Trama: Un Incantesimo trasforma
Merlin in un bambino di sei
anni e Arthur dovrà trovare il modo di farlo tornare adulto,
mentre si prende
cura di lui
Ringrazio
sentitamente le 105 persone che seguono questa storia, i 23 che la
preferiscono
e gli 8 che la ricordano. Inoltre dedico
il capitolo a chi ha recensito.
Il
Più Potente Stregone Mai Apparso Sulla Terra.
Quella era magia.
Ormai Arthur aveva abbastanza
familiarità con la cosa,
specialmente con quel tipo di incantesimo.
Era quello che morgana usava
più spesso. Quello che
aveva utilizzato su egli stesso e su Lancelot poco prima.
Finalmente le lacrime ripulirono i
suoi occhi dai
frammenti e Arthur tornò a vedere nitido.
Morgana era distesa a terra, priva di
sensi, così come
lo erano Lancelot e Uther.
Merlin era ancor fermo dove lo aveva
visto. Tremava,
ma non piangeva più.
“Merlin.” Lo
chiamò Arthur. “Merlin!”
L’interpellato si
voltò verso di lui, ma non si mosse.
Pareva terrorizzato.
“Attù,
scusa!” gridò, disperato e immobile.
“Merlin, dopo!”
esclamò Arthur, divincolandosi. “Ora
va’ a chiamare qualcuno!”
Merlin, però, sembrava
incapace di muoversi,
inchiodato al centro della stanza.
“Aiuto!”
urlò allora il principe, pregando perché
venisse udito.
Suo padre sanguinava ancora dal volto
e dalle braccia,
Lancelot non dava segni di vita. Morgana, invece, già si
muoveva.
“Qualcuno ci
aiuti!” gridò ancora, nel panico.
Per fortuna, senti dei passi
affrettati dirigersi
verso la loro stanza e tre cavalieri entrarono di corsa, portando con
essi un
forte odore di bruciato.
Difatti, erano tutti coperti di
fuliggine e i loro
vestiti erano ridotti a brandelli, ma sembravano stare bene e pronti
all’azione.
Dopo un’occhiata circospetta
alla sala, Gwaine andò a
liberare Arthur, Leon si precipitò su Uther e Parsifal si
fiondò su Lancelot.
“Io sto bene! Catturate
Morgana!” ordinò invece il
principe, così Gwaine fece retro-front e legò
mani e piedi alla strega, che già
si stava agitando sotto il suo tocco, ancora semi-incosciente.
Anche Lancelot si era ripreso e ora
cercava di
consolare Merlin, mentre Parsifal slegava Arthur.
“Sire, i suoi
polsi…!” esclamò il cavaliere, alla
vista del sangue, ma Arthur non vi badò.
“Presto, chiamate
Gaius!” ordinò “E portare mio padre
nelle sue stanze! È stato ferito da Morgana con un pugnale!
E Rinchiudete lei
nelle segrete, saprò io poi cosa fare!
Alla vista del principe
così arrabbiato, ubbidirono tutti
ai suoi comandi, tranne Lancelot, che ancora tentava di confortare il
povero
Merlin.
Arthur si avvicinò ai due.
“Allora, Sir
Lancelot.” Disse, imperioso “Non hai
sentito i miei ordini? Vai a chiamare Gaius!”
ordinò.
“Ma Sire,
Merlin…” tentò di protestare Lancelot,
ma
qualcosa nello sguardo del principe lo fece ammutolire.
“Merlin è con me
ora. Vai!” strepitò, ma Lancelot era
ancora titubante.
“Sire, lo so che la magia
è bandita ma…”
“E ora cosa
c’entra la magia?” domandò, tagliente,
Arthur. Quando Merlin era arrivato, lui era già privo di
sensi. Non poteva aver
visto nulla.
“Merlin mi ha detto che
è successo. Non fategli del
male. So che è proibito, ma Merlin non è cattivo.
Lui usa la sua magia solo e
unicamente per voi, per proteggervi. Non ha mai fatto altro
e…”
“Un
momento…” lo interruppe Arthur, sospettoso.
“Da
come mi stai parlando, sembra che tu fossi già a conoscenza del fatto
che il mio valletto
personale facesse uso di magia.”
“Io…
Beh… Ecco…” balbettò
Lancelot, annaspando per
cercare una soluzione al danno che aveva fatto.
“Parla, Sir
Lancelot!” ordinò Arthur, assottigliando
gli occhi. “Ormai ho abbastanza elementi per capire cosa
succede alle mie
spalle, negare farà solo aumentare la mia ira!” Lo
avvertì.
“Sapevi o no che Merlin fosse uno stregone?”
“Io, emh… si..
ma…”
“Fuori!”
gridò Arthur. “Vai a chiamare Gaius e poi
sparisci nelle tue stanze! Dopo dobbiamo parlare!”
Lancelot, a malincuore,
ubbidì, e sparì dietro la
porta, lasciando Merlin solo con il principe.
“Attù…”
iniziò a dire Merlin, piangendo “Io…
io…”
balbettò, non sapendo cosa dire. “Mi
dispiace.” Sussurrò solo, con un tono che
fece letteralmente sciogliere il cuore di Arthur.
Era arrabbiato nero, e se solo avesse
avuto di fronte
il Merlin adulto lo avrebbe volentieri strozzato.
Merlin, però, in quel
momento aveva sei anni, e Arthur
non sapeva che fare.
“Non voglio
morire…” disse piano Merlin, terrorizzato,
e quella frase fermò i battiti del principe.
Un bambino di sei anni non poteva
avere paura di
morire. No, era contro natura.
Istintivamente, si
inginocchiò, sino ad essere all’
altezza occhi di Merlin, e lo abbracciò.
Sorpreso e grato di quel gesto, il
piccolo gli si
aggrappò ai vestiti e pianse forte per cinque minuti buoni,
mentre Arthur
mormorava parole di conforto.
“Non
sono un
mostro, vero?” gli chiese il piccolo ad un certo punto,
stretto ancora tra le
braccia del principe.
Arthur, a quelle parole, gli fece
sollevare il viso e
i loro occhi chiari si incrociarono in uno sguardo colmo
d’affetto e
comprensione.
“Questo non devi pensarlo
neanche” gli disse,
stringendolo ancora più forte, mentre una lacrima solitaria
scendeva sulla sua
guancia sinistra.
“Sono nato
così.” Tentò di spiegare Merlin, la cui
vocina usciva soffocata dal petto di Arthur “Non lo so
perché, ma io non sono
cattivo.”
“Lo so, Merlin, lo
so.” Cercò di consolarlo Arthur “Ti
conosco meglio di quanto tu creda e so che non esiste al mondo persona
più
gentile e dolce di te.”
“Allora non mi
odi?” chiese Merlin, sciogliendo
l’abbraccio per guardare supplichevole il suo principe, che
lesse in quello
sguardo tanta paura e apprensione.
Avrebbe mai potuto odiarlo? Certo che
no.
Non avrebbe mai potuto odiare chi gli
salvava la vita
un giorno si e l’altro pure.
Non avrebbe mai potuto odiare colui
che lo seguiva
ovunque, anche se moriva dalla paura ogni volta.
Non avrebbe mai potuto odiare quella
persona che lo
consigliava, che non lo giudicava e che lo trattava come se fosse un
suo pari,
e non un reale.
Non avrebbe mai potuto odiare chi
mostrava tanta
lealtà, tanto coraggio e tanta voglia di donare la propria
vita a lui, e non
perché era il principe,
ma solo
perché era Arthur, suo amico.
E Arthur Pendragon non avrebbe mai
potuto odiare colui
che considerava il suo migliore amico, colui che egli considerava un
suo pari,
anche se non lo trattava mai come tale.
“No, Merlin.” Si
sforzò di dire “Non ti odio. Non
potrei mai odiarti.”
“Anche se ti ho detto una
bugia?” Volle assicurarsi
Merlin “L’ho detta non perché sono
cattivo, ma perché avevo paura che poi Uther
mi uccideva e che tu non mi volevi più bene.”
“Arthur, a dire la
verità, lo capiva benissimo.
Comprendeva il suo terrore di morire.
Lui stesso aveva sfiorato la morte
innumerevoli volte e
più di una volta, ora lo sapeva, non era passato a miglior
vita grazie
all’intervento di Merlin, proprio come successo poco prima.
“Merlin, calmati,
ok?” disse Arthur, mettendo su un
tono serio.
“Ascoltami.”
Sussurrò “ A me non importa se sei un
mago, capito? Io ti voglio bene per quello che sei, non per cosa sei. E
tu sei
una persona gentile e giusta, hai usato i tuoi poteri per salvarmi la
vita, non
per attentare ad essa. Io non sono come tuo padre, io capisco le tue
ragioni e
i tuoi sentimenti. Sei nato così e non hai colpe. E non sei
un mostro, anzi,
sei speciale, sei la persona più bella e speciale che io
abbia avuto la fortuna
di incontrare, anche se spesso mi fai perdere la pazienza. Io ti voglio
bene,
Merlin, almeno tanto quanto tu ne vuoi a me. So che è un
discorso difficile e
che forse non lo capirai adesso, ma quando sarai più grande
ricorda di rimanere
sempre così. Non permettere a nessuno di cambiarti,
perché tu sei perfetto così
come sei.” Arthur concluse il discorso dando un bacio sulla
fronte di Merlin.
Era così semplice parlargli
adesso che era piccolo e
che non poteva comprendere i sentimenti contrastanti che si celavano
dietro
alle sue parole.
“Non capisco bene cosa vuoi
dire.” Confessò Merlin
“Però a me interessa che tu non mi odi e che non
lo dici a Uther.”
“Ovviamente.” Lo
rassicurò Arthur. “Questo sarà il
nostro piccolo segreto.”
“Me lo prometti?”
lo pregò Merlin, ancora insicuro.
Arthur, allora, fece una cosa che mai
si sarebbe
aspettato e stupì persino egli stesso: allungò il
proprio mignolo e lo
intrecciò a quello di Merlin.
“Giurin Giuretta.”
Disse, sperando così di
tranquillizzare il bambino.
Per fortuna, la cosa
funzionò.
“Giurin Giuretta!”
ripetè Merlin, entusiasta,
stringendo il dito con tutta la forza che aveva in corpo. Bastava
così’ poco
per accontentarlo.
“Sire.” Li
interruppe una voce.
Entrambi alzarono lo sguardo e
incrociarono quello di
Gwaine.
“Dimmi, Gwaine.”
“Vengo da parte di Gaius.
Dice che vostro padre sta
bene, ora. Gaius gli ha dato un sonnifero e ora sta dormendo. Gli
sfregi sul
volto e sulle braccia sono stati medicati e fasciati.”
“Molto bene, grazie, Gwaine.
Puoi portarlo da me,
adesso, per favore? Gli devo urgentemente parlare. Ah, e porta anche
Gwen.”
Aggiunse.
“Certo, Sire.”
Disse Gwaine, e se ne andò.
Arthur voleva discutere con cerusico a
proposito di
Merlin. Già Lancelot era a conoscenza della cosa e glielo
aveva tenuto segreto.
Sapeva perfettamente che il medico
considerava il
ragazzo come un figlio che
gli voleva
molto bene, ma, allo stesso tempo, sapeva quanto fosse devoto a Uther e
il
pensiero che gli avesse tenuto nascosto una cosa simile era quasi
incredibile.
“Sire, avete fatto
chiamare?” l’anziano, arrancando
con passo svelto, era entrato nella stanza, con Anacleto appollaiato
sulla
spalla.
“Si,
Gaius,
devo parlarti. Come sta mio padre?”
“Molto meglio ora. Era molto
agitato, così l’ho dovuto
sedare. Ho medicato con le migliori erbe i tagli sul vito e sulle
braccia e ora
sta riposando. Non si sveglierà prima di
domattina.”
“Bene, ti ringrazio, Gaius.
Ora avrei un’altra cosa da
chiederti.”
“Dica, Sire.”
“Merlin è uno
stregone. Tu lo sapevi?” chiese a bruciapelo.
Gaius restò a bocca aperta,
senza riuscire a
spiccicare verbo.
“Gaius, ti prego.”
Lo supplicò il principe. “Oggi sono
vivo grazie a Merlin. Ha usato la magia per proteggermi e, ormai, so
che lo fa
da tempo. Non sono arrabbiato, ho già chiarito con lui.
Voglio sapere, però, se
tu eri a conoscenza della cosa.”
Gaius non rispose, ma
l’occhiata che lanciò al bambino
rintanato dietro le gambe di Arthur fu abbastanza eloquente.
“Lo sapevi.”
Disse, abbassando le spalle.
Il vecchio annuì, anche se
quella del re non era una
domanda.
“Merlin non possiede solo
poteri magici.” Spiegò
Gaius, indicando il piccolo. “C’è chi
dice che sia il più grande stregone mai
apparso sulla terra.”
Arthur lo guardò incredulo.
“Merlin?” chiese, con una
nota di ironia nella voce.
Gaius alzò un sopracciglio.
“Si, Merlin.” Confermò e,
prima che potesse dire altro, la voce candida del bambino interruppe la
conversazione tra i due.
“Quindi sono il
più potente del mondo? Posso fare
tutto le cose del mondo? Posso dare da mangiare a tutti, uccidere i
cattivi,
vedere il futuro, leggere il pens-”
“Ah Ah Ah, cala, cala
Merlino!*” lo interruppe una
voce burbera, che non apparteneva né a Gaius, né
ad Arthur.
Sconcertati, i presenti si resero
conto che era stato
Anacleto a parlare.
“Anacl.. cosa…
come… parla… gufo…” Arthur
prese a
balbettare, indicando il pennuto.
“Si, parlo!”
confermò Anacleto, sempre in tono
burbero. “Mi manda Taliesin** per fare da guida a Merlin e
indirizzarlo, ora
che è piccolo.”
Il volto di Arthur era bianco quasi
quanto un
lenzuolo, Merlin sembrava sorpreso, ma felice.
Gaius, invece, si diede una manata in
fronte. “Adesso
capisco tutto!” esclamò “Dopo tutti
questi anni!”
“Eh, cos’hai
capito? Che diavolo sta succedendo?”
domandò il principe, smarrito.
“Merlin. Ora capisco tutto.
Ecco perché era così
preparato. Ecco perché sapeva fare tutte quelle cose senza
aver mai avuto un
insegnante. Ora… tutto quadra.”
“Eh, tutto quadra? Io non ci
sto capendo nulla!”
strepitò Arthur, lanciando occhiate di sbieco a Merlin e al
gufo, che si erano
allontanati per chiacchierare.
“Si, invece! Ora vi spiego,
Sire.” Disse Gaius,
assumendo il tono da mentore. “Ciò
c’entra anche con il motivo per cui Merlin è
ridotto così.”
“Cosa? Spiega,
allora!” ordinò Arthur.
“Merlin ha usato la magia,
quella notte, quando tutto
è successo, non è vero?” chiese Gaius.
Arthur chiuse gli occhi e
tentò di ricordare.
Gli occhi
neri dello
stregone lo fissarono maligni, prima di diventare dorati e provocare
un’esplosione.
“Arthur!” sentì
chiamare da lontano. Merlin.
Merlin lo
stava
chiamando, stava andando in suo soccorso.
Urlando
qualcosa che
il Principe non capì, Merlin si parò davanti al
suo padrone, un istante prima
che l’incantesimo lo investisse in pieno.
“Credo di si.”
Confermò “Quando lo stregone mi ha
lanciato contro l’incantesimo, Merlin mi si è
parato davanti. Ha urlato cose
incomprendibili, ma al momento non me se sono reso conto.”
“Ecco.
L’incantesimo di Merlin ha cozzato contro
quello del mago oscuro. Ciò ha creato uno spazio temporale e
i due sono entrati
all’interno di esso. Lo stregone è rimasto
intrappolato nel futuro.
Probabilmente in quel futuro egli non sarebbe più dovuto
esistere, per questo è
morto. Merlin, invece, è tornato indietro.
Il Merlin adulto è intrappolato nel limbo dei
suoi sei anni, mentre
quello di adesso è stato scaraventato in questi
anni.”
“Aspetta,
aspetta.” Lo interruppe Arthur “Quindi mi
stai dicendo che ora esistono due Merlin? Questo e quello
adulto?”
“Ognuno di noi esiste nel
tempo, sire. E ogni persona
ha tantissime se stesse, fino alla morte, per ogni giorno che passa. Il
tempo
parallelo è un argomento complicato e ancora oscuro.
Però ciò mette a posto
molti pezzi. Quando Merlin è venuto da me, conosceva
già tantissimi incantesimi
anche se, teoricamente, essi si apprendono con lo studio e la
perseveranza.”
“Quindi Merlin ha appreso
gli incantesimi in passato?
E da chi?”
“Da Anacleto,
naturalmente!”
“Da… un
gufo…?” domandò Arthur, sconcertato
“Ma per
favore…”
“Sire, dovreste esservi
accorto che quello non è un
gufo qualsiasi! È una sorta di guida, mandata da uno
stregone morto secoli fa!”
“Morto secoli fa…
non ci capisco nulla.” Biascicò il
principe, sconsolato.
“Spazio
temporale.” Fu l’unica risposta di Gaius, e
Arthur annuì.
“E, come faremo a farlo
tornare normale?” chiese
allora Arthur, guardando concitato il piccolo valletto che ancora
conversava
con il gufo.
Decisamente, quella era una giornata
bizzarra.
“Bisogna fargli alzare il
potenziale della magia. Non
è una cosa che tutti posso fare. Ci vogliono impegno,
dedizione e costanza.”
“E come facciamo a fare
ciò? Merlin ha solo sei anni!”
“Anacleto.” gli
ricordò il cerusico, e Arthur si sentì
molto stupido.
“E poi? Dopo averlo fatto
diventare più potente?”
chiese, per nascondere il proprio imbarazzo.
“Si deve trovare un altro
stregone potentissimo e
fargli riaprire insieme lo spazio temporale. Poi toccherà a
voi, o a qualcun
altro, recuperare il vero Merlin.
“Fantastico.”
Borbottò Arthur.
Decisamente, quella era una giornata
davvero molto
bizzarra.
Note
Dell’Autrice.
-
Allora
ragazzi, soddisfatti del capitolo? Credo che sia stato quello
più arduo da
scrivere, ma non volevo lasciarvi a bocca asciutta, siccome tra meno di
un’ora
partirò per la mia amata Sicilia e non farò
ritorno prima di un mese! Spero di
lasciarvi soddisfatti!
-
Spero
tanto di non essere andata troppo OOC da parte di Arthur come reazione
alla
scoperta della magia. La mia è una storia fluff e non volevo
mettere emozioni
forti riguardo a un iniziale rifiuto di Arthur, anche perché
ora sta
interagendo con un bambino e deve controllarsi!
-
*
“Ah. Ah, cala, cala, Merlino!” sinceramente, chi
non l’ha letto con la voce di
Anacleto? Ahahah, per questo ho lasciato MerlinO, così da
non perdere
l’intonazione del doppiatore!
-
**
Taliesin, in Merlin, è il mago che mostra la caverna di
cristallo a Merlin
nella puntata 3x05
-
Ps:
Se fate un salto a Patti, Capo D’Orlando o Brolo (Me) fate un
fischio! Io
alloggerò da quelle parti! :D
Dona
l’8% del tuo tempo alla causa pro
recensioni!
Farai
felici un mucchio di scrittori!!