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Autore: WING    19/07/2013    6 recensioni
Io sono la morte
io dono la vita.
Io sono la morte
io chiedo la vita.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Per la lettura di questa storia si consiglia l'ascolto di "One day – Asaf Avidan" 
http://www.youtube.com/watch?v=KRAMNWzfjcg
e per chi volesse rendere la lettura ancora più suggestiva
http://www.youtube.com/watch?v=A16VcQdTL80
 
 
 CAPITOLO QUINTO
– LUCE –

 
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Nadia era in giro con la carrozza.
Si stava dirigendo in un altro piccolo villaggio, nella speranza di trovare una ragazza con il dono che stava cercando.
Ad un tratto il cocchiere fece un brusco movimento e la carrozza sbandò pericolosamente, salvo fermarsi poco dopo, senza danni.
<< Ma cosa stai facendo? >> chiedeva stranito l’uomo.
<< Io... io... mi spiace... >> sussurrava una vocina.
Nadia si incuriosì, scese dalla carrozza e trovò in mezzo alla strada una ragazzina, minuta ed impaurita, tutta tremante.
Sorrise, tutta contenta.
<< Come ti chiami, tesoro? >> le domandò cortese.
<< Lu... Luce. >> rispose piegando il capo.
<< Ti andrebbe di venire nella mia dimora? Lì potresti darti una ripulita. >> chiese affabile.
Poco dopo Nadia stava tornando alla villa, con il solito sorriso, con la solita follia, ad illuminarle gli occhi.
 
La donna stava in piedi, davanti alla porta in metallo, con le labbra sigillate.
<< Non dite nulla, questa sera? >> la schernì il figlio.
<< Lei non ha bisogno di parole, glielo si legge in volto che è quella giusta. >>
Nathan arricciò il naso, poi alzò un sopracciglio.
<< Il suo profumo non è niente di che, anzi, quasi non lo sento... – chiuse gli occhi per un attimo – questa volta mi avete un po’ deluso. Tuttavia... mai dire mai. Raccontatele la storia, come con l’altra, vedremo domani mattina come si risolverà la cosa. – disse frettoloso con un gesto della mano – Voglio mostrarle il mio lato migliore... spero che nonostante tutto sia una combattente... >> terminò poi, con un ghigno divertito.
 
<< Quando sarà tutto finito – squittiva impaziente Nadia – bussa due volte alla porta, un maggiordomo ti aprirà. >> concluse, dissolvendosi dietro l’angolo del corridoio.
Luce entrò nella stanza, tremante.
La paura dell’ignoto, la paura di non sapere cosa sarebbe accaduto, la divorava da dentro.
La porta le si richiuse alle spalle, con un rumore sordo.
La ragazza provò ad azzardare qualche passo.
<< Ti prego, non credere a tutto quello che ti dice... >> sussurrò una voce, terrorizzata.
Luce si immobilizzò.
<< Allora... a cosa dovrei credere? >> la sua voce era fine, delicata, dolce. Quasi affettuosa.
<< Non so, dipende da cosa ti ha detto di me. Racconta sempre cose diverse, e quando le ragazze capiscono la verità, le uccide... >> disse con voce spezzata il ragazzo.
<< Le uccide qui... >> sussurrò Luce, basita.
<< Come hai detto? >> chiese Nathan, improvvisamente serio.
<< C’è odore di sangue. È terribilmente forte... >> la ragazza era scioccata.
<< Sì, le uccide qui. >> confermò il ragazzo, fingendo di essere terrorizzato, ma ghignando di curiosità per il fatto che la ragazza fosse riuscita a capirlo.
Luce provò a muovere qualche passo, nella completa oscurità della stanza.
<< Cosa ti ha detto? >> chiese lui, curioso.
Lei ridacchiò, gentile.
<< Che chiamandomi Luce, posso salvarti. >> disse solamente.
<< Non ha inventato nulla su cosa faccio? Non ha inventato nulla su cosa sono? >> insistette Nathan.
<< Sì, ma non mi importa. >> ripeté la ragazza, alzando le spalle.
<< Sei la prima alla quale non importa, forse hai capito da subito che mente... >> disse il ragazzo, alzandosi dal letto e avvicinandosi a lei. Nonostante la benda poteva perfettamente percepire la sua posizione nella stanza.
Luce chinò il capo, verso il pavimento, poi si dondolò un paio di volte sui talloni.
<< Io lo so che non sono frottole. Tutto quello che mi ha raccontato è vero. Lo sento... >> disse, quasi imbarazzata.
<< Ah, sì? È per questo che non mi porti rispetto, dandomi del ‘tu’? >> domandò Nathan, alzando un sopracciglio. Improvvisamente divertito.
Luce riprese a parlare, la sua voce era un sussurro inconsistente dai toni amari.
<< Potrà anche non essere sana di mente, ma la verità la conosce bene... forse anche troppo. >>
<< Quindi dimmi – ghignò Nathan, accarezzandole la guancia con il pollice – che intenzioni hai? >>
<< Salvarti. >> rispose immediatamente la ragazza, tenendo il volto incollato al pavimento.
Il demone si lasciò andare ad una fragorosa risata, alzando il volto al soffitto.
<< Quanti anni avresti, piccola Luce? >>
<< Diciotto. >> rispose, con le mani tremanti.
Nathan se ne accorse e ridacchiando le racchiuse fra le sue. Gelide.
<< Luce, sappi che non sei l’unica brava nel saper leggere l’animo delle persone. Non mentirmi. Sento che non sei sicura di potermi salvare... >> sogghignò.
La ragazza sussultò e si ritrasse dal contatto.
Nathan sorrise e la flebile luce delle due finestre fece brillare i suoi canini.
<< Cosa ci fa un’anima come la tua dentro una stanza come questa? Sei solo venuta a morire in giovane età... – La sua voce, profonda, si poggiò sulla spalla di lei, provocandole un brivido lungo tutta la schiena – Sento il tuo disagio, la tua paura... >> continuò abbassando sempre di più il tono.
Luce iniziò ad indietreggiare, tremante.
<< Scappi di già? Non volevi salvarmi? >> chiese ironico e divertito.
<< Non sei costretto a farlo... >> implorava la ragazza, ormai vicina alla parete.
Lui alzò il volto verso il soffitto e rise di gusto.
Luce sbatté contro la parete.
Nathan ghignò.
<< Puoi immaginare l’autocontrollo che mi ci vuole, per non togliermi la benda in questo istante? Per non inebriarmi ora del tuo sapore e godere delle tue sofferenze? >> ringhiò, poggiando le mani sul muro, ai lati della ragazza, chiudendole ogni via di fuga.
Luce tratteneva a stento le lacrime.
Il demone iniziò a seguire il profilo del suo collo con la punta del naso, sorridendo di piacere sentendo la ragazza irrigidirsi.
<< ...ma dopo ventidue anni di esistenza, puoi immaginare che il mio autocontrollo sia quasi impeccabile. – sogghignò, facendo singhiozzare Luce. – Cosa ti ha spinta ad entrare qui, se credevi fermamente a quello che ti ha detto quella donna? >> Nathan iniziò a mordicchiarle il collo, giocherellando con la pelle.
Luce inspirò profondamente << Ci hai mai provato? Dico, hai mai provato a non uccidere? >> domandò, dolce, ma con una punta di determinazione nella voce flebile.
Poi poggiò una mano sulla guancia del demone, chissà con quale coraggio.
<< Nath. >> soffiò, sulla pelle del ragazzo.
Lui si paralizzò.
Solo per un istante.
Poi fu colto da un’improvvisa tristezza, quasi crollò sul pavimento; infine quella sensazione divenne rabbia e indignazione. E qualcos’altro...
<< Vattene. >>
<< Cosa? >> sussurrò incredula.
<< Ho detto. Vattene. >> Un ringhio cupo risuonò dalla gola di Nathan. Il tono era talmente basso da far vibrare l’aria.
Luce corse alla porticina, bussò due volte e quando il maggiordomo le aprì, scappò nella propria stanza.
 
La luna era nascosta dietro una fitta coltre di nebbia.
Il ragazzo era seduto per terra, gli occhi chiusi, la schiena poggiata contro il muro e le braccia abbandonate lungo il corpo. La benda era a terra, poco distante.
Nadia entrò nella stanza.
<< Non l’hai uccisa! Non l’hai uccisa! >> iniziò ad emettere urletti striduli.
<< Non l’ho fatto – fece una pausa e gelò con uno sguardo la madre – perché non mi ha tolto la benda. Quando domani lo farà, la ucciderò. >> concluse.
<< È lei. Hai sentito la sua voce? Hai notato i suoi modi? E poi il suo nome... Luce... è perfetto! – la donna si muoveva frenetica, ignorando le parole del figlio – ti salverà, domani! Ti salverà, domani! >> iniziò a canticchiare ad un certo punto, saltellando davanti alla porticina.
In un istante Nathan comparve alle sue spalle, afferrandole la nuca con le dita affusolate e chinandogliela fino a costringerla ad inarcare la schiena, in una posa innaturale.
<< Io. La. UCCIDERÒ. Domani. – sussurrò, irritato, in un ringhio rabbioso – Ed ora andatevene. Voglio restare solo. >>
Nadia, tremante e piagnucolante, se ne andò di corsa.
Il ragazzo aspettò qualche istante, poi si accasciò di nuovo a terra.
Si toccò la punta della labbra con il pollice.
<< Nath... >> sussurrò.
In ventidue anni di esistenza, solo Nadia aveva osato pronunciare il suo nome.
Ma  mai nessuno lo aveva chiamato “Nath”.
Mai nessuno lo aveva chiamato così.
In un urlò di rabbia incendiò l’intera struttura del letto, accanendosi contro il muro con le nocche, lasciando che deformassero senza pietà il cemento della sua cella.
 







Angolino demoniaco
Avete pazientato ben SEI venerdì per fare la conoscenza di Luce.
Ho lavorato veramente tanto su questo capitolo, mi ha fatto sudare non poco, lo ammetto!
Cosa posso dire?
C’è un perché a TUTTO, quindi, se avete incertezze, dubbi  o illuminazioni, ASPETTATE a chiedere o contattatemi PRIVATAMENTE, non rovinate la sorpresa, ok? ;) 
So che vi avrà deluso, questo capitolo, davvero tanto, ma non potevo scrivere in altro modo.
Nathan è diverso e Luce bhè, è Luce...
 
Per chi avesse letto per primo questo capitolo, gli aggiornamenti saranno una volta alla settimana, di venerdì (al massimo sabato).
Per vedere i disegni di questa storia e saperne di più, la mia pagina fb è questa:  https://www.facebook.com/pages/WING/460876317264990?ref=hl
   
 
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