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Autore: Usagi Kou    19/07/2013    2 recensioni
Alle volte, Salazar si chiedeva con quale criterio scegliesse gli amici.
Una fredda mattina d’iniziofebbraio fu quella che mise maggiormente alla prova la sua intelligenza.
Il suo compagno di stanza, tale Godric Gryffindor, che aveva dipinto in volto uno dei suoi migliori sorrisi entusiasti, continuava a esser fisso sul suo, gli occhi azzurri accesi dalla frenesia di quell’ulteriore, pazzesca follia momentanea.
Di sicuro, gli rispose una voce, mentre Salazar sospirava mentalmente, non per l’intelligenza dei candidati.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Godric, Helena, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Tosca, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Hogwarts



“Fondiamo una scuola!”
Alle volte, Salazar si chiedeva con quale criterio scegliesse gli amici.
Una fredda mattina d’inizio febbraio fu quella che mise maggiormente alla prova la sua intelligenza.
Il mago biondo sollevò gli occhi dal volume che teneva tra le mani, fissando il nuovo venuto da sopra gli occhiali leggeri.
Il suo compagno di stanza, tale Godric Gryffindor, uno dei suoi migliori sorrisi entusiasti dipinti in volto, continuava a tenere fisso il proprio sguardo nel suo, gli occhi azzurri accesi dalla frenesia di quell’ulteriore, pazzesca follia momentanea.
“Prego?” chiese a sua volta Salazar, auspicando fosse solo un capriccio. L’ennesimo.
Il sorriso di Godric si accentuò. “Fondiamo. Una. Scuola” scandì parola per parola, chiudendo la porta e avanzando verso la poltrona di fronte al camino, dove Salazar stava chinando il capo mestamente.

Di sicuro, gli rispose una voce alla domanda inespressa, mentre Salazar sospirando si preparava ad ascoltare quel visionario del suo amico, non per l’intelligenza dei candidati.
“Dimmi un po’, tu” disse riponendo il libro sul tavolinetto al suo fianco e togliendosi anche gli occhiali “Il decotto di Helga era forse fallace?” indagò con interesse “O come tuo solito l’hai gettato senza neppure provare a fingere di berlo?”
Godric aggrottò le sopracciglia, per poi esibire un’espressione profondamente indignata. “Io non fingerei mai una cosa del genere. E comunque, la cara Hufflepuff non se n’è andata finchè non… cioè!” si corresse portandosi una mano a scompigliare la zazzera rossastra che si ostinava a definire capelli, disturbato dal sogghigno del suo amico “Perché questa domanda? Merito forse tale sospetto, messer Occhiocritico?”
“È palese che tu sia ancora ubriaco” rispose Salazar alzandosi e andando verso la finestra, per versarsi del liquore. Senza l’aiuto di un po’ d’alcool, sarebbe davvero difficile continuare a seguire questa conversazione, si disse.
“Non sono ubriaco!” protestò Godric pestando i piedi. Si arrampicò sul tavolo al centro della sala e acciambellò le gambe, fissandolo bieco. “E ne voglio uno anche io” brontolò poi.
Salazar sghignazzò, i capelli lunghi, di un biondo quasi evanescente, che sussultarono sulle sue spalle. “Ragazzino” sorrise.
“Ti ho sentito!” strepitò Godric facendogli la linguaccia. Salazar imitò la smorfia, ma il sorriso non abbandonò il suo volto.
Era anche per questo che continuava a frequentare quello scapestrato di un Gryffindor. Perché oltre ad essere ormai parte della sua vita da tanto di quel tempo che faticava a rammentare il periodo che aveva vissuto privo della sua compagnia, Godric aveva lo straordinario potere di allontanare le ombre del suo animo. Non tanto per l’aspetto da figlio di Elios, come scherzosamente amava chiamarlo Rowena, quanto per quella nobiltà d’animo, quel sorriso genuino e quell’aria allegra, entusiasta, piena di meraviglia, che sapeva catturare chiunque aveva l’occasione di conoscerlo.
Tutto il contrario del carattere di Salazar Slytherin: un tipo schivo, introspettivo, manipolatore, a tratti anche egoista. Poche erano le persone che avevano desiderato e ottenuto la sua amicizia, abbattendo i suoi pregiudizi e le sue ritrosie, eppure quello stupido di un Gryffindor non si era mai arreso, nonostante da parte del biondo non vi erano mai stati segni di apprezzamento per tutte quelle attenzioni.
Alla fine, era successo e basta. Erano diventati amici così, senza un vero perché, almeno da parte di Salazar.
Da un certo punto di vista, era stato semplice.
“Lord Slytherin!” berciò Godric fintamente scandalizzato, portandosi una mano al petto e l’altra al naso, iniziando a parlare con una vocetta stridula “Così si comporta un membro della nostra nobile famiglia? Una linguaccia? Alla sua età? Il vostro pro-pro-pro-pro-pro-pro…”
“Finito?” sbuffò Salazar. Era abituato alle prese in giro del compagno sulla sua famiglia; a detta di Godric, erano insopportabilmente tediosi e legati alle questioni dei legami di sangue e purezza della stirpe. E inoltre, il talento del rosso nell’imitare sua madre era notevolmente irritante per le povere orecchie di Salazar.
“… pro-pro-pro-pro-pro-pro…”
"Sì, ho capito, un qualche mio illustrissimo, uggioso antenato si starà rivoltando nella tomba piangendo lacrime amare, fredde come la morte e rosse come il sangue perché il suo ultimo discendente ha avuto l’ardire di scegliere un tale imbecille quale Godric Gryffindor come amico” lo zittì Salazar con un gesto vago della mano “Mi piange il cuore, la mente e persino lo stomaco. Ora, siccome so che quella tua mente bacata non ha dimenticato il nucleo di questa conversazione, torniamo al suo apice: come accidenti ti è venuta un’idea del genere da sobrio?”
Godric fece una smorfia, arrossendo leggermente. “Non ero esattamente nel pieno delle mie facoltà…” si costrinse ad ammettere, grattandosi la corta barba.
Salazar non represse la sua risata, strozzandosi con il liquido ambrato.
“Tuttavia” continuò l’amico alzando di un’ottava la voce “L’idea mi ronzava in testa già da un po’”
“So che sto per commettere un terribile sbaglio nel darti modo di continuare questa conversazione, ma perché?”
“Come perché?” esclamò Godric sgranando gli occhi. Lasciò penzolare una gamba fuori dal tavolo, iniziando ad agitare le braccia “Zarry, ti rendi conto di quello che sto dicendo? Istruire giovani menti, perfezionare la magia, migliorare! Trasformare intere generazioni di fanciulli in maghi e streghe che innalzeranno il grande nome dell’Inghilterra!” elencò, gli occhi che brillavano.
Salazar posò il bicchiere e tornò alla sua poltrona. “Primo: chiamami un’altra volta Zarry e ti affatturo” iniziò mostrando un pallido dito “Secondo: nessuno sano di mente vorrebbe che tu insegnassi ai propri figli. Nessuno, Gerry. E in conclusione, desidero conoscere qual sia il vero motivo”
Godric si morse il labbro, spostando lo sguardo verso la finestra, perdendo la sua frenesia.
Salazar lo studiò in silenzio; infine si alzò nuovamente e prese dalla dispensa un piatto d’argento finemente decorato, che porse a Godric. Lui chinò il capo osservandone il contenuto, e gli sorrise. “Pensavo li avessi buttati” disse, prendendo uno dei biscotti che Salazar gli offriva: erano bruciacchiati, duri e deformi.
Salazar alzò le spalle. “Almeno sono mangiabili. Non come quelli che mi hai propinato l’ultima volta”
Godric stiracchiò un sorriso. “La cucina non è propriamente mansione di un uomo”
“Se lo verrà a sapere Helga, o peggio ancora la Ravenclaw, non sono così certo di poter consegnare alla tua famiglia qualche brandello del tuo corpo” lo mise in guardia Salazar, tornando a sedersi riprendendo il libro.
Godric borbottò qualcosa d’ indecifrabile, rosicchiando il biscotto.
“Pueah!” sputò, guardando malissimo il dolce. “Ma sono orribili!”
L’altro alzò le spalle, addentandone uno e spezzandolo con un deciso schiocco, che Godric non seppe capire se della pastafrolla o della sua mandibola. Gli rivolse un’ulteriore smorfia di disgusto vedendolo ingoiare il boccone, prima di voltarsi verso la libreria e tacere per qualche tempo.
“L’hanno uccisa” confessò dopo un po’ Godric.
Salazar non mutò nulla nella sua espressione ma Godric sapeva che stava cercando di capire di chi parlasse. “So che non ti ricordi di lei” rispose quindi con un sorriso mesto “Parlo della bambina, quella piccina con i capelli scuri che abbiamo incontrato qualche settimana fa”
L’altro restò in silenzio.
“Aveva… forse dieci, o undici anni. Non controllava i suoi poteri molto bene, e così l’ho aiutata; tu eri in città con le ragazze, non potevi vederla. Vederci. Le ho insegnato a controllare le fiamme, e lei mi ha ringraziato con dei non-ti-scordar-di-me. Aveva una risata così genuina…”. Chiuse gli occhi un secondo, poi riprese. “Ieri sono tornato a trovarla a casa. Ma… lei non c’era più. O meglio, c’era ma era…”
“Ho capito” lo interruppe Salazar.
Lui scosse il capo, alterandosi. “Non puoi capire, Salazar. Era stata uccisa, dalla gente del villaggio! Dal suo stesso padre, capisci? E l’ha confessato lui! Ed è stata colpa mia!” gemette portandosi le mani alle tempie “Mi ha detto che la figlia gli ha mostrato il mio sortilegio, e che poteva… insomma, nei bambini si manifesta nella pueritia l’attitudine alla magia, no? Ma lei l’aveva tenuta nascosta e… e poi io…”
Salazar gli si avvicinò per posargli una mano sulla spalla. “Godric, non attribuirti colpe che non hai” gli disse semplicemente “Tu hai fatto ciò che ritenevi giusto. Se quella f… se i Babbani sono così disgustosamente superficiali e violenti, spaventanti da ciò che non si sforzano di comprendere, non puoi fartene una colpa. E la morte di Xenia non è stata colpa tua. Sarebbe successo anche senza il tuo insegnamento. Tu lei hai mostrato come controllare il fuoco: pensa se avesse perso il controllo a casa, uccidendo la sua famiglia, portandosi dietro questo peso per il resto della vita”
“Ma è stata colpa mia, dopotutto…”
“No, Godric, accidenti a te!” sbottò Salazar adirato, allontanandosi di scatto “Tu e il tuo stramaledetto vittimismo del diavolo! Non sei il salvatore dell’umanità, cerca di imprimere questo in quella tua testaccia vuota! Non dipende tutto da te, né ciò che va bene né, in particolare, ciò che va male! Quel padre sapeva dei poteri della figlia, e già da qualche tempo progettava il suo assassinio!”
Godric alzò lo sguardo e lo fissò. “Come lo sai?”
Salazar lo fissò di sbieco. “Sono il tuo migliore amico, Godric. Quando ieri mattina sei uscito di soppiatto, chi credi ti abbia seguito per far star tranquilla la tua ragazza?”
“Tu…”
“Già” sbottò Salazar “E sinceramente non capisco come tu abbia fatto a non uccidere quella feccia!”
“Beh, non è che l’abbia proprio lasciato andare via con le sue gambe” replicò Godric scaldandosi.
Salazar sbottò in una risata di scherno. “Bella risoluzione, sfidarlo a duello con quella spada e lasciarlo andare con un misero paio di graffi!” replicò l’altro, indicando con un gesto stizzito la lama dell’amico, che pendeva al suo fianco “Ma tranquillo, se può consolarti, il Babbano le sue gambe non le potrà utilizzare mai più”
Godric scattò in piedi, la bacchetta alla mano. “Cos’hai fatto, Salazar?” chiese minaccioso.
Salazar fissò la bacchetta, per poi spostarla con un gesto della mano dal suo petto. “Godric, mettila via. Sarai anche il miglior Duellante dell’Inghilterra, ma io so tenerti testa egregiamente”
“Salazar, non puoi aver…”
“Non l’ho ucciso se è questo che temi, ok? Non ho toccato l’assassino di quella povera ragazzina!” sbottò Salazar dandogli le spalle e avviandosi alla finestra “Gli ho lanciato una maledizione” ammise controvoglia “Una blanda, facilmente identificabile, che può essere tolta da qualsiasi mago o strega voglia. L’unica pecca è che l’uomo deve chiedere a un mago o a una strega di farlo, altrimenti non potrà camminare mai più da solo”
Godric rimase a fissarlo, severo. Era contro ogni tipo di violenze sui Non-Maghi, e il biondo ne era ben consapevole.
Eppure, una parte di lui era piacevolmente colpita.
Conosceva Salazar e il suo temperamento: non l’avrebbe mai ammesso, il suo amico, ma era molto, molto più istintivo di lui. Durante le azioni agiva e basta, scattando con la stessa rapidità di un serpente. E, punto di attrito tra loro, Salazar non disdegnava né l’uso della violenza né quello della morte come punizione per i torti subiti.
Per Salazar era meglio eliminare alla radice il problema, non servivano a nulla le seconde possibilità. Gli errori commessi erano indice di un dato carattere, di una determinata indole che non poteva essere modificata in alcun modo. Per il suo amico, uccidere non era mai stato un grande problema, mentre al contrario per Godric rappresentava la più grande delle paure.
Alle volte, contro la sua volontà, avrebbe davvero voluto avere la freddezza mentale, l’attitudine che il suo compagno mostrava nell’uccidere.
Eppure, nonostante le infinite discussioni sull’argomento, le litigate, i duelli, Salazar aveva punito, e non ucciso, questa volta.
E Godric sapeva perché.
Un calore piacevole, nonostante tutto, gli si propagò nel petto.
Stava per prendere la parola, quando la porta della loro stanza si aprì e una donna bionda con un ricco vestito chiaro si stagliò sulla soglia, le mani ai fianchi e l’espressione furente.
“Ma insomma!” esordì indignata “Vi rendete conto di quanto baccano state facendo?”
I suoi occhi nocciola percorsero la sala, spostandosi dalla figura del biondo, che la fissava scuro in volto dal riflesso dello specchio, al mago a lei più vicino con la bacchetta sguainata.
Fece schioccare la lingua contro il palato. “Per l’amor del cielo, Godric, rinfodera la bacchetta prima che te la faccia ingoiare. E tu, Salazar, smettila di tenere il broncio e chiedi scusa se hai fatto qualcosa”
“Io?! Ma se io non ho fatto niente!” esclamò il biondo voltandosi di scatto, stizzito. Puntò l’indice contro Godric “Prenditela con lui, Helga!”
“Io me la prendo sempre con lui, perché combina casini. Tu, che sei il tipo razionale, dovresti controllarlo” replicò quella, entrando definitivamente nella stanza.
“Cosa?!” esclamò indignato Godric “Ma…”
“Perché devo fargli da balia?” lo interruppe Salazar.
“Ehi!”
“Perché se lo faccio io, lo uccido!”
Ma Helga!
“E io che dovrei fare, secondo te? Non ascolta nessuno, è talmente ottuso
!”
Prego?! Zarry, tu sai dicendo questo di me?”
“Allora Schiantalo!”
SILENCIO!”
Le urla dei tre presenti si arrestarono mentre le loro bocche ancora si muovevano. Poi, rendendosi conto dell’incantesimo che gravava su di loro, i tre si voltarono verso la quarta figura entrata nella camera.
Rowena Ravenclaw si stagliava in tutta la sua algida altezza sulla porta, bacchetta alla mano e occhi colmi d’ira. I tre si scambiarono uno sguardo allarmato.
Godric e Salazar si avvicinarono, tentando di rimpicciolire sul posto e contemporaneamente far fronte comune contro quella calamità naturale che era la furia della Ravenclaw, mettendosi anche spalla a spalla e mostrandosi più contriti e pentiti che mai.
Alla vista, Helga alzò lo sguardo al cielo, scandendo con le labbra un “Conigli!” che non sfuggì ai due, passando poi a studiare l’amica.
“Io stavo studiando” iniziò Rowena avanzando nella saletta, ponendo l’accento con attenzione il participio “Perché non potete litigare in silenzio?”
Un gesto imperioso della bacchetta e Helga riacquistò l’uso della parola. “Rowena, io mostrerei pacatezza nello scegliere le amicizie in futuro, perché di sicuro quella di Sir Gryffindor e del suo degno compare si sono rivelate deludenti, visto che sommando le loro età mentali si rivelano essere ancora infanti” berciò Helga scontenta.
Rowena annuì. “Decisamente. Ancora non comprendo come abbiamo potuto decidere di goderci un periodo di villeggiatura tutti e quattro insieme”
“Sono salita qui perché litigavano come bambini” spiegò la donna tornando al problema “Come al solito, aggiungerei. Visto che non riuscivo a concentrarmi neanche io, sono salita a vedere”
“E ci sei finita dentro anche tu, come al solito” la rimbrottò Rowena, fulminando però solo i due uomini. “Di cosa stavate parlando, se posso?”
Il secondo a essere liberato fu Salazar, con profonda indignazione di Godric.
“Il tuo spasimante ha avuto un’ulteriore illuminazione. Fossi in te, ci penserei due volte prima di accettare la sua proposta, cara Rowena” disse Salazar, provocando in Godric un rossore diffuso. Lo stregone decise che il prossimo argomento da affrontare con il suo migliore amico sarebbe dovuto essere la cooperazione maschile, e il non infangare l’onore e i sentimenti degli amici rivelando i segreti a chiunque solo per vendetta.
“Forse hai ragione” sospirò Rowena. Godric spalancò la bocca, orripilato.
“Che ha combinato stavolta?” domandò Helga con un mezzo sorriso.
“Vuole fondare una scuola di magia” replicò Salazar indicandolo con il pollice.
“Solo magia? Pensavo più di stregoneria, conoscendo il tuo temperamento suscettibile” disse Helga.
“Non mi ha ancora illustrato tutti i dettagli, ma penso che voglia più corsi pratici che teorici” sghignazzò Salazar.
“E chi pensi potrebbe mai pensare di affidarti i propri eredi, Godric?” chiese Rowena. “Diverrebbero tutti quanti degli scavezzacollo senza controllo, salvatori della patria e guerrieri delle cause perse”
“Suvvia, Rowena, non essere severa” replicò Helga. Tra i quattro, Helga era la più forte, caratterialmente parlando, e la più giusta: era l’unica in grado di far ragionare tutti e quattro, nelle liti o nei momenti di massima euforia. Nessuno dei tre l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma era da tutti considerata una sorta di madre, indispensabile per loro.
Godric la fissò con le lacrime agli occhi, grato e impossibilitato a esprimere il suo apprezzamento.
“Voglio dire, tutti noi conosciamo il caratteraccio di Godric, ma ormai abbiamo imparato ad accettarlo. E i bambini sarebbero contenti di stare con lui, che è più immaturo di un fanciullo” continuò Helga “Forse nessuno di noi tre deciderebbe affidargli la cura del proprio erede… beh, ora come ora devo dire che hai avuto un bel coraggio nell’accettare la sua corte. Hai intenzione di avere dei figli, con lui?”
“Helga, ti sembra un argomento da trattare in pubblico?” esclamò Salazar, arricciando il naso.
“Spero di no” disse Rowena “Circe mi assista, mi sento esausta al solo pensiero…”
“Se avete finito di prendermi per i fondelli!” gridò Godric, che finalmente si era ricordato di essere un mago a sua volta e si era liberato da sé dall’incantesimo “Vorreste ascoltarmi un secondo?”
I tre gli rivolsero angelici sorrisi entusiasti.
“Falsi e bugiardi” mugugnò Godric mentre Helga prendeva posto nella poltrona di Salazar e Rowena si accovacciava accanto al camino. Salazar si appoggiò alla libreria, e lo invitò a procedere con un gesto della mano e un ghigno di sfida.
Godric assottigliò gli occhi e puntò l’indice contro di lui; l’amico sollevò i palmi delle mani, chiedendo venia.
“Dunque… la mia intenzione è semplice. Voglio… pensavo di fondare una scuola di magia e stregoneria, dove accogliere le giovani streghe e i giovani maghi, allenandoli e insegnando loro come controllare i propri poteri, e avviandoli a una giusta carriera nel nostro mondo”
Scrutò il pubblico uno per uno, poi batté i palmi per dissimulare l’ansia. “Beh? Opinioni? Pareri?”
Rowena si voltò verso Helga. “Ma ha preso il…?”
“Non sono ubriaco!” urlò Godric arrossendo, mentre Salazar scoppiava a ridere tanto forte da spaventare il gufo reale fino a quel momento addormentato sull’armadio.
Helga alzò una mano, facendo zittire le proteste ma non la risata del biondo. “Non è una brutta idea, invece” lo appoggiò cauta “Solo, non credo assolutamente che tu, da solo, possa farcela”
“Solo? No! Cioè, ma non avete capito?” si infervorò Godric “Noi quattro! Noi quattro, tutti insieme!”
Le due si scambiarono uno sguardo di muta sorpresa, voltandosi verso Salazar successivamente; questi scrollò le spalle, come a dire che fosse una cosa implicita.
Godric continuò di getto. “Helga, tu qui dentro sei quella che più di tutti potrebbe essere considerata una buona tutrice. Inoltre sei la miglior Pozionista che la nostra patria conosca da quattrocento anni. Per non parlare della facilità con cui ti occupi degli animali… E tu, mia meravigliosa Rowena!” esclamò passando alla strega corvina, che lo fissava con un mezzo sorriso sul volto, afferrandole la mano. “Nessuno, nessuno è più eccelso di te nell’arte della Trasfigurazione, o nello studio dei movimenti celesti. E la tua sete di sapere è pressoché infinita. La tua mente è fine e acuta, tanto da aver meritato l’appellativi di Sapiente. Immagini come potrebbe essere immensa la gioia nel far crescere mille e mille ragazzi secondo i tuoi insegnamenti?”
“E poi tu, Salazar, amico mio!” esclamò con entusiasmo, avvicinandosi all’uomo “Non c’è persona più dotata di te negli Incantesimi, o più interessata all’uso delle piante, o all’indagine delle forze bianche contro quelle oscure! Per non parlare del tuo talento nel volo!” disse con orgoglio, strappando un mezzo sorriso all’amico.
“Pensate, potreste fare cose straordinarie! Influenzare generazioni e generazioni!”
“E tu?” intervenne divertito Salazar “Ti sei scordato i tuoi talenti, quando non passa giorno che tu non ce ne renda partecipe?”
“Beh… io so lottare. E parlare diverse lingue” disse Godric, riflettendoci attentamente. “Credo sia tutto, se si esclude la mia innata capacità di cacciarmi nei guai”
“Sei un più che valido Pozionista anche tu, Ric” lo incoraggiò Helga “E conosci le piante tanto quanto Salazar”
“Mi ha insegnato lui, in realtà” ammise il rosso.
“Sei uno dei più grandi oppositori della magia oscura” interenne Salazar con un sorriso “E uno stregone tra i più eccelsi”
“E hai inventato più incantesimi tu, da solo, che noi tre messi insieme” concluse Rowena “Non disprezzare i tuoi reali doni, Godric”
“Sei l’anima del nostro gruppo” concluse Salazar con un sorriso sincero “Un’anima sciocca, irascibile e purtroppo per noi, insostituibile”
“Già, se mai dovessimo fondare una tale scuola, sicuramente saresti il preside” lo blandì Helga. Godric la guardò con profondo orrore, scuotendo il capo. “E lei, messer Salazar, non si tenga quel buon vecchio barricato tutto per lei e me ne versi una dose abbondante”
“Subito, domina” sghignazzò quello con un breve inchino.
“Quindi?” chiese entusiasta Godric “Siete d’accordo?”
Rowena alzò gli occhi al cielo, ma sorrise e gli si accostò, carezzandogli il braccio. “Non è così facile, caro” lo riprese saccente, sorridendo “Prima dovremmo trovare un luogo opportuno…”
“Mi mancano le forze al solo pensiero” disse Helga prendendo il bicchiere dalle mani del compagno “Non solo per le ricerche di un siffatto sito, che dev’essere protetto e lontano dai centri urbani, ma anche per i milioni d’incantesimi protettivi da applicarvi, quelli per renderlo accessibile…”
“Per non parlare di come rendere nota l’esistenza di tale luogo” concordò Salazar “Non mi sembrerebbe opportuno emanare un bando, o sbaglio? Penso che segretezza debba essere la nostra parola d’ordine, per tutelare i nostri studenti”
Godric lo fissò un momento, poi annuì al suo indirizzo. Salazar replicò il gesto e poi si sedette al tavolo, penna e pergamena strette tra le mani.
“E le lezioni? E la selezione degli studenti?” rifletté Rowena, pensierosa. “Ognuno di noi ha doti particolari, ma non credo sia utile per la formazione di un mago completo studiare semplicemente le materie del loro precettore. Noi tutti abbiamo avuto un’educazione completa, no?”
“Sì, ma dai nostri tutori, che ci seguivano personalmente” replicò Godric “No, la cosa migliore è che tutti noi insegnassimo a tutti”
“Sarebbe uno spreco di tempo e di energie, Ric” lo contraddisse Helga “Ognuno di noi dovrebbe avere un piccolo gruppo che lo segua e cui dedicarsi. Non pensare che sia così facile badare a degli infanti”
“Beh, potremmo insegnare a turno a tutti i gruppi” propose l’uomo “Con un piano ben organizzato, e con pochi studenti alla volta… una ventina, massimo trenta scelti personalmente da noi”
“In base a cosa?” chiese Helga.
“Nessuno sceglie con imparzialità nella vita, cara amica” disse saggiamente l’altra “Ognuno di noi sceglierà in base alle anime che sentirà più affine”
“Non sono d’accordo” rispose Helga “A tutti va data una possibilità, se mostra volontà e impegno”
Godric, suo malgrado, chinò il capo. “Non saprei… io preferirei insegnare a chi è disposto a lottare con unghie e con i denti per ciò in cui crede” ammise “Non concepisco atti di codarderia…”
“Alle volte, la viltà è l’unico modo che si ha per agire saggiamente” intervenne Rowena.
“Concordo” replicò Salazar “Se tu fossi stato vile, quando hai affrontato quell’Acromantula, non avresti passato otto mesi al letto lottando contro la morte”
Il rosso fece per aprire bocca ma la richiuse. Sapeva che l’episodio bruciava ancora nel cuore dell’amico, che l’aveva visto quasi morire davanti ai suoi occhi. Spesso si chiedeva cosa avrebbe mai potuto provare lui a parti invertite, e ogni volta era una stilettata al cuore.
Rowena porse anche a lui un bicchiere, per poi portarne uno a Salazar. “Beh, che dire, Sir Gryffindor: credo che sia la prima volta che il suo intelletto partorisce un qualcosa di sensato e realizzabile”
“Molto gentile da parte sua, caro il mio DonodelCielo” replicò lui alzando il calice.
Passò in rassegna i suoi compagni, poi sorrise. “Quindi, è fatta. Si fonda una Scuola”
“Eccolo che riparte” sospirò Helga con un sorriso affettuoso.
Rowena rise, allegra. “Finiamo questa vacanza, Godric. Dopo, se non vorrai andare a caccia di draghi e sarai ancora della stessa opinione, ci rifletteremo seriamente”
L’uomo nascose il broncio nel suo bicchiere. “Però sarebbe bello…” bofonchiò, mentre le due donne iniziavano una nuova discussione sulle ultime ricerche di Rowena.
Godric si avvicinò a Salazar, ancora intento a tracciare righe scure sul foglio. Spiò i suoi progressi da sopra la sua spalla, e incuriosito domandò cosa fosse.
Salazar sorrise. “La nostra scuola” spiegò, mostrando uno schizzò accurato di uno strano castello tutto torri e torrette, che troneggiava da un’altura su un lago.
Godric rise di cuore. “Mi piace! Ma non dovremmo scegliere tutti insieme il nome?”
“O scelgo il nome della scuola, o quello dei tuoi figli” lo minacciò scherzosamente Salazar.
La risata del rosso crebbe d’intensità, facendo voltare anche le due dame.
Sollevò il calice per brindare, fissando l’amico negli occhi.
“A Hogwarts” proclamò solenne “Con la speranza che divenga reale”
“E che sia per sempre una casa, per chiunque ne abbia bisogno” concluse Salazar, facendo toccare i due calici con un luccichio divertito nelle iridi scure.

 

L’Angolino che Vorrei:
Buonsalve a chiunque sia arrivato sin qui.
Mio primo scritto completo su questo splendido fandom con cui sono cresciuta, e mio primo reale contatto con personaggi “secondari” di tale grandezza come i Quattro Fondatori.
Salazar è la babysitter di Godric, Rowena è il sogno dei sogni di Godric e Helga la sorella maggiore di Godric: il fatto che Zarry lo definisca il cuore del gruppo è probabilmente dovuto agli infarti che con le sue stronzate avventure fa provare a tutti e tre.
Gryffindor&Slytherin Best Friend 4ever è sempre stato un pallino fisso nel mio cervello, e finalmente gli ho dato sfogo. Il perché Godric mi ricordi caratterialmente James Potter rimarrà un mistero, ma vabbbbeh. Gli accenni lievi alla RowenaxGodric sono venuti fuori dal Cappello Parlante, mentre spero di aver reso i caratteri di ciascuno di loro con chiarezza: già da queste righe si vedono i differenti tipi di approcci e di qualità ricercate dai quattro, motivi che porteranno in seguito alla distruzione del gruppo. Inoltre, sono decisamente e volutemente infantili,  modellati  con sottofondo musicale de  L'Ordine della Fenice.
Rowena e Salazar li ho sempre ritenuti più simili di quanto non appaiano; mi piaceva l’idea di imparentarli in qualche modo (tra le chiacchiere preparatorie, è venuta fuori anche l’ipotesi di una parentela comune con Merlino). I soprannomi vari, tra cui Zarry e Gerry sono un omaggio ai nomi in codice delle mie amiche.
Xenia, “doni per gli ospiti” dei Saturnali latini, viene fuori da un vecchio scritto; Salazar sa di lei perché è un Legimes, e perché ha assistito allo scontro tra Godric e il padre della ragazza. Non mette al corrente del reale motivo le due donne perché conosce Godric “da una vita” e sa che non vuole che le sue debolezze e le sue ansie siano messe a nudo, ma si vendica sbandierando i sentimenti di Rowena. Forse la motivazione del Campione  è il semplice desiderio di  purificare la propria coscenza, ma solo Zarry potrà saperlo.
Tra parentesi, il concetto di Hogwarts=casa per lo Slytherin è dovuto al fatto che non ha mai considerato la propria famiglia come tale. La sua casa sono i suoi quattro amici, e la sua cameretta è Godric, un classico.
Vorrei tanto continuare a scrivere di questo quartetto, ma non assicuro nulla. Per ora devo dedicarmi a un esperimento creativo sempre su questo fandom.
Purtroppo, il disegno iniziale NON E' mio, ma l'ho trovato grazie al sito ZEROCHAN.NET
Sono ben accetti critiche, idee, consigli e domande, al fine di perfezionare questi quattro Campioni.
E che le immortali parole del Preside Dumbledore “Nitwit! Blubber! Oddment! Tweak!” guidino le nostre azioni.

Marzia

  
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