Lacrime... e poi la luce
In questo istante, questa sera, in molti si stanno
intrattenendo davanti alla televisione, guardando una partita di calcio,
pensando e tifando con tutti se stessi.
Molti altri stanno leggendo, giocando al computer, concentrati sulla propria
attività.
Tanta altra gente sta lavorando, pensando al proprio letto, alla propria
famiglia, all’anima gemella con la quale ha discusso.
Molti amati si stanno lasciando andare, cullati dalla passione, le mani di un
qualcuno sul proprio corpo, le labbra arrossate.
Qualcuno, poeta, scrittore, ragazzo, bambino, sta scrivendo, qualcuno come me,
che vuole trasmettere un qualcosa, comunicare un qualcosa. Scrivere.
E c’è chi, come la mia migliore amica, come la ragazza più straordinaria che io
conosca, me compresa, avvolta in un sudario di sofferenze.
La perdita di una persona cara, di un qualcuno che è sempre stato accanto a te,
che da che ricordi ti ha sempre dispensato sorrisi, carezze, abbracci, sgridate
magari, richiami dettati dall’affetto profondo che provava nei tuoi confronti.
Provava, già. Provava, non prova. Provava, perché non proverà più.
Paradiso, Purgatorio, Inferno, Aldilà. Non ha importanza, quella persona non ci
sarà più.
Non potrà più specchiarsi nei suoi occhi, non potrà più leggere gioia in quel
luccicare, felicità per il fatto di trovarsi nella stessa stanza.
Una parte della mia migliore amica è morta assieme a lei. Lo so, e non ci si può
far nulla.
So quanto si possa soffrire per la perdita di una persona cara, lo so perché mi
è successo poche settimane fa.
E stavo male. Malissimo.
Magari non pensavo sempre a quell’anima legata a me non solo grazie all’albero
genealogico, però comunque le volevo bene. Volevo, già. Che tristezza usare il
passato.
Però, ora c’è un vuoto in me.
Nel momento in cui perdi una persona ti rendi conto di quanto ti abbia dato, ti
rendi conto, quando sei consapevole del vuoto che ha lasciato in te, di quanto
tu le abbia voluto bene.
E piangi, pensando a tutto ciò che non le hai mai detto, pensando a quante volte
le avresti voluto dire che le volevi bene e non l’hai fatto. E pensi al fatto
che non potrai farlo mai più.
E piangi, perché è l’unica cosa che ti è rimasta, perché le parole non hanno più
senso.
Piangi, perché le lacrime delle volte esprimono ciò che le parole non riescono a
dire.
Piangi, perché speri che l’anima della persona a cui volevi bene, vuoi bene e
continuerai a volergliene, ovunque sia, sappia che tu non l’hai dimenticata. E
che tieni a lei.
E che la ricorderai.
Piangi, perché non c’è sorriso sul tuo volto, non ora.
Non ora che questa realtà ti ha colpito, non ora che la diga si è rotta e il
fiume si riversa sulla valle, implacabile.
Ci sarà un tempo dedito alla ricostruzione, ci sarà un tempo in cui quella diga
verrà ritirata su, il fiume bloccato di nuovo.
Resterà una cicatrice però.
Un vuoto, che magari diventerà piccolo, quasi invisibile, un vuoto che magari
“dimenticherai”. Ma dimenticare non vuol dire scordare. Vuol dire ricordare
senza dolore.
Dimenticherai il dolore. Ricorderai con un sorriso amaro, magari una lacrima
farà capolino. Ma tornerai a sorridere.
La vita va avanti.
E tua nonna, tuo zio, non vogliono che tu pianga. Non vogliono che tu sia
triste.
Vogliono che tu sia felice.
Quindi, hai un motivo in più, ora, per essere felice e “vivere”.
Lo fai anche per loro, per le persone care che non possono più starti accanto.
Sorridi per loro, cacciando indietro quel senso di disperazione, quella voglia
irrefrenabile di piangere che ti porti dentro.
Sorridi, un sorrido amaro.
Però, anche se tristemente, sorridi. Perché non aver la forza di sorridere è
peggio.
Non saper sorridere, non voler sorridere, è come prendere a calci la vita.
The show must go on.
E andrà avanti, sicuramente.
Assieme, io e te, mia cara amica. Abbiamo perso una persona cara. Ma io ci sono
ancora. Tu ci sei ancora.
Per te ci sarò sempre, mia stella, mia compagna di attimi stupendi e brutti
momenti.
Abbiamo affrontato tante difficoltà, la maggior parte da sole, senza averci
l’una accanto all’altra.
Ma ora, ora che siamo unite, anche se scivoleremo in basso, anche se cadremo, ci
rialzeremo assieme e, passo dopo passo, torneremo a camminare sotto la luce del
sole.
Torneremo a ridere. Anche per loro, anche per i nostri cari che ci sono stati
sottratti.
Assieme, ricostruiremo la nostra gioia.
Anche il nostro cuore ha delle stagioni. Ora è inverno, un inverno rigido, una
notte senza stelle.
Ma ricordati, per quanto possa essere buia una notte, per quanto possa esser
forte una tempesta, per quanto rigido un inverno, il sole torna sempre.
Ci saranno di nuovo giornate luminose, albe limpide e i raggi solari sfioreranno
la tua pelle, lambendola dolcemente, confortandoti, dicendoti che la notte è
finita.
Finita la tempesta, un arcobaleno starà sempre lì, pronto ad illuminare il tuo
sguardo, pronto a riempirti di colori, a ricordarti che dopo la tempesta lui c’è
sempre.
E, soprattutto, l’estate torna sempre. Il calore tornerà sulla tua pelle.
Torneranno le notti tempestate di stelle calde e rassicuranti, passate parlando
con un’amica, magari con me.
Torneranno le bibite ghiacciate, che rinfrescano e ristorano.
E io ci sarò.
Sempre.
Non ti lascerò sola.
Il tuo dolore è lo spezzarsi del guscio
che racchiude la tua capacità di comprendere.
E se potessi mantener il cuore
sospeso in costante stupore
ai quotidiani miracoli della vita,
il dolore non ti sembrerebbe
meno meraviglioso della gioia;
e accetteresti le stagioni del tuo cuore,
come hai sempre accettato
le stagioni che passano sui tuoi campi.
Si affronta l’estate con un ventaglio e tanta buona pazienza. Sarò il tuo
ventaglio.
Si affronta l’inverno con un piumone e degli stivali caldi. Sarò i tuoi vestiti,
sarò quella coltre che ti avvolge riscaldandoti.
Si affronta l’autunno con un ombrello. Sarò l’ombrello più resistente che tu
possa trovare.
Si affronta la primavera con un pacco di fazzoletti e un sorriso sul volto. Sarò
il pacco di fazzoletti e sarò io chi condivide con te quel sorriso.
Poche righe per sostenere la mia migliore amica, per farle capire che ci sono,
che comprendo il suo dolore... e che... ci rialzeremo...
Ti voglio bene Beatrice...
Nancy