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Autore: W A R R I O R    20/07/2013    55 recensioni
Sulla prima pagina della nostra storia
il futuro sembrava così brillante.
Ma poi tutto si è trasformato in un incubo.
Anche gli angeli hanno i loro progetti malvagi e tu li porti a nuovi estremi.
Ma sarai sempre il mio eroe, nonostante hai perso la testa.
Resti li a non fare altro che guardarmi bruciare,
ma va bene perché amo il modo in cui fa male.
Resti li a non fare altro a sentirmi piangere,
ma va bene perché amo il modo in cui menti.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologue

 

 

 

Just gonna stand there

And watch me

 Burn.

 

 

 

                                                                                                                                                        

                                                                                                                    Holmes  Chapel        

                                                                                                                                                                                           1800.   

 

 

 

Cassandra se ne stava rannicchiata sul davanzale della finestra, guardando il cielo che si era colorato di una leggerissima pennellata di grigio scuro.
Solo qualche ora prima nella piccola e antica Holmes Chapel splendeva un’abbagliante sole che illuminava le numerose stradine della sua città natale.

Era incredibile come in poche ore, all’orizzonte si erano raggruppate un’insieme di nuvole cariche di pioggia che segnavano l’inizio di una burrascosa tempesta.
Riusciva perfino a sentire il rombo dei tuoni in lontananza, se faceva ricorso al suo udito super sviluppato, e riusciva a scorgere quella leggera luce azzurrina che emanavano i lampi quando brillavano nel cielo.

Al di fuori della mura della sua dimora Cassandra udiva la voce delle madri ,preoccupate , che intimavano ai loro figli di rientrare in casa mentre i loro mariti borbottavano  parole che, nonostante la lontananza, riusciva a capire perfettamente.

<< Mai vista una cosa del genere >> disse un signore sulla cinquantina rivolgendosi  ai suoi compagni, che osservavano  il cielo con una nota di preoccupazione nei loro occhi.
Cassandra constatò che avevano ragione, il cielo non era mai cambiato nel giro di così poche ore, almeno che non fosse lei a volerlo.

Continuò a tenere gli occhi fissi oltre il sottile strato di vetro che la separava dal mondo esterno, guardando le madri che rientravano in casa mano per mano con i loro figli,  che salutavano gli amici e correvano al sicuro, preparandosi all’imminente tempesta che si sarebbe abbattuta sulla cittadina di Holmes Chapel, città che l’aveva vista crescere e diventare una donna adulta e determinata.

Ormai le nuvole avevano completamente inghiottito quei pochi raggi di sole che s’intravedevano qualche minuto fa, lasciando spazio a un cielo fitto di nuvole scure e nere.

La ragazza sentì l’odore di terra bagnata, mentre il cielo nero veniva illuminato da una leggera luce tremolante azzurrina seguita da un rimbombo.

La pioggia si abbatté furiosa sui vetri della sua finestra coprendole la visuale del paesaggio fuori casa sua , come se volesse avvisarla che stesse succedere qualcosa di brutto, che avrebbe per sempre cambiato il destino del mondo.

Un bagliore più forte degli altri, fortunatamente, la fece distrarre dai suoi pensieri che avevano preso una strada che sarebbe stato meglio non percorrere.
Poggiò le mani sul freddo davanzale di marmo, avvicinando di più il viso al vetro della finestra.
Nonostante la pioggia si abbattesse furiosamente sul vetro, lei riuscì a distinguere perfettamente la saetta che si stagliava all’orizzonte.

Emanava una luce verde accecante mai vista prima, che in poco tempo si espanse in tutto il cielo colorandolo di questo colore inaspettato.

Verde come i suoi occhi.

<< Edward >> sputò a denti stretti, mentre la tremolante luce verde improvvisamente si spense, come se  quel nome fosse la risposta corretta a tutti i suoi dubbi, lasciando posto ad un boato che fece tremare leggermente i vetri della finestra.

Mise i piedi nudi sul pavimento freddo, mentre il vestitino viola di lino le scivolava grazioso sui fianchi dandole quell’aria da innocente e innocua ragazza che tutti credevano che fosse.

Ignorando il groppo che gli si era formato in gola, uscì velocemente dalla sua stanza, lasciandosi alle spalle quello spettacolo innaturale di una tempesta mai stata così violenta.

Le sue gambe si mossero sole, come se sapessero già dove la ragazza volesse andare, e la portarono velocemente alla fine delle scale, troppo velocemente per un essere umano.
Arrivò all entrata del grande salotto arredato con un grande divano rosso al centro della stanza, due poltrone ai lati del divano del medesimo colore. Le pareti erano di un rosa chiaro, decorate con alcuni quadri che ritraevano i componenti della sua ‘’famiglia’’.
Seduta sul divano c’era la sua migliore amica. Erano uguali in tutti i punti di vista: sia caratterialmente, che esteticamente. Erano due gocce d’acqua e chi non le conoscesse le avrebbe potute scambiare benissimo per sorelle.

Si conoscevano da quando erano in fasce, visto che le loro famiglie si frequentavano assiduamente.

Lei l’aveva aiutata a gestire e accettare ciò che fosse, senza etichettarla come la ragazza pericolosa o diversa, come invece veniva definita giù in paese fra i ranghi alti.
Per questo Cassandra ringraziava silenziosamente l’amica, per esserle stata vicino ed averla aiutata moltissimo.
<< Lilian... >> iniziò Cassandra con la voce che le tremava per l’ansia.
<< é di sopra >> le confessò sapendo già cosa dovesse chiederle, non staccando gli occhi dall’ interessantissimo libro che stava leggendo.
Cassandra annuì tra sè e sè, voltandole le spalle e salendo nuovamente  le scale.
<< Buona fortuna >> sentì sussurrare dalla sua migliore amica, ma era tardi per girarsi indietro e risponderle, poiché fosse arrivata alla porta della sua camera.
Non bussò nemmeno, la aprì di scatto, affidando nel fatto che lui sapesse che lei fosse arrivata.

La camera di Edward era tutta sottosopra, c’erano vestiti dappertutto, il letto era disfatto e le lenzuola erano state buttate per terra sul parquet di legno della camera. Le ante centrali del grande armadio, anche esso di legno, erano aperte ed Edward ci era completamente infilato, ma nonostante fosse girato di spalle sapeva perfettamente che lei fosse appena entrata in camera.

Strinse leggermente i denti, facendo finta di niente, continuando a togliere i vestiti dall’armadio e riponendoli nella valigia con cura e ben piegati.

<< Non puoi farlo davvero >> disse la ragazza, stringendo i pugni ed avvicinandosi al ragazzo di spalle.

Edward non si scompose, ma sapeva che ciò che stesse per fare l’avrebbe per sempre separato da lei. Ma non c’era altra soluzione. Aveva troppo paura di farle del male, e non saper controllare il mostro in cui l’avevano trasformato e non poteva permettere di fare del male a lei. Alla ragazza che amava, e alla quale era strettamente legato.
Sospirando si alzò dal pavimento girandosi verso la ragazza che era appoggiata alla porta.

<< Non c’è altra soluzione >> la guardò negli occhi perdendocisi dentro, come successe la prima volta che si erano incontrati.

<< Ti proteggerò >> disse a bassa voce la ragazza prendendogli il viso fra le mani, mentre il suo cuore incominciava a battere come succedeva ogni volta che si toccavano, che si guardavano, o che si baciavano.

E per lei era strano provare quel genere di sentimenti umani ; era strano per una ragazza come lei innamorarsi e dipendere completamente da lui, nel vero senso della parola.

Per una ragazza come lei, era ‘’vietato’’ innamorarsi poiché comportava gravi conseguenze, come quella alla quale stava assistendo.

Lei l’avrebbe protetto a costo della sua stessa vita, pur di non farlo andare via. Lui era il suo punto debole, ma anche la sua forza senza di lui sarebbe stata vulnerabile, in balia di tutte quelle persone che volevano ucciderla per ereditare i suoi grandi poteri. Ma non le importava morire, voleva solo stare al sicuro tra le braccia del suo Edward , baciarlo fin quando non si sarebbero screpolate le labbra, e farci l’amore fin quando non fosse sudata e sazia di lui.

<< So, che lo faresti, ma non posso  rischiare di perderti >> le disse con la voce più dolce che potesse avere, nonostante il mostro stesse già iniziando a formarsi dentro di lui.  Si avvicinò di più a lei, attaccando il suo copro al muro mentre le sfiorava le labbra con la lingua.  
La sentì fremere contro di lui e ridacchiò leggermente contento che gli facesse sempre lo stesso effetto.
Le tolse una ciocca di capelli dalla fronte, riponendola dolcemente dietro l’orecchio.

<< Promettimi che non farai niente per fermarmi >> le sussurrò nell’orecchio, mordicchiandone leggermente il lobo, per cercare di distoglierla dal suo intento, quello di non lasciarlo andare via.

<< Te lo prometto >> disse a malincuore lei, mentre il ragazzo scese a baciarle la pelle candida del suo collo. Si appropriò delle sue labbra rosse, che risaltavano la sua pelle bianca, assaporandole e facendo scontrare quasi subito le loro lingue, godendosi quel bacio come se fosse l’ultimo.

La ragazza affondò le mani tra i suoi capelli, massaggiandoli alla radice, facendolo attaccare maggiormente al suo corpo, incastrato fra quello di lui e il muro alle sue spalle.

Tempo scaduto, allontanati da lei.

Il ragazzo si allontanò bruscamente dal suo corpo, come se una forza invisibile li avesse appena separati, stringendo i pungi e digrignando i denti mentre i suoi occhi cambiavano radicalmente colore e non passarono di certo inosservati alla ragazza.
Allarmata si avvicinò al ragazzo prendendogli il viso fra le mani, trovando la sua pelle sorprendentemente fredda, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

<< é tutta colpa mia >> sussurrò mentre lacrime silenziose le rigavano il viso.

Il briciolo di rabbia che era in circolo nel corpo di Edward svanì, non appena vide la ragazza in lacrime.
Vincendo quella forza invisibile che impediva a entrambi di avvicinarsi, Edward la strinse velocemente al suo petto, accarezzandole i capelli e sussurrandole parole dolci all orecchio cercando di farla smettere di piangere.

Odiava quando piangeva, perché sapeva che non poteva fare niente per consolarla e per questo si sentiva impotente davanti alle sue lacrime. Dopotutto era lui implicitamente il motivo delle sue lacrime, lui la stava lasciando, nonostante le avesse promesso che sarebbe rimasto per sempre con lei, di amarla e di asciugare le sue lacrime. Si sentiva uno schifo al solo pensiero di abbandonarla  di non poterla proteggere, di non poterla tenere al sicuro fra le sue braccia, nonostante sapesse che fosse in grado di difendersi benissimo sola.

Come potevano separarli? Come poteva il destino essere  così crudele con loro? Come si faceva a dividere due parti di una stessa medaglia?

Tutto questo era assurdo, quasi impossibile. Eppure era tutto fottutamente vero. Non era un sogno, anche se desideravano che lo fosse,  loro stavano davvero per separarsi, per lasciarsi andare.
Vieni, ti sto aspettando.

Il ragazzo sospirò affranto, combattendo nuovamente contro quella presenza fastidiosa che cercava di dividerli, abbassando lo sguardo verso la ragazza che era accoccolata tra le sue braccia, per fortuna senza versare più lacrime.

<< Cassandra ...>>
<< Lo so >> lo interruppe la ragazza staccandosi velocemente da lui e assumendo quell’atteggiamento freddo e distaccato contro il ragazzo, una parte di se stessa.
<< Forza va >> si rivolse ad Edward con tono duro e deciso, nonostante lui sapesse benissimo che dentro di se il suo cuore si stesse sgretolando, diventando polvere ed era solo sua la colpa. << Vattene! >> urlò questa volta la ragazza, stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche.
Edward si chinò sulle ginocchia, chiudendo la valigia e prendendola velocemente in mano. A passi lenti si avvicinò alla ragazza, facendola indietreggiare e facendola finire nuovamente spalle al muro.
<< Mi dispiace, piccola >> le sussurrò strusciando le loro labbra, implorandole di toccare la sua pelle un’ultima volta.
La ragazza lo accontentò attorcigliando le mani intorno al suo  collo, massaggiandoglielo con entrambe , gesto che lo fece sospirare di piacere.
<< Va tutto bene, Edward. Adesso vai >> gli disse sfuggendo ad una mano che aveva cercato di afferrarla e di portarla nuovamente vicino a lui.
Gettò un’occhiata preoccupata alla finestra alle loro spalle, notando un cielo completamente nero caratterizzato da pioggia  e vento contemporaneamente.

Il ragazzo allora le rubò un veloce bacio sulle labbra, che fecero aprire Cassandra in uno splendido sorriso che mandò il cervello di lui completamente in tilt.

<< Edward >> lo richiamò bloccandolo da un polso, prima che lui facesse un’altro passo e uscisse da quella stanza.
Si girò verso di lei con uno sguardo confuso e speranzoso. E quello che sentì uscire da quelle labbra perfette, era proprio quello che aveva bisogno di sentirsi dire.

<< Ti amo >> le confessò, finalmente. Il ragazzo sorrise girandosi e uscendo a malincuore da quella stanza, lasciandosi alle spalle la sua ragione di vita.

Anch’io, amore mio. Anch’io.

La porta si chiuse con un tonfo, lasciando la ragazza sola e con un improvviso senso di vuoto alla bocca dello stomaco . Fece alcuni passi, dirigendosi verso la piccola finestrella della camera di Edward che dava su una delle stradine secondarie del paesino. Un filmine squarciò quel inquietante silenzio che si era venuto a creare in quella stanza. Contemporaneamente al fulmine, susseguì un forte boato che fece tremare non solo i vetri della finestra, ma anche il lampadario di cristallo al di sopra di lei e una specchiera posta al di lato del grande letto matrimoniale nel centro dell’ ampia stanza.

Si allontanò quasi subito dalla finestra, mentre frastornata e confusa si appoggiò alla porta di legno, guardando la camera con occhi assenti e spenti.  Le lacrime cominciarono a rigarle nuovamente il viso, mentre il loro ultimo momento insieme le si mostrava in testa come piccoli pezzetti di un film senza il lieto fine, il loro lieto fine. Quello che avevano sognato da sempre, quello in cui avrebbero voluto viverci insieme per sempre.

Eppure lui le era sembrato così calmo quando stava l’aveva guardata negli occhi. Anzi le era sembrato perfino felice di andarsene, di allontanarsi da lei, come se tutto questo non gli importasse, come se le promesse che le aveva fatto non contassero niente in quel momento per lui.

Si erano detti che avrebbero affrontato qualsiasi problema insieme, senza mai permettere agli ostacoli che avrebbero incontrato sulla loro strada di separarli, mentre invece lui ora stava scappando, scappando da lei, senza nemmeno un minimo di rimpianto negli occhi.
La rabbia, la solitudine e la disperazione presero il sopravvento in lei, e si fecero strada in tutto il suo corpo. Cassandra incominciò a tremare, il suo corpo emanava energia che aumentava secondo per secondo.
Improvvisamente una sfera di luce bianca  si espanse nella stanza, distruggendo ogni oggetto di quella camera, che racchiudeva troppi ricordi da poterli sopportare.

La luce bianca improvvisamente svanì, lasciando posto ad un senso di vuoto così forte da riuscirlo a  sentire sulla propria pelle. Cassandra cadde a terra con un tonfo  stremata e stanca, cercando di fare tornare il suo respiro leggermente affannato normale.

Il letto, la scrivania, i muri della stanza, era tutto in mille pezzi, distrutto così come i suoi sentimenti per lui e il loro legame. Tutto si era dissolto in pochi minuti come se non fosse mai esistito.

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                 

 

                                                                                                                                                 

 

 

 

                                                                                                                                       Holmes Chapel

 1810

                                                                                                                                                 

 

 

<< Non allontanatevi troppo! >> urlò preoccupata la ragazza alle due bambine che si erano allontanate, correndo, dai loro genitori con un sorrisetto furbo dipinto sulle labbra.

<<  Ti preoccupi troppo tesoro, rilassati  >> il tentativo di Zac, suo fidanzato e padre delle due bambine, di calmarla fu vano. Le poggiò le sue mani tutte sudate alla base del collo improvvisando un massaggio calmante, ottenendo però l’effetto contrario.
Il suo tocco però non le fece nessun effetto, come invece sperava lui. Non era come il suo tocco, delicato e sensuale che la faceva impazzire anche solo sfiorandola leggermente.
La ragazza senza sembrare troppo scortese e brusca, scrollò le spalle intimandogli di togliere le sue mani dal suo collo.
Si abbandonò allo schienale della sedia bianca, cercando di trovare pace nella quiete che regnava nel loro ampio giardino e stranamente anche in tutta la città.
Niente bambini che giocavano a pallone per le strade, niente grida delle madri che gli raccomandavano di fare attenzione, niente. Il niente più assoluto.

Sembrava che oggi la cittadina non fosse abitata da nessuno, nonostante ci fosse un sole splendente alto nel cielo e nonostante non ci fossero nuvole minacciose all orizzonte, al di sopra delle distanti montagne.

Il vento le accarezzò la pelle come una delicata carezza, spostandole i capelli davanti agli occhi e coprendole la visuale per pochi minuti.
La vita di Cassandra, per chi viveva al di fuori delle mura della sua dimora , poteva sembrare una vita apparentemente meravigliosa : delle bambine perfette e ben educate, che avevano ereditato quei straordinari poteri a cui tutti agognavano e desideravano ardentemente, un fidanzato, all’apparenza, perfetto e uno straordinario padre che tutte le donne vorrebbero al proprio fianco.
Ma niente di tutto questo la rendeva veramente felice, niente di tutto questo fin ad ora l’aveva fatta davvero sorridere, tranne la nascita delle sue splendide bambine.
Le amava con tutto il cuore e avrebbe dato la loro vita per loro, erano la luce nella sua vita ormai monotona e buia.
Era sicura che la persona che volesse al suo fianco, al poso di Zac, sarebbe stato un ottimo padre e le avrebbe amate come lei amava loro.
Ma ecco che di nuovo tornava quel senso di vuoto e solitudine dentro di lei, ecco che le illusioni di quel futuro insieme a lui si proiettavano davanti a lei  e poi svanivano di colpo, facendole sbattere la testa sulla dura realtà, la realtà che quel futuro non esisteva e non sarebbe mai esistito.
Ed ecco che la sensazione che la sua vita fosse incompleta, come se ne mancasse un tassello di vitale importanza, tornava e la perseguitava.

Lui era sempre lì, al centro dei suoi pensieri. Nascosto negli angolini dimenticati della sua mente o del suo cuore, sbucando sempre nei momenti sbagliati lacerandole  l’anima e  il cuore, o almeno quei pochi pezzi che ne erano rimasti.   

Fortunatamente i suoi pensieri furono interrotti grazie all’arrivo di una delle gemelline, Rosalie, la più piccolina.

<< Mamma, mamma >> si lagnò la piccolina con i boccoli biondi, mentre i suoi occhi marroni scuro , come quelli della mamma, si riempivano di un velo leggero di lacrime.

Cassandra allora le sorrise e la prese in braccio, cullandola fra le sue braccia e amandola solo come una mamma farebbe. 

<< Cosa c’è piccolina? >> le chiese accarezzandole i bellissimi capelli ricci biondi, che ogni bambina invidierebbe.

<< Cher, mi ha tagliato i capelli >> le confessò mettendo su il broncio, prendendo tra i suoi ditini la ciocca di capelli che era stata tagliata dalla sorellina più grande, Cher, che amava fare i dispetti alla più piccola della famiglia e ovviamente la più coccolata dalla mamma.

La mamma allora prese la ciocca tra le mani e chiuse gli occhi, mentre le sue mani s’illuminavano di una luce splendente bianca, che le gemelline osservavano meravigliate e incantate.

<< Ecco fatto >> esclamò soddisfatta la ragazza mostrandole la ciocca bionda e riccia perfettamente ricresciuta, come per magia.

Cassandra mise a terra la piccolina, che intanto aveva iniziato a saltellare felice  facendo di tanto in tanto la linguaccia alla sorellina più grande, che distoglieva lo sguardo dipingendo sulle labbra una smorfia.

Cassandra prese in braccio la figlia più grande, rimasta male per le continue boccacce di Rose e la coccolò dolcemente.
<< Mamma, papà è stato il tuo primo amore? >> chiese la piccolina non curante di tutto quello che ci fosse dietro.

Loro erano troppo piccole per sapere. Troppo piccole per sapere che la loro mamma non amava il loro padre, che era stata costretta a stare con lui, pur non amandolo. Non potevano sapere che il suo cuore era appartenuto e apparterrà sempre ad una sola persona.

La stessa persona che l’ abbandonata come se nulla fosse. La stessa persona con la quale avrebbe avuto avere una famiglia, dei figli che avrebbero amato con tutto il cuore, crescendoli con il loro amore.
Ma niente di tutto questo poteva essere svelato, quindi fece ciò che suo padre le aveva ordinato di fare.
Ciò che secondo loro era meglio per lei, per tutti. Doveva mentire, non sapendo però che quella risposta l’avrebbe pagata con la vita.
<< Si piccolina mia >> si sforzò di sorridere, accarezzandogli dolcemente una guanciotta paffuta e rimettendola a terra per poter tornare a correre in giardino.
Cassandra spostò lo sguardo in lontananza, sentendo una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Perchè aveva la sensazione di essere osservata? Di essere spiata?. I suoi sospetti furono confermati quando vide in lontananza una figura nera su un albero poco lontano da casa sua, nascosta nell’ombra.
La ragazza strinse i pugni e digrignò i denti, pronta a combattere se quella figura misteriosa gli avesse attaccati, ma inaspettatamente la figura sparì fra gli alberi non lasciando altro che stupore dentro di lei. Ma Cassandra non si tranquillizzò affatto , anzi si agitò ancora di più. Quella cosa qualsiasi cosa fosse, ora che non era più nella sua visuale avrebbe potuto fare del male a qualcuno e lei questo non poteva permetterselo, doveva difendere il suo villaggio e soprattutto le sue bambine.

<< Torno subito, guarda le bambine >> quasi ringhiò al fidanzato che era stravaccato sulla panchina, rianimandosi improvvisamente quando sentì la voce di Cassandra che gli ordinava di tenere d’occhio le bambine.

Mormorò un debole << Daccordo >> mentre Cassandra s’inoltrava nel fitto bosco a pochi metri da casa sua.

Quel giorno nel bosco non filtrava nemmeno uno spiraglio di sole e Cassandra fece la sua camminata senza la scaldante luce del sole, accompagnata soltanto dal gracchiare dei corvi che rendevano il posto ancora più inquietante.

Quella sensazione di essere osservata non l’aveva abbandonata un attimo da quando aveva messo piede nel bosco, sapeva che ci fosse qualcuno che la stava seguendo, anche se nel bosco regnava il silenzio più totale non si sentiva nessun rumore di passi o qualche ramoscello spezzato che le facessero capire di non essere sola.

<< So che sei qui, fatti vedere ! >> urlò la ragazza stringendo i pugni che iniziarono a risplendere di quella luce biancastra.

Il respiro affannato sul suo collo le fece capire che le sue teorie erano giuste, purtroppo non era sola.
Cercò di invertire le posizioni in modo da colpire l’aggressore ma lui \ lei anticipò le sue mosse bloccandole le braccia lungo fianchi e attacandola bruscamente al suo corpo.

<< Fai la brava, piccolina >> quella voce.

Quella voce che le era mancata per dieci lunghissimi anni, quella voce che la portava in paradiso ora le provocava soltanto brividi di paura in tutto il corpo. Attaccò le sue labbra carnose al suo collo mordendolo fino a farne uscire delle gocce di sangue , che leccò con la sua viscida lingua assaporandone a pieno il sapore.

La ragazza strinse forte i denti, reprimendo in gola il grido di dolore, mentre era attanagliata dalla paura.

<< Vedo che faccio lo stesso effetto al tuo corpo >> disse il ragazzo ghignando al suo orecchio, riferendosi ai brividi di piacere che le aveva creato il contatto con il suo corpo, mentre erano soltanto brividi di paura e di disgusto.

<< Mi fai solo schifo >> trovò la forza di parlare la ragazza stringendo i pugni.

Il ragazzo allora, torse il braccio dietro la schiena mentre lei si dimenava per il dolore.

<< Sai tutto questo non ti dispiaceva quando ti facevo urlare come una cagna in calore >> disse strusciandosi sul suo sedere, ansimandole schifosamente all’orecchio.

La rabbia prese il possesso nel corpo di Cassandra e controllata da quel sentimento  gli tirò una gomitata nello stomaco, pur sapendo che non l’avrebbe scalfito,  servì a fargli mollare la presa su di lei.

Guardò disgustata il ragazzo davanti a se, non sapendo chi si trovasse davanti.
La sua bocca era aperto in un ghigno, mentre i suoi occhi non erano di quel colore che tanto amava, erano neri, erano spenti, erano come senza vita.
Quando Cassandra vide che il ragazzo avanzava verso di lei, spaventata agitò le mani in avanti bloccandolo contro il tronco dell’albero.
La guardò con un misto di dispiacere e malinconia negli occhi, mentre la ragazza lo schiacciava al tronco dell’albero quasi come a volere che si disintegrasse.

Sapeva benissimo che volendo poteva pure ucciderlo, data la smorfia di dolore in cui era espresso il suo viso, ma non ne aveva il coraggio.

Come poteva uccidere una persona alla quale aveva donato tutta se stessa?
Mentre era in lotta con se stessa una lama la ferì al fianco, ferendola e facendole perdere la concentrazione, liberando Edward mentre lei cadeva a terra bloccando con una mano il sangue che fuoriusciva dalla ferita.

<< Bene, bene bene, ma chi è caduta in trappola? La nostra piccolina dai poteri grandiosi. Inchinatevi a lei! >> gracchiò una vocina acuta davanti a lei, seguita da altri quattro uomini grossi e pericolosi.

La presero in giro facendole in inchino per poi scoppiare a ridere con una risata che la fece gelare sul posto.

Alice, super nemica di Cassandra, andò tra le braccia di Edward e sicura che lei  la stesse osservando gli stampò un casto bacio sulle labbra.

E se il cuore di Cassandra fosse ancora intero, era sicura che lo avrebbe sentito spezzarsi, cadere in mille pezzi.

<< Cosa volete da me? >> chiese la ragazza con un filo di voce, mentre due ragazzi la sollevarono bruscamente da terra e le misero le braccia dietro la schiena per impedirle di usare i suoi poteri.

Nessuno le rispose mentre i due che la tenevano fermi ridacchiarono leggermente. La ragazza osservò schifata Alice che sussurrava qualcosa ad Edward nell’orecchio che lei riuscì ad udire perfettamente  << Sai cosa devi fare >> mentre le sue labbra si aprirono con un sorrisetto maligno.

I due ragazzi la lasciarono andare, spingendola avanti fra le braccia di Edward, che la rinchiuse fra le sue braccia, così forte da toglierle il respiro.

Tutti gli altri si allontanarono soddisfatti dell’ottimo lavoro svolto da Edward, mentre osservavano compiaciuti la scena.

<< Non provi nemmeno a combattere principessa ? >> le sussurrò ‘’dolcemente’’ nell orecchio mentre lei gli metteva una mano sul petto cercando di allontanarlo da sè, ma non ne aveva le forze..

Ridacchiò leggermente posando le labbra sul collo lasciandoci un lungo bacio, per poi perforarle la carne.

Il sangue gli scivolò in gola creando una sensazione così appagante che lo incitò a continuare a succhiare sempre di più fino a prosciugarle l’anima.
Presto le forze della ragazza vennero a meno, e cadde per terra senza vita, l’ultima cosa che riuscì ad udire erano delle urla di gente impazzita e allora capì che quella era davvero la fine. 

La città bruciava fra le fiamme, i suoi abitanti cercavano di combattere contro gli invasori invano, mentre lei moriva lentamente a terra senza vita.

Le fiamme la circondarono divorandola completamente, mentre lei bruciava nell’loro interno.
 
Edward si allontanò dal corpo tra le fiamme della ragazza mettendosi le mani fra i capelli come a volerseli strappare.

Lacrime di sangue gli bagnarono il viso, mentre la sua ragione di vita era li a pochi passi da lui, ormai senza vita.

Alice sorrise e con un gesto della mano fece spegnere le fiamme, che non lasciarono altro che il corpo carbonizzato della ragazza.

Aveva vinto. Ora la più forte era lei, tutti le dovevano ubbidire.

Schioccò la lingua sul palato mentre sogghignando se ne andava, seguita a ruota da quei quattro ragazzi, lasciando Edward al suo destino.

<< Mi dispiace così tanto >> disse non smettendo un secondo di piangere, in ginocchio accanto al corpo della ragazza.

<< Le tue scuse non basteranno ! >> gridò qualcuno.

Ma lui non fece in tempo a girarsi per vedere chi fosse ad aver parlato, perché un paletto di legno lo trafisse e cadde a terra anche lui senza vita, vicino al corpo della sua amata. E dovette ringraziare chi fosse ad averlo ucciso, perchè se lei moriva lui doveva morire con lei.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                          

 

 

 

E resti li a non fare altro

che guardarmi bruciare.

(Love the way you lie- Rihanna ft. Eminem )

 

 

 

Ciao a tutte, come state?

Io sto alla grande, gli esami sono andati benissimo yeeepppppp.

Allora tralasciando il fatto che devo ancora aggiornare Scars, (il capitolo lo sto scivendo) non potevo non pubblicare questa storia, perché mi sta premendo da un casino di tempo, e poi perchè la trovo una storia fantastica ( a parer mio e di alcune a cui gliel ho raccontata.. ) perciò dovevo assolutamente scriverla..

Allora vi piace? Cosa ne pensate? Secondo voi chi sono Cassandra e Edward? Che centrano con i nostri protagonisti?

Secondo voi cosa sono Cassandra ed Edward.

Edward un po’ si capisce... ma lei per niente. Ho scritto solo che ha dei poteri speciali...

Non è una semplice maga o strega... vi dico solo questo.

Secondo voi chi è quello che ha ucciso Edward?

Fatemi sapere cosa avete capito... e se vale la pena di continuarla....

Non voglio mettere foto ancora.. e non vi pubblico nemmeno il trailer, metto solo il banner che approposito voglio ringraziare Drawjing che me l’ha creato!

Behh che dire, quello che più o meno conoscono la storia stiano zitte grazie.

Vorrei ringraziare in particolare In_Love_With_Books_ perché è una persona fantastica, che è diventata una delle mie migliori amiche in così poco tempo.

Ti voglio tantissimo bene, ricordatelo!

Okayy ora scappo, che vedo se riesco a scrivere Scars un bacio:)

Ps: Tenete a mente LE FIAMME\FUOCO perchè sarà un elemento importantissimo!!

Ciau a tutte ;)

PPS: vorrei delle recensioni da delle persone che LEGGONO la storia, non che la recensiscono solo perchè glielo chiedo io... non ha senso sennò..

E NON vorrei recensioni negative, perchè poi mi butto giù e non riesco più a scrivere....

Bye,  Lau :)

  
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