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Autore: ChocoCat    21/07/2013    2 recensioni
“A me un prefetto ha dato il permesso di venire. Tu invece?” “Io invece sono venuta per vedere te”.
***
Harry sta cercando di sciogliere un po' la tensione per il torneo Tremaghi nel bagno dei prefetti. Daphne invece ha trovato il modo di avvicinarsi al ragazzo che la fa impazzire... nel bagno dei prefetti.
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"Forse ci sono cose che non ho bisogno di vedere perchè non mi interessano, Weasley"
"Ginny, chiamiamo le cose con il loro vero nome"
"Il giorno che sputerò il tuo nome con questa mia bocca non è ancora venuto"
***
Draco è solo, triste, cerca un appiglio. Ginny è forte, focosa, intelligente. Una notte s'incontrano "per caso" grazie a Grattastinchi... nella stanza delle Necessità. Una coincidenza, strane circostanze, il bisogno di perdersi... dove li porteranno?
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Due one shot, una per Harry e una per Draco. Le mie prime Lime e Lemon (--> se ve la sentite, lasciate una recensione!).
Partecipante al contest "Con chi accoppieresti Draco? E Harry?" di Mary Black
http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10645838&p=1
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Se ti sei perso negli occhi miei, probabilmente è perché li stavi cercando. (cit.)








Nel corridoio buio che portava al terzo piano, i passi echeggianti di Harry erano l’unico rumore percepibile. Era stravolto dalla stanchezza, a testimonianza di ciò la cravatta era decisamente larga sul colletto della camicia e i capelli gli coprivano la metà superiore del viso in quel loro insolito modo disordinato di esistere. Si fermò, mormorò a bassa voce un’accoppiata stramba di parole davanti ad una porta apparentemente anonima con un cartello malandato che diceva “Bagno dei Prefetti” e cosi vi entrò. Fece un incantesimo per chiudere a chiave la porta, e con un gesto della bacchetta appena accennato aprì i rubinetti dell’acqua e del sapone; l’enorme vasca assomigliava piuttosto a una piccola piscina da interno. Aveva preso con sé l’uovo del drago, voleva ascoltare nuovamente la cantilena delle sirene. L’aveva imparata a memoria, l’aveva scritta e riscritta su numerose pergamene che ormai si trovavano un po’ dappertutto per la scuola, a cominciare dal suo baule, passando per le panchine dei corridoi, fino alla biblioteca dove un’irata Madama Pince si era premurata di farle sparire. E ancora non era riuscito a trovare il modo per andare in fondo al lago senza restarci.
Non si accorse che l’acqua cominciava a debordare perché la vasca era già colma fino all’orlo. Dopotutto già il fatto che esistessero stanze così lussuose a Hogwarts lo lasciava perplesso, non stava tanto a lambiccarsi sul come fossero gestite.
Si svestì velocemente, abbandonando gli abiti a terra e salutando appena Mirtilla Malcontenta, scatenando una reazione drammatica per la sua palese mancanza d’interesse in lei. In realtà Harry non aveva il tempo di occuparsi di cosa provassero gli altri nei suoi confronti, l’idea di non sapere da che parte cominciare anche dopo essere finalmente riuscito ad aprire quell’uovo era la nuvola nera dei suoi pensieri. Passò le dita sul pelo dell’acqua bollente e profumata, poi usò quelle piccole gocce per ravviarsi i capelli. Aveva talmente tanto i nervi a fior di pelle che perfino i capelli appiccicati alla fronte gli sconquassavano l’anima d’insofferenza.
Sentì la pelle tendersi per l’aria fredda e umida, ma non assunse la solita postura vittimistica da cucciolo. L’idea di farsi un bagno nel lago in quel momento, al posto della vasca dei prefetti, l’aveva dotato di una strana, febbrile sicurezza di sé. Così si passo una mano sul petto come per calmarsi, e si immerse senza indugi; l’acqua però era troppo calda. Chiuse il rubinetto dell’acqua calda e aprì quello dell’acqua fredda. Dov’era quel materasso morbido di schiuma che era solito programmare durante le gite clandestine in quel bagno meraviglioso? Le bolle erano numerosissime e piccole come occhi di scarafaggio; sembrava fossero lì da un po’ di tempo. Lui non se ne curò, e ispirò profondamente l’aria che s’intiepidiva appena. Il cuore si sciolse per un attimo, l’odore di abete, menta piperita e cannella era così appetitoso che lo distrasse.
Le piccole onde che lui stesso emanava gli tornavano indietro sbattendo contro il mento e il collo, il livello nella vasca era a dir poco il triplo di quello di una normale vasca da bagno. Harry non era poi tanto alto. Galleggiava appena in punta di piedi, l’uovo dorato ormai abbandonato sulla sedia sotto la pila dei suoi vestiti gettati alla rinfusa.
“Ahh”
Sospirò, si lasciò andare a stella marina sospeso come un pezzo di ghiaccio.
Quando si accorse di non essere solo ingoiò una miriade di bolle amare con uno strano retrogusto piccante e speziato, e prese a tossire convulsamente.
Una ragazza era apparsa da sott’acqua all’altra estremità del bagno, dei lunghi, lunghissimi capelli castani che le coprivano gran parte della schiena sgocciolarono attorno a lei producendo un ticchettio sul pelo dell’acqua, incredibilmente attutito dalla schiuma. Si squadrarono rapidamente, gli occhi s’incontrarono ed entrambi presero atto della situazione.
“Tu… non sei un prefetto immagino?” boccheggiò quando la vide voltarsi.
“No… ad essere sinceri, no. Non mi denuncerai, vero?”
Harry non seppe cosa rispondere; se fosse possibile essere fortunati in una situazione del genere? Certo, pensava lui. Almeno quella ragazza non sapeva che anche lui non aveva nessun diritto di essere in quel posto. Passando a riflessioni più serie, collegò il fatto che lei fosse seminuda al fatto di essere a qualche metro da lei, e che lui fosse invece interamente nudo. Si tuffò rapido verso una montagna di schiuma, nella speranza folle di nascondersi per non imbarazzarla ulteriormente. Balle. Era lui che si vergognava come un ragazzino.
“Tu sei Harry Potter” borbottò lei, senza più guardare nella sua direzione.
Gli occhi verdi saettavano fino a una linea immaginaria di confine nel suo campo visivo e s’interrompevano, consapevoli che dietro quella soffice schiuma c’era Harry, nudo, con i suoi di occhi smeraldini.
“Ehm, si” Harry cercò di sbirciare e contemporaneamente mantenere tutto il suo autocontrollo. La mente diceva che doveva solo riconoscere quella ragazza.
Il cuore gli diceva che se dava solo una sbirciata, invece, scoppiava d’infarto.
“Senti, io non so perché sei qui, ma-”
“Harry, so che non hai il diritto di usare questo bagno; proprio come me”.
Touché. Harry si spettinò i capelli, ansioso e all’erta, e questi rimasero sparati in aria, intrappolati dalle bolle. Tentò nuovamente, questa volta con più convinzione:
“A me un prefetto ha dato il permesso di venire. Tu invece?”
“Io invece sono venuta per vedere te”.
Improvvisamente Harry seppe che la montagna di bolle, sebbene non fosse ancora crollata, non l’avrebbe più protetto. La voce della ragazza si era fatta più vicina, e sentiva le vibrazioni dei suoi piccoli passi nell’acqua. Si spinse indietro, verso gli scalini, pronto a qualsiasi cosa.
Nello strano ballo che facevano, lui non smise di indietreggiare finché non si ritrovò seduto su uno scalino molto basso, con l’acqua a metà torace, e lei continuò ad avanzare verso di lui. Harry si ricordò del rammaricante episodio avvenuto la volta prima con Mirtilla Malcontenta. Perché non ci aveva pensato prima? Quel posto era un dannato pozzo della sfortuna.
Poi la vide, e rimase di stucco. Come la vite dalla terra, dall’acqua si ergevano due piccole spalle spigolose e fini; il collo portava un viso dai tratti morbidi, i capelli galleggiavano attorno a lei come un ventaglio di alghe, ma gli occhi erano accesi come pietre luccicanti.
Harry boccheggiò sconcertato. Il mondo stava decisamente andando al rovescio, oppure lui aveva battuto la testa e stava morendo nella vasca sognando assurdità.
La sua mano scattò in alto come a volerla fermare, era già pronta ad avvicinarsi ancora. Ma cosa diamine stava facendo?
“Aspetta, ma tu non sei quella Serpeverde che gira sempre con la Parkinson?”
“Daphne, Harry. Mi chiamo Daphne” disse lei, sedendosi sullo scalino sotto al suo, ancora interamente immersa nelle morbide bolle colorate. Se qualcuno avesse aperto la porta in quel momento, la prospettiva della stanza avrebbe presentato la ragazza tra le ginocchia di Harry. Lui deglutì per ingoiare un sasso. Lei lo guardava come a rimproverarlo, nel contempo sembrava abbastanza a suo agio. Solo le guance rivelavano un certo rossore.
“A-ah si, Daphne dici? Beh scusami tanto, ma non sapevo che ci fossi già tu qui. Adesso me ne vado, non ti preoccupare”
“Perché?” ridacchiò lei.
“Cosa aspetti? Girati perlomeno!” si sentì punto sul vivo.
Perché era cosi intimidito da lei? Era il fatto che fosse una viscida serpe, oppure che era nuda e lui non aveva mai visto nulla di simile in vita sua?
“Non andare, Harry” disse lei, prendendogli una mano.
Cosa buffa, era sepolta sotto un mucchio di bolle e Harry era sicuro che non si potesse vedere niente attraverso. Gli salì il cuore in gola. Era tutto troppo assurdo.
“Senti, se ti ha mandata Malfoy per chissà quale stupidaggine di cui è capace quell’idiota lascia stare, ok? Io me ne vado. Buona continuazione”.
Si era quasi alzato, ma un attimo dopo era con i gomiti appoggiati agli scalini dietro di lui, e sul petto aveva i capelli grondanti di Daphne Greengrass.
Guardò a destra e a sinistra, come in trappola; lei l’aveva circondato con le braccia e lo guardava dall’alto. Sorrideva ed era radiosa.
“Cosa stai cercando di fare, t-tanto per sapere?”
“Non l’hai ancora capito, Potter?” si sedette sul suo stomaco, leggera per via dell’acqua, e gli pose una mano sull'addome. Attraverso i capelli s'intravedevano le curve longilinee e appena accennate del suo corpo. Harry si sentì irrigidire e le mani tremarono appena.
“Tu mi piaci”
“Non credo, cara. Ora se non ti spiace…” cercò di scansarla invano. La guardò negli occhi per un’istante; non stava mentendo. Era davvero offesa per non essere stata presa sul serio, ma lui era solo Harry, e se non si poteva occupare di una ragazza fantasma infatuata, figuriamoci una fatta di carne.
“Senti, Daphne… Come dirlo, io non lo sapevo. Io… non…”
Ammutolì quando le labbra di lei si avvicinarono definitivamente troppo alle sue. Lei prese a baciarlo sotto al mento, e risalì fino alle sue labbra. Harry non mosse un dito. Non solo perché non ci riusciva – era paralizzato dalla paura – ma c’era qualcos’altro che lo teneva fermo e gli imponeva di riflettere. Lei era più che desiderabile, e lui aveva sentito brividi risalirgli perfino le braccia.
Così, invece di scostarsi, accolse il suo bacio umido e caldo e le braccia si strinsero attorno ai fianchi della ragazza.
Le raccolse i lunghi capelli da un lato e sentì il proprio corpo reagire contro quello di lei. Le piccole mani pallide tenevano stretto il suo viso, e con gli occhi socchiusi vedeva Daphne perdere progressivamente il controllo sul suo respiro. Le morse piano le labbra per allontanarsi, per ammirarla. Il viso era quanto di più bello avesse mai visto, ed era solo suo. Quello sguardo perso era suo, le labbra e le guance lo erano, e improvvisamente gli sembrava stupido desiderare qualsiasi altra cosa al mondo.

“Non ti importa sapere cosa penso, prima di imbarcarti in qualcosa che magari non è quello che sembra?” disse poi, cercando di riprendere fiato e di calmarsi, prima di precipitare la situazione.
“Permettimi di farmi conoscere. Io voglio solo questo, che tu mi conosca. In tre anni non ho mai desiderato tanto qualcuno, Harry. Tu sei bello e forte, e mi piaci tantissimo”.
“Si, bello e forte. Proprio così. Senti, per caso sei caduta dalla torre più alta e Madama Chips non ti ha curata per bene? Ma lo vedi, quello che hai davanti? Un ragazzo che nemmeno conosci. In più sono un Grifondoro, e tu sei una dannatissima Serpeverde. È davvero questo che vuoi, Daphne?”
“È esattamente quello che voglio, Harry”
Non sapeva cosa l’avesse spinto a tanto, forse era il profumo di cannella e il vapore caldo che aveva invaso la stanza. Lei era bella, era nuda fra le sue braccia, il tempo sembrava essersi fermato e c’erano solo loro. Harry smise di riflettere, come un mantello che aveva portato a lungo lasciò scivolare dalle spalle tutti i suoi pensieri e si buttò a capofitto nella bocca di lei.
Era meravigliosa, rinfrescante, eccitante.
Una vocina si fece udire nella sua mente, e fra i denti sussurrò una parola…
“Cho…” ma cosa stava facendo? Fino a poco prima non desiderava altro che Cho Chang. Quel dono di dio, fra le sue braccia, non gli era sicuramente destinato. Daphne non era per lui. Oppure si, dannatamente si...
“Lei non sa quello che vali, non conosce ciò che si lascia dietro le spalle e la cosa non la tocca affatto. Cho non ha occhi che per Cedric Diggory.” gli disse Daphne, premendo la bocca sulla sua.
“Lei non è interessata in me. Semplicemente non le piaccio”
“Perché esistono pochi modi per amare al mondo, Harry”
Lui si scostò di poco e si sedette composto, per guardarla meglio negli occhi. Ignorò la propria carne che bussava insistente alla porta della sua mente implorando perdizione. Lei capì di averlo incuriosito:
“Non basta essere famosi, belli, intelligenti, simpatici. Ci dev’essere dell’altro”
Per uno strano motivo a Harry vennero in mente Hermione e Ron.
“Tipo che cosa?”
“Quando una persona ti piace ma non c’è per forza un motivo, è così e basta. È come qualcosa di magnetico, ti attira e basta, ci si capisce, e basta. Ci si desidera, e questi sentimenti vanno al di là di certe cose banali, come la casata di appartenenza…”
Harry la vide irrigidirsi e intrecciare i capelli nel tentativo di distrarsi da qualcosa. Non la conosceva, non l’aveva mai nemmeno notata nei corridoi, ed era lì a conversare con lei. Una serpe.
Una serpe nuda. Una serpe che conosce l’amore meglio di te.
La guardò negli occhi limpidi e senza vergogna, mentre qualcosa di tiepido e sconosciuto gli si annidava nel petto. Fu con una grazia nuova che si scambiarono un primo sguardo più consapevole.
“Tu sei davvero coraggiosa, lo sai? Potevo denunciarti”
“No che non potevi”
“Potevo affatturarti”
“Un misero expelliarmus”
“Potevo ripudiarti”
“Non l’avresti mai fatto”
E Harry le si avventò contro per baciarla.
Non aveva mai conosciuto il gusto del proibito. Il gusto di una Serpeverde che lo desiderava. Il gusto di Daphne Greengrass.









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