgabello di fronte al mio, pronta ad ascoltare.

Vuotai il sacco, avevo proprio bisogno di qualche consiglio materno. Lei mi ascoltava silenziosamente, attenta ad ogni parola. Quando finii mi strinse il braccio e mi guardò rassicurante.

<< Amore, non voglio mentirti... non è una situazione facile da gestire e avrei preferito di gran lunga una ragazza studiosa, con una famiglia normale e senza problemi familiari... >> - << Mamma! >>

<< …. Ma ti capisco. I rischi vanno corsi, Lou, qualsiasi rischio soprattutto se si hanno buone intenzioni come le hai tu! E sai qual è il miglior modo per chiarire una questione? >> mi chiese quella donna che tanto adoravo.

<< No, qual è? >> - << Parlare, magari davanti una tazza di caffè o di cioccolata calda, non so. Ma non c'è miglior modo, BooBear, né il silenzio, né un litigio, né nessuna bugia è migliore della verità, semplice e chiara. Tu sei bravo con le parole, amore e riuscirai a riconquistarla! >> - << Ri? >> chiesi io.

Lei mi guardò sorridendomi e mi lasciò da solo a riflettere davanti la sua crostata.

 

La mia ansia era alle stelle. Avevo troppa paura a parlare, eppure sapevo che con l'aiuto dell'adrenalina lo avrei fatto. Girai per i corridoi della scuola senza riuscire a trovarla. Proprio quando stavo per rinunciare, scorsi il luccichio dei suoi occhi, da lontano. Teneva per mano quel verme di Malik.

Ora era la rabbia ad assalirmi, cresceva dentro di me come a volermi soffocare. Dovevo reprimerla o avrei fatto qualche cazzata davanti a tutta la scuola.

Scrissi un bigliettino, semplice e chiaro per Cassidy e lo infilai nel suo armadietto.

Dobbiamo parlare. Vieni a casa mia dopo la scuola. Ti offro una cioccolata”.

Alla fine di quella stressante giornata di scuola, tornai a casa, spossato e con tutta l'intenzione di dormire l'intero pomeriggio.

Fui sorpreso tantissimo quando, aprendo la porta di casa, sentii la voce di mia madre mischiata ad un'altra femminile che conoscevo ormai molto bene. Chiacchieravano amabilmente come se fossero state amiche da anni e non ci fosse nessun problema di cui discutere.

<< Oh, BooBear, sei tornato! >> - << Non chiamarmi così, ti prego! >> sussurrai a denti stretti. Solo mia mamma mi sentì e sorrise beffarda. << Ciao Cassidy>> il mio tono si addolcì e probabilmente arrossii. Mia madre captò la tensione e capì di doversene andare.

<< Beh, io ho preparato la cioccolata calda, servitevi pure >> dopodiché sgattaiolò nella sua stanza, lasciandoci soli.

Stemmo in silenzio per un tempo che sembrò interminabile, poi per cercare di di allentare la tensione chiesi: << Vuoi un po' di cioccolata? >> - << Si certo, grazie >> mi rispose lei, regalandomi un sorriso timido.

Ebbi un deja-vu. Il primo giorno che incrociammo i nostri sguardi, quando quel sorriso timido e un po' imbarazzato increspò le sue labbra e la terra sotto i miei piedi sparì tutto a un tratto.

 

Ebbi un deja-vu, in quel momento. Quando vidi la tua espressione, i tuoi occhi trafiggermi e fissare incessantemente il mio timido sorriso, quando anche tu mi sorridesti e la terra sotto i miei piedi sparì tutto a un tratto.

 

Mi sedetti di fronte a lei, porgendole la tazza con la bevanda calda.

<< Mi dispiace, Cassidy >> - << Per cosa? Per avermi illuso, ingannato, tradito, mentito, per esserti preso gioco di me, per avermi prima messa a nudo rivelando le mie debolezze e poi essertene fregato e essertela spassata con una più bionda di me? >> era stranamente calma e composta, mentre pronunciava quelle parole che erano come tanti coltelli che mi trafiggevano.

<< Veramente mi dispiace per non averti rincorso ieri, per non averti fermato e spiegato che era tutto un malinteso, che io credo in te e voglio davvero aiutarti. Avrei potuto farlo anche stamattina a scuola, anche a costo di essere picchiato davanti a tutti da Malik >>. Lei aveva alzato il capo, dopo aver fissato quella tazza durante tutto il suo monologo e mi aveva guardato con la bocca semiaperta, un'espressione di stupore dipinta sul volto.

<< Un malinteso? >> mi chiese, scettica.

<< Un grosso, grossissimo malinteso. Non sapevo nemmeno chi fosse quella bionda ossigenata, mai vista in vita mia, giurin giurello! >>. Cassidy sorrise, abbassando lo sguardo.

<< Katy Melson >> - << Chi? >> chiesi io, confuso.

<< La mia rivale. Il capo delle cheerleaders. >> Oooh, ora capisco.

<< Non hai nessuna rivale da temere tu, Cassidy >> la rassicurai, sinceramente. Lei sospirò.

<< E' meglio che vada, Lou >>. Di già?

<< No, aspetta... io... ti va di fare i compiti insieme? >> chiesi speranzoso. Dovevo tirarle fuori qualche altra parola perché avevo bisogno di sapere, di sapere tutta la verità.

Lei ci pensò su e poi annuì.

<< Vieni, ti mostro la mia camera >> e salimmo al piano superiore, io con il cuore che batteva forte.

 

E io con le gambe che tremavano.

 

 

 

SORRY.

Sono una merdina, lo so.

Ho aggiornato TARDISSSSSSIMO e mi scuso per questo.

Sul capitolo, beh.... nothing to say.

Lou è tormentato, ma è determinato ( rima lol) e quindi viva i Lassidy! *-*

ormai avrete capito chi è che parla in quelle scritte in corsivo, no? Bon e cosa ne pensate, cioè perché si è intromessa anche lei nel racconto di Lou?

EHEHEHHEHEHE lo scoprirete SOLO se continuerete a seguire la storiella (?)

Ringrazio le bellissime che mi hanno recensito, che preferiscono, seguono e blah blah blah.

VI AMO TUTTE, GRAZIE.

Ringrazio anche Sara_Scrive per il bellissimo banner e.... boh ALLA PROSSIMA PUNTATA!

 

Noe:)

  
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