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Autore: KellyWatchTheStars    20/07/2013    1 recensioni
Madre e figlio decidono di trascorrere le vacanze estive in una villetta vicino al mare, ma non tutto è tranquillo come appare.
Dal secondo capitolo:
« Hai sentito anche tu? » sussurrò impaurito.
La madre annuì. Qualcosa vicino a loro si stava muovendo. Marco accese la luce del telefonino e la
indirizzò verso il luogo dal quale proveniva il rumore. Si notava chiaramente che c’era qualcosa, o
forse qualcuno, in mezzo all’erba incolta. Rabbrividì ripensando agli occhi che aveva visto quel
pomeriggio, attraverso le persiane aperte.
Genere: Horror, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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IL SEGRETO DELL’ESTATE

 

 

Ho ripubblicato la storia visto che ieri mi sono accorta che ne mancava una buona parte. Spero non ci siano altri problemi, buona lettura!

 

 

CAPITOLO UNO

 

Marco si sporse appena dal finestrino dell’auto, scorgendo in lontananza la casa che la madre aveva preso

in affitto e nella quale sarebbero rimasti per tutte le vacanze estive, sino al rientro a scuola. Sentì il sole

delle due del pomeriggio picchiare sulla sua testa, e un vento caldo accarezzargli le guance tonde e

spettinargli i capelli lisci e biondi; chiuse un attimo gli occhi godendosi l’aria tiepida e lasciandosi

trasportare dalle note della canzone “Estate” dei Negramaro.

 « Ehi, non sporgerti troppo! » lò richiamò bruscamente Stefania. Si girò a guardarla e un sorriso si

dipinse immediatamente sul suo volto pieno, sentendo la madre che aveva ripreso a cantare a squarciagola

la sua canzone preferita.

Appena arrivati Marco scese dall’auto stiracchiandosi, un po’ assonnato e con i muscoli intorpiditi a causa

del lungo viaggio; si guardò attorno incuriosito: la casa era circondata da un grande giardino un po’ in

disordine, l’erba era molto alta e qualche vecchio gioco giaceva abbandonato per terra, segno che un

tempo una famiglia con dei bambini aveva abitato lì.

Era la prima settimana di luglio e il caldo torrido diventava sempre più insopportabile; fortunatamente la

casa era a pochi metri dalla spiaggia, così avrebbero potuto raggiungerla tranquillamente a piedi. La via

dove si trovavano era piuttosto isolata, c’erano soltanto altre tre villette oltre alla loro e in giro non c’era

nessuno.

« Marco che fai lì fermo? Vieni ad aiutarmi piuttosto! »  gridò la madre, mentre scaricava l’auto.

« Arrivo, arrivo » sbuffò raggiungendola.

« Bè, come ti sembra? Ti piace? » gli chiese Stefania, porgendogli uno scatolone.

 « Sì, è carina…solo che… »

« Solo che? »

« Bè, non conosco nessuno qui mamma… »

« Oh, non ti preoccupare! Vedrai che ti farai un sacco di amici…e poi ci sono io, no? »

«Si certo. » la assecondò lui senza troppa convinzione.

Avrebbe voluto replicare che ormai aveva tredici anni, e che era un po’ troppo grande per stare sempre

attaccato a lei, ma sapeva che era inutile discutere con sua madre. Soprattutto dopo che suo padre se n’era

andato di casa, lasciandoli con un semplice biglietto dove aveva scritto che gli dispiaceva molto, ma

purtroppo si era innamorato di un’altra. Erano passati ormai tre mesi e, oltre a qualche telefonata, non si

era più fatto sentire. Stefania non aveva pianto, né fatto scenate o qualunque altra cosa ci si aspetti da una

donna tradita e abbandonata dal marito. Si era semplicemente limitata ad affermare che era uno stronzo e

a bruciare il biglietto.

Passarono l’intero pomeriggio a pulire e riordinare. La casa aveva numerose stanze ed era molto più grande

di quanto ci si sarebbe aspettato vedendola dall’esterno: la cucina era piuttosto spaziosa, così come il

bagno e la camera da letto; al piano superiore c’erano un piccolo stanzino, un altro bagno e una camera con

una scrivania e un letto singolo.  Marco aprì la finestra della camera e si affacciò: da lì poteva benissimo

vedere il giardino della casa dietro la loro; sembrava come abbandonata, l’erba cresceva alta e indisturbata,

i muri erano sporchi e scrostati e anche le persiane erano tutte socchiuse e malandate. Proprio mentre 

stava per richiudere la finestra una delle persiane si aprì con uno scatto. Dalle fessure vide due occhi cerulei

e inquietanti spuntare e rivolgersi proprio verso di lui. Marco sussultò preso alla sprovvista. Voleva ritrarsi 

ma nello stesso tempo non riusciva a staccare lo sguardo da quegli occhi vitrei e inespressivi che lo

fissavano.

« Marco scendi! La cena è pronta! » lo chiamò Stefania dalla cucina. Richiamato dalla madre, finalmente

Marco riuscì a distogliere lo sguardo e ad allontanarsi dalla finestra, che chiuse in tutta fretta. Si mise una

mano fredda sul petto, sentiva il suo cuore battere all’impazzata per lo spavento. Un leggero brivido gli

percorse la schiena, mentre ripensava a quegli occhi che lo scrutavano dalla persiana.

Chi diavolo poteva essere per spaventarlo in quel modo con una semplice occhiata? Si chiese tra sé,

precipitandosi giù per le scale.

  
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