IL SEGRETO DELL’ESTATE
Ho ripubblicato la storia visto che ieri mi sono accorta che ne mancava una buona parte. Spero non ci siano altri problemi, buona lettura!
CAPITOLO UNO
Marco si sporse appena dal finestrino dell’auto, scorgendo in lontananza la casa che la madre aveva preso
in affitto e nella quale sarebbero rimasti per tutte le vacanze estive, sino al rientro a scuola. Sentì il sole
delle due del pomeriggio picchiare sulla sua testa, e un vento caldo accarezzargli le guance tonde e
spettinargli i capelli lisci e biondi; chiuse un attimo gli occhi godendosi l’aria tiepida e lasciandosi
trasportare dalle note della canzone “Estate” dei Negramaro.
« Ehi, non sporgerti troppo! » lò richiamò bruscamente Stefania. Si girò a guardarla e un sorriso si
dipinse immediatamente sul suo volto pieno, sentendo la madre che aveva ripreso a cantare a squarciagola
la sua canzone preferita.
Appena arrivati Marco scese dall’auto stiracchiandosi, un po’ assonnato e con i muscoli intorpiditi a causa
del lungo viaggio; si guardò attorno incuriosito: la casa era circondata da un grande giardino un po’ in
disordine, l’erba era molto alta e qualche vecchio gioco giaceva abbandonato per terra, segno che un
tempo una famiglia con dei bambini aveva abitato lì.
Era la prima settimana di luglio e il caldo torrido diventava sempre più insopportabile; fortunatamente la
casa era a pochi metri dalla spiaggia, così avrebbero potuto raggiungerla tranquillamente a piedi. La via
dove si trovavano era piuttosto isolata, c’erano soltanto altre tre villette oltre alla loro e in giro non c’era
nessuno.
« Marco che fai lì fermo? Vieni ad aiutarmi piuttosto! » gridò la madre, mentre scaricava l’auto.
« Arrivo, arrivo » sbuffò raggiungendola.
« Bè, come ti sembra? Ti piace? » gli chiese Stefania, porgendogli uno scatolone.
« Sì, è carina…solo che… »
« Solo che? »
« Bè, non conosco nessuno qui mamma… »
« Oh, non ti preoccupare! Vedrai che ti farai un sacco di amici…e poi ci sono io, no? »
«Si certo. » la assecondò lui senza troppa convinzione.
Avrebbe voluto replicare che ormai aveva tredici anni, e che era un po’ troppo grande per stare sempre
attaccato a lei, ma sapeva che era inutile discutere con sua madre. Soprattutto dopo che suo padre se n’era
andato di casa, lasciandoli con un semplice biglietto dove aveva scritto che gli dispiaceva molto, ma
purtroppo si era innamorato di un’altra. Erano passati ormai tre mesi e, oltre a qualche telefonata, non si
era più fatto sentire. Stefania non aveva pianto, né fatto scenate o qualunque altra cosa ci si aspetti da una
donna tradita e abbandonata dal marito. Si era semplicemente limitata ad affermare che era uno stronzo e
a bruciare il biglietto.
Passarono l’intero pomeriggio a pulire e riordinare. La casa aveva numerose stanze ed era molto più grande
di quanto ci si sarebbe aspettato vedendola dall’esterno: la cucina era piuttosto spaziosa, così come il
bagno e la camera da letto; al piano superiore c’erano un piccolo stanzino, un altro bagno e una camera con
una scrivania e un letto singolo. Marco aprì la finestra della camera e si affacciò: da lì poteva benissimo
vedere il giardino della casa dietro la loro; sembrava come abbandonata, l’erba cresceva alta e indisturbata,
i muri erano sporchi e scrostati e anche le persiane erano tutte socchiuse e malandate. Proprio mentre
stava per richiudere la finestra una delle persiane si aprì con uno scatto. Dalle fessure vide due occhi cerulei
e inquietanti spuntare e rivolgersi proprio verso di lui. Marco sussultò preso alla sprovvista. Voleva ritrarsi
ma nello stesso tempo non riusciva a staccare lo sguardo da quegli occhi vitrei e inespressivi che lo
fissavano.
« Marco scendi! La cena è pronta! » lo chiamò Stefania dalla cucina. Richiamato dalla madre, finalmente
Marco riuscì a distogliere lo sguardo e ad allontanarsi dalla finestra, che chiuse in tutta fretta. Si mise una
mano fredda sul petto, sentiva il suo cuore battere all’impazzata per lo spavento. Un leggero brivido gli
percorse la schiena, mentre ripensava a quegli occhi che lo scrutavano dalla persiana.
Chi diavolo poteva essere per spaventarlo in quel modo con una semplice occhiata? Si chiese tra sé,
precipitandosi giù per le scale.