Anime & Manga > Nana
Segui la storia  |       
Autore: angelady    02/02/2008    2 recensioni
Sul treno diretto a Tokio, una ragazza dai lunghi capelli biondi guardava pensierosa dal finestrino... Il ritorno di Nana Osaki dopo la lunga assenza di sei anni, affronterà i fantasmi del suo passato.
Genere: Romantico, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nana Komatsui, Nana Osaki, Nobuo Terashima, Ren Honjo, Shinichi Okazaki
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Era un baratro dove i sogni si erano persi, erano le sue braccia, i suoi baci, il suo dolore, così forte da trapassare il mio cuore.
Erano le sue dita ghiacciate fra le mie ciocche bionde, e il suo fiato freddo sul collo, le sue lacrime cadevano sulla mia pelle, e il mio cuore stava male. Mi era mancato così tanto…”

Ren la stringeva fra le sue braccia piangendo disperatamente, tremava dal freddo; era talmente sconvolto e meravigliato alla vista di Nana che era uscito con solo una maglietta.
Ora parlare a cosa sarebbe servito? Le parole rimanevano bloccate fra le labbra e i pensieri si cancellavano, niente aveva mai avuto importanza se non potevano stare insieme, e ora si erano ritrovati, ora erano ancora l’uno nelle braccia dell’altra. Nana gli mise le mani sul viso avvicinando il volto al suo, chiuse gli occhi e sospirò, non era facile spiegare tutto, non era facile dimenticare.
Lo sguardo del ragazzo si era fatto incuriosito, le lacrime erano cessate, e ora attendeva delle risposte.
-Ren…-
Alzò leggermente lo sguardo nel suo e capì; fra loro non era cambiato nulla. Erano gli stessi sentimenti quelli che provavano, e se lei si fosse scusata sarebbe successo tutto come tempo fa.
Si zittì un istante, se avesse parlato Ren l’avrebbe ascoltata, e poi, molto probabilmente sarebbero finiti a fare l’amore. Si allontanò da lui, e si accese una sigaretta.
-Io…devo delle scuse a tante persone. Sono stata una ragazza immatura e codarda, perché non ho saputo affrontare la mia vita faccia a faccia. Non ho saputo cambiare le cose che non mi piacevano, e ho lasciato che tutto si limitasse ad essere scialbo e piatto”
Ren la raggiunse senza dire una parola, senza commentare. Era la colpa di uno sbaglio, eppure anche lui l’aveva abbandona, come aveva fatto sua madre, quando il successo dei TRAPNEST lo chiamò all’epoca. Sospirò a fondo prima di continuare, getto la sigaretta e mise le mani nelle tasche.
-Avevo fallito. Era andato tutto a monte, la band, Hachi, Yasu…e noi…tra noi c’erano un sacco di buchi, di cose non dette. Le cose non andavano bene, e anche se lo sapevamo…abbiamo lasciato che andassero peggio, quelle poche volte che ci vedevamo finivamo a letto, e poi più niente, nessun discorso…niente-
-Nana…-
-Mi sono svegliata una mattina con la voglia di morire…e non ti volevo con me! Volevo solo andarmene Ren…avevo questo desiderio, questo pensiero nella testa…ho cominciato a camminare, a pensare, ero diventata un’altra persona, non mi importava più nulla di nessuno. Pensavo a Yasu e a Myu, non mi proteggeva più, non potevo più appoggiarmi a lui, non mi amava più, e Hachi era davvero felice con Takumi? Ero così arrabbiata con lei…e poi Nobu…tutto…e infine tu, che dormivi beato accanto a me, e non sei mai riuscito a capire che non ero felice…-
-Sei sempre stata così egoista da non capire che anche io stavo male!-
Era come uno schiaffo sul viso, le parole taglienti e fredde di Ren le erano arrivate così schiette da stupirla. Una persona egoista…si è vero, lo era sempre stata. Si strinse le mani sul cuore, mordendosi le labbra, Ren se ne stava li, fermo davanti a lei, con gli occhi lucidi senza dire altro.
Le sue parole l’avevano ferita, non perché le aveva dato dell’egoista, ma come era possibile che non se ne era mai accorta del suo dolore? Quale dolore? Perché Ren stava male?.
-Ho sempre saputo dell’affetto che Yasu provava per te, e in più di un occasione mi ha ripetuto che se non ti avesse visto felice ti avrebbe portato via da me-
-Ren…nessuno avrebbe mai potuto portarmi via da te…-
-Ero diventato una persona così fredda, e a volte ho pensato che non mi importasse niente di te, perché mi facevi sentire così, perché era tutto complicato Nana…-
-Abbiamo saltato il fosso senza riuscire ad arrivare dall’altra parte. Ma in questi anni, a cosa è servito?-
Appoggiò le mani sul viso singhiozzando debolmente.
Aveva sbagliato tutto? Stare con Ren non avrebbe mai dovuto essere il suo destino.
Tutto quello che era successo era stata la paura di perdersi, di non poter più stare insieme.
-Volevo disperatamente sposarti…volevo un figlio da te…-
-Per tenermi legata a te?-
-Sono stato anch’io un uomo egoista, ma ti ho sempre voluta, sei sempre stata l’unica che abbia amato…e mi sei mancata così tanto-
Nana gli mise le braccia al collo, le sue mani sprofondavano fra i capelli corvini del ragazzo mentre le mani di lui erano scivolate sotto al cappotto. L’istinto, forse il vizio, o semplicemente la voglia…le prese il viso fra le mani e la baciò passionalmente, mentre piangeva fra le sue braccia.
Forse quel desiderio che li spingeva sempre a ricapitolare non era semplice passione, la passione non fa piangere, né soffrire. Forse il loro destino era stare insieme, e non avrebbe avuto importanza il seguirsi degli eventi, perché era così che doveva andare.

“ Sai Hachi, credo che non esista un modo per esprimere l’amore, forse l’amore che io e Ren proviamo è talmente grande, e folle che solo unendo le nostre anime riusciamo a stare in pace fra noi…se ora Ren mi chiedesse di morire con lui lo seguirei…”

Nella penombra della stanza due figure sfilavano armoniose sotto le lenzuola di cotone bianco, fra l’odore di tabacco che proveniva dal pacchetto vuoto, appoggiato sul comodino accanto alla finestra. Ren le stringeva i polsi, mentre gemiti involontari si liberavano perdendosi nell’eco della stanza.
Le sfiorava il viso, baciandole la fronte, accarezzandole le spalle, scendendo a baciarla fra l’incavo dei seni, stringendoli dolcemente fra le mani, Nana lo strinse fra le sue braccia, desiderandolo di più, stringendo le dita suoi glutei che si contraevano ad ogni movimento, mentre i brividi del piacere percorrevano lungo la spina dorsale.
Altri gemiti, sussurri appena uditi di frasi mai dette e l’inarrestabile voglia di perdersi nel piacere dei loro corpi, unendo in uno solo le loro anime, i loro pensieri, i loro desideri…quella sensazione di appartenersi repressa da tempo, ma mai dimenticata. Strinse gli occhi reprimendo un senso di tristezza, mentre i capelli biondi si appiccicavano al viso. Non aveva mai smesso di amarlo.
-Ren…-
Nana lo abbracciò aggrappandosi forte alle sue spalle, lasciando cadere in dietro il capo, per poi spingersi verso di lui. Le cinse la vita e la baciò appassionatamente, bramando le sue labbra e desiderandola sempre di più, per non esserne mai sazio.
Le mordeva il lobo dell’orecchio e le baciava il collo, mentre con le mani le sfiorava i seni, scendevano sui fianchi, e poi sull’ombelico. Gli spasmi diventavano sempre più forti, più duri e audaci.
Avvinghiò le gambe intorno al suo corpo, stringendosi fra il calore di quell’abbraccio così bisognoso e disperatamente voluto. Erano gli stessi sguardi, quelli che si perdevano nell’istante di ogni bacio, di ogni gesto. Era quell’amore disperato che faceva gridare le loro anime, quell’amore coinvolgente e senza tempo da essere così sconvolgente e bello ma anche da far così male, perché era una rosa dai petali delicati, ma dalle spine pungenti, passionale e malinconico, dolce e pericoloso.
Lo richiamò a se, baciandolo sulle labbra calde, lo invitò a rientrare nel vortice che li aveva visti protagonisti fino a pochi istanti prima, gli mise le braccia al collo, mentre il ragazzo spingeva ancora energico dentro di lei. Chiudendo gli occhi Ren spinse di fianco la testa, ansimando un gemito di piacere misto al dolore, mentre Nana stringeva, come allora le unghie nella sulla pelle. Ren le prese il viso tra le mani .
-Guardami…-
Lo guardava negli occhi e quello che vedeva era lo stesso che provava dentro di se, la felicità di essersi ritrovati, e l’intesa dei loro corpi uniti in uno solo.
Si addormentarono ansimanti e sfiniti, per risvegliarsi la mattina dopo, mentre il sole appena tiepido scaldava loro la pelle. Nana si mosse appena verso Ren, lasciando scivolare un braccio sul suo bacino, Ren si svegliò, appena sentì il suo tocco.
Rimase un istante a fissarla, si strofinò gli occhi, poi guardò l’orologio, erano appena le sei. Non gli sembrava vero di aver passato la notte con lei, guardandola bene non sembrava nemmeno la Nana che aveva conosciuto, i capelli biondi che le coprivano il viso e le ricadevano lungo la schiena, la pelle un poco abbronzata, era ancora più bella. Si mise accanto a lei, guardò la forma del suo viso, gli vennero in mete tutte le espressioni e le smorfie del giorno passato, sorrise dolcemente e le strinse la mano, portandola al suo petto. Nana si svegliò di scatto.
-Ti avevo detto che mi ero innamorato…è tutto come allora sai…-
Lo guardò basita, un poco confusa, poi sorprendendolo gli saltò addosso per baciarlo.
-Eih…-
-Avevo pensato che fosse tutto un sogno, invece sei davvero accanto a me-
La strinse anche lui, era come rivivere il passato, scoprire che l’amava ancora più di qualsiasi altra cosa, e desiderarla ancora come la prima volta, la sua Nana.
Fece per sporgersi a prendere il pacchetto delle sigarette, ma era vuoto…
-No…ho finito il pacchetto…non è che me ne dai una?-
-Non puoi evitare?-
-Dopo l’amore mi piace fumare una sigaretta…mi rilassa…-
-Uomini…sono nella tasca del mio cappotto, valle a prendere-
-Non puoi andare tu? Se esco ho freddo…-
-Stronzo…perché io invece no? Se vuoi fumare alza il culo dal letto e vai a prendertele!-
La guardò beffardo, non era cambiata di una virgola, si alzò portandosi via le lenzuola.
-Ché sei impazzito?-
-Ho freddo-
Le rispose mordace, rivolgendole un sorriso malizioso, mentre la guardava coperta solo da un cuscino. Si stringeva quel cuscino al petto abbassando malinconico lo sguardo sulla sua pelle d’oca, poi si accorse che Ren l’aveva dolcemente coperta, appoggiandole il lenzuolo sulle spalle e stringendola fra le sue braccia, per poi rubarle un bacio.

“Ho avuto tante amanti dopo di te, tante donne che occupavano l’altro lato del letto, mi riempivano di complimenti e forse qualcuna era pesino innamorata, ma mi sono sempre sentito solo. Non bastavano le loro labbra a nutrirmi né il loro corpo a riscaldarmi…niente aveva colore nella mia vita senza di te. E ora che sei qui, mi chiedo chi tu sia. Chi è questa donna dai lunghi capelli biondi, dalle unghie rosse e la sigaretta fra le dita? Chi sei per essere tornata a dividere quella metà con me? Mentre sfilo una sigaretta dal tuo pacchetto di sigarette, mi chiedo se la tristezza che ti ha portato via da me sia ancora padrona della tua vita…”

Era appena tornata dall’Inghilterra, a Tokyo. Aveva il solito look da principessa che era, lo sguardo perso altrove, e teneva per mano un bambino. Di tanto in tanto si fermava a guardare i cartelloni pubblicitari, ricordando con nostalgia che un tempo erano tappezzati dalle immagini dei TRAPNEST. Il bimbo la strattonava per attirare la sua attenzione, indicandole una bancarella di dolciumi la invitò ad avvicinarsi. Reira sorrise allegramente, mentre ne comprava un sacchettino.
-Queste sono le più buone. Quelle gommose si attaccano al palato e poi si sciolgono lentamente in bocca-
-Io preferisco i cioccolatini…sarà perché le caramelle hanno un sapore così dolce-
-E il cioccolato invece no? I grandi dicono un sacco di cose strane-
-Il cioccolato è fine-
-Mah…a me piacciono le caramelle-
-Vieni, dobbiamo andare…-
Lo riprese per una mano, mentre il bambino prendeva una caramella dal sacchetto. Alzando lo sguardo sulla ragazza notò che aveva gli occhi lucidi. Non capiva quel comportamento, era troppo difficile per un bambino di cinque anni capire cosa avessero i grandi quando piangevano. Le fece un sorriso offrendole una caramella, Reira gli sorrise a sua volta tornando ad essere allegra e spensierata.
In quello stesso momento un ragazzo appena maggiorenne le stava passando affianco con la macchina. I suoi occhi si persero al di là della strada, al di là della bancarella di dolci, verso la mano che stringeva quella del bambino, verso il suo sorriso allegro, incredulo, mentre si portava il cellulare all’orecchio.
Reira si era trasferita a Londra dopo che i TRAPNEST si erano sciolti, aveva lavorato per alcune riviste debuttando come modella, e in quell’arco di tempo aveva cercato di riprendere in mano una carriera. Tutto il suo mondo era crollato in pezzi, un mondo fatto di cristallo dove lei ne era stata fatta la principessa, intrappolata nelle ambiziosi di fama di Takumi.
L’amore può essere così spaventoso a volte, lei si era lasciata chiudere in quella trappola di cristallo, senza avere una vita, perché dentro era vuota. Le sue emozioni finivano alla vista dell’uomo che non avrebbe mai avuto, e dentro di lei rimaneva solo il desiderio di essere come lui la voleva, un angelo capace solo di cantare.
L’aveva vista di sfuggita; aveva sentito il rumore del motore che sfrecciava veloce di fianco a lei, e con la coda dell’occhio l’aveva visto. Chiuse automaticamente il cellulare, portandoselo al petto, mentre rimase a fissare la strada che si perdeva davanti a lei, ricordando malinconicamente a quando era pazza di lui.
-Andiamo andiamo…-
La strattonò di nuovo il bimbo, stavolta con l’espressione risoluta.
-Si, hai ragione, ora andiamo-
Aveva ancora nella testa il ricordo del suo viso, la mano che stringeva quella di un bambino…un bambino, il ricordo degli attimi passati con lei gli facevano male al cuore. Shin premette l’acceleratore dell’auto e sfrecciò via più veloce, lasciando lontani i ricordi.

“I ricordi lontani non possono farmi male, sono fumo che appartiene al passato…eppure il passato ritorna sempre a farmi visita”


Le black stone che riempiono il posacenere hanno il solito odore dolciastro, l’ultima del pacchetto si consuma lentamente fra le dita stanche. Sdraiato sul letto del suo appartamento se ne sta con la luce spenta, nella penombra, si vedono solo le scie di fumo che si sollevano verso l’alto. Il braccio gli copre il volto, come se ci fosse una luce a dargli fastidio. I pensieri lo disturbano, mentre fa un altro tiro consumandola fino a metà, e un po’ di cenere finisce sulla camicia.
In tutta la sua vita gli erano sfuggite tante certezze, aveva rinunciato, per un periodo a vivere una vita privata per starle accanto, ma la certezza che non avrebbe mai vacillato era il sentimento fraterno nei confronti di Ren.
Si rigirò sospirando, spegnendo la sigaretta, mentre il volto sorridente di Nana si faceva vivo fra i suoi ricordi.
Le certezze le aveva perse guardando quel sorriso ogni giorno e sapere che non lo avrebbe mai potuto avere. Un sentimento che avrebbe dovuto spegnersi con la morte della donna che amava, ma l’amore vive dentro il cuore, vive dopo la morte, e lui non aveva potuto dimenticarla, era ancora viva dentro di lui, e se chiudeva gli occhi pensando a lei, poteva ancora vederla sorridere e correrle incontro con la chitarra sulla spalla.
Scuotendo la testa si ricordò delle parole di Nobu, incredule e quasi folli… era come risentirla in quel momento, la voce del ragazzo che gridava disperatamente che Nana era viva. E Ren…dopo l’ultima telefonata non lo aveva più sentito, si sentiva un nodo sullo stomaco per aver riattaccato così in fretta. Lui era la persona più cara che aveva, eppure non riusciva a guardarlo negli occhi, ogni volta che Ren gli chiedeva di incontrarsi rifiutava, e quando gli telefonava faceva in modo di riattaccare il prima possibile. Una vergogna verso i suoi confronti, verso l’uomo che considerava un fratello, una vergogna che non poteva rivelare, non a lui, eppure non ne aveva nessuna colpa, l’amore non lo puoi comandare.
Il telefono squillò e tutti i suoi pensieri svanirono senza peso.
-Si, pronto?-
-Sono Reira…sto per arrivare-
-Fammelo salutale, voglio salutarlo-
Yasu sorrise sentendo la voce del bambino, che prese il telefonino dalle mani di Reira.
-Stiamo arrivando, ti porterò un sacco di caramelle…le abbiamo prese a una bancarella qui-
-Bene, io vi aspetto…-
Il bimbo stava per ribattere, quando la donna gli prese il telefonino di scatto, la guardò irritato e le fece il muso.
-Non penso di poter stare a lungo…dopo dovrei tornare a Londra per delle foto-
-Ma dai devi già partire? Allora il lavoro di modella ti va alla grande…-
-Già…Yasu…-
Le tremava la voce, non era cambiata in quegli anni la principessa dei TRAPNEST, era la stessa ragazza smarrita, di cui un tempo Yasu si era innamorato. Cercò sicurezza dentro di se, mentre la ascoltava in silenzio, aspettando la conclusione della sua frase.
-Yasu…voglio vederti, ho bisogno di te…-
Rimase un attimo senza parole, cosa poteva dire? Se quello che Reira stava dicendo era che voleva stare con lui per una notte, allora stare separati non era servito a nulla.
Si tolse gli occhiali da sole e li appoggiò sulla scrivania, cercando le parole da dire, per quanto gli costasse ammetterlo anche lui provava lo stesso desiderio di essere amato.
-…Vieni presto allora-
Reira sorrise dolcemente mentre chiudeva il telefono, guardò il bambino ancora imbronciato e intento a guardare il parco giochi dove alcuni bambini stavano giocando. Lo prese per mano e gli sorrise amorevolmente, poi si incamminarono verso la casa di Yasu.
L’appartamento era sempre rimasto lo stesso, a Reira era sempre parso un rifugio dove nessuno potesse trovarla, ripensando a Takumi, che l’aveva sempre tenuta controllata. Non ci fu bisogno di bussare, Yasu aprì la porta non appena sentì il rumore dei suoi tacchi. Era ancora più bella dell’ultima volta che l’aveva vista, Reira commossa nel rivederlo si precipitò ad abbracciarlo, mentre il bambino se ne rimaneva in disparte a guardare la scena.
-Ehi tu…vieni qui, non mi saluti?-
-Ma tu abbracci sempre prima la mamma di me-
-Vieni qui piccolo-
Il bambino gli corse in contro felice e anch’esso gli si gettò fra le braccia.
Davanti ad una tazza di tè Reira guardava dalla finestra, ripensando al passato, ogni tanto sorseggiava dalla tazza fumante, lasciando cadere lo sguardo su Yasu che giocava col bambino.
Sorrise nostalgica al pensiero della prima volta che lo aveva tenuto fra le braccia, così piccolo e indifeso, eppure l’unica speranza vera che aveva, di poter essere una persona normale, con dei sogni e dei sentimenti, oltre che una macchina capace solo di cantare.
All’improvviso le mani calde di Yasu avvolsero le sue ancora strette sulla tazza da tè, mentre le dava un lieve bacio sul collo, Reira chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalle immagini del passato.

***

Erano passati solo pochi giorni dal funerale di Nana, e Hachi, Yasu, Nobu, e Mai-Misato era riuniti nell’appartamento 707. Yasu parlava al telefono con Myu, la sua voce era piuttosto distaccata e fredda, si sistemava in continuazione il nodo della cravatta, agitato, mentre Hachi parlava con Misato, cercando di consolarsi a vicenda. Nobu se ne stava in disparte, appoggiato col gomito sulla finestra, tratteneva a stento le lacrime, ripensando alla promessa che anni prima aveva fatto alla nonna di Nana. Le aveva promesso che non l’avrebbe mai abbandonata, che sarebbe sempre stato con lei, e l’avrebbe protetta, invece non era riuscito in nessuna di queste cose, era come aver tradito se stesso, non riusciva nemmeno a spiegarsi cosa provasse dentro di lui, non voleva ancora crederci che Nana non c’era più, che non avrebbe più accompagnato la sua voce con la chitarra.
Yasu finì la telefonata e raggiunse Nobu, sedendosi accanto a lui, anche Hachi e Misato facevano lo stesso.
-Che è successo con Myu?-
Hachi porse una lattina di birra a Yasu , guardando la mano tremante del ragazzo mentre l’afferrava, si sentiva un po’ a disagio ad averglielo chiesto.
-Fatto è che le cose fra noi non vanno…-
-Capisco…mi dispiace molto Yasu-
-Tranquilla…sto bene-
-Tu Misato desideri qualcosa da bere?-
-No Hachiko ti ringrazio-
-E tu Nobu?-
Nobu si girò verso di lei con disinvoltura, guardandola con una strana espressione negli occhi, la ragazza abbassò il viso, impaurita che potesse dirle qualcosa di orribile. Non avrebbe retto le parole dure di Nobu in quel momento, dove stava cercando di non crollare. Ma Nobu ritornò a guardare fuori rispondendo che non aveva bisogno di nulla.
La tensione si stava facendo ancora più dura, finchè Yasu parlò.
-Tekumi dov’è?-
-Oggi aveva del lavoro da fare, non poteva rimandare…-
Mentre rispondeva alla domanda pensava che da oggi in poi si sarebbe sempre sentita sola, se non poteva più vedere Nana, e guardando negli occhi di Yasu sapeva che anche per lui era così. Anche lui non era riuscito a tenere fede alla promessa fatta a Nana il primo giorno che ebbe una crisi respiratoria. Non l’avrebbe abbandonata, non sarebbe andato da nessuna parte…invece gradualmente si era staccato da lei, aveva dovuto farlo per il suo bene, perché lei dipendeva troppo da lui, e questa non era una buona cosa per Ren, che aveva costantemente paura di perderla per via di Yasu. Dopotutto però, si sentiva in colpa, se le fosse stato più vicino forse sarebbe riuscito a salvarla da quel vortice che a poco a poco l’ha travolta.
Non voleva tornare a casa e sapere che sarebbe stata da sola, perché Takumi doveva lavorare, eppure mancava poco al parto. Mentre cercava di trovare le parole pensò a Ren, e a dove fosse in quel momento. Forse anche lui sentiva le stesse sensazioni.
-In effetti anch’io dovrei tornare al mio lavoro…se vuoi posso accompagnarti a casa. Sarà difficile per te muoverti in quello stato-
-In effetti sono spesso stanca, e fare le sette rampe di scale non è salutare per una donna incinta…ma non voglio stare da sola, se Takumi lavorerà fino a tardi…-
-Oh posso stare io con te Hachiko-
Misato le prese la mano e gliela strinse guardandola dolcemente negli occhi, Hachi le sorrise commossa.
-Mi farebbe molto piacere Misato-
Yasu accompagnò le due ragazze a casa di quella che ormai era la signora Ichinose, quando scese dal taxi per ritornare in agenzia lo sorprese la chiamata di Reira.
-Non sapevo ci chiamare…scusami…-
-Reira?-
-Yasu…Ren è…sta male, io non so che fare-
-Dove sei?-
-A casa sua…ti prego…tu devi aiutarlo-
-Arrivo subito, tu nel frattempo chiama un ambulanza-
Reira lo teneva stretto fra le braccia, non riusciva a smettere di piangere, Ren sudava freddo, il suo sguardo era perso nel vuoto, e respirava a fatica, ansimando irregolarmente. Quando Yasu arrivò l’ambulanza era già sotto casa, Reira stava parlando con il dottore, spiegandogli quali sostanze avesse assunto Ren. Si girò verso Yasu mentre il dottore saliva sull’ambulanza, gli corse il contro abbracciandolo, Yasu la strinse a sua volta, baciandole la testa.
-Ha detto che andava un attimo in bagno…poi ha cominciato a dire che aveva la gola secca, e si è sentito male all’improvviso…quando l’ho visto cadere per terra ho creduto che fosse morto…-
-Ora cerca di calmarti, vedrai che andrà tutto bene…-
Quella notte Reira e Yasu rimasero fino al mattino successivo in ospedale, in attesa che Ren si svegliasse, ogni tanto lei si avvicinava al suo letto e lo chiamava lievemente sperando che si svegliasse, gli accarezzava la testa, e canticchiava una melodia, mentre Yasu si era preoccupato di andare a prendere qualcosa da mangiare. Quando tornò, vide Takumi nel corridoio accanto alla stanza di Ren.
-Non stavi lavorando?-
-Ho mollato tutto per venire qui. Non posso lavorare senza la cantante e il chitarrista-
-Ti ha chiamato Reira?-
-Non ci volevo credere quando mi ha detto che Ren era stato portato in ospedale per una overdose-
-Non mi dire che ti sei preoccupato!-
-Preoccupato… non potevo continuare il lavoro senza il resto della band, e Reira era qui a vegliare su Ren…Naoki invece è tornato a casa, non mi sembrava il caso di riunire tutti i membri dei trapnest in ospedale. Già è un rischio essere qui-
-Guarda che Ren se l’è vista davvero male…-
-Io penso al bene della band, se questa storia salta fuori, e finisce sui giornali sai che casini che ne escono. Ci manca solo un altro scandalo…-
Yasu lo guardava con rammarico, ma d'altronde Takumi era sempre stata una persona cinica ed egoista. Per lui il lavoro era sempre venuto prima di tutto.
-Ah, ho riaccompagnato Haci a casa…con lei c’è Misato, non voleva stare da sola-
-E’ bene che non stia da sola, io resto qui finchè non arrivano Take e Narita. Inoltre, sicuramente ci sarà qualche paparazzo in circolazione. Penso che farò tardi comunque…-
-Bene, io allora accompagno Reira a casa-
-Come vuoi. In effetti è meglio che sparite dalla circolazione-
Non disse nulla e entrò nella camera di Ren.
-Sarà meglio che tu torni a casa, non sarebbe un bene se arrivassero i giornalisti, o peggio quelli di SERCH-
Reira salutò con un bacio sulla fronte Ren, mentre Yasu la prendeva per il braccio, lei si strinse a lui. Standole accanto poteva sentire il suo profumo come allora, e stringerla fra le braccia gli faceva riaffiorare vecchi ricordi. Salutò con un cenno Takumi, mentre si avviava con Reira sottobraccio all’uscita.
-Ecco, sei arrivata-
-Perché non resti un po’ con me? Non mi va di stare da sola…-
-Ho del lavoro da sbrigare-
-Solo cinque minuti, ti prego Yasu-
Lei lo guardò tristemente, aveva ancora in mente l’immagine di Ren che ansimava sul pavimento del soggiorno, aveva avuto davvero tanta paura. Yasu annuì rassegnato, non se la sentiva di rifiutare una seconda volta, non aveva il cuore di lasciarla da sola vedendo che era ancora turbata.
Mentre si avvicinavano alla porta d’ingresso la tensione li sorprese impreparati, Reira si mordeva il labbro inferiore, mentre cercava di trovare nella borsetta la scheda magnetica per aprire la porta. Lui non potè fare a meno di notare che il cuore le batteva forte, e la mano tremava nel tentativo di aprirela, appoggiò la mano sulla sua e la ragazza smise di tremare.
Insieme aprirono la porta, mentre Yasu stava per lasciare la presa dalla sua mano Reira lo prese per la giacca e lo avvicinò a se, ritrovandosi a fissare i suoi occhi attraverso gli occhiali da sole. Aveva un espressione smarrita mentre le passava una mano fra i capelli, era un sentimento che già aveva conosciuto, tempo fa, avrebbe dovuto respingerlo, ma l’istinto lo invitava a continuare, le passò l’altra mano sulla vita e la attrasse a se baciandola, Reira gli mise le braccia al collo, lasciandosi andare all’impeto dei suoi baci, si avvinghiò a lui, e Yasu la trascinò in casa, chiudendo la porta dietro di se.

***

Il piccolo dormiva beatamente sul divano, mentre i due giovani consumavano una scena già vissuta.
Poi Reira si allontanò di colpo da lui, tirandosi indietro i capelli, Yasu la guardava interrogativo.
-Se non ci fermiamo andremo oltre, e non è il caso…con qui il bambino-
-Mi sarei fermato comunque…non è più possibile tra di noi-
Reira si riavvicinò stupida prendendo fra le mani la sua camicia, lo guardava incredula.
-Yasu…-
-E’ ora che tu vada, non devi lavorare domani?-
-Io…volevo…-
-A volte bisogna saper dare un freno ai propri istinti, e ammettere che si sta sbagliando-
- E se non ci stessimo sbagliando? Cosa ti ha fatto pensare una cosa simile? Pensi che lo faccia solo per sfogo?-
-Reira…tu vivi a Londra, e io sono qui…inoltre, non ha senso continuare se ci vediamo una volta al mese, ci facciamo solo del male-
-Yasu…-
-Ti aspetto il mese prossimo-
Si coprì il volto di lacrime con le mani, singhiozzando amaramente, cercando di smettere, Yasu andò a svegliare il piccolo che si era appena girato dall’altro lato.
Li guardò perplesso mentre lasciavano il suo appartamento. Era stato tutto un errore, il frutto di quell’amore senza futuro che si era presentato inaspettato, e lui sapeva che non poteva condividere un sentimento che non esisteva. L’amore che un tempo aveva provato per lei, ora non era più così forte da desiderare una vita insieme. Si rattristò mentre pensava a questo, era un concetto sbagliato da pensare perché avevano un figlio insieme, ma non riusciva a vivere a pieno quell’emozione, non finchè nel cuore avrebbe avuto il ricordo di Nana.

NOTE AUTRICE:^///^ Questo capitolo è venuto un pò lungo, ma spero che non vi annoi. Vi ringrazio per tutte le vostre recenzioni, mi aiutano moltissimo ad andare avanti con questa storia e sono anche delle gratificazioni dal punto di vista personale. Grzie ancora e a presto!
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Nana / Vai alla pagina dell'autore: angelady